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Autore: latour    01/07/2015    4 recensioni
«Sei bravo, invece...» sorrise Akira, non riuscendo a non fissargli la schiena lievemente incurvata sul corpo di legno della chitarra. Lo trovava a dir poco adorabile con le labbra contratte in una smorfia concentrata e la fronte aggrottata. Alla fine, quello dei due che più era cambiato in quell'ultimo annetto era stato proprio Kouyou. Era diventato grande, ma non solo fisicamente. Per avere quindici anni, era maturato parecchio. Aveva capito quali erano i suoi veri scopi e stava facendo di tutto pur di raggiungerli, per quanta fatica e tempo ci volessero. Confrontandosi con lui, Akira si sentiva ancora parecchio immaturo. Faceva sempre tutto di testa sua, non ascoltava mai i suoi consigli e finiva sempre per aver la peggio, come quella mattina coi bulli. Kouyou l'aveva avvertito di lasciarli perdere, gli aveva raccomandato di non andare a cercare altre noie. Ma Akira non aveva resistito. Non poteva lasciare che quei tizi si divertissero tanto prendendolo in giro. Per lui, era Kouyou quello da proteggere, non se stesso. Si sarebbe volentieri preso tutte le botte che spettavano a lui pur di non vederlo soffrire.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Reita, Uruha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Teenage bluely days'
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juugo-sai

十五歳


Infine, aprile era arrivato più in fretta del dovuto e, con lui, arrivarono anche delle nuove amicizie – o meglio, inimicizie – per il piccolo Kouyou che non era certo di essere in grado d'affrontare un nuovo anno scolastico. Beh, se non altro aveva scelto la stessa scuola alla quale anche Akira si era iscritto e, ironia della sorte, se l'era pure ritrovato in classe. Ormai avevano entrambi quindici anni, erano cambiati parecchio nel giro di un anno. Kouyou era diventato il più alto dei due, seppur Akira rimase comunque il più mascolino. Anche i loro interessi avevano cominciato a cambiare col passare del tempo; il primo aveva approfittato delle settimane di vacanza per cominciare ad avvicinarsi al visual-kei, mentre il secondo iniziò a sviluppare una certa passione per auto, moto e motori in generale. Nonostante tutto, giocavano ancora a calcio nella stessa squadra ed erano più amici che mai. Si sarebbero potuti paragonare ad una coppia di inseparabili dal tanto non riuscivano a stare l'uno senza l'altro.
Ed eccoli ora camminare l'uno al fianco all'altro con le nuove uniforme scolastiche addosso e lo zaino in spalla. Akira si guardava intorno con fare spensierato, sorridendo di tanto in tanto nel vedere tutti quei ragazzi che si recavano come loro verso l'istituto secondario esclusivamente maschile a cui si erano entrambi iscritti. «Incredibile, sono tornato ancora primino...» sbuffò incredulo Suzuki, sfoggiando i suoi capelli tinti di biondo. Se non altro non andava contro le regole dell'istituto. Kouyou se l'era letto attentamente un paio di volte prima di decidere di forarsi i lobi ma, seppur avesse infranto una delle regole, s'era fatto crescere i capelli pur di non rinunciare a quei piercing. Difatti, ora i suoi capelli appena mossi gli arrivavano alle spalle ed erano di un bel castano scuro, curati e splendenti.
«Intanto sono certo che riuscirai a farti valere... anzi, credo ci siano già strane voci sul tuo conto, vista la condotta che avevi gli anni passati nell'altro istituto.» ghignò Kouyou, cercando di non farsi prendere dal panico quando i suoi occhi scrutarono il cortile principale dell'istituto. Inspirò profondamente, dicendosi che non aveva nulla da temere. Non finché Akira era al suo fianco. Si voltò verso di lui, sorridendo. Ora che ci pensava, non gli aveva ancora parlato dei piercing ai lobi. «Hey, Akira... sai perché ieri non sono venuto all'allenamento?» gli chiese per stimolare la sua curiosità, gongolando fra sé e sé.
«Non avevi delle commissioni da fare con tua madre?» domandò ingenuamente Akira, osservando con quanta grazia Kouyou si sistemò una ciocca di capelli dietro all'orecchio. A quel punto, vide qualcosa brillare sotto il caldo sole primaverile. Si fermò in mezzo alla strada con la bocca aperta, non credendo ai suoi occhi. «Principessina, ti sei forato i lobi?!» esclamò incredulo, prima di trovarsi l'indice di Kouyou premuto sulle labbra.
«Se lo scopre qualcuno sarò costretto a toglierli!» ricordò quest'ultimo all'amico, facendogli cenno di tenere la bocca chiusa e di far finta di nulla. Così torno a coprirsi le orecchie grazie ai capelli lunghi, lasciandoli ricadere delicatamente sulle spalle. «Sarà il nostro piccolo segreto, ok?» disse poi, guardandolo dritto negli occhi per vedere fino a che punto sarebbe stato sincero.
Il biondo si lasciò andare ad una leggera risata, pattando Kouyou sulla testolina prima di riprendere il passo verso il cortile dell'istituto. «Sai che non ferirei mai la mia principessina... certo che manterrò il segreto, per chi mi hai preso? Dopotutto, non è certo l'unico...» sussurrò infine, lanciando una frecciatina così diretta che l'altro la colse subito, diventando rosso come un gamberetto ben cotto.
