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Autore: Lela150995    01/07/2015    0 recensioni
Mare ragazza difficile, fatta di paranoie. Un corpo che all'apparenza può sembrare vuoto ma in realtà è pieno di emozioni che lei stessa non conosce, ma soprattutto una mente piena di ricordi e segreti che il suo cervello ha annullato.
Alan un ragazzo dal passato brusco e con un cuore freddo. La sua mente ricorda ogni cosa però, a differenza della ragazza, la sua mente ricorda molto, forse troppo. Ricordi che fanno male e che aveva accantonato in un angolino della sua anima, ma che torneranno più vivi di prima.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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"Corri. Sorridi. Non voltarti. Non guardarti indietro. Dimentica. Al passato non pensarci. È passato perché appunto è andato via. Non voltarti. Corri. Scappa. Salvati. Hai te stessa. Salvati." Mi svegliai di soprassalto. Ancora quel sogno, quella voce, quel viso, quel passato. L'amaca dondolava insieme al vento, e insieme a loro anche io. Iniziava a fare freddo, avevo la pelle d'oca e i brividi. Il cielo era blu pieno di stelle, la luna piena e qualche nuvola di passaggio. Guardai l'orologio, era quasi l'una di notte. ―Marea torna dentro, ti prenderai la febbre così. ― disse mia madre. Che razza di nome è Marea? Non mi rappresentava per niente, non lo sentivo mio come non sentivo mio quel corpo. La Marea era alta e poi bassa, lunatica e in continuo cambiamento, io invece ero così statica, vuota, ed ero così da sempre. Mia madre era l'unica a chiamarmi così. Dall'età di sei anni iniziarono a chiamarmi Mare, Fred iniziò a chiamarmi Mare. 
Fred era il mio migliore amico sin da quando eravamo bambini, era un ragazzo così intelligente, dolce e..fragile. Eravamo al fiume quando lo vidi per la prima volta, piangeva, così decisi di avvicinarmi. Aveva il ginocchio sbucciato con il sangue che colava lungo la gamba. Presi la fascia dai miei capelli, la bagnai al fiume e iniziai a pulirlo facendo attenzione a non fargli male. Mi guardava con i suoi occhi blu mentre cercavo di medicarlo. Osservava ogni mio movimento e a poco a poco smise di piangere ma continuò a fissarmi. 
― Sei apposto ora. ― gli dissi rialzandomi. 
― Come ti chiami? ― mi chiese con un sorriso, come se già si fosse dimenticato del suo ginocchio.
― Marea. ― mi fissò.
― Ciao Mare, io sono Fred. ― disse prendendomi per mano ― vieni, andiamo a giocare. ― e mi trascinò con se.
A distanza di anni gli chiesi per la millesima volta perché mi chiamasse Mare. Si fermò a pensare.
― Perché il mare è profondo come i tuoi occhi, hanno lo stesso colore e sono rumorosi come il mare, fanno rumore in silenzio. ― rispose poi guardandomi e sorridendomi con quel sorriso da bambino.
Mi addormentai ripensando ai giorni passati con lui, alle altre volte in cui l'ho aiutato con altre ferite, sia fisiche che mentali, alle volte in cui l'ho aiutato a rialzarsi e alle volte in cui, invece, mi sdraiavo accanto a lui perché eravamo distrutti entrambi.

Il mattino seguente passò tra le diverse faccende di casa e i preparativi per la partenza. Era l'ultimo giorno di giugno e l'indomani sarei partita per andare in campeggio con il gruppo. Erano le sei del pomeriggio e avevo finito di preparare la valigia. Ero sempre molto ordinata e precisa su alcune cose e doveva essere sempre tutto al proprio posto, quindi feci una lista con su scritto tutte le cose che dovevo portare per il viaggio, e mi sembrava di aver messo tutto così uscii di casa e andai al casale. 
― Mare, smettila di fumare ― disse Val arrivando da dietro e togliendomi la sigaretta di mano.
― Val che rottura. ―risposi infastidita.
