Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: FlyingTrain    01/07/2015    0 recensioni
Non sei tu ad aver appreso la rotta.
E' il mare a prevedere ogni tua mossa e a conoscere anche la più innocua delle tue debolezze.
"Ho atteso da tutta la mia vita di intraprendere un viaggio all'insegna dell'avventura, e ora finalmente sta succedendo."
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[Dal Duello..]




I suoni le giungevano ovattati alle orecchie; il panico cresceva, e saliva, e incentivava il suo sangue a pomparle gelo nelle vene; in bocca solo un retrogusto amaro di asciutto. Inoltre non c'era centimetro sano di osso, che si sentisse libera di muovere.

Il suo respiro tornò regolare. La sua testa era tutta un vortice di brandelli di pensiero. Di colpo, si sentì sopraffatta.

“Bella, Bella!”

Le parve di udire il proprio nome. E il suono proveniva dritto dalla bocca di un ragazzo. Quel ragazzo aveva tutta l'aria di esserle familiare. Ma doveva ammettere che risultasse piuttosto fastidioso, quanto il suo incessante strillarle addosso.

Quello che lei assimilò essere Julian, trasse un sospiro di sollievo. “Ti sei ripresa finalmente. Non sapevo cosa fare perché non ti vedevo respirare. Era agghiacciante sopportare di trovarmi difronte qualcuno con quell'espressione pietrificata. Chi glielo avrebbe spiegato poi a tuo padre se fossi morta! Dimmi un po’: stai bene adesso?”

Diciamo solo che la galanteria non era il suo forte. “Si” rispose stizzita.

Niente segni di ferite incisi sulla fronte, niente di rotto. Era ancora in piedi e non sdraiata e giacente sull'erba come si era immaginata di ritrovarsi..

Eppure la sua parte emotiva era crollata giù, frantumandosi per terra già da un pezzo. Da che si era imbattuta con la vista in quell'obbrobrio di incivili con le spade sguainate al seguito, non aveva ancora raccolto il coraggio di ristabilirsi.

La paura si instaurò sui loro volti. Era quasi come se un artista vi avesse spalmato sopra un pennello fresco di pittura bianca. E con maggior carica, l'orrore si avvertiva nei tremolii delle ginocchia impaurite, e nelle mani sudate di lei.

Questa preoccupazione, quest'ansia di imbattersi sul filo del rasoio, e di sapere che la morte gli era alle costole, erano presentimenti e sensazioni minacciose che Bella aveva già assaporato, e che si era augurata con ogni fibra del corpo di non rivivere mai più.

“Credi che siano..?”

Egli le offrì la mano come un qualsivoglia cavaliere degno di ammirazione. “Pirati? Di sicuro non escludo la probabilità che si tratti di loro. Non trovo fuori discussione che quei farabutti siano tornati qui per cercare di accaparrarsi più di quanto non ci abbiano già sottratto.”

Ella la accettò afferrandola nel caso non riuscisse a reggersi da sola, per via del suo turbamento. “Tornati? Vuoi dire che stiamo parlando della stessa banda di filibustieri che attraccò su queste spiagge otto anni or sono?”

Gli occhi inquieti di Julian si esploravano intorno, in cerca di un possibile nascondiglio. Poi lui trascinò il volto in direzione di quello di Bella. “Già. Come fai a ricordartene? Allora dovevi essere solo una poppante.”

Lei lo puntò in una smorfia irata. “Ma tu non eri francese? Che ci facevi qui?”

Le accennò con l'indice della mano la strada da percorrere, e proseguendo ora senza di lei, aggrottò la fronte senza capire. “Ad un francese non è permesso venire a trascorrere delle piacevoli vacanze sulle coste tropicali di Percy Halt?”

Lei fu svelta a superarlo, allargandogli di faccia un sorriso aspro. “Ovvio ma-”

Deglutì nel momento in cui essendo in procinto di inciampare con il piede destro una fossa, lui la circondò cingendola a sé in una stretta si potrebbe dire rassicurante.

Julian ridacchiò a bocca chiusa. “Ad ogni modo non puoi rispondere ad una domanda accavallandone sopra un'altra, furbetta. Questo non te l'ha insegnato il tuo paparino?”