«S-sì... a-acqua in bocca per tutto, o-ok?» balbettò Kouyou imbarazzatissimo, cogliendo subito ciò a cui Akira alluse. Era successo qualche giorno prima a casa sua. Gli stava mostrando fieramente la chitarra acustica che era riuscito a comprarsi coi propri risparmi e, non seppe né come né perché, si erano baciati. O meglio, Akira l'aveva baciato. Ed ebbe pure una scusa per farlo, a quanto detto. “Se sei la mia principessa, avrò pur il diritto di baciarti, no?” aveva detto col suo solito fare arrogante ma allo stesso tempo dolce, mentre gli carezzava una guancia. A quel ricordo, ancora così vivido e intenso, le gambe di Kouyou diventarono come di gelatina e gli divenne piuttosto difficoltoso anche solo respirare o pensare lucidamente. Era incredibile l'effetto che l'amico gli aveva fatto. Anche se non sapeva ancora il vero motivo che si nascondeva dietro a quel gesto.
Akira, ovviamente, vista l'assenza temporanea del ragazzo che camminava al proprio fianco, non ci mise molto ad indovinare ciò che stava pensando in quel momento. «Kou, ci stai ancora facendo la testa su quel bacio?»
«Shhh! Prima che qualcuno senta!»
«Chi vuoi che ci senta qui? Non ci conosce ancora nessuno, siamo solo dei novellini...»
«A giudicare da certi sguardi, sembra che qualcuno ti conosca fin troppo bene...»
«Saranno i soliti bulletti, ma non mi spaventano. Gli farò vedere presto chi sarà qui a comandare.»
In effetti, i due si sentirono parecchi occhi incollati alla schiena. Kouyou tenne la testa abbassata, sperando di non farsi notare, ma cominciava già a sentirsi le dita puntate addosso e le risa esagerate dei vari ragazzi che affollavano il cortile. Ogni volta la stessa storia... pazienza, ci avrebbe fatto l'abitudine. Succedeva sempre così, del resto. Sospirò rassegnato, serrando le labbra per cercare di nascondere alla meno peggio.
Akira, essendosi già accorto del disagio provato dall'amico, lanciò sguardi di sfida ad un gruppo di ragazzi che sembrava essere parecchio influente, a giudicare a tutte le persone che li circondavano. Posò una mano sulla spalla di Kouyou, pattandolo un paio di volte per cercare di fargli coraggio. «Sono delle merde se anche solo pensano di sfotterti per le tue labbra.» ringhiò a voce alta di proposito, sperando di essere ascoltato anche dai diretti interessanti. A giudicare dai loro grugniti infastiditi, il messaggio doveva essergli arrivato forte e chiaro. Era rincuorante sapere d'essersi fatto dei nemici ancor prima di iniziare le lezioni del primo giorno del primo anno.
«Akira, sai che quelli ti faranno del male... saranno almeno del terzo anno.» mormorò Kouyou preoccupatissimo per l'amico, cercando di trattenerlo per un braccio. Mancavano circa cinque minuti al suono della campanella e gli studenti del primo anno, Kouyou e Akira compresi, si sarebbero dovuti dirigere in palestra per il discorso iniziale da parte del preside. Se solo Kouyou non l'avesse trattenuto con tutta la forza che aveva in corpo, probabilmente Akira si sarebbe imboscato da qualche parte in attesa dell'inizio delle lezioni solo per poter fare a botte con quel gruppo di ragazzi decisamente più grandi e grossi di lui.
«Non mi interessa, Kouyou.» sibilò freddamente il biondo, distogliendo poi lo sguardo da quel gruppo di bulli per tornare a posarlo su quello dell'amico, sfiorandogli volontariamente una ciocca di capelli lunghi e morbidi. «Nessuno ha il permesso di prenderti in giro, specialmente per le tue labbra.» disse seriamente, guardandolo dritto negli occhi color cioccolato che ora si erano fatti lucidi e profondi, forse dall'emozione, forse dal timore che Akira si sarebbe certamente fatto picchiare di nuovo.
«Akira, devi smetterla di farti picchiare per colpa mia... non voglio che tu facciano del male.» pigolò Kouyou con voce tremante, cercando inutilmente di distogliere gli occhi da quelli del ragazzo che, come dei magneti, lo attiravano contro la sua volontà. «Vorrei tanto sapere perché lo fai...? A che pro?» mugolò ancora, trattenendo malamente un singhiozzo ma riuscendo a reprimere le lacrime che gli si fermarono agli angoli degli occhi.
«Lo faccio perché ti voglio bene, no?» rispose Akira come se fosse un qualcosa di ovvio. «E poi nessuno deve anche solo osare prenderti in giro per le labbra che hai, ok? Sono bellissime, sono morbide e... non sai quante volte le bacerei ancora.» confessò poi sottovoce, carezzando fugacemente la guancia di Kouyou.
Inutile dire che, arrivato a quel punto, Kouyou non capì più nulla. Rimase stordito da quelle parole appena sussurrate, sentendosi tremare le gambe. Dovette aggrapparsi al braccio del biondo per non toccare il suolo con le ginocchia. Non ne era sicuro, ma... s'era forse preso una cotta per lui? No, quella cosa della cotta era già troppo vecchia per essere ancora credibile, era da mesi che aveva una cotta per Akira. E se fosse invece qualcosa di più? Si era forse... innamorato di lui? Che scemenza! Innamorarsi del suo migliore amico! Innamorarsi di... un altro ragazzo!
Kouyou cercò di ricomporsi, tornando con la schiena dritta e il mento alto. Non poteva essersi innamorato di Akira. Erano solo buoni amici, tutto qua. E, in fin dei conti, si è sempre un po' innamorati del proprio migliore amico, anche se era un altro ragazzo. Altrimenti non si sarebbe mai spiegato le sue dolci parole e quel suo bacio rubato giorni prima. Maledicendosi mentalmente per anche solo farsi quel genere di pensieri, scosse la testa e si disse che era solo un momento, che presto sarebbe passato tutto. Avevano solo quindici anni, come potevano anche solo credere di sapere cosa volesse dire innamorarsi o provare amore nei confronti di qualcuno? Quella era solo amicizia, una buona amicizia, e quella che provava Kouyou nei confronti dell'amico non era altro che una cotta tremenda. Chissà se anche l'altro provava qualcosa del genere nei suoi confronti...
