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Autore: Makieyo    28/06/2015    0 recensioni
Iniziò a camminare verso quel lungo viale nascosto da una coperta di neve infinita che superava l'orizzonte. Si stringeva nel suo esile cappotto e passo dopo passo le sembrava di avvicinarsi sempre di più a quella melodia che le sapeva sempre di più di accordi familiari. Proprio al vicolo di fianco al locale, seduto su un muretto basso e umidiccio per via della neve, c'era questo ragazzo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutte le porte erano chiuse come le era stato chiesto. Aveva sentito per chissà quanti minuti la ripetizione dello struscio della porta scorrevole e quel Tlic delle serrature chiuse a chiave. Teneva i capelli di un mogano scuro legati in uno nodo stretto, con qualche ciuffetto ormai caduto sulla sua fronte non molto spaziosa. Occhi grandi di un color topazio acceso, sbrilluccicoso, spezionava il locale che le era stato ordinato di ripulire e chiudere quando tutti i clienti sarebbe andati via. Teneva indosso ancora la maglia dello staff, bianca, con un piccolo stemma di riconoscimento del locale in alto a destra e dall'altro lato la targhetta con su scritto il suo nome, Mollie, e quei pantaloncini che non vedeva l'ora di sfilarsi per indossare qualcosa di comodo. Il locale era stato ripulito al meglio e dopo che anche le luci furono spente e il silenzio occupò totalmente dello spazio, una piccola melodia giunse alle orecchie della ragazza. Con un gesto veloce sfilò quel codino orribile dai suoi capelli lunghi sino al seno e leggermente mossi e velocemente indossò la sua giacca di pelle nera. Quella era stata una delle giornate più faticose del locale; non si sa quante persone avevano fatto trillare il campanellino della porta principale e chissà quante entrate in cassa e quanti bicchieri da lavare ma questo era buono sotto un certo lato, giusto? 
Uscì dal locale e l'aria gelida di Dicembre l'attraversò tutta, provocandole brividi impercettibili per tutto il corpo, soprattutto le gambe, purtroppo scoperte per via di quella divisa di lavoro. "Bisogna attirare la clientela e come se non con un pantaloncino?" le diceva sempre il suo capo. Purtroppo il mondo funzionava così. Per dare immagine ad un locale e per avere clientela, bisognava attirare gente con queste stupide cose, un po' come quando tua madre vede un qualche cosa a 99 centesimi, anziché 1 euro e pensa che sia molto conveniente e deve essere subito comprata.
Iniziò a camminare verso quel lungo viale nascosto da una coperta di neve infinita che superava l'orizzonte. Si stringeva nel suo esile cappotto e passo dopo passo le sembrava di avvicinarsi sempre di più a quella melodia che le sapeva sempre di più di accordi familiari. Proprio al vicolo di fianco al locale, seduto su un muretto basso e umidiccio per via della neve, c'era questo ragazzo. I suoi capelli biondi coprivano quel che lei poteva vedere, degli occhietti da cerbiatto verdastri che sembravano combaciare perfettamente con quel che era lo sfondo di neve e mattoni alle sue spalle. Quel viso le diede subito una rassicurazione, un senso di calore e di casa che nemmeno con la sua stessa famiglia riusciva a provare. "Come può uno sconosciuto farmi provare queste cose? Sarà la stanchezza" Si ripeté nella mente non distogliendo lo sguardo da lui. Le sue dita sembravano scivolassero su quelle corde di chitarra, amplificata grazie a delle piccole casse attaccate. I piedi della ragazza era come si fossero bloccati, come se quella soave melodia li avesse ipnotizzati, proprio come aveva ipnotizzato la sua mente. Era immobile dinanzi a lui. 
La canzone scorreva velocemente e poi si calmava, per poi ripartire. Pensava fosse infinita, che non finisse mai più, così lunga e coinvolgente ma quando le dita del ragazzo smisero di scorrere sulle corde, le sembrò di essere rimasta a sentire quella melodia per soli pochi secondi, nonostante fossero passati più di due minuti. Le lasciò un qualcosa dentro, qualcosa che mai nessuna canzone le aveva lasciato, le era così familiare quel suono che ripetendolo nella sua mente, sembrava persino di conoscere le note, nonostante lei non avesse mai suonato nessuno strumento. Con le vellutate mani bianche, fece un leggero applauso e sorrise al ragazzo, che ricambiò con un cenno di capo. Rimise la sua chitarra nella custodia rigida e aspettò semplicemente che la ragazza davanti a lui se ne andasse, prima di alzare la custodia all'altezza del proprio volto e leggere quella dedica scolpita 

"Al mio chitarrista preferito, la tua Mollie". 

Per quanto altro tempo doveva ritornare in quel posto prima che lei si ricordasse di lui? Davvero aveva perso completamente la sua memoria? .. Si alzò da quel muretto, il loro muretto, e prese a camminare verso la stessa direzione della ragazza. Le aveva promesso questo. Lui sarebbe riuscito sempre a essere in ogni suo giorno e che lei perdesse la memoria o meno, non gli importava. Era pronto, lì, a fare del suo meglio per quella persona. Sette anni passarono così. E molti altri ne sarebbero venuti e prima o poi lei si sarebbe ricordata e mai più dimenticata di quelle dita e di quegl'occhi. 



 
   
 
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