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Autore: nadinedavies1    30/06/2015    0 recensioni
[Harry Potter GDR]
[Harry Potter GDR]Questa é la mia prima pubblicazione: sono cinque frammenti riguardanti un personaggio di mia invenzione che ho creato in un gdr potteriano. Spero che vi piaccia!
"Solamente un secondo ma gli occhi castani incontrano quelli color ghiaccio, o meglio dire viceversa. É la prima volta che Ophelia Purcell non é costretta a fissarlo da un cannocchiale e tanto basta perché scatti la scintilla."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I know all about you..

  

“If you want to keep a secret, you must also hide it from yourself.”  George Orwell, 1984.

 

..but you don't know anything about me.

 

Mi chiamo Edgar Lewis e sono uno psicoterapeuta. Il giorno **/**/** ha avuto luogo nel mio studio a Londra la prima seduta con una bambina di nome Ophelia Purcell. Il soggetto ha tredici anni e sembra presentare alcuni sintomi che potrebbero ricondurre alla Sindrome di Asperger, tuttavia, quando é entrata nel mio ufficio, non ha dato segno di eccessiva difficoltà nel procedere.] Prego Ophelia, accomodati pure.. [Nonostante il mio sorriso, la bambina sembra non apprezzare il mio tono gioviale e scocca un'occhiata sprezzante prima di abbassare lo sguardo. Denoto dal suo aspetto che ha origini russe e ne trovo conferma nei documenti che ho ricevuto da Beth, la mia assistente. Da quanto mi ha detto lei, l'uomo che ha condotto la bambina qui si é presentato semplicemente come suo accompagnatore. Per questo motivo, per introdurla alla seduta ma soprattutto per intavolare una conversazione, le chiedo] É tuo padre l'uomo che é seduto in sala d'attesa? [Non ricambia lo sguardo quando risponde seccamente] No. [Lascio prolungare il silenzio mentre con calma mi armo di penna, bloc-notes e..cioccolatini.] Ne vuoi uno? [Sorrido, notando che ora alza gli occhi per esaminarne il contenuto] Che cosa sono? [domanda, e io] Cioccolatini! [ed é a questo punto che incontro i suoi occhi: gelidi, freddi come il ghiaccio] Le sembro Forrest Gump? [Boccheggio prima di ritornare al mio sorriso di benvenuto standard e ritiro in fretta la scatola contenente i dolciumi] Non ti piacciono? [e lei riabbassa lo sguardo ] No. [risponde.]

 

testo

  

I love chocolate..don't you?

  

[Un'altro giorno dietro al deretano di suo padre. Che palle. Si trascina seguendo l'andatura ondeggiante dell'uomo mentre, a differenza del padre stracarico di utensili vari, tiene in una mano un cestino e nell'altra un rastrello da giardino. Non potendo ravviarseli da sè, soffia in direzione dei capelli castano scuro disordinatissimi, quando finalmente raggiungono l'enorme cancello che rappresenta l'ingresso di una meravigliosa villa. Il pollicione enorme di suo padre va a schiacciare brutalmente il citofono, al quale una voce risponde] Si? [Marcus lo osserva, impaziente di sbattere la roba da qualche parte] Sono Ebenezer. [grugnisce e il cancello immediatamente si apre, lasciandoli passare. Il viale alberato si apre per mettere in luce un enorme giardino con poco più indietro la villa. Ormai Marcus ha fatto il callo a questa opulenza e dopo un'occhiata sbuffa in maniera esagerata. Che poi perché devono portarsi dietro quello stupido cestino per il pranzo quando ogni volta potrebbero strafogarsi di quello che il Signor Purcell offre loro? Ma nooo, suo padre figurarsi!! É troppo orgoglioso per accettare quella che definisce 'carità': solo stipendio e chiappe a casa. Se fosse per lui, avrebbe già buttato quel cestino nella biada per il cavallo e tanti saluti.] Tu pota i rampicanti lungo le pareti esterne mentre io finisco laggiù il Giardino delle Rose. [Comanda in tono imperioso al figlio e, non appena l'uomo si volta, Marcus gli fa la linguaccia. Non inizia a potare alcunchè e preferisce guardarsi intorno: un Giardino delle Rose, una casa enorme, cibo a volontà, UNA PISCINA!!!! Tutto ciò a cui aspira può toccarlo con mano e non é suo! Perché suo padre é così stolto?! Digrigna i denti ma si costringe a seguire con lo sguardo il lungo rampicante che arriva quasi a superare il secondo piano. Sbuffa ed afferra la scala di legno per sistemarla piu vicina alla pianta, poi stringe le cesoie fra i denti e sale uno alla volta i pioli lentamente. I muscoli del ragazzo, nonostante abbia solo tredici anni, sono piuttosto sviluppati, forse anche grazie ai continui lavoretti che gli affida il padre, piuttosto che le scazzottate a scuola, e lo sostengono bene nell'impresa di tagliare qua e là qualche fiore o foglia secca. A volte é 'costretto' a potar via qualche ramo ma può succedere se non hai voglia di lavorare. Per questo motivo arriva più in fretta del dovuto a costeggiare la finestra del secondo piano e solo a quel punto può concedersi una pausa, potendo posare le cesoie sul davanzale di essa. Sta passando il dorso della mano per scostare i capelli dalla fronte sudata quando gli occhi castani notano un movimento all'interno della casa: che può essere? Incuriosito, appoggia il naso contro il vetro freddo e assottiglia lo sguardo per osservare la stanza con più attenzione: una camera da letto dai colori pastello, il letto a baldacchino con millemila cuscini di troppo ed una scrivania. Solo abbassando lo sguardo può notare un telescopio vecchio stile e, mentre lo fa, all'improvviso il volto pallido di una bambina in vestaglia fa capolino e Marcus quasi ci rimane secco. Afferra in fretta e furia i pioli con entrambe le mani ma la scossa per lo spavento ha già decretato che passerà solo un secondo prima che la scala precipiti. Solamente un secondo ma gli occhi castani incontrano quelli color ghiaccio, o meglio dire viceversa. É la prima volta che Ophelia Purcell non é costretta a fissarlo da un cannocchiale e tanto basta perché scatti la scintilla.]