I due furono riportati nella realtà grazie al trillo acuto della campanella a cui seguì l'apertura dell'ingresso principale. Subito, degli addetti furono incaricati di richiamare e raggruppare gli alunni del primo anno in un angolo appartato del cortile per permettere agli studenti iscritti agli anni successivi di raggiungere in fretta le aule. Così, quando tutti furono entrati, i novellini furono scortati fino in palestra, simili ad un gregge in cui non si capiva niente e in cui tutti si spintonavano.
Seppur fosse alto, Kouyou fece fatica a trovare Akira in mezzo a quella folla. Vide qualche testa bionda, ma nessuna di esse era quella dell'amico. Quando arrivò in palestra, prima di mettersi a sedere sul parquet tirato a lucido, si guardò intorno ancora una volta, non riuscendo in alcun modo a trovare il biondo. Rassegnato, sospirò profondamente, cercando almeno di mettersi l'anima in pace ed ascoltare il discorso del preside che era appena iniziato.
In un momento di particolare noia, si infilò le mani in tasca dei pantaloni, trovandoci qualcosa. Tirandosi fuori le mani di tasca, si trovò un bigliettino nel palmo. Lo aprì e la prima cosa che vide fu la scrittura disordinata e frettolosa di Akira.


Vado a far due chiacchiere coi tipetti che abbiamo visto oggi. Scusa se ti lascio solo, principessa. Tienimi un banco vicino al tuo in classe, in caso tardassi.

- Aki


Kouyou sbuffò sonoramente, sentendosi veramente preoccupato per Akira. Chissà cos'avrebbe mai potuto dire a quei ragazzi... sperava solo che non lo prendessero troppo sul serio, altrimenti si sarebbe dovuto passare il primo giorno in infermeria. Pazienza, se l'era cercata, non era affar suo. Doveva smetterla di pensare solo ed unicamente ad Akira quando non riusciva nemmeno a difendere se stesso. Però... però era così difficile non pensare a lui. Kouyou provò una rabbia così forte contro se stesso che sferrò un pugno sul pavimento in legno della palestra, facendo sussultare il ragazzo che gli sedeva accanto. Lo guardò dritto negli occhi, aggrottando le sopracciglia e tendendo le labbra in una smorfia seccata e arrabbiata, così cattiva da far deglutire quel povero ragazzino, costringendolo a distogliere lo sguardo. Perché non si comportava sempre così? Perché riusciva a diventare così cattivo e mascolino solo quando Akira non era nei paraggi? Si sentiva un disastro. Chiudendo gli occhi, si prese le ginocchia fra le braccia e vi poggiò la fronte, ascoltando distrattamente il discorso del preside che andava avanti già da un pezzo.
Non fumare qua, non tenere i capelli così, non dire questo, non fare l'altro... sempre le stesse parole, sempre le stesse regole. Kouyou era stanco marcio di doversi comportare secondo delle regole, eppure finiva sempre col seguirle alla regola. Se solo avesse avuto il coraggio di infrangerle come faceva Akira... magari sarebbe stato in grado di mostrargli quanto veramente valeva. Un anno prima si preoccupava perché non gli erano ancora spuntati i primi peli e perché il suo fisico era ancora quello di un bambino, e ora che si era finalmente sviluppato ancora vedeva Akira come un amico, ma anche come un avversario. Se non aveva il suo carattere forte e la sua determinazione, era inutile voler diventare come lui.
«'fanculo...» sibilò a denti stretti, sempre tenendo la fronte poggiata alle ginocchia.
«Regola numero 1: niente parolacce all'interno dell'istituto. Principessa, mi deludi...»
Kouyou sobbalzò, voltandosi immediatamente alla propria sinistra. Akira era lì, seduto accanto a lui, i capelli scompigliati e il colletto dell'uniforme tutto stropicciato. Per il resto, non sembrava aver nulla di grave, se non qualche livido sulle mani e le nocche spellate. Ora che lo guardava meglio, aveva anche una piccola botta sullo zigomo, ma non si vedeva molto. «Sei il solito...» sbuffò Kouyou senza speranza, per poi unirsi agli applausi che si levarono dalla palestra in conclusione al discorso d'apertura.
«Sono stato bravo, vero? Guarda, neanche un graffietto...» si vantò Akira tutto orgoglioso, mostrando il volto privo di botte, se non per il piccolo livido all'altezza dello zigomo. Così, prendendo la mano di Kouyou, si alzò e lo aiutò a sua volta ad alzarsi, incamminandosi insieme a lui verso il senpai del corso C che stava chiamando a raccolta tutti gli altri ragazzi che sarebbero stati loro compagni di classe. Erano poco più di una ventina, non molto numerosi. La maggior parte di essi sembrava essere gente tranquilla e a modo, non avrebbero causato problemi né ad Akira, né tantomeno a Kouyou. L'unico problema erano gli alunni delle classi successive, ma il biondo era certo che sarebbe riuscito a farli tacere.
Quando finalmente l'appello fu finito e tutti risposero con un semplice “sì” o con un timido “presente”, furono tutti portati verso la classe, situata al primo piano, proprio di fronte ai bagni. «Sai, sono parecchio indeciso...» pigolò ad un tratto Kouyou, stando spalla contro spalla all'amico per non perderlo ancora di vista.
«Indeciso? Per cosa?» chiese perplesso Akira, non capendo di cosa stesse parlando l'altro.
