The White House
di Bellatrix
mercoledì 20 dicembre
Sono
una ragazza normale.
Ho
delle amiche normali.
Ho
una cotta per un ragazzo più grande di me, e anche questo è normale.
Odio
la scuola, più normale di così?
Voglio
diventare famosa e avere successo, e questo è normale
per una quattordicenne.
Allora
perché la mia vita è tutto tranne che normale?
Ve
lo dico io, perché.
Perché sono la figlia del Presidente degli Stati
Uniti d’America e, di conseguenza, vivo nella Casa Bianca.
Che figata, penserete voi.
Bè, vi sbagliate di grosso: provate voi a dormire, mangiare,
andare a scuola, uscire (anche se è raro, dato che mi
tengono segregata in casa il più possibile) con appiccicate una ventina di
guardie del corpo ventiquattro ore su ventiquattro.
Lo
so, se voglio diventare una pop star come Britney Spears a queste cose dovrò farci l’abitudine, un giorno.
Ma
insomma… se potessi farne a meno sarebbe molto, molto
meglio!
Non
posso crederci che sono passati appena due mesi da
quando papà è stato eletto. A dir la verità, sembrano anni.
Quanto
manca, ancora? Dunque… tre anni e dieci mesi.
Sapete
cosa significa?
Che
la mia adolescenza, alias ‘Gli anni migliori della
nostra vita’, sarà letteralmente sprecata.
Voglio
dire, quali sono le cose più eccitanti dell’essere teenagers? Shopping, ragazzi, uscite con le amiche,
concerti e così via.
E quali sono le cose che mi sono vietate fare?
Appunto.
Le
stesse.
Cioè, non è che proprio me lo vietino, ma flirtare
con un ragazzo mentre la tua guardia del corpo lo riferisce in tempo reale a
tuo padre non è il massimo!
Devo
ammettere che arrivando a scuola in una limo nera con
due SUV di scorta faccio anche bella figura.
Non
che sia l’unica, perché la Constantine
è piena di figli di ricconi, ma quando arrivo tutti si girano a guardare, ed è
una bella soddisfazione.
E
comunque, da domani addio limo, visto che è l’ultimo
giorno di scuola. Ed è okay, perché un attimo di pausa
ci voleva davvero, ma pensare a quello che mi aspetta la vigilia di Natale…
Dover
stare un’ora e più su un palco davanti agli occhi di milioni di persone mentre
papà augura un felice Natale allo Stato mi terrorizza.
L’unica
nota positiva è che sarò vestita da star. Tra poco
arriverà la mia ‘curatrice di immagine’
che deciderà in ogni minimo dettaglio come apparirò quella sera: capelli,
vestito, trucco, atteggiamento e tutto il resto.
Non
la conosco, ma spero che sia simpatica e abbia un minimo di gusto! Non come
quella di novembre, per l’ingresso alla Casa Bianca del presidente, che per
poco non mi infilava a forza un vestito color panna
pieno di pizzi e ricami e le maniche a palloncino!
“Lucrezia!”
mi chiama Hannah, la mia governante. Ha circa quarant’ anni,
ed andiamo abbastanza d’accordo, anche se è un po’ strana. Probabilmente lei
dice lo stesso di me.
“Si,
sono qui” dico, uscendo dal bagno. In effetti, sono qui da venti minuti a
provarmi ombretti.
Mi
scruto nel grande specchio davanti al letto matrimoniale. Dai,
non sono così male. Ho il tipico aspetto mediterraneo, perché mia madre
era greca, e le somiglio molto: sono alta, ho capelli castani e occhi neri, e
la carnagione scura.
Hannah mi raggiunge in camera accompagnata da una
ragazza sui trent’anni alta un po’ più di me con un
bel sorriso.
“Lucrezia,
lei è la signorina Garner, la tua curatrice di immagine” dice.
La
donna sembra simpatica. Le sorrido e lei ricambia.
“Puoi
chiamarmi Arianne” dice tendendomi la mano.
Arianne… come mia madre. Mia madre è morta di cancro
anni fa, ma pensarci mi mette ancora malinconia.
Le
stringo la mano, soprappensiero.
“D’accordo…
tu puoi chiamarmi Lucy, se vuoi, come tutti!” dico, e lancio un’occhiataccia ad Hannah. Lei è l’unica oltre ai
prof a chiamarmi con il mio nome di battesimo. Forse interpreta male il mio
sguardo, perché esce dalla stanza seccata.