Fu allora che Bella non ne potè veramente più di sopportare tutta questa pressione e perdette le staffe. Sbottò, autorizzando così tutte le sue frustrazioni a darsi libero sfogo, finalmente. Urlò: “E il tuo invece?! Oltre a strafogarsi di cibo, non ti ha spiegato che è maleducazione interrompere una donzella mentre parla?!”

“Fammi pure un fischio quando ne troverai una.” La schernì senza zelo nella voce.

Quel sorriso e quella strafottenza… Il solo modo in cui continuava a punzecchiarla beffandosi di lei con gusto.. Julian non faceva altro che alimentare ostilità e rancore per conto di Bella.

“E tanto per fare il tuo bene” riprese a dire il ragazzo, a questo giro più serio. “e anche il mio, io non urlerei più se fossi in te. Sempre che tu non sia ancora alla forsennata ricerca di uno stratagemma per mezzo di cui suicidarti, sia chiaro.”

A parer del logico, non avrebbero dovuto temere gran ché, ne attendere più di molto: si dava il caso, infatti, che l'altra carrozza, quella che ospitava i loro genitori e conoscenti, gli fosse sicuramente attorno, ma al massimo pochi angoli più in là. Dovevano aver svoltato a destra, oltre l'ingente staccionata di legno, magari per nascondersi. E magari suo padre stava dando di matto. E magari le stava già correndo incontro, a braccia aperte…

Eppure, di loro, ancora nessuna traccia.

Bella inspirò prendendo coraggio, infine osò chiedere: “Dove pensi che siano gli altri? Credi che..?”

“Oh no. No, loro..” anche lui necessitava di una spinta per riuscire a parlare. Prese fiato un momento: “Credo che noi siamo stati condotti qui per errore. Il cocchiere deve essersi accorto che qualcosa non andava con.. quelli” fece cenno ai pirati che cominciavano a somigliare a dei puntini in lontananza. “Allora, spaventato, deve aver imboccato questa strada che sapeva ci avrebbe trasportati laggiù, dove ci stiamo dirigendo noi adesso; infatti oltre la staccionata inizia un sentiero alberato, ottimo per non farsi scovare da chi si sta scappando. Tempo addietro veniva utilizzato dai concittadini per nascondersi in modo particolare durante gli assalti dei banditi. Ma a quanto pare, il nostro amico deve essersela data a gambe prima del previsto.”

Bella ci riflettè sopra. “E tu come fai a sapere tutte queste cose?”

“Onniscienza.”

Non meravigliandosi nemmeno della faccia stupita che lei aveva assunto, Julian rettificò: “Dimentichi che anche io ho vissuto in questi luoghi da piccolo.” Sorrise smagliante. “E per certi versi ne so più di te sulla storia di questa città.”

La ragazza alzò gli occhi al cielo con esasperazione. Con il viso contratto in un'espressione di nausea poi, procedette sul cammino. “Piantala di blaterare, Sederone.”

“Sederone? Ah però, siamo proprio in vena di complimenti e sarcasmo oggi. Tra una ragazzina impertinente che mi hanno appioppato, e l'arrivo senza preavviso dei pirati, deve giustappunto trattarsi del mio giorno fortunato.”

Nonostante le discussioni non trovassero pace, era ostinato lo stimolo di Julian a condurli entrambi in salvo. Ma tutti i suoi sforzi si rivelarono purtroppo vani. Di fatto dal nulla, mescolandosi al caldo afoso che a momenti spaccava le pietre, sorse a poco a poco un suono scalpitante. Era un incalzare di cavalli a galoppo sul verde della collina dove si stavano muovendo. Il grosso polverone di sporcizia che si stava ora innalzando, era diventato più pericolosamente vicino. Li trainava un cocchiere alla guida.

Il presentimento di Bella si accese in un lampo di cruda verità. “Ehy ma quella non è..”

“La nostra carrozza.” tagliò corto l'altro.

Julian scambiò una breve occhiata con Bella. Entrambi sembravano giunti alla stessa conclusione: quello era un pirata.