«Mi iscrivo al club di musica o a quello di calcio?»
«Principessina, le iscrizioni sono terminate due giorni fa, prima dell'inizio della scuola.»
«C-cosa?! E come faccio adesso...?»
«Niente paura, il tuo principe ha pensato a tutto!»
«... eh?»
«Ti ho iscritto al club di go, visto che sei una schiappa.»
«No, Aki...!»
«Tsk, e ci credi pure? Principessa ingenua! Ti ho iscritto al club di calcio ovviamente, non potrei mai giocare senza di te e i tuoi passaggi degni di una papera.»
Kouyou trasse un sospiro di sollievo e Akira si guadagnò solamente un pugno sulla spalla. Se non altro s'era salvato dal club di go o da quello di calligrafia. Gli sarebbe piaciuto tantissimo poter frequentare il corso di musica per imparare meglio a suonare la chitarra, ma a quanto pare il signorino Suzuki aveva scelto per lui. Pazienza, avrebbe potuto suonare a casa con tutta calma, guardando qualche video o seguendo qualche manuale. Giocare a calcio non gli avrebbe fatto altro che bene, si sarebbe potenziato i muscoli delle gambe e gli addominali, se non altro.
Come deciso, si sedettero l'uno di fianco all'altro, nell'ultima fila di banchi. Anche se erano tutti separati, l'aula era talmente piccola che erano comunque schiacciati come sardine. Ad Akira era andata ancora di lusso: grazie a quella misera distanza che c'era tra di loro, Kouyou avrebbe potuto comodamente passargli le risposte per le verifiche per cui non avrebbe mai e poi mai studiato.
Si alzarono quando entrò il professore di giapponese e tornarono poi a sedersi, cercando di seguire il suo discorso per capire cos'avrebbero affrontato durante l'anno scolastico. Tra una parola e l'altra, Kouyou si perse un po' e, nel momento in cui abbassò lo sguardo sul banco, vide un piccolo cioccolatino ripieno. Arrossì appena, voltandosi verso Akira che sembrava essere voltato da chissà quanto tempo a contemplare i suoi profilo. Sospirò e sussurrò un “grazie” a fior di labbra. Quel Suzuki... cosa voleva da lui? Mise il cioccolatino nell'astuccio e, piegandosi furtivamente ad aprire la tasca dello zaino, prese la banana che s'era portato per la pausa. Attese che il professore si distraesse per poi metterla sul banco di Akira che, confuso, alzò lo sguardo in cerca di risposte da parte sua. “Scimmia che non sei altro” gli sussurrò a fil di voce Kouyou che, con un sorrisetto soddisfatto e vittorioso, osservò il biondo nascondere la banana sotto il banco con aria imbarazzata. Forse quella volta la principessa era riuscita a vincere. Un piccolo passo per un grande traguardo. Sperava solamente che Akira non gliel'avrebbe fatta pagare, altrimenti si sarebbe dovuto seriamente preoccupare, conoscendo il soggetto. Ma poco importava. Qualunque cosa tramasse, non avrebbe mai potuto fargli del male. Perché Kouyou era la sua principessina e aveva promesso che l'avrebbe difesa da chiunque, se stesso compreso.

***


«Vai piano, Kou! Brucia da morire!»
«Idiota, se non stai fermo ti credo che ti fa male! Mordi il cuscino e cerca di star calmo, altrimenti stiamo qua tutto il giorno.»
Come volevasi dimostrare, a fine lezione il gruppo di bulli era andato a sistemare i conti con quel novellino tanto insolente e testardo. Non era difficile immaginarsi come sarebbe andata a finire, almeno non per Kouyou. Uno contro cinque, oltre a non essere leale, era un'impresa assurda. Solo una testa calda come Akira poteva cacciarsi in un guaio del genere. Eppure, pur sapendo che non ne sarebbe affatto uscito da vincitore, ci aveva provato allo stesso. Per Kouyou. Per tutte le cattiverie che quelle cinque teste vuote avevano detto su di lui.
Alle parole “Mi immagino che lavoretti da favola potrebbe fare con quelle labbra...”, Akira non era riuscito a trattenersi oltre e aveva sferrato il primo cazzotto a quello che sembrava essere il leader del gruppo, un tizio non troppo alto ma robusto con un taglio all'occidentale e un'orribile voglia sotto l'occhio sinistro. Ovviamente, come di riflesso, gli altri quattro gli si erano buttati addosso, fermandolo contro il suolo polveroso del cortile secondario, situato sul retro vicino ai campi sportivi, per poi riempirlo di calci e di botte, lasciandolo in uno stato pietoso, con l'uniforme lercia e un labbro spaccato. Oltre a quello, Kouyou stava ora facendo i conti con tutte le sbocciature e il naso che continuava a sanguinare. Se non fosse stato per il senpai del corso D che la mattina stessa li aveva accompagnati nella loro aula e che dopo le lezioni aveva fatto allontanare i bulli, forse Akira si sarebbe dovuto fare un bel viaggio al pronto soccorso. Per fortuna era finito tutto bene, almeno in un certo senso. Le ferite non erano tanto gravi – o almeno, non erano nulla che Kouyou non potesse curare con della semplice acqua ossigenata e qualche cerotto.
Erano soli in casa Takashima, seduti l'uno in fronte all'altro in cucina. Sul tavolo c'era il flacone dell'acqua ossigenata, il cotone idrofilo e la scatoletta di cartone dei cerotti con delle stampe a colori di Doraemon, giusto per rendere il tutto meno drammatico. I genitori e le sorelle di Kouyou erano fuori città per delle commissioni alquanto importanti, quindi non sarebbero rientrate prima di sera. Magari lui e Akira avrebbero cenato insieme giusto per tenersi compagnia – non che a Kouyou dispiacesse rimaner da solo, anzi, avrebbe anche avuto più tempo di strimpellare un po' in santa pace. Ma gli dispiaceva tantissimo dover lasciare l'amico in quello stato dopo esser stato preso a botte dai soliti bulli, quindi l'aveva fatto venire a casa sua con l'intento di medicarlo alla meno peggio.