 

testo

  

I'd be happy to show you if you'd like.

  

Marcus Sandler ci ha messo poco a capire, dopo quell'incidente di due anni prima, che la bambina altri non era che la figlia del signor Purcell. Ancor meno a raggirarla, così che tutto ciò che aveva desiderato diventasse suo. Ottenendo la fiducia della sua 'Phelì', papà Purcell - come gli é stato generosamente concesso di chiamarlo - lo ha praticamente adottato, tant'è che i rapporti col suo padre naturale si sono ridotti al minimo storico. Da quanto ha potuto constatare, ogni cosa che riesce a far sorridere Ophelia é preziosa e lui é una di queste. Guardarla cavalcare é uno spettacolo di cui possono godere solamente pochi eletti: i capelli nero pece che danzano al vento e il resto del suo corpo sottile e longilineo seguono l'andatura dell'animale con una naturalezza che nella camminata Ophelia non ha ancora raggiunto purtroppo. Anche lui é a conoscenza della malattia di cui ella soffre ed é un altro motivo per il quale la sta tradendo. I suoi amici lo prendono in giro per questo: Marcus e la sua bellissima ragazza immaginaria, ricca da far schifo ma che non ha mai il tempo per conoscere la sua compagnia.. Il primo, invece, é che non vuole essere toccata, almeno non intimamente. É il problema più grande per il quindicenne in pieno stadio ormonale ma presto deve lasciare i suoi pensieri per prestare attenzione alla ragazza di fronte a lui. Eliazar, o come preferisce chiamarlo il ronzino (non gli sta simpatico e sembra che il sentimento sia ricambiato) é stato fermato dalla fantina vicino alla stalla e la stessa esita un attimo prima di chiedergli] Mi aiuti? [Con un sorriso, Marcus le offre le sue braccia con le quali la sorregge per farla scendere dalla sella. Quando finisce le esercitazioni a cavallo, é sempre di buon umore e Marcus tende a sfruttare l'occasione al meglio non facendola toccare ancora terra ma tenendola in braccio per un bacio prolungato. Nel frattempo la conduce all'interno del maneggio, lasciando fuori il ronzino. Ophi si divincola dalla presa e ridacchia, così il ragazzo le permette di raggiungere lo spogliatoio.] Ricordati che non devi spiare! [cantilena lei, sempre ridendo, e lascia socchiusa la porta. Marcus non risponde e senza farsi accorgere - come spesso fa - la spia. Starebbe ore a guardarla, ore a fissare la schiena pallida e liscia, nonostante per i suoi gusti sia fin troppo magra.. Sembra aver optato per un vestito bianco, leggero ed aderente. Con la sinistra cercherebbe di arrivare alla zip ma ha ancora difficoltà con certi movimenti. Sospira e lo chiama] Marcus, ci sei ancora? [Lui deglutisce, poi si rivela] Si, hai bisogno di aiuto? [Non vede l'espressione della ragazza, rimasta di spalle, ma già la immagina fare la sua classica smorfia di disappunto] Mi tiri su...la cerniera? [Gli occhi castano scuro percorrono tutta la figura mentre si avvicina. Quando é ad un respiro di distanza da lei, Marcus non cerca la zip ma il collo bianco con le labbra.] Marcus..no.. [Ophelia prova ad allontanarsi ma il ragazzo l'abbraccia da dietro] Aspetta un attimo e ascolta: di che cosa hai paura? Non ti fidi di me? [La ragazza pare volerlo interrompere ma non le lascia il tempo] Perchè ti fidi di tuo padre e non di me quando lui cerca costantemente di sostituire tua madre con una donna qualunque? Perché ti fidi di quel ronz.. [si mangia la parola e riprende, ben sapendo che lei disprezza quel termine] quel cavallo quando ti ha disarcionato...quante volte avevi detto? [Chiede crudelmente provocandola ed aspetta qualche secondo prima di riprendere il discorso, troppo occupato a percorrere con leggerissimi baci tutta la linea della colonna vertebrale della ragazza. Percepisce la schiena che si inarca, portando casualmente il suo fondoschiena a scontrare il basso ventre di lui. Ophelia si irrigidisce e farebbe per staccarsi ancora se l'altro non la prendesse per i fianchi.] Fidati di me. Chiudi gli occhi, dimentica quello che vedi e ti farò capire quanto ho bisogno di te. [Lei non si gira ma dopo un secondo che pare interminabile, la ragazza annuisce tremante.] Non aver paura. [E la sua eccitazione tra poco non tradisce la sua falsa dolcezza. É stato uno strazio, é stato più che paziente ma ora ce l'ha fatta: le sue mani abbandonano con trepidazione i fianchi per abbassare le spalline del vestito.]