Lui le afferrò i fianchi rapidamente, e se la caricò infine sulle spalle. Subito si accinse a procedere a passo spedito, e senza più un'effettiva e concludente destinazione prefissata nella mente.

Egli disprezzava la consapevolezza delle sue superflue capacità e risorse a disposizione. E il suo naso non accettava di fiutare la paura, o di dover ammettere a sé stesso che erano stati inchiodati e non sussisteva altro modo di farla franca. Rifiutava qualsiasi presupposto plausibile a darsi per vinto. Non era ancora detta l'ultima parola, potevano sopravvivere finché almeno provavano a correre.

“Che fai!” riuscì a darsi voce lei, presa alla sprovvista.

“Dobbiamo scappare. Adesso non è il momento adatto perché tu ti metta a contestarmi per la millesima volta. Inoltre a piedi saresti d'intralcio e serviresti solo a rallentarci.”

A Bella nacque spontaneo l'impulso di accorgersi che fosse un classico ormai di Julian, risponderle male, anche in momenti delicati e poco opportuni come questo. “Si vede che nutri un debole per il sadico piacere di offendermi ad ogni cosa che io dico..”

Per niente toccato da sensi di colpa, insistette imperterrito: “Tu e i tuoi battibecchi propri di una ragazzina capricciosa.. Vuoi stare zitta una buona volta? Mi deconcentri.”

“Chiedo umilmente perdono, Monsieur. E sta più attento, non sono mica un sacco di patate!” Serrò gli occhi mentre le girava la testa nella frenesia di sentirsi trotterellata senza riguardo su e giù per la via. Era allibita poi, soprattutto per l'assenza di un qualche briciolo di prudenza e delicatezza a rispetto della sua pur sempre femminilità.

Esattamente alle spalle di Bella, la carrozza dava avviso ai suoi bersagli che non c'era più scampo per chi tentasse di sfuggirle ancora. Gli piombò praticamente davanti in una desolata strada, imponendosi di non lasciarli procedere oltre. I cavalli così rallentarono avvolti dalla scia nebbiosa, e frenarono bruscamente. Celato sotto ad un cappello, sbucò il volto imbrattato di scura cenere appartenente a uno sconosciuto, probabilmente uno di loro.

“Bene, bene, bene. Cosa mi porta il vento? Ma non mi dite! Avete perso la strada, per caso, miei giovani fanciulli? Che problema c'è, permettetemi di illuminarvi il sentiero come si deve d'ora in avanti.” L'uomo col bieco copricapo nero dischiuse la bocca e li accecò con il suo sorriso lucente di infamia, prima di scagliarglisi addosso.



“Guardate cosa vi ho ripescato.” esclamò soddisfatto del suo lavoro il pirata. Balzò giù dal retro ad aprire lo sportello del cocchio, scheggiato per la sua giustificabile noncuranza alla guida.

Una bocca amalgamata nella mischia si distorse scorbutica, e gracchiò: “Adesso salta fuori che il capitano ci aveva concesso lo sfizio di conquistarci un bottino in palio?"

“Cos'è questa storia?” Prese posizione un'altra voce inconfondibile, l'unica dall'attitudine vissuta del resto.
Capitan Roger affiorò tra la folla come un falco che spicca il suo volo maestoso. Difatti il suo estro risiedeva indiscutibilmente nel mettersi in luce e abbagliare la plebaglia con la sua genialità.

Il pirata dal cappello di pece si vide spogliato di ogni giustificazione credibile, dagli occhi esaminatori del suo superiore.

“Ti avevo chiesto una cosa: una ragazza, di portarmi solamente una ragazza. Cosa non ti è chiaro di queste due parole, mastro Aaron?!” lo teneva in pugno verbalmente. Provvedeva ad agire così con i suoi subordinati.

“Ho preso un abbaglio, capitano. Chiedo perdono.” riversò tutta la sua vergogna a terra, abbassando lo sguardo imbarazzato.

Imbavagliata e ancora accasciata malamente a terra nell'abitacolo della carrozza, accanto a Julian, Bella cercava ciecamente di farsi forza.