Gli aveva disinfettato con cura tutte le ferite e le sbucciature, spalmandovi sopra della crema cicatrizzante per evitargli ulteriori fastidi. Dopodiché si era premurato di mettergli un cerotto sul naso che aveva da poco smesso di sanguinare, osservandolo con un sorriso. «Doraemon ti dona...» ghignò Kouyou soddisfatto, vedendo Akira arrossire per la prima volta in vita sua.
Dopo essersi assicurato d'aver finito di curarlo e disinfettarlo, riordinò tutto ciò che aveva preso dalla cassetta del pronto soccorso che tenevano in casa, riponendo tutto in perfetto ordine da dove l'aveva preso. Così, tornando in cucina, trovò il biondino intento ad ispezionare il frigorifero in cerca di qualcosa da mangiare come faceva sempre; ormai era di casa ed anche la madre di Kouyou si divertiva un mondo quando anche lui era insieme a loro, per non parlare delle sorelle che lo consideravano praticamente un secondo fratellino e lo adoravano.
Kouyou si sedette al tavolo, vedendo Akira sedersi di fronte a sé con una merendina tra le mani. Quest'ultimo la scartò e, affamato, ne mangiò subito un enorme boccone, finendola dopo qualche istante con un altro morso. «Buona...» mugolò con la bocca ancora piena, leccandosi con fare impacciato le dita sporche di cioccolato.
«Ce ne sono altre in frigo, non far finta di non averle viste... sai che non devi nemmeno chiedermi il permesso di mangiarle. Anzi, prendine una anche per me.» disse Kouyou, vedendo Akira scattare dalla sedia, tornandosi a sedere con il pacco di merendine e un cartone di succo di mirtillo che sicuramente solamente Kouyou beveva.
Fecero merenda e si spostarono in salotto,sul divano, chiacchierando per un bel po' davanti alla TV accesa finché, dopo aver raggiunto chissà quale sorta di illuminazione, al biondo si accese una lampadina in testa. «Kou, perché non mi fai sentire qualcosa con la chitarra?» gli domandò ad un tratto all'amico, vedendolo sobbalzare al proprio fianco.
«M-ma non sono ancora capace a suonare... ho appena iniziato, Aki...» pigolò il più piccolo con fare imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli lunghi. Si vergognava troppo a suonare davanti ad Akira, anche perché faceva ancora fatica a posare tutte e quattro le dita sulla tastiera e a premere le corde e i tasti giusti. Doveva ancora fare molta pratica... conosceva giusto gli accordi principali e l'intro di qualche canzone famosa, nulla di più. E ovviamente faceva ancora un sacco di errori. Gli ci volevano almeno cinque tentativi per riuscire a fare un giro di DO o di SOL senza sbagliare a posizionare le dita.
«Beh, mi basta vedere quello che sai fare... sai che io non me ne intendo proprio di musica.» borbottò ancora Akira, facendosi più vicino a Kouyou per cercare di convincerlo.
Quest'ultimo si allontanò un poco dall'altro, temendo il peggio. Non voleva che Akira facesse mosse avventate... la sua vicinanza eccessiva gli provocò un sobbalzo al cuore che cominciò a palpitare ancor più ferocemente. Sperava con tutto se stesso che fosse solo una fase – la tanto celebre fase della cosiddetta “tempesta ormonale” che interessava ragazzi della loro età. Cercando di ricomporsi, schiarì la voce che stava ancora cambiando e si scostò una ciocca di capelli dal viso. «Non avevi detto che avresti iniziato a suonare il basso?» domandò curioso, cambiando discorso per tentare di far distogliere Akira dal desiderio di sentirlo strimpellare.
Il biondo parve pensarci sopra qualche momento, grattandosi il mento liscio con le unghie corte. «Mi piacerebbe molto, sì... devo solo convincere mia madre, oppure trovare qualche lavoretto per riuscire a comprarmi un basso almeno decente. Uno da principianti, insomma, niente di che.» spiegò con un sospiro, tornando ad affondare il dorso del divano comodissimo di casa Takashima, posando poi lo sguardo sull'amico. «Adesso però mi fai sentire qualcosa?» domandò con un sorrisetto angelico stampato in viso, vedendo Kouyou battersi un pugno sulla gamba.
«Sei un testone! Ti ho detto che non sono capace!» ribatté ancora il più giovane, balzando in piedi dal divano con le mani poggiate sui fianchi.
«Non mi metterò a ridere, giuro! Anzi, ti invidio per aver anche solo iniziato!»
«Aki, non ho voglia... poi oggi sono stanco, dall'ansia non ho quasi dormito niente stanotte...»
«Allora, facciamo una bella cosa. Dopo che mi avrai fatto sentire qualcosa, faremo un riposino.»
«... non si può passare direttamente al riposino?»
«Se non mi fai sentire niente con la chitarra, scordatelo. Anzi, farò di tutto per tenerti sveglio, a costo di urlarti nelle orecchie.»
