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Autore: Jeo 95    02/07/2015    18 recensioni
-Avere l'imprinting con una persona
significa che dal momento in cui la vedi
ogni cosa cambia. Tutto a un tratto
non è la gravita che ti tiene attaccato al pianeta,
è lei. Nient'altro ha importanza.
Per lei faresti qualunque cosa,
sei disposto ad essere qualunque cosa.-
-Jacob, Twilight Saga-
***
Prima cosa, questa fic centra nulla con Twilight xD
Altri piccoli importanti avvisi:
- questa shot è lunga, mooooolto lunga, quindi auguri a chiunque vorrà leggerla xD;
- per chi arriva in fondo ci sarà un premio, indicato poi nelle note u.u
- se viola in qualche modo il regolamento (per via di lunghezza o che so io) ditemelo e tenterò di suddividerla in almeno due capitoli, ma siccome l'ho messa come un capitolo e non come one-shot, non dovrebbero esserci problemi xD
ora vi lascio, in bocca al lupo a tutti i coraggiosi!
Jeo 95 =3
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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LEGGERE ATTENTAMENTE!

Bonjour o Bonsoir, o Bon qualunque ora a cui stiate leggendo questa fic.

Prima di iniziare ho un paio di cosette da dirvi prima di iniziare, dunque:

questa fic conta ben 85 pagine di open office, carattere “liberation serif” grandezza 12, giudicate voi xD

Ovviamente non siete obbligati a leggerla tutta, per carità ci mancherebbe! Però.... per chi ci riesce un premio! Lo scriverò nelle note in basso, con regole annesse u.u

Un'ultima cosa! Se la storia piacerà potrebbe esserci un prequel, un sequel, e tante shot diverse che tratteranno parti non approfondite qui ma che vi piacerebbe conoscere xD

non mi dilungo oltre, buona lettura a tutti e ci si sente in fondo!

Jeo 95 =3




IMPRINTING
-COME UN SOLO SGUARDO PUÒ CAMBIARE LA VITA DI UN DRAGO-


 

<< Avere l'imprinting con una persona
significa che dal momento in cui la vedi
ogni cosa cambia. Tutto a un tratto
non è la gravita che ti tiene attaccato al pianeta,
è lei. Nient'altro ha importanza.
Per lei faresti qualunque cosa,
sei disposto ad essere qualunque cosa.>>

-Jacob, Twilight Saga-


 

Superficiale. Non c'è parola più adatta a definire il concetto di amore per gli umani. Cambiare partner, prendersi, mollarsi, per gli umani queste sono parole normali in una relazione amorosa che, spesso, non ha stabili fondamenta su cui fondarsi. È per questo che l'amore umano crolla più in fretta di un castello di carte in balia del vento.

Per un drago la storia è diversa. Una volta scelta, il drago resta fedele per tutta la vita alla propria compagna, senza mai provare il desiderio di cambiarla, vivendo l'amore come nucleo centrale della propria esistenza.

Basta uno scambio di sguardi per riconoscersi, un sorriso per amarsi, un solo tocco per desiderarsi completamente. Ed è così che il loro mondo cambia, con un fugace scambio di sguardi che per gli umani è nulla, ma che per i draghi rappresenta la fonte della felicità.

Lo chiamano “Imprinting”, quell'istinto primordiale con cui i draghi riconoscono la propria anima gemella, quella con cui passa-re l'eternità insieme. È come una catena indistruttibile che li unisce, il filo rosso del destino che lega per sempre due entità distinte, trasformandole in un'unica realtà.

La benedizione degli amanti che ad ogni drago piacerebbe provare.

Ma anche quella maledizione che vorrebbero evitare.

 

***

 

Sente la lacrima solcare la guancia, scendere lungo il collo, cadere a terra in un palpito, allo stesso lento ritmo del suo cuore infranto. Una lacrima solitaria, piccola e leggera, ma così dolorosa ed opprimente.

Ma non ne scendono altre, non da spazio al dolore visivo, preferisce non mostrare le sue debolezze a quelle persone che potrebbero approfittarne per i propri subdoli scopi. Non piange, lascia alla pioggia il compito di piangere il suo dolore assieme a quella lacrima.

Ha lo sguardo fisso sulla bara bianca mentre viene lentamente calata sotto terra, vacuo e privo di luce, come se non la vedesse davvero, come se volesse convincersi che nulla di ciò che ha davanti allo sguardo sia reale. Non pensa a nulla. Non dice nulla. Si rassegna all'inevitabile destino che tiene prigioniera la sua vita.

Fin dal principio era a conoscenza che la storia avrebbe raggiunto la conclusione con la sua morte, credeva non ci avrebbe più dato peso ed importanza, aveva provato a mostrarsi indifferente e a non lasciarsi coinvolgere, consapevole sin dall'inizio che l'epilogo non avrebbe portato altro che dolore. Eppure ha lasciato che il cuore amasse, che si riempisse di quella felicità che solo l'amore può dare. Ed ora pagava il prezzo di quel suo desiderio sbagliato.

Non sentiva poi tanto dolore nel petto, non era così straziante come avrebbe dovuto essere, non stava lacerando l'anima e il cuore con quella prepotenza che aveva sempre immaginato. Perché non era Imprinting.

E alla fine, invece del dolore, restava soltanto un incolmabile vuoto a straziarle l'anima, la toppa che quel corpo, perché ormai non riusciva a vedere nient'altro che un corpo freddo, morto, era riuscito ad applicare su quel vuoto, era scomparso con la sua morte. E la falla nel petto si era riaperta, dopo che per tanti anni era stata tappato. Ma mai riempita.

Fino la fine aveva sperato, desiderato con tutto il cuore che il destino li legasse, che l'Imprinting li unisse per sempre come un'unica identità, uno dipendente dall'altro, ci aveva sperato fino all'ultimo, ma i loro sguardi si erano già incrociati, e non vi era stata quella scarica di brividi di cui aveva sentito parlare tante volte, non vi era stata una singola emozione che la riportasse al legame. E l'Imprinting non era mai in ritardo, se non accadeva al primo sguardo, allora non si era di fronte al vero amore, evidentemente la sua anima gemella doveva ancora nascere.

Nulla vietava però di provare il sentimento chiamato amore per qualcuno che non fosse l'Imprinting, provando per poco tempo le gioie che soltanto un cuore innamorato poteva dare. Avrebbe voluto che quell'amore non finisse, perché dopo averlo perso per mano della fredda e crudele mano della morte, sepolto insieme a quel corpo per sempre, il suo cuore era stato pervado da una fredda sensazione di solitudine e tristezza, la sua mente si era svuotata, e anche mentre lo sguardo era ancora fisso sui becchini che ricoprivano la fossa in cui il suo amore avrebbe riposato per sempre, pensò che non c'era più nulla a legare la sua vita a quella terra.

E mentre la solitudine si faceva largo nella sua mente, nel suo corpo, nel suo cuore, una mano si strinse attorno al suo polso, e scese giù, fino ad intrecciarla alla sua, ricambiando nell'inconscio quella stretta colma di complicità.

Tremava quella piccola mano, e comprese che qualcun altro stava soffrendo per una perdita dolorosa quanto la sua. E realizzò che non vi era bisogno di provare alcuna solitudine, perché aveva ancora la sua famiglia, l'unica in quel momento, a poter riempire quel vuoto opprimente e soffocante.

L'ennesimo tremolio fu capace di riportare la sua mente ad uno stato tale da poter pensare con lucidità, e non poté che vergognarsi di quel suo insensibile egoismo.

Idiota.

Come aveva potuto dimenticare cosa era in un unico momento di debolezza? Era parte di una famiglia, anch'essa scossa da violenti perdite, ma che aveva sempre trovato la forza di rialzarsi, la stessa cosa che doveva fare in quel preciso momento, sostenendo inoltre la persona che le stava accanto, l'unica che in quel momento stava provando il suo stesso dolore.

Si abbracciarono, il vuoto si fece meno opprimente, e piansero insieme, tra le braccia di chi poteva capire, di chi poteva comprendere tutto quel dolore, e tutto si fece all'improvviso più leggero. E fu allora che capì, con la sua famiglia accanto poteva superare ogni cosa, non aveva bisogno d'altro.

E maledì l'amore e l'Imprinting, maledì la debolezza nel cedere ad un'emozione nuova e travolgente, e mandò tutto al diavolo, poiché poteva farne a meno, non aveva bisogno di un'anima gemella finché aveva accanto i suoi cari, la sua famiglia, l'unica fonte d'amore di cui aveva bisogno.

Quel giorno rinnegò per sempre l'amore. Quel giorno decise che l'Imprinting, se mai fosse arrivato, non avrebbe stregato il suo sguardo. Quel giorno capì quello che gli anziani si ostinavano a dire.

L'Imprinting era la loro maledizione. E presto avrebbe scoperto quanto crudele potesse essere.


 

***

 

Con ancora una gustosa fetta di pane e marmellata stretta fra i denti, Lucy arrancava disperata verso l'edificio scolastico in cui, se non si dava una mossa, sarebbe certamente arrivata in ritardo.

I capelli biondissimi svolazzavano qua e là per tutto il viso, rischiando più volte di incollarsi alla marmellata di fragole non ancora ingerita spalmata disordinatamente su una grossa fetta di morbido pane. Fortunatamente non si era macchiata la divisa, né la camicia bianca, né la corta minigonna a scacchi, ma temeva che dopo una corsa di quella portata, il suo peggior nemico sarebbe stato il sudore. Ed ogni utilità nella doccia fatta prima di uscire fu resa vana.

Maledisse ancora una volta la sveglia, che aveva scelto il giorno migliore per prendersi una vacanza dal lavoro, e accelerò la sua corsa. Era in un ritardo spaventoso, aveva bisogno di una scorciatoia per non rischiare di restare chiusa fuori e sperare di arrivare in tempo. Saltò con agilità il muretto che divideva il sentiero di casa sua dal parco cittadino e continuò la sua corsa.

Sfrecciò fra gli alberi, i cespugli, saltando panchine ed evitando i poveri passanti che più di una volta aveva rischiato di investire. La divisa si sarebbe sgualcita un po', ma per lo meno non avrebbe fatto tardi.

A frapporsi fra lei e la scuola non erano rimasti che pochi metri, intralciati da una panchina dietro la quale si stagliava una rigogliosa ed imponente siepe di rose, che non smosse la determinazione della ragazza. Conosceva il percorso come le sue tasche, aveva pero il contro delle volte in cui l'aveva salvata dal ritardo, e non era per nulla spaventata all'idea di doverla saltare ancora una volta. Anche se questa volta sembrava essere leggermente più altro, Lucy non si lasciò spaventare.

Inghiottì d'un fiato il resto della sua colazione, con un sorriso determinato in volto, invece che rallentare, corse sempre più forte.

- Coraggio Lucy, puoi farcela.-

A piena velocità, Lucy spiccò un lungo salto, poggiò un piede sulla panchina e si diede una potente spinta verso l'alto, superando sia la panchina stessa, che la siepe. Ghignò vittoriosa, pensando di avercela fatta con stupefacente agilità ed eleganza, se non che la figura indistinta di una persona entrò ben presto nel suo campo visivo, spezzandole il sorriso trionfante. Sbiancò. L'opzione che qualcuno potesse passare proprio dietro quel muro di foglie a quell'ora del mattino non l'aveva nemmeno considerata.

“Merda....” E non poté far nulla per evitare lo schianto. Fu doloroso, e molto, ma forse per la persona su cui era atterrata fu addirittura peggiore. Dopotutto non era piacevole vedersi precipitare addosso una ragazza dal cielo, per quanto magra potesse essere.

- Ahi ahi ahi che male....- piagnucolò mentre se ne stava a terra in ginocchio, massaggiandosi il fondo schiena, incapace di voltarsi ad osservare la figura della persona che aveva travolto.

Alla fine cedette, gettando appena un occhio sulla figura sotto di lei, identificandola come un ragazzo spiaccicato al suolo, supino ed immobile, letteralmente schiacciato a terra. Per un attimo pensò di averlo ucciso.

Fu il bizzarro colore di capelli ad attirare l'attenzione ad attrarre per i primi attimi l'attenzione di Lucy, non era comune per un ragazzo una capigliatura di quella tonalità, ma non vi pensò più nel momento in cui si ricordò dell'imbarazzante situazione in cui si trovava, completamente paonazza per la vergogna. Con uno scatto di alzò in piedi, inchinandosi e chiedendo ripetutamente scusa senza nemmeno aspettare che il ragazzo si alzasse.

- Sono tremendamente mortificata! Ero in ritardo e non sono stata attenta!- lo sentì biascicare parole sconnesse che Lucy non comprese, e temette di avergli causato danni cerebrali più seri del dovuto. Lo aiutò ad alzarsi chiedendo nuovamente scusa.- Mi dispiace davvero...-

- Tranquilla, non l'hai fatto apposta.-

Aveva una bella voce, tranquilla e rassicurante che fu capace di tranquillizzare Lucy con quelle semplici parole, e di restarle impressa nella memoria come la più bella melodia che avesse mai sentito.

Era alto, almeno dieci dieci centimetri più di lei, non era certo una nana, spalle larghe e braccia muscolose, da cui Lucy si sarebbe volentieri fatta proteggere ed abbracciare. Scacciò quel pensiero con le guance calde d'imbarazzo, e tornò a concentrarsi sulla figura del ragazzo che ancora le dava le spalle. Un particolare che catturò la sua attenzione fu una sciarpa bianca, simile a quelle che Lucy avrebbe giurato essere scaglie di drago, e per un secondo gli occhi le si erano sgranati, ma si convinse fosse il risultato di un qualche tipo di cucitura ben fatto. L'inevitabile domanda che le sorse un secondo dopo fu se non avesse caldo con quella cosa addosso, l'estate era praticamente alle porte ed il caldo si faceva già sentire, ma forse era semplicemente una persona freddolosa.

Lo vedeva pulirsi i vestiti, sporchi probabilmente di polvere e terra, mentre Lucy riabbassava velocemente lo sguardo in un profondo inchino, imbarazzata e mortificata. Si sentiva tremendamente in colpa.

- Certo che devi essere un'atleta oliva per fare un salto del genere!-

La risata che riempì l'aria attorno a loro parve ancor più bella e dolce della sola voce e delle parole, si espanse come un eco, e Lucy fu certa di non aver mai sentito una risata tanto bella e spontanea come quella. Quando però il senso della frase fu recepito e realizzato dalla mente della ragazza, ne rimase per un attimo perplessa e spiazzata.

“Atleta oliva”? Voleva forse dire... olimpica?”

- Credo si dica olimpica...-

- Ahahah non importa come si dice, sei fenomenale!- Lucy sentì l'imbarazzo infiammarle perfino la punta delle orecchie.- Certo, mai quanto me! Se ci sfidassimo ti batterei alla grande!- le dava ancora le spalle quando disse quella frase, e l'irritazione che ne seguì fu doppiamente fastidiosa. La fronte pulsò nervosamente.

Quel ragazzo aveva una voce calda e piacevole, una risata unica ed inebriante, ma era fin troppo egocentrico. Se prima ne era rimasta quasi incantata solo sentendone la voce, ora un senso di fastidio si era sostituito a tutti i bei pensieri fatti poco prima. Si impose la calma. Nella sua famiglia, rabbia ed irritazione erano cattive consigliere. Troppo cattive e pericolose. In ogni caso aveva un orgoglio da difendere, tenere la bocca chiusa e subire in silenzio non era nel suo stile.

- Non credo proprio che...-

Lo sguardo le cadde sull'orologio del parco, non troppo lontano da dove si trovavano loro, e per la seconda volta in pochi minuti sbiancò. Non aveva decisamente tempo per discutere con uno sconosciuto che sembrava non volerla guardare negli occhi, tanto meno sembrava abbastanza intelligente da poterla congedare alla svelta dopo una veloce e sensata conversazione. Era spaventosamente in ritardo.

- Maledizione! Sono in ritardo! Erza mi ucciderà questa volta!- Presa dal panico si mise a correre di nuovo, senza aspettare che il ragazzo finisse di pulirsi. Prima di sparire del tutto però, gli gridò un ultima frase.- E comunque non credo riusciresti mai a battermi!- e riprese a correre, spaventata dalle tremende torture a cui Erza l'avrebbe certamente sottoposta.

Il ragazzo intanto aveva voltato il capo solo in quell'istante, in tempo soltanto per vedere una scia color grano correre rapidamente nel vento. Era davvero veloce quella biondina. Forse in quella sperduta cittadina non era tutto così monotono e noioso come aveva immaginato, anche se l'idea della nuova scuola lo repelleva ancora.

- Natsu! Finalmente ti ho trovato!-

Lisanna gli si avvicinò imbronciata, le guance gonfie e la fronte corrucciata in un'adorabile broncio.- Se non ti muovi faremo tardi! Vuoi farti riconoscere già il primo giorno?-

Il ragazzo sorrise furbamente, passando un braccio sulle spalle della ragazza.- Scusa Lisanna! È che non mi andava di andare a scuola!- sghignazzò ancora, passandosi un dito sotto il naso.- Ma adesso non vedo l'ora!-

La ragazza, dopo la sorpresa e lo sgomento iniziale, assunse un'espressione confusa.- E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?-

Ripensò alla ragazza dell'incidente, ed un sorriso involontario gli nacque spontaneamente in volto.- Perché c'è qualcuno che voglio assolutamente sfidare!-

Lisanna non capì, ma non ci provò neanche, perché sapeva che tentare di comprendere ciò che passava per la mente di Natsu era un'impresa impossibile, anche per lei che lo conosceva da così tanti anni. Con un sospiro ed un sorriso rassegnato si lasciò trascinare dall'entusiasmo dell'amico, dritti verso la nuova scuola che li avrebbe ospitati per un po' di tempo.

Natsu intanto pensava a quella ragazza e al loro prossimo incontro che, ne era certo, si prospettava come un'interessante sfida, e lui amava le sfide.
 

***
 

 

Lucy arrivò poco prima che Wakaba, il vecchio custode del liceo Fairy High, chiudesse i cancelli d'ingresso e decretasse il ritardo di qualsiasi studente all'infuori di esso al momento della chiusura. Si rasserenò al pensiero che, anche stavolta, l'aveva scampata per un pelo.

Trascinandosi stancamente fino alla propria classe, Lucy fu grata alla propria fortuna per non averla messa di fronte all'infuriata ed imponente figura di Scarlet Erza, evitandole definitivamente ogni possibile lavata di capo da parte della “Fata Scarlatta”, nome dato dai capelli rossi come il fuoco, altrimenti nota come la grande “Titania”.

L'intransigente e bellissima vice-presidentessa del consiglio studentesco non ammetteva alcun tipo di infrazione al codice scolastico, infliggendo ai trasgressori ogni sorta di punizione, spesso violenta e traumatizzante, che non risparmiava nemmeno gli amici. Come succedeva con lei, che nonostante fosse una delle sue più care amiche, ogni volta che la beccava a fare ritardo la rimproverava con metodi non esattamente delicati, non era nemmeno sicura si potessero definire “legali” o quantomeno “umani”. Il solo pensiero di aver rischiato una delle famose quanto terribili punizioni di Erza la fece rabbrividire.

- Fortunata come sempre, Lu-chan.- Non alzò nemmeno lo sguardo su Levy quando la chiamò, imbronciando lo sguardo verso il pavimento anziché rivolgerlo all'altra ragazza.

- Sei stata cattiva Levy-chan! Perché non mi hai svegliata?!- piagnucolò offesa. Levy rise di quella sua buffa espressione.

- Ci ho provato, ma alla quinta volta ancora non scendevi!- rispose.- Ho chiesto a Romeo di svegliarti, ma deve essersene dimenticato.-

- Quel piccolo marmocchio... giuro che lo strozzo appena lo vedo!-

E se per Levy si era limitata ad un semplice broncio, al suo caro fratellino avrebbe fatto la pelle, non più disposta a tollerare la scusa del “mi sono dimenticato”, sino al proverbiale e monotono “è solo un bambino” di cui ne aveva ormai le scatole piene. Era una scena che si ripeteva ogni santa mattina, e Lucy ormai si era convinta che al più giovane membro della sua famiglia piacesse terribilmente farla arrabbiare. Oppure era tanto sbadato da dimenticarsi ogni volta di svegliarla, ma scartò quell'opzione nello stesso momento in cui l'aveva formulata. Nessuno era così sbadato.

- Yo Lucy, Levy.- Gray si avvicinò sbadigliando alle due ragazze, con la sua solita camminata da duro ed un espressione truce in volto, che spaventò diversi dei loro compagni di classe maschili. In realtà era semplicemente assonnato.

Lucy sorrise nel vederlo arrivare, dopotutto Gray era il suo migliore amico, il più fidato, e la sua arma contro ogni scocciatore che tentava di abbordarla. Con il suo sguardo sempre freddo e corrucciato si era guadagnato la fama di essere un attacca brighe cronico, portando anche un conseguente aumento nel numero di ragazze che avevano perso la testa per lui. Era un bel ragazzo anche, e ormai aveva perso il contro dei cuori che palpitavano per lui in tutta la scuola, portandola spesso nel mirino di svariate ragazze invidiose che non tolleravano la sua esistenza.

Lucy era bella e popolare, dal carattere docile e gentile, voti discretamente alti, atletica e posata, senza contare l'insignificante dettaglio che il suo migliore amico era il bersaglio di quasi tutti gli esponenti di sesso femminile della scuola, tutte ottime scuse per riversare su di lei litri e litri di odio, rabbia e rancore generati da un invidia velenifera ed insana. E che la odiassero senza nemmeno conoscerla o averci mai parlato una volta in tutta l'anno scolastico sembrava non importare a nessuno, ma alla fine le stava bene.

Le bastava la vicinanza di Levy e Gray a confortarla, senza contare che un piccolo gruppetto di amici fidati e leali l'aveva accettata per quello che era, e non le serviva altro per vivere una vita scolastica pacifica e felice. Che tra quel gruppo di amici potesse contare anche Erza poi era stata una vera fortuna, perché nessuna delle ragazze che progettavano la sua morte avevano mai cercato di farle alcun male per timore delle possibili ripercussioni che una qualunque azione pericolosa avesse portato, tanto meno se avessero dovuto passare per le mani della spaventosa Titania.

- Buongiorno Gray.- salutò Levy, dandogli le spalle per non ridergli in faccia.

Lucy sospirò. Visto da fuori, Gray Fullbuster sembrava l'incarnazione della perfezione, con il fisico scolpito, il bel viso ed i capelli scuri morbidi e ribelli, con l'unico problema di amare le risse e non avere sufficiente controllo per tenersene lontano. Ed effettivamente era così, Gray era un ragazzo dal cuore d'oro, di compagnia e sempre disposta a dare una mano quando necessario, con la smania di partecipare a qualche zuffa ogni tanto, ma sempre per difendere ciò in cui credeva, chiunque lo conoscesse poteva confermarlo, come poteva anche assicurare che l'unico vero difetto di Gray era una bizzarra e fastidiosa abitudine.

- Gray, la camicia.- Il ragazzo sembrò non capire.

Con la testa gli fece segno di abbassare lo sguardo, e per poco non urlò quando si accorse di essere a petto nudo, della camicia nessuna traccia. Eppure quella mattina era certo di averla messa!

- Ma dove cazz..!!!!-

- Ohi Gray! Come diavolo ci è arrivata la tua cazzo di camicia sulla mia faccia?!-

Un incazzato Lyon irruppe nella loro classe come una bestia pronta ad attaccare e ad uccidere chiunque gli avesse intralciato il cammino, in mano stringeva furioso la camicia scomparsa di Gray, sventolandola in ogni direzione.- Lyon bastardo! Che ci fai con la mia camicia?!-

- È quello che vorrei sapere anche io! Un attimo prima stavo camminando tranquillamente nel cortile, l'attimo dopo la tua cazzo di camicia mi cade in testa e mi oscura la vista!-

Si vedeva che Gray iniziava a scaldarsi, e presto avrebbe scatenato il diavolo a quattro con il compagno, se non per un particolare che catturò la sua attenzione un attimo prima di invergli contro. Un ghigno trionfante gli deformò spaventosamente la faccia. Lucy sospirò una seconda volta, al contrario Levy distolse lo sguardo, in evidente imbarazzo.

- Diamine Gray, devi perdere questa pessima abitudine di spogliarti in giro! Da chi l'avrai presa poi io non riesco a capirlo!-

- Chissà, forse da te.- E quando abbassò gli occhi scoprì con stupore che anche la sua camicia si era volatilizzata.

- Ma dove cazz...!!!-

Erano decisamente fratelli, e considerando che Lyon era più grande di un anno, la colpa di quell'abitudine insolita e scomoda era necessariamente da attribuire a lui, o almeno questo era quello che insinuava Gray, nonostante fosse stato lui il primo a svilupparla. Perché proprio nel suo ristretto gruppo di amici dovessero esservi inclusi due amanti dello spogliarello inconscio in pubblico Lucy davvero non lo sapeva, ma certo il divertimento non mancava quando uno di loro era nei paraggi.

La porta della loro aula si aprì con un tonfo, lasciando libero l'accesso ad una lunga cascata di bellissimi capelli scarlatti che sicuramente non appartenevano al loro professore. - Lyon! Sei in ritardo per....che diamine ci fate voi due senza camicia?!-

Tutta la scuola sapeva che i fratelli Fullbuster erano tipi freddi, amanti della neve e del ghiaccio, che non si lasciavano intimorire facilmente da niente e da nessuno, e che in tutta la scuola esisteva una sola persona capace di farli tremare con un solo sguardo. E quella persona era Erza Scarlett. Non c'era alunno che non conoscesse il suo nome in tutta la scuola, probabilmente tutta Magnolia la conosceva, e tutti sapevano che per vivere bene e a lungo nello stesso edificio di Titania bisognava seguire ogni regola sa lei imposta.

L'impietosa presidentessa del consiglio studentesco, nonché capitano della squadra di kendo della Fairy High, era conosciuta ai più per la sua forza immensa e per la sua bellezza disarmante quanto pericolosa. Maestra della lotta e delle armi, nemesi di chiunque osasse disturbare l'ordine della sua amata scuola, una bellissima principessa guerriera dai lunghi capelli scarlatti come il fuoco, gli occhi marroni che potevano uccidere con una sola occhiata, ma che potevano trasmettere una dolcezza che nessuno poteva eguagliare. Un angelo guerriero che poteva accoglierti sotto la sua ala e proteggerti con amore, o distruggerti con la forza congiunta di ogni elemento naturale, talmente potente da farti rimpiangere ogni tuo peccato.

Le leggende su di lei erano svariate e spesso fallaci, ma che dipartivano da un comune fondo di verità. Era vero, per esempio, che da sola aveva sconfitto e sottomesso qualche gruppo di bulletti, ma non altrettanto veritiero era che, con il suo pugno di ferro, avesse sottomesso tutti i Boss della Yakuza giapponese. E seppure Lucy sapeva che quella della Yakuza era niente di più che una mera diceria, non aveva dubbi sulla capacità di Erza nel fare qualcosa di così improbabile. Quella ragazza avrebbe potuto dominare il mondo se solo avesse voluto. Per il momento gli unici ad essere dominati da lei erano gli studenti della Fairy High e, con molte probabilità, i cittadini dell'intera Magnolia.

Quando la solenne figura di Erza si avvicinò ai fratelli Fullbuster, entrambi sbiancarono, consci che Titania, temibile dittatrice ligia alle regole dell'istituto, glie l'avrebbe fatta pagare cara per averli trovati in quello stato a suo avviso “indecoroso”, e non era certo famosa per le punizioni leggere e indolore.

Anche Lucy lo sapeva bene, per questo ogni mattina faceva grandi corse per evitare di arrivare in ritardo. Voleva evitare ad ogni costo la punizione della regina.

- Gray... Lyon....- L'intera classe trattenne il fiato, pregando per la vita dei compagni ormai prossimi alla morte.

- E-Erza-sama....-

- P-Possiamo spiegare....- ma le parole servivano ormai a poco.

Un'aura omicida avvolse la figura di Erza che ora si stagliava imponente sui due malcapitati. Non avevano via di scampo.- Lo sapete che a scuola si viene vestiti?-

All'apparenza era calma, ma fu solo questione di attimi perché il demone venisse rilasciato. Ed i due fratelli non poterono fare nulla per fermala.

- IDIOTI!- ed il tutto si concluse con un tonfo sordo e ovattato.

 

***
 

Se la cavarono con qualche livido, un paio di bernoccoli ed il viso gonfio, e potevano ritenersi fortunati di poter ancora camminare sulle proprie gambe e non perdere la giornata a lamentarsi per il dolore in infermeria. Erano stati fortunati, ed Erza ci era andata incredibilmente leggera.

Lucy fu grata alla sorte che la presidentessa non avesse notato il suo, seppur molto breve, ritardo, potendo finalmente ritenersi salva del tutto per quella mattina.

Lo stesso non si poteva dire per Gray, che aveva passato le prime due ore a piagnucolare su quanto dolore provasse, per poi tenere un adorabile broncio per tutta la durata terza. Era in quei momenti che Lucy lo trovava davvero carino.

- Andiamo Gray, non credi di esagerare?-

- No per nulla!- era fortunata ad averlo nel banco davanti, così almeno poteva parlare con qualcuno fra una lezione e l'altra.