 

[Unisco le mani in un gesto caratteristico ed attendo ancora un minuto nella speranza che inizi a parlare. Questo gioco del silenzio si sta prolungando eccessivamente per i miei gusti ma non voglio cedere, almeno non adesso. É da quando ha varcato per la prima volta quella soglia che non hanno ottenuto dei risultati soddisfacenti. I progressi, per quanto riguarda la fisioterapia, si notano a vista d'occhio ma d'altra parte le mie sedute si sono rivelate un buco nell'acqua. In questi due anni vi sono state unicamente due INvoluzioni: il mio abituale sorriso si é appannato e la ragazzina é diventata più testarda di prima.] ... [Ok, ora basta. Senza mostrare la mia irritazione, con calma estraggo dal cassetto della scrivania un foglio ed una penna, poi senza proferire parola, inizio a scrivere. Le unghie sempre più lunghe della quasi sedicenne sembrano l'unico interesse di quest'ultima...o forse no perché mi chiede ad un certo punto] Che sta facendo? [Silenzio. Mi dà del Lei, nonostante le abbia ribadito un miliardo di volte di darmi del Tu: é evidente che ritenga di essere lei a fissare i termini dell'incontro ed io l'ho lasciata fare..fino ad ora. Finisco di scrivere prima di voltare il foglio verso di lei e attendo una sua reazione. Gli occhi color ghiaccio scorrono le parole] Aloperidolo.. Che cosa significa? [Ha evinto la parola - chiave e io sorrido] Si tratta di un medicinale che migliora ritiro sociale, iperattività e comportamenti aggressivi. Per il tuo caso specifico é stato anche proposto l’utilizzo di antipsicotici (soprattutto risperidone) che migliora le funzioni sensomotorie, irritabilità e stereotipie motorie. Tutti questi trattamenti sono preferibilmente da integrare con interventi educativi e comportamentali, i quali, se mi lasciassi fare, basterebbero da soli a migliorare le tue capacità di interazione sociale [Mantengo lo sguardo fisso sulla ragazza, nonostante questa rifiuti il contatto visivo prolungato, anche quando termino il discorso] ma se continuiamo in questo modo, sarò costretto a chiedere al tuo medico curante di prescriverti uno di questi.. [É una balla bella grossa ma straordinariamente la mia pokerface sembra scalfire la sua corazza di apparente sicurezza.] Mh.. [Ophelia é in dubbio ed alza lo sguardo] Che cosa dovrei fare per..? [Finisci la frase, su!] Per cosa, Ophelia? [Digrigna i denti: parlare più del necessario le dà fastidio.] Per evitare di assumere farmaci. [Brava ragazza!] Fare quello che ti chiedo senza ostacolare il mio lavoro, non ti chiedo altro! É così terribile? [La speranza si fa strada nel mio cuore e ritorno a sorridere, anche se non risponde] Ritengo che stavolta il tuo possa essere considerato un silenzio-assenso. Dunque iniziamo subito! [Il mio entusiasmo per questa sorprendente svolta viene rafforzato da un battito di mani] Con l'indice toccati il naso, le labbra e poi il mento in questa precisa successione! [Si parte!]

