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Autore: _Aural    29/06/2015    6 recensioni
"Fu chiesto a un gufo di fare ciò che sapeva: egli gridò e parlò della Stella del mattino. E gridò ancora e parlò dell’Alba."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
Salve a tutti, la premessa in parte è uguale a quella precedente. 
Come avete visto ho rivisitato un po’ la storia perchè mi ero resa conto che la prima fanfiction non stava venendo come la immaginavo.
Spero che anche questa versione vi piacerà e mi scuso per l’inconveniente!
Fatemi sapere se preferite questa nuova o la vecchia :)
Per il resto è uguale, in questa fanfiction narro del primo incontro tra Aragorn e Legolas e del loro rapporto, tutto questo ambientato prima de Il Signore Degli Anelli. Probabilmente, una volta finita la storia, la continuerò parlando con le avventure de Il Signore Degli Anelli, naturalmente rivisitate in chiave “Aragorn e Legolas”! Se avete qualche episodio che vi è piaciuto particolarmente ditemelo perché ci sta che qualcosa potrei saltare. Per gli avvenimenti seguirei sia il libro che il film, insomma, cinquanta e cinquanta. Fatemi sapere che ne pensate!
Buona lettura e buone vacanze!
-

Il tramonto tingeva gli alberi di fuoco, il vento li animava. La vegetazione andava via via scomparendo, fin quando l’unica cosa ad essere illuminata non era che la strada. La strada era sterrata e non troppo grande, la pioggia smessa poco fa aveva aiutato a non renderla polverosa.
 
Finalmente scorse un villaggio, dove sia lui che il suo destriero potevano riposare. Vide un’insegna di legno con scritto “Brea”, Città di Uomini e Hobbit, pensò e non ne fu entusiasta. Non gli piacevano gli Uomini, mentre gli Hobbit li sopportava meglio.
Le case di legno erano molto vicine tra loro, la strada principale era essenzialmente vuota, testimonianza delle tante luci accese nelle abitazioni.
Una locanda attirò la sua attenzione, andare in uno di quei posti tanto rumorosi e pieni di persone non era un pensiero che lo allettava, ma doveva riposarsi, il viaggio era stato lungo. Se faceva con cautela poteva evitare di essere raggiunto dalle due guardie scoperte essere, nuovamente, sulle sue tracce.

Scese dal cavallo e lo condusse dietro la locanda senza legarlo, sapeva che non sarebbe scappato. Prima di entrare alzò lo sguardo e lesse il nome “Taverna del Puledro Impennato”.

La taverna non era né troppo piccola né troppo grande, ma in compenso era molto rumorosa e l’aria era impregnata di fumo e birra. Non facendosi notare si sedette a un tavolo in penombra senza togliersi il mantello verde scuro che dalla partenza lo nascondeva. Non prese niente e si mise solo a scrutare le persone presenti, tutti Uomini, com’era bello osservare e non essere osservati. La sua attenzione fu attirata da una figura seduta nella parte opposta della locanda, anch’essa nascosta da un mantello, che l’avessero preceduto? No, non era possibile, ma allora perché lo fissava? Si preparò a tornare indietro, dopo tutto questa volta si era allontanato molto di più che nelle occasioni precedenti, poteva ritenersi soddisfatto.

Dalla porta entrarono due figure alte, coperte con lo stesso mantello del fuggitivo che rimase un attimo interdetto e capì subito di essersi sbagliato sul conto di quell’altro individuo. Se si moveva bene, poteva ancora seminarli: doveva mimetizzarsi.
Si alzò e senza farsi notare, come solo lui sapeva fare, andò a sedersi nello stesso tavolo dello sconosciuto scorto poco prima che notò la nuova presenza solo dopo che si fu seduto.
In quella nuova postazione dava le spalle alla porta, se era fortunato le due figure non lo avrebbero riconosciuto, anche perché non era più solo.

L'Uomo guardò oltre le spalle della nuova figura e iniziò a prepararsi una pipa da fumare sotto gli occhi attenti dell'ospite che seguiva ogni minimo movimento, da quello delle mani a quello degli occhi.

"Se ne sono andati" proferì una voce profonda
"E si stanno allontanando" continuò dopo aver osservato dalla finestra vicino al tavolo le due sagome partire su due cavalli.

"Grazie" rispose una voce limpida.

La figura più alta e robusta uscì, dopo un poco l'altra la seguì. Fuori la locanda notò che l'Uomo di prima stava tenendo il suo cavallo e con un tono più duro parlò:

"È il mio cavallo"

"Si deve essere slegato, si stava allontanando"

"Sono io che non l'ho legato e non si sarebbe allontanato"

Il cavallo era senza briglia, redini né sella, alla maniera elfica, il pelo bianco così ben curato era l'unico indizio che faceva capire che non si trattava di un animale selvatico.
Il padrone si avvicinò all'animale accarezzandogli il muso, mentre l'Uomo capì che l'altro individuo non doveva essere molto amichevole e montò sul suo di cavallo. Quest'altro animale aveva il pelo di colore scuro, indossava sia briglie e redini che sella, tutte e tre colorate di nero e decorate con motivi elfici.
Stava per allontanarsi quando l'altro lo fermò, allora si girò e lo trovò sul cavallo
"Sa la strada per arrivare a Imladris?"