Levy sedeva nelle prime file, da brava prima della classe qual'era, per seguire meglio le lezioni e prendere appunti. A cosa le servisse Lucy davvero non lo sapeva. Levy-chan era la persona più colta che avesse mai conosciuto, talmente intelligente da potersi permettere di correggere i professori durante le lezioni. Aveva vinto svariati tornei, sia nazionali che internazionali, classificandosi sempre prima in ogni categoria, e per una persona comune era un risultato più che straordinario, ma Levy era tutt'altro che una persona normale.

Ogni singolo libro pubblicato dal genere umano fin dalla scoperta della scrittura era stato accuratamente letto e studiato alla giovane in ogni minimo dettaglio, quindi non capiva come potesse divertirsi a riascoltare ogni volta cose che già conosceva. Ma Levy era fatta così, sempre disposta ad apprendere anche quando non c'era nulla da conoscere, ed anche per quel suo lato così secchione le voleva bene. La parte migliore di quella sua continua voglia di imparare è che Lucy, avida lettrice, aveva sempre qualcuno con cui parlare di libri, ben sapendo che anche nominandone uno scritto secoli prima, Levy lo aveva sicuramente letto.

- Quella strega spadroneggia su di noi ogni giorno da ormai tre anni! Tutto perché è la presidentessa del consiglio!- i lamentosi monologhi di Gray la riportarono alla realtà.

- Per noi sono solo due, ricordi? Abbiamo un anno in meno di lei, Gray.-

- E lo stesso è riuscita a rendere le nostre vite un inferno! È ora che qualcuno metta fine al suo regno del terrore!-

A Lucy scappò una risata. Voleva deporre Erza dal suo trono, eppure poco prima si era inginocchiato a lei chiedendo pietà. Non mancò di farglielo notare.

- Era tutta una tattica!- affermò, le gote rosse d'imbarazzo.- Per confonderla sai...-

- Certo certo, confonderla.-

Anche se diceva così, Lucy sapeva che Gray voleva bene ad Erza, come si può volerne ad una sorella maggiore un po' troppo severa. Forse aveva perfino una cotta, ma non ne era certa.

L'ingresso del professor Gildarts interruppe il loro discorso. Era un bell'uomo nonostante l'età avanzata, dai corti capelli rossi, non come quelli di Erza, di un rosso rame molto chiaro, perennemente ingellati all'indietro, e due piccoli occhi scuri sempre gioiosi. Era un uomo alto e nerboruto, dal fisico tonico e scolpito da anni di guerra passati a servire il proprio paese. Si era ritirato dopo un grave incidente che gli era costato un braccio ed una gamba, ora sostituiti da protesi meccaniche. Era un cyborg dal cuore buono e dalla forza spropositata ed incontrollabile, se non prestavi la massima attenzione, rischiavi di ritrovati stritolato dalla sua presa possente senza nemmeno accorgertene. Nonostante questo, il suo essere mezzo robot e le molteplici cicatrici, era amato da tutti i suoi studenti.

Non era famoso per la sua puntualità, ma era la prima volta che arrivava così in ritardo e questo, come molti sospettavano, poteva significare solamente una cosa: grandi notizie in arrivo.

- Buongiorno a tutti ragazzi.- li salutò come sempre, con quell'ampio sorriso che in ogni momento accompagnava il suo viso, e la classe ricambiò con affabilità.- Come tutti sapete, un paio di giorni fa un grave terremoto ha causato parecchi danni ad una città piuttosto vicina.-

Lucy fremette, una scarica di brividi le era corsa lungo tutta la schiena, una pessima sensazione le ribolliva sotto la pelle, e cercò nell'immediato lo sguardo di Levy. Lo trovò, eloquente e preoccupato, e bastò quello affinché l'una percepisse i pensieri dell'altra, la preoccupazione era la stessa, entrambe avevano percepito la stessa sinistra sensazione.

Qualche giorno prima, una violenta scossa di terremoto aveva colpito la costa est del Giappone, che non rappresentava alcuna situazione anomala dal punto di vista terullicolo, non era raro per il paese essere colpito da quel genere di cataclismi, anche vista la posizione geologica, ma l'intensità con cui aveva colpito ed i danni che aveva causato preoccupavano non solo gli esperti nazionali, ma anche quelli dell'intero pianeta. Aveva raso al suolo una città intera, per l'appunto, altre invece avevano riscontrato danni meno gravi ma comunque di una certa consistenza. I morti erano stati incalcolabili, così come lo erano i dispersi.

Magnolia era un piccolo paesino fra le montagne, distante non molti chilometri dal mare, e anche se il terremoto l'aveva raggiunta non vi erano stati particolari danni. Erano stati fortunati. La maggior preoccupazione delle due ragazze era la consapevolezza che quel terremoto, secondo cui gli esperti era stato causato dal movimento delle placche terresti, non aveva nulla di naturale, ed il sapere la causa effettiva turbava i loro animi da giorni, benché avessero concordato di mantenere segretezza e limitarsi ad attendere. Non c'era nulla che potessero fare in quel momento.

Prestarono attenzione alle parole del sensei, pregando che nessun altro a parte loro fosse venuto a conoscenza delle cause effettive, e che nessuno studioso incauto si fosse avventurato alla ricerca di risposte.

- Per questo la nostra città ospiterà per un certo periodo di tempo alcuni dei superstiti, per dar loro una casa e permettere ai soccorsi di rimettere in sicurezza la città.- a quelle parole trassero un sospiro di sollievo.- Ciò significa anche che diversi studenti concluderanno l'anno scolastico qui da noi, per cui non stupitevi se incontrerete volti nuovi in giro per l'istituto. A tal proposito, alla nostra classe sono stati assegnati due nuovi studenti.- Si voltò verso la porta, una mano protesa verso di essa. - Avanti, entrate pure.- la porta si aprì con uno scatto e due persone fecero il loro ingresso.

Lucy sentì nell'aria un profumo famigliare, che sapeva di fiamme e calore, un odore impossibile da descrivere, ma ricco di un qualcosa cui la ragazza non poteva resistere. Eppure era dolce. Troppo per essere lo stesso che ricordava. Alzò allora gli occhi sui nuovi studenti, e per un attimo sentì il mondo sparire completamente.

 

***
 

Lisanna Strauss e Juvia Loxer. Due ragazze, entrambe molto carine, l'una dal carattere allegro, l'altra più timida e riservata. Erano le loro nuove compagne di classe.

Lisanna era alta quanto lei, dai corti albini e due grandi occhi azzurri come il cielo. Aveva una pelle bianchissima, quasi il colore del latte, che sembrava però incredibilmente morbida.

Juvia non era da meno, forse era anche più pallida. Aveva lunghi capelli turchesi, lo stesso colore di Levy, e due occhi sottili del medesimo colore.

Entrambe avevano forme del copro generose, forse Juvia un po' più abbondanti, rendendo innegabile la bellezza di quei due giovani fiori, che ancor prima di presentarsi avevano già fatto breccia nei cuori dei ragazzi della classe.

Le aveva osservate per diverso tempo, specialmente Lisanna, che per qualche strana ragione aveva un profumo nostalgico e buonissimo, perfino l'aspetto era tristemente famigliare. Le ricordava qualcuno che aveva perso, troppi anni indietro nel passato per poterlo ricordare con chiarezza e lucidità. Lucy decise comunque di non avvicinarsi alle nuove arrivate, mantenere un certo distacco con ognuno dei nuovi arrivati, limitando le sue conoscenze al gruppo di amici avuto fino a quel momento. Meno ne aveva, meglio sarebbe stato per tutti.

- E tu? Non vai a far colpo sulle nuove arrivate?- l'occhiataccia che le rivolse Gray fu raggelante.

- Ti sembro forse il tipo che va dalla prima ragazza nuova a flirtare?- effettivamente non sarebbe stato da lui, ma la sola immagine la fece ridere.- Eh?! Non prendermi in giro!-

- S-Scusa Gray!- Lucy continuò a ridere, incurante della furia che presto si sarebbe abbattuta su di lei.- Ma l'immagine di te che fai il playboy è troppo divertente!-

Gray non la trovava divertente, per nulla, la sola idea di diventare un Don Giovanni lo faceva rabbrividire dal disgusto. Le poche donne che voleva vicino erano le sue amiche, e tra quelle non vi era nessuna ochetta starnazzante come quelle che normalmente cercavano le sue attenzioni.

- Ehi voi due.- prima che il ragazzo avesse possibilità di inveire contro la sua migliore amica, Levy interruppe i loro discorsi.- Andiamo a pranzo allora? Gli altri ci staranno aspettando.- e visto il temperamento di Erza di quella mattina, meglio non farla aspettare troppo.

Quando arrivarono, la mensa era ghermita di studenti, più di quanti ve ne fossero mai stati prima, molti dei quali probabilmente erano gli evacuati della città vicina, portati nella loro piccola Magnolia forse perché abitata da poche perone. Cercarono con lo sguardo i loro compagni dispersi tra quel mare di persone, credendo di trovarli seduti al loro solito tavolo, ma contrariamente alle aspettative non li trovarono. Seduti nel posto che solitamente occupavano loro vi erano quattro individui estranei, nessuno dei quali sembrava essere un volto conosciuto.

Lucy scorse tra quei quattro una bizzarra chioma rosa, e quasi gli occhi lasciarono la loro cavità per la sorpresa, incredula di fronte a quella persona che le dava le spalle, ma che solo per i capelli si era distinta fra la folla. Non poteva essere lo stesso ragazzo che aveva investito quella mattina e che si era rivelato un tremendo egocentrico, ma quanti liceali portavano un taglio tanto ribelle e con un colore tanto insolito?

Non è possibile....”

- Lucy, Levy, Gray!- la voce di Meredy, altro membro del loro ristretto gruppo, li richiamò in un angolo appartato della mensa, vicino alla porta d'uscita che dava sul giardino.

Saltellava e si sbracciava nel tentativo di farsi notare, e con la chioma dallo sgargiante fucsia accesso era impossibile non notarla anche in mezzo ad una calca di studenti apparentemente tutti uguali. Quando li raggiunsero, a suon di spinte, calci e gomitate, poterono finalmente trarre un sospiro di sollievo, illudendosi di essere finalmente in salvo da quel mare di persone.

- Che diavolo succede oggi? E perché degli estranei occupano il nostro tavolo?!-

Come sempre, Gray si era infervorato per nulla, anche se non gli si poteva dare torto, considerando che quello era il loro tavolo sin dalla prima volta che avevano messo piede in quella scuola, nessuno poteva permettersi di rubarlo.

- Sono i ragazzi dell'altra città.- spiegò calma Meredy.- Prima che arrivassimo, loro erano già seduti lì.-

- Tze, se mi avessi lasciato fare a quest'ora saremmo ai nostri soliti posti!-

Zankrow era il più violento ed impulsivo fra loro, con la sua chioma bionda lunga e spettinata e le lenti rosse sempre sugli occhi, era il perfetto stereotipo di “ragazzo punk” e anche di “amante del rock”. Era un esaltato, e più volte aveva avuto problemi di alcool e droga, se non fosse stato per Meredy, divenuta sua ragazza e salvatrice da più di un anno, probabilmente ora sarebbe morto per l'assunzione esagerata di quella roba.

- Possiamo sempre andarci ora, così magari ti do una mano.- anche Gray era parecchio impulsivo ed irritabile, per questo Lucy tentava di perderlo di vista il meno possibile, consapevole che se non fosse per lei verrebbe coinvolto in risse una volta ogni mezz'ora.

- Andiamo siate gentili, sono appena arrivati e oltre tutto hanno subito una brutta esperienza, non dovete rigirare il coltello nella piaga.- Levy aveva ragione, ma le sue parole non servirono a calmare i due ragazzi.

Lucy rimpianse l'assenza di Erza in quel momento, probabilmente occupata in qualche riunione del consiglio assieme a Gerard e Lyon. Gerard Fernandez era il vice presidente, un ottimo consigliere e secondo miglior studente dell'istituto, subito dopo Levy ovviamente. Era anche il fidanzato di Erza da cinque anni ormai, e forse per questo Gray non provava particolare simpatia per lui. Un altro dei motivi per cui la teoria “Gray-ha-una-cotta-per-Erza” ancora viveva libera nella mente di Lucy.

- Per oggi accontentiamoci, mangeremo in giardino. È anche una bella giornata dopotutto.- propose Lucy, avviandosi all'uscita.

Le altre ragazze appoggiarono la mozione, Zancrow seguì la sua ragazza, più riluttante ma ugualmente calmo, Gray invece fremeva di rabbia. Lucy gli si avvicinò, preoccupata, posandogli delicatamente una mano sul braccio.- Andiamo Gray, non è poi la fine del mondo.-

- No, hai ragione.-

Eppure non riusciva a convincersene del tutto. Sentiva fin dentro le ossa che la presenza di quelle persone avrebbe sconvolto il suo mondo in modo irreversibile. E non voleva che accadesse.

- Staranno qui solo un paio di mesi, poi riavremo i nostri spazi.- provò ancora lei.- Poi chissà, magari sono anche simpatici.-

Gray la seguì all'esterno, annuendo distrattamente. Era certo che non li avrebbe mai trovati “simpatici”.

 

***
 

La giornata era stata lunga e le lezioni noiose, e per sfortuna Lucy non aveva ancora concluso la sua.

- Sei sicura che non vuoi una mano?-

Lucy sbuffò. Levy glielo aveva già chiesto una quindicina di volte, e per la quindicesima volta le rispose la medesima cosa.

- Stai tranquilla Levy-chan, me la caverò. Vai pure a casa, ci vediamo più tardi.-

Anche Gray si era offerto di aiutarla, ma non aveva voluto sentire ragioni.

Fare le pulizie non aveva mai ucciso nessuno. E anche se era da sola, perché il suo compagno se l'era filata senza dire nulla, non avrebbe avuto problemi.

O almeno era quello che sperava. Per una volta, i kami sembravano dalla sua parte.

Finì di sistemare l'aula in una buona mezz'ora, e si sentì soddisfatta di se stessa. Un buon lavoro in un tempo da record.

Ora non doveva far altro che compilare alcuni moduli e portarli al sensei. Poi finalmente poteva tornarsene a casa.

Bussò all'aula insegnanti ed attese che Gildarts-sensei le desse il permesso di entrare.

- Oh Lucy-chan, hai fatto presto.-

- Già, volevo sbrigarmi a tornare a casa.-

Vide il sensei controllare i fogli ed annuire compiaciuto, congratulandosi un secondo dopo per l'ottimo lavoro compiuto.

- Mi faresti un ultimo favore Lucy-chan? Poi sei libera di andare anche senza avvisarmi!-

Avrebbe voluto rispondere no, ma a quel particolare sensei non poteva dire di no. Sia perché lo trovava simpatico, sia per cause di forza maggiore.

- Mi dica.-

- Porteresti questi libri in biblioteca? Alcuni studenti li hanno abbandonati in aula senza restituirli.-

La biblioteca della Fairy High si trovava esattamente vicino all'uscita, il che le risparmiava mille giri a vuoto per tutto l'edificio. In oltre aveva già intenzione di fermarvisi, quindi le stava più che bene.

- Come desidera sensei.-

prese i libri e fece un lieve inchino, pronta ad andarsene. Gildarts la lasciò con un ultima frase.

- A domani Lucy-chan, e di a tuo fratello di comportarsi bene, e che tenga le mani a posto!-

Con una risatina divertita, Lucy annuì e si richiuse la porta alle spalle.

Erano tre anni o poco più che Laxus e Cana, suo fratello maggiore e la figlia del sensei, si frequentavano.

Cana era entrata nelle loro vite in una fredda giornata d'inverno, quando ancora vivevano a New York. Una bellissima città sempre in movimento, ma fin troppo caotica.

La relazione con Cana era stata un ottima scusa per cambiare città, e soprattutto una fortuna. Magnolia era tranquilla e pacifica, con pochi abitanti ma ugualmente fornita di tutto quello che serve per poter vivere. La loro casa era anche lontana dal centro abitato, non avrebbero potuto chiedere di meglio.

L'unico dubbio di Lucy stava nel genere di rapporto che Laxus aveva creato con Cana, e sulla durata di esso. Non discuteva i sentimenti del fratello, era sicura che l'amasse, quanto alla possibilità che una particolare donna potesse comparire ai suoi occhi da un momento all'altro.

Laxus amava rischiare, ma forse stavolta si era spinto troppo lontano. Forse la sua era semplice rassegnazione.

Lui l'aveva conosciuto, quell'amore puro e travolgente a cui nessuno vorrebbe mai rinunciare. E con la velocità di un attimo l'aveva perso, senza poter far nulla per impedirlo.

Ne era rimasto distrutto, per mesi si era rifiutato di vivere, e Lucy in quel periodo aveva davvero temuto di perderlo, di perdere anche lui. E invece si era rialzato con una forza che nessun altro avrebbe avuto, ma non era più stato lo stesso. Una parte di lui era morta per sempre.

Fu con la mente piena di quei pensieri che Lucy raggiunse la biblioteca, superandola addirittura. Se ne stava per dimenticare.

- È permesso?-

La bibliotecaria non c'era. Le uniche presenze erano quelle dei libri, degli scaffali e dei tavoli, le sole che Lucy sperava di trovare ogni volta che si rifugiava in biblioteca per leggere.

Amava i libri, in particolar modo quelli avventurosi intrecciati a complesse storie romantiche. Se avesse potuto non avrebbe mai smesso di leggere.

Ultimamente non aveva trovato un solo momento per intrufolarsi e leggere in santa pace i nuovi tomi ordinati dall'istituto, anche per il fatto che nel periodo degli esami la biblioteca era sempre ghermita di studenti in cerca di nozioni utili che potessero in qualche modo avvantaggiarli nelle prove.

Forse la divina provvidenza le stava finalmente dando un occasione.

Posò i libri del professore sulla scrivania della responsabile, sicura che al so ritorno li avrebbe trovati e riconosciuti, per evitare equivoci le scrisse anche un biglietto.

Finalmente aveva la biblioteca tutta per se.

Cominciò ad esplorare ogni scaffale, ogni sezione, ogni singolo libro li presente. In meno di un'ora ne aveva già divorati quattro dei suoi preferiti.

Se avesse potuto, non se ne sarebbe più andata.

Probabilmente la bibliotecaria doveva essersi presa una lunga pausa, perché nell'ora successiva nessuno disturbò la sua lettura.

Quando concluse anche il terzo libro Lucy si sentì più leggera. Leggere riusciva a rilassarla quasi quanto un bagno caldo.

Con amarezza si accorse dell'ora tarda, ma non abbastanza da impedirle di immergersi in un ultima avventura.

Scelse con cura l'ultimo libro, puntando stavolta sul genere cui meno si dedicava, ma per il quale Levy ed Erza stravedevano: i romanzi rosa.

Non si era mai mostrata interessata a quel genere letterario, benché le due amiche avessero più e più volte tentato di obbligarla a farle leggere qualcuno dei loro tomi.

Le parlavano spesso dello stile articolato che le autrici utilizzavano, delle trame assai coinvolgenti, e delle emozioni che solo quel genere di libri potevano darti. Ma se fossero quelli i motivi per cui li favorivano, o per la semplice ebrezza nel leggere in dettaglio come le coppie umane facevano sesso, Lucy non poteva saperlo.

Aprì il libro e s'immerse nella lettura, lasciandosi scivolare a terra e lasciando che la schiena poggiasse contro la libreria.

Non ebbe letto che poche pagine quando la porta della biblioteca si aprì con un tonfo.

- Ohiiiiiii c'è nessuno?-

Lucy sobbalzò, stringendosi al petto il libro. Non si aspettava un'irruzione tanto violenta e rumorosa in una biblioteca, men che meno l'unica volta in cui prendeva tra le mani un libro in cui veniva descritte nel dettaglio scene di sesso. Un fastidioso rossore le imporporò il volto.

- Ehiiiiiii signora dei libri?! Ma dove cavolo sei?!-

Affinò l'udito, e solo in un secondo momento riconobbe la voce del giovane cicerone che disturbava la quiete della biblioteca. Era lo stesso ragazzo di quella mattina.

Senza alcun rispetto per le regole era entrato rumorosamente nella biblioteca, continuando ad urlare anche quando era chiaro che fosse deserta.

Be, non proprio deserta, ma Lucy si rifiutò di rispondere a quel richiamo. Non voleva aver nulla a che fare con quell'individuo.

Pochi secondi ed il silenzio tornò a regnare sovrano.

Lucy tese le orecchie, ancora in allerta, ma sembrava che quello strano ragazzo se ne fosse andato. Aveva una bella voce, ma urlava decisamente troppo per i suoi gusti.

Tirò un sospiro di sollievo, felice di aver sfuggito quell'incontro indesiderato per la seconda volta. Anche a pranzo l'aveva accuratamente evitato.

Ritornò al suo libro, imponendosi di concluderlo in tempi brevi per poter così tornare a casa. Ci mise poco ad immergersi nella lettura, ancor meno a rendersi conto che lo scaffale alle sue spalle aveva appena tremato. Qualcosa non andava.

- Avresti almeno potuto rispondere sai?! Invece che lasciarmi urlare a quel modo come uno stupido!-

Beccata. Forse quel buffo ragazzo dai capelli rosa era più acuto di quanto avesse immaginato. O semplicemente la sua capacità di nascondersi agli occhi degli altri si era via via arrugginita con gli anni.

- Chiunque faccia un tale baccano in una biblioteca è uno stupido.-

La sua lingua tagliente invece funzionava sempre bene.

- Ah-Ha! Ma quanto sei simpatica!- ironizzò lui.

Lucy non rispose, preferendo concentrarsi sulla lettura piuttosto che intrattenere una conversazione con un perfetto estraneo a cui stava voltando le spalle, e dal quale veniva divisa da uno scaffale.

- Ehi.- sfortunatamente, lui sembrava di tutt'altra opinione.- Posso sapere che ci fai qui da sola?-

- Faccio l'unica cosa possibile in una biblioteca, leggo.-

- Accidenti, devi essere una persona veramente noiosa per preferire i libri agli amici!-

Ora stava iniziando ad innervosirsi Lucy, non volendo permettere ad uno sconosciuto di criticare i suoi interessi. Non sapeva nulla di lei.

- Hai mai pensato che i miei interessi coincidano con quelli dei miei amici? E se può renderti felice, io non preferisco i libri agli amici, ma riesco ad organizzare la mia vita per conciliare entrambe le cose.-

- Blah blah blah, quante parole noiose! La vita va vissuta, non programmata dannazione! È una sola, dovresti prenderla come viene!-

Ci aveva provato, oh se ci aveva provato, ma in uno qualsiasi di quei casi l'esito finale era stato sempre e solo un enorme fallimento. Se programmarla in qualche modo avesse potuto evitarle qualsiasi spiacevole conseguenza futura, allora valeva la pena mettere da parte il caso e costruirsi blocco per blocco le proprie settimane, i giorni, le ore ed i secondi di tutta la vita. Di tempo per pensare al futuro ne aveva fin troppo.

- Sono belle parole, ma che non si adattano al mio stile di vita. Preferisco decidere da me quello che sarà il mio futuro, così poi è tutto più semplice da sopportare. Il destino è un essenza crudele ed imprevedibile, non sai mai cosa potrebbe riservarti.-

- E non è forse più divertente attendere la sorpresa che non prepararsela da se?-

Involontariamente, Lucy si ritrovò a sorridere. Era un ragazzo ingenuo, spensierato, che della vita non aveva vissuto che pochi fotogrammi. Eppure, su quei pochi fotogrammi era riuscito a costruire la propria filosofia di vita, resistente come una roccia. Al contrario di lei, che nel suo interminabile ciclo vitale non ne aveva ancora trovata nessuna.

- Forse non hai tutti i torti.- il ragazzo sghignazzò.

Anche se le loro schiene non si toccavano davvero, anche se fra loro vi era uno scaffale alto due metri e stracolmo di libri, anche se i loro occhi non avevano ancora avuto occasione d'incrociarsi, incredibilmente Lucy si sentì vicina a quel ragazzo dai capelli rosa.

- Io sono Natsu, Natsu Dragneel.-

- Lucy, Lucy Heartphilia.-

Iniziò così il loro legame privo di sguardi, con qualche parola scambiata fra gli scaffali della biblioteca, in un bizzarro giorno d'estate.

 

***
 

Nell'ombra del suo limbo il demone risposa, non morto, non assopito, non congelato. Semplicemente sta lì con le palpebre serrate e non si muove, attende il momento in cui i suoi poteri torneranno dal loro padrone. Non manca poi molto.

Le pareti tremano ancora ed una scia nera come l'oblio in cui è stato intrappolato gli scivola addosso e s'aggrappa alla liscia pelle nera ricoperta di scaglie tagliente. Una scia azzurra s'accende sul corpo dell'enorme creatura.

Eccola, ne arriva una seconda, e poi una terza, andando a riaccendere i simboli azzurri che gli ricoprono l'intero corpo mastodontico, più grande di qualsiasi cosa l'uomo abbia mai avuto la fortuna di posare gli occhi.

Ma se lo sguardo di un umano di posasse su questa possente creatura tutto ciò che che si presenterebbe davanti ai suoi occhi si trasformerebbe in uno spettacolo di morte e distruzione.

Tutto crollerebbe, ed il rosso del sangue sporcherebbe la terra indelebilmente, tingendo lo stesso mare col colore dell'oleoso liquido vitale.

La creatura di muove appena, sente l'energia scorrere sotto la pelle, sulle unghie, nelle parti più profonde e nascoste delle viscere, sulla punta degli artigli, pronti ad affilarsi e a distruggere qualunque cosa passi sul loro cammino. Ed una fame insaziabile si riaccende nel suo stomaco che gorgoglia per ricevere più carne, per avere un pasto dopo troppo tempo.

Un'altra scossa e finalmente gli occhi si aprono, ed una malvagia scintilla azzurra congelò l'oblio. Un rauco sussurro echeggiò nel buio.

Sono tornato.

 

***
 

Come quasi ogni giorno Levy fu la prima a rientrare alla villa.

Era una casa grande, fin troppo per lei, costruita su un'altura dietro la cittadina. Limitare i contatti con le persone era sempre stata una delle loro regole più importanti, nonostante ora le cose fossero diverse da quando ancora la famiglia contava un numero improponibile di membri. Ora di contatti ne avevano anche troppi.

Almeno nell'abitazione però, avevano deciso di tenersi a distanza e rispettare le vecchie tradizioni. L'avevano fatto anche a New York, seppure con qualche difficoltà in più.

Non c'erano cancelli o recinti attorno alla villa, solo una grande distesa verde ed un bosco, poco lontano dall'abitazione, che divideva la loro casa dal villaggio.

Avevano tutti timore di avventurarsi in quel verde fitto e a volte spaventoso, per questo Laxus aveva scelto proprio quella collinetta come terreno su cui edificare la villa.

Non era particolarmente imponente o appariscente, ma certamente era la più vistosa fra le abitazioni di Magnolia.

Era completamente bianca, alta due piani con soffitta e cantina annesse. Il tetto era spiovente, coperto di tegole rosse non troppo vivaci, ma che davano un tocco di colore alla casa.

Le imposte delle finestre erano in legno di ciliegio rifinito a mano, così come lo era il grande portone d'ingresso.

Levy aprì la porta, ritrovandosi sola nel grande ingresso della casa.

- Tadaima.1-

Anche se nessuno le avrebbe risposto, Levy trovava carino porgere un saluto alla propria dimora ogni qual volta rientrava a casa, come se potesse risponderle a sua volta con un classico “Okaerinasai2”.

Posò la cartella nell'ampio ingresso e si tolse le scarpe, depositandole nell'apposito mobiletto. Infine si ritirò nella sua stanza, liberandosi della divisa scolastica ed indossando qualcosa di più comodo.

Un vestito arancione senza maniche era perfetto.

Afferrò un libro, l'ultimo che aveva deciso di rileggere, e con calma andò in salotto, coricandosi sul divano bianco in pelle e beandosi del più totale silenzio.

Non le dispiaceva l'allegria che solitamente aleggiava nella loro bella dimora, ma una boccata di pace una volta ogni tanto non guastava. Era certa che anche Lucy la pensasse così.

Passò mezz'ora prima che qualcun altro rientrasse, e non si stupì quando a varcare l'ingresso furono Laxus e Romeo insieme.

- Okaerinasai Laxus, Romeo.- sorrise.

- Tadaima Levy-nee!-

Romeo era il più giovane fra loro quattro ed il più inesperto. Spesso combinava guai, e ancor più spesso si divertiva a giocare poco simpatici scherzi a Lucy, la quale puntualmente reagiva con violenza. Ma nonostante tutto era un bravo ragazzo.

Ormai dimostrava quasi tredici anni e presto avrebbe raggiunto l'età adulta.

- Tadaima Levy.-

Laxus invece era il più grande. Un bellissimo giovane uomo, sempre serio e posato, ma che nascondeva sotto la scorza di rude imprenditore un cuore buono e benevolo.

Aveva fatto tanto per loro, che nemmeno l'eternità sarebbe bastata per ripagarlo.

- Lucy non è ancora tornata?-

Levy scosse il capo.

- Non ancora, aveva il turno di pulizie oggi.- sorrise.- Ma credo si tratterrà più del dovuto. Oggi la biblioteca sarà vuota.-

Laxus sospirò. Quando si parlava di libri non sapeva davvero dire chi fra Lucy o Levy fosse la peggiore.

Si spogliò della giacca scura che indossava al lavoro, slacciò il nodo della cravatta e finalmente l'aria tornò a solleticargli i polmoni. Odiava quell'arnese maledetto.

