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Autore: Dils    16/01/2009    9 recensioni
Nick/NuovoPersonaggio
"Kevin ci guardava con l’espressione di chi la sa lunga e Joe continuava a fare le sue solite battute.
Va bene, ero innamorata di Nick e allora?
Avevo sempre avuto un debole per lui,era il mio Jonas Brothers preferito e ora che lo conoscevo mi ero presa una bella cotta per lui.
Ormai mi ero rassegnata ad essere solo un amica ma averlo potuto conoscere era già gratificante per me."

Versione riveduta e corretta.
Titolo modificato da "I vicini" a "Dille che l'ami"
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dille che l’ami.

 

Che fai per dirle che l'ami

e dirle ciò che hai nel cuore?

(Come d’incanto)

 

 

 

 

 

Quando i miei genitori mi aveva detto che ci saremmo trasferiti negli Stati Uniti non avevo saputo come reagire. Mi sarebbe mancata la mia città, la mia vita, i miei amici. Ma cavolo, era l’America! Il mio sogno praticamente da...sempre.

Ora che ero lì, nella mia nuova casa, a osservare i bel quartiere periferico ero sicura che quella era la cosa più bella che mi potesse mai capitare. Mia mamma mi aveva obbligata a frequentare un corso d’Inglese perciò adesso lo sapevo parlare perfettamente. Più o meno.

Dall’altra parte della strada tre ragazzi e un bambino lanciavano un frisbee a un cane. Non riuscivo a vederli in faccia perché erano girati di spalle, eppure gli avevo già visti da qualche parte... Scossi la testa, lasciando perdere, dovevo essere stanca a causa del fuso-orario. Accesi il portatile - mi avevano appena messo la linea internet - per accedere a messanger e controllai l’ora. Erano le 19.30, in Italia erano più o meno le due del pomeriggio. Perfetto.

 

Gagghe - Jonas nel cuore scrive:

Dileeeee!

D i l e t t a - Mi mancherete <3 scrive:

Gagghe!

 

Margherita –detta Gagghe- era una delle mie migliori amiche, quanto mi mancava.

Subito attivammo la web per vederci e parlare direttamente.

«Allora com’ è l’America? Quanto vorrei essere lì! »

«Noi sai quanto io vorrei essere lì ad abbracciarti, invece!»

Lei mi sorrise, stava per dirmi qualcosa quando suonò il campanello. Corsi al piano di sotto e aprii la porta. Tre ragazzi mi guardavano sorridendo. Il più alto aveva i capelli lisci e un corpo scolpito; il tipico fighetto simpaticone.

Alla sua destra c’era un altro ragazzo dai capelli ricci, gli occhi verdi e il sorriso sincero.

Il terzo doveva avere più o meno la mia età, aveva i capelli corti che formavano dei bei boccoli, gli occhi scuri e le labbra carnose.  Il corpo magro e snello. Era a dir poco D-I-V-I-N-O.

Dopo un primo momento di shock mi accorse che, sì, io conoscevo quei tre. Li conoscevo molto bene. Joe, Kevin e Nick Jonas. Ed io ero in pigiama. Con delle stupide mucche disegnate sopra. Fantastico.

«Benvenuta nel quartiere!», dissero in coro.

«Ehm...Grazie... »
«Tu devi essere la nuova vicina di casa. », mi disse in modo gentile Kevin.

«Sì... Appena arrivata dritta dall’Italia!»

Nick mi porse un contenitore e io lo guardai stralunata.

«E’ un regalo di benvenuto»  Mi spiegò.

«Oh...oh. Grazie! Vi posso offrire qualcosa? »

Se pensiate che sia stata una scusa solo per farli entrare vi state sbagliando di grosso.

Forse un po’ sì. Ho detto forse.

«Allora tu sei...?»

«Diletta, ma potete chiamarmi Dile»

«Noi siamo Nick, Kevin e Joe»

Anche se sapevo perfettamente chi erano lo lasciai fare e sorrisi.

«Visto che non hai niente da fare se non spiare le persone che ne dici di venire fuori con noi domani sera?»  Domandò malizioso Joe.

Io arrossii colpevole. « Hey...Vi ho spiato solo una volta e poi non sapevo che eravate voi!»  Dissi come se niente fosse. « Per quanto riguarda domani sera...Devo controllare la mia agenda. » Aggiunsi poi con un imitando una diva. I tre risero di cuore. Che bella risata che aveva Nick!

«Joe qui c’è qualcuno che ti può levare il trofeo di buffone di corte!»

Lo canzonò Nick dandoli una gomitata.

