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Autore: Selhen    30/06/2015    0 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel mattino sembrava essere più luminoso degli altri, quando riaprii gli occhi. Timidi raggi di luce entravano dalle fessure della finestra e potevo udire il cinguettio mattutino degli uccellini che popolavano gli alberi dei giardini di Pernon. Come ogni mattina mi stiracchiai in un grande sbadiglio, poi posai i piedi per terra, pronta a cominciare una nuova giornata. Mnerunerk bussò timidamente alla mia porta facendosi avanti con una tazza di delizioso latte di brax che trangugiai senza tante cerimonie. 
"Azphelumbra padrona, jang jang!", aveva detto zampettando allegramente verso il mio letto. 
"Ciao Mnerunerk", gli avevo sorriso dolcemente. Era così tenero, con tutte le sue premure, che sembrava quasi un disprezzo costringerlo a servirmi. "Che ne dici se per oggi ti prendi una giornata libera?" . 
"Giornata libera?", domandò incredulo. Il suo nasino tremolò, così come anche i baffetti. "Shugo servitore non può avere giornate libere, jang". 
"Ogni tanto può anche starci", dissi osservandolo col capo piegato da una parte. "Quindi non obiettare, oggi è il giorno del mercato", conclusi con un occhiolino. 
Mnerunerk dondolò per un momento sulle zampette, un po' titubante, poi raccolse il vassoio e si accinse ad uscire. "Shugo promette che sarà di ritorno presto, jang jang". 
Annuii sorridendo mentre mi alzavo a raccogliere la mia divisa di legione. Non avevo ancora nulla in programma per quel giorno, eppure una cosa che avrei potuto fare era unirmi a qualche mio compagno per tentare di conquistare il percorso di marcia di Jormungand. Mi vestii in tutta fretta. Avrei dovuto recarmi agli uffici di legione per dare la mia disponibilità a fare gruppo. 
Quando giunsi a Pandemonium notai che c'era già un gruppo quasi formato. 
Araziel era in testa, a seguire, scritti nella grafia tremolante del responsabile di legione c'erano Flamet, Pausania, Demonfury... 
Nel leggere il nome di Flamet ebbi un moto di fastidio, che repressi non appena vidi fare ingresso negli uffici la mia migliore amica. "Azphelumbra, Selhen!", canticchiò venendo ad abbracciarmi, "E tu? Cosa ci fai qui?". 
Ricambiai l'abbraccio sorridendo. "Mi stavo prenotando per una Jormungand". 
"Uh fantastico, c'è posto?", domandò lei sbarazzina. 
"In realtà servirebbe un chierico". 
Saephira si lasciò andare ad una risata cristallina. "Poco male! I cleric mi fanno un baffo, chiedi a Pausania", disse altezzosa facendomi un occhiolino, poi compilò il posto mancante del gruppo con la sua grafia svolazzante. 
L'assalto al percorso di marcia era programmato per le dodici, decidemmo che nell'attesa avremmo potuto fare un giro per Pandemonium
Accompagnai Saephira a comprare dell'etere che le era necessario per la realizzazione di pergamene in alchimia, poi andammo insieme al tempio dell'oro a ritirare dei pagamenti per delle vendite ben riuscite e lì approfittai per pagare uno shugo postino e inviare la fiala di sangue a Silyssa, come di patto.
Quando ci ritrovammo nella zona neutrale del percorso di marcia era già mezzoggiorno. Eravamo state le prime ad arrivare e solo dopo di noi fecero ingresso Demonfury e Flamet.
Il cacciatore spiccò un agile balzo andando a punzecchiare Saephira su un fianco. "Buongiorno splendore".
Saephira stirò un sorrisino forzato. "Hai intenzione di importunarmi con le tue battute sciocche anche oggi?".
Demonfury si lisciò il pizzetto scuro divertito. I suoi occhi dal taglio ferino guardarono la mia amica divertiti prima che un ghigno malefico si disegnasse sul suo viso. Incrociò le braccia per osservarla con attenzione. "Sai che non riesco a farne a meno", disse con una sfumatura di finto rammarico nella voce. 