Si lasciò cadere sul divano e chiuse gli occhi, beandosi per qualche secondo dell'attimo di riposo che stava vivendo. Giocare all'uomo d'affari era più stancante di qualsiasi altra attività avesse mai fatto.

- Laxus non starai lavorando troppo? Ultimamente torni a casa sempre più stanco...-

- Non preoccuparti Levy, va tutto bene.-

- So che il tuo corpo può sostenere questi ritmi stressanti, ma sono comunque preoccupata. Ora che viviamo così lontani dalla sede, per te sarà sempre più dura...-

Il ragazzo la zittì, carezzandole amorevolmente il capo. Levy si beò del contatto che la mano calda di Laxus trasmetteva alla sua testa, al dolce movimento che le spettinava con tenerezza le scompigliava i capelli turchini.

- Credimi Levy, sto bene. Rispetto ai dolori del passato, questo è niente.-

Con tristezza e nostalgia la ragazza volò con la mente ad un tempo distante, così lontano da sembrarle soltanto una mera sfumatura di un sogno ormai sfocato.

Eppure ogni emozione era ancora lì, vivida e scalpitante nella sua mente, nel petto, nel cuore.

Nulla di ciò che li attendeva sarebbe mai stato tanto doloroso e incancellabile come gli eventi di quella notte. L'ultima notte.

- Mi fido, solo... fa attenzione Laxus.-

- Lo farò.-

Restarono per momenti interminabili in silenzio, stetti in un abbraccio che valeva più di mille parole.

Fu Romeo ad interrompere quel momento. Dopo aver abilmente sottratto delle leccornie dalla cucina era tornato in salotto, ricordando al fratello qualcosa che probabilmente stava dimenticando.

- Ma non hai un appuntamento con Cana-nee tra poco, Laxus-nii?-

Egli imprecò a bassa voce, scatenando nella sorellina una leggera risata. Nonostante tutto sembrava stare bene, e ciò la sollevava.

- Dannazione, dovrei anche andare dal meccanico a ritirare la moto, come diavolo faccio?-

A Levy balzò per la mente un'idea, che forse avrebbe potuto agevolare almeno un po' la vita del fratello maggiore.

- Lascia che vada io!-

Laxus si voltò a scrutarla in volto, sorpreso ed incerto. Negli occhi marroni di Levy però vedeva soltanto pura convinzione.

- Sei sicura? Altrimenti posso sempre rimandare l'appuntamento...-

- Se lo fai non sono sicura che la prossima volta tornerai tutto intero.-

Non aveva tutti i torti. Ultimamente vedeva sempre meno Cana per colpa del lavoro, e se una delle poche volte in cui riuscivano ad incontrarsi lui le avesse dato buca per ritirare la moto, allora poteva pure redigere il suo testamento nell'immediato. Cana l'avrebbe certamente fatto a pezzi.

D'un tratto l'idea di Levy non gli suonò poi così male.

- Sei sicura di potercela fare?-

Si finse offesa da quella mancanza di fiducia in lei e nelle sue capacità di guida.

- Ci hai insegnato tu a guidarla ricordi?-

- No, io ricordo di averlo insegnato a Lucy, e ricordo anche le parole precise con cui tu hai chiuso ogni contatto con la moto dopo solo poche lezioni.-

Non poteva dargli torto. Odiava quell'arnese, ma la piacevole sensazione di libertà che riusciva a trasmettere una corsa in moto l'aveva affascinata più di quanto lei stessa volesse ammettere.

E se le prime volte aveva avuto difficoltà, con calma e costanza Lucy le aveva insegnato come cavalcare una moto in maniera quanto meno dignitosa. Era sicura di potercela fare.

- Andrà bene vedrai.-

E non capì nemmeno lei come, riuscì infine a convincere Laxus.

- Sicura che vuoi farlo?-

- Assolutamente. Inoltre dovevo comunque scendere in paese per delle commissioni al supermercato, così prendiamo due piccioni con una fava.-

- Levy-nee che guida una moto? Questa non me la voglio perdere! Posso venire?-

- Niente affatto!- precisò la ragazza, stizzita.- Devi finire i compiti, poi sarai libero di fare come più ti aggrada.-

E con uno sbuffo, il piccolo Romeo obbedì agli ordini della sorella. Non vedeva l'ora di crescere, così da non dover più rendere conto a nessuno.

Prima di lasciarla andare, Laxus le diede qualche utile dritta.

- Non sono sicuro che la moto sia pronta, in caso non lo fosse dovrai tornare a piedi.-

Non era un grosso problema, una camminata le avrebbe fatto senz'altro bene.

- Ti servirà la ricevuta per ritirarla, nel caso in cui avessero finito le riparazioni. Se ti trovi in difficoltà, chiedi di un certo Redfox, è lui che l'ha presa in custodia.-

Levy afferrò la ricevuta ammiccando al fratello, provando così a tranquillizzarlo almeno un po'. Perché se anche sembrava indifferente, Levy riusciva a leggere dietro il suo sguardo apprensione e ansia. Se per lei o per la moto non sapeva dirlo.

- Fa attenzione, mi raccomando.-

Annuendo energicamente, Levy mise le scarpe e si voltò a salutarlo, sfoggiando un luminoso sorriso.

- A stasera!-

E si richiuse la porta alle spalle, procedendo verso il centro di Magnolia euforica come non mai.

 

***
 

- Ci siamo, è qui!-

Studiare fenomeni geologici insoliti era per Mest Gryser uno dei piaceri della sua vita da scienziato, potersi rendere in qualche modo utile a nuove scoperte che possano aiutare a prevenire futuri disastri sismici lo rendeva fiero e colmo d'orgoglio.

Il recente terremoto, nella sua infinita serie di danni e disastri, aveva riaperto un cratere vecchio di millenni proprio sulle montagne giapponesi dell'Hokkaido, distante da qualsiasi centro abitato, il più vicino insediamento umano era una cittadina sperduta e quasi completamente desolata, in bilico tra la costa e le montagne.

- È incredibile che il terremoto abbia creato un cratere di queste dimensioni, sembra impossibile.-

Lahar era suo socio, collega e miglior amico sin dai tempi del liceo, che solo per puro caso aveva intrapreso la sua stessa carriera, ritrovandosi sempre per qualche strana macchinazione del destino nella stessa divisione di ricerca. Una piacevole coincidenza che li aveva poi portati ad affittare un appartamento insieme a Tokyo, vicini alla sede di lavoro, senza però invadere l'uno gli spazi personali dell'altro.

- Ehi Lahar, quanto credi sia profondo?- si sistemò gli occhiali sul naso, senza degnare Mest di una risposta, perché davvero non lo sapeva.

Sembrava infinito, buio e trasmetteva nient'altro che un opprimente angosciosa paura, se non fosse stato per ordini dai piani alti della compagnia, probabilmente si sarebbe rifiutato di partecipare a quell'esplorazione, contrariamente a Mest che sembrava essere attirato dai guai e da tutto ciò che agli altri sembrava far paura.

Una piccola scossa li sorprese mentre sistemavano l'attrezzatura che sarebbe servita in un secondo momento per esplorare il cratere, seguita da altre scosse di piccola entità che sconvolsero il terreno tutt'attorno. La cosa strana era l'intervallo tra una e l'altra scossa, come se ci fosse qualcuno a controllarle, scandagliando la superficie attraverso di esse.

- Guarda guarda, allora la vostra specie è sopravvissuta dopotutto.- una voce cavernosa e funerea rimbombò nelle loro menti come un sibilo viscido e maligno, provocando un dolore talmente intenso ed insostenibile da farli cadere in ginocchio ad uno ad uno, la bava alla bocca e la schiuma che seguì a molti dei ricercatori fu la prova della distruzione completa della loro mente.

Mest e Lahar erano in ginocchio, ma ancora tenevano duro, dando prova della grande tenacia e della forza di volontà che albergava in loro.- Ah? Resistete alla schiacciante pressione del mio potere? Quale rarità trovare due umani del genere.- ascoltavano quella voce impotenti, non potendo far nulla per contrastarla.- Potreste rivelarvi molto utili.-

Un fischio fu l'ultimo suono che percepirono le loro orecchie, prima di perdere definitivamente i sensi ed abbandonarsi completamente al volere di quella voce troppo potente da contrastare. Quando si svegliarono, i loro corpi erano completamente avvolti da un'aura oscura, dei segni tribali di colore nero gli avvolgevano l'intero corpo, ed i loro occhi erano ormai vuoti.

- Bene mie araldi, che ne dite di prestarmi un corpo?- non poteva ancora utilizzare il suo, e anche se molto riluttante a dover ospitare quello di un sudicio umano, un verme che non valeva nulla, decise di accontentarsi.

Entrò come semplice fumo nel corpo di Mest, ed in un attimo ne ebbe il pieno controllo, tornando finalmente a muoversi e camminare sul mondo dei vivi dopo millenni di prigionia. Mentre ispezionava il nuovo contenitore, un sorriso serafico si formò sulle sottili labbra del posseduto. Guardò all'orizzonte, pronto a tornare da quelli che erano i suoi piccoli tesori. I suoi giocattoli.

- Vogliamo movimentare un po' le cose?- schioccò le dita, ed un enorme palazzo di pietra si materializzò avanti alla creatura ed il suo servo. Una struttura imponente e magnifica, dall'essenza malvagia ed oscura, che nessun umano avrebbe mai scovato.- Diamo una mano al destino e rimescoliamo le carte in tavola.- seguito da Lahar, Mest s'inoltrò all'interno del palazzo, pronto a sconvolgere il mondo con il suo spietato ritorno.
 

***
 

Raggiunse il centro in poco più di venti minuti.

Contrariamente a quanto si aspettava, le strade erano libere e sgombre, se non per la rada presenza di qualche passante. Forse era ancora troppo presto.

Fece un salto al combini prima di andare a ritirare la moto, omettendo così la possibilità di scordarsi la cena.

Non fu difficile trovare il meccanico, benché non ci fosse mai stata o non l'avesse mai visto nei suoi giri per Magnolia. Fortunatamente non vivevano in una metropoli.

- Dunque, dovrebbe essere..... qui!-

Non era un officina particolarmente grande, né appariscente. Un modesto locale circondato da rottami e vecchie carcasse d'auto. Scorse anche la moto di Laxus, in penombra, sul lato destro del garage.

Sembrava deserto all'apparenza, ma una serie di suoni metallici lasciavano intendere altro. Prendendo coraggio, Levy entrò.

- C'è nessuno?-

Provò a chiamare, ma nonostante il rumore sembrava che l'unica presenza vivente fosse la sua. Riprovò altre tre volte, e quando ormai stava per andarsene rassegnata, finalmente qualcuno le rispose.

- Che vuoi?-

Fu una risposta brusca e schietta, detta da una voce dura e profonda, ma che procurò a Levy un'insolita scarica di brividi lungo tutta la schiena. Si strinse nelle spalle, cercando di scacciare quei fastidiosi tremiti.

Si guardò attorno, sondando l'ambiente in cerca del proprietario di quella voce. Non trovò nulla.

- Qui sotto.-

Al secondo richiamò, Levy riuscì a capire da dove provenisse. Abbassò lo sguardo, e ciò che vide furono soltanto un paio di gambe. Il busto nascosto sotto una vecchia auto in riparazione.

- Ehm... chiedo scusa per il disturbo.-

- Poche chiacchiere, che vuoi?-

Non aveva mai conosciuto nessuno tanto arrogante e maleducato come quel meccanico, il cui solo suono della voce, lo stesso che poco prima l'aveva incantata, ora le procurava semplicemente un moto fastidioso alla bocca dello stomaco.

Voleva andarsene al più presto e non tornare mai più, evitando così ogni contatto con quel meccanico maleducato.

- Sono qui per la moto di Laxus Heartphilia, sono sua sorella.-

Il rumore di metalli cessò, ed uno sghignazzare divertito si sparse per tutto il garage. Il cuore di Levy sussultò, preoccupando non poco la ragazza. Qualcosa in lei stava cambiando, e non era sicura fosse un bene.

- E così il bastardo ora manda le ragazzine a fare il lavoro sporco eh?-

Al che Levy si alterò, scacciando in un istante ogni forma di cambiamento dal suo animo. Nessuno, tanto meno qualcuno che neanche si degnava di guardarla in viso, poteva permettersi di insultare la sua famiglia. Era qualcosa che non poteva assolutamente perdonare.

- La prego di chiudere il becco e non sputare sentenze senza conoscere la situazione!- gridò.- Mio fratello sta facendo fin troppo per la famiglia, e se qualche volta sentiamo di volerlo ripagare, anche solo con piccoli e futili gesti come questo, non è certo un motivo valido per prendersi gioco di Laxus!-

Si allontanò furibonda, avvicinandosi alla moto senza neanche aspettare una risposta dal meccanico. Non voleva sentire più nulla da lui.

- Ora se non le dispiace prendo la moto e me ne vado!-

- Ohi tu, sottospecie di gamberetto, mica puoi prenderla e andartene così!-

- Le lascerò i soldi, non si preoccupi.-

Smanettò nella borsa in cerca del porta monete, mentre ancora fremeva per la rabbia. Doveva calmarsi, eppure sentiva che qualcosa non andava in lei, le sue emozioni erano troppo instabili senza un evidente causa prima che spiegasse la presenza di tali sbalzi.

Intontita da quei pensieri Levy inciampò in un qualche attrezzo che non vide, e già si preparò mentalmente al duro e freddo contatto con il cemento freddo. Sperò solo di non colpire qualche arnese pericoloso.

Ma dopo pochi secondi ancora restava sospesa in aria, percependo come contatto estraneo solo quello di due braccia muscolose e forti. Qualcuno l'aveva appena salvata.

- Diamine, ecco perché le donne ed i motori non vanno d'accordo! Stai più attenta piccoletta.-

Era la stessa persona di prima. E se l'aveva salvata allora forse non era poi così maleducata come credeva. Semplicemente nascondeva il suo cuore buono sotto la scorza rude di un metallaro degli anni cinquanta. Aveva intravisto i lunghi capelli neri, che nulla avevano da invidiare a quelli di Zancrow.

Quasi le veniva da sorridere. Non giudicava mai un libro dalla copertina, perché anche il tomo più vecchio e malridotto poteva nascondere in sé una storia meravigliosa e ricca di contenuti, farlo con le persone quindi era stato stupido ed insensato da parte sua.

Alzò la testa, pronta a conoscere e ringraziare il suo salvatore, disposta addirittura a ringraziarlo per ciò che aveva fatto per lei. E lì successe.

Durò un attimo l'incontro fra i loro occhi, ma più che sufficiente ad innescare una scintilla.

Ed il mondo di Levy si tinse di rosso.

 

***
 

Era in un locale carino con Cana quando il cellulare squillò con veemenza.

Una, due, tre volte.

Alla quarta Laxus fu davvero tentato di spegnere tutto e mandare a quel paese i suoi collaboratori, a cui il giorno dopo avrebbe dato una strigliata.

Cana non disse nulla al riguardo, esprimendo solamente il suo disappunto con qualche sbuffo seccato di tanto in tanto.

Il pomeriggio insieme non stava procedendo per nulla bene, e tutto per colpa di quello stramaledetto arnese. Ma non poteva permettersi di spegnerlo.

Romeo era a casa da solo; Levy probabilmente stava cavalcando una moto che era il triplo di lei; Lucy sicuramente non era ancora tornata. Era legittima la sua preoccupazione, così come lo era il desiderio di poter contattare, o di farsi contattare, da un dei suoi fratelli con velocità. E per fortuna Cana questo lo sapeva e lo capiva. Se così non fosse stato gli avrebbe già rotto tutte le ossa molto tempo prima.

- Sei molto richiesto oggi.-

Aveva iniziato così il discorso, restando sul vago, ma c'era qualcosa in quelle parole che Laxus non seppe definire. La sua ragazza stava cercando di pilotare la conversazione verso direzioni a lui sconosciute ma invece che bloccarla decise di stare al gioco.

- Sembra che abbiano avuto qualche problema con alcune scartoffie, nulla di grave comunque. Ci penserò domani.-

- Non vuoi andare ora?-

- No.- rispose con fierezza.- Oggi ci sei solo tu.-

Cana arrossì, e fu certa non fosse colpa del ventesimo boccale di sakè che scolava. Lei non si ubriacava mai.

- Ma quanto siamo smielati, che succede? Ricorrenze speciali?-

- Nessuna in particolare, a volte capita anche a me.-

Lasciando che il nettare dolciastro le colasse giù per la gola, infiammandola, Cana prese tempo per pensare alle parole più adatte da utilizzare per proporre al suo ragazzo una cosa.

- Ehi Laxus.... non è ora di vivere insieme?-

Quasi si affogò con la birra lui, quando il senso delle parole di Cana iniziò a definirsi. Una volta realizzato ciò che gli era appena stato chiesto, divenne spaventosamente serio.

- Sai che non posso...-

- Ma perché? Ormai sono tre anni che stiamo insieme, andare a convivere come una normale coppia mi sembra il minimo no?!-

Peccato che lui non avesse nulla di normale. Non aveva mai considerato questi aspetti della loro relazione, nonostante Lucy e Levy avessero più e più volte cercato di metterlo in guardia sui rischi di intraprendere una storia con qualcuno che non era come loro. Sul momento non ci aveva pensato, e prima della proposta di Cana non aveva mai valutato attentamente i rischi.

Stava bene con lei, e in un qualche modo il loro amore era riuscito a sanare una ferita troppo profonda per essere richiusa. Non sarebbe mai guarita veramente, ma Cana era stata la cosa migliore che gli fosse capitata dopo quell'evento, era stata una vera e propria manna dal cielo.

Dovresti dirle la verità...”

La prima volta che Lucy glielo aveva consigliato, l'idea gli era parsa insensata e pericolosa. Coinvolgere quella giovane donna negli affari del loro mondo, metterla in pericolo ed esporla a rischi troppo grandi perché un'umana potesse affrontarli sarebbe stato sconsiderato ed egoistico.

Ora invece, l'idea di dirle la verità non gli sembrava più così assurda.

Nel migliore dei casi l'avrebbe creduto pazzo, quindi piantato e avrebbe ricominciato la sua vita con un altro uomo, qualcuno che la meritasse più di lui.

Nel peggiore invece gli avrebbe creduto. E se le avesse chiesto di potergli stare accanto per sempre Laxus non avrebbe esitato a donarle tutto ciò che aveva perché questo accadesse.

Poi pensò alla vita che conducevano, ai fardelli che portavano, ai pericoli che correvano.

E si rese conto di amare troppo Cana per regalarle una vita del genere. In qualche modo doveva trovare una scusa convincente con cui liquidare l'argomento.

- Cana io...-

Il cellulare squillò un'ennesima volta, scatenando in Laxus un intenso desiderio di uccidere chiunque osasse disturbarlo in un momento tanto complicato.

Un'occhiata fugace allo schermo, e quando lesse il nome di chi lo stava chiamando non ci pensò due volte a rispondere. Aveva una strana sensazione.

- Pronto?-

*L-Laxus...*

Tremante ed insicura, spaventata ed esausta, la voce di Levy non gli era mai parsa più flebile e fragile come che in quel momento. Udìì dei singhiozzi in sottofondo, bassi e trattenuti; stava piangendo.

Il panico prese presto possesso del suo corpo.

- Levy? Cosa succede? Stai bene?-

Ci fu un interminabile silenzio, prima di udire la risposta.

*P-Perdonami Laxus.... perdonami.... io non volevo.... e ho avuto paura........ così sono scappata....*

Erano parole confuse e sconnesse, troppo perché Laxus potesse capire ciò che le era successo.

- Non capisco, che è successo Levy?-

Cana inarcò un sopracciglio, facendosi improvvisamente attenta.

*Non so come ho fatto, ma sono riuscita a scappare.... ti prego Laxus, vienimi a prendere.... prima che torni indietro!*

I singhiozzi aumentarono, la voce si alzò di un tono. Il ragazzo strinse forte un pugno lungo i fianchi, fin quando le nocche non presero il colore della neve.

- Arrivo subito, tu non ti muovere.-

Non sapeva dove si trovasse con precisione, ma ovunque fosse lui l'avrebbe di certo trovata. Loro si trovavano sempre.

Chiuse la chiamata e si alzò, prese la giacca ed imboccò l'uscita.

- Aspetta Laxus! Che succede?-

Cana gli corse dietro indispettita, ma senza bloccargli la corsa.

- Levy ha bisogno di me, stava piangendo e sembrava molto confusa.- prima di salire in macchina si voltò a guardarla, come se un semplice sguardo potesse trasmetterle tutto il rammarico che provava nel lasciarla così presto.

Ma c'era in gioco la vita di sua sorella, e non c'era niente di più importante.

- Perdonami.-

- Lo so, è tua sorella, lo capisco. Per stavolta sei perdonato, ma spero per te che non le sia successo nulla di...-

Laxus premette con passione le sue labbra su quelle di Cana, stupendola. Non era mai stato tanto espansivo in pubblico.

Le sussurrò un veloce ti amo all'orecchio, salì in macchina e partì, sparendo alla vista della ragazza dopo pochi secondi.

Una volta solo, il panico lo assalì, lasciando libera strada alle fantasie peggiori che la sua mente potesse creare, ma si impose contegno.

Levy era forte, sapeva difendersi, non c'erano motivi che lasciassero pensare al peggiore degli scenari.

Eppure qualcosa non andava, ed il non sapere cosa lo terrorizzava.

 

***
 

Quando Lucy tornò a casa erano già le sette.

Era incredibile quanto conversare con Natsu fosse stato piacevole e coinvolgente. Era semplice parlare con lui, le veniva spontaneo. E non era ancora riuscita a vederlo in volto.

Appena accortasi dell'ora tarda si era defilata più veloce della luce.

Se ne era andata così in fretta da non lasciare a Natsu nemmeno il tempo di alzarsi per raggiungerla.

Era stato un pomeriggio divertente, e quello strano ragazzo sembrava conoscerla ancor meglio di quanto non fosse possibile. Se le cose fossero state diverse, Lucy avrebbe anche potuto innamorarsi di lui. Se solo tutto fosse normale.

Scosse il capo, ed i capelli biondi le oscurarono lo sguardo per un istante. La sua vita non era normale, lei non era normale. La sua sola esistenza cozzava contro ogni credenza umana, rendendo ella stessa qualcosa d'impossibile.

C'era stato un tempo in cui, per un istante, si era sentita normale, quasi umana. Ma era durata un flebile istante, il tempo di abituarsi a viverla che già l'aveva persa.

Lasciò che la mente vagasse nei ricordi ancora qualche secondo, poi si riprese.

Erano passati anni da quel giorno ormai, ripensarci ora non aveva alcun senso. Rimise quei ricordi in un angolo della loro mente ed entrò.

Dopo un solo passo Lucy già percepiva che qualcosa non andava.

La casa era buia, immersa in un rigido silenzio innaturale. Un lungo brivido le corse lungo la schiena, paralizzandola.

C'era qualcosa di strano, come se l'ambiente caldo e accogliente della sua dimora fosse stato completamente spazzato via.

Percepiva tensione ed elettricità nell'aria, e per un istante la figura di Laxus le balenò per la mente.

Ma Laxus era fuori con Cana.

- Levy-chan? Romeo?-

Loro invece dovevano essere ancora in casa.

Sentì rumore di passi, e poco dopo Romeo le fu davanti.

Aveva il fiatone, tremava, e sul suo viso, Lucy lesse tanta paura e preoccupazione.

- Lucy-nee finalmente sei a casa! Presto vieni forza!-

Iniziò a tirarla, ma lei oppose resistenza, confusa.

- Che succede Romeo?-

- Sbrigati presto! Levy-nee sta male!-

E bastò per sbloccarla.

Sorpassò Romeo e corse verso il salotto.

Trovò Laxus, seduto sul divano immerso in chissà quali pensieri. La fronte corrucciata, lo sguardo assorto. Era preoccupato.

Quando si accorse di lei la guardò, senza dire nulla.

Lucy si avvicinò con cautela, inquadrando la figura rannicchiata al fianco di Laxus, avvolta sotto una coperta pesante.

Udì dei singhiozzi, e la vocina di Levy in sottofondo che chiedeva scusa.

Si avvicinò piano, inginocchiandosi avanti a lei e con cautela le tolse la coperta dal viso.

La trovò con le ginocchia strette al petto, gli occhi rossi e gonfi e le guance bagnate. Le sorrise dolcemente, cercando di darle conforto e farle capire che sarebbe andato tutto bene. Lei era lì per aiutarla, e tutto sarebbe andato per il meglio.

- Lu-chan....-

Lucy le si sedette affianco, abbracciandola e cullandola.

- Va tutto bene Levy-chan, non preoccuparti.-

Ma quelle parole sembrarono turbare la giovane ancora di più.

Sentì Levy stringersi a lei ancor di più, singhiozzando sempre più forte.

- Perdonami Lu-chan.... io non lo sapevo.... ti prego non odiarmi Lu-chan, non potrei sopportarlo!-

Odiare Levy? Non avrebbe mai potuto farlo, nemmeno se l'avessero costretta. Come poteva anche solo pensare ad una tale eventualità?

- Ma di che stai parlando Levy-chan? Non potrei mai odiarti.- la rassicurò.- Dimmi cosa ti è succe.-

- L'ho avuto Lu-chan....-

- Cosa?-

E tra le lacrime, guardandola negli occhi con lo sguardo più colpevole del mondo, Levy pronunciò le parole che Lucy non avrebbe mai voluto sentire.

- Ho avuto l'Imprinting!-

 

***
 

Si chiamava Gajeel Redfox, un giovane ventenne orfano e con un turbolento passato alle spalle.

Con quei lunghi capelli neri, il volto pieno di pircing e la corporatura nerboruta, poteva perfettamente figurare nella lista dei peggiori teppisti del ghetto newyorkese che ai tempi della loro permanenza in America erano stati protagonisti di molte risse di quartiere.

Quel genere di persona con cui non avresti mai voluto incrociare lo sguardo neanche per caso, che pur di evitarla avresti attraversato Times Square all'ora di punta.

Come poteva quindi Levy, la persona più mite e gentile che conoscesse, aver avuto l'Imprinting con quel teppista era uno dei misteri a cui Lucy non avrebbe mai potuto dare una risposta.

L'Imprinting era qualcosa d'involontario, incontrollabile, una condiziona a cui nessuno di loro poteva sfuggire.

Una volta trovata l'anima gemella, la vita non ti apparteneva più, smettevi di esistere come essere unico, e tutto di te verte in funzione della persona che ha incatenato il tuo cuore.

E bastava uno sguardo a sancire quella promesse.

A sancire una maledizione eterna.

Levy non usciva di casa da giorni. Aveva paura di vederlo, di non riuscire a tornare indietro, di prendere una scelta sbagliata.

Perché l'Imprinting porta anche questo: una scelta.

Fra l'amore ed il proprio essere, fra una persona e l'intera famiglia.

Quando anche il partner era uno di loro, la scelta non sussisteva. Se il partner era umano, allora le cose si complicavano.

A Lucy si spezzava il cuore a vederla così, debole e fragile, come se quella non fosse più la sua Levy-chan.

Le aveva chiesto di non odiarla, ma come avrebbe mai potuto odiare una delle persone più importanti della sua vita? Semplicemente non poteva.

Anche perché il suo odio verteva tutto su Gajeel Redfox e su quel maledetto Imprinting.

Erano passati secoli senza che il partner perfetto bussasse alla loro porta, quindi non capiva come mai proprio ora l'Imprinting avesse deciso di agire. Perché così vicini all'ultimo passo?

Non poteva essere un caso, niente accadeva mai per caso.

- Ohi Lucy.-

Fu Gray a risvegliarla dai suoi aggrovigliati pensieri, scuotendola leggermente per un braccio.

L'ora del pranzo era arrivata talmente velocemente che non se ne era nemmeno accorta. Non aveva seguito una sola parola in tutta la giornata.

- Sei sicura di stare bene? È da diversi giorni che ti vedo... strana.-

Scosse il capo, e con il sorriso più finto che avesse mai fatto tentò di rassicurare l'amico.

- Tranquillo Gray, va tutto bene.-

Non andava tutto bene, ma non poteva dirglielo. Non poteva dirlo a nessuno.

- Se è per Levy, non dovresti preoccuparti. È una ragazza forte, si riprenderà presto.-

Un sorriso spontaneo le increspò le labbra. Non c'era mai bisogno di spiegare nulla che Gray capisce sempre quel che le passa della testa, a volte anche meglio di quanto non lo comprenda lei stessa. Per questo lo ritiene un amico prezioso.

- Hai ragione. Grazie Gray.-

Gray le sorride, abbracciandola e scompigliandole affettuosamente i capelli.

- Forza, andiamo a mangiare! Sto morendo di fame.-

Annuì tra le risate, e Lucy sentì il cuore più leggero.

Non voleva andare a scuola, voleva restare con Levy e prendersi cura di lei, ma Laxus l'aveva praticamente cacciata di casa.

Hai bisogno di distrarti” aveva detto. Avrebbe dovuto ascoltarlo più spesso.
 

***
 

Levy si rigirò nel letto ancora un paio di volte. L'ennesimo vano tentativo di provare a dormire.

Tanto sarebbe stato tutto inutile, sveglia o sopita che fosse la situazione non cambiava. L'unico pensiero fisso nella sua mente era Gajeel ed i suoi occhi rossi come il sangue.

Si alzò, arresa al fatto che non sarebbe riuscita a dormire, e barcollando raggiunse la sedia della sua scrivania. Una giacca in pelle nera poggiava sullo schienale.

