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Autore: Kurosmind    01/07/2015    1 recensioni
Raccolta di traduzioni di one-shots di diversi autori, tutte incentrate su Bilbo e Thorin. Ci saranno diversi rating/situazioni/generi, e sarà tutto segnalato nell'indice e all'inizio di ogni capitolo!
Sommario dell'ultima shot pubblicata: I vecchi del prato, di TheBookshelfDweller

È la storia di un giorno di aprile, e di quanto sono fortunati di essere arrivati così lontano, di aver vissuto abbastanza da vedere i capelli l'uno dell'altro diventare bianchi, nel caso di Bilbo, e argentati, in quello di Thorin.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cat out of the (grocery) bag

by potatier
traduzione di KuroCyou

Rating: Verde
Genere: Commedia
Note:  Modern AU
Introduzione:

Quest'uomo, Thorin, com'è scritto sulla sua carta d'identità, è un completo rompicapo per Bilbo. Un rompicapo con dei tronchi d'albero per braccia e una cascata di capelli, che indossa una maglietta con il collo a v, per amor del cielo.
E fa la spesa a combinazioni stranissime - non che Bilbo ci presti attenzione, ovviamente.

Storia originale qui

 


 Il cassiere in corsia quattro di un negozio della catena Verdebosco alimentari non è quello che Bilbo si aspettava di fare dopo il master.

Si aspettava magari di aver ormai pubblicato il suo primo libro, e magari aver cominciato il secondo, di essere riuscito in qualche modo a far smettere al suo gatto di rubare tutti i suoi spiccioli e strappare i bottoni lucidi dai suoi vestiti, di essere da qualunque altra parte a fare qualcosa di diverso dal ripetere un obbligatorio allegro 'buona giornata' ogni cinque minuti.

Quindi, sì, forse aveva grandi speranze (specialmente per la questione del gatto), ma tutto considerato, non è tutto così orribile al momento. Bilbo è nel mezzo dell'ennesima revisione del suo manoscritto - e maledice il fatto che ultimamente, quando prova a pensare a nuove idee, i codici a barre dei prodotti sono tutto ciò che gli viene in mente - e, tramite una conoscenza del college, ha trovato un editore interessato alla sua storia. E quella in sé è stata una sorpresa; non il fatto che il suo caro amico Balin avesse un fratello minore che lavorava in una casa editrice, ma il fatto che il fratello fosse alto e tatuato e piuttosto minaccioso. L'uomo era severo e non voleva altro che il meglio e quindi aveva prontamente Bilbo a sistemare qualche personaggio piatto perché 'mi ricordano un po' quell'idiota di mio cugino, ragazzo."

Non si era offeso, ma detto quello, questo lavoro da cassiere non era male, dato che gli dava la possibilità di studiare la gente e farsi un'idea (o provare ad indovinare almeno) la personalità di qualcuno.

"Buona giornata."

Un grugnito.

Parlando di personaggi. Quest'uomo, Thorin, com'è scritto sulla sua carta d'identità, è un totale rompicapo per Bilbo. Un rompicapo con tronchi d'albero per braccia e una cascata di capelli, e che indossa una maglietta con il collo a v, per amor del cielo.

La curiosità di Bilbo nei confronti di Thorin è cominciata qualche mese fa, quando ha cominciato il lavoro. Non era nulla fuori dall'ordinario, aveva appena finito di passare un uomo anziano, che aveva la tendenza di infilarsi uccellini sotto il cappello (il giorno in cui un bambino lo aveva fatto cadere per sbaglio era un giorno che Bilbo non voleva ricordare mai più) quando Thorin si era avvicinato al registratore e si era improvvisamente irrigidito. Bilbo ricorda di essersi sentito teso, e di aver considerato velocemente se dovesse chiamare qualcuno, prima di essere derubato alla piena luce del giorno in un negozio affollato, ma alla fine Thorin si era limitato ad accigliarsi profondamente e a pagare per le sue cose.

Era strano e ad oggi Bilbo non ha ancora capito né la situazione, né lui.

Non che l'informazione gli servirà a qualcosa, attenzione. Probabilmente è la procedura, essere così interessati a clienti scorbutici con barbe notevoli.