“La graziosa Lassie-Lucy che il vostro compagno ha fatto nostra prigioniera, la facciamo uscire si o no? Avanti, piantatela una buona volta di dormire sugli allori, razza di zoticoni di Terra, e datevi una mossa!” brontolò di malumore, Old.

Bella approfondì intensamente il talento di cui madre natura l'aveva forgiata, origliò attentamente e allora capì. Alla ragazza non poteva che apparire improvvisamente più chiaro di così: quel suono tagliente, quel tono di voce agghiacciante con cui si rivolgeva ai suoi uomini il capitano, il suo scarso vocabolario di insulti..


L'arzillo e privo di scrupoli Old Roger, celebre per la cattiva fama di essere un assassino feroce e brutale, ammirava vigile il suo operato, lo stesso che stavano mandando avanti gli altri bucanieri. Raccolse perciò tutto il suo orgoglio in una stretta di braccia conserte. Sorrise fiero poi di far notare:“Quell'uomo sta scappando!”

“Non per molto, capitano.”

Un uomo di buona famiglia, che nella speranza di riabbracciare i propri figli e la bella moglie si era allungato verso la prima finestra capitatagli a tiro, fallì miseramente nell'intento di rimanere vivo quando venne strattonato e trascinato indietro per i capelli. Lo sfracellarono col coltello da cucina con cui poc'anzi si prestava a gustare un prelibato banchetto.

“Ottimo lavoro.” La voce dell'allora giovane Roger bruciava di goduria. “Io mi occupo della padrona di casa, non appena le metto le mani addosso..” fissò lo sguardo lungo il perimetro concentrico dell'ampia sala. “E sappiate bene intanto voi, razza di zoticoni di terra, che stasera ci daremo dentro come mai vi sono sudate le fronti negli ultimi anni inutili delle vostre schifose vite. Staremo a vedere chi è il pirata più astuto dei sette mari in questo maledetto mondo. Voglio poter contare liberamente sulla forza delle vostre schiene. Non vi fermate davanti a niente e nessuno stanotte. Ma uccidete questi topi impauriti e saccheggiateli di tutte le ricchezze che li rivestono; alleggeritegli le tasche, finché uno di loro non la pianterà di opporre resistenza e si deciderà senza esitazione a rivelarci dove è sottratto l'oro che stiamo setacciando.” 
Al culmine di quel discorso ricco di incoraggiamento, con un tempismo perfetto, le porte si aprirono al vero padrone di casa. Il governatore era coperto da un velo di costernazione in viso.

Il ghigno del pirata si allargò come un uragano che sovrasta e stravolge la gente. “Ora si che si ragiona, diamo inizio alle danze bastardi.”




Bella aprì gli occhi sperando caldamente di non dover sostenere il peso prorompente delle sue lacrime. Ma contro ogni triste presagio, incrociò una barba incolta e dei capelli tanto crespi da non poterne decifrare il naturale colore. L'uomo sulla trentina le lanciò un occhiolino prima di tirarla su, sicuro al cento per cento di apparire suadente. E se prima i modi di fare di Julian le erano parsi poco a modo per le esigenze di una fanciulla, allora non aveva mai avuto a che fare con i costumi sfacciati dei pirati.

“Non avercene a male tesoro, ti prometto che se ti andrà, quando le acque si saranno placate e saremo soli io e te sulla nostra nave, allora ti premierò per essere stata così zitta e buona.” Quella richiesta sottointesa talmente languida, le perforò le orecchie provocandole disgusto sino al limite umano di voler dare di stomaco.

Il capitano sbuffò con fare altamente esasperato. “Spencer, quando avrai terminato di provare ad abbordare la prigioniera, ti sarei infinitamente grato se lasciassi l'opportunità di conoscerla anche a me.”

Calico John si fece strada tra gli altri verso il capitano, sempre pronto a ricoprire le vesti di braccio destro, o volgarmente “leccapiedi” come veniva screditato da molti, poi gli bisbigliò in disparte:“Una domanda capitano: per colpa della scarsa saggezza di un mozzo poco istruito, adesso ci troviamo ad avere più di quanto non ci sia già necessario. Dunque dell'altro cosa ne facciamo?”