In quel momento mi ricordai che avevo lasciato Gagghe al piano di sopra.

«Scusate un attimo!»

Velocemente corsi in camera lasciando i Jonas al piano di sotto che si guardarono con lo sguardo da questa-è-pazza.

«Gagghe! Non indovinerai mai chi c’è in casa! Aspetta che li chiamo!!»

Scesi di nuovo le scale e mi avvicinai ai tre che si erano accomodati sul divano.

«Dovete farmi un favore! Devo fare una sorpresa a una mia amica... »

I tre si guardarono con sospetto. Avevano capito che sapevo perfettamente chi erano. Ma cosa si aspettavano? Insomma, solo un eremita non avrebbe saputo chi erano i Jonas Brothers, quei fratelli talentuosi –e terribilmente carini, ma questi sono solo dettagli- dei New Jersey che avevano venduto milioni di dischi in tutto il mondo. E io non ero certo un eremita, anzi, non solo sapevo chi erano ma avevo tutti i loro dischi ed ero andata anche a due loro concerti in Italia. Ma questo, ovviamente, a loro non lo dissi.

«Non so... »

«Vi prego! Vi adora! Se non vi faccio parlare con lei mi terrà il broncio a vita!»

Nick annuì sorridendomi con quel suo modo tutto speciale di sorridere, così i fratelli non poterono che acconsentire.

«Io e Joe andiamo a chiudere la porta di casa a chiave, arriviamo subito.»

Già da allora sospettai che era solo una scusa per lasciarci da soli, quei due proprio non sapevano mentire. Così Nick, lanciando un’occhiataccia agli altri due che se l’erano già data alle gambe, non potette che seguirmi in camera.

Appena entrò notò i milioni scatoloni lasciati da una parte della stanza.

«Lì in teoria ci dovrebbe essere una libreria»
Si avvicinò e guardò nelle scatole scoprendo così i miei miliardi di libri.

«Vedo che ti piace leggere»

Io annuii troppo distratta da lui per poter parlare.

«E anche scrivere... »  Aggiunse poi guardando la scrivania piena di fogli; fortunatamente non conosceva l’italiano, sarebbe stato così imbarazzante.

Annui di nuovo, rapita dalle sue movenze, dalla sua voce. Che volete? Mica è da tutti ritrovarsi Nick Jonas (Nick Jonas, capite?) in camera. Da soli. Invidiose, neh?

«Dile ci sei?» Immediatamente mi ricordai della mia amica che avevo barbaramente abbandonato ormai dieci minuti prima.

«Gagghe, sì sono qua»

«Con chi stavi parlando?»

«Con un ragazzo che ho appena conosciuto..» Feci un sorrisino malizioso, che insospettì non poco la mia amica.

«Come si chiama?»

«Nick. Mi sa che lo conosci pure tu.»
Spostai la webcam e la puntai su Nick che, confuso e leggermente imbarazzato, salutò con la mano.
Dal computer arrivò un sonoro urlo.

«Aspetta di vedere, o meglio sentire, quando arriva Joe!»
Sussurrai a Nick facendolo ridere. Dopo poco arrivarono Kevin e Joe e fu esilarante scoprire la reazione della mia amica: per poco non svenne.

Più tardi andò a studiare e potei parlare tranquillamente con i Jonas.

Chissà quante adolescenti di tutto il mondo mi stavano invidiando in quel momento. Avevo i tre ragazzi più belli del momento in camera mia!

Joe si sdraiò sul mio ( sottolineo MIO) letto con le braccia incrociate dietro la testa, Kevin al contrario si sedette sul piccolo divano di pelle proprio sotto la finestra.

Io e Nick invece ci sedemmo in terra a ridere e scherzare con gli altre due ogni qual volta che facevamo una battuta o raccontavamo delle cose spassose delle nostre vite.

Senza contare quando scoppiavano a ridere perché sbagliavo o italianizzavo le parole. Che cattivi. E fu così che conobbi Nick, Joe e Kevin Jonas.

 

 

Ben presto quei momento furono quotidianità e divenni molto amica della famiglia Jonas.

Denise e Kevin Senior erano le persone più gentili della terra.

Frankie era una forza della natura sempre lì pronto a gironzolare intorno ai suoi idoli.

Kevin era come me lo ero sempre immaginato: gentile e tranquillo. Il genere di ragazzo perfetto da amico e fantastico come ragazzo.

Joe... bé, Joe era Joe. Faceva battute e scherzava senza sosta facendoti fare delle figuracce terribili, ma nonostante tutto non potevi fare a meno di volergli bene. Perché lui era così, combinava un danno, ti faceva arrabbiare, poi ti guardava con quello sguardo da cucciolo bastonato e a quel punto ti faceva sentire anche in colpa per l’essertela presa con lui. Incredibile, vero?