E se Bilbo privatamente pensa che la combinazione delle cose che compra sempre Thorin sia decisamente strana, sono solo fatti suoi.

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Caffè, insalata, albicocche, orzo. Queste sono le uniche cose che Thorin compra tre settimane dopo il loro incontro da far tremare il terreno.

La settimana dopo non cambia molto: bieta, uva, olive, nocciole, grissini, insalata, orzo, ravanelli, nespole e olio. Il tipo è un appassionato di frutta e verdure, pensa Bilbo.

Le successive due settimane sono un'impresa, perché Thorin compra un intero carrello di provviste, cibo di vario tipo di tutta la piramide nutrizionale, e non solo una manciata di frutta e verdura. Inoltre, ha con sé due bambini ogni volta. All'inizio Bilbo pensa che siano i suoi figli, ma un singolo grido di 'zio!', abbastanza forte fargli ronzare le orecchie, lo corregge.

"Salve di nuovo," dice Bilbo, rivolgendo un sorriso ai tre, "e chi sono questi ragazzini?"

Thorin apre la bocca per rispondere. "Kili" grida, invece, quando il bambino con i capelli scuri come i suoi tira il suo colletto a v per farvi cadere dentro un pacchetto di gomme Strider. Thorin arrossisce fino alle orecchie, e Bilbo è molto orgoglioso di esserne testimone. I bambini ridacchiano nelle loro mani e Bilbo si volta educatamente quando Thorin fruga dentro la maglietta per recuperare le gomme.

"Kili," tossisce Thorin, spingendo via il suddetto, e poi indica il biondo che, sporto dal carrello, per poco non si ribalta dalle risate, "e quello è Fili. I miei nipoti."

Quindi è un tipo di famiglia, prende nota Bilbo, osservando gli occhi di Thorin arricciarsi agli angoli mentre dava un leggero colpetto sulle teste di Fili e Kili.

"Zio, dobbiamo prendere tante di gomme Strider perché sono le preferite del Signor Aragorn, e mi servono altri sticker sul muro!" dice Kili, con un'espressione che convogliava la Grande Importanza della cosa.

"Non sarebbe più divertente guadagnarti la strada per la cima, invece di comprarla con le gomme?" gli chiede Bilbo con un sorriso, scansionando l'ultimo pezzo degli acquisti.

Kili volge gli occhi sgranati su di lui "Non capisce, Signor Boggins, sticker!"

È solo quando Bilbo è bello comodo nel suo letto quella sera, con il gatto che gli scalda i piedi, che si rende conto di non aver mai detto a Kili il suo nome.

Ciò che Bilbo sa, fin'ora, di Thorin, è che è un bel tipo riservato (oltre che bello, in generale), ha due nipoti, di solito porta i capelli legati e tiene la barba pulita e corta, e compra un sacco di frutta e verdura. Quindi, in breve, non sa molto. E, da semplice cassiere che lavora per qualche soldo in più, non è abbastanza da sapere? Bilbo non vuole trattare Thorin come un progetto di ricerca per il suo libro - è solo… interessato. È tutto. Probabilmente anche leggermente-forse-un-po' attratto da lui, ma è un'altra storia. La tranquilla mattina di un mercoledì, il momento più tranquillo della settimana, del suo terzo mese a Verdebosco, incontra un altro membro della famiglia Durin.

" -non ho intenzione di pagare anche per la tua roba." Sente lievemente Bilbo, e sa che probabilmente non avrebbe dovuto (cosa dice questo di lui?) ma istantaneamente ha riconosciuto la voce di Thorin: burbera e sempre dritta al punto.

"Oh, andiamo, siamo qui insieme e hai intenzione di far pagare alla tua povera sorellina la sua spesa?"

"Pago solo le cose che mi servono. E non siamo qui insieme; ti sei aperta la strada dentro la mia macchina."

"Cose che ti servono? Da quand'è che ti servono i tortellini-"

"Sta' zitta." Bilbo sente sibilare Thorin quando gira l'angolo dal reparto giornali per entrare in corsia quattro, con quella che lui immagina essere la sorella di Thorin che guida il carrello. Con capelli scuri come ossidiana e lo stesso naso tagliente, non c'è modo di sbagliarsi. Bilbo si rende anche conto, un po' in ritardo, che ha la stessa espressione maliziosa che il piccolo Kili aveva subito prima di infilare il pacchetto di gomme nella maglietta di Thorin.