Era ormai lampante agli occhi di tutto l'equipaggio, che al primo ufficiale non andasse per niente a genio Aaron. Senz'altro il fattore socialità non costituiva il suo pregio per eccellenza. Ragione in più per cui il più paffutello dei marinai non si fosse mai distinto tanto significativamente da entrare nelle esigenti grazie di John.

Roger non si scomodò. “E io che ne so! Uccidetelo e facciamola finita, così saremo certi che non aprirà bocca con nessuno a proposito dello spettacolo a cui ha assistito gratuitamente oggi. E piantala una buona volta di frignare appresso a nemici inesistenti. Che sia l'ultima volta che ti becco a sobillare futili discussioni all'interno della mia squadra.”

John aprì bocca con la piena intenzione di giustificarsi, ma Spencer non gliene diede il tempo.

“Capitano, signori, vi presento questa bellezza.”

Il pirata sulla soglia dell'età avanzata assecondò l'entusiasmo del suo mozzo.

“Canaglie!” sbraitò Bella, come venne liberata dalla stoffa in bocca che finora le impediva di parlare.

I pirati mostrarono i loro denti lerci in un sorriso affatto ferito.

Roger scoppiò in una fragorosa risata a pieni polmoni, e sgranò gli occhi meravigliato. “Ma sentitela, è anche spiritosa.”

“Non provate nemmeno a torcerci un capello o..oppure io..”

 “Tu cosa?”

Si sentiva fortemente in soggezione, gli occhi puntati su di lei erano in attesa impaziente che dicesse qualcosa. Ma le sue deboli gambe erano in procinto di cedere. A quel punto critico accarezzò anche l'idea folle di gettarsi a carponi per implorarli di risparmiarla. Ma chiaramente non lo fece: le fecce come loro non conoscevano il perdono, e ne tanto meno ne sapevano qualcosa sulla pietà. Erano tutti concetti astratti per i loro cervelletti pacati.

“La prego.” fu tutto ciò che disse, smorzando le aspettative dei pirati.

Deluso, Roger spazzò via l'aria con la mano.“Faresti bene a pregare il tuo Dio, e non me.” berciò, come volevasi dimostrare senza rimorsi.

Di colpo l'ansia si convertì in rabbia. Rabbia che le montava sempre più velenosa e violenta nel petto.
Tuttavia avrebbe dovuto ragionare meglio, prima di reagire con tanta prontezza.

“Sono pronta a scommettere che non neghereste mai ad una donzella di duellare contro di voi, per la mia libertà e quella del mio amico.”

Non riuscì a concentrarsi per comprendere appieno se ritenersi soddisfatta oppure no, delle facce spiazzate che si stesero attorno a lei. Gli sguardi indirizzatigli da ogni singolo spavaldo pirata si erano congelati tutt'a un tratto.
Piuttosto vestì un atteggiamento di sicurezza al pari del suo nemico, pur di non fargli intendere che in realtà la paura gli stava rodendo il fegato.

Si aspettava altre risate beffarde, o insulti magari.

Ma invece..

“Si colora una vena di audacia in te, come hai detto che ti chiami?”

Stava a significare per caso un complimento nel gergo piratesco, quello?

“Non l'ho detto..Bella, comunque.”

“Di nome e di fatto.”

“Hai mai duellato prima d'ora?” le soffiò di sottecchi, Julian.

“Certo che si.” lo sorprese lei, quasi sicura di sé.

“E..come..” biascicò.

“Cominciavo a cavarmela, nell'ultimo periodo.”

“E quest'ultimo periodo a quando conseguirebbe?”

“Due..o tre..giorni a questa parte.”

L'ancora di speranza a cui Julian aveva tentato di agganciarsi prima, lo stava lentamente abbandonando. E tramontava insieme al sole nel cielo: erano praticamente fritti.

L'autorità indiscutibile del vecchio Roger interferì con il loro bisbiglio. “Andiamo, stiamo spendendo male il poco tempo prezioso che abbiamo a disposizione.”