Con le dita sottili Levy sfiorò delicatamente la pelle scura della giacca, lasciando che l guance le si infiammassero al ricordo della braccia forti di Gajeel che la sorreggevano stretta per impedirle di cadere a terra. Un lieve sorriso le increspò le labbra.

Ed il ricordo di quella sera le tornò alla mente con prepotenza, proprio come Gajeel era entrato con veemenza nel suo cuore.


 

- Ohi ragazzina, tutto bene?-

L'aveva vista incantata, come se corpo e mente fossero sconnessi, e subito il panico di un possibile svenimento l'aveva fatto agitare.

Con una faccia da delinquente come la sua, come la definivano alcune vecchie bisbetiche che vedeva ogni tanto, nessuno gli avrebbe creduto se avesse raccontato che mentre la salvava quella ragazzina era svenuta. L'avrebbero certamente preso per un maniaco.

- Ohi tappetta!-

Provò a scuoterla ancora, e stavolta sembrò sentirlo. I loro occhi si incrociarono una seconda volta, ed il viso di lei prese fuoco all'improvviso.

- E-Eh... A-Ah...-

Levy sentì l'aria mancarle all'improvviso, annaspava in cerca di ossigeno ma ad ogni respiro questo sembrava venirle sempre meno. Non riusciva più a respirare correttamente.

Si staccò da Gajeel con uno scatto quasi felino. Portò una mano al cuore, ed il ritmo cardiaco quasi impazzito non sembrava voler rallentare.

Con la faccia ancora rossa si portò la mano alla guancia, la sua mente in piena confusione cercava una spiegazione a quelle strane sensazioni mai provate prima.

Anzi, forse solo un'altra volta si era sentita così, ma non in maniera tanto strana ed improvvisa.

- Allora?! Stai bene o sei semplicemente pazza?!-

Levy alzò lo sguardo sul ragazzo, ed il viso si accaldò ancor di più. Era bello, bellissimo.

Anche con tutti quei pircing sul viso, con quei lunghi, folti e disordinati capelli neri, bloccati da una semplice fascia verde, anche con la sua aria da duro e pericoloso bullo di strada, agli occhi di Levy Gajeel era semplicemente perfetto.

E non se ne spiegava il motivo.

- Ma sei sorda o cosa?! Ti ho chiesto come stai!-

Non aveva sentito nulla, troppo concentrata ad ammirare Gajeel dalla testa ai piedi. Non si riconosceva più nemmeno lei.

Il ragazzo si avvicinò a grandi falcate, e d'istinto Levy arretrò come scottata dalla sua sola vicinanza. Quando la schiena cozzò contro un piano attrezzi, Levy capì di non avere scampo.

Gajeel la fissava, tra il confuso ed il seccato, ma senza la rabbia che aveva percepito nella sua voce. Sembrava semplicemente preoccupato.

Era vicino, troppo vicino, e quando posò la mano sulla fronte di lei, la ragazza credette di morire di asfissia.

- Sembra tu non abbia la febbre, eppure sei bella rossa in viso.-

Colta in fragrante, Levy si coprì le guance con le mani, tentando in vano di lenire quello scomodo rossore.

- No io! Cioè, sto bene, credo. S-Scusami, io....-

- Ohi buona buona, non capisco una parola.-

Sbuffando, Gajeel si allontanò da lei, solo per poi tornare e porle una bottiglietta d'acqua.

- Bevi questa, chissà che non ti aiuti.-

Per qualche minuto la ragazza non si mosse, impegnata a passare lo sguardo dalle mani del ragazzo strette attorno alla bottiglietta, fino al viso, su cui potè giurare di averci visto una linea di rossore.

Sorrise intenerita. Afferrò la bottiglietta e prima di bere sussurrò un flebile “grazie”. Gajeel al dispetto delle apparenze lo sentì.

Levy trovava piacevole quella situazione, e quel ragazzo era simpatico e carino. Avrebbe voluto non andarsene più.

Ed allora realizzò. Bastò quell'attimo di ragione per farla comprendere, e l'unica cosa che riuscì a fare fu agitarsi come un topo in gabbia. Gajeel la fissava senza capire.

- Ohi gamberetto, ma che...-

- D-Devo andarmene! L-Laxus sarà preoccupato...-

Provò ad imboccare l'uscita, ma Gajeel le afferrò il braccio stringendo con troppa foga. Anche in mezzo alla confusione che le stava martellando le meningi, la ragazza ragionò sul fatto che non poteva semplicemente liberarsi dalla presa del ragazzo come se nulla fosse.

- Non puoi mica andartene da sola, si sta facendo tardi ed il quartiere è pericoloso.-

- T-Ti prego lasciami! M-Me la caverò promesso!-

Alla fine si arrese, ma prima di lasciarla andare le lanciò la giacca sul capo, grattandosi la nuca con imbarazzo. Levy sgranò gli occhi, impietrita.

- Copriti con quella, non è molto ma dovrebbe bastare. Me la ridarai la prossima volta che ci vediamo.

Rimase immobile sulla soglia ancora stupita per secondi interminabili, prima di correre fuori.

Un dolce sorriso le illuminava il viso, la giacca stretta sulle spalle come il più prezioso dei tesori.

Si fermò solo quando fu sicura di essere abbastanza distante. Sedendosi a terra si abbracciò le gambe ed il pensiero di quel ragazzo tornò a tormentarla.

Avrebbe voluto tornare da lui presto, potergli restituire la giacca e chiacchierare come buoni amici davanti ad un caffè caldo. E magari un giorno essere qualcosa di più.

Per un attimo pensò di tornare indietro e non andarsene mai più.

- Ti amo, Levy-san.-

Il ricordo di quella voce, di quelle parole e di quelle promesse risvegliarono la sua mente colpita.

L'orrore le si dipinse sul viso, e stringendosi le gambe al petto iniziò a piangere come una ragazzina.

Prese il cellulare e cercò Laxus nella rubrica del cellulare, sapendo che solo lui poteva aiutarla in quel frangente.

Aveva avuto l'Imprinting.

Affondò la testa nelle ginocchia, ed i singulti per ciò che stava capitando non la lasciarono nemmeno per un attimo.

Il desiderio di tornare premeva forte, ma non voleva cedere a quegli istinti primordiali che aveva sempre rifiutato.

Eppure, per quanto provasse a cercare di concentrarsi e dimenticare, nell'inconscio si strinse ancor di più nella giacca color pelle che Gajeel le aveva lasciato.


 

Avrebbe dovuto riportargli quella giacca un giorno o l'altro, ma ancora non sapeva né quando, né se mai l'avrebbe rivisto.

Non poteva farsi trascinare, rischiava di tradire tutto ciò in cui credeva.

Non poteva farci nulla però, perché qualunque cosa incontrasse il suo sguardo finiva inesorabilmente per ricordarle Gajeel, a partire proprio da quella giacca.

Tornò a letto e provò a farsi abbracciare dalle comode braccia di Morfeo, ma non furono quelle a accoglierla durante il suo sonno. Bensì furono le braccia di Gajeel a stringerla, allo stesso modo in cui lei stringeva la giacca scura del ragazzo che aveva afferrato senza nemmeno accorgersene.

 

***
 

Distrattamente camminava per i corridoi dell'istituto diretta alla sala insegnanti. Fra le mani un plico di fogli che il professore le aveva chiesto di portargli a fine lezioni.

Senza Levy a fare da rappresentante di classe, quell'ingrato compito era toccato a lei. E per farlo era rimasta sola.

Gray aveva gli allenamenti al club di basket, insieme a Lyon e Zancrow. Meredy era andata con lui, per fare il tifo ed incoraggiare il suo ragazzo.

Erza aveva alcuni affari al consiglio, per poi dedicarsi al club di kendo com'era solita fare, probabilmente allenandosi con Gerard prima di un romantico appuntamento.

In verità Gray si era offerto di accompagnarla, invitandola anche ad assistere agli allenamenti una volta tornati indietro, ma con un sorriso Lucy gli aveva detto di non preoccuparsi e di andare agli allenamenti, ricordandogli come all'ultimo ritardo il sensei Makao l'avesse aspramente rimproverato. Oltretutto, una volta consegnati i fogli, l'unica meta a cui agognava di tornare era la propria dimora, in modo da potersi prendere cura di Levy. Riluttante, alla fine Gray aveva seguito i compagni in palestra, salutandola fino all'indomani mattina.

Alla fine era rimasta sola.

Non che l'idea di solitudine la facesse impazzire, o almeno non in quel determinato frangente, ma impegnare gli altri per i suoi problemi era un'idea ancora più riluttante.

Un po' di tempo sola non l'avrebbe di certo uccisa, anche se i pensieri che aveva per la testa erano decisamente troppi e che la sua povera testa, ora che aveva occasione di pensarci, non avrebbe retto ad un afflusso di dati tanto grande e opprimente.

Alla fine l'unica conseguenza sarebbe stato un gran mal di testa.

Distratta, si accorse tardi che una pila di libri alta quanto una montagna di stava avvicinando a lei, traballando pericolosamente.

Se ne rese conto quando alcuni lamenti misti a colorate imprecazioni la costrinsero ad alzare lo sguardo. Evitò con uno scatto la massa di libri, evitando lo scontro di pochi istanti.

- Ehi tu fa attenz... Natsu?-

Avrebbe voluto dirgliene quattro, ma era troppo sorpresa.

Lo riconobbe di schiena, visto che nessun altro ragazzo a scuola aveva quel bizzarro colore di capelli.

- Eh? Sei tu Luigi? Ciao!-

- Guarda che mi chiamo Lucy! E potrei sapere che stai facendo?-

I libri che trasportava erano alti più di lui, talmente tanto da nascondergli il viso. Ora che ci pensava non l'aveva ancora visto bene in volto.

- Quel maledetto di Gildarts mi ha scaricato tutto il suo lavoro! Ha detto “portali in biblioteca” e poi “riordinali tutti” e poi blaterava qualcosa su una punizione per qualcosa che nemmeno ho fatto e su un appuntamento galante, ma ho smesso di ascoltarlo.-

Nonostante fosse sposato, il sensei Gildarts era noto ai più per essere uno scapestrato donnaiolo, e per la sua innata abilità di cambiare donna almeno una volta al giorno. Anche per questo i rapporti fra lui e Cana non erano propriamente amorevoli.

Il sensei stravedeva per la figlia, era la donna più importante della sua vita, diceva spesso. Cana al contrario più stava lontana dal padre meglio era, anche perché Gildarts era un padre fin troppo affettuoso e appiccicoso. Ma in fondo anche lei gli voleva molto bene.

Probabilmente aveva trovato una scusa per scaricare a Natsu tutto il suo lavoro e dileguarsi ad un appuntamento con una delle sue tante donne.

Stavolta però aveva seriamente esagerato.

La biblioteca era ancora lontana, e Lucy non era sicura che il nuovo compagno potesse arrivarci senza travolgere qualcuno, cadere o rischiare di rompersi qualche osso.

- Dubito che arriverai sano alla biblioteca. Vuoi una mano?-

- Nah, non preoccuparti sono forte, questi libri sono nulla per me.-

Testardo ed orgoglioso, ma stavolta rischiava seriamente di farsi male.

- Lascia almeno che ti accompagni, così non rischi di andare addosso a qualcuno meno pronto di me.- E stavolta non gli lasciò il tempo di ribattere.- Dammi un secondo, metto giù questi fogli e arrivo.-

I suoi piani per tornare a casa da Levy il prima possibile non sarebbero comunque stati intralciati da quel piccolo inconveniente.

Natsu aspettò per cinque minuti solo nel corridoio, in piedi, con le braccia che diventavano via via più deboli e prossime al cedere.

Ma dove diavolo era finita Lucy?

- Natsu!-

Finalmente la sentì tornare, trafelata e di corsa.

- Finalmente! Ma dove diavolo eri?! Mi si stavano spezzando le braccia!-

- Scusami, il sensei mi ha trattenuta più del previsto.-

Si sorresse sulle ginocchia per riprendere fiato, stremata dalla corsa folle appena fatta. Proprio adesso dovevano chiederle notizie di Levy?

- Su forza, guidami verso la biblioteca, così posso tornare a casa.- la ragazza annuì.

Per un minimo tratto di corridoio nessuno dei due disse nulla. Lucy persa nei suoi pensieri più reconditi, Natsu attento a non perdere l'equilibrio. Ma non era un ragazzo taciturno il giovane Dragneel, e poco ci volle perché interrompesse il silenzio con la sua voce allegra e spensierata.

- Cosa voleva da te il sensei per trattenerti così tanto?-

- Eh?- per un attimo Lucy non riuscì a connettere la mente ai fatti.- Voleva sapere come stava Levy-chan e quando pensava di tornare.-

- Levy-chan?-

- Mia sorella.-

- E da quando hai una sorella?!-

Lucy non poteva vedere Natsu in viso, ma se avesse potuto, l'espressione sorpresa che sicuramente gli si era dipinta sul volto l'avrebbe fatta morir dal ridere. Una risatina le sfuggi comunque.

- Da tutta la vita.-

Natsu si lasciò andare ad una risata che riempì le orecchie di Lucy come la prima volta che l'aveva sentita. Le sembrava la musica più bella che avesse mai sentito.

- Dev'essere bello avere una sorella! Io sono figlio unico, quindi non saprei dire com'è, ti invidio! Sei fortunata.-

- A dire il vero ho anche due fratelli maschi, uno più grande e uno più piccolo.-

Natsu era sempre più stupito.

- Wow! Siete una famiglia numerosa! I vostri genitori dovranno darsi da fare un sacco per badare a quattro figli!-

Un ombra malinconica adombrò il viso di Lucy per un istante, ma fu talmente rapido che sembrò frutto dell'immaginazione.

- Veramente siamo orfani.-

L'entusiasmo di Natsu si fermò di colpo, e per la prima volta di diede dell'idiota da solo. Pur non sapendo della condizione di Lucy era stato un vero insensibile.

- Mi spiace...-

- Non importa, non potevi saperlo. Inoltre è passato così tanto tempo che neanche me li ricordo più i miei genitori.-

Ed era vero. Pur pensando a loro spesso e portandoli nel cuore per sempre, Lucy faticava a ricordare i visi delle persone che le avevano donato la vita, benché il momento in cui li aveva persi fosse ancora chiaro nelle sua mente.

Suo padre era ormai solo una figura sbiadita, un ombra fra tante ombre. Un'ombra opprimente sul cuore, che avrebbe voluto cancellare per sempre dalla sua memoria, un'ombra che le aveva causato nient'altro che dolore. Di sua madre ricordava solo i capelli, lunghi e biondi come il grano, e la voce, dolce come il miele più puro.

Ricordava vari volti del suo passato, ma chissà perché la sua mente aveva deciso di cancellare proprio le figure dei suoi genitori. Forse per combattere il devastante dolore che per i primi decenni non aveva fatto che causarle sofferenza e angoscia.

- Così siete cresciuti da soli.- Lucy annuì solamente.

- E quindi tua sorella è malata?-

- Già, e io non so cosa fare per aiutarla. Oltretutto crede che io la odi ma non così! Non potrei mai...-

Levy l'aveva aiutata tante volte, ed ora che aveva la possibilità di ricambiare almeno in parte quegli anni di premure ed attenzioni, non sapeva che cosa fare. Era proprio una sorella inutile.

- Be, allora diglielo no?-

- Ci ho provato, ma non vuol credermi.-

- E tu diglielo ancora.-

Lucy guardò Natsu con un cipiglio irritato, non capendo se lo faceva apposta o davvero non voleva capire la situazione in cui era bloccata.

- Non funzionerebbe.-

- Come fai a dirlo se non ci provi?- già, come faceva?- Secondo me tua sorella ha solo bisogno di sentirti vicino e sapere che le vuoi bene nonostante tutto. Prova a parlarle e a dirle chiaro e tondo quello che pensi, vedrai che capirà.-

In quei pochi giorni aveva pensato tante cose di Natsu, dal catalogarlo uno stupido ad una persona interessante, ma questa era la prima volta che lo sentiva dire qualcosa di così acuto ed intelligente.

Le venne da sorridere.

- Forse hai ragione.-

- Io ho sempre ragione Luigi!-

- È Lucy.- sbuffò, ma non poté evitare di sorridere.- Per essere uno che non ha fratelli ci sai fare.-

Natsu sghignazzò.- Questo perché sono un genio!-

- Certo, certo.-

Anche se qualche volta se ne usciva con qualche trovata intelligente, Natsu agli occhi della ragazza sarebbe comunque rimasto un inguaribile stupido. Uno stupido davvero interessante
 

***
 

Bussò un paio di volte alla porta della stanza di Levy, ma come gli altri giorni nessuno rispose.

Laxus sbuffò. Tra le mani un vassoio con una tazza di te caldo e biscotti.

- Sto entrando Levy.-

Come sempre la stanza era buia, e il puzzo di chiuso era ormai quasi insostenibile.

Il loro naso era più sensibile, e Laxus dovette concentrare tutti i suoi sensi per non lasciar cadere il vassoio. Era stato un duro colpo per il suo olfatto.

Si avvicinò con calma al letto, deformato da una figura rannicchiata sotto le coperte. Le si sedette accanto, appoggiando il vassoio sul comodino li a fianco.

- Levy.- ancora nessuna risposta.- Forza esci da lì, devi mangiare.-

- Ti prego Laxus, vattene.-

La voce era roca, stanca, flebile. Vederla in quelle condizioni gli spezzava il cuore.

Ricordava bene quando anche per lui era venuto il momento dell'Imprinting, quando ancora l'amore sapeva di miele dolce e primavera profumata di fiori.

A quel tempo era tutto più bello e loro erano ancora in tanti. Ore non restavano che loro quattro, con un passato di dolore e vuoti incolmabili alle spalle.

- Non puoi restare li sotto per sempre.-

- Ho altra scelta forse?-

- Potresti uscire e tornare a scuola, per esempio.-

Levy scostò le coperte con veemenza, guardando Laxus con dolore e rabbia.

Gli occhi marroni erano gonfi, rossi e circondati da profonde occhiaie. Le guance erano anch'esse arrossate e bagnate di lacrime, ed i capelli turchini erano un nido di grovigli sulla testa della ragazza. Era veramente al limite.

- Non capisci Laxus? Per me non esiste null'altro se non Gajeel, e nemmeno lo conosco!- dopo giorni che parlava poco o nulla urlare tutto d'un tratto le bruciava alla gola, ma ormai le parole erano un fiume in piena impossibile da fermare.- Io so che se uscissi dalla porta, se anche provassi a divertirmi con gli amici o a concentrarmi sullo studio, la mia mente tornerebbe sempre e solo su di lui! Il mio corpo lo cercherebbe, il mio cuore, la mia mente, se ora esco l'Imprinting cancellerà definitivamente tutto ciò che sono e che sono stata fin'ora!-

Ed era quello a spaventarla.

In quei giorni aveva fatto di tutto per non pensare a lui, per impedire al suo corpo di uscire ed andare a cercarlo. E faceva male, dannatamente male.

Laxus lo capiva, forse anche meglio di quanto lei stessa potesse immaginare.

- Io capisco come ti senti, ma non puoi nasconderti per sempre.-

- Perché no? Io so tutto di lui, quando è nato, come ha vissuto, il suo carattere! Nel momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati io già gli appartenevo, io già lo conoscevo meglio di quanto non conosca me stessa, mentre lui non sa nemmeno chi io sia!-

- Non puoi scappare dall'Imprinting per sempre.-

- Forse, ma è qualcosa che non voglio.-

C'era qualcosa sotto quel rifiuto, e Laxus credette anche di capito quale fosse il problema.

- Per caso c'entra Rogue?-

Capì di aver fatto centro quando sentì il corpicino di Levy irrigidirsi all'improvviso.

- Levy....-

- Vattene via Laxus.-

La voce della ragazzina divenne dura e fredda, totalmente opposta a quella dolce e carina a cui era abituato. Comprese che la conversazione non sarebbe proseguita.

Con uno sbuffo si alzò.

- Mangia qualcosa.-

E se ne andò.

Richiudendosi la porta alle spalle lasciò che la schiena vi poggiasse contro. Portò una mano sulla nuca, scompigliandosi i capelli biondi e provando a lenire il feroce mal di testa che gli attanagliava le tempie. Tutti tentativi vani.

- Come sta?-

Nonostante l'udito finissimo Laxus non aveva sentito Lucy rientrare, tanto meno arrivargli così vicino. Doveva essere proprio distrutto.

- Stanca, non mangia nulla e dorme poco.-

La ragazza abbassò il capo, abbattuta. L'imprinting era una maledizione.

Quando era bambina non comprendeva le parole degli anziani, convinta che l'amore non potesse mai essere qualcosa di brutto.

Scoprire il significato dell'essere maledetti dall'amore stesso era stato difficile, ma presto il senso di quelle affermazioni era diventato sempre più chiaro e fastidioso.

Ora non potrebbe essere più vero.

- Non riesco a credere che l'Imprinting possa fare qualcosa di così orribile...-

- Non è affatto l'Imprinting, è Levy stessa che si sta condannando a tutto questo.-

Lucy rialzò il capo di scatto, fissando Laxus ad occhi sgranati.

- Cos- Perché Levy-chan dovrebbe farsi qualcosa di tanto distruttivo?!-

Non ci credeva. La sua amata sorella amava la vita, sé stessa e tutti quelli che le erano cari. Non li avrebbe mai fatti preoccupare inutilmente ed era abbastanza intelligente da capire che distruggersi a quel modo li avrebbe agitati e spaventati a morte. La Levy che conosceva non l'avrebbe mai fatto.

- È spaventata, crede che appena uscirà dalla porta quel ragazzo sarà il suo unico pensiero. Inoltre ho la sensazione che si sia convinta di tradire Rogue.-

Lucy s'irrigidì, e Laxus ebbe una strana sensazione di deja vu.

Poche cose erano taboo nella loro casa, ed il nome di quel ragazzo lo era in special modo per Levy.

Un'ombra scura calò sul viso di Lucy, al ricordo di quello che dopo molti anni era stato uno dei periodi più belli che avessero mai vissuto.

Allora tutto sembrava perfetto.

Erano già passati duecento anni da allora, ma il ricordo di quei giorni felici risiedeva in loro più vivido che mai. Così come il dolore di quando tutto era finito in un soffio di fumo.

Laxus quasi certamente aveva ragione quando diceva che probabilmente Levy credeva di star tradendo Rogue.

Aveva amato quel ragazzo dal più profondo del cuore, un sentimento che, al tempo, era sicura non sarebbe scomparso e che avrebbe potuto superare anche l'Imprinting.

Ci credeva, ci credevano entrambe, ma era bastato poco perché si rendessero conto che non avrebbe mai potuto funzionare. Ed ora l'ennesima prova.

Tutte le loro convinzioni si erano sgretolate con l'incontro di un solo uomo, e a farne le spese era stata Levy.

- Vado a parlarle.-

Il fratello annuì,convinto che l'unica a poter aiutare Levy in quel momento fosse Lucy.

- Io vado a chiamare Cana, è preoccupata anche lei.-

- Laxus.-

Si voltò, e la vide osservarlo seriamente.

- Hai intenzione di trasformarla?-

Scosse il capo, ed i suoi occhi si riempirono di fredda determinazione.

- Non merita una vita come questa, non potrei mai condannarla a vivere così.-

- Allora smettila di illuderla, alla fine vi farete male entrambi.-

Lo sapeva, oh se lo sapeva, ma era troppo egoista per rinunciare a lei come avrebbe dovuto. Un giorno Cana sarebbe morta, invecchiando come un comune mortale. Lui invece no. Avrebbe vissuto, ancora e ancora, fin quando il tempo stesso non fosse finito. O finché il loro destino non si fosse compiuto. Da quel che stava capitando non doveva mancare molto a quel momento.

- È una ragazza forte, quando verrà il momento saperà cavarsela.-

- E tu? Sarai in grado di dirle addio?-

Per un attimo rimase in silenzio, dandole le spalle.

- Ormai il mio cuore è vuoto, un addio non farà differenza.-

Disse così, ma amava troppo Cana per poterla salutare senza soffrirne. Anche se su una cosa non aveva dubbi: il suo cuore ormai era vuoto, perché la perdita più grande l'aveva già subita.
 

***
 

Era partita carica e determinata, piena dei consigli che Natsu le aveva dato e pronta a tutto pur di aiutare Levy a riprendersi. Ora, davanti alla sua porta, tutto il coraggio accumulato l'aveva improvvisamente abbandonata.

Parlare col fratello aveva turbato Lucy quasi quanto tutta quell'assurda storia in generale.

Quando erano rimasti soli, quando tutto il loro mondo era crollato inesorabilmente, quando della loro nobile stirpe non erano rimasti che in quattro, Laxus si era preso sulle spalle il peso più grande, il fardello più imponente.

Aveva preso in mano le loro vita, la responsabilità di proteggerli e crescerli, nonostante per mesi interminabili si fosse chiuso in un tacito isolamento, senza bere né mangiare.

Tutti e quattro avevano perso qualcosa quella notte di millenni fa, ma forse per il maggiore di loro la perdita era stata talmente grande da fargli desiderare la morte più di ogni altra cosa.

Laxus era stato obbligato a vivere, per poter badare a loro, perché la sua vita era importante più di quella di molti altri, così avevano detto gli anziani quella notte.

Ma ciò che aveva dovuto lasciare indietro era stato troppo, per Laxus più che loro.

Si diceva che l'Imprinting regalasse una felicità pura ed eterna per chi riusciva ad ottenerlo. Ma che procurasse un dolore immenso, perfino peggiore della morte, se per qualche disgrazia il partner fosse venuto a mancare troppo presto.

E questo era capitato a Laxus. Aveva perso il suo Imprinting quella notte, l'amore che l'avrebbe reso felice per tutta la vita era morta davanti ai suoi occhi, e nemmeno lui sapeva con quale sforzo insostenibile era riuscito ad allontanarsi dalla città in fiamme e a portarli in salvo.

Dopo di che era passato più di un anno prima che riuscisse a vivere di nuovo.

Lucy scosse il capo e smise di ripensare al passato, concentrandosi sulla situazione del presente, già abbastanza tragica per conto suo. Non c'era bisogno che vecchi ricordi peggiorassero ulteriormente il suo umore.

Bussò alla porta di Levy, ma come il fratello non ricevette risposta. E come lui entrò ugualmente.

La stanza era buia e l'aria pesante, talmente forte che Lucy dovesse coprirsi il naso per potervi avanzare. Con il loro finissimo olfatto si chiese come Levy sopravvivesse con quel tanfo.

Si avvicinò silenziosa al mucchio deforme di coperte sotto cui la sorella si era rintanata, e le si sedette accanto.

- Levy-chan.-

Quando la preoccupata voce di Lucy le trapanò le orecchio dolorosamente, la giovane si rannicchiò ancora di più sotto le coperte. Tremava, e di certo non per il freddo.

Diede una fugace occhiata al te e ai biscotti portati da Laxus. Ancora intoccati. Un lieve sospiro le uscì dalle labbra.

- Devi mangiare Levy-chan, non puoi digiunare per sempre.-

Ma la ragazza non rispose.

E allora anche Lucy si chiuse in un triste silenzio, ma non volle abbandonare la sorella nonostante ella si rifiutasse di parlarle.

Quando lei aveva sofferto, Levy aveva messo da parte il suo dolore par aiutarla, per starle accanto, per farle sentire che non era sola. Ora toccava a lei.

- Lu-chan....-

Dopo mezz'ora di silenzio, interrotto solo da singulti inutilmente trattenuti, Levy finalmente si decise a parlare, ma non ad uscire dal suo guscio di coperte.

- Si?-

Il tono di Lucy era dolce, rassicurante, comprensivo, talmente amorevole da riscaldare e quasi sanare il cuore e l'anima feriti di Levy.

- Mi dispiace Lu-chan, se adesso mi odi, io lo capisco....-

- No!- forse lo disse con troppa irruenza, sentì Levy sussultare sotto le coperte, ma non se ne pentì: non avrebbe mai permesso che pensasse questo, neanche per un istante in più.- Non potrei mai odiarti Levy-chan, mai!-

- Ma tu odi l'Imprinting! Ed ora io....-

- È vero, io odio la condizione Imprinting, la trovo spregevole e malevola.- ammise.- Ma non potrei mai odiare qualcuno che ha trovato la propria anima gemella, nemmeno se fosse a causa dell'Imprinting! Te a maggior ragione!-

Prese un profondo respiro prima di continuare, cercando le parole giuste che potessero trasmettere alla sorella tutti i suoi sentimenti.

- Ascoltami Levy-chan io ti voglio bene, sei mia sorella e non potrei mai odiarti! Io ti rivoglio al mio fianco, voglio che tutto torni come prima!- esitò un attimo prima di pronunciare l'ultima frase.- E se vivere l'amore che l'Imprinting ti ha donato può far tornare tutto normale e renderti felice, allora io farò di tutto per aiutarti a realizzarlo.-

Fu uno scatto talmente veloce che Lucy quasi cadde dal letto quando Levy le si gettò al collo, abbracciandola forte, in lacrime.- Perdonami! Anche io ti voglio bene!!!- e anche Lucy scoppiò in lacrime.

Restarono abbracciate per un tempo infinito prima di coricasi entrambe nel letto di Levy, sotto le coperte, ridendo e chiacchierando come non facevano ormai da giorni.