"Oh!" dice lei in un sussurro canzonatorio, coprendosi teatralmente la bocca con la mano. "È questo il tizio di cui tu e Dwalin chiacchieravate?"

Piccolo il mondo. "Buon giorno," dice lui, prendendo mentalmente nota di strozzare Dwalin la prossima volta che lo vede; al diavolo tatuaggi, naso rotto e intimidazioni. Come facevano tutti, in questa città, a conoscersi?

"Ciao," grugnisce Thorin, evitando ogni contatto visivo, e Bilbo nota che oggi i suoi capelli posano sulla sua spalla in una treccia ordinata. Incredibile, pensa Bilbo, cercando di concentrarsi sul suo lavoro, incredibilmente- no, no. Non ha intenzione di finire quel pensiero.

"Queste sono mie," dice Thorin e riesce a mettere i suoi tortellini, uova, spinaci, emmenthal e insalata sul nastro prima che sua sorella si infili in mezzo, scaricando il suo lato del carrello con una facilità e velocità che solo una madre può avere.

"E questi sono miei, Thorin pagherà anche questi perché si è dimenticato di fare la spesa ieri come doveva, quindi non li separi," dice, ignorando il modo in cui Thorin alza gli occhi.

Bilbo deve trattenere un sorriso, "Non sarà un problema. Avete trovato tutto quello che cercavate oggi?"

"Oh, certamente, non è vero fratello mio carissimo?" lei dà a Thorin una gomitata nelle costole, "Sono Dis, nostro cugino Dwalin ti ha menzionato."

Cugini allora. Beh, il commento di Dwalin riguardo il suo 'idiota di un cugino' ha molto senso ora. Bilbo vede persino la somiglianza di famiglia, il cipiglio caratteristico! (In effetti, è un po' più attraente su Thorin.

"Cose buone, spero," scherza Bilbo.

"Ovviamente," Dis gli fa un occhiolino sfacciato. Dietro di lei, Thorin si gratta la barba e geme un debole oh mio dio.

Bilbo scopre di andare splendidamente d'accordo con Dis, al punto che ci volle una visita personale del suo manager per farla andar via. Non che sarebbe stato un problema se fosse rimasta, visto che c'erano meno di quindici persone che gironzolavano nel negozio, ma a quanto pare i Greenleaf e i Durin non sono in rapporti molto amichevoli. Il che non solo riportò Bilbo alla questione di come tutti, in quella città, si conoscessero, ma anche a in che cosa si era ficcato, trasferendosi fuori del suo piccolo paesino accogliente? Si chiede se debba aspettarsi che familiari con giacche di pelle e capelli pettinati indietro con il gel appaiano a momenti, schioccando le dita e oscillando le spalle a ritmo di una canzone muta.

Nonostante quello e nonostante le occhiatacce che ha ricevuto dal suo capo (Bilbo spera che il suo stipendio non soffra per aver fraternizzato con i Durin-ossia-il-nemico), Bilbo nota che Thorin è molto più cordiale con lui da quando ha conosciuto sua sorella. L'apparente approvazione di Dis per lui probabilmente significava qualcosa per Thorin, ma cos'è quel qualcosa non è chiaro a Bilbo.

Cominciano a scambiarsi chiacchiere su altre cose oltre il tempo ogni volta che Thorin passa, come i suoi nipoti, le loro preferenze per la colazione (e quello era un dibattito piuttosto acceso - fritti non strapazzati ha detto Thorin, e Bilbo ha ribattuto che Thorin non aveva semplicemente mai assaggiato delle uova strapazzate come si deve), e nella rara occasione in cui Bilbo ha fatto una battuta, Thorin ha riso.

Quella rara occasione è imbarazzante per entrambi. "Ah, un panetto di burro oggi," osserva Bilbo, "Sai che quando fai il burro, c'è un po' di margarina per errore[1]?" Ci vuole mezzo secondo perché Bilbo si penta della battuta che gli era uscita dalla bocca quando Thorin si acciglia, ma neanche la metà della metà di un secondo dopo il suo viso si infiamma, perché Thorin si piega in due, scosso dalle risa trattenute. Bilbo dovrebbe essere orgoglioso che una persona piccola di statura come lui abbia ridotto un omone come Thorin a risatine e grugniti con un gioco di parole scemo, dovrebbe davvero, ma tutto ciò che sente è il mortificante calore sulla sua faccia e un assoluto imbarazzo.