Ma era Nick quello con cui avevo sicuramente legato di più, forse perché aveva solo due anni più di me. Passavamo giorni e giorni insieme a parlare del più e del meno e i pomeriggi non erano mai abbastanza. C’era una strana alchimia tra di noi che non sapevo come interpretare. Joe continuava a fare battute sulla nostra specie di relazione ma entrambi facevamo finta di niente e sottolineavamo di essere solo amici.

Ma era davvero così?

No, non per me almeno.

 

Era un giovedì quando successe.

Io, Nick, Joe, Kevin, Danielle e Camille - le ragazze degli ultimi due - eravamo andati a cenare al McDonald.

Nick era seduto vicino a me (stavo iniziando a sospettare che quei sadici dei suoi fratelli stessero cercando in tutti i modi di farci stare il più possibile insieme, con mia somma disapprovazione), così vicino che le nostre gambe e le nostre spalle si sfioravano lasciandomi dei brividi lungo tutto il corpo. Lui sembrava totalmente a proprio agio che nemmeno si accorgeva di cosa stava succedendo dentro di me, e io, d’altro canto, me ne stavo zitta zitta nel mio angolino, le guance rosse, lo sguardo basso, facendo di tutto per non far insospettire nessuno… Ben conscia, però, che il mio comportamento, solitamente solare e allegro, attirava sospetto più di qualunque altra cosa.

Kevin ci guardava con l’espressione di chi la sa lunga e Joe continuava a fare le sue solite battute. Va bene, ero innamorata di Nick e allora?

Avevo sempre avuto un debole per lui, era il mio Jonas Brothers preferito e ora che lo conoscevo mi ero presa una bella cotta per lui. Ormai mi ero rassegnata ad essere solo un amica ma averlo potuto conoscere era già gratificante per me.

 

 

A fine serata Joe e Kevin si separarono da noi per stare un po’ soli con le loro ragazze così rimanemmo solo io e Nick, come avevo già previsto all’inizio di quella strana serata.

«Dove vuoi andare?», mi chiese come sempre con quel suo modo da old school che tanto adoravo. «Che ne dici di andare al parco?»

Lui annuì sorridendo –con quel sorriso angelo che riusciva a calmarmi immediatamente- e prendendomi la mano.

Non era la prima volta che mia abbracciava o teneva per mano, ma io non sapevo come interpretare quei gesti. Mi già illusa per cose simili e non volevo soffrire ancora per niente.

A lui sembravano gesti naturali e innocenti, e sembrava che non ci fosse alcuna malizia o secondi fini in tutto ciò che faceva… Ma io? Come poteva pretendere che non reagissi in alcun modo se si comportava così? Non capiva l’effetto che mi faceva, e naturalmente io, al costo di starci male più del dovuto, non dicevo niente, godendomi quelle piccole e dolci attenzioni.

Camminammo vicino, mano nella mano, quando dietro un cespuglio notai qualcuno. Movimenti circospetti, macchina fotografica alla mano, gilet color cachi, sguardo furtivo… Cazzo ma quello era un paparazzo!

«Nick... » Allarmata, ritrassi la mano nella vana speranza che il fotografo non ci avesse visto.

«Che c’è?» Forse era il mio subconscio che mi dava i segnali distorti, ma sbaglio o sembrava alquanto contrariato che avessi interrotto quel nostro piccolo contatto? Decisi di non pensarci, troppo presa dalla situazione.

«Un giornalista, laggiù!»

«Cavolo» Mi riprese la mano, con un gesto irruento ma nello stesso momento talmente dolce da farmi tenerezza, e mi portò via da là correndo.

«Dove stiamo andando?» urlai, in preda al fiatone, mentre cercavo di tenere il passo.

«A casa mia!»

Nonostante passassimo molto tempo insieme non ero mai andata in casa Jonas, nonché la cosa mi desse fastidio avevo visto poche volte le case dei miei amici maschi più intimi in Italia. Entrammo dalla porta secondaria e salimmo in camera sua.

La stanza era semplice, molto diversa da come me l’ero immaginata, non sembrava affatto quella di una rock-star famosa in tutto il mondo ma piuttosto quella di un normale ragazzo di diciotto anni.