“Va
bene Lucy… allora possiamo cominciare subito, no?” chiede la donna davanti a
me.
Io
annuisco in segno affermativo.
“Bene…
ho portato qualche vestito da provare… potete entrare, ragazzi!” dice
rivolgendosi a delle persone in corridoio.
Guardo
allibita la scena che si presenta ai miei occhi: ‘qualche
vestito’ si rivela essere la più vasta collezione di
abiti che io abbia mai visto.
Provo
a contarli, ma sembra impossibile: saranno almeno due centinaia, tutti appesi a degli appendiabiti portati da una dozzina di
persone.
Non
posso mica provarli tutti! Finirò giusto in tempo per Pasqua!
Evidentemente
Arianne ha notato il mio stupore, perché dice: “Non
ti preoccupare, non li devi provare tutti, una volta trovato
quello che ti piace di più avremo finito”.
Non
è una cosa molto positiva: di solito sono abbastanza
determinata, ma se si tratta di scegliere un vestito tra centinaia… e poi sono
tutti così belli!
Sembra
che gli abiti siano finiti. Do un’occhiata alla mia
stanza: è praticamente irriconoscibile, non c’è neanche uno spazio vuoto in cui
muoversi.
Arianne viene verso di me, sempre sorridente.
“Allora
Lucy, che ne pensi?”
“Ehm…
non mi aspettavo una scelta così varia…”
Certo
che no. Chi va a immaginarsi
una cosa del genere?
“Certo,
posso capirti. Allora, io pensavo a qualcosa di non troppo elegante, per dare
l’idea che sei una quattordicenne alla mano e non
viziata. Quindi ho escluso strascichi, balze e pizzi,
okay?”
Annuisco,
un po’ disorientata. Ormai Arianne è partita col suo
discorso, chi la ferma più?
“Con
il tuo aspetto mediterraneo, staresti benissimo con un abito dai colori
pastello. Ad esempio…” si allontana, verso una serie di vestiti color panna.
“Questo!”
Mi
mostra l’abito.
Va
bene, sarà anche bello, ma non ho intenzione di apparire all’America vestita di giallo banana.
È
lungo fino alle caviglie, piuttosto aderente di –credo- seta.
Figuriamoci.
Chi mi osserverà penserà di essere finito al carnevale di Rio.
“Veramente…
è un po’ troppo… acceso, come colore” le dico, imbarazzata. Mi dispiacerebbe
offenderla dicendole che è pazza se spera che mi metta quella roba, anche
perché sembra molto simpatica.
“Forse
hai ragione… tu hai qualche idea precisa? Un colore
che preferisci?” mi domanda.
“Non
saprei… forse il blu?” azzardo.
Lei
mi osserva attentamente.
“Forse
ci sono… un attimo!” e si allontana di nuovo.
Quando torna, ha in mano due vestiti, azzurro e blu
notte. Mi porge quello chiaro.
Questo
mi piace molto di più: ha una gonna ampia, lunga fino ai piedi, davvero
elegante.
Lo
prendo in mano, affascinata, cercando di non fargli toccare terra.
“Questo
è bellissimo!” affermo convinta.
“Vai
a provartelo, prima di dirlo! Magari se lo indossi non ti piace!”
Si,
come no. Come potrebbe non piacermi?
Vado
in bagno e mi tolgo i jeans e la t-shirt. Meno male
che il bagno è grande, se non con questo vestito non ci starei!
Provo
ad infilarmici dentro, e per poco non cado a terra.
Cavoli,
però, che fatica per mettersi un vestito!
Alla
fine ci riesco, ed esco dal bagno. Se mi sta da cani, che figura faccio con Arianne?
Ma quando mi vede, non sembra particolarmente disgustata.
Anzi, il sorriso le si ampia ancora di più, ma non
dice nulla. Sarà un buon segno? Magari sta solo trattenendo le risate.
Dopo
un silenzio lunghissimo (almeno per me) parla: “Avevi ragione, è perfetto”
Sto
già tirando un sospiro di sollievo, quando lei
continua: “Ma non per la vigilia”
Sono
spiazzata. Mi sta dicendo che è perfetto per Halloween?
“C-cosa?” chiedo praticamente
balbettando.
“Oh,
non che non ti stia bene, ma è troppo elegante. Potresti metterlo alla festa di
Capodanno” propone.
Uff. Mi ero dimenticata della festa del trentuno.
