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Autore: Lou Asakura    14/01/2009    5 recensioni
Cos’è che aveva Ichigo, negli ultimi giorni? Più volte l’aveva scoperto ad osservarla di nascosto, mentre credeva che non guardasse, ed altrettante volte l’aveva visto troncare una loro conversazione all’improvviso, senz’alcun motivo apparente, o lasciare la stanza in cui si trovava non appena lei facesse il suo ingresso.
L’evitava, eppure, allo stesso tempo, pareva voler scoprire qualcosa. Cosa? Avrebbe pagato, per saperlo.
Grande, Rukia. Sbuffò. Bel modo di trascorrere il tuo compleanno.
[...]
«Quindi?», chiese nuovamente Ichigo, irritato. «cos’è che devo fare?».
Rukia si fece coraggio e sorrise, un sorriso a metà fra il divertito e il malizioso. «Baciami».
~[14th January, Rukia's birthday]
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thank you for [kiss] gift, tawake

 

 

 

 

«Dì, , Rukia-chan, perché indossi l’uniforme scolastica anche di domenica?». La ragazza sollevò gli occhi dal piatto e li rivolse alla piccola Yuzu, che la guardava piena di curiosità. Tentennò un attimo, sentendosi improvvisamente addosso gli occhi dell’intera famiglia Kurosaki;

Isshin aveva smesso di mangiare e l’osservava, curioso almeno quanto la figlia minore. Karin, dall’altra parte del tavolo, la scrutava di sottecchi, ingoiando distrattamente una forchettata di cibo.

Ichigo… pareva apparentemente distratto, ma qualcosa nel modo in cui prese a tamburellare nervosamente le dita sul tavolo le rivelò che era curioso.

Rukia prese un profondo sospiro. «Non c’è un motivo preciso,» sussurrò, sentendosi avvampare. «è solo che ho portato pochi vestiti con me, e, ecco… non ho molto altro da mettere».

«Ma Rukia-chan!», saltò su Yuzu, rischiando di rovesciare il proprio piatto ricolmo. «avresti dovuto dirmelo, sai? Portiamo quasi la stessa taglia, potrei…».

Ecco ciò che avrei voluto evitare, si disse Rukia. Erano tutti esageratamente gentili, con lei. Il fatto che l’ospitassero non era già troppo, più di quanto meritasse? Bisognava forse aggiungere altro, e farla sentire ancora più in debito?

In fondo tuo fratello è ricco sfondato, sussurrò una vocina dentro la sua testa, dovresti smettere di recitare la parte della povera ragazza senza casa. Li stai prendendo in giro.

Un’altra vocina, più debole ma più acuta, la sorprese. Ma dopotutto, questo e altro per stare vicina ad Ichigo, non è forse cosi?

Sussultò.

«Rukia-chan?», ripetè Yuzu, gentile. «che ne pensi? Insomma, non vorrei metterti in imbarazzo e… se è così lascia perdere…». La shinigami fece per rispondere, ma venne interrotta dal tintinnio di una forchetta sul piatto, seguito dal raschio secco di una sedia sul pavimento.

Si voltò. Ichigo si era alzato dal proprio posto, con un movimento rapido, lasciando sul tavolo il proprio piatto semivuoto.

«Non ho più fame,» mormorò, seccamente. «Esco». Gli altri rimasero a guardarlo mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso e –afferrata la giacca e una borsa a tracolla- se la chiudeva rumorosamente alle spalle.

«Di fretta,» commentò Karin, svogliata, senza smettere di mangiare.

Yuzu si affrettò a svuotare il rimanente del pasto di suo fratello nell’immondizia, dopodichè si rivolse a Rukia, corrucciata. «Che è successo a onii-chan? Ho detto qualcosa di male?».

Quanto vorrei saperlo anch’io. E’ strano da giorni e non vuole dirmi nulla. «Tranquilla, Yuzu-chan. Tu non c’entri niente, di sicuro».