Al che l’Uomo si fece sospettoso, non era consigliato indicare a uno sconosciuto, che per altro era in fuga, la via per arrivare all’Ultima Casa Accogliente.
“Che affari ti portano là?”
“Niente di particolare, una volta là so ritrovare la strada per ritornare da dove sono partito”
“Spero non ti offenda se ti chiedo chi sei, non è saggio indicare la strada per l’Ultima Dimora Accogliente alla prima persona che trovi, soprattutto se sta scappando”.
"Spero non ti offenda se preferisco non rivelarti la mia identità, la sfiducia è reciproca. Se il tuo cammino si dirige verso Est potresti accompagnarmi e vedrai che non ho intenzione di recare nessun danno a Rivendell"

"Seguimi" proferì l'altro dopo pochi attimi.

Uscirono dal villaggio tenendo i cavalli a un trotto piuttosto lento, una volta allontanati iniziarono a galoppare. A volte rallentavano per parlare, il che non succedeva spesso, erano entrambi curiosi ma il padrone del destriero bianco non era molto loquace e il silenzio cadde spesso tra le due figure.

Continuarono quel gioco silenzioso finché non arrivarono nei pressi  dell’Ultimo Ponte, quando ormai la notte era calata. Discussero se fermarsi o andare avanti e alla fine decisero di proseguire. Vicino a Rivendell, dove il loro viaggio insieme doveva concludersi, si fermarono.

"Ora potrei aver l'onore di scoprire chi ho accompagnato fino qua?" disse con sottile sarcasmo il padrone del cavallo dal pelo scuro.

A queste parole il fuggitivo rise, una risata cristallina che l’Uomo aveva sentito altre volte, ma mai così luminosa; si abbassò il cappuccio, la tenue luce della Luna illuminò una chioma bionda con ai lati due trecce finemente elaborate e si presentò: “Hai ragione straniero, mi chiamo Legolas e devo ritornare a Mirkwood, anticamente chiamato Eryn Galen”.
Lo straniero inchinò il capo in segno di riverenza, come credeva che andasse fatto in presenza di qualunque Elfo; a sua volta si abbassò il cappuccio: “Io sono Aragorn, e Gran Burrone è a me caro, mi perdonerai se ho voluto informarmi sulla tua persona prima di portarti nelle vicinanze”.
Legolas lo osservò attentamente, da molti anni era ormai confinato nel territorio di suo padre, e questa era la prima volta dopo tanto tempo che osservava un Uomo così da vicino. Suo padre ne parlava sempre male, ma l'Elfo doveva ammettere che esteriormente erano affascinanti, soprattutto questo Aragorn: aveva bei lineamenti, capelli scuri e occhi grigi che gli ricordavano le Stelle da lui tanto amate.

“È strano per un Elfo non saperci arrivare”
“In parte sbagli: dal lato orientale ci so arrivare, da quello occidentale non più, sono trascorse molte vite d'Uomo dall'ultima volta che mi sono allontanato così tanto da Bosco Atro"
"Per questo motivo ti stavano cercando?"
"Esattamente"

L'Elfo prima di girarsi osservò ancora per un po' l'altro, da come era vestito sembrava più un ramingo, gli abiti erano scuri e polverosi.

Aragorn parlò:
“Ti accompagno”
“Non ti preoccupare, da qua so la strada”
“È buio”
“La luce delle Stelle basta ai miei occhi”
“Viaggiare in due è più sicuro che da soli”
“Con te accanto avrei più possibilità di essere visto”
“Non ho altro da fare”
L’Elfo si allontanò seguito dall’Uomo. Risalirono per un pezzo il Bruinen e poi presero un passaggio tra le Montagne Nebbiose che li portò in un altopiano attraversato dall’Anduin, il Grande Fiume. Fecero tutto il percorso a trotto, come per avere più tempo ma anche questa volta Legolas parlò poco per la sua natura di Elfo Silvano che il Ramingo scoprì essere più fredda rispetto a quella degli Elfi incontrati a Gran Burrone.
“Siamo arrivati”
“Ancora dobbiamo superare il ponte che porta all’Antica Via Silvana”
“Sì, ma da qua vado da solo”
“Te l’ho detto, in due è più…”
L’Elfo lo interruppe: “Grazie per la strada”
L’Uomo rassegnato rispose: “È stato un piacere”
Legolas corse via scomparendo velocemente. L’Uomo rimase a guardarlo finché la notte non lo rese più distinguibile e tornò sui suoi passi.
   
 
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