La parete destra era occupata interamente da una libreria nella quale notai subito l’intera saga di Harry Potter di cui Nick, con mia somma sorpresa, era un grande fan, esattamente come me. Al centro della stanza c’era un grande letto, probabilmente una piazza e mezzo, di legno scuro. Dalla parte opposto alla libreria c’era una scrivania, decisamente poco ordinata. Sulla parete erano appese alcune chitarre e in un angolo c’era una batteria professionale.

Mi sedetti sul letto per regolare il respiro, ero asmatica e spesso correre mi creava uno dei miei soliti attacchi. Sentivo l’aria intorno a me farsi sempre meno respirabile, e annaspavo in cerca di aria pulita.

«Tutto bene?»

«Sì... Stai... Tranquillo...» Parlare mi era costato una fatica notevole, avevo bisogno del mia cavolo di medicina. Ma come potevo dirlo a Nick se non riuscivo a proferire parola?

Nick si avvicinò, sembrava preoccupato.

«No, non stai bene. Ti porto a casa.»

Fece per prendermi in braccio - ero così piccola e minuta in confronto a lui - ma proprio in quel momento tutto ci fece confuso e non vidi più niente.

 

Quando riaprii gli occhi era già mattina e, dopo qualche minuto di sorpresa, mi resi conto che  non ero nella mia stanza.

Mi rizzai a sedere sul letto, cercando di capire cosa fosse successo, e in un attimo mi tornarono a mente le immagini della sera prima. Mi guardai attorno, confusa, cercando di capire dove fosse Nick… avevo talmente bisogno di lui, in quel momento.

Così, guardando in basso a destra del mio letto, notai il ragazzo in questione dormire beatamente in terra, abbracciato a un cuscino coperto solo da una plaid di lana.

Era la cosa più tenera che qualcuno avesse mai fatto per me, chissà com’era stato scomodo!

Mi alzai - barcollando un po’ - e lo chiamai, nonostante sarei rimasta ore a guardarlo dormire beato.

«Nick! Nick? Sveglia!»

Lui aprì gli occhi confuso e quando si ricordo del perché ero lì, s’incupì.

«Non volevo lasciarti sola in quelle condizioni. Spero non ti dispiace aver dormito qua».

Io negai fortemente. Come avrebbe potuto dispiacermi?

I miei genitori erano in viaggio di lavoro per un mese - erano partiti il giorno prima - e non avevo proprio voglia di starmene da sola. E poi, scusate, pensate davvero che una persona –leggesi: adolescente in pieno tumulto ormonale- nella piena consapevolezza fisica e mentale si sarebbe arrabbiata per aver passato la notte con un ragazzo del genere? Ecco, credo proprio di no.

Uscimmo dalla stanza e trovammo Kevin che, una volta resosi conto che erano le nove del mattino, che io ero tutta scarruffata ed ero appena uscita dalla camera di suo fratello, ci guardò decisamente male. «Se non fossi così stanco e non ti conoscessi ti chiederei che ci faceva lei in camera tua. Ma i miei neuroni non sono ancora partiti perciò ho deciso che non me ne frega assolutamente niente.»

Io e Nick diventammo rossi, poi guardandoci negli occhi scoppiammo a ridere.

«Poi è Joe quello malizioso! »

Ancora ridendo ci incamminammo tutti verso la cucina, peccato non ci fosse niente da mangiare. Si erano trasferiti una settimana prima del mio arrivo in quella casa senza i genitori e, da bravi maschi semi-adolescenti, non sapevano nemmeno cosa volesse dire la parole “cucinare”; con loro somma gratitudine, ogni mattina, passavo a portargli tre cornetti, ma per ovvi motivi quel giorno non avevo avuto il tempo materiale per passare a comprarli.

Guardai alternativamente i due.

«Ho capito, cucino io. Come fareste senza di me?»

Insieme mi schioccarono due sonori baci sulle guance e Nick urlò trionfante

«Dì...» solo Nick poteva chiamarmi in quel modo, « ...ma io ti amo!»

Sìsì, lo so che lo aveva detto in modo amichevole e scherzoso ma come potevo non arrossire? Cavolo, ragazze, mettetevi nei miei panni!

Pochi minuti dopo stavamo gustando la colazione, quando mi accorsi dell’assenza di Joe.

«Dov’ è Joe?»

C’era davvero, davvero troppo silenzio in quella casa. Era preoccupante.

«Sarà ancora a letto quel scansafatiche...», bofonchiò con la bocca piena il più giovane dei due fratelli.

«Invece ti sbagli Nicky caro!»

Oh no, aveva usato quel vecchio soprannome, la cosa non era affatto incoraggiante. Io e Nick ci guardammo allarmati, con la stessa paura. Joe entrò, con il suo sorriso da ti-ho-fregato, e io e Nicholas non potemmo far altro che far finta di niente, pregando tutti i Santi del paradiso affinché ieri sera non ci avessero beccato.

