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Autore: Schwarzfreiheit    14/01/2009    2 recensioni
Il rapporto tra madre e figlia era perfetto, quello che ogni madre ed ogni figlia sognano. Ma un segreto può rovinare tutto, certi silenzi fanno più male delle parole urlate con rabbia. Certe storie passate devono essere raccontate per pemettere di vedere il futuro. Era da tempo che quella storia sarebbe dovuta essere narrata, adesso era giunto il momento.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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E' TUA FIGLIA ç__________________ç SONO TORNATA CON IL PENULTIMO CAPITOLO DI QUESTA STORIA ! NON RIESCO PROPRIO A FARNE A MENO ! AVREI VOLUTO ASPETTARE ANCORA UN PO' PER  VEDERE SE QUALCUN' ALTRO AVEVA VOGLIA DI LASCIARE QUALCHE RECENSIONE ... INVECE NULLA ... ç________________________ç
( CATTIVI !  XD ! ) ...
MA NULLA ! NON CI SONO PROPRIO RIUSCITA ! E POI ... NON VEDEVO L' ORA DI RINGRAZIARE LA MIA UNICA E GRADITISSIMA " LETTRICE " !
LADY CASSANDRA : TI RINGRAZIO DI QUESTA TUA ENNESIMA, ATTESISSIMA RECENSIONE ! SONO CONTENTA CHE LA STORIA CONTINUA A PIACERTI E AD APPASSIONARTI ! E NATURALMENTE TI RINGRAZIO PER TUTTI I TUOI COMPLIMENTI ... DICI CHE SCRIVO COME SE VIVESSI IN PRIMA PERSONA  ... IN EFFETTI MI IMMEDESIMO MOLTO NELLE MIE " EROINE " ( VOGLIIIOOOOO BILL !  *çççççç* IH IH ! )  E, QUANDO, FINALMENTE, RIESCO A STACCARMI DAL P.C, LA MIA MENTE CONTINUA A "PENSARE" A COME AVREI REAGITO IO DAVANTI A QUESTA O A QUELLA SITUAZIONE ...  A VOLTE  MI SENTO COME SE IN ME CI FOSSERO " PIU' PERSONE "  ( ME SKIZZATAAAAA XXD ! ^___________________________________^' ! ) E, FORSE, CERCO DI TIRARE FUORI QUESTE MIE MOLTEPLICI PERSONALITA' AFFIBIANDOLE ALLE MIE PROTAGONISTE !  BEN CONTENTA CHE TI PIACCIANO I MIEI FLASH BACK ! IN EFFETTI E' UNA COSA CHE MI  PIACE MOLTISSIMO SCRIVERE ... ^___^ !  (  SE AVRAI LA PAZIENZA DI LEGGERMI ANCORA, E SPERO TANTO DI SI', CREDO PROPRIO CHE RITROVERAI QUESTA CARATTERISTICA ! GH GH ^__^'  )  PER IL RESTO, AMICA MIA ( E SPERO DI POTERMI PERMETTERE DI DEFINIRTI TALE ... ù.ù ) CI SIAMO QUASI ... DOVRAI ATTENDERE SOLO UN' ALTRO PO' ...
PER CUI ABBI PAZIENZA E ASPETTAMI !
GRAZIE PER LE TUE RECENSIONI CHE MI DANNO LA VOGLIA DI SCRIVERE ANCORA !
UN ABBRACCIO, E A PRESTO!
BUONA LETTURA A TUTTI !



In quel momento Bill, seduto ad un tavolino del bar dell’ hotel, con davanti la sua immancabile tazza di the verde, stava pensando …
Stava pensando al giorno in cui aveva regalato quel collarino a Alex.
Se lo ricordava perfettamente, quel giorno.
E anche quella notte.
… Dai sbrigatevi ! Siete lenti come delle lumache addormentate ! Dobbiamo trovare il regalo per Alex !  >>
<<  Sbagliato, fratellino ! TU devi trovare il regalo per Alex ! NOI cosa centriamo ?  >>  
Rispose lugubre Tom, che in genere non amava girare troppo per negozi, e quel pomeriggio sembravano destinati a non fare altro.
