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Autore: revoluti0ns    30/06/2015    0 recensioni
"E' troppo complicata come situazione, io non ce la faccio..." le lacrime pronte a scendere, le grida soffocate e le mille parole mai dette
"Perchè? Pensi che a me piaccia? L'unica ragione per la quale sono in piedi ,alle due del mattino, a gridare come un pazzo è perchè vorrei dire a tutti che sei mia, vorrei poterti baciare davanti a tutti e non fissarti da lontano, vorrei farti capire che questa differenza fra me e te non c'è mai stata e mai ci sarà, vorrei far capire a tutti quei bastardi che non ti possono fissare in quel modo così viscido, perchè tu non puoi essere fissata così!"
Il mio cuore per un attimo smise di battere e in quell'attimo capii, non potevo andare da nessuna parte senza lui.
Perchè lui era la MIA condanna.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo.
 


28 Giugno.

 
Era dalle 21:30 che stavamo tutti seduti in cerchio intorno ad un tavolo sul balconcino del nostro bar preferito, Il Plaza, per aspettare la mezzanotte e dare gli auguri a Sofia. L’unica pecca era che tutti ridevano, scherzavano mentre io cercavo di divertirmi quando ,in realtà, ogni minimo gesto o parola mi irritava.
“Altre due ore e gli unici sfigati sedicenni sarete voi” disse Sofia in modo ironico e ridendosela, peccato che avesse scelto la serata e la persona sbagliata
“Non so cosa cambi avere sedici o diciassette anni” le risposi con tono scocciato e infastidita dal suo tono di voce
“Suddai, solo perché tu sei di Agosto e ti mancano parecchie settimane dici così- per qualche strano motivo scoppiai a ridere, più che altro per la convinzione che manifestava parlando- e poi a mezzanotte avendo teoricamente diciassette anni potrò offrirvi alcolici fino a ridurci una pezza” non resistetti più e risi di gusto, come non ridevo ormai da due o tre giorni, la stupidaggine di quella ragazza non aveva limite ma allo stesso tempo era la stessa ragazza che mi stava tirando su di morale
“In realtà Al Plaza gli alcolici li danno persino ai tredicenni ma ok…” e alle risate si unì anche Simon che fece rattristare Sofia facendole seriamente venire il dubbio di cosa cambiasse avere sedici o diciassette anni. Era una ragazza stupenda, spassosa e altro ma si faceva troppe domande, era una di quelle ragazze che in ogni situazione andava chiedendo ‘perché? ’ e poteva continuare a chiederlo all’infinito
“Reb alla fine com’è andata la cresima di quel tuo amico?” mi girai verso Andrew che fino ad ora era stato a giocare a quei giochi stupidi sul telefono e a maledirsi da solo
“Tutto ok, solite feste, ragazzi che si buttano fuori, chi mangia troppo, chi parla troppo e chi se ne va troppo presto, ti ha raccontato Jen che la collega della mamma l’ha trovata a fumare?” al ricordo di quella scena scoppiai a ridere, per colpa di Jen ci eravamo fatte tre rampe di scale in 10 secondi e all’ultimo gradino ero caduta sbucciandomi un ginocchio
“Mi ha semplicemente accennato che sei caduta davanti a tutti e nonostante ciò, continuavi a ridere e a correre” tutti quanti scoppiammo a ridere e pensai che poi così male quella serata non era, poteva andare anche peggio
“Jen le ha messo un’ansia, io le aspettavo dietro il ristorante quando ho sentito un rumore e qualcuno ridere, mi sono precipitata giù e ho visto Reb con il ginocchio pieno di sangue che correva verso di me, ci voleva un video” smisi di ridere mentre tutti gli altri continuavano a schiamazzare e la guardai male
“Solo quello ti dovevi permettere di fare..” le dissi prima di mimare con un segno che, se solo si fosse permessa, le avrei tagliato la gola; presi il mio caffè, ormai freddo, e iniziai a berlo prima che diventasse congelato
Nonostante fosse il 28 giugno faceva così freddo che eravamo costretti a uscire ancora con le giacche.
Continuando a ridere e scherzare tra di noi, la serata sembrava stesse andando per le meglio quando sentii la porta del bar per uscire sul balconcino aprirsi, tra le risate alzai lo sguardo e vidi Marco.