- Ahahahah e quindi Gray è rimasto nudo davanti a tutta la scolaresca? Di nuovo?-

- Si, e anche Lyon! Avresti dovuto vedere i nuovi arrivati, erano tutti sconvolti!-

Poi calò il silenzio. Una sola domanda premeva nella mente di Lucy, che fino a quel momento non aveva trovato il coraggio di porla alla sorella.

- Ehi Levy-chan.... c-cosa si prova? Voglio dire l'Imprinting, com'è?-

La sorella ci pensò su, per nulla turbata da quella domanda. Lucy se ne sentì sollevata.

- È difficile da descrivere, ma è come se la tua vita si completasse all'istante, come se il mondo avesse un colore nuovo e meraviglioso.-

Lucy si accigliò. Era davvero quello che aveva provato? In quei giorni le era parsa tutto eccetto che felice, quindi proprio non comprendeva con quale criterio stesse giudicando l'Imprinting.

- So che può sembrare strano o impossibile dopo avermi visto in queste condizioni, ma tutto questo dolore è stato causato dal mio rifiuto verso questi sentimenti. Io non volevo innamorarmi di Gajeel.- un'ombra scurì il viso di Levy, e non vi fu bisogno di parole perché Lucy capisse a cosa fosse dovuto quell'improvviso cambiamento. A chi fosse dovuto.

- È per Rogue vero?- dal sussulto di Levy comprese di aver ragione.

- Oh Lu-chan... ho amato così tanto Rogue che credevo di non poter più conoscere l'amore dopo di lui, credevo davvero che il mio cuore non avrebbe più accettato nessuno, che l'avrei amato per sempre!- le lacrime le bagnarono il viso, ma Levy sorrideva, senza però opporsi alla forza di quel pianto.- Quando ho incrociato lo sguardo con Gajeel ed ho avuto l'Imprinting, per un attimo sono stata travolta dalla felicità più pura, ma è bastato un attimo perché tutto venisse cancellato.-

I singulti si fecero più forti, più frequenti, e tutto ciò che Lucy riuscì a fare per consolarla fu stringerla forte a se.

- Mi sono sentita come se fossi la più spregevole delle persone, una criminale, una traditrice.-

- Non sei affatto una traditrice Levy-chan.- Lucy la coccolò, confortandola con parole che le venivano direttamente dal cuore.- Rogue è stato il tuo primo amore, l'unico che abbia fatto breccia nel tuo cuore dopo secoli di sofferenza, è normale che tu ora ti senta una traditrice, ma non è così.- si specchiò negli occhi umidi di Levy, sorridendole amorevolmente.- Ma Levy-chan, Rogue non c'è più da tanti anni ormai, e non potrà mai tornare. Sono sicura che se lui fosse qui ti direbbe di non essere triste, e di combattere con tutte le tue forze per essere felice.-

E lo pensava davvero. Perché conosceva l'amore di Rogue per sua sorella, e che avrebbe fatto di tutto pur di vederla felice. Anche rinunciare a lei se questo fosse servito a vederla per sempre sorridente.

Lasciò che Levy piangesse tutte le sue lacrime, che si lasciasse il passato alle spalle e potesse guardare al futuro con un sorriso.

- Grazie Lu-chan.-

- Ci sarò sempre, Levy-chan.-

E stretta l'una all'altra si addormentarono, entrambe con un dolce sorriso ad incresparle le labbra.

 

***
 

Era la seconda volta che visitava Londra in tutta la sua vita. Era stata una bella città, ricca di vita e prospera, piena di bellissimi palazzi ed in perfetta armonia con la natura. Il progresso aveva spezzato quell'armonia, rendendola una città scura e soffocante.

Non negava le comodità portate dal progresso, che avevano senz'altro facilitato la vita agli abitanti, ma l'inquinamento derivato dai nuovi mezzi e dalle innovazioni tecnologiche aveva irrimediabilmente avvelenato ogni cosa attorno a Londra.

L'acqua, l'aria, la terra. Anche un'azione facile come respirare poteva causare la morte.

Ma questo sembrava non turbare gli umani, che ormai da anni avevano perso ogni contatto con la natura e forse, iniziava a temere, anche con se stessi.

Laxus le ripeteva spesso quanto l'uomo sarebbe presto diventato la malattia peggiore per la terra, ma che loro non potevano far nulla per fermare il corso degli eventi. Il loro tempo era finito secoli prima, adesso erano soltanto spettatori.

La considerazione di Lucy per gli umani non era mai stata particolarmente alta. Erano creature strane ai suoi occhi, prive di qualsiasi valore e capaci soltanto di farsi del male a vicenda. Nemmeno la parola famiglia per loro aveva un vero significato.

Eppure non riusciva a credere che creature tanto semplici, banali e superficiali potessero creare storie talmente belle e coinvolgenti come quella che stava leggendo in quel momento. Per la millesima volta.

I libri degli umani erano l'unico pregio che risaltava agli occhi di Lucy, i quali brillavano come stelle ogni qual volta s'immergevano nella lettura.

Era seduta in riva al laghetto che costeggiava il loro maniero, lontano dal caos di Londra e dalla civiltà tutta. Volevano soltanto vivere tranquilli.

Un fresco venticello le carezzava il viso, ma Lucy non sentiva freddo. Le bastava leggere le avventure scritte su Re Artù per riscaldarsi con l'emozione che le pervadeva ogni fibra del corpo.

Un sorriso sempre stampato sulle sottili labbra rosse.

Lei l'aveva conosciuto Artù, secoli prima che l'industria prendesse il controllo dell'Inghilterra, e lo ricordava come un ragazzino arrogante e pieno di se, sempre pronto a lanciarsi in sfide troppo grandi per lui. Aveva un cuore grande, e sotto la guida di Merlino era diventato anche un grande re. Uno dei pochi umani a cui Lucy aveva voluto avvicinarsi e stringere un legame.

Le sarebbe piaciuto trasformarlo ed ammetterlo nella loro famiglia, ma Merlino l'aveva impedito. Artù aveva il suo destino scritto nelle stelle, e quello di diventare immortale, di diventare un Drago, non era contemplato.

Di quei giorni ora Lucy non aveva altro che ricordi, ed era divertente paragonarli a ciò che aveva visto e vissuto. Gli umani avevano pochi pregi, ma la scrittura era senz'altro il più grande.

Si fece presto il tramonto, troppo presto, e Lucy se ne accorse quasi per caso. Sarebbe rimasta in riva a quel laghetto per sempre se avesse potuto.

Si alzò, spolverandosi i pantaloni e la camicetta di lino bianco in modo da togliere eventuali ciuffi d'erba un po' troppo appiccicosi.

Un abbigliamento comodo era preferibile agli ampi e sfarzosi vestiti che le donne dell'alta società portavano abitualmente, soprattutto per quelle lunghe e piacevoli passeggiate.

Mentre rientrava Lucy avvertì nell'aria un odore insolito, che non avrebbe dovuto sentire nei pressi del loro terreno. L'odore di un umano.

Lo sguardo color cioccolata della ragazza s'indurì. Nel bosco che circondava il maniero, una loro proprietà anch'esso, vivevano molti animali diversi, dai lupi, agli orsi, ai conigli.

Tutti scappati dalla furia dell'uomo e dall'insaziabile sete di caccia.

Per loro che erano più animali di quanto non fossero umani era stato quasi un dovere offrire a quelle povere creature un riparo sicuro dove vivere e sfuggire ai cacciatori.

Uno sparo riecheggiò nell'aria, e l'odore di polvere da sparo si mischiò all'olezzo emanato degli umani.

Un altro sparo, e allora Lucy decise d'intervenire di persona e fermare quelli che, con ogni probabilità, erano cacciatori di frodo.

Eppure Laxus aveva avvisato tutti, chiunque avesse sconfinato ne avrebbe pagato salate le conseguenze.

In un lampo raggiunse il luogo dal quale provenivano gli spari, ritrovandosi ad assistere ad una scena piuttosto insolita. Una scena che l'avrebbe portata ad un incontro. Un incontro che le avrebbe cambiato per sempre la vita.

Vi erano tre umani nel luogo incriminato. Due nobili armati di fucili, che Lucy aveva già avuto occasione di vedere in uno degli incontri al villaggio, ed un ragazzo, dall'aspetto deperito e trasandato.

Ad attirare la sua attenzione fu proprio il ragazzo. Biondo, occhi azzurri come il ghiaccio, dall'aria sciatta e squattrinata. Un appartenete del popolo probabilmente, che fronteggiava due nobili cacciatori a testa alta, con sguardo fiero ed infuriato.

Dietro di lui un giovane puma dal pelo rossiccio, chiaramente ferito.

Lucy rimase ferma ad assistere alla scena, incuriosita dal comportamento insolito mostrato dal ragazzo.

- Togliti di mezzo miserabile, come osi interrompere la nostra caccia?!-

- Come osate voi puntare le armi contro due animali innocenti! Siete solo dei vigliacchi!-

- Straccione, bada a come parli. Frena la lingua con chi è di rango superiore al tuo.-

- Il vostro rango sarà anche superiore, avrete tanto oro luccicante in cui poter nuotare, ma i vostri cuori restano comunque marci!-

La ragazza da dietro un albero rimase piacevolmente sorpresa. Nessun folle avrebbe mai rischiato la vita per nessuno, tanto meno per un animale come quelli. Eppure quel ragazzo l'aveva fatto, sfidando disarmato due crudeli cacciatori pronti a farlo fuori con un sol colpo. Sorrise. I folli erano sempre stati i suoi umani preferiti.

I due cacciatori ghignarono, brandendo le loro armi e puntandole contro il difensore del puma.

- Allora prima facciamo fuori te, poi ci prendiamo la pelle del puma.-

- Sono d'accordo. Nessuno si accorgerà della mancanza di un plebeo straccione come lui.-

Puntarono, e Lucy vide il ragazzo digrignare i denti. La paura aleggiò nel suo sguardo, ma non si spostò. Fu allora che la ragazza decise.

- Basta così.-

Lasciò il suo nascondiglio dietro gli alberi, e con passo fiero si avvicinò ai due umani che avevano sconfinato nel loro territorio.

- Se non sbaglio Laxus vi aveva detto di non farvi vedere sul nostro terreno, dunque perché ci siete e state pure cacciando?-

- Non sono affari vostri Milady, tornate dal vostro signore e non ficcate il naso nelle questioni degli uomini!-

Lucy arricciò il naso. Quella disparità fra donne e uomini proprio non riusciva a tollerarla.

- Se avessi un signore lo farei anche, ma visto che questa terra è mia quanto lo è di Laxus, ho pieno diritto di ficcare il naso in queste faccende.-

Guardò il ragazzo, e la sorpresa che lesse nei suoi occhi la fece sorridere.

- Ora, se non volete che chiami mio fratello e lo informi del modo vergognoso in cui vi siete comportati, vi conviene andarvene e non farvi più vedere!-

Fu quasi un ruggito, che spaventò i due baldi cacciatori. Se la diedero a gambe, intimoriti dalla minaccia e dal tono della ragazza.

Quando ormai i due cacciatori furono solo due puntini lontani Lucy si girò a squadrare il ragazzo, accigliata.

- Anche voi non dovreste essere qui lo sapete?-

- Eh? Ahah...- annuì, la bocca spalancata per la sorpresa.

- E allora si può sapere come ci siete arrivato?-

- Ehm... ho seguito quei due, e quando ho visto che stavano per sparare a Lector io...-

- Lector?-

- Ah.. il puma.-

Lucy sgranò gli occhi. Nessuno degli umani che conosceva, o che aveva conosciuto, avrebbe mai dato un nome ad un puma, tanto meno rischiato la vita per salvarlo. Spontaneamente e naturalmente, Lucy scoppiò in una sonora risata.

Il ragazzo la squadrò per alcuni istanti, stupito e anche un po' offeso.

- Siete strana voi...-

La risata di Lucy si bloccò di colpo. Strana lei?!

- Voglio ricordarvi che siete voi quello che ha dato un nome al puma, non io.-

- Ahahahah già avete ragione.-

Stavolta fu il ragazzo a ridere, ed il suo fu un sorriso talmente luminoso da lasciare spiazzata la ragazza. Le guance le s'imporporarono per un istante.

- In ogni caso vi devo la vita, grazie.- e di nuovo quel sorriso la disarmò completamente.

- Nessun problema.- fece un piccolo inchino, porgendogli la mano in segno di saluto.- Io sono Lucy, Dreher Lucy.-

Il ragazzo ricambiò la stretta, sorridendo raggiante.

- Io sono Sting! Eucliffe Sting!-

Quello fu il suo primo incontro con Sting.


 

Lucy si svegliò nel cuore della notte. Levy dormiva accanto a lei, beata come non era da giorni.

Si mise a sedere, contemplando il nulla con occhi vuoti e malinconici.

- Che strano, ho sognato il nostro primo incontro.- più cercava di dimenticare, più il passato tornava da lei più crudele che mai. Erano ricordi preziosi, ma che non riusciva ad affrontare senza una dolorosa fitta al petto.

Un dolore che non sarebbe mai riuscita a reprimere né a dimenticare. Ed una lacrima solitaria le solcò il viso, nascosta dall'ombra della stanza.

 

***
 

Piove quel giorno. Il cielo è grigio, le nubi piangono la loro tristezza, riversando fiumi di lacrime sulla pacifica cittadina di Magnolia e sui suoi abitanti. Le strade sono deserte, ed i pochi coraggiosi che girano per la strada si proteggono con ombrelli ed impermeabili.

Gray corre più veloce che può, riparandosi la testa con la cartella in un vano tentativo di ripararsi da quella pioggia battente. Tutto inutile, ormai è già fradicio.

Trova riparo sotto la tettoia di un kombini poco lontano dalla scuola, e decide di fermarsi e aspettare che spiova. Dopo trenta minuti la pioggia sembra solo essere aumentata.

Digrigna i denti e sottovoce impreca contro Leon, che ha deciso di tenersi l'ombrello e andarsene senza aspettarlo. Una volta a casa l'avrebbe sicuramente preso a pugni.

Aspetta ancora, ma la pioggia ha deciso che quel giorno continuerà a cadere senza sosta fino a sera. E Gray non può più aspettare.

Prende un respiro profondo, si dice che casa non è più molto lontana, e che una corsa sotto l'acqua avrebbe migliorato la sua resistenza.

Fece per ripartire, la cartella pronta sulla testa in un disperato tentativo di salvare quel poco di lui ancora asciutto, quando qualcosa attira la sua attenzione. Una ragazza.

Passeggia tranquilla sotto la pioggia come se nulla fosse, armata soltanto di un piccolo ombrello rosa decorato a cuori. Tra le mani stringe qualcosa che Gray identifica come un Teru Teru Bozu.

Ha i capelli blu, un corpo dalle forme delicate, e la pelle diafana come la neve. Del viso non scorge nemmeno un tratto.

Indossa la divisa della sua scuola, ma Gray non ricorda di aver mai visto prima una ragazza come lei tra i visi dell'istituto.

Cammina lentamente verso la sua direzione, assorta in chissà quali pensieri, ed il ragazzo perse presto interesse per quell'insignificante figura avvolta nella pioggia.

Poi accadde tutto in un istante.

Un'auto. Il rumore di un clacson. Lo scrosciare dell'acqua sotto le ruote. Lo stridire sordo dei freni.

Gray si era mosso in un istante, talmente veloce che quasi nemmeno lui se ne accorse.

Vide la macchina sgommare nella stretta stradina a tutta velocità, in fuga dall'incidente letale che credeva di aver appena provocato.

Digrignò i denti ed imprecò sottovoce contro il pirata della strada, che quasi aveva investito una povera e distratta studentessa.

A proposito della studentessa.

Abbassò lo sguardo, e ciò che trovò furono due grandi occhi azzurri ce lo fissavano sgranati. Anche un po' spaventati.

Erano a terra, bagnati fradici e sporchi di fango.

- Quel maledetto, se gli metto le mani addosso.-

Gray sbuffò. Fradicio era fradicio, ora poteva anche tornare a casa senza preoccuparsi di bagnarsi ulteriormente. Ultear l'avrebbe sicuramente ucciso, e se non fosse stata la sua amabile sorellona a farlo, ci avrebbe pensato la sua tanto amorevole madre.

Con uno sbuffo si alzò.

Porse una mano alla ragazza, che ancora lo fissava con quei grandi occhioni blu.

- Allora?-

Con un singulto sorpreso la ragazza si riscosse, accettando la mano di Gray e rialzandosi.

Pensò che si sarebbe subito preoccupata del vestito sporco e bagnato, invece si stupì quando la vide inchinarsi a lui dispiaciuta.

- Juvia è mortificata! Per colpa di Juvia ora sei tutto sporco e bagnato!- la voce era incrinata, e temette stesse per piangere.

Gray si portò una mano dietro i capelli, incurante del fango e del sudiciume. Cavolo, odiava vedere le ragazze piangere.

Le posò una mano tra i capelli blu, scompigliandoglieli affettuosamente.

- Nah, non è stata colpa tua, è colpa di quel pirata della strada.-

Juvia aveva sgranato gli occhi, le guance leggermente imporporate e più calde di quanto non fossero mai state.

- Cavoli, ora devo proprio andare. Ci si vede!-

Gray corse via, borbottando preoccupato tra se e se sulle possibili punizioni corporali che le due donne di casa gli avrebbero inferto per le pessime condizioni in cui sarebbe tornato a casa.

Juvia lo fissò allontanarsi con una strana stretta al petto. Il cuore aveva accelerato i suoi battiti, e le guance bruciavano come carboni ardenti.

 

***
 

Passò veloce la pausa pranzo, e Lucy quasi ringraziò ogni Kami del cielo quando scoprì che le ultime ora sarebbero state di autogestione. L'insegnante era assente.

Sgattaiolò fuori dall'aula come un felino, abbandonando Gray alla mercé delle sue ammiratrici che dopo pochi secondi avevano già circondato il suo banco, impedendogli ogni via d'uscita.

E bellamente aveva ignorato i suoi richiami, le richieste d'aiuto, preferendo evitare di essere coinvolta in qualche attentato da parte delle fans del suo migliore amico.

Tra l'altro Levy-chan era uscita in anticipo, da quando si era ripresa lo faceva spesso per andare a passare del tempo all'officina meccanica, quindi avrebbe dovuto affrontarle tutte da sola. Meglio isolarsi in biblioteca dove era sicura di essere sola e lontana da ogni attentatrice folle.

- È permesso?-

Di nuovo trovò la biblioteca vuota. Perfetto, almeno avrebbe potuto leggere in pace senza essere disturbata.

Prese da alcuni scaffali i suoi tomi preferiti, e si rintanò nel suo angolino, seduta sul pavimento, lo stesso punto in cui era quando aveva parlato con Natsu la prima volta. Non proprio la prima, piuttosto quando aveva scoperto il suo nome.

S'immerse nella lettura del classico di Re Artù, che da un paio di giorni, da quando in sogno aveva rivisto il suo primo incontro con Sting, era diventato il suo chiodo fisso.

Non era in riva ad un lago, ma rintanata in un angolo della biblioteca. Non viveva in un maniero poco fuori da Londra, anche se la sua casa attuale non era certo piccola. Non sentiva gli spari di un fucile in lontananza, solo il chiacchiericcio confuso degli studenti. Non era circondata da ettari di foresta ed animali, soltanto da scaffali colmi di libri. Nessun ragazzo biondo avrebbe difeso un puma da alcuni spregevoli nobili, e lei non avrebbe potuto a sua volta salvare il ragazzo biondo.

Tutto ciò che la ricollegava a quel periodo era quel libro e se stessa, null'altro di allora poteva tornare. Nemmeno quel ragazzo.

Levy aveva sofferto tanto per Rogue, ma quel che lei aveva provato nei confronti di Sting era stato altrettanto intenso e meraviglioso. E nel momento in cui tutto si era perso nelle spire del tempo, Lucy aveva lasciato che il dolore la distruggesse, che le facesse perdere di vista ciò che invece le era rimasto.

Ed era stata Levy, nonostante avesse perduto anche lei qualcosa d'importante e prezioso a ricordargli che la sua famiglia era ancora lì. Loro quattro erano ancora insieme.

Era andata avanti e aveva reagito, ritrovando un poco di quella serenità che la presenza di Sting era riuscita a donarle.

Quando però le capitava di rileggere i romanzi del ciclo arturiano allora la malinconia e la nostalgia tornavano a far capolino nella sua mente. E inevitabilmente una lacrima sfuggiva sempre al suo controllo.


 

- Cosa fate Lucy?-

- Oh Sting.-

Da diverse settimane il giovane biondo era stato assunto da Laxus come guardiano della foresta, ricompensa per essersi eretto contro i due nobili trasgressori.

Anche il fratello ora lavorava per la loro famiglia, ed essendo entrambi poveri e senza tetto Laxus era stato tanto magnanimo da offrire vitto e alloggio in cambio di servigi. Complici anche le insistenze delle due sorelle.

- Nulla di particolare, leggevo.-

- E cosa leggevate di bello?-

- Le leggende di Re Artù, a mio avviso il ciclo di romanzi epico-cavallereschi migliore mai scritto.-

Sting ascoltava, senza realmente capire le parole della ragazza.

Lui era un povero, un abitante del ghetto londinese, non poteva competere con una nobile colta ed educata come Lucy. Abbassò lo sguardo, attirando le attenzioni della ragazza.

- Che succede?-

- Nulla, solo che... io non sono colto come voi, quel che so di Re Artù è quello che si racconta tra noi del popolo incolto e incapace di leggere.-

Lucy fu come intenerita, vedendolo improvvisamente non come un ragazzo di diciassette anni ma come un cucciolo indifeso a cui insegnare a vivere.

Gli si avvicinò, posando delicatamente una mano guantata sul viso di lui, sporco di fuliggine.

- Ti piacerebbe imparare a leggere? Sai io la trovo un'arte interessante e coinvolgente, magari poi scopri che ti aggrada.- e con un sorriso a trenta due denti annuì vigorosamente.

A Sting non interessò mai veramente la lettura, ma il solo passare del tempo con lui rese le giornate di Lucy più luminose.


 

Quelle lezioni non servirono a nulla, Sting non era proprio portato per le materie intellettuali. Eppure le avventure di Artù l'avevano affascinato più di qualsiasi altra cosa. Era l'unico libro che leggeva.

Un sorriso tirale le increspò le labbra mentre rileggeva un passaggio a lei troppo famigliare, quello in cui Artù veniva tradito dalla sua stessa sposa.

 


 

- Ma come sarebbe a dire?! Come ha potuto Ginevra fare una cosa del genere ad Artù?! Lui le ha dato tutto!-

Lucy sobbalzò sentendo l'ennesima lamentela di Sting, costretto alla lettura dalla stessa ragazza fin quando non avesse finito un libro intero.

- Stai di nuovo leggendo il ciclo arturiano Sting?-

Il ragazzo semplicemente annuì, reimmergendosi nell'appassionante lettura che da mesi era il suo chiodo fisso. Non voleva leggere altro.

- Ancora non ci credo che Ginevra possa aver fatto qualcosa del genere al suo re...-

- Be, Artù ormai era anziano, Ginevra una giovane principessa e Lancillotto un avvenente cavaliere. Tu non preferiresti una bellissima giovane ad una regina molto avanti con gli anni?-

Sting grugnì, forse non più tanto convinto della sua versione.

- Allora forse posso capirla....- Lucy sorrise.

- E se ti dicessi che in realtà Artù era un principe giovane e bello quando si sposò? E che nonostante questo Ginevra lo tradì ugualmente con Lancillotto?-

- In questo caso assolutamente no! Non bisognerebbe mai tradire il proprio marito!-

Un tenero sorriso adornava le labbra rosa di Lucy, sempre più intenerita dallo sguardo dispiaciuto che Sting mostrava per il defunto re.

- Voi tradireste mai il vostro sposo Lucy?- la ragazza sembrò pensarci su, non chiedendosi come mai il ragazzo le avesse rivolto una domanda tanto strana.

- Probabilmente no, ma tanto io non avrò mai un marito, quindi il problema non mi si pone.-

Sting drizzò le orecchie interessato, un sorriso ebete gli imbruttiva il volto. Solo in un secondo momento realizzò le parole della ragazza.

- Ehi ma che significa? Non è obbligatorio che una signorina di buona famiglia si sposi con uomini benestanti?-

- Per gli altri è così.- spiegò paziente.- Ma nella mia famiglia è diverso, per noi l'amore è... complicato.-

- Complicato?-

- Già, per noi la persona giusta è fondamentale, che faccia parte della nobiltà o del popolo non importa, quando la troviamo è quella per tutta la vita.-

- E... come fate a riconoscerla, questa persona giusta?-

Lucy si girò a guardarlo, sorridendo enigmatica.

- Basta un solo sguardo.-

E Sting giurò di vedere una luce malinconica risplenderle negli occhi.


 

Lucy chiuse il libro, le lacrime da troppo trattenute ora sgorgavano sul suo viso come un fiume in piena, incapace di contenerle.

Non voleva ricordare, non voleva riaprire vecchie ferite, ma con tutto quello che era successo a Levy i ricordi si erano fatti irrimediabilmente più vicini.

E se fosse toccato a lei? Sarebbe riuscita a lasciar andare i suoi sentimenti per Sting?

Non lo sapeva davvero.

Presto i singulti si fecero più frequenti, più acuti, e la tristezza offuscò ogni senso, intrappolandola in un mondo a se stante, fatto di silenzio e buio.

Non sentì quindi la porta aprirsi con un tonfo, non sentì dei passi avvicinarsi velocemente a lei, non percepì il calore di una mano mentre le si poggiava sul capo, impacciata ma dolce.

Nessuna parola seguì quel gesto, e per un istante Lucy si beò della tranquillità che quel tocco le stava trasmettendo. Si sentì in pace con il mondo.

Nessuno dei due si mosse. E quando le lacrime smisero di inumidirle il volto allora Lucy levò la testa per ringraziare la persona che con un tacito gesto aveva scacciato un po' di quell'opprimente malinconia.

Fu strano ciò che le successe, non aveva mai provato nulla di simile in tutti i suoi lunghi anni di vita.

Sembrava come se all'improvviso il centro del mondo si fosse materializzato davanti ai suoi occhi, come se il senso della sua intera esistenza ruotasse intorno a colui che le stava davanti.

Le nubi del suo cuore si diradarono nell'istante in cui aveva incrociato il suo sguardo, ed un sole caldo ora le illuminava l'anima. Si sentiva bene, era una sensazione piacevole.

Non parlò né si mosse più, incantata da quegli occhi verdi che ora le sembravano più preziosi di qualsiasi gioiello.

E per la prima volta pensò all'Imprinting come la cosa migliore che potesse capitarle.

 

***
 

- E-Ehm... è permesso?-

Con titubanza Levy si addentrò nell'officina colta da un improvviso senso di terrore, non più sicura di ciò che stava per fare.

Il desiderio di vedere Gajeel e poter parlare con lui scalpitava nella mente della giovane sin dal pomeriggio in cui l'aveva incontrato per la prima volta, e non l'aveva abbandonata un secondo d'allora.

Una volta però che si era trovata davanti all'ingresso del garage, tutto il coraggio accumulato era sparito in un istante. E se non avesse voluto vederla? E se non volesse avere nulla a che fare con lei? Lui era la sua anima gemella, di questo era sicura, ma per lui sarebbe stato lo stesso?

Tanti dubbi e poche certezze.

Prese un respiro e si fece coraggio, stringendo più forte al petto il sacchetto in cui aveva accuratamente piegato la giacca in pelle che Gajeel le aveva prestato. Quando i dubbi le affollavano la mente, Rogue spesso le aveva detto di smettere di pensare e seguire l'istinto.

Il tuo cuore sa quello che vuoi, quando hai dubbi non pensare. Lascia che cuore e mente comunichino, non potrai sbagliare.”

Levy sorrise, malinconica.

Anche se ora aveva avuto l'Imprinting, anche se sentiva di amare Gajeel dal più profondo del cuore, la traccia che Rogue vi aveva lasciato non sarebbe mai scomparsa, troppo importante per essere dimenticato.

Seguendo il prezioso consiglio di quello che una volta era stato il suo amato, Levy finalmente entrò, ritrovandosi davanti alla stessa scena che di quel giorno, poco prima di conoscere Gajeel.

L'officina era messa sottosopra, un'auto vecchia e logora era posizionata al centro della stanza, probabilmente in riparazione, circondata da un numero indefinibile di attrezzi. La moto di Laxus nello stesso punto in cui era l'altra volta.

Sembrava non ci fosse nessuno, e per esserne certa controllò anche sotto la macchina. Nulla. Probabilmente quel giorno no c'era.

- Miao.-

Sobbalzò Levy nell'udire quel miagolio. Abbassò gli occhi, e si trovò ad incrociarli con quelli piccoli e scuri di un gatto dal pelo marrone, con il musetto sfregiato da una cicatrice a forma di luna sull'occhio destro. Più che uno sfregio però, Levy vide in quello sfregio una caratteristica interessante.

- E tu?-

Provò ad allungare una mano, ma il gatto soffiò, intimandole rabbioso di non avvicinarsi.

Levy lo capì, in fondo la sua natura animalesca le permetteva di parlare, o per lo meno comunicare, anche con gli animali. Tutti loro potevano farlo.

- Stai calmo, non voglio farti male.-

Si inginocchiò, allungando una mano verso il gatto, ma esso soffiò ancora, più minaccioso. A Levy sfuggì un sorriso. Un gatto che sfidava a viso aperto un drago era davvero qualcosa di esilarante.