La bambina le sorrise sollevata e prese a canticchiare un motivetto allegro, mentre si apprestava a sparecchiare la tavola. Rukia approfittò di quell’attimo di distrazione per sgattaiolare in camera, sperando che la piccola Kurosaki dimenticasse in fretta la loro discussione di poco prima. Odiava sentirsi in debito. Odiava il modo in cui tutti si dimostravano cosi dannatamente gentili con lei, nonostante non meritasse affatto le loro premure.

, si ritrovò a pensare, tutti tranne uno. Cos’è che aveva Ichigo, negli ultimi giorni? Pareva, paradossalmente, volerla studiare ed evitare allo stesso tempo. Più volte l’aveva scoperto ad osservarla di nascosto, mentre credeva che non guardasse, ed altrettante volte l’aveva visto troncare una loro conversazione all’improvviso, senz’alcun motivo apparente, o lasciare la stanza in cui si trovava non appena lei facesse il suo ingresso.

L’evitava, eppure, allo stesso tempo, pareva voler scoprire qualcosa. Cosa? Avrebbe pagato, per saperlo.

Entrò nella piccola stanza che le sorelline Kurosaki le avevano destinato e si distese sul letto, senza neppure accendere la luce o aprire la finestra. Cercò a tentoni il cuscino e vi affondò il viso, frustrata e –doveva ammetterlo-, furiosa con il caro shinigami dai capelli color arancio. Furiosa a causa di quella sensazione –simile ad un rimescolamento che le scombussolava tutto dentro-, che la prendeva non appena pensasse a lui e alla sua testa dai capelli crespi e buffi, così familiare.  

Grande, Rukia. Sbuffò. Bel modo di trascorrere il tuo compleanno. Per fortuna che aveva ben pensato di non farne parola con la famiglia Kurosaki: le avrebbero organizzato una festa, comprato dei regali, e non avrebbe potuto sopportarlo.

Ichigo lo sa, però. Spero non abbia detto nulla…

A quel punto, il corso dei suoi pensieri si fece confuso e avvertì una stanchezza improvvisa farsi strada nella sua testa e trasmettersi ad ogni cellula del corpo, fino a indurla a chiudere gli occhi. Non si oppose. A tutto il resto, compreso Ichigo ed i suoi stupidi sbalzi d’umore, avrebbe pensato poi.

——

 

Fu sorpresa nel trovare la testa arancione di Ichigo dinanzi a lei, quando riaprì gli occhi, probabilmente dopo alcune ore. Inizialmente pensò di star ancora sognando, almeno finché lui non le parlò, prendendo a scuoterla per una spalla.

«Su, su, sveglia», ordinò, piuttosto scortesemente, le sopracciglia aggrottate ed una mano premuta dietro la schiena. «Avanti! E’ quasi ora di cena. Se dormi adesso, stanotte-».

«Non riuscirò a prender sonno e domani farò tardi a scuola, lo so», continuò Rukia per lui, annoiata, sforzandosi di soffocare uno sbadiglio. «grazie per avermi svegliata. Dovevi dirmi altro?», chiese sarcastica, ma subito se ne pentì, quando lo vide trasalire ed abbassare prontamente lo sguardo.

«Ehm, devi… davvero dirmi qualcosa?». In quel momento, notò la mano del ragazzo stretta dietro la schiena, e molte cose si collegarono istantaneamente, come le tessere di un puzzle. «quello…», sussurrò, indicandolo.

Ichigo imprecò sottovoce qualcosa che non comprese e, riluttante, le allungò il pacchettino incartato che stringeva nella mano destra. «Per te,» bofonchiò, incoerentemente, il colorito pericolosamente tendente al cremisi. «Buon compleanno, tawake».

Rukia rimase per un attimo interdetta, chiedendosi se avesse compreso bene la situazione. Guardò il pacchettino che il ragazzo le porgeva; era un regalo. Per lei. Da parte di Ichigo.

Esisteva forse qualcosa di più improbabile?

Allungò una mano, incerta, fino ad afferrarlo.

«Non lo apri?», chiese allora il sostituto, in palese tensione. Forse temeva che non le piacesse.