Sarà pallosissima, e sarò obbligata a ballare con ambasciatori russi,
cecoslovacchi o quello che sono, e dialogare nel mio
migliore francese (parlo quasi meglio il latino, tanto per darvi un’idea) con
mezza sala.
Se
fossi semplicemente la figlia del presidente non sarei
obbligata a parteciparvi, ma papà non può presentarsi da solo, quindi io sono
la sua vice-accompagnatrice.
“Sì…
direi che va bene” dico.
“Sai
Lucy, dovresti cercare di controllare il tuo entusiasmo, mi sta travolgendo”
scherza Arianne.
La
guardo. Non sembra dispiaciuta, solo divertita.
“Scusami, non volevo offenderti. È solo che, sai com’è,
queste cene non sono il massimo del divertimento, e
non ho una gran voglia di andarci…”
“Figurati,
non mi hai mica offeso! Lo so che per te non è il massimo, ma pensa che almeno
avrai un bel vestito per la festa” cerca di consolarmi.
“Allora
continuiamo? Perché non provi l’abito blu?”
“Sì,
okay…”
Anche
quest’ abito
è molto bello, quasi quanto l’altro.
È
formato da due parti: quella sotto è una gonna meno ampia dell’altra, mentre la
parte sopra ha uno scollo molto largo che si piega su se stesso e delle maniche
lunghe che si allargano verso la fine.
Provo
anche questo, e quando esco dal bagno vedo che Arianne
è decisamente soddisfatta. In
effetti mi sta bene, sembro anche più alta.
“Come
mi trovi?” le chiedo.
“Questo
è assolutamente perfetto. Ti mostro le scarpe” dice, e prende in mano una
scatola color panna con la scritta dorata Gucci.
Cavoli,
addirittura!
Sono
delle ballerine con un leggero tacco dello stesso colore del vestito. Non mi
piacciono tantissimo, ma andranno bene. Tanto il vestito è lungo e non si
vedono, no? E poi, sono troppo contenta per aver
trovato subito l’abito giusto per lamentarmi di qualcosa!
“Sì,
vanno benissimo!” esclamo, soddisfatta.
Una
ventina di minuti più tardi, abbiamo sperimentato una decina di trucchi di
diversi, optando infine per un look natural-soft, per non sembrare, diciamo, una ‘sciacquetta’ (ovviamente Arianne
non si è espressa con queste esatte parole).
Così,
mezz’oretta dopo, Arianne se ne va, e con lei i vestiti (non da soli, ovvio). Guardo l’ora. Le sei meno
venti. Ci abbiamo messo un’ora e mezza circa, e
abbiamo deciso anche per Capodanno.
Pensavo
che ci avremmo messo di più, così ho fatto tutti i
compiti prima, e ora non ho impegni. Potrei andare a ballare nella palestra. Io
amo ballare. Ho sempre fatto danza moderna e hip hop,
ma da quando abitiamo qui papà mi fa fare anche danza
classica. Non è il mio genere, ma sono solo due ore alla
settimana e non mi pesano.
A
proposito di papà, potrei andare a trovarlo! Ma forse
lo disturbo… stamattina ha detto che aveva molto da fare. Pazienza, lo vedrò a
cena.
Inserisco
il Greatist Hits di Britney nello stereo, cantando con lei. Cantare è un’altra
cosa che mi piace. Papà dice che devo aver preso la voce da mamma, perché lui è
stonatissimo.
Continuo
a cantare…
Early
morning, she wakes up
Knock, knock, knock on the door
It's time for makeup, perfect smile
It's you they're all waiting for
They go...
"Isn't she lovely, this Hollywood girl?"
And they say...
She's so lucky, she's a star
--------------------------------------------
ciao a tutti!!! (ma tutti chi?!? Nd Primo e Unico Lettore)
allora, cosa pensate dell’ultimo frutto della mia
mente contorta? È un po’ una ca**ata (che sta per cassata)… però l’idea mi
sembrava carina, e abbastanza originale... a proposito, non pensate che la mia
idea di ‘Casa Bianca’ e ‘sono la figlia del presidente’
sia corretta (ma magari lo è, chi lo sa?) però mi serviva la situazione e me ne
sono appropriata!!!
Lo
so, lo so che ho una fanfic lasciata lì (The Bees, fateci un salto se vi va!), ma avevo questa idea in testa, e l’unico modo eliminarla era metterla
per iscritto… ma non vi preoccupate, The Bees la
finisco, prima o poi…
Ma ca**o, recensite! (ovviamente volevo dire callo…)
Bacioni,
Bellatrix