Cinque mesi dal primo giorno, e due da quando Bilbo è venuto a conoscenza del fatto che Thorin ha un sorriso molto bello (specialmente quando è diretto a lui; oh, zitto, cuore traditore), Thorin entra con Dwalin al seguito durante un venerdì affollato.

Per un secondo Bilbo si preoccupa che Dwalin gli chieda come va il manoscritto, perché la risposta è per niente bene. Ma Dwalin non gli rivolge una singola parola; si limita a starsene a braccia incrociate come l'ombra di Thorin, lanciando occhiatacce alla chignon di capelli sulla testa di Thorin.

Thorin sbatte giù un piccolo mazzo di girasoli, rose bianche e garofani bianchi, e quando Bilbo lo saluta con un ciao e un sopracciglio alzato, dice, "Per- per Fili. Il suo… amico è malato e lui ha," si acciglia, "insistito."

Porge a Bilbo una banconota da cinque sterline e se ne va, senza neanche prendere lo scontrino e il resto.

"Un consiglio, ragazzo," Dwalin infine parla, con un'aria tirata, osservando Bilbo che fissa con sconcerto la figura di Thorin che si allontana abbastanza a lungo da non poterlo negare, "Thorin era nell'esercito e è pratico di messaggi in codice. Interpretalo come vuoi e poni fine alla nostra miseria, si?"

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"'Messaggi in codice'?" dice dubbioso Bilbo, facendo le virgolette in aria con le dita, "Cosa può voler dire?"

"Conosci Thorin, è un tipo da poche parole e molte azioni, gli ci vuole solo un po' di tempo. Qualche altra settimana, fai tre, sembra buono."

"No, la cosa è of, io non- " Bilbo si interrompe, stringendo gli occhi, "Cosa? Che intendi con quello?"

Bofur sbatte le palpebre con aria da gufo da sotto il cappello floscio, e si nasconde dietro al suo caffè, "Sai cosa, cosa intendi, non ho detto nulla, ha-"

Bilbo sbatte la sua tazza di tè sul tavolo e se ne pente immediatamente quando il cugino di Bofur gli lancia uno sguardo di disapprovazione, "Scusa Bifur," dice, posando dolcemente la tazza fumante su un sottobicchiere inciso, "Poche parole, molte azioni, messaggi in codice? Sono l'unico qui fuori dal giro?"

"No," dice Bofur con enfasi, "Per niente, 'Bo! È solo, c'è questa cosa, vedi, è un po'," scrolla le spalle, poi fa gesti vuoti con le mani. Dietro di lui, Bifur guarda fisso negli occhi Bilbo e fa segno, c'è una scommessa.

Bilbo non può in tutta sincerità dirsi sorpreso, ma nemmeno di non essere arrabbiato. "Quindi, chi c'è dentro," chiede. Spiegava abbastanza il comportamento di tutti; dall'improvviso interesse di Bofur per la sua cottarella (parole di Bofur, non di Bilbo) all'improvviso interesse di Balin - l'improvviso spostarsi dell'argomento delle loro affabili conversazioni dalla letteratura e trattini lunghi e corti e cose così al colore non-ti-scordar-di-me degli occhi di Thorin.

Bofur sussulta. "Oh, non molti, davvero! Solo la famiglia di Thorin e qualche amico in comune che abbiamo... e qualcun altro."

Passando vicino a loro, Bifur scuote leggermente la testa, la scommessa è che Thorin ti chieda di uscire presto. Non mentirò, pensavo che fosse troppo coniglio da farlo. Pare che ne uscirò ricco.

"Non puoi rivelare tutto, cugino!" geme Bofur. Sospira nel suo caffè, "Thorin l'ha scoperta qualche giorno fa. Conoscendolo, aspetterà secoli solo per darci fastidio."

Quello fa fare una pausa a Bilbo, "Quindi, quello che state dicendo è," dice lentamente, solo per assicurarsi che Bifur non sbagli a leggergli le labbra, "la scommessa è che Thorin, Thorin alto come un albero, chieda a me, Bilbo, di uscire, e non il contrario?"