Georg e Gustav, per sopperire al malumore di Tom, erano decisamente più concilianti con l’ amico che sembrava essere in preda all’ ansia.
Non fecero che passare di negozio in negozio, senza trovare nulla che soddisfacesse i gusti del moro.
Ad un tratto Tom si fermò davanti ad una vetrina, col volto illuminato !
<<  FERMI ! Ho trovato il regalo perfetto !  >>
Subito tutti si affrettarono alle spalle del ragazzo per vedere quella vetrina che lo aveva affascinato.
Quello che videro procurò un eccesso di risa soffocate da parte di Georg e Gustav e un’ espressione inorridita di Bill, che dopo aver mollato uno spintone al gemello, esclamò :
<<  TOM ! ! ! Sei sempre il solito porco !  >>
<< Ehy ! Per quello che ne so, sei tu ad essere andato a letto con lei la prima sera che ci siamo rincontrati !  >>
Rispose il giovane rasta con un sorrisetto ironico.
Il moro arrossì appena, ma Tom non aveva alcuna intenzione di fargliela passare liscia e continuò impietoso :
<<  Per cui, non credo ci sia poi niente di male se le regali quel bel completino intimo di pizzo rosso … >>  Ghignò.
Trascinandolo per la maglietta enorme allontanò Tom dalla vetrina, seguito da Georg e Gustav ancora sghignazzanti :
<<  Forza. Togliamoci di qui ! Sembriamo dei maniaci fermi così davanti a questa vetrina !  >>
Finalmente dopo un lungo pellegrinare che stava esaurendo la poca pazienza del giovane rasta, Bill si fermò estasiato davanti ad una bancarella :
<<  ECCOLO ! E’ perfetto !  >>
<<  E speriamo che sia la volta buona !  >> Esclamarono sottovoce i tre ragazzi alle sue spalle.
Ma quando videro cosa stava fissando tanto intensamente seppero di essere arrivati alla fine di quell’ estenuante pomeriggio di ricerca.
Bill comprò quel collarino pieno di sottili catenine argentate, pensando a quanto sarebbe stato bene al collo sottile di Alex, a quanto sarebbe stata sexy …
Arrossì a quel pensiero, desiderando che la sera giungesse in fretta.
Qualche ora più tardi, dopo aver cenato assieme a casa di lei, si sedettero sul divano.
Bill era un po’ dispiaciuto del fatto che il padre di quella ragazza non si prendesse cura di lei, ma, quella sera in particolare, non gli dispiaceva affatto avere la casa tutta per loro.
Prese dalla sua giacca il pacchetto e lo mise davanti al naso della ragazza, che rimase un po’ stupita :
<<  Bill … Io non ti ho preso nulla …  >> Sembrava imbarazzata.
<<  Non importa … Mi andava di farti un regalo e te lo ho fatto … E poi … Io ho te ….  >>
Le sorrise invitante come, forse, non immaginava neppure di essere.
Alex deglutì a fatica e rispose :
<<  Ed io ho te … Eravamo pari, ma adesso tu mi hai fatto anche un regalo …  >>
Bill,fingendosi offeso, glielo tolse dalle mani :
<<  Allora me lo riprendo !  >>
La ragazza allungò le mani per raggiungere il pacchetto che il ragazzo teneva alzato sopra la sua testa, fuori dalla portata di lei, esclamando :
<<  No ! Scherzavo ! Dai, fammelo aprire … >>
Lo guardò con occhi dolci da cucciolo triste, il labbro inferiore leggermente sporto in fuori, un mezzo sorriso di chi sapeva di aver già vinto …
E Bill, incantato da quello sguardo come dal canto di una sirena, cedette.
Alex spacchettò quel regalo fasciato in modo strano - Deve averlo fasciato lui … - Pensò con un sorriso e, quando vide quello che conteneva, rimase senza fiato.