Saephira sbuffò con disapprovazione. "Attento a te, moscerino, qualche giorno potresti ritrovarti con una bella disarmonia sulla testolina bacata!".
Demon ghignò accarezzandosi con delicatezza il ciuffo di capelli perfettamente curato sul resto della testa rasata.
"Il mio parrucchiere potrebbe avere da ridire! Quella chiave di violino è terribilmente pesante. Senza parlare del fatto che mi ritroverei con danni permanenti alle mie facoltà cognitive".
Ridacchiai a quel divertente battibecco che venne interrotto solo dall'arrivo di Araziel. "Quelli li hai già Demon! E piantala di fare l'animale!", aveva detto il capo legione con espressione annoiata, mentre si accingeva a raccogliere la granata riservata alla fazione asmodiana. 
Demon non parve per nulla offeso da quell'affermazione, piuttosto cominciò a pronunciare alcuni incantesimi di potenziamento e andò a disporsi fianco a fianco a Flamet, raggiungendo l'uscita.
Sguainai i revolver anch'io, rimanendo accanto ad Araziel mentre Saephira intonava alcune melodie col suo strumento a corda per ricaricare il mana di Flamet con la magia.
"Grazie", aveva detto l'assassina con tono mellifluo sparendo poi dalla nostra vista.
Quando i cancelli si aprirono orde di Balaur interi ci assaltarono. Ma lo spirito di gruppo e le pronte cure di Saephira erano riusciti a tenerci in vita senza troppi problemi.
Conquistare il primo accampamento di difesa era stata una passeggiata. La possente stazza di Pausania aveva permesso di incassare i colpi peggiori senza che lei ne rimanesse lesa. Quanto a me e Araziel ci limitavamo a stordire più nemici possibili, mentre Saephira temporeggiava mandando in sonno i nemici più pericolosi.
Più che uno scontro sembrava di essere ad un rave party di pinguini danzanti.
La massima disinvoltura ci aveva portati alla conquista della guarnigione Nord. Andammo avanti alla stessa maniera nell'occupazione della postazione Nord. Flamet tendeva gli agguati alle guardie balaur, poi tutti insieme ci lanciavamo all'attacco mentre le melodie di Saephira ripristinavano la salute di tutti e cinque i combattenti.
Quando già avevamo preso due postazioni, impossessandoci delle provviste dei balaur, ci preparammo a dirigerci verso la postazione sud e in quel frangente ci giunse un gran fracasso alle orecchie.
"Sono già alla sud", annunciò Flamet in tono macabro.
Deglutii, e io e Saephira ci scambiammo un'occhiata preoccupata. La parte più difficile doveva ancora venire: lo scontro con il gruppo della fazione Elisiana.
"Il percorso di marcia oggi deve essere nostro", disse con sguardo severo Araziel puntando i suoi occhi su ognuno di noi. "Flamet, dolcezza, sai cosa fare!".
L'assassina ghignò divertita prima di sparire nuovamente.
"Ti prego Araz, voglio andare anch'io a sgamare le guarnigioni ai piccioni", si era lagnato Demon.
"Tu stai qui!", il tono imperioso con cui Araziel aveva parlato non ammetteva repliche.
Vedemmo Flamet sparire davanti a noi, poi tutti insieme cominciammo cautamente a scendere fino alla postazione sud, dove probabilmente gli elisiani ci aspettavano.
Quando Flamet fu di ritorno aveva un'aria parecchio preoccupata. "Siamo finiti contro due Generali e parecchi ufficiali", arricciò il naso disgustata. 
"Che classi?", domandò Araziel senza lasciarsi impressionare da quella notizia.
"Chierico, Assassino, fattucchiere, gladiatore", cominciò Flamet.
"I Generali?", la incalzò Araziel.
"Tiratore e Cacciatore".
Nell'udire le parole di Flamet ebbi un sussulto al cuore. Poteva essere che...? No. Il destino sarebbe stato terribilmente crudele se tra tutti gli elisiani che avremmo potuto avere contro, fossimo finiti contro Velkam e i suoi.
"Ragazzi, inutile che vi spieghi chi deve implodere per primo", disse Araziel pragmatico mentre caricava i propri revolver.