 

 

 

[Ma sta scherzando?] Prego? [chiede sbattendo le palpebre] Ophi, te ne prego, esegui e basta! Nel frattempo rispondi a questa domanda: dimmi il primo nome che ti viene in mente. [Quanto non lo sopporta quando la chiama così. E poi quella grammaticalmente parlando non é affatto una domanda.] Nome di cose o di persone? [Emette un sospiro ed esegue con estrema riluttanza (naso, labbra e mento) mentre l'uomo alza gli occhi azzurri al cielo] Non importa!! Rispondi, forza! [Cosetta, che stupidaggine!] Ehm..Ophelia? [La bellezza del suo nome non é seconda a nessuno! Il Dottore non sembra soddisfatto ma non polemizza la sua scelta] Ok.. Ora replica questi movimenti con le mani [e subito glieli mostra mentre le chiede ancora] Qual é il tuo colore preferito? [Ophi non capisce lo scopo di questi esercizi ma, obbediente, esegue e risponde come richiesto dal signor Lewis senza fare domande o commenti che potrebbe (unicamente lui) ritenere inopportuni. Può sopportare tutto tranne che i farmaci: lei NON é malata. Le domande sono perlopiù banali mentre via via che passa il tempo, gli esercizi si fanno sempre più complessi. Tutto procede senza intoppi, almeno finché l'uomo non le chiede di toccarsi la schiena...come se dovesse tirare su una zip.] Non ci riesco. [E non ci prova neanche sotto lo sguardo perplesso del dottore] Come non ci riesci? [La sua mandibola si irrigidisce quasi d'istinto] Non ci riesco e basta! [Sshhhh! Stringe i pugni dietro alla scrivania lignea mentre si ripete mentalmente di mantenere la calma.] E per quale motivo non ci provi nemmeno? [Incontra ancora lo sguardo di lui con ritrosia ma vuole trasmettere la sua determinazione e si sforza di mantenere il contatto visivo] Non capisco il motivo di questi esercizi: perché non mi fornisce una spiegazione? [Il tono é forzatamente calmo ma la sua tensione é ben visibile, dato che tamburella il tavolo con la punta delle unghie.] Stai divagando. [Gli occhi del signor Lewis fissano la mano, così anche Ophi e, rendendosene conto solo allora, la nasconde di nuovo. Impone al suo corpo di rilassarsi senza riuscirci realmente, anche perché il fatto che lui la continui a fissare senza dire nulla non aiuta affatto] Non é vero. [ma stavolta la risposta arriva repentina] Si invece [La sua calma la irrita oltre ogni dire e non riesce a trattenersi] Anche se fosse non importa visto che comunque non sono affari suoi!! [Dannazione, non gli bastano i millemila soldoni con i quali suo padre lo retribuisce mensilmente?! Sbatte i pugni sul tavolo e si alza, non permettendogli di ribattere] Non voglio venire qui per parlare dei miei problem.. [La voce dell'uomo tenta di sovrastarla, dicendo] Allora ammetti di avere un probl.. [ma lei, testarda, urla] NON NE HO BISOGNO! Solo perché non ritengo più nessuno degno della mia fiducia non vuol dire che io sia una relegata sociale!!! [Tace e riprende il fiato cercando di inspirare avidamente grandi boccate d'aria. Passano i secondi, il battito del cuore decelera e Lewis non parla, sebbene continui a guardarla. É decisamente irritante.] Quindi.. In passato nutrivi fiducia per qualcuno? [Oh Santa Cosetta e tutti gli altri fondatori!!] MA LA VUOLE SMETTERE?? [La bacchetta: quanto la vorrebbe usare adesso. E invece che fa? Si volta per prendere la giacca dalla spalliera della sedia] Questa seduta é finita e anche le prossime. [Dichiara per mettere fine a quello che ritiene essere uno spreco di tempo] Presto o tardi dovrai ammettere che hai paura, Ophelia, e io sarò qui ad aspettarti! [Ha già raggiunto la porta ma prima di andarsene si volta per replicare] Può farci anche le ragnatele su quella poltrona se ritiene: io non tornerò indietro. Addio. [cosi dicendo, Ophelia Purcell lascia lo studio del Dottor Edgar Lewis e da allora non ci ha messo più piede. O meglio, nemmeno un tacco.]

  
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