Bella parve divertita da lui, senza un'apparente motivazione. “Se il vostro tempo vale di più del vostro onore, allora accomodatevi pure, e scappate dove più vi pare.”

Incredibile quanta carica guizzasse ad ogni frase che innescava come una bomba ad orologeria farcita di vendetta; il suo spirito irrequieto continuava a suggerirle frecciatine da lanciare, parola dietro parola.

Lui la puntò come fosse un'arma da fuoco e il suo sorriso si sgualcì soffocandosi. Era innegabile quanto fosse suscettibile sul valore. “Old Roger non scappa. Mai. Intorno alla mia squadra devono gravitare persone che non temono l'ignoto, figuriamoci una bambinetta della tua età.”

Lei alzò le spalle, e dalle sue labbra scappò un risolino di sfida. “Quando siete pronto voi allora, Roger.”

Si era esercitata superficialmente in quel fienile dopo tutto, non aveva la stoffa della combattente. E per giunta non era una cosa che infine avesse mai preso vagamente sul serio. Ora che aveva modo e tempo di rifletterci più saggiamente, poteva dire di averla intrapresa quasi come uno di quei soliti manifesti di ribellione giovanile, l'iniziativa di scappare a duellare contro sacchi di farina, fregarsene delle strigliate di chi le voleva bene.. Suo padre. Oh, quanto le mancava.

“Ti prego, per te solo capitano. E voi prendete nota del suo coraggio, buoni a nulla.” annunciò a gran voce. Affilò lo sguardo con fare arrogante. “Così che infine non commettiate l'errore fatale di seguire il suo stesso esempio.”

Per Bella, ogni parola proferita da quell'uomo era insignificante e leggera quanto una piuma.

“Io mi toglierei quel sorrisetto trionfante dalla faccia se fossi in te. Tu non hai la ben che minima idea di contro chi ti sei appena messa.”

“Se mi fate il piacere, gradirei per l'appunto scoprirlo.”

Il vecchio sogghignò, posizionò i palmi lungo i fianchi. “Visto che ho qui davanti una dama, ti concederò la facoltà di servirti di qualche istante di vantaggio, e inoltre avrai la chance di una mossa iniziale.”

“Ma che gentiluomo, vi dovrei ringraziare, suppongo.” incalzò lei strafottente.

Il cerchio di marinai intanto lanciava in coro schiamazzi indubbiamente a favore del loro superiore: “Stracciatela senza pietà! Cavatele il cuore!”

L'elogiato indietreggiò con la mano tesa al fodero di John. “La spada, prego.”

Bella intese immediatamente. “No, temo che non ce ne sarà bisogno. Ne possengo già una mia a portata di mano, ma grazie.”

Malgrado sorpreso, Roger non si scoraggiò, ma anzi, accolse l'obiezione a braccia aperte e con disinvoltura. “Come desideri.”

Ella recuperò poi dalla valigia, nella carrozza, il fodero dal quale estrasse il suo mezzo letale lucidato con una cura quasi maniacale, e con esso stracciò il vestito al di sotto del corsetto (fortuna che aveva indossato le brachesse scure) per concedersi di agire liberamente e senza impedimenti: teneva a cuore indiscutibilmente ogni singolo oggetto che si potesse spacciare benissimo per arma. Ma si trattava di una consuetudine non sempre ben accetta dalla sua vastità di parenti.

“Infondo si tratta soltanto di una spada, e tu non sei un uomo, o ben che meno un arruolato della marina militare.”

Iniziò già a mettersi in guardia, studiando lo spazio dove si sarebbe presto allestito uno scenario colmo di sangue (il suo). Nonostante non fosse prudente ciò che stava per avere inizio, seguì l'istinto, perdendo di vista la ragione: "Cominciamo.”



Sembrava quasi che il terreno traballasse sotto ai piedi di Bella, e lei iniziava ogni tanto anche a perdere l'equilibrio e qualche colpo.

Le sorse spontaneo fare l'inventario dei danni per vedere se era ancora integra nel suo corpo:

Tutto al suo posto.

Quello che si udiva, era nient'altro che il fragore stridente delle lame che sfregavano l'una contro l'altra, metallo contro metallo.