«Guardate che cosa ho trovato in edicola!»

Ecco, perfetto, accidentissimo! Ovviamente, come avevamo previsto e temuto, teneva in mano alcuni giornali scandalistici.

«Cazzo», sussurrai in italiano.

«Qualunque cosa tu abbia detto sono d’accordo con te.», bisbigliò Nick.

Joe ci porse i giornali e io inorridii, ecco la materializzazione di tutti i miei timori. O porca paletta. Tutti, chi più enfatizzante chi meno, portavano la medesima notizia.

Ecco a voi la nuova fiamma di Nick Jonas”

 

Sbuffando Nick aprì la pagina dell’articolo, e iniziò a leggere al alta voce.

 

“Le nostre fonti rivelano che la ragazza si chiama Diletta, ha 16 anni, è italiana e da qualche mese si è trasferita in America con i genitori. Per puro caso si è ritrovata come vicini di casa proprio i Jonas Brothers ed è diventata subito loro amica. Nick e Dile sono amici intimi ma gira voce che ci sia un flirt tra i due. Ce la farà la sedicenne a reggere il confronto con il grande amore del giovane Jonas, Miley Cyrus?”

 

Quelle parole mi facevano male. Perché, nonostante lo volessi con tutta me stessa, non era così. Io e Nick eravamo solo amici, due semplici e innocenti amici. Non c’era niente tra di noi, almeno non dal suo punto di vista. Ogni parola di quello stupidissimo articolo, con tanto di foto di noi due abbracciati e mano della mano, era come una coltellata a cuore, per me. Perché dovevo essere così stupida? Dovevo proprio andarmi ad innamorare di Nicholas Jerry Jonas? Il bellissimo, famosissimo, irraggiungibile e talentuoso leader dei Jonas Brothers?

Le lacrime minacciavano di uscire e quando vidi l’espressione di Nick, amareggiata e frustrata, così concentrata su quella rivista, come se volesse cancellare ogni santissima parola con lo sguardo, non ce la feci più, scoppiai a piangere.

In un primo momento nessuno se ne accorse, ma fu quando mi alzai goffamente, facendo cadere lo sgabello su cui ero seduta, che Kevin mi guardò allarmato, seguito da Nick e Joe la cui espressione, prima aperta in un sorriso malizioso, si trasformo in una smorfia interrogativa. E fu lì, davanti a quelli sguardi, che mi resi conto che io lì, con quei tre adorabili ragazzi, non c’entravo niente. Niente di niente. E così fuggii, da loro e da quei sentimenti sbagliati e dolorosi.

Sulla porta di casa, però, mi sentii afferrare per una spalla, con una fermezza e dolcezza che potevano appartenere a una sola persona al mondo; quella stessa persona che mi fece girare su me stessa facendomi atterrare tra le sue braccia sicure: Nick.

Perché non mi lasciava andare? Che altro voleva da me?

Disorientata e confusa, riuscii solo a capire che mi aveva preso tra le sue braccia e portata in quella che, con lo sguardo appannato dalle lacrime, supposi fosse la sua camera.

«Piccola, ma cosa hai?»

Io mi asciugai con un manica della felpa le lacrime e negai con la testa come per dire che non era successo niente, che stavo bene. Un vano tentativo di negare l’ovvio.

Mi sfiorò una guancia e mi asciugò teneramente le ultime lacrime, io a quei gesti premurosi non potetti fare altro che chiudere gli occhi e godermeli.

«Niente? Questo non mi sembra niente…»

Nei suoi occhi leggevo che davvero non riusciva a capire il mio comportamento. Ma era davvero così cieco? Non vedeva come reagivo ai suoi gesti? Come arrossivo ad ogni suo tocco? A come lo desideravo?

«Nick, io piango perché vorrei tanto che fosse vero...»

«Cosa Dì?»

Mi stavo per spazientire, Nicholas Jonas sei tremendamente ottuso.

«Che tra noi due ci fosse qualcosa cavolo! Però non può essere così, come al solito sono innamorata da sola. Incomincio a credere che i maschi siano allergici a me...»

Incominciai a gesticolare e a parlare a raffica metà in italiano metà in inglese quando qualcosa mi bloccò. Due labbra, due morbide e calde labbra che premevano contro le mie.

Appena me ne accorsi aprii le labbra e approfondimmo il bacio.

Volete che sia stronza? Eh sì, Nick Jonas bacia da dio.

 

  
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