- Coraggio, puoi avvertire le mie intenzioni no? Sono un'amica.-

Lasciò che il felino annusasse minaccioso la mano, e quando l'ebbe fatto lo vide cambiare in un istante. Le si avvicinò, strusciandosi sulle sue gambe, come se non avesse appena tentato di attaccarla.

Levy rise, poggiando a terra il sacchetto e prendendo fra le braccia il gatto per coccolarselo un po', quasi dimenticando il verp motivo per cui era andata all'officina.

- Ohi tu, che diavolo ci fai qui!-

Sussultò quando la voce di un ragazzo le riecheggiò nella mente, facendola voltare di scatto, il gatto ancora tra le braccia.

Si scontrò con gli occhi rossi di Gajeel, e fu uno scontro fin troppo improvviso per lei, che non ebbe il tempo di prepararsi. Sentì il volto avvampare, e fu sicura che perfino le orecchie avessero preso fuoco.

Gajeel era lì, davanti a lei, che si stagliava in tutta la sua altezza e la sua muscolatura, che non era paragonabile a quella di Laxus, ma che per lei era comunque impressionante. Il profumo di grasso, olio e metallo sarebbe sembrato a tutti sgradevole, ma per lei era come respirare una ventata fresca e profumata. Perché tutto ciò che lo riguardava era bellissimo e perfetto agli occhi di Levy.

- Allora?-

Il piccolo corpicino della ragazza sussultò nuovamente, la bocca talmente secca che le parole sembravano appiccicarsi al palato, bloccate sul fondo della gola e restie a far sentire il suono del loro significato.

Gajeel la fissava stranito. Ansimava, balbettava ed annaspava cercando di spiccicare una qualche parola di senso compiuto, con il viso completamente rosso per l'imbarazzo. Era incredibilmente buffa.

- I-Io.... ti cercavo.-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, insicuro su come comportarsi davanti a tale dichiarazione.

- Per...?-

- P-Per ringraziarti...- il sopracciglio si piegò maggiormente verso l'alto seguito dai pircing applicati sopra di esso.

- Ringraziarmi per cosa?-

- P-Per quella volta, p-per avermi a-aiutato...e p-per ridarti questa!-

Raccolse velocemente il sacchetto e glielo porse, lasciandogli tutto il tempo per analizzarne il contenuto e recepire a pieno il significato delle sue parole. Per svariati minuti, l'unica cosa che fece fu passare lo sguardo dalla giacca al viso paonazzo dei lei.

Tutto ciò che Gajeel ricordava del suo primo incontro con Levy, era quella piccola e fragile ragazzina che sbraitava qualcosa su quell'imbecille di Laxus, che si agitava come una belva e che per poco non distruggeva il suo paradiso di motori e metallo a furia di scalciare e muoversi.

E poi era inciampata come la più stupida e goffa delle persone, rischiando di finire addosso al piano di lavoro su cui aveva appoggiato e suoi adorati attrezzi, e che per impedire il disastro l'aveva afferrata prima che potesse demolire tutta l'officina.

Non l'aveva fatto per lei, ma semplicemente per preservare la compattezza del suo angolo paradisiaco. Non seppe quindi cosa rispondere a quell'inaspettata gratitudine.

Poi notò il gatto comodamente acciambellato tra le braccia della ragazza, e quasi non credette ai propri occhi.

- Ma come diavolo ci sei riuscita?- con una sola occhiata comprese la confusione che le aveva causato quella domanda, così si affrettò a chiarire.- Lily, il gatto che stringi tra le braccia non ama gli estranei, anzi io sono l'unico da cui si lascia avvicinare, come diavolo hai fatto a prenderlo in braccio?-

Levy chiuse le palpebre un paio di volte, passando lo sguardo dal docile micio tra le sue braccia al burbero ragazzone che le aveva rapito il cuore e che, in quel frangente, le stava mostrando la faccia più buffa che avesse mai visto. Non riuscì a trattenersi e si mise a ridere, una risata rinfrescante e genuina, che fu capace di sconvolgere Gajeel e lasciarlo interdetto per qualche istante.

- Ahahahahah la tua faccia è buffissima!- e continuò a ridere fino a che gli occhi non lacrimarono per le troppe risate.

- Ohi?! Che cazzo hai da ridere?!- ma nemmeno al tono rude e seccato del ragazzo, Levy riuscì a placare le risate.

- S-Scusa...ahahah.... è che eri davvero troppo buffo...ahahahah.....- si asciugò le lacrime, e finalmente degnò Gajeel di una risposta sul perché il suo intrattabile gatto non avesse avuto problemi a socializzare con lei.- È perché ha capito che non volevo fargli del male, si è semplicemente fidato.-

Lo coccolò ancora, accarezzandogli il ventre e la test, riempiendolo di grattini, coccole e amore, lasciando interdetto il giovane meccanico, incredulo alla scena cui stava assistendo.

- Incredibile...-

Levy arrossì, toccando il cielo con un dito quando assimilò completamente ciò che Gajeel le aveva appena detto. La trovava incredibile. Incredibile. Non poteva essere più felice di così.

- S-Senti Gajeel...-

- Mmh?-

- T-Ti dispiace se ogni tanto vengo a trovare Lily? Anche solo per pochi minuti! Mi piacerebbe vederlo ancora...-

Non le rispose subito, ponderando se fosse una buona idea lasciar entrare una ragazzina nella sua officina come e quando voleva. La osservò ancora, intenta a coccolare Lily il quale sembrava gradire le attenzione e le coccole dategli dalla giovane. Con uno sbuffo si passò una mano tra i capelli scuri, sistemandosi la fascia verde che li tiravano tutti all'indietro.

- Fa come preferisci mocciosa, per me non c'è problema.-

Levy sorrise raggiante, ma prima di qualsiasi altra cosa volle chiarire un piccolo particolare.

- Il mio nome non è mocciosa, ma Levy!-

- Ti chiami gamberetto?-

- Non Ebi! Ma Levy razza di baka!-

Era arrossita fino alla punta delle orecchie, di nuovo, e con l'adorabile broncio stampato in viso Gajeel la trovò stranamente adorabile. Ghignò.

- Va bene, Levy.-

La ragazza si paralizzò. Niente più rumori, niente più pensieri, solo la voce di Gajeel che pronunciava il suo nome. E fu sicura di non aver mai sentito un suono più bello.
 

***
 

Per una volta in tutta la sua vita, Lucy aveva deciso di comportarsi come le suggeriva l'istinto, lasciando per un momento da parte lo stupido senso del dovere umano e infischiandosene delle conseguenze. Saltare le lezione una volta ogni tanto non aveva mai ucciso nessuno, e in quel momento aveva bisogno di staccare la spina e restare sola con i suoi pensieri. Levy aveva capito, Gray non aveva fatto troppe domande ed Erza aveva promesso di chiudere un occhio per quella volta, per cui poteva agire senza paura di una prossima ritorsione della rossa.

Era piacevole l'arietta mattutina che soffiava sul tetto, il rifugio più sicuro quando non si voleva essere cercati da insegnanti arrabbiati e insistenti che ti obbligavano con ogni mezzo a tornare in classe ed ascoltare anche quando non sei dell'umore per farlo. Per fortuna Gildarts non era così, riusciva sempre a capire lo stato d'animo dei suoi studenti, ergo non mandava un plotone alla loro ricerca quando era evidente che avevano bisogno di stare soli.

Poteva quindi rilassarsi, ed ascoltare la melodia del vento fra gli alberi del giardino sottostante e del boschetto non troppo lontana. Da quel punto di vista Magnolia era fantastica.

New York era certamente una città ricca ed affascinante, ma nulla avrebbe mai sostituito il piacevole suono dell'aria, così dolce ed armonico da essere quasi nostalgico. Come quello che ascoltava sempre con quell'essere prima che cambiasse, prima che li tradisse. Come quello che sua madre le aveva insegnato ad ascoltare anche dopo che lui era sparito.

Avrebbe dovuto dimenticare ed archiviare il passato una volta per tutte, ma era più forte di lei continuare a rivangare situazioni che dovevano essere ormai morte e sepolte nella sua memoria. Non poteva e non voleva dimenticare.

C'era stato un tempo in cui ogni cosa sembrava facile e possibile, quando la felicità durava ogni singolo istante e tutto intorno a lei risplendeva dei vivaci colori della primavera anche quando arrivava l'inverno. Sembravano così lontani quei momenti, che ogni volta le lacrime salivano prepotenti fino agli occhi, per poi gettarsi lungo il suo viso senza che lei potesse controllarle.

Perché ogni volta che la loro vita sembrava stabilizzarsi in qualche modo qualcosa arrivava a sconvolgerla? Perché non potevano essere felici come chiunque altro?

I maledetti non possono aspirare alla felicità, aveva letto una volta, e mai parole le sembrarono più vere.

- Sei tu Lucy?-

Sussultò, non si aspettava che qualcuno potesse trovarla, non quando tutti gli altri avrebbero dovuto essere a lezione. E talmente preda delle sue emozioni ancora una volta non aveva sentito nessuno avvicinarsi. Si asciugò le lacrime più in fretta che poté, montando l'espressione felice più finta che conoscesse. Non poteva mostrarsi debole, specialmente a lui.

- Ciao Natsu.- gli sorrise, e non fu neanche un grande sforzo quello che fece. La sola presenza di Natsu bastava ad acquietare quanto bastava il suo animo tormentato.

- Che ci fai qui? Credevo che una brava ragazza come te non saltasse le lezioni!- esclamò avvicinandosi, non nascondendo la sorpresa e la felicità nell'averla trovata lì. Lucy se ne sentì lusingata.

- Potrei farti la stessa domanda.-

- Ehi, io non sono un bravo ragazzo! E comunque le lezioni mi annoiano, anche nell'altra scuola non le seguivo gran che.- ammise, sedendosi accanto a lei e perdendosi a guardare il panorama oltre il tetto, sempre con un inestinguibile sorriso ad illuminargli il volto.- Tu invece come mai te la sei data a gambe?-

Caricare Natsu era fuori discussione, piuttosto gli avrebbe mentito e ne avrebbe parlato più tardi con Levy, coinvolta e turbata tanto quanto lei dagli ultimi eventi, ma più forte di quanto non volesse dimostrare. Perché non era lei quella forte, come voleva ostinatamente dimostrare, sua sorella lo era molto di più. Optò per mentirgli, contando su anni e anni di esperienza che l'avevano resa una bugiarda professionista. Quando devi nascondere la tua vera identità al mondo, le bugie diventano la tua ancora di salvezza.

- Nulla di particolare, ero troppo stanca per seguire le lezioni.- ma Natsu non ricambiò il sorriso che gli fece, mostrandosi al contrario serio ed impassibile.

- Perché mi menti, Lucy?-

Raggelò. Normalmente era brava a mentire e a nascondersi, salvo chi la conosceva bene nessuno si era mai accorto delle sue menzogne. E Natsu la conosceva da troppo poco tempo per aver imparato a distinguere la verità dalle bugie.

- M-Ma che dici? Ti assicuro che è così.-

- E invece no!- insistette, esibendo un broncio offeso.- Hai gli occhi rossi, e quel sorriso finto poi? Sembra una smorfia, è ovvio che lo stai forzando!- Lucy davvero non si capacitava dell'acuta osservazione dimostrata dal ragazzo, che per l'ennesima volta la stava sorprendendo con le sue azioni ed i suoi comportamenti.

- T-Ti sbagli...- ma prima che potesse accorgersene gli occhi iniziarono a lacrimare, completamente fuori dal suo controllo.- E-Eh? Che strano... come mai sto... le lacrime cadono...?- inutilmente tentò di scacciare le lacrime dal viso e bloccarle, al contrario continuarono ad aumentare.

- S-Scusami... io non...-

Senza dire nulla, di nuovo come se la conoscesse da sempre, Natsu l'abbracciò. La cullò per un tempo che a Lucy parve infinito, non le chiese nulla, non le disse nulla, non fece nulla all'infuori di stringerla a sé e lasciare che sfogasse tutte le sue lacrime. E soltanto quando si fu calmata allora la lasciò andare.

- Va meglio ora?-

- Si, grazie Natsu.- e riuscì addirittura a distendere le labbra in un piccolo sorriso, ricambiato da uno assai più largo e luminoso del ragazzo.

- È la seconda volta che ti trovo da sola a piangere, forse dovremmo smettere di veder-

- NO!- non lo lasciò nemmeno finire quando se ne uscì con quell'urlo, sporgendosi verso di lui abbastanza affinché i loro occhi si scontrassero di nuovo. Un lungo brivido le attraversò tutta la schiena quando i suoi color cioccolato si specchiarono in quelli verdi di Natsu, e fu ancor più sicura dei sentimenti che l'Imprinting le aveva donato.- C-Cioè non è colpa tua! Sono io che..... insomma è un brutto periodo, ecco.-

Pensava che le avrebbe dato della strana, che se ne sarebbe uscito con qualche commento strampalato, invece semplicemente rise. Una contagiosa, spontanea e cristallina risata.

- Non devi preoccuparti Lucy, ho capito! La mia era soltanto una battuta.- e si sentì una stupida, arrossendo fino alla punta per le orecchie, nascondendo il viso fra le ginocchia, desiderando che un buco la inghiottisse all'istante.- Sei proprio strana!- e ancora rise di lei. Perché non possedeva l'abilità di mimetizzarsi all'ambiente e rendersi invisibile?

- Però sei simpatica, credo che tu mi piaccia.-

Il mondo si fermò. Ogni ansia e paura sparì al suono di quelle parole, che per Lucy furono più dolci del cioccolato, più armoniose di un'orchestra, più belle di qualunque cosa avesse mai raggiunto i suoi sensi più acuti. E non servì altro per donarle il sorriso.

Le guance si tinsero di rosso, gli occhi luccicarono, ed un tenero sorriso le si dischiuse sulle labbra.

- Anche io credo che tu mi piaccia...- e alla fine lo disse, come se fossero le parole più facili da dire, le più giuste, come se non ve ne fossero altre da poter proferire. Ed improvvisamente si sentì più leggera che mai.

- Fantastico! Allora qualche volta dovremmo uscire insieme, sono certo che Juvia ne sarà felice!-

Fu una proposta allettante, e per un attimo credette di poter toccare il celo con un dito, se non che le ultime parole della frase la confusero e preoccuparono allo stesso tempo.- J-Juvia?-

- Eh già, dopotutto è la mia ragazza.- ed il mondo le crollò addosso con poche parole ed un sorriso.

 

***
 

C'era il sole quel giorno, un sole caldo e rigenerante che illuminava tutto il lato est dell'imponente Monte Olimpo, rischiarando col suo dolce tepore il villaggio dei possenti Dei del Cielo. Così avevano iniziato a chiamarli i piccoli e fragili umani che calcavano il suolo della terra, venerandoli come creatori di tutto ciò che esiste e che prolifera in quel loro vasto mondo.

A quei tempi Laxus era un giovane drago con appena un millennio sulle spalle, inesperto ed intraprendente come molti suoi simili ma destinato a guidare il clan non appena raggiunta la maturità necessaria per poterlo fare.

Una volta comandare il clan era la sua unica ragione di vita, il suo unico scopo, l'unica motivazione sul perché lui fosse venuto al mondo. Era spavaldo e severo, malvagio e arrogante, tutto pur di dimostrarsi superiore a chiunque non appartenesse alla Famiglia Reale. Poi era arrivata lei, e tutto si era come trasformato.

All'improvviso le priorità cambiarono, l'essere capo non fu più l'obbiettivo fondamentale della sua vita, ed il centro di ogni suo pensiero si concentrava in lei e nei suoi penetranti occhi azzurri come il ghiaccio.

- Neh Laxus, stai dormendo di nuovo?-

Non amava le grandi folle, per questo spesso scendeva a valle per riposare, restandosene da solo a contemplare il mondo e fuggendo da tutti quei compiti regali che gli sembravano soltanto inutili e noiosi. Ovunque si rifugiasse però, era sempre certo che lei l'avrebbe trovato, così come quando lei si fosse persa o smarrita in un qualche luogo, lui l'avrebbe sempre ritrovata.

Perché era il suo Imprinting, l'unica ragione per cui valesse davvero la pena vivere.

- Mirajane...-

Mira era la più bella donna che avesse mai incontrato e con la quale fosse mai stato, con i lunghi capelli candidi come la neve ad incorniciare un grazioso viso angelico, da cui non svaniva mai un dolce sorriso. Gli occhi erano più azzurri del cielo, dell'acqua, del ghiaccio, possedevano l'azzurro più bello che avesse mai visto, e la pelle diafana traeva in inganno i nemici, conferendole una fragilità che in realtà non le apparteneva. Perché Mira non era solo bellissima, era anche forte.

- Ti stanno cercando tutti alla cittadella, specialmente tuo nonno.-

Si tirò a sedere sul prato in cui sonnecchiava fino a poco prima, beandosi della luce che soltanto Mira poteva regalargli. Lo stesso sole sembrava una candela sbiadita al confronto della luminosità emanata da lei.

- Saranno le solite raccomandazioni in vista del passaggio alla maggior età, cose che ultimamente ho già sentito milioni di volte.-

La ragazza gli si sedette accanto, poggiando la testa sulla spalla di Laxus, lasciandosi cullare dal braccio che lentamente risaliva la sua schiena, fino ad avvolgerle le spalle in un possente abbraccio.

- Non dovresti andarci ugualmente? È pur sempre una cerimonia importante, presto sarai il nostro nuovo capo, dovrai essere preparato a quel ruolo.-

Laxus si beò per qualche istante del dolce profumo di Mira, che sapeva di menta e pino, inebriandosi di quel sublime profumo senza averne mai abbastanza. Ormai non ricordava più la sua vita prima d'incontrarla, non riusciva quindi ad immaginare un futuro in cui lei non fosse al suo fianco.

- Sono cose già sentite, quando sarò il capo non intendo infrangerle, rispetterò la tradizione come hanno sempre fatto i miei predecessori, non devi preoccuparti.-

- Ma io non sono preoccupata.- sorrise, affondando ancor di più nel petto del giovane.- Perché qualunque cosa farai io ho fiducia in te, Laxus.-

Si baciarono, con ardore e passione, riscaldati dal tepore del sole che illuminava l'amore traboccante da ogni loro parte. Desiderarono che il tempo si fermasse, che quel momento non trovasse mai una conclusione.

E se avessero saputo ciò che il destino aveva in serbo per loro, avrebbero realmente congelato il tempo in quell'istante, per non perdere così l'ultimo momento di felicità che gli restava.


 

Laxus ricordava ogni cosa della sua vita con Mira, a cominciare dal dolore che per decenni l'aveva tormentato riducendo la sua stessa esistenza ad un guscio vuoto e privo di emozioni.

Poi una mattina si era svegliato con la consapevolezza che non sarebbe più tornata, che l'Imprinting per lui era morto quella notte, e che se Mira l'avesse visto in quelle condizioni ne sarebbe rimasta delusa. Aveva in carica le vite degli ultimi superstiti del clan, delle sue adorate sorelle e del fratellino appena nato, doveva per forza reagire ed alzarsi.

E da quel momento tutto era cambiato, anche se fino all'arrivo di Cana il giovane non aveva più voluto aver contatti con l'amore. Anche con lei però, la perdita della sua amata aveva lasciato un grande vuoto nel suo cuore, un vuoto che nessuno avrebbe mai potuto colmare.

Quel giorno era l'anniversario della morte di Mira. Le sue sorelle non l'avrebbero disturbato, Cana era fuori città, ed in ufficio aveva dato disposizioni per far si che non lo disturbassero. Voleva semplicemente restare solo.

Non c'era una tomba su cui pregare, non c'era nessun luogo in cui potesse recarsi per onorare il corpo dell'amata, eppure non aveva rinunciato a comprare un costoso mazzo di bellissimi gigli, i fiori preferiti di lei.


 

- Neh Laxus, sai qual'è il significato dei gigli?-

Mira adorava i fiori, di qualunque specie e colore, indistintamente, ma i gigli erano senz'altro quelli che preferiva in assoluto.

Uno dei rifugi in cui il giovane si rifugiava per fuggire ai doveri da reale era un giardino di soli gigli, in cui ogni volta Mirajane lo raggiungeva con un sorriso smagliante in volto, odorandone l'aroma dolciastro ed il bianco dei petali.

Era bellissimo vederla lì, seduta fra tanti fiori candidi come i suoi lunghi e bellissimi capelli. Lei era bellissima in ogni caso.

- Non ne ho idea.-

La ragazza gli avvicinò un fiore al viso, sistemandoglielo delicatamente tra i biondissimi capelli e sorridendogli dolcemente.

- Sono il simbolo della purezza, la fierezza e la nobiltà d'animo.- spiegò, mentre con le dita sottili disegnava i contorni di alcuni petali a terra.- Mi ricordano un po' te, forse è per questo che mi piacciono tanto.-

Laxus si tirò a sedere, passò una mano sulla schiena della ragazza e la spinse verso di sé, baciandola con tanta passione da causarle un brivido lungo tutta la schiena. Lo sentì, e non poté evitare di aprirsi in un ghigno soddisfatto.

- Credi davvero che io sia puro?-

Aveva commesso tanti errori, fatto soffrire tante persone, e più ripensava al proprio passato più si sentiva marcio ed impuro. Tutto il contrario di Mirajane. Come una come lei avesse avuto l'Imprinting con uno come lui era ancora un mistero, ma si sentiva fortunato ogni giorno per quella benedizione.

Perché un rifiuto come lui, un essere impuro dall'animo macchiato poteva stare accanto alla creatura più bella e incontaminata del pianeta.

- Il tuo animo è puro, sei una persona migliore di quanto tu non creda.-

Ma quando era Mira a dirgli quelle parole, con quel sorriso genuino e dolce sempre ad illuminarle il volto, non si sentiva poi così sporco ed impuro.


 

Lasciò che una fugace folata di vento gli accarezzasse il volto, portandogli al naso il salmastro aroma del mare non troppo distante dal loro piccolo villaggio. Ed il suo naso poteva sentirlo. Poteva captare ogni odore, ogni essenza che lo sfiorasse veniva percepita e riconosciuta, ogni fragranza era memorizzata nella sua mente e nei suoi ricordi, associati come ogni cosa alla sua adorata Mira.

Il profumo di Mira. I capelli di Mira. Gli occhi di Mira. La dolcezza di Mira. Mira, Mira, Mira. Non c'era giorno che non pensasse a lei, che non l'amasse come quando l'Imprinting li aveva legati, che non provasse dolore alla consapevolezza di averla persa per sempre. Perché l'Imprinting non si poteva sciogliere, durava per sempre anche quando uno dei due veniva a mancare, lasciando l'altro ad una pena eterna ed insostenibile.

E questo era stato il loro caso. Conservava di Mira ogni ricordo felice, ama di lei il suo viso sorridente e luminoso ed è così che vuole ricordarla per sempre. Eppure l'ultimo ricordo che ha di lei e del suo bellissimo volto è un'espressione dolorosa e macchiata di rosso.


 

- Devi andare Laxus.-

Se avesse potuto avrebbe raso al suolo ogni villaggio umano nel raggio di chilometri, scaricandogli contro la più violenta tempesta di fulmini che avesse mai visto. Eppure non lo poteva fare.

Per quelle stupide convenzioni che li avevano portati alla rovina, per quelle stupide leggi che gli impedivano di trasformarsi e divorare ogni umano che si mettesse sulla sua strada. Lo sapeva che il sistema era sbagliato, l'aveva sempre saputo, ma da quando conosceva Mira si era convinto di poter convivere con gli umani in pace come facevano tutti gli altri, che anche in quelle creature deboli e abbiette ci fosse del buono. Era stato incauto, e proprio per quella sua imprudenza ora stava per perdere la sua amata.

- Io non vado da nessuna parte senza di te!-

Un umano armato di spada si avventò su di loro, ma bastò uno sguardo a Laxus per incenerirlo con un solo fulmine. Al diavolo le leggi, avrebbe protetto le persone importanti della sua famiglia con le proprie mani.

- Devi. Lucy, Levy e Romeo hanno bisogno di te, voi siete la famiglia Reale, gli ultimi puri della nostra specie. Dovete vivere Laxus.-

- Che vita mi attende se tu non sarai con me? Non posso lasciarti, perderti e vivere sapendo che tu non sarai al mio fianco è un inferno peggiore della morte.-

Mira lo baciò, mischiando il suo amore con il ferroso sapore del sangue che gli macchiava le labbra. Una sola lacrima le solcò il viso quando si separarono, ma il suo sorriso carico di speranza non scomparve dal suo viso nemmeno un istante.

- Un giorno Laxus, noi ci ritroveremo, perché l'Imprinting ci ha legati e nemmeno la morte può separarci. Finché uno di noi vivrà, anche l'altro potrà sempre tornare, per questo devi vivere, fallo anche per me.- un ultimo bacio, prima di spingerlo verso il castello dal quale sarebbe poi fuggito con i suoi fratelli.- Ti amo.-

E Mira volò via, lontana, in un inferno di fuoco dal quale non sarebbe mai più tornata. E per la prima volta in vita sua Laxus pianse.


 

E Laxus aveva aspettato per tanto tempo, e ancora stava aspettando, ma Mira non era mai tornata da lui, così come la ferita nel suo cuore non si era mai rimarginata.

L'incontro con Cana era stato strano. Era tutto l'opposto di Mirajane, chiassosa e sempre in movimento, sgraziata e a volte un po' rozza, ma avevano entrambe lo stesso sorriso gioioso sempre stampato in viso, ed era quello ad aver colpito maggiormente Laxus. Quel sorriso era stato capace di sanare almeno in parte quel dolore che ormai da secoli non faceva che tormentarlo.

Era subdolo e meschino da parte sua, approfittarsi di Cana e del suo amore per alleviare le sue sofferenze, Lucy e Levy non facevano che ripeterglielo, ma non poteva farne a meno. Era egoista tenere Cana legato a se, consapevole che un giorno lei avrebbe concluso il suo ciclo vitale mentre lui non sarebbe mai invecchiato, impedendole così di farsi una vita vera con qualcuno come lei.

Non aveva nemmeno intenzione di trasformarla, solo i draghi puri della famiglia reale avevano questa capacità, perché donarle una vita immortale era una condanna troppo spregevole anche per lui. Quella vita non era fatta per i normali umani.

E allora continuava a fingere e mentire, almeno finché non sarebbe arrivato il momento in cui anche le menzogne non avrebbero più potuto nasconderlo, e allora l'avrebbe lasciata, ritornando al suo dolore eterno in attesa di Mira, ancora per chissà quanti anni.

Girovagò per Magnolia senza una meta precisa tutto il giorno, il mazzo di gigli sempre in mano, la nostalgia della sua amata sempre più pressante sul suo cuore. Alla fine era giunto alla spiaggia.

Quale posto migliore per commemorare la morte di Mirajane?

Prese un profondo respiro, lanciò i fiori in mare e pregò affinché in qualche modo potessero raggiungerla, ovunque lei fosse.

“Mi manchi Mira....”

Restò fermo a fissare il mare, le mani immerse nelle tasche dei pantaloni ed il vento che gli smuoveva la camicia ed i capelli. Il click di uno scatto lo distrasse.

Girò lo sguardo, il tempo di vedere una ragazzina sobbalzare per la sorpresa, nascosta dietro una macchina fotografica grande come il suo viso.

La prima cosa a colpirlo fu il suo profumo, che sospinto dall'aria gli stuzzicò il naso con un aroma dolce ed invitante, quasi nostalgico e famigliare. Aveva i capelli corti e candidi come la neve, la pelle chiara, le gambe snelle e longilinee, il fisico asciutto ma che non toglieva nulla alle curve morbide ma ben presenti della ragazza.

Quando abbassò la macchina fotografica, con le guance imporporate d'imbarazzo ed un sorriso dispiaciuto in volto, Laxus si sentì gelare il sangue incontrandone lo sguardo.

Occhi più azzurri del cielo, dell'acqua, del ghiaccio, l'azzurro più bello che avesse mai visto.

- Ehm perdonami... ti ho visto così assorto e..... be.... era una bella foto!-

La sua risata riecheggiò come un eco nelle orecchie di Laxus come una dolce melodia, così pura e semplice da sembrargli magica.

Rimase incantato a fissarla, non disse nulla, non si mosse, semplicemente quel momento gli sembrò perfetto così com'era, senza bisogno di parole superflue o gesti indiscreti.

Ed il vuoto nel suo cuore svanì.

 

***
 

C'erano sempre state poche certezze nella vita di Levy, il più delle quali provenienti dai libri e dalle conoscenze apprese in secoli di vita. Le più ferme e sicure nozioni che la sua mente aveva assimilato riguardavano tutte i membri della sua famiglia, Lucy in primis. E sapeva che quando Lucy se ne stava chiusa nel salotto, in mutande e canottiera, seduta a testa in giù sul divano intenta a distruggere nemici con l'ultimo ritrovato tra i videogiochi, in questo caso un certo “Dark Souls”, allora qualcosa la preoccupava.

- Che è successo, Lu-chan?- nessuno risposta da parte della sorella.- Lu-chan?-

- Ha una ragazza.- e non servirono altre parole perché Levy comprendesse ciò che l'affliggeva. Dopotutto ci era passata anche lei, nel dolore che l'Imprinting può portare, e come lei l'aveva aiutata nel suo momento di crisi, era arrivato il momento di ricambiare il favore.