"Tutti sul cleric, quanto a voi, Araziel, Selhen, ricordatevi di evocare l'occhio magico per scovare assassino e cacciatore!".
Annuii senza essere sicura di aver capito.
"Pronti all'assalto". Aveva annunciato Araziel sollevando un revolver.
"Tre, due, uno...".

Fu nel momento in cui varcammo la fortificazione della postazione sud che ce li ritrovammo davanti. Le loro armature erano preoccupanti. La bandiera elisiana già sventolava all'interno della guarnigione e numerosi corpi di Balaur, ormai morti, giacevano sul pavimento innevato della postazione.
Per un momento per me fu come vedere tutto rallentato. 
Sì, il destino era stato tanto ironico quanto crudele. Velkam era là, tra quel gruppo di elisiani. 
Mi arrestai di colpo e sentii Demon che mi sbatteva contro. "Selhen!", si era lamentato oltrepassando la mia figura di ghiaccio.
Notai in Velkam lo stesso sguardo smarrito e preoccupato. 
Fu solo un attimo, un momento. Accadde tutto molto velocemente.
Il chierico del gruppo elisiano era praticamente stato trivellato dai colpi di Araziel e Demon, Sae si manteneva a debita distanza, protetta da una barriera magica che il Gladiatore elisiano stava cercando di spezzare in tutti i modi. Poi, d'improvviso, il gruppo di elisiani si era ridotto.
Velkam era sparito dalla mia vista, cosa che, in un primo momento, mi aveva fatto credere che avessi avuto soltanto una visione.
"Assassino e cacciatore, prendeteli!", aveva urlato Flamet sgozzando il Gladiatore che aveva aggredito Saephira.
Capii da ciò che in realtà avevano solo sfruttato la loro invisibilità. Gaar e Velkam stavano andando a rubare le nostre guarnigioni.
"Selhen, muoviti!", il tono imperioso di Araziel mi aveva fatto rabbrividire. Sembrava... arrabbiato?
Sparai un colpo sul fattucchiere elisiano che aveva preso di mira Flamet ma la barriera magica lo protesse.
"Buttala giù", arrivò perentorio l'ordine di Araziel.
Annuii frettolosa sparando i colpi più potenti che avevo in serbo. Quando la difesa magica si infranse, il fattucchiere divenne carne da macello tra i letali pugnali di Flamet.
Rimaneva solo il tiratore che per l'occasione aveva preso le sembianze di un pinguino ballerino per merito di Saephira.
Mi guardai intorno e notai che di Araziel e Flamet non c'era più nessuna traccia. Eravamo rimasti io, Pausania e Saephira contro il tiratore elisiano. Uno dei generali.
Notai il tizio biondo studiarmi con un occhiata. Disse qualcosa, che non capii, prima che Saephira con un urlo non svolazzò l'archetto mandando addosso al nemico una chiave magica. Il peso della pesante disarmonia schiacciò l'elisiano che si accasciò per terra spalancando le candide ali richiuse su se stesse prima di scomparire alla vola della loro zona neutrale, dalla quale sarebbero rinati.
"Prendi la guarnigione, Selhen!", aveva urlato Pausania frettolosa mentre usciva dalla postazione sud per recarsi all'ultima guarnigione che restava agli elisiani. La loro difensiva.
Mi accostai alla capannuccia elisiana e ne strappai gli stendardi, imponendo, con la magia, il sigillo di conquista Asmodiano.
Imprecai quando in quel momento una nuova orda di Balaur aveva fatto ingresso nella guarnigione, ormai asmodiana, per riprendersela.
"Fila, viaaa!", aveva detto Sae terrorizzata muovendosi verso la direzione della nostra difensiva.
Sussultai, aveva ragione. Non potevamo competere solamente in due con un nuovo manipolo di Balaur. 
Incontrammo Araziel alla difensiva asmodiana, era intento a evocare il sigillo anche in quella guarnigione che ci era stata sottratta, quando il suono di una nuova conquista elisiana rimbombò nel percorso di marcia.
Gli elisiani avevano conquistato una postazione. Supposi fossero stati o Velkam o Gaar.