Aveva sempre avuto un debole per i collarini di pelle, e quello era bellissimo, con tutte quelle catenelle lunghe e sottili che scendevano per posarsi sul petto.
Lo adorò immediatamente.
Si gettò tra le braccia del ragazzo che la guardava sorridente e decisamente soddisfatto dalla riuscita della sua sorpresa, ma non riuscì a mantenere a lungo quell’ espressione.
Le sue labbra vennero rapite dalla bocca di lei che lo baciò con passione.
Lo voleva.
Voleva essere lei il suo regalo, quella notte.
Salirono nella sua stanza, Alex lo fece sedere sul letto e , quando lui cercò di parlare, gli posò un dito sulla bocca, facendolo tacere.
Rimase in piedi davanti a lui ed iniziò a spogliarsi piano.
Lentamente fece scivolare a terra i suoi jeans, si sfilò la maglietta.
Poi prese il collarino che le aveva regalato, lo porse al ragazzo,che non le aveva staccato gli occhi di dosso per un solo istante, e gli chiese a voce bassa :
<<  Mi aiuti ?  >>
Si chinò in ginocchio davanti a lui, si tirò su i lunghi capelli biondi, lasciando che lui le allacciasse la collana e rabbrividendo al tocco lieve delle sue dita sul collo.
Poi, senza alzarsi, si voltò di nuovo verso di lui, gli prese la maglietta e gliela alzò lentamente, posando le labbra sulla pelle delicata del suo ventre piatto, del suo petto mentre lui se la sfilava.
Si sdraiarono, lei sopra di lui, con i capelli che gli solleticavano il viso, le catenine che gli sfioravano il collo, il contatto del metallo freddo sulla sua pelle calda fece rabbrividire  Bill.
La allontanò un poco da sé, per guardarla.
Dio, com’ era bella.
Indossava un completo bianco, puro, candido, che la faceva assomigliare ad un angelo, e il contrasto con quella collana decisamente sexy, la rendeva irresistibile ai suoi occhi.
Non si trattenne.
La baciò con passione, la bocca, la gola, gli sussurrò all’ orecchio :
<<  Ti amo, piccola … >>
E lei provò un brivido che poco aveva a che fare con il suo corpo e molto con il suo cuore.
Anche lei lo amava e glielo disse …
Glielo disse molte volte durante quelle calde ore d’ amore passate tra le sue braccia …

Bill si riscosse al suono della voce di sua figlia che lo chiamava.
Non fu facile per lui abbandonare quel ricordo che lo aveva riportato indietro nel tempo, quando Alex era sua e lui credeva che lo sarebbe stata per sempre.
<<  Papà … Va tutto bene ? … Io … Io non volevo farti arrabbiare e, ancora meno, renderti infelice … la mamma mi ha detto che ti sarebbe piaciuta …  >>
Il giovane uomo non sentì altro : non solo Alex aveva conservato quel collarino, ma aveva detto a Crys che a lui avrebbe fatto piacere rivederla …
-  Se lo ricorda … Ricorda ancora quel giorno, quella notte ?  -
Sorrise fra sé e sé, ma il sorriso svanì rapido, lasciando il posto ad un dubbio che lo avrebbe tormentato a lungo :
-  E se lo avesse fatto solo per ricordarmi quello che ho perso ? Se lo avesse fatto solo per ferirmi … ?  -
Non riusciva ad immaginare un simile atteggiamento da parte di Alex, ma allo stesso tempo, sapeva di averla fatta soffrire abbastanza da meritarselo.
Decise comunque di passare una bella giornata con Crys e, in effetti, fu proprio così che andò.
Lei li portò anche a vedere il liceo che frequentava, in città, poi , rientrati in paese, un’ idea parve coglierla all’ improvviso :
<<  Voi … Avete qualche indumento che non indossate spesso ?  >>
I quattro amici si guardarono perplessi.