Purtroppo, Kouyou conosceva fin troppo bene l'amico e sapeva che avrebbe fatto di tutto pur di farlo strimpellare e di non farlo dormire. Si maledisse mentalmente e, con passo lento e svogliato, andò al piano superiore dove si trovava la propria camera e quella delle sorelle. Entrato in cameretta, prese la chitarra e, prima che potesse tornare in salotto, Akira l'aveva già raggiunto. Inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa ci facesse lì. «Dai, torniamo giù...» mormorò rassegnato, venendo poi bloccato sulla porta dal biondino che, come se niente fosse entrò nella camera di Kouyou, osservando i numerosi poster di famose band giapponesi e occidentali che facevano impazzire l'amico.
Akira camminava qua e là con passo lento, stupendosi di come la stanza di Kouyou cambiasse ogni volta che ci metteva piede. Non era mai identica, aveva sempre qualcosa di nuovo, che si trattasse di un soprammobile, o di un poster, o di un nuovo CD. La musica doveva piacergli davvero molto e seguiva davvero tante band da ciò che poté vedere. Un po' lo invidiava per tutta la musica che aveva – cassette, LP, CD, non gli mancava davvero nulla. Tranne una cosa. «Com'è che non vedo nulla dei Sex Pistols...?» gli domandò assottigliando lo sguardo e voltandosi verso di lui, trovandolo mentre si impegnava ad accordare la chitarra con uno strano strumento che sembrava un fischietto.
Dopo aver sistemato per bene la chitarra, Kouyou provò a suonare qualche accordo sfiorando appena le corde con la speranza che Akira non sentisse nulla. Quando tutto fu a posto, si alzò tutto soddisfatto e si sedette sulla sedia che utilizzava di solito, aprendo sulla scrivania la rivista che conteneva lo spartito per chitarra acustica di Kurenai degli X Japan. «Non è che mi facciano impazzire i Sex Pistols... ho una cassetta con qualche canzone, ma non li ho ancora approfonditi.» mugolò distrattamente, tutto concentrato a fare un po' di esercizi di riscaldamento con la chitarra, premendo i vari tasti e pizzicando le corde in sequenza per sciogliersi per bene le dita e i polsi.
Akira si accomodò sul letto, giocando con il peluche a forma di anatroccolo che gli aveva regalato alla fine della scuola primaria, dopo la festa di fine anno in cui Kouyou s'era dovuto improvvisare sua principessa per mancanza di ragazze nella loro classe. Su una classe di venticinque ragazzi, solamente cinque erano le femmine, quindi si erano un po' dovuti arrangiare, appaiandosi a caso ma divertendosi come non mai a indossare abiti femminili presi in prestito da sorelle o cugine varie. Con un sorrisetto ebete, spostò ancora una volta lo sguardo su Kouyou che, impegnato come non mai, stava ancora facendo qualche strano esercizio con la chitarra. Non l'aveva mai visto tanto serio e determinato. Sembrava davvero convinto a voler imparare a suonare la chitarra. Lo ammirava tantissimo, avrebbe tanto voluto essere come lui ma, per quanto Akira fosse determinato e testardo, alla fine finiva quasi sempre col perdere di vista i suoi veri traguardi.
Kouyou s'accorse quasi subito dell'atteggiamento parecchio pensoso dell'amico e, in un certo senso, si preoccupò, considerato che non si comportava mai in quel modo. A volte gli faceva paura quando se ne stava per troppo tempo in silenzio senza nemmeno tendere un muscolo. «A cosa pensi?» gli domandò ingenuamente, preparandosi a suonare qualche accordo, mescolandoli a caso per dar vita ad una melodia alquanto orecchiabile. Da quel che vedeva, Akira non sembrava ancora tanto interessato a sentirlo suonare. Poco male, voleva dire che non si sarebbe accorto degli errori che avrebbe fatto. L'unica cosa che voleva sapere, era il perché di quel suo umore leggermente più cupo.
«Pensavo che...» mugolò Akira, bloccandosi quasi subito mentre giocherellava distrattamente con l'anatroccolo di peluche, tirandogli le alette morbide. «... che forse sarà il caso di prestarti più materiale dei Sex Pistols.» ridacchiò con una leggera nota di nervosismo nella voce, alzando lo sguardo per vedere Kouyou suonare. Rimase ipnotizzato dalle sue dita lunghe e sottili che si spostavano lungo la tastiera e dai suoi polpastrelli che pizzicavano le corde, producendo una melodia dolce che conosceva molto bene. Kurenai degli X Japan era una delle loro canzoni preferite, anche se non una delle più recenti.
«Mh, capisco...» mugolò frettolosamente Kouyou, tenendo gli occhi incollati allo spartito che teneva sulla scrivania, riuscendo però a ricordarsi quel pezzo dopo qualche battuta. Cercò di distogliere lo sguardo dalla rivista, andando avanti da solo per un bel po', soddisfatto di riuscire a ricordarsi l'intro a memoria. Lo suonò un paio di volte, bloccandosi poco prima di arrivare alla parte suonata nel ritornello, non ricordandosela ancora perfettamente. «La sto imparando poco alla volta... magari tra un paio di settimane la memorizzerò già tutta, ma forse mi ci vorrà un po' di più.» pigolò fra sé e sé, cercando di memorizzare le prime battute del ritornello, provando a strimpellarle un paio di volte per abituare anche le dita.