Quando ci riunimmo nuovamente alla loro postazione sud, scorsi i vestiti di Araziel imbrattati di sangue. Non riportava nessuna ferita, dunque supposi che quel sangue fosse di qualche elisiano con cui si era scontrato. Rabbrividii. Sapere che Velkam avrebbe potuto soffrire la morte a causa nostra non era una gran bella cosa.
"Preparatevi ad attirarli dentro la guarnigione", aveva ordinato il tiratore scandagliando il corridoio esterno con lo sguardo. Ho mandato Flamet ai lanciagranate. Li incastriamo tutti come i topi, generali compresi", ghignò Araziel. "Demon, tu torna alla nord e conquistala,  l'assassino ce l'ha rubata, ma ha fatto la fine che meritava".
Rimasi di sasso quando notai gli elisiani venire di corsa alla nostra volta. Non potei fare a meno di gettare uno sguardo verso Velkam, di scuotere il capo terrorizzata, cosciente della fine che di lì a poco avrebbero fatto tutti. In tutto ciò mi accorsi troppo tardi che mi ero sporta troppo fuori dalla guarnigione.
Venni letteralmente assaltata dal tiratore elisiano. Il mio braccio sinistro, aveva incassato la maggior parte dei suoi colpi, e così anche la mia spalla. Vidi il mio sangue, copioso, sgorgare e macchiare la neve della postazione Sud, e nell'accasciarmi a terra notai Velkam spintonare il suo compagno elisiano per impedirgli di sparare il colpo decisivo.
La granata lanciata da Flamet esplose, in un boato fragoroso. Il macabro suono di sei paia di ali riempì il silenzio, e tra quelle le vidi, mentre rantolavo per terra. Le immense ali di Velkam, sfumate di azzurro, si erano richiuse esattamente con tutte le altre.
Urlai, ma fortunatamente per me quell'urlo venne scambiato per un urlo di dolore viste le mie condizioni.
Vidi Araziel inginocchiarmisi accanto e prendere il mio braccio sanguinante tra le mani.
"Saephira, è messa malissimo, curala", aveva detto svelto.
Saephira aveva assistito attonita a tutta la scena. Mi aveva solo guardata tristemente negli occhi, mentre i corpi degli elisiani cominciavano a svanire uno per uno.
Lacrime mi rigavano le guance, mentre il suono dell'ultima guarnigione conquistata sanciva la nostra vittoria.
Mi accorsi di singhiozzare. "E' tutto finito, torniamo a Pandemonium, bimba", mi aveva sussurrato Araziel dolcemente.
Non risposi, potevo quasi sentire lo sguardo di Flamet bruciante sopra di me. Come se avesse intuito qualcosa ma come se lei stessa non fosse in grado di capire di cosa si trattasse.
Vidi Araziel estrarre una pergamena del ritorno dalla propria borsa in pelle e leggere il nome della destinazione. Ci dissolvemmo, e quando ci ricomponemmo davanti all'obelisco del grande tempio di Pandemonium un capannello di Asmodiani curiosi ci accolse.
Appoggiai stancamente il capo alla spalla di Araziel mentre il braccio mi doleva come non mai. Potevo sentire il sangue viscido sporcarmi la mano e sgorgare dalla ferita. Vidi le gocce imbrattare il pavimento di pietra del Tempio.
"Coraggio bimba, vedrai che lo zio Galthun ti rimetterà a nuovo", mormorò Araziel portandomi a passo cadenzato verso gli uffici di legione.
Chiusi gli occhi lasciandomi cullare dal dondolio dei suoi passi, sentivo il respiro farsi sempre più pesante e la mia vista annebbiarsi.
A quanto pareva qualcuno aveva fatto chiamare Galthun perchè lo ritrovammo già nel luogo prestabilito. 
Con sguardo esperto il chierico di legione mi scrutò la spalla mentre ancora Araziel mi teneva tra le braccia.
"Ci vorrà un po'", aveva detto maneggiando con cura le mie ferite. "Saephira ha fatto un buon lavoro, ma a me toccherà quello più scomodo. Puoi appoggiarla qui, se vuoi" indicò una panca in un angolo, e detto ciò si lisciò i grandi baffoni cominciando a recitare una dolce litania guaritrice.