La figlia del governatore maneggiava discretamente l'impugnatura, come un'apprendista alle prime armi. E significava tanto, data l'esperienza. Esperienza che non poteva neanche lontanamente volendo competere di un quarto, con quella del suo inafferrabile avversario.

Il futuro che quest'uomo aveva tolto al destino di sua madre, le assecondò di buon grado la forza che le serviva per rimettersi in piedi ad ogni caduta, anche la più drastica. E sfogò tutto il suo rancore in ogni urto che impartiva con successo. Inoltre, il suo coraggio congenito si stava moltiplicando, ora più che mai felice di buttarsi nella mischia.

Sferrò un attacco di sorprendente agilità, una sciabolata con cui puntò il filo della spada verso il basso, come quella volta in cui non avendo trovato appoggi disponibili dove sistemare il suo nemico-sacco-di-farina, si era allenata a infliggere ferite inaspettate alle parti inferiori, o in quel caso buchi alla stoffa che di conseguenza si svuotava, spargendo ovunque quantità sprecate di farina.

“Deve essere un brutto colpo per il vostro orgoglio.” gli rinfacciò senza andare per il sottile.

Ma istintivamente scattò in avanti l'arto destro, a protezione di ogni millimetro di pelle lungo il volto, e riuscì a parare quell'offensiva.

Gli occhi del lupo scintillarono riflettendo le sfumature dai colori caldi del tramonto.“Hai vinto una battaglia, ma sta’ certa che la guerra la perderai.”

La sovrastò, gettandole addosso la sua massiccia corporatura, e aggravando la posizione della ragazza, riversandole contro intanto un'impressionante bestialità disumana. Bella si ritrovò priva di sensi a lame incrociate contro di lui. Le tempie le bruciavano in un modo a dir poco fuori dall'ordinario, in procinto di esplodere e frammentarsi in mille cocci. La vista era ormai appannata, e tutto ciò fece accusare alla sua testa dei dolorosi capogiri.
Contro ogni evidente sconfitta, la ragazza era sempre più convinta di aver bisogno di un espediente, una scappatoia utile a risolvere alla meno peggio questa faccenda.
Fu allora che le si evidenziò sotto agli occhi, come di proposito, la trovata geniale a cui stava aspirando.
Provvisoriamente protrasse il combattimento ad un livello ravvicinato in maggior misura rispetto a prima, e scartò l'ipotesi di agire adesso.

“Non per polemizzare come siete solito rifare voi, capitano,” scandì la spadaccina, augurandosi di star facendo la cosa giusta per una volta. “ma io non mi rivolgerei ancora una volta a me definendomi bambinetta, se fossi al vostro posto.” Si servì di ogni briciolo di energia che le avanzava in corpo, ogni trucco mai letto o serbato in caso di evenienza. E in quella che a tutte le bocche aperte che si gustavano la scena parve un'eterna frazione di secondo, compì una spinta verso l'esterno che le garantì la rotazione del bacino, e si liberò della pressione delle braccia del capitano sopra la sua minuta figura. Permettendosi così di svincolare dalla parte opposta per mettersi in salvo. Sotto molti aspetti poteva sembrare un vecchietto zoppicante, ma era palese come anche lui sapesse il fatto suo.

Tuttavia Old Roger non era certamente uno che si arrendeva al primo colpo riscosso.
La cinse d'assedio senza lasciarle il tempo di un'ulteriore replica o di parare quella prossima mossa. “Tu dici?”

Rabbrividì subendo di doversi sentire ora anche toccare dalle mani assassine, e maledette da Dio, di quell'essere deplorevole. In più non avrebbe consigliato a nessuno di battersi e allo stesso tempo reggere quella faticosa conversazione.

Il combattimento prese una piega a cui Bella si ostinava a non voler dare sufficiente fede. Pensò a qualsiasi manovra agile a farle ottenere almeno una posizione più producente di questa. L'alito del pirata ad un dito di distanza da lei, e fetido di stantio, però non aiutava. Fu allora che afferrò di essere spacciata.