<<  E’ per la raccolta di beneficenza che facciamo ogni anno … Potremmo andare a portarli alla parrocchia … Ci sarà anche la mamma …  >>
Bill si irrigidì appena, poi, dopo aver riempito una grande borsa con alcuni dei suoi vestiti, aggiungendoli a quelli di Tom, Georg e Gustav, disse :
<<  Credo che dovreste andare voi … In effetti credo di aver preso abbastanza freddo, per oggi …  >>
-  Che scusa banale e patetica …  _ Pensò il moro.
Ma ormai era fatta.
In effetti quattro paia di occhi lo fissavano con uno sguardo che diceva esattamente quello che pensavano :
Tom aveva lo sguardo furioso, quello che , solitamente, precedeva una bella sfuriata.
Quello di Georg era esasperato, non un bel segno in genere.
Lo sguardo di Gustav era rassegnato.
Ma quello che lo colpì in pieno petto, senza preavviso, facendo male, fù lo sguardo di Crys …
Era così … Triste …
-  L’ ho ferita … Di nuovo …  -
Ma si disse risoluto che non poteva vedere Alex, non oggi, non con quel ricordo che aleggiava nell’ aria tra di loro.
Era troppo vivo, troppo dolorosamente piacevole, per poter sopportare di vederlo negli occhi di quella giovane donna, quei suoi bellissimi occhi di ghiaccio, che lui sapeva essere così caldi …
No, non poteva.
Non ancora.
E, allo stesso tempo, si chiese se si sarebbe mai sentito pronto ad affrontarla.
Non lo sapeva.
I tre ragazzi si avviarono con Crys alla parrocchia e furono felici di rivedere Alex almeno quanto lo era lei di rivedere loro.
<<  Dove sei stato, Tom ? Hai adocchiato qualche bella ragazza ?  >>
Lo apostrofò Alex.
Il ragazzo infatti si era allontanato per una decina di minuti e adesso era ricomparso dal nulla accanto a loro con un bel sorriso sulle labbra.
<<  Credi che, in quel caso, mi sarebbero bastati dieci minuti, Alex ?  >>
Sorrise sornione il biondo.
Georg, tappando scherzosamente le orecchie a Crys, decise di fare le veci del Kaulitz mancante :
<<  Sei sempre il solito porco, Tom !  >> esclamò sgranando gli occhioni in una perfetta imitazione di Bill, che fece ridere tutti, persino Crys, persino Alex.
Georg ne fù contento e anche Gustav.
Era bello sentire la sua risata, era un tuffo nel passato, in quel passato che mancava a tutti loro, per più di un motivo.
Quella sera Crys decise di rientrare a casa con la madre, nonostante tutto, sentiva un velo di rancore nei confronti di suo padre.
-  Perché non è voluto venire con noi ? … Perché non vuole vedere la mamma ? … Tom ha ragione, se andiamo avanti così siamo a posto …  -
Sbuffò, si tolse il piumino, prese il collarino dalla tasca e lo ripose assieme agli altri regali della mamma, poi si buttò sul letto e si addormentò come un sasso.
Alex, da parte sua, decise di lasciarla dormire, nonostante indossasse ancora i vestiti, le tolse gli stivali e le posò delicatamente una coperta addosso, poi si rifugiò nel piccolo cucinino preparando una tazza di the.
Lo sorseggiò lentamente seduta davanti allo schermo della tv, che non vedeva, troppo assorta nei suoi pensieri :
-  Bill non c’ era … Non vuole vedermi … E poi, per quale motivo ? Dovrei essere io quella furiosa con lui !  - Si stava arrabbiando.
Ma quella rabbia non durò a lungo, pensieri  decisamente più sgradevoli, preso il suo posto :
-  E se lo avesse fatto apposta per dimostrarmi che quella notte, lui, la ha dimenticata ? E se … Se non la ricordasse davvero ? … -
Si alzò irritata dal divano, sapeva che anche  quella notte la avrebbe passata insonne.
