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Autore: Pochemuchka    28/06/2015    3 recensioni
"Laura è sola casa; i suoi genitori resteranno fuori fino all'indomani e lei potrà godere i vantaggi di avere la casa tutta per sé."
Prima volta che pubblico su Efp :)
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Laura è sola a casa; i suoi genitori resteranno fuori fino all'indomani e lei potrà godere i vantaggi di avere la casa tutta per sé.
Prende Cola e frollini dalla dispensa, si sdraia a letto e cerca la posizione più comoda. Forse ora potrà divertirsi a modo suo. Afferra il telecomando, ma si ferma.
Sente un rumore.  
È una mosca grossa come mai ne aveva viste prima d’ora. Le sbatte contro la fronte e Laura urla schifata. No, quel moscone non può rimanere. Ha bisogno di essere sola in quei momenti.
Va nel ripostiglio, prende l'insetticida e chiude a chiave la porta della sua camera. Si muove velocemente, vuole godersele tutte quelle ore. Aspetta che l'insetto si posi e preme. L'insetticida esce e la mosca cade. Laura si volta per cercare qualcosa con cui raccoglierla, ma eccola risollevarsi. Furiosa, torna a spruzzarla. Questa volta non riesce ad alzarsi, le ali sbattono contro il pavimento e fanno un rumore infernale. Prende un foglio con cui raccoglierla, poi la getta dal balcone della sua camera.
«Ora non sei più un problema» afferma Laura, che può finalmente tornare a letto. Si getta addosso il piumone, apre la lattina e accende la televisione. C'è un canale che guarda sempre quando è sola, richiede un codice, i suoi pensano che non lo conosca, ma ci sono tante cose che i suoi genitori ignorano di lei. C'è un uomo senza camicia, capelli neri, ma che fortuna! Arriva un altro uomo, si toccano i capelli, si sfiorano le labbra.
«Mi sa che ho sbagliato can...»
Squilla il telefono. Il numero è composto da otto zeri. Nessun prefisso, nessuna indicazione sulla provenienza. Trema, la chiamata l'ha spaventata, terrorizzata. Decide di non risponde, poi respira e accetta la chiamata. Nessun suono, nessun respiro o rumore di auto. Non ha più voglia di toccarsi. Spegne la TV, chiude il balcone e resta in ascolto. Nessun rumore in casa, ma questo non la calma. Sta facendo buio, si creano strane ombre e decide di abbassare la veneziana e di accendere la luce. Ma non basta, ci sono ancora ombre che la inquietano. Cerca le mini-torce, dovrebbero essere lì in fondo al tiretto, nulla. Poi ricorda, sono nell'armadio estivo! Corre dall'altro lato della stanza ed eccole.
Ne prende cinque e le dispone in vari luoghi, riuscendo a illuminare ogni angolo camera. Ma c'è qualcosa che non va. L'altro letto, quello mai usato. Sotto, potrebbe nascondersi qualcosa. Solleva le coperte e pone una torcia di fronte ad esso. Ora sotto il letto non c'è più buio, non c'è più spazio per i mostri.
Torna a letto e si getta sui biscotti. «Ho paura, diamine. Mi sembra di riavere sei anni.» Briciole le sfuggono dalla bocca e cadono sulle coperte.
Finito, si alza e scuote le coperte. Si accorge che il bisogno di urinare si fa sentire. Vorrebbe correre in bagno, ma la paura la frena. Poggia l'orecchio alla porta, nulla. Toglie la chiave, sbircia, c'è solo il buio. Prende un'altra torcia, ma quel foro è troppo piccolo. Infila la chiave nella toppa, si siede sulla sponda del letto e si guarda attorno.
Il suo sguardo si posa sul portapenne.
Vuoi davvero superare il confine tra paura e follia, Laura?
Lo prende, lo svuota, lo poggia per terra, si cala jeans e mutandine e svuota la vescica. Si riveste e porta il portapenne vicino al balcone, lontano dagli occhi...
Per l'ennesima volta si rimette a letto.
Sul soffitto c'è una macchia. Inizia a osservarla. S’incanta e non pensa ad altro. Conta i suoi respiri, fino a quando non crolla addormentata. Dorme per nove ore, ma è ancora presto per aspettare il ritorno dei genitori. Si sveglia, si sgranchisce. Alza la tapparella. Si volta, ma inciampa nel portapenne e si ritrova in ginocchio nella sua stessa pipì.
«Ma cosa diamine è successo?» poi ricorda.
«Sono pazza, cazzo.»
Va alla porta, ma non si apre. Ricorda di averla chiusa a chiave. L'inserisce, la gira e tira a sé la porta.
Davanti a se non c'è il corridoio, c'è il nero assoluto. Basta poco al suo cervello per capire che ciò è impossibile, la luce della sua stanza dovrebbe rischiarare il corridoio. Indietreggia.
Il buio avanza, ingoiando tutta la luce che incontra. Laura arretra ancora, lentamente, ma dopo poco finisce di spalle contro il muro, vorrebbe fuggire, ma sa già che sarebbe inutile. Anche se si nascondesse sotto il letto, il buio la raggiungerebbe.
Resta lì ferma ad attendere, fin quando l’oscurità non le tocca i piedi. Cerca di muoverli, ma non riesce. Freddo. I suoi piedi non esistono più. Ma quando il buio è così vicino da sfiorarle il naso, sente sussurrare: «Ti ho aspettato a lungo, piccola, tutta la notte.».








Purtroppo ho avuto un mare di problemi con l'editor che mi ha creato un sacco di problemi. Per il resto date la colpa alla mia pigrizia che mi ha portato a non fare una revisione completa del testo.
   
 
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