Chi?, si disse Rukia, istintivamente. Ichigo? Se lui pensa qualcosa del genere, io sono il Re della Soul Society.

Comunque, non voleva deluderlo. Prese il pacchetto e lo scartò, con delicatezza, badando a non rompere il foglio di carta colorata che lo avvolgeva: quando infilò una mano nell’involucro, le dita sfiorarono qualcosa di morbido e leggermente ruvido.

Allora capì e, entusiasta, tirò fuori il suo regalo: con un movimento fluido le mille pieghe della stoffa morbida vennero fuori, per poi afflosciarsi qualche secondo dopo, sotto gli occhi raggianti di Rukia. Tese le braccia in alto, a contemplare l’abito che stringeva fra le mani, celeste e disseminato di fiorellini bianchi.

«E’ simile a quelli che indossi di solito,» spiegò Ichigo, non senza imbarazzo. «spero … insomma, spero ti piaccia»

«E’ stupendo», sussurrò Rukia, prima ancora di accorgersene. Quando se ne rese conto, avvampò. «ehm, cioè, è…molto bello. Davvero. Gra…grazie. Arigatou».

Finalmente sollevato, Ichigo rise e con una mano si scompigliò la chioma arancione, già da sé in disordine. «E’ stato un inferno trovare il regalo giusto, lo sai?», sogghignò. «Mi scervello da una settimana per capire cosa possa piacerti, e poi, stamattina… è capitata l’occasione».

La Kuchiki lo fissò, scettica. «Io invece mi scervellavo per capire cos’avessi tu, tawake! Pensavo ti avessero rapito gli alieni, oppure qualcosa del genere. Anzi…». Si avvicinò al ragazzo, lo sguardo indagatore e le braccia incrociate al petto. «Come faccio ad essere certa che tu sia il vero Kurosaki Ichigo?».

«Eeeeh!?», sbottò quello, perplesso.

Rukia sbuffò. «Insomma, caro mio…per prima cosa, sei stranamente gentile. Seconda cosa, sorridi. Il che da solo, se ci pensi, basterebbe ad avvalorare la mia tesi. Tre, mi hai fatto un regalo di compleanno! Insomma, dimmi chi sei e tira fuori il vero Ichigo!».

«Cioè… tu pensi davvero che io non sia Ichigo?».

«Precisamente».

«E chi… sarei, secondo te?».

«Un alieno. O forse Kon. O una mod Soul nel corpo di Ichigo. O un cacciatore della Soul Society, o…-».

«Okay, okay, ho capito! Dimmi cosa posso fare per convincerti di essere me!».

Rukia ci pensò un attimo, un dito sul mento e gli occhi socchiusi. Poi, un’idea improvvisa quasi la fece sobbalzare. Avrebbe avuto abbastanza coraggio per portarla a termine?

Fallo, ordinò la vocetta acuta nella sua testa, fallo o te ne pentirai per sempre. Fremente e col cuore che batteva a mille, la shinigami tirò un lungo sospiro e decise che si, stavolta, l’avrebbe ascoltata.

«Quindi?», chiese nuovamente Ichigo, irritato. «cos’è che devo fare?».

Rukia si fece coraggio e sorrise, un sorriso a metà fra il divertito e il malizioso. «Baciami».

Gli occhi del sostituto quasi schizzarono fuori dalle orbite, il colorito improvvisamente rosso acceso. «Baciarti!?».

La shinigami annuì, un po’ delusa da quella reazione -pareva che l’idea lo ripugnasse-, ma si sforzò di non farci caso.

Nota mentale per me stessa: non azzardarti mai più ad ascoltare ciò che suggerisce la vocina nella tua testa.

«Allora? Ci stai o no?», domandò poi, con tono distaccato, reprimendo la frustrazione, lo sconforto e l’imbarazzo che cominciavano a sopraggiungere. Brutta, brutta idea. «Ricorda che il vero Ichigo non lo farebbe, perciò, se vuoi dimost-». Fu costretta ad interrompersi, quando sentì le labbra morbide del ragazzo sulle sue. Il vero Ichigo non lo farebbe mai.