Nel frattempo, Tom stava urlando come un pazzo, camminando avanti e indietro nella loro stanza, con Georg e Gustav che avevano deciso di restare solo per fermare il rasta, nel caso avesse deciso di strozzare il suo adorato gemello con le sue stesse mani.
<<  Dimmi, ma ti sei rimbambito del tutto ? No, dico ?  Hai visto l’ espressione di tua figlia ? Cosa ? Cosa cazzo ti costava venire fino alla parrocchia con noi ? Sei … Sei …  >>
Le parole sembravano sfuggirgli dalla bocca soffocate dalla rabbia che sentiva montargli dentro ad ogni parola un po’ di più.
Guardava suo fratello, il suo adorabile, detestabile fratello.
Il suo gemello, la sua metà.
La sua palla al piede !
Ecco cos’ era ! Una palla al piede che lui avrebbe dovuto prendere a calci per fsvegliare !
<<  Tom … Lei … Lei lo ha fatto apposta, oppure … Oppure davvero non ricorda quel giorno … Io … Io non lo so … Non so cosa devo fare …  >>
Bill teneva lo sguardo basso, fisso sulla moquette, o sulla punta dei suoi stivali …
Tom non lo sapeva, ma quello sguardo triste che intravedeva dietro le sue lunghe ciglia, gli spezzava il cuore.
Una palla al piede, sì, ma era la sua palla al piede, era il suo gemello, la sua metà perfetta, e lui lo adorava.
Punto.
Lo stesso decise di non cedere, si chiese se, maltrattandolo un po’ sarebbe riuscito a scuoterlo da quello stato catatonico in cui pareva essere caduto.
<<  Bill …. BILL santo cielo !  Sei … Sei paranoico ! Non è possibile ! Ci stai esasperando tutti e stai esasperando te stesso da un sacco di tempo ! Qualsiasi sia la risposta, non credi che sarebbe DECISAMENTE ora di sapere ? Di AVERLA questa stramaledetta risposta ? ! ?  >>
Bill non disse nulla, si alzò e andò dritto in bagno.
Poco dopo sentirono l’ acqua della doccia scorrere e seppero che la discussione era finita.
Georg e Gustav si alzarono dal divanetto e si diressero verso la loro stanza, ma Tom li fermò.
Aveva qualcosa in mente e, per poterla mettere in atto, aveva bisogno dei suoi due amici.
Mancavano pochi giorni e  c’ erano ancora alcune cose da mettere a punto.
Le giornate scorrevano tranquille, Crys passava molto tempo con suo padre, mentre gli altri tre giovani uomini spesso li lasciavano soli.
Tom, Georg e Gustav si giustificavano dichiarando, innocentemente, che loro dovevano passare un po’ di tempo insieme, da soli.
Ogni volta Crys sorrideva complice ai tre  ragazzi, condividendo con loro quel segreto, poi prendeva Bill sottobraccio portandolo in giro e stordendolo di chiacchiere.
<<  Ehy ! La parlantina la hai presa tutta da me !  >>
Ridevano come due bambini, facendo voltare la gente per strada, attirando molti sguardi, anche quello di Alex che, nello stesso istante in cui i due stavano passando proprio sotto casa sua, era affacciata alla finestra, stendendo.
Il cuore le mancò un battito, ritirò veloce la testa e sbirciò le due figure imbacuccate nei loro piumini, ascoltando il suono delle loro risate, quella fresca di sua figlia, che conosceva così bene e quella cristallina di Bill, che non sentiva da molto, troppo tempo, e che lo stesso conosceva altrettanto bene e ricordava perfettamente.
Dio, quanto le era mancata quella risata.
E quanto la aveva ferita quella della sua bambina così simile alla Sua.
Stette immobile, silenziosa, fino a quando le due figure scomparvero alla sua vista e anche l’ eco delle loro risate smise di risuonare nell’ aria ferma di quella mattina.
Nonostante tutto, quella pace parve avere fine una fredda sera , qualche giorno più tardi.
   
 
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