Spense il televisore e la console, causando nella sorella un grugnito di disapprovazione.- Non avevo salvato.-

- Ricomincerai più tardi.- le si sedette accanto, ma non sembrava volersi sistemare in una posizione più idonea al sostenimento di una conversazione.- Ti va di parlare?-

Solo allora Lucy si raddrizzò, incrociando le gambe e battendo con un po' troppa forza la mani sul divano, le unghie si allungavano, pronte a distruggere qualsiasi cosa gli passasse vicino.- Ha una fidanzata, che altro c'è da dire?-

- Ritira gli artigli, se rovini il divano poi chi lo sente Laxus.- era di pelle, ed era costato parecchio, era meglio evitare di rovinarlo.- Chi è la ragazza?-

- Non ci crederai mai... quella sottospecie di stalker che da settimane non fa che pedinare Gray!- e rise, una risata finta, quasi disperata.

Levy dal canto suo era rimasta basita, gli occhi leggermente sgranati, la bocca aperta in una “O” perfetta.- Vuoi dire Juvia? Quella Juvia?-

- Proprio lei.- e ancora non riusciva a capacitarsene.


 

Lucy era consapevole di non essere ben vista tra le ragazze della scuola, complici la sua popolarità e la sua stretta amicizia con Gray, fonte primaria dell'invidia provata nei suo confronti. Poteva contare su poche amiche, le altre ragazze volevano sparisse dalla città.

Non era strano quindi trovare ochette invidiose nascoste ad ogni angolo, pronte probabilmente ad ucciderla e liberarsi così di una pericolosa rivale, ma non se ne era mai preoccupata veramente, sempre convinta che in caso di attentato avrebbe saputo cavarsela egregiamente (era illegale mangiare i propri aggressori?) ma la spiacevole sensazione che la opprimeva da giorni era nuova e spaventosamente inquietante.

Sembrava come se uno spirito inquieto avesse deciso di scaricarle addosso tutte le frustrazioni provate in vita, una maledizione che la faceva rabbrividire ad ogni angolo della scuola, e la sensazione si faceva più intensa quando si trovava ad una distanza inferiore di 50 chilometri da Gray. Una sensazione sgradevole e strana, sempre accompagnata da un profumo fresco e dolciastro, che sapeva di pioggia ma anche di fiori appena sbocciati, e fu proprio quel profumo che identificò la fonte dalla maledizione angosciosa che fa giorni era il suo tormento.

Dopo accurate ricerche e verifiche, era sicura che nessuna ragazza più di Juvia Loxer, una degli studenti trasferiti, desiderasse la sua morte imminente nonostante le poche settimane passate a scuola e senza averle mai rivolto la parola nemmeno una volta. Per molte era così certo, ma ci avevano impiegato mesi per sviluppare quell'odio, non pochi giorni, e non emanavano certo la stessa aura omicida di quella ragazza.

Era certa di non aver mai fatto nulla che potesse infastidirla, non si erano neanche mai guardate negli occhi in classe, fino a poche ore prima erano due complete estranee, eppure quella strana ragazza sembrava avercela a morte con lei.

- Forse è solo una tua impressione.- Lucy scosse il capo, negando l'affermazione di Meredy con fin troppa convinzione, fornendo prove valide a sostenimento della sua tesi.

- Se ne sta sempre nascosta in un angolo a spiarci, e quando incrocio il suo sguardo mi si accappona la pelle. Vuole uccidermi, i suoi occhi trasudano morte ogni qual volta mi vede.-

Gray sembrava a disagio, come se fosse lui la causa delle sventure capitate alla povera Lucy. E la suddetta sventurata, per sfortuna del ragazzo, se ne era accorta.- C'è qualcosa che non mi hai detto, Gray?- al richiamo sussultò, rimase vago sulle risposte, indifferente, finché dopo continue insistenze non cedette alla volontà di Lucy.

- Le ho dato una mano l'altro giorno, da quel momento la ritrovo ovunque io vada, mi segue dappertutto. È peggio di una stalker.- Lucy inarcò un sopracciglio, stordita, incredula che quella ragazza la volesse morta... per Gray?

- Qualunque sia la motivazione io non c'entro nulla! Parla con quella psicopatica e dille che premeditare la mia morte solo perché sono tua amica non è per nulla carino!- Gray quasi vomitò l'intero bricco di latte in cartone che stava ingurgitando, rifiutandosi di parlare ancora una volta con quella stalker.


  

Levy davvero non se l'aspettava, convinta che Juvia avesse preso una grossissima cotta per Gray sin dal primo istante in cui l'aveva visto, e che questo avesse scatenato il suo odio nei confronti di Lucy. Mai aveva pensato che invece avesse un ragazzo.

- Questo si che è... sconvolgente.-

- Già... e fa male, tremendamente male... come se non fosse già abbastanza difficile affrontare questo maledetto Imprinting.-

Sapeva come si sentiva, e voleva fare qualcosa per poterle risollevarle il morale, per darle lo stesso coraggio che aveva ricevuto lei nei giorni a dietro.

- Lu-chan...-

La porta si aprì di scatto, interrompendo il discorso che stava per iniziare. Probabilmente Laxus era tornato, ma Levy considerò il discorso solamente rimandato, volendo riprenderlo non appena si fossero trovate nuovamente sole.

- Tadaima.- sentirono dal corridoio, e non si sporsero per vedere Laxus mentre si avvicinava.

- Okaerinasai.- risposero nello stesso istante.

Nessuna delle due se la sentiva di parlare con Laxus quel giorno, il giorno in cui aveva perso Mira per sempre ed in cui il suo inferno era iniziato, inghiottendolo nel dolore per più di un secolo. Quando l'avevano visto rientrare, bagnato dalla testa ai piedi, privo dell'inseparabile giacca di pelle e con il viso sereno quasi avevano creduto di vedere un fantasma, ma trovarono risposte quando si accorsero di una seconda persona alle sue spalle, avvolta nel giaccone di almeno tre taglie più grande. Non credevano ai loro occhi.

“M-Mira...?” fu il pensiero di entrambe, troppo sconvolte per poterlo esporre ad alta voce. Quando la ragazza si tolse dalla testa l'indumento, restituendolo con un timido inchino al fratello, la riconobbero, e ne rimasero basite. Nessun umano avrebbe mai dovuto mettere piede nella loro casa, e allora come mai Lisanna Strauss si trovava proprio lì di fronte, sotto il loro stesso tetto?

- Ciao... Lisanna.- forzatamente Levy sorrise alla compagna di classe, invitandola a farsi avanti ed accomodarsi sul divano accanto a Lucy, che tentava di coprirsi le gambe nude con una coperta poggiata lì vicino. Ora nemmeno in casa sua poteva girare vestita come più le aggradava.

- Ciao Levy, Lucy. Non sapevo viveste insieme, tanto meno che aveste un fratello.-

- Eh già, sorpresa.- tentò di buttarla sul ridere Lucy, ma la voglia di scherzare non era ben conciliata al suo pessimo umore.- E noi non sapevamo che voi vi conosceste.-

- Ah no, veramente...-

- Ero sulla spiaggia e l'ho incontrata lì quando si è messo a diluviare, avevo la macchina poco lontana e le ho offerto un passaggio ed un riparo.-

- Già, l'ho visto mentre gettava in acqua un mazzo di fiori eh be.... gli ho scattato una foto.- Lisanna era arrossita fino alla punta delle orecchie, intenerendo le due sorelle e strappando loro un piccolo sorriso.

Era strana la sensazione che provavano nei confronti di quell'umana particolare, ma ispirava loro un senso di fragilità e protezione, come di un cucciolo curioso ignaro dei pericoli del mondo e bisognoso di costante protezione.

- Non c'è da stupirsi, in fondo Laxus-nii è un bel tipo.-

Romeo comparve dal nulla, accompagnato da una ragazzina appena più bassa di lui, dai lunghi capelli blu intensi e due grandi occhioni marroni, teneri, puri ed innocenti. Assieme a Cana, la piccola Wendy Marvel era l'unica altra umana a poter entrare nella loro casa dal giorno del loro trasferimento, per motivi che ai tre fratelli più grandi erano sembrati molto validi.

Era una compagna di classe di Romeo, dolce e di buon cuore, sempre disposta ad aiutare chiunque senza alcuna esitazione. Era anche molto timida, ma determinata a perseguire il suo sogno di diventare, un giorno, un famoso medico in grado di curare chiunque ne avesse bisogno. Romeo l'aveva presa subito in simpatia, e dopo tutti quegli anni di amara solitudine era finalmente riuscito a farsi un'amica, con cui spesso si trovava a casa per giocare, studiare e fare i compiti, un legame che aveva giovato molto al più piccolo della famiglia.

- Lisanna lui è Romeo, nostro fratello minore, mentre lei è una sua amica, Wendy Marvel. Ragazzi questa è Lisanna Strauss, una compagna di classe mia e di Lucy.- per Levy fu doveroso fare le presentazioni, che si conclusero con un cenno della più grande, un saluto dal ragazzino ed un inchino di Wendy.

- Levy, Lucy, potete aiutarmi a portare da bere?- insolito che Laxus chiedesse aiuto per qualcosa, intuirono quindi che volesse parlare senza però farsi sentire dalle due umane presenti nella dimora.

- Abbiamo un problema.- versò del te in una tazzina, dopo aver attirato l'attenzione delle due sorelle.- Credo di aver avuto l'Imprinting.- ed una tazzina s'infranse al suolo.

 

***
 

- Non può essere solo una coincidenza, vero?-

Lisanna e Wendy erano tornate a casa non appena la tempesta era finita, accompagnati in macchina da Laxus che aveva insistito per non lasciarle sole, di notte, in un sentiero dove poteva accadere qualunque cosa.

Quando erano tornato Lucy e Levy lo stavano aspettavano, ancora sveglie e pronte ad una lunga chiacchierata, come ormai non ne facevano da molto tempo, soltanto loro tre, lasciando Romeo fuori da questioni vecchie quasi quando l'universo stesso di cui non avrebbe mai dovuto preoccuparsi.

Si erano quindi riuniti tardi, mentre il loro fratellino già dormiva nella sua stanza ignaro di tutto, seduti al tavolo della cucina con una tazza di buon caffè italiano sotto il naso. Il profumo era buono ed invitante, aiutandoli a prepararsi per la probabile notte in bianco che avrebbero passato.

Laxus ne bevve un lungo sorso prima di posare la tazza e fissare entrambe le sue sorelle negli occhi, serio come poche volte lo era stato, preoccupato come solo durante l'attacco di quella notte l'avevano visto.

- Non credo.-

- Abbiamo avuto tutti e tre l'Imprinting proprio ora, a distanza ravvicinata l'uno dall'altro, in altre circostanze non ci sarebbe stato nulla di strano ma....-

- Dopo quel terremoto, ed i chiari segni del suo ritorno, questo non può certamente essere un caso.-

- Solo mi chiedo.... perché?-

Levy e Laxus discutevano sulla questione, ma Lucy non prestò attenzione a nessuna delle proposte e delle stravaganti teorie che i due fratelli stavano costruendo ed ipotizzando. L'unica cosa a cui pensava era Natsu, e la sensazione dell'Imprinting marchiata a fuoco sulla sua pelle, indelebile nella sua anima.

Aveva accuratamente evitato Natsu da quel giorno, anche solo di incrociare il suo sguardo, benché ogni fibra del suo corpo e del suo essere le intimassero di andare da lui, abbracciarlo, sentirlo più vicino che mai. E la cosa la spaventava a morte.

Voleva Natsu, ma il pensiero di fare un grande torto a Sting, di tradire quell'amore puro ed incondizionato che per tanto tempo era stata la sua unica speranza la terrorizzava e la intimoriva.

Improvvisamente si ritrovò a chiedersi se per tutto quel tempo Levy avesse passato il suo stesso tormento, se essendo stata la prima e non avendo esperienze precedenti non avesse sofferto ancor di più di quanto non stesse soffrendo lei ora. Ed il solo pensarci la faceva sentire anche peggio.

Lanciò una fugace occhiata a Laxus, e si chiese come potesse non essere minimamente sconvolto dopo aver provato l'Imprinting con una perfetta sconosciuta nonostante avesse una ragazza carina ed energica come Cana, come potesse non avere dubbi o rimorsi sulle scelte e sulle conseguenze che l'Imprinting comportava. Forse era perché ci era già passata prima o perché riusciva a nascondere le sue emozioni davanti a chiunque, perfino a chi lo conosceva così bene come loro.

- ...an.... u-cha.... Lu-chan!-

Si risvegliò dai suoi pensieri e dai suoi tormenti quando Levy la scosse con veemenza chiamando il suo nome, non mascherando la preoccupazione che provava per lei.

- Eh?- alzando lo sguardo sui fratelli Lucy si sentì improvvisamente nuda, scoperta, esposta all'ispezione visiva di entrambi loro. E temette che potessero leggerle dentro mentre la guardavano con preoccupazione, che potessero capire cosa si celava nel suo cuore tormentato in quel momento.

- Sei sicura vada tutto bene Lucy?- forse non era il momento adatto per riprendere la conversazione lasciata in sospeso, ma sentiva che Lucy aveva un gran bisogno di sfogarsi con qualsuno.

- Io.... si..... credo di si.....-

Levy lasciò il suo posto per avvicinarsi alla sorella, cingendole amorevolmente le spalle e lasciando che le loro teste poggiassero delicatamente l'una sull'altra. Iniziò a cullarla dolcemente, una carezza alla volta, ben consapevole dell'effetto che l'Imprinting poteva avere sulla psiche umana dopo che per tanto tempo avevano amato altri uomini. Ignorava come Laxus prendesse tutto così bene e alla leggere, ma certo lo invidiava molto.

Non parlò né forzò Lucy a farlo, semplicemente le rimase accanto come aveva fatto con lei, coccolandola e lasciando che al momento giusto fosse lei ad esporre i suoi dubbi.

- È così che ti sei sentita per tutto il tempo, Levy-chan? Ogni giorno, questo dolore e l'insopportabile sensazione di aver sbagliato ogni cosa? Di aver tradito una persona che ti ha donato il cuore e l'anima?- tristemente la ragazza dovette annuire al ricordo di quelle sensazioni che ancora non le davano tregua, ma che grazie a Lucy era riuscita ad affievolire.- Sono proprio una sorella senza speranza...-

- Perchè dici così, Lu-chan?-

- Ti ho dato tutti quei consigli, ti ho detto come avresti dovuto reagire, senza neanche sapere che razza di tormento stavi passando. E ora eccomi qui, a vivere quello stesso tormento senza essere in grado di superarlo dopo tutti i consigli che ti diedi.- sospirò portandosi una mano tra i lunghi capelli color dell'oro.- Sono proprio senza speranza.-

- Quello che stai provando è del tutto normale Lucy.- Laxus si avvicinò, posandole una mano sulla spalla e regalandole un tenero sorriso.- Per tutti è così, il primo incontro con l'Imprinting è duro per quelli che hanno avuto la sfortuna di nascere con un partner umano.-

Le parole di Laxus presero senso quando Lucy ricordò di averle già sentite da una cara amica quando ancora il villaggio dei draghi esisteva, quando la loro civiltà viveva in pace con gli umani e la loro innocenza di giovani draghi era ancora intatta.


 

- Neh neh Kinana-chan, cos'è l'Imprinting?-

Era giovane Lucy all'epoca, con i suoi soli milledieci anni era un giovane drago curioso e solare, che con la dolce Levy si divertiva a correre per tutta la loro splendida città in cerca di risposte alle innocenti domande che soltanto i bambini potevano fare.

Kinana era una giovane donna dai capelli viola, gli occhi verdi più dolci dell'intero villaggio, e dalla gentilezza sconfinata, sempre pronta a perdonare e ad accogliere chiunque con un radioso sorriso.

Amava i bambini, si prendeva cura di loro nella scuola costruita dagli anziani, insegnando la storia dell'antica civiltà dei draghi e degli sviluppi del mondo nel corso dei secoli, a partire dalle prime forme di vita fino all'inevitabile argomento degli umani.

Quel giorno c'era il sole, un piacevole tepore primaverile che annunciava l'arrivo della bella stagione, e l'impegno dei draghi della natura nel ridare vita alla terra addormentata dal freddo invernale.

Erano in giardino poco dopo la fine delle sue lezioni, ma Lucy e Levy avevano ancora voglia di imparare, di ascoltare le sue storie e di capire quel mondo così grande e vasto da non poterlo vedere tutto in una sola volta. E Kinana era sempre ben felice di condividere la sua conoscenza con le sue allieve preferite.

- L'Imprinting dite? Come mai questa domanda?-

Lucy era quella più spavalda e aperta, pronta a fronteggiare il mondo con un'energia ed un allegria talmente contagiosi che perfino la tristezza stessa avrebbe sorriso davanti a lei.

Al contrario Levy era più timida e riservata, ma la sua vasta conoscenza ed il suo cuore buono restavano ben impressi nella mente di chiunque la incontrasse.

Quando si trattava di imparare e conoscere non vi erano differenze, il bagliore che brillava nei loro occhi era lo stesso.

- Okaa-san ne parlava ieri con Jii-chan!- esclamò Lucy con entusiasmo.

- Parlavano di mandare i giovani tra gli umani per vedere se avessero avuto l'Imprinting!- rincarò la dose la piccola Levy.

- Dunque fatemi pensare, Imprinting...- Kinana sorrise loro, pensando alle parole giuste con cui rispondere ad ogni loro curiosità.- L'imprinting è la scintilla che accende l'amore fra due persone.-

Entrambe le bambine storsero la testa, confuse ed impreparate ad una risposta del genere. La giovane allora pensò a come altro potesse far capire loro cos'era quello speciale legame chiamato Imprinting.

- Vedete, quando un drago ha l'Imprinting, vuole stare intensamente con la persona con cui l'ha avuto. Non vuole più lasciarla, le farfalle svolazzano nello stomaco ogni volta che la si vede, e si vorrebbe passare il resto della vita al fianco di quella persona.-

- Un po' come te e Cobra-kun!- le guance della ragazza s'imporporarono, ma non poté che annuire.

- O come Xus-nii-chan e Mira-chan!- ancora una volta annuì.

Le bambine si sorrisero complici, orgogliose di aver chiarito uno dei loro dubbi, ma ora piene di nuove domande su questo curioso e complesso legame.

- E come si capisce di aver avuto l'Imprinting?-

- Difficile da spiegare, ma basta uno sguardo per capirlo. Vedrete che quando succederà a voi lo capirete.-

- Anche i bambini possono averlo?- Kinana scosse il capo, rispondendo negativamente alla domanda di Lucy.

- Soltanto i draghi che hanno raggiunto la maturità possono avere l'Imprinting, ma c'è un modo per capire se i bambini sono vicini alla loro anima gemella.-

- Come? Come?- entrambe fremevano di curiosità, e Kinana le trovò talmente dolci da non riuscire a trattenere un piccolo sorriso.

- Per capire se un bambino avrà l'Imprinting basta avvicinarlo ad un altro bambino, e se in questa persona sentirà un profumo buonissimo allora da grandi avranno l'Imprinting.-

Lucy e Levy sembrarono capire le parole dell'insegnante. Si scambiarono un'occhiata, annusandosi poi a vicenda e sorridendo con un bagliore eccitato negli occhi.

- Hai un buonissimo odore Levy-chan!-

- Anche tu Lu-chan!-

- Questo significa che.... sei tu il mio Imprintign!- e dicendo quelle parole Lucy e Levy si scambiarono un lungo abbraccio affettuoso, strappando a Kinana una risata divertita ed armoniosa. Quelle due ragazzine erano veramente dolci e divertenti.

- Nono, non funziona così!- le smentì, attirando i loro sguardi confusi.- Voi siete sorelle, è normale vi vogliate bene, ma l'Imprinting si ha con una persona completamente differente dalla famiglia!-

- Sul serio?-

- E con chi allora?-

Kinana sorrise, portandosi una mano sul cuore.- Con la persona che vi entrerà nel cuore e non potrà più uscirne.-

Le due bambine si sorrisero, come se avessero compreso tutto sul misterioso argomento dell'Imprinting.

- Ma allora l'Imprinting è una cosa bellissima!- ma Kinana sorrise forzatamente, un po' triste e malinconica.

- A volte è così, ma...- esitò per un istante, ma infine decide di concludere la frase.- altre invece, può essere una vera e propria maledizione.- 


 

Lucy ricordava quella conversazione a tratti, confusa e a tratti cancellata dal tempo e dalla giovane età che aveva quando erano avvenute. Quanto le mancava Kinana...

Era stata insieme a Mira la figura più importante della sua infanzia, una sorellona con cui lei e Levy avevano speso la maggior parte del loro tempo, tra chiacchiere, giochi e risa. All'accademia del loro bella città Kinana faceva l'insegnate, ed istruiva i suoi allievi sulla storia del loro popolo, e lo faceva con una passione tale da coinvolgere anche i più svogliati della classe. Quando era lei a spiegare, ognuno dei giovani allievi pendeva dalle sue labbra.

- Kinana ce ne aveva parlato una volta.... ricordi Levy-chan?-

Sia Laxus che Levy sussultarono, perché risentire il nome della loro cara amica dopo un tempo così lungo aveva avuto il potere di scuoterli fin nel profondo dell'anima. Da quella sera non avevano più parlato della loro città, della loro prima casa, dei loro amici, della famiglia, di tutto ciò che avevano perso in una sola notte, per mano di creature così infime e deboli da poterle distruggere con una semplice zampata, ma che per leggi assurde e antiche come il tempo stesso, non avevano potuto nemmeno sfiorare.

Se solo avessero potuto reagire.... ora non sarebbero solo quattro i superstiti della loro gloriosa specie.

- Lo ricordo. E ricordo anche l'espressione triste che aveva quando ce lo spiegò.-


 

- Kinana-chan! Kinana-chan!- Lucy e Levy le corse incontro con fretta e foga, arrivandole ad un soffio e piegandosi sulle inocchia per riprendere fiato dopo la lunga corsa.

Nel vederle Kinana sorrise, sempre felice di poter chiacchierare con loro e rispondere ad ognuna delle loro curiosità.

- Che succede? Come mai così di corsa?-

Alzarono entrambe la testa di scatto, i pugni serrati sotto il mento, le guance arrossate per il caldo e la fatica ed i capelli completamente arruffati.

- Hai sentito? Biska-san lascerà la cittadella per andare con un umano!-

Per un istante, nello sguardo di Kinana passò un'ombra scura e triste, come il sorriso forzato che rivolse alle due bambine mentre annuiva all'affermazione.- Ho sentito.- rispose.

- Ma-Ma-Ma perché?! Starà via solo un po' vero? Poi tornerà giusto?- con dispiacere Kinana dovette negare, abbassandosi all'altezza delle bambine per poter spiegare con parole semplici e chiare quello che stava succedendo.

- Biska non tornerà più, non le sarà più permesso mettere piede nella cittadella, ne dimenticherà sia l'ubicazione che l'esistenza.-

- Ma... perché?- fu Levy a parlare, la voce flebile e prossima alle lacrime. Lucy non disse nulla.

- È l'Imprinting. Ricordate quando vi ho detto che a volte può essere anche una maledizione.- erano bambine intelligenti, e ricordavano di quella loro precedente conversazione.- Quando l'Imprinting è tra draghi non c'è alcun problema, ma quando è con un umano invece...- attesero con il fiato mozzato per attimi infiniti, mentre Kinana era combattuta se rivelare loro la verità oppure no. Erano ancora così giovani ed innocenti, ma sapeva che erano intelligenti abbastanza da comprendere il fardello che l'Imprinting portava con se.- Il drago viene messo davanti a due possibilità. O convince l'umano ad abbandonare il suo mondo, a lasciarsi mutare e a vivere come noi, oppure è il drago a doversene andare, diventando un umano e rinunciando per sempre ai suoi ricordi di drago.-

Ne seguì un lungo silenzio, in cui le bambine fissarono il pavimento come se fosse la cosa più interessante che avessero mai visto, lo fissarono a lungo, completamente assopite in una trance soltanto loro.

- Ma quindi Biska... la sua famiglia... sua sorella....-

- Biska non.... tornerà?-

Kinana annuì.- Non tornerà più, ne avrà ricordo della cittadella, della famiglia, di nessuno di noi. È questo il prezzo da pagare quando l'Imprinting è con un umano che non vuole condividere un destino da drago.-

Lucy e Levy quel giorno piansero a lungo, fra le braccia di Kinana prima e quelle della loro mamma poi, ripensando a Biska e a quello che la giovane insegnate aveva spiegato sull'Imprinting. E per la prima volta pensarono a quella condizione non come a qualcosa di unico, speciale e prezioso, ma come ad una crudele ed ingiusta maledizione.


 

- Anche per noi è giunto il momento della scelta? Se restare draghi o diventare umani?- non poteva nemmeno pensarci. Nonostante la vita da drago fosse dura e non sempre piacevole come poteva sembrare agli occhi di un debole e mortale umano, a Lucy la sua vita da drago piaceva così com'era, con i suoi alti e bassi, passando l'eternità ad esplorare il mondo assieme ai suoi fratelli.

D'altra parte sapeva che all'Imprinting era impossibile fuggire. Quando Mira era venuta a manca la sofferenza provata da Laxus era durata anni, forse decenni, il periodo peggiore che che avessero mai passato, in cui lei e Levy avevano dovuto impegnarsi con tutte le loro forze per sostenere sia Laxus, distrutto dalla perdita della sua anima gemella, e nel contempo crescere Romeo, troppo piccolo per badare a se stesso, in una società che considerava le donne semplici oggetti per fare soldi. Non era stato facile, per nulla, ma con perseveranza e costanza erano riuscite a mantenersi in forze e a badare ai loro fratelli in modo sufficientemente dignitoso.

Quando poi Laxus si era ripreso aveva costruito in poco tempo un impero ricco e prospero, senza mai eccellere nella nobiltà, ma abbastanza ricchi da essere temuti e rispettati. Nessuno aveva mai osato sconfinare nei loro terreni, chi ci aveva provato non era tornato per poterlo raccontare.

Era stata una vita lunga e travagliata, piena di dolore ma anche di momenti felici che non avrebbe mai voluto cancellare. Ogni esperienza li aveva resi più forti, li aveva uniti, rendendo quella vita immortale più leggera e facile da vivere fin tanto che fossero rimasti assieme.

- Credo che non avremmo il tempo di fare una scelta.- Laxus aveva ragione, ed il pensiero di ciò che quel susseguirsi di strani eventi avrebbe portato su di loro non era mai stato tanto terrificante ed imprevedibile.- Sarà il caso di consultarsi con Polyushika-san, è l'unica che può darci delle risposte chiare.-

Polyushika era l'unico altro drago rimasto in vita oltre a loro, scampata all'assalto dei soldati umani soltanto perché detestava vivere a stretto contatto con qualsiasi altra creatura. All'epoca viveva sull'apice del monte Olimpo, ancor più in alto di loro, in una grotte segreta che gli umani non avevano mai raggiunto al tempo, e che non raggiungeranno mai nei secoli a venire.

Nonostante il carattere scorbutico ed indisponente, Polyushika era la donna più saggia che avessero mai conosciuto, un medico straordinario e miracoloso, avanti anni luce dalla grezza medicina umana, orgogliosa e vendicativa, indisposta ad avere un qualunque contatto con la razza umana per la quale provava un odio viscerale e giustificato. Era anche in grado di leggere il futuro, che fosse prossimo o distante non importava, profetizzando leggende che si erano sempre rivelate esatte e assurdamente puntuali. Nessuno sapeva come fosse in grado di farlo, probabilmente i suoi poteri di drago avevano una certa influenza su quell'abilità, ma era senz'altro di lei che avevano bisogno in quel momento.

- Domani mattina partirò in volo ed andrò a consultarmi con lei.- probabilmente viveva ancora nella stessa grotta da quando i draghi abitavano la terra, e con le possenti ali della sua forma bestiale, Laxus avrebbe potuto raggiungerla in un baleno.- Speriamo solo che non accada l'irreparabile.- era il suo peggior timore in quel momento.

- E se.... lui stesse tornando? Cosa dovremmo fare?- Levy era ansiosa, spaventata e timorosa delle conseguenze che un suo ritorno avrebbe portato sul mondo ora conosciuto.

- Combatteremo e stavolta lo distruggeremo una volta per tutte.- non c'era incertezza nella voce di Lucy, soltanto rabbia e mal celato desiderio di strappargli la vita una volta per tutte.

Era loro compito dopotutto fare giustizio, perché chi aveva dato agli umani le ragioni e le armi per distruggerli era stato colui che per tanto tempo e con amore potuto chiamare “Padre”.

 

***

 

Quando quella sera Lisanna tornò a casa c'era uno strano silenzio, troppo per essere la stessa abitazione in cui risiedevano anche Natsu ed Elfman, le persone più caotiche e rumorose che conoscesse.

Non c'era mai un attimo di calma quando quei due erano insieme, e se in quel momento la casa era avvolta nella quiete più totale, sicuramente significava che né il suo amico d'infanzia né il suo fratellone erano a casa. Insolito per quell'ora.

- Tadaima!- gridò varcando l'ingresso, ma nessuno rispose al suo saluto.

Corrugò perplessa la fronte, ispezionando la cucina ed il salotto della casa che era stata messa a loro disposizione quando si erano trasferiti a Magnolia, dopo che quel maledetto terremoto aveva distrutto ogni cosa nella loro ridente Crocus.

Erano stati terribili attimi di puro terrore che non avrebbe mai più voluto vivere, che aveva segnato profondamente ognuno di loro fin troppo nel profondo, come se la vita non li avesse già messi duramente alla prova.