Cacciò una sigaretta dal pacchetto prima di vedermi, passò vicino a me con un sorriso tirato e si mise in piedi sul balconcino a fumare.
Ormai avevo imparato a conoscerlo: menefreghista, orgoglioso, scontroso e potrei continuare all’infinito con i suoi difetti.
Mi sentii un suo dito sul mio braccio e mi girai verso di lui sorridendo, uno di quei sorrisi non falsi ma di più, era da sabato che non si faceva più sentire e io ci ero rimasta malissimo, soprattutto dopo la sua battuta, mi sorrise di sbieco anche lui prima di accendersi la sigaretta, quindi mi girai verso i miei amici ,anche se ormai la mia attenzione non era più verso loro.
Sentii la sua mano sul mio braccio, mi fece segno di alzarmi, abbassai lo sguardo e con tutta la forza in corpo mi misi davanti a lui con ancora la sua mano sul mio braccio.
“Non si saluta nemmeno più, ora?” mi chiese con il sorriso più falso che avesse mai fatto mentre la sua mano scendeva a sfiorare la mia
“Se non ti fai più sentire” gli tirai uno spintone sorridendo per rendere la situazione meno pesante di come si era venuta a creare
“Sai appena sono salito cosa ho pensato?- scossi la testa e gli chiesi cosa- Ho pensato la prima bionda che mi trovo di fronte, la invito a fare un giro con me!” il sorriso malizioso, la sigaretta tra le labbrae, il telefono che non smetteva di vibrare. Sapevo già dove volesse andare a parare.
“E chi è questa sfortunata?” lo dissi ridendo quando, dentro, stavo morendo perché poi così tanto sfortunata non era
“Neanche a farlo a posta, tu sei la prima bionda che incontro” il fumo mi arrivò dritto in faccia e la sua mano non smetteva di toccare la mia
“Non ti credo proprio- lo dissi ironicamente ma ero solo infastidita- avrai incontrato tantissime altre bionde prima di vedere me” staccai la mia mano dalla sua sentendo lo sguardo del BarMan ,che quella sera lavorava al posto di Marco, su di noi.
“Hai ragione, forse non sarai la prima bionda che incontro ma tutte quelle che ho visto non mi interessavano minimamente, mi sono concentrato principalmente su di te- mi fissò dritto, con quelle striature tra il verde e il blu notte prima di confondermi del tutto- appena ti ho vista” avrei voluto abbracciarlo o dargli un bacio, anche a stampo, ma non potevo, già parlare così vicini era un rischio, gli sorrisi timidamente prima di ributtare dentro
tutta la tristezza che stava per uscire
“Allora?- alzai lo sguardo senza capire la sua domanda- Vorrei farmi un giro con te, parlarti siamai” non mi sarei mai immaginata quelle parole dette con dolcezza da lui, aspirava, mostrava la sua aria da duro, riduceva gli occhi a due fessure e cacciava il fumo
“Dobbiamo aspettare la mezzanotte con Sofia, proprio non posso” e mentre lo dicevo un macigno si posò sul mio cuore, dalla sua espressione avevo capito che era rimasto sorpreso, poi male e in fine aveva poggiato sul suo viso la solita maschera da ragazzo menefreghista
“Va benissimo- la sigaretta per terra, il sorriso forzato e la spalla che si scontra con la mia- ciao” non riuscii a dire nulla, tutto quello che feci era sedermi al mio posto, spegnere il cellulare e cercare di divertirmi con i miei amici.

 
 

***

Salve a tutti, questo è il primo capitolo della mia prima storia qui su EFP.
Spero che vi piaccia e spero che non ci siano errori, qualora ci siano errori o vogliate darmi dei consigli o accorgimenti io li accetterò più che volentieri.
Essendo la prima volta che scrivo non sono bravissima, quindi spero che nel corso della storia riuscirò a migliorare.
Voglio dirvi che Sì, forse ora non capirete molto hahaha ma vi prometto che dal Primo Capitolo cercherò di spiegarvi la storia in modo molto più chiaro così da entrare nell'ottica :)
Questo è tutto, mi raccomando recensite se vi piace :P e al prossimo capitolooo.


N.B. Vi consiglio di leggere questa storia con sottofondo questa canzone "Omniment-Collapse"

 

-M

   
 
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