― Ti fa male. ― mi guardò con occhi dolci, io ricambiai con i miei occhi di ghiaccio come sempre, poi distolsi lo sguardo e mi voltai a salutare Micael e Fede.
― Dov'è Fred? ― chiesi guardandomi in giro.
― Fuori.
Andai a cercarlo. Il suo skate era abbandonato in un angolo ma lui non c'era. Mi guardai un po' intorno e all'improvviso sbucò da dietro una parete del casale. Il suo comportamento sembrava piuttosto sospetto. Non si accorse di me e si guardava intorno, come se stesse cercando di capire se qualcuno l'avesse visto fare chissà cosa. Gli bloccai la strada mettendomi avanti a lui facendolo sbattere contro di me mentre cercava di abbottonarsi l'ultimo bottone dei jeans con molta fretta.
― Hey.. ― si voltò verso di me, con gli occhi sbarrati e il respiro sospeso. 
― Che stavi facendo? ― chiesi guardandolo in faccia e solo in quel momento mi accorsi che aveva il volto leggermente arrossato, la fronte e le tempie sudate e i capelli in disordine. 
― Ehm.. Io... ― balbettò. 
― Tu? ― chiesi io scrutando la sua espressione e cercando di capire cosa stesse nascondendo.
― Sono andato.. aa-a.. fare pipì. ―disse con tono poco convincente.
― Pipì? 
― Si. Sai che non riesco a trattenerla tanto. 
― Cosa mi stai nascondendo Fred? ― chiesi senza giri di parole. 
― Te l'ho detto. Sono andato solo a far pipì lì dietro. ― rispose guardando da un'altra parte facendo l'indifferente. 
Sentii dei rumori provenire da dove lui era sbucato fuori pochi minuti prima e, incuriosita, mi avvicinai. Qualcuno si stava allontanando a passo veloce, era di spalle con una felpa e il cappuccio in testa, quindi non riuscii a vedere chi fosse.
― E quello era la tua 'pipì'? ― gli chiesi. 
― Non è come credi. ― disse cercando di giustificarsi. 
― Ti conosco troppo bene. Non mi importa di quello che fai però io ti dico sempre tutto e poi scopro che mi nascondi le cose?
―Ma.. Non è come credi.. Era giusto per..
― Giusto per, cosa? ―dissi interrompendolo. ― Chi è? ― chiesi.
― Nessuno di importante.
Lo guardai con uno sguardo torvo. Mi stava facendo arrabbiare sul serio. Io ero sempre così sincera con lui, non avevo una vita molto movimentata ma gli raccontavo tutto quando succedeva qualcosa. E pensavo che lui facesse lo stesso con me. 
― Avrà pur un nome questo qualcuno no? ― dissi con un finto sorriso sulle labbra.
― Non lo so.
― O non vuoi dirmelo. 
― Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno e io gliel'ho promesso.
― Quindi hai dei segreti con me.. Bene. ― dissi con tono freddo.
― Ma no.. E' solo che.. Cioè lui.. Io...
― Lascia perdere. ― dissi voltandomi e incamminandomi.
― No ti prego, non andare ― mi rincorse.
― Non mi frega un emerito cazzo di chi ti scopi Fred. ― risposi con un tono di voce leggermente più alto. Mi voltai di nuovo e iniziai a camminare con più decisione di prima. Volevo allontanarmi. Pensavo di potermi fidare, almeno di lui.
― Mare.. ― sentii alle mie spalle, con la paura nella sua voce tremante. Era terrorizzato all'idea di perdermi e di deludermi, non litigavamo quasi mai ma quelle poche volte che succedeva era una distruzione per entrambi. 
Non volevo nemmeno litigare, ma non sopportavo l'idea che avesse dei segreti con me. A me diceva sempre tutto. Sono stata la prima persona a cui ha detto che fosse gay, la prima persona a cui ha raccontato ogni cosa e con il tempo ha portato anche me ad essere aperta nei suoi confronti, a confidarmi. 
― Questo proprio non posso accettarlo. ― dissi tra me e me, mentre scalciavo le pietre che di tanto in tanto si imbattevano sul mio cammino.
   
 
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