«Sei bravo, invece...» sorrise Akira, non riuscendo a non fissargli la schiena lievemente incurvata sul corpo di legno della chitarra. Lo trovava a dir poco adorabile con le labbra contratte in una smorfia concentrata e la fronte aggrottata. Alla fine, quello dei due che più era cambiato in quell'ultimo annetto era stato proprio Kouyou. Era diventato grande, ma non solo fisicamente. Per avere quindici anni, era maturato parecchio. Aveva capito quali erano i suoi veri scopi e stava facendo di tutto pur di raggiungerli, per quanta fatica e tempo ci volessero. Confrontandosi con lui, Akira si sentiva ancora parecchio immaturo. Faceva sempre tutto di testa sua, non ascoltava mai i suoi consigli e finiva sempre per aver la peggio, come quella mattina coi bulli. Kouyou l'aveva avvertito di lasciarli perdere, gli aveva raccomandato di non andare a cercare altre noie. Ma Akira non aveva resistito. Non poteva lasciare che quei tizi si divertissero tanto prendendolo in giro. Per lui, era Kouyou quello da proteggere, non se stesso. Si sarebbe volentieri preso tutte le botte che spettavano a lui pur di non vederlo soffrire. Non riusciva davvero a spiegarsi quel comportamento nei suoi confronti, ma sentiva che tra loro c'era qualcosa che andava oltre all'amicizia – una specie di magnetismo che, nonostante le loro diversità, li portava sempre ad avvicinarsi l'un l'altro.
Kouyou era ancora tutto concentrato a suonare; era così preso da quello spartito che si scordò momentaneamente della presenza di Akira. Difatti, quando quest'ultimo gli si avvicinò da dietro, posandogli una mano sulla spalla, lanciò un urlo così forte che riuscì a spaventare anche il biondino che gli si era avvicinato con fare del tutto innocuo. «Suzuki! Mi hai fatto prendere un colpo...» si lamentò, riacquistando un po' di colorito dopo esser impallidito improvvisamente per colpa dello spavento subito. Ad un tratto, sentì le mani di Akira scivolargli dalle spalle per cingergli il petto, costringendolo a riporre la chitarra mentre il suo mento gli si adagiava sulle spalle. «E adesso che ti prende...?» chiese imbarazzato, dopo qualche attimo d'esitazione. Gli posò le mani sugli avambracci magri, piegando appena il capo di lato per poter poggiare la guancia alla sua tempia.
Akira si strinse ancor di più all'amico, voltandosi appena per poter inspirare il profumo dei suoi capelli lunghi che gli solleticavano la punta del naso incerottato. Lo cinse delicatamente, respirando a contatto con la pelle del suo collo. «Non dovevamo fare un pisolino...? Comincio ad avere un po' sonno...» confessò nonostante non si sentisse poi così stanco. In realtà voleva solamente guardare Kouyou mentre dormiva, carezzandogli i capelli e il viso rilassato. Era davvero carino quando dormiva e, con quell'aria indifesa, si sentiva ancora più in dovere di proteggerlo.
Il più giovane sospirò, pattando un avambraccio di Akira. «Vuoi farmi dormire qui sulla sedia?» ridacchiò scherzosamente, voltandosi verso di lui per poterlo guardare negli occhi, trovandosi inevitabilmente con le labbra a pochi centimetri dalle sue. Si rivoltò immediatamente dall'altra parte col volto in fiamme e il cuore che batteva all'impazzata, sentendosi più idiota che mai. «Se ti schiodi, magari possiamo andare a riposarci sul letto...» sospirò, sentendo il biondo allentare l'abbraccio, riuscendo a scivolare dalle sue braccia per alzarsi e raggiungere il letto. Prima di mettersi comodo, però, chiuse la porta e risistemò un paio di cose, aprendo appena la finestra per lasciar entrare la brezza primaverile carica del profumo dei fiori appena sbocciati. Quando tornò verso il proprio letto, vide Akira già sdraiato con il paperotto di peluche fra le braccia e un sorriso stupidissimo stampato in volto. A rendere il tutto ancora più buffo c'era il cerotto di Doraemon sul suo naso. «Sai che ora come ora non faresti paura nemmeno ad una mosca?» rise Kouyou, sdraiandosi al suo fianco senza farsi troppi problemi. Dopotutto, facevano quasi sempre dei pisolini insieme, spalmati l'uno contro l'altro sul letto o sul divano. Si mise comodo e si fece cingere dalle sue braccia, posando la testa sul cuscino vicina alla sua.
«Anche tu...» riuscì solamente a sussurrare il biondo, non riuscendo a mantenersi lucido per via della vicinanza con l'amico. Da quando era diventato così debole? Di solito non aveva alcun problema a stringerlo a sé, a coccolarlo un po' finché non lo vedeva addormentarsi, ma sentiva che ora qualcosa era cambiato. Non erano più bambini, quello era ovvio. Ma lui era sempre Akira e Kouyou era sempre Kouyou – allora perché stringerlo contro di sé gli faceva quell'effetto? Perché la gola gli diventava secca e fra le gambe provava una fastidiosa sensazione di soffocamento?
Nessuno disse più nulla, così vicini com'erano. Era come se quella vicinanza avesse tolto loro la capacità di parlare. I loro occhi si cercarono e si rispecchiarono gli uni in quelli dell'altro mentre le loro gote si tingevano timidamente di rosso. Le dita di Kouyou si intrecciarono quasi inavvertitamente a quelle di Akira, e finalmente i loro respiri tornarono rilassati e lenti.
«Suoni davvero bene per essere una schiappa, sai?» lo prese in giro Akira, toccandogli i polpastrelli su cui si stavano già formando dei calli duri e resistenti. Li sentì caldissimi, roventi, come se le sue dita avessero preso fuoco a forza di scivolare lungo le corde della chitarra. Doveva far sicuramente male, non doveva esser semplice come lo davano a vedere i musicisti professionisti. «Ti fanno male?» gli chiese poi, volendo aver conferma delle proprie ipotesi.
«Un po' sì...» rispose Kouyou con un filo di voce, muovendo appena le dita fra le mani di Akira che erano poco più grandi delle proprie, nonostante le sue dita fossero leggermente più corte.
«Tanto male?»
«Abbastanza... ma ne vale la pena.»
«Già...»