Un luccichio malizioso compare negli occhi di Bifur e lui sorride, tamburellandosi il lato del naso con aria complice.

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"Thorin," saluta Bilbo con un piccolo sorriso la volta successiva che Thorin entra.

Messaggio in codice, aveva detto Dwalin. Ripensandoci, Bilbo non ha mai notato nulla di diverso in  Thorin. Non tamburellava con le dita a ritmo, non sbatteva le palpebre troppo spesso per essere codice Morse, e non lasciava cifre dietro di sé da decifrare. L'unica cosa che non andava mai, che era strana, era la spesa.

Oggi, Thorin ha melanzane, insalata, porri, indivia, asparagi, carciofi, e un secondo pacco di insalata con sé. Bilbo osserva mentre Thorin li allinea con precisione in quell'ordine specifico, abbastanza vicini l'uno all'altro. È una mossa così ovvia che Bilbo non riesce a credere che gli ci sia voluto così tanto per notarla.

Con quel pensiero, ripensa ai fiori e - oh. Girasoli, rose bianche, e garofani bianchi. Non sono qualcosa che un bambino regala ad un amico malato.

"Io…" comincia Thorin, fissando duramente la fila ordinata di spesa che si sposta lentamente sul nastro. Infine, dopo che l'ultimo pacco di insalata è scansionato e imbustato, decide per: "Pago con la carta."

Bilbo non è il migliore a leggere le persone, ma persino lui riesce a capire che Thorin non voleva dire quello. Era evidente nella sua postura, con le sopracciglia aggrottate e le braccia strette ai fianchi. Fortunatamente per entrambi, Bilbo ha capito il codice.

Non volendo perdere il coraggio, Bilbo strappa lo scontrino dalla macchinetta e scribacchia velocemente sullo spazio vuoto in fondo. "Assicurati di controllare lo scontrino, per vedere se tutto è in ordine," si affretta a dire, un po' senza fiato.

Thorin sbatte le palpebre, leggermente sorpreso, ma annuisce. "Ci vediamo," dice piano, sconfitto.

Bilbo lo guarda ancora quando Thorin abbassa la testa per leggere lo scontrino. Poi, la sua testa scatta in su e si volta per guardare Bilbo con occhi spalancati, il rosso che gli colora le guance da sotto il colletto della camicia. Bilbo può sentirsi arrossire, ma non si tira indietro.

"Si," Thorin tossisce debolmente, inciampando verso l'uscita del negozio, "si," ripete, annuendo con decisione in direzione di Bilbo.

Una laurea in Inglese, ma gli ci è voluto solo un volto barbuto stupefatto per privarlo delle parole. È un idiota di un Took, come diceva affettuosamente sua madre, che segue gli impulsi del cuore, ma Bilbo sbuffa comunque di sollievo e saluta con più entusiasmo, "Ci vediamo." 

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Thorin cammina verso la porta a vetri scorrevole instabilmente, le ginocchia gli sembrano budini lasciati al sole, solo il carrello della spesa lo tiene in piedi. Un largo sorriso gli apre le labbira quando si concede un altro sguardo al piccolo pezzo di carta tra le sue mani, tracciando con gli occhi la scritta ordinata in inchiostro nero.

Arance, noci, cioccolata, hamburger, tortellini e uova.

Dovremmo conoscerci meglio,
Grey Wizard's Café
Sabato alle 4?

Fine


[1]: il pun non è traducibile. L'originale è "when you make butter, there's a little margarine for error". La pronuncia di margarine (margarina) è molto simile a quella di margin (margine), quindi sembra "there's a little margin of error", ossia "margine di errore".

Note della Traduttrice

Sono tornataaaa!!! Vi sono mancata? Ho dato l'esame la settimana scorsa e posso dire finalmente di essere in vacanza *^* Potrò finalmente cominciare a lavorare sulla traduzione della long fic che pianificavo di fare +_+
Dite la verità, l'avevate capito il codice? Ma vi rendete conto che in italiano esistono solo due cibi con la i? E' frustrantissimo xD
Spero che vi sia piaciuta ♥
-Kuro
   
 
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