Entrambi avevano il fiato corto e di fatto ansimavano rumorosamente, ma infine la lama di lui trovò il modo di far piombare a terra la sua avversaria di metallo, lontana dalla mano attualmente bisognosa della sua proprietaria. Questa venne forzata dunque a inginocchiarsi prostrata sul prato.

Pensa, pensa, pensa

Il sorriso del pirata non avrebbe potuto allargarsi più di quanto non stesse facendo già ora. “Bella, non manca molto. Puoi anche abbandonare ogni speranza e gettarla al vento.”

Allora, cosa fanno i veri eroi a questo punto della storia?

Sopra la sua testa, ondeggiava sempre più terrificante l'ammasso di ricci grinzosi di Old Roger, e luccicava il suo ghigno malefico. Sentiva il sudore gocciolarle fin sotto la schiena. 

“Siccome non sono poi così spietato come affermano di me in giro, ti concederò secondo quanto vuole la consuetudine generale a questo punto, almeno un ultimo desiderio. Avanti, fa’ pure le tue preghiere e consentici di ridere ancora di te.”

Facile, si rispose da sola. Ci vuole una manovra evasiva. Il problema è: come?


Il sangue in circolo alla velocità della luce nelle sue vene non si tirò indietro, quando Bella stabilì quale fosse il prossimo gesto avventato da compiere. Le sembrava a momenti di stare giocando d'azzardo, piuttosto che gareggiare a scherma. A poco a poco il caos che regnava nella sua mente si rischiarò.

“Grazie.” 

Di risposta, Roger si adombrò. “E per cosa? Per averti illuso che con un'insulsa preghiera a Dio ti avrei risparmiata alla morte prossima?” mise in chiaro sarcastico.

Bella si ispezionò intorno ai paraggi. La sua spada stava gettata a tre esatti piccoli passi da lei. Le bastava un minuscolo sforzo per raggiungerla. Ora o mai più.

“No.” una pausa studiata. “Per avermi dato il tempo di fare questo.”

Quasi non aspettò di finire la frase, che con agile slancio si gettò sull'arma recuperandola. E issandola sul finale, minacciò con la punta della lama il mento del pressoché anziano nemico.

“Astuta.” Fu il commento di Roger, segretamente sorpreso. “Non male davvero, lo ammetto.” soffiò con respiro arrancato. Di sfuggita capitava che scacciasse qualche grasso colpo di tosse. Eppure, non incoraggiava nemmeno la compassione del più misericordioso dei credenti che predicavano in nome del Signore. “Il fatto è che sono sicuro che ti mancherà il coraggio per privare un povero uomo della sua libertà alla vita. Pensaci bene, vivresti con questo rimorso, e il peso sulla coscienza sarebbe così estenuante da reggere, che continuerebbe a tormentarti come un fantasma del passato ancora, e ancora..”

Mandò al diavolo ogni forma di cortesia adoperata sinora. "Di fantasmi del passato ne ho già fin troppi a causa vostra, lurida nullità! Ma no, non sarò io purtroppo a sbarazzarmi di voi. Provvederete voi stesso alla sorte infelice che vi spetta per tutto il male che avete inflitto a degli innocenti.”

Roger inciampò il respiro nella sua risata.“Perché mai dovrei?”

Ella sostenne il suo sguardo inquisitore.“Perché io ho qui qualcosa a cui tenete sicuramente molto.” 

Gli sventolò proprio sotto al naso una mappa tutta spiegazzata. Era riuscita per un pelo a sgraffignargliela durante lo scontro armato, considerata la paura che la bloccava e tutto, tutto il resto.

Il sorriso sul volto di Roger scemò, e lui sbiancò trattenendo il respiro per qualche secondo, poi sbottò in una furia incontrollata:“Come diavolo hai fatto a-”

“Prenderla? Devo confessarvi che non è stato per niente difficile. Mi è bastato battermi e rischiare di morire, ma ne è valsa la pena a quanto pare. Ah e, un piccolo consiglio per il futuro: non riponete mai oggetti di valore in tasca, non è saggio. Ma ehy, un momento, quasi dimenticavo che un futuro voi non ce l'avete più!”







 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: FlyingTrain