Gli occhi spalancati e il cuore che batteva a mille, Rukia si trovò a pensare che quello fosse davvero un impostore; era impensabile, impensabile, che Ichigo la baciasse. O no?

Quando l’intenso profumo del ragazzo le penetrò nelle narici, fu costretta a ricredersi. Era lui. Lui, Kurosaki Ichigo e nessun’altro.

E baciava lei. Lei, Kuchiki Rukia e nessun’altra.

Rispose al bacio. In un impeto di gioia gli avvolse le braccia al collo e l’avvicinò di più a se, stringendo fra le dita i morbidi capelli di lui, che a sua volta cinse il corpo minuscolo con le braccia forti.  

Non seppero di preciso quanto durò, ma quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto. Rimasero in silenzio per qualche attimo, ancora increduli, il battito frenetico dei due cuori impazziti quasi udibile nel silenzio della stanza semibuia.

Fu Ichigo il primo a parlare, dopo un minuto d’imbarazzato mutismo. «Allora?,» sussurrò, la voce roca e carica d’emozione. «hai avuto la prova che cercavi?».

«Mmm, direi di si», rispose Rukia, il tono trasognato e gli occhi ancora accesi e luminosi. «ottima prova, davvero».

Prima che un altro dei due potesse aggiungere qualcosa, la vocetta allegra di Yuzu li chiamò dal piano di sotto. «Onii-chan, Rukia-chan! La cenaa!».

Ichigo sbuffò e si sollevò dal letto sul quale era sprofondato. «Andiamo?». Rukia annuì e fece per seguirlo fuori dalla porta, ma si fermò all'improvviso. «La sai una cosa?», domandò.

Il sostituto si voltò verso di lei, notando con spavento che il ghigno malizioso di prima era ritornato. Deglutii. «Spara».

Il sorriso sul volto della mora si allargò. «Devi sapere che non ho mai dubitato che fossi tu neppure per un secondo. E’ stato tutto… un trucco, caro mio!».

La mandibola di Ichigo quasi non cascò fino a terra. «Cioè, mi stai dicendo di aver inventato tutta quella messa in scena per farti baciare?».

«Esatto!», trillò lei, entusiasta, con tanto di gesto di vittoria.

«Onii-chan! Rukia-chan! E’ prooonto!», Yuzu chiamava con insistenza dal piano di sotto, ma Ichigo non l’ascoltava. 

Fece schioccare le dita. «Vieni un po’ qui, nanetta bastarda…».

Ma Rukia si era già precipitata giù per le scale, il vestito celeste saldamente stretto al petto. «Ah, dimenticavo… grazie per lo splendido regalo di compleanno, tawake!».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Dunque, dunque. Innanzitutto, auguri a Kuchiki Rukia-sama *___*. Sembra ieri che scrissi l’altro tributo di compleanno, l’anno scorso XD. , spero che questo sia migliore del vecchio, comunque.

Insomma, è la solita love-comedy ed è banale 150 su 100, ma proprio non mi è venuto altro. Sto lavorando ad un'altra fanfic, molto più seria e più lunga, che spero di pubblicare. E lo farò solo dopo averla scritta tutta, in modo da non lasciare un altro lavoro in sospeso XD.

Comunque, mi chiedo perché kami io mi ostini a scrivere un tributo di compleanno a Rukia ogni santo anno, mentre non ne ho fatto nessuno per il povero Fragolino.  Tranquillo, Fragolino, prometto che a Luglio avrai il tuo XD.

E che dire, spero abbiate gradito nonostante la banalità estrema ò___ò. E nonostante non l’abbia fatta betare, perciò prevedo errori di battitura a go-go ù___ù.

Segnalatemeli, se ce ne sono °w°.

Detto ciò, saluto le mie amate BlackBerries, ancora in festa per le numerose novità Ichiruki di questo periodo (come la frase di Fade to black rivelata oggi, “Se dovessimo fallire, moriremmo insieme”). Vi adoro, Blacks *O*

 

Kisu,

Lou (Ichiru).

 

   
 
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