Una sensazione di calore mi avvolse il braccio mentre Araziel mi adagiava distesa sulla dura superficie di legno. 
"Ho caldo", mormorai con voce spezzata.
La mano calda e sicura di Araziel mi spostò dalla fronte i capelli albini incrostati di sangue, si erano attaccati ad essa per il sudore e l'umido della neve.
"Shhh", mi disse mentre mi studiava con lo sguardo.
Volsi per un momento uno sguardo grato verso di lui, ma non ebbi la forza di ringraziarlo, ero veramente sfinita, e per quanto la magia di Galthun mi attutisse il dolore, il braccio e la spalla continuavano comunque a dolere.
"Per poco non la colpivano al cuore...", riecheggiò nella mia testa la voce di Galthun, poi fu buio.

Ritornai a casa nel pomeriggio inoltrato. I miei vestiti erano interamente imbrattati del mio stesso sangue, ragion per cui, avrei dovuto toglierli e cestinarli.
L'immagine di Velkam che si accasciava senza vita sul suolo della postazione sud mi aveva tormentato per tutto il pomeriggio. 
Vedere morire un Daeva non era per niente una bella cosa, soprattutto quando si trattava del Daeva di cui eri innamorata.
Avrei voluto scrivergli, sapere come stesse, sapere se si fosse ripreso.
Con questi pensieri arrivai all'ingresso di casa mia. Come di abitudine controllai la cassetta della posta, sicura comunque, di non trovarci alcuna lettera.
Quando aprii il coperchio della cassetta, su cui una grande aquila dorata spalancava le sue immense ali, un foglietto di pergamena bianco catturò la mia attenzione.
Corrugai la fronte. Eravamo a metà settimana. Non poteva trattarsi di nulla se non di un messaggio inaspettato.
La mia sorpresa fu più grande quando raccolsi il foglietto tra le mani, per decifrarne il testo vergato a mano.
L'inchiostro era sbavato, e le parole sembravano essere state scritte di tutta fretta.

Velkam vuole vederti. Ti aspetta alle cascate della guarnigione 72 a mezzanotte. 
Gaar


Il mio cuore fece le capriole quando lessi quel nome. Velkam.. voleva vedermi.
Ma perchè incaricare Gaar di scrivere quel biglietto? E come aveva fatto, un elisiano, a portare il biglietto nella mia buca delle lettere, a Pernon?
Senza farmi tante altre domande, accecata dalla voglia di rivederlo, mi fiondai letteralmente dentro la porta di casa.
Mi spogliai di tutta fretta sfruttando l'acqua calda che Mnerunerk aveva preparato per il mio bagno, di ritorno dal mercato. 
Feci in fretta, mi lavai, e mi rivestii di tutto punto. Sarei passata a mangiare qualcosa all'Apellbine, poi avrei cominciato a incamminarmi verso il posto indicato.
Conoscevo quella zona. Era una cascata che si apriva tra le rocce del Katalam Nord, l'unica cosa che mi stranizzò fu che Velkam, per quell'incontro, avesse scelto una zona non neutrale.
Caricai i revolver, consapevole che avrei dovuto essere ben pronta a usarli, poi, senza comunicare niente nemmeno al mio shugo servitore uscii.
Avrei voluto riabbracciarlo. Sentirlo tutto intero tra le mie braccia. Baciarlo ancora una volta e comunicargli quanto vederlo accasciarsi al suolo era stato doloroso.
Ringraziarlo, perchè mi aveva evitato una morte certa mettendosi contro uno della sua stessa fazione.
Sorrisi tra me, mentre attraversavo i vialetti alberati di Pernon alla volta del teletrasporto, non avrei mai creduto possibile che così presto avremmo potuto rivederci.


[Eccoci col nuovo capitolo, secondo voi cosa accadrà? Perchè Velkam ha mandato a chiamare Selhen? 
Beh non vi anticipo nulla, scopriremo alla prossima puntata il lupus in fabula.
Ciao belli, recensite che così arriva lo speciale 55 recensioni! Su u.u]
  
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