Akira si avvicinò la punta delle dita di Kouyou alle labbra, sfiorandole con tutta la delicatezza di cui era capace. Tenne gli occhi chiusi e concentrò unicamente sulla sensazione delle dita dell'amico premute sulle proprie labbra. «Quando eravamo più piccoli, ogni volta che ognuno dei due si faceva male, ci baciavamo sempre... anche se eravamo sporchi di terra o di sangue. Ricordi?» disse con tono lieve e vellutato, alzando gli occhi ad incrociare quelli di Kouyou.
«Certo che ricordo... non dovresti nemmeno chiedermelo...» rispose lui schiudendo appena le labbra, cercando di sostenere lo sguardo dolce di Akira.
Quest'ultimo si avvicinò ancor di più a Kouyou, arrivando quasi a sfiorargli la punta del naso con il proprio. «Oggi mi hanno dato un pugno sul naso...» gemette quasi impercettibilmente, strappando un sorriso all'amico che, teneramente, si avvicinò a dargli un bacio sul naso, e un altro, e un altro ancora, attento a non premervi troppo le labbra contro per non fargli male.
«Adesso come stai...?»
«Meglio, grazie...»
I due sorrisero con fare impacciato. Kouyou si morse il labbro inferiore e trattenne a stento un risolino di felicità che gli salì dal petto come se fosse la più naturale delle reazioni a quel piccolo gesto. Solo con Akira riusciva a sentirsi tanto felice, quasi da sentirsi esplodere. Fu in quel preciso istante che Kouyou notò qualcosa che prima non aveva notato nel biondo. Gli carezzò le labbra con il pollice della mano destra, premendo il più delicatamente possibile.
«Guarda qua... ti sei anche tagliato il labbro.»
«Davvero? Non me n'ero accorto...»
«Non sto scherzando, è un graffietto piccolo ma è proprio qui...»
«Kou, non si dicono le bugie.»
«Ma è vero, Aki... credimi.»
«Allora curami... fallo sparire.»
«Va bene. Basta che stai fermo... chiudi gli occhi...»
Akira fece come richiesto, chiudendo completamente gli occhi. Qualche attimo dopo, ecco ancora quella familiare sensazione di morbidezza delle labbra di Kouyou premute contro le sue. Quel bacio sì che sarebbe andato a curare tutte le ferite che s'era procurato quella mattina stessa. Il biondo cercò di trattenersi fino all'ultimo secondo, ma era impossibile resistere a quelle belle labbra. Come potevano essere oggetto di tante prese in giro a battutine squallide? Davvero non riusciva a spiegarselo. Doveva essere tutta invidia. Già... si sentiva davvero fortunato ad esser l'unico ad avere il permesso di poter saggiare quelle labbra carnose e tanto particolari.
Le loro bocche si muovevano delicatamente l'una sopra l'altra in modo un po' goffo, ma dolce. I loro respiri si spezzarono e i loro visi assunsero un colorito intenso, d'un bel rosso brillante. Quando poi Kouyou avvertì la punta della lingua di Akira a contatto con il proprio labbro inferiore, si staccò lentamente da lui, guardandolo dritto negli occhi per poi abbozzare un timido sorriso. «Come ti senti adesso...?» gli domandò, prendendo a giocare con una ciocca dei suoi capelli biondi.
«Mi sento molto meglio... grazie.» sorrise l'altro, prendendo in mano l'anatroccolo di peluche per premere il becco morbido sulle labbra di Kouyou. «Il signor Papero ti ringrazia da parte mia.» spiegò, mettendo poi il pupazzo in quel piccolo spazio che li separava, notando una certa somiglianza tra i due.
Kouyou passò ancora un dito sulle labbra di Akira, assumendo un'espressione sorpresa. «Ma guarda un po'... il taglietto è già sparito. Sono stato bravo a guarirti, no?» ghignò docilmente, scoppiando a ridere quando poi il biondo cominciò a fargli il solletico sui fianchi, non deciso a demordere. A quanto pare, avrebbero dovuto rimandare il pisolino pomeridiano a un'altra volta. Chissà perché, ma quel pomeriggio lo passarono interamente a cercare vecchie ferite o cicatrici, cercando di guarirle al loro modo. E, ovviamente, quella sorta di terapia ebbe degli esiti più che positivi sui due che, dopo aver curato ed esser stati curati, si addormentarono come sassi senza nemmeno rendersene conto.









Vi avevo promesso il sequel di juuyon-sai e sequel di juuyon-sai fu!
Siccome l'altro era incentrato sul rapporto tra Kouyou e Akira quando erano entrambi quattordicenni, in questa sono entrambi quindicenni, come potete vedere dal titolo. Allora, a questo punto mi son detta “beh, perché fermarsi a quindici quando posso arrivare a diciassette o a diciotto?”. Quindi ho deciso che farò una serie per descrivere in modo molto fluff il loro rapporto come amici, prima che fossero diventati colleghi nella stessa band. Adesso non saprei dirvi giusto con quale frequenza scriverò le varie One-Shot perché devo ammettere che Duality mi prosciuga e non poco, ma sarete avvisati! <3 Specialmente se mi seguite su Twitter, lo saprete eccome.
Comunque, che dire su questa one-shot... spero che sia stata di vostro gradimento! Kouyou e Akira sono cresciuti ancora, hanno interessi diversi, ma la loro amicizia non ne ha risentito, anzi... avere interessi differenti è spesso un modo per avvicinarsi ancor di più, no? Quanta tenerezza mi fanno quei due <3
Per le prossime one-shot avrei già una mezza idea, ma non vi dirò niente se non: prepare your feels!
Alla prossima, e grazie d'aver letto e di continuare a seguirmi! Siete delle stelline ;____;

- g.

   
 
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