Sin dall'infanzia lei, Elfman, Natsu e Juvia erano sempre stati insieme, come una famiglia, colpiti dalla stessa terribile disgrazia che mai dovrebbe abbattersi su dei bambini: erano rimasti orfani, cresciuti insieme all'orfanotrofio Flower sin dalla più tenera età.

Lei ed Elfman avevano perso i genitori in un incidente d'auto a cui erano miracolosamente sopravvissuti, lei aveva quattro anni, Elfman cinque. Natsu aveva perso la madre appena nato, ed il padre ha potuto tenerlo con sé solo per tre anni, prima di spirare per una malattia che da tempo lo stava consumando, era stato il secondo di loro ad arrivare all'orfanotrofio. Per Juvia la questione era stata ben diversa: i suoi genitori l'avevano abbandonata quando appena aveva pochi mesi, rifiutandosi di crescere una figlia cianotica, in cattiva salute e che, a detta loro, dal giorno della sua nascita aveva portato soltanto pioggia nelle loro vite.

Lisanna salì al livello superiore, bussando nella stanza del fratello ma non ricevendo alcuna risposta. Corrugò il viso, passando alla camera di Natsu e ricevendo il medesimo trattamento; nessuna risposta, non un singolo fiato proveniva dalla camera.

- Miao.- sussultò spaventata, ma quando si rese conto che era soltanto Happy, il gatto di Natsu, che si strusciava contro la sua gamba in cerca di coccole tirò un sospiro di sollievo.

- Mi hai spaventata Happy.- lo prese in braccio, restando per un attimo abbagliata dall'insolita sfumatura azzurra che caratterizzava il pelo del gatto, come ogni volta che lo vedeva. Anche lui era con loro sin dall'infanzia.- Uff, ma dove sono finiti tutti?-

Si avvicinò alla stanza di Juvia, l'ultima rimasta da ispezionare, e non servì nemmeno aprire la porta per udire i singulti inutilmente soffocati provenire dall'interno. Bussò, e la voce soffocata dell'amica chiedere chi fosse.

- Juvia sono io, va tutto bene? Dove sono Elf-nii-chan e Natsu?-

- L-Lisanna-san.... io non....- singhiozzava, e bastò sentire la voce incrinata dalle lacrime per spingere Lisanna ad entrare.

La trovò seduta sul letto, con indosso una semplice vestaglia turchese, immersa in un fiume di lacrime che non sembravano volersi arrestare.

- Juvia... ma che è successo?- le si sedette accanto, avvolgendola in un tenero abbraccio e lasciando che sfogasse ancora per un po'.

- Juvia è.... J-Juvia è.... una persona terribile.- singhiozzò più forte, e altre lacrime le bagnarono il viso.- Ha ferito Natsu-san.... dopo... dopo tutto quello che lui ha fatto per Juvia!-

Si buttò fra le braccia di Lisanna più disperata che mai, e quest'ultima non potè far altro che accoglierla e consolarla, passandole dolcemente una mano fra i capelli e tentando di farsi spiegare quello che era successo.

Anche se era lei la migliore amica di Natsu, il rapporto che c'era fra lui e Juvia era sempre stato più forte, speciale, ed era sfociato in un tenero amore al secondo anno delle medie. Fra tutti, Natsu era sempre stato il cavaliere di Juvia sin da quando l'aveva incontrata, ergendosi in sua difesa contro chiunque osasse deriderla sia all'orfanotrofio sia a scuola.

Lisanna lo ricordava ancora, il giorno in cui i suoi due migliori amici avevano intrapreso quella relazione fatta di dolci parole e affetto.


 

Con il pungo ancora teso e chiuso, ringhiando contro il ragazzo a terra, Natsu fulminava chiunque avesse il coraggio di fissarlo, gridando all'intero istituto tutta la sua rabbia.

- PROVA A RIPETERLO ORA BASTARDO! JUVIA NON È UNA DONNA STUPIDA E SFORTUNATA, SFIDO CHIUNQUE A DIRE IL CONTRARIO!!!-

Juvia era dietro di lui, stretta tra Lisanna ed Elfman, la prima mentre sorrideva esasperata, il secondo mentre si complimentava con Natsu del comportamento da vero uomo appena tenuto. Lo fissava, l'unico ragazzino che da sempre era stato l'unica ragione per cui ancora sorridere, con occhi nuovi e diversi, occhi innamorati e ammaliati dalla sua luce.

Natsu le prese una mano, attirandola verso di se e scoccandole un bacio sulle labbra, rude, inesperto, ma che inebriò i sensi Juvia per diversi secondi.- Da oggi tu sei la mia ragazza!- furono le prime parole che le disse quando si staccarono.- CI penserò io a proteggerti e a renderti felice, non importa come! E se qualcuno ti darà ancora fastidio non dovrai far altro che dirmelo, ed io lo ucciderò con queste stesse mani.-

Quel giorno Natsu fu sospeso, ma da allora nessuno prese più in giro Juvia, nessuno la insultò più, e da allora, iniziò il periodo che per loro fu il più felice in assoluto.


 

- Juvia.... ha lasciato Natsu-san....-

A distrarla dal ricordo fu quella confessione inaspettata, sconvolgente, che non permise alla mente di Lisanna di concentrarsi su altro per diverso tempo, non riusciva nemmeno a parlare, tanto era sconvolta da quella decisione improvvisa.- Com-Cosa vuol dire che l'hai lasciato Juvia? Perché?-

- Perché.... Juvia si è innamorata di Gray-sama...- Lisanna batté le palpebre alcuni secondi, cercando nei suoi ricordi dove avesse già sentito quel nome prima di allora. E alla fine lo ricordò.

- Gray.... Fullbuster? Quel Gray? Il ragazzo della nuova scuola che ha litigato con Natsu per il pranzo?!- se già prima quei due non si sopportavano, ora era certa che Natsu l'avrebbe detestato.

- Juvia non ha potuto farci nulla... è stata come una magia... Juvia è sicura che quello che prova per Gray-sama sia reale, ma Natsu-san..... dopo tutto quello che ha fatto...-

E Lisanna non poté far altro che carezzarle il capo e cullarla, mentre le lacrime non facevano che aumentare, assistendo impotente alla sofferenza dell'amica.

- Juvia.- Quando la voce di Natsu le raggiunse, soltanto Lisanna si voltò a fissare Natsu, mentre Juvia era incapace di guardarlo negli occhi dopo ciò che gli aveva fatto.- Puoi lasciarci soli Lisanna?- annuì, non prima di aver lanciato uno sguardo eloquente al ragazzo che significava “non esagerare”. Solo allora lasciò la stanza, sperando che andasse tutto per il meglio.

 

***

 

Natsu era corso via di casa sotto la pioggia quando Juvia gli aveva confessato di essersi innamorata, specialmente sapendo che il soggetto in questione era niente di meno che Fullbuster, l'insopportabile galletto che girava sempre con Lucy e con il quale aveva avuto più di uno scontro.

Perché Juvia aveva dovuto andarsi ad innamorare proprio di quello era un mistero, non riusciva ad accettare l'idea di perderla così, dopo tutto il tempo che gli ci era voluto per capire quanto tenesse a lei.

Era sempre stato ingenuo ed inesperto sui sentimenti, sull'amore, e tutto quel che sapeva glielo aveva raccontato Lisanna qualche volta, quando da bambini era curiosi di capire e apprendere quella particolare magia che tutte le bambine desideravano.

Anche stando con Juvia non era sicuro di aver capito a pieno cosa volesse dire amore, semplicemente si era convinto di provare per lei quella strana cosa non commestibile che tutti chiamavano amore.

La pioggia andò via via scemando, ma Natsu ormai era già fradicio dalla testa ai piedi quando si fermò su una panchina che costeggiava la strada, lontano da casa, lontano da tutti. Voleva soltanto restare da solo per qualche ora e pensare, qualcosa di insolito per lui, ma di cui sentiva avere un gran bisogno.

Cosa l'aveva fatto reagire in quel modo? Non lo sapeva neanche lui.

Voleva bene a Juvia, e molto anche, in quegli ultimi quattro anni era stata la persona più importante della sua vita, al pari di Elfman e Lisanna. Ed era quello il problema.

La sua migliore amica gli aveva raccontato diverse volte i “sintomi” dell'amore, farfalle nello stomaco, emozione, forti scosse lungo tutto il corpo, ma mai una volta aveva provato uno di questi sintomi con Juvia, la donna che avrebbe dovuto amare, la sua ragazza. E davvero non capiva.

Invece che essere infuriato, voler picchiare Gray e distruggere tutto ciò che gli capitava sotto le mani, si sentiva semplicemente troppo confuso. Troppo spaventato.

In quel momento avrebbe soltanto voluto poter parlare con Lucy, sentirla vicina, perché in quelle settimane era stata l'unica persona a poterlo capire, sentiva con lei un'empatia diversa, insolita e speciale, ma provata con nessun altro, nemmeno con Juvia.

- Ohi Natsu!-

Elfman lo raggiunse di corsa, in mano l'elegante ombrellino a fiori rosa di Lisanna, probabilmente il primo che aveva trovato mentre lo seguiva fuori sotto la pioggia. Gli scoppiò a ridere in faccia.

- Ti definisci un vero uomo e te ne vai in giro con quell'ombrellino?!-

Lo vedeva ridere dopo essere stato mollato, dopo averlo visto correre via preda della rabbia, e non riusciva a crederci, nessuno poteva ridere dopo che la propria ragazza si era innamorata di un altro nonostante tutto il tempo passato insieme.- Sicuro di sentirti bene, Natsu?- non riusciva ad arrabbiarsi, piuttosto volle accertarsi che non avesse battuto la testa e che non avesse in mente di fare qualcosa di folle. Sarebbe stato da lui.

- In verità si, non mi sento poi così triste.- e prima che Elfman potesse dire alcunché, Natsu continuò.- Forse sono soltanto un po'... confuso. Non sono bravo quando si parla di sentimenti, amore e cose del genere, io voglio molto bene a Juvia e sapere che si è innamorata di quello stupido ghiacciolo mi ha fatto arrabbiare all'inizio, adesso invece, mi sento quasi felice, sono sollevato.-

- Sollevato? Com'è possibile?-

- Sai, Lisanna mi ha spiegato alcune volte cosa si prova ad essere innamorati, e con Juvia non mi è mai capitato nulla del genere. Quando mi sono messo con lei pensavo solo a proteggerla e tenerla il più vicino possibile, in modo che nessuno potesse ferirla mai più, ma sono sicuro che se ci fosse stata Lisanna al suo posto, probabilmente avrei fatto lo stesso.-

- Quindi... stai dicendo di non essere mai stato innamorato di Juvia?-

- Le voglio bene, come posso volerne a te o a Lisanna, ma è un bene diverso da quelle che provo nei confronti di Lucy per esempio.-

Era un paragone strano per Elfman, ma non interruppe Natsu nella sua spiegazione, che stava mostrando il lato serie del rosato, ragionevole e giudizioso come non lo era mai stato.

E Natsu sembrava capire le proprie parole. Paragonare Juvia e Lucy era impossibile, l'una era con lui sin dall'infanzia, per quattro anni era stata la sua ragazza e l'affetto che provava per lei era forte e profondo, ma era soltanto affetto. Con Lucy era bastato uno sguardo per sentire le farfalle allo stomaco, e più la conosceva più voleva passare del tempo con lei. Quando l'aveva vista piangere gli si era stretto il cuore e l'aveva abbracciata, senza pensarci e senza esitare, inspirando il dolce profumo di miele che emanava.

- Quando ho conosciuto Lucy, qualcosa dentro di me è cambiata... e forse è per questo che non sono arrabbiato con Juvia, perché in fondo non ero innamorato.-

Elfman lo abbracciò per le spalle, sorridendo e tirando un sospiro di sollievo. Aveva pensato che Natsu dopo quel che era successo sarebbe cambiato, sarebbe diventato più distante nei loro confronti, per fortuna si era sbagliato.

- Un vero uomo capisce quando è innamorato, sono fiero di te Natsu!-

- Ohi Elfman! Mi stai soffocando, molla l'osso!- ma mentre tentava di liberarsi dalla presa dell'amico Natsu rideva. Non restava che far sapere a Juvia della sua decisione.

 

 ***

 

Era mattina inoltrata quando Laxus arrivò alla grotta di Polyushika, ancora situata sulla vetta del monte Olimpo, in Grecia, molto distante dal Giappone, ma per le sue ali il viaggio non era durato più di un paio d'ore.

Si sentiva strano a tornare in quel posto dopo tutti quei secoli, lasciando che nei casi di emergenza fosse Polyushika ad avvisarli di imminenti pericoli, evitando così loro di dover tornare in quel posto che era fonte di infinita sofferenza per lui e i suoi fratelli. Ma ora era diverso, un'emergenza che richiedeva l'intervento della vecchia dragonessa immediatamente, quindi reprimendo l'angoscia di essere nuovamente lì, nel luogo in cui aveva perso la sua amata Mira, prese coraggio ed entrò nella caverna.

- Che diavolo ci fai qui, moccioso?-

Polyushika non era cambiata, sempre la solita vecchia indisponente dai lunghi capelli rosa, sempre raccolti dietro la nuca, i taglienti occhi rossi e l'invisibile linea dell'età che le attraversava la fronte. Erano draghi dopotutto, l'età variava da famiglia a famiglia, ma generalmente dopo la maturità smettevano di crescere, con ovvie eccezioni.

Il consiglio degli anziani considerava l'aspetto da matusalemme, rughe e lunga barba bianca, come un onore, un segno distintivo della loro infinita conoscenza e saggezza. Anche suo nonno aveva lasciato che l'età si manifestasse sul suo volto, per sentirsi più umano, più vicino a quelle creature che calcavano il loro stesso suolo. Loro quattro, al contrario, avevano fermato la loro età subito dopo la maturità, eccetto Romeo che per gli standard draconici era ancora un ragazzino. Ancora non aveva raggiunto l'età matura, e per questo i suoi poteri come membro della famiglia reale erano limitati.

Lasciò da parte i pensieri, rivolgendosi alla vecchia con un inchino. Era meglio non irritarla troppo, o il suo aiuto non lo avrebbero mai avuto.- Ho bisogno di una profezia, sembra che lui sia tornato.- Polyushika non ne sembrò sorpresa.

- Avevo previsto che il sigillo non avrebbe retto per sempre, e con tutto il male portato dagli umani in questo mondo non mi stupisce si sia rotto dopo soli cinquemila anni!- Polyushika odiava ogni creatura vivente a prescindere, per evitare la vita affollata di una città si era rintanata nella parte più e irraggiungibile dell'Olimpo, ma anche tra tutte le creature da lei odiate, gli umani occupavano il primo posto.- Come se non ci fosse già abbastanza creature inutili su questo pianeta...-

- Il problema è che lui non è solo inutile, è anche pericoloso.- fin troppo per poterlo lasciare libero.

- Un secondo sigillo non servirà purtroppo, dovrete distruggerlo definitivamente stavolta.-

- Per questo non qui, ci serve il tuo aiuto per capire come fare.-

Lo fulminò con lo sguardo, quella tipica occhiata con cui congedava chiunque la disturbasse con un gelido “No”, ma quando la vide lasciarsi andare ad uno sbuffo scocciato, rigirandosi verso lo scaffale colmo di libri alle sue spalle, Laxus capì che li avrebbe aiutati.

Servirono quasi tre ore affinché Polyushika completasse una pozione, ed in quel lasso di tempo nessuno dei due parlò più. La vecchia impegnata nel completare l'arma con cui distruggere quel mostro, lui immerso coi pensieri alla conversazione avuta con le sorelle prima di uscire.

 

 

- Come farai con Cana?- sperò di non sentire mai quella domanda, ma sapeva che Lucy e Levy non si sarebbero lasciate sfuggire l'occasione di deriderlo e fargli la predica per i suoi sbagli.

- Non lo so.- ed era veramente così.- Ci penserò durante il viaggio.-

- Se Lisanna è davvero l'incarnazione di Mira, sai che non potrai stare senza di lei, è meglio che tu chiuda alla svelta con Cana e racconti la verità a Lisanna, così potremmo andarcene da qui una volta eliminato il problema di quel mostro.- sarebbero bastati un centinaio d'anni, poi gli abitanti che li conoscevano sarebbero morti e loro avrebbero potuto tornare a Magnolia, se avessero voluto, e condurre una vita insieme ai loro Imprinting lunga e felice finalmente.

- Lo so.- non era insensibilità quelle delle sue sorelle, al contrario si preoccupavano per i sentimenti di Cana più di quanto non lo facesse lui.- Ci penserò domani a cena.-

- Laxus.- Lucy lo richiamò, un attimo prima che lasciasse la casa.- Cerca di non farla soffrire troppo, non se lo merita.- senza rispondere uscì, con le parole della sorella che gli rimbombavano ancora nella testa.


 

Cana non si meritava di soffrire, ma per colpa del suo stupido egoismo, che non gli aveva permesso di rinunciare a lei l'attimo esatto in cui l'aveva incontrata, ora era destinata a soffrire.

- La pozione è pronta moccioso, prendila e vattene.- Polyushika lo distrasse dai suoi pensieri lanciandogli addosso un'ampolla, che per poco non gli cadde a terra.

Osservò per alcuni istanti la pozione verdastra che vi stava dentro, dopodiché la ringrazio, imboccando l'uscita e preparandosi a tornare a casa.

- Moccioso.- lo richiamò.- Vedete di fare attenzione, è una pozione potente, cercate di essere lontani quando la userete, altrimenti potreste perdere la vita anche voi.- con un cenno d'assenso procedette verso l'uscita, ma l'ultima frase della vecchia lo turbò più di quanto non volesse ammettere.

- Non sono riuscita a vedere il futuro.-
 

***

 

Passava ogni momento libero all'officina di Gajeel, specialmente dopo quello che Laxus aveva riferito una volta tornato dall'incontro con Polyushika, da quel momento una fastidiosa sensazione di gelo che la penetrava fin dentro le ossa.

- Ohi gamberetto, ma non dovresti essere a scuola?-

A Gajeel non dispiaceva averla intorno, anzi trovava la presenza di Levy piacevole e divertente, ed in quei giorni se la ritrovava in officina sempre più spesso e per diverso tempo. Non ne era dispiaciuto, ma certo era strano, soprattutto visto che in quel momento avrebbe dovuto essere a scuola.

Levy smise di giocare con Lily ed arrossì, ma presto un'espressione cupa sostituì il sorriso che sempre l'accompagnava quando era in compagnia di Gajeel.

- In effetti si, però... non sapevo quanto tempo ancora sarei potuta venire e volevo passare più tempo con Lily.... e con te.-

Gajeel lasciò cadere la chiave inglese a terra e con gli occhi sgranati si voltò verso Levy, che silenziosamente e sorridendo si era lasciata trasportare dalle lacrime. Che voleva dire con quelle parole? Stava forse per... trasferirsi?

- Ohi gamberetto...-

Aveva paura la piccola Levy, tanta e di svariate cose. Di perdere la sua famiglia, di non poter più vedere Gajeel, di non riuscire a fermare quell'essere prima che fosse troppo tardi, e per la prima volta nella sua lunga ed infinita esistenza, aveva paura della morte. Perché ora che aveva trovato la felicità non voleva perderla.

- Gamberetto!- Levy si riscosse, specchiandosi negli occhi rossi di Gajeel, accesi di una viva preoccupazione. Un sorriso le sorse spontaneo sulle labbra.

- Perché mi sono innamorata di te proprio ora? Dove sei stato in tutti questi anni, perché proprio ora che ti ho trovato...- Gajeel non le permise di continuare oltre quell'assurdo monologo, perché con un bacio le tappò la bocca.

Fu un bacio lungo ed appassionato, desiderato da entrambi da molto tempo senza che nemmeno se ne rendessero conto, senza che Gajeel se ne rendesse conto. Un applauso li fece staccare di scatto, mostrando davanti ai loro occhi un uomo dai corti capelli scuri, gli occhi verdi ed un ghigno soddisfatto sul volto. Il viso segnato da particolari tatuaggi tribali neri che probabilmente proseguivano su tutto il corpo.

Levy rabbrividì, una pessima sensazione la gelò, ed intimorita non staccò lo sguardo da quell'individuo nemmeno per un istante.

- Ma che bel quadretto, devo dire che ti sei scelta un Imprinting piuttosto particolare, Vivi.- e bastò per farla scattare.

Si parò di fronte a Gajeel, le sopracciglia aggrottate, i denti stretti, ed un forte desiderio di uccidere che sgorgava da ogni poro. Doveva trattenersi per il bene di Gajeel.

- Che diavolo ci fai qui... maledetto.-

- Ah? Ti ricordi di me? Fantastico!- rise.- E gli altri? Anche loro spero! Sono così impaziente di vederli...-

- Non ti avvicinare alla mia famiglia! Non ti permetterò di far loro del male!-

Mest ghignò, un ghigno che non prometteva nulla di nuovo.- Non posso avvicinarmi a loro quindi? Che crudeltà... e se giocassi un po' con il tuo amico?-

Prima che un grosso fascio di energia nera colpisse Gajeel, Levy riuscì a scansarlo, venendo però ferita lei stessa ad un fianco. Strinse i denti e si rialzò, ignorando il forte bruciore e concentrandosi sul contrattaccare per proteggere la persona per lei più importante.

- C-Chishikiryuu no Houko!!!!-

Il suo ruggito squarciò l'entrata dell'officina, e quando il fumo e la polvere si dissolsero di Mest non vi era più traccia. Levy crollò sulle ginocchia, sostenuta subito da uno sconvolto ed impressionato Gajeel.

- Ohi gamberetto... c-che è successo? C-Come hai fatto?- ma Levy non rispose, troppo preoccupata per i suoi fratelli per poter pensare ad altro.

“Devo avvertirli...”

 

***
 

Gray si definiva abbastanza amico di Lucy da capire cose le passasse per la mente ogni qual volta sembrasse turbata, confusa, preoccupata. Eppure in quel momento non ci riusciva.

Cambiava espressione ed umore talmente velocemente e all'improvviso che non riusciva a capire se fosse preoccupata.... o confusa.... o entrambe le cose. Quel giorno non c'era modo di capire indirettamente cosa le frullasse per la testa da suscitarle una tale confusione tra pensieri ed espressioni.

Stavano camminando per i corridoi della Fairy High diretti alla mensa quando realizzò che per avere risposte ai suoi dubbi vi era un unico metodo efficace e sicuro. Chiederlo direttamente.

- Si può sapere che hai Lucy? È da un paio di giorni che ti comporti in maniera strana, sicura vada tutto bene?-

Si voltò a fissarlo con i grandi occhi marroni come se stesse parlando ad un folle, un visionario, ridacchiando nervosamente e negando con non troppa enfasi le affermazioni di Gray.

- Ma no.. che dici? È tutto a posto, te lo assicuro! E io non sono strana.-

- Certo come no, ed io sono la regina delle nevi! Ma se cambi espressione talmente in fretta che non si riesce a capire se qualcosa ti preoccupa o se semplicemente devi andare in bagno e ti stai sforzando di trattenerla!- perfino le orecchie le presero fuoco a quell'affermazione, protestando con urletti e qualche colpo al braccio contro l'amico.

- Non è affatto vero!- ghignò, un ghigno che preoccupò non poco Gray.- E comunque... non credevo di essere la migliore amica della regina Elsa!- al ragazzo caddero le braccia a terra.

- Ma come ti permetti?!-

- L'hai detto tu, non io.- disse, le braccia orgogliosamente strette sotto il seno ed il mento rivolto verso l'alto.- E comunque, non hai la camicia Gray.-

Un occhiata al suo petto nudo, una colorata esclamazione e poi tornò a concentrarsi sull'amica, strigliandole il capo con le nocche della mani per vendicarsi di tutti gli affronti appena subiti, accusandola in oltre di aver rubato la camicia soltanto per farlo apparire un pervertito.

- Smettila Gray!- e intanto rideva.

I nervi si distesero, e l'ansia che le opprimeva la bocca dello stomaco da giorni si dissolse con pochi gesti e risate, distraendo almeno per un momento Lucy dai mille pensieri e dalle altrettante preoccupazioni che le affollavano la mente. Era grata a Gray più di quanto potesse esprimere o dimostrare, lo considerava la sua medicina contro ogni problema che l'affliggeva.

Quando si mollarono, lo sguardo che le stava regalando era dolce, tanto dolce, e quando le passò dolcemente la mano sul capo Lucy sentì le guance scaldarsi appena, e smise di ridere.

- È decisamente meglio vederti ridere, che non preda di chissà quale preoccupazione.- le sorrise.- Lo sai che puoi parlarmene vero? Sono qui per te dopotutto.-

Lucy sorrise. Lo sapeva, Gray c'era sempre stato, sin da quando l'aveva conosciuto tra loro vi era stato un rapporto di reciproco aiuto e comprensione, un legame più forte della semplice amicizia, ma che non era amore. Se ripensava a quando si erano conosciuti Lucy ancora rideva, perché da ormai tre anni quell'incontro si era guadagnato il titolo di più importante mai avuto in tutta la sua lunga vita.

Sting era stato colui che le aveva insegnato l'amore, ma Gray le aveva dato qualcosa di ancor più prezioso ed insostituibile: una spalla alla quale aggrapparsi quando continuare da sola era troppo difficile.

- Una cosa che vorrei dirti c'è...- e anche se non poteva liberarsi di tutte le sue preoccupazioni poiché coinvolgere Gray in tutta la follia che la circondava, su una cosa poteva anche sfogarsi.- Io credo....... ecco io.....- prese un profondo respirò, lo fissò negli occhi e poi parlò.- Gray, credo di essermi innamorata.-

La reazione di Gray non fu esattamente quella che Lucy si aspettava. Credeva sarebbe stato felice per lei, che le avrebbe fatto le congratulazioni domandandole con un sorriso chi fosse il ladro di cuori. Invece non disse nulla, fissava il pavimento con occhi vitrei e serrando i pugni sempre più forte, una reazione che Lucy non riusciva a comprendere.

- Gray...-

- Chi?- domandò all'improvviso, brusco. Lucy fu incerta se rispondere o lasciar cadere l'argomento.- Di chi ti sei innamorata?- ripeté, a tono più alto. Alla fine gli rispose con un sospiro.

- Natsu.-

La reazione dell'amico fu immediata ed inaspettata, tanto che Lucy ebbe quasi paura del suo sguardo glaciale e furioso. Non l'aveva mai guardata a quel modo.

- DI QUEL FIAMMIFERO?!-

Ora era davvero spaventata dal comportamento violento di Gray, tanto che non sembrava nemmeno più l'amico che aveva conosciuto fino a quel momento, completamente trasformato in un ragazzo violento che nulla aveva a che spartire col Gray dolce e gentile a cui era abituato. Il suo Gray non l'avrebbe mai trattata così, ed era stato un cambiamento tanto repentino che Lucy non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa lo avesse scatenato.

Fu sbattuta con violenza contro il muro, talmente forte che per un attimo la vista le si era addirittura annebbiata, ora seriamente spaventata dall'inaspettata piega che gli eventi sembravano aver preso. Con la sua forza avrebbe potuto liberarsi facilmente certo, ma non senza ferire o sconvolgere irrimediabilmente Gray ed il suo rapporto con lui. Ed era l'ultima cosa che voleva.

- PERCHÈ LUCY, DIMMELO! Lui non è quello che credi Lucy, finirà soltanto per ferirti!-

Sei tu quello che mi sta ferendo. Ma aveva il fiato mozzato, non riusciva a parlare, i polsi schiacciati contro il muro e stretti nella ferrea presa di Gray.

- G-Gray... mi fai...-

- Perché lui.... dopo tutto questo tempo... perché non puoi amare me?- e da quel momento desiderò non sentire più nulla.- Non ti sei mai accorta di nulla... non mi hai mai guardato a quel modo... ma mi stava bene... c'ero solo io per te prima... ma ora...- sapeva che non aveva mai preso in simpatia i nuovi arrivati, che più di tutti aveva avuto scontri violenti con Natsu più di una volta, ma non avrebbe mai potuto immaginare nulla del genere.

Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi e fu tentata di liberarsi e fuggire dalla finestra, lontano da tutto e da tutti, ricominciare una vita nell'isolamento più totale, un po' come la vecchia Polyushika. Ma si rese subito contro che non avrebbe potuto, non senza i suoi fratelli, senza Gray, non così lontana da Natsu. Tuttavia le circostanze in cui il suo migliore amico erano troppo soffocanti per essere affrontate, non mentre la sua mente era affollata da altri mille pensieri, non nelle condizioni in cui stava versando la sua vita. Aveva bisogno del solido appoggio che Gray era sempre stato capace di darle, e che in quel momento la stava abbandonando inesorabilmente.

- Fra tutti proprio quel bastardo.... cos'ha lui di così speciale che io non ho?!-

Nulla. Avrebbe voluto dire. È soltanto colpa mia. Ancora una volta l'Imprinting si stava dimostrando la più crudele delle maledizioni.

- M-Mi dispiace.- sussurrò.

Successe qualcosa di strano in quel momento, qualcosa a cui Lucy non riuscì a dare una spiegazione chiara ed immediata, ma che la fece tremare di terrore, scuotendole l'animo. Gray rise, una risata che lei aveva già sentito, ma che non apparteneva affatto al suo amico. Una risata che avrebbe preferito non sentire più in tutta la sua vita.

- Oh, ti dispiace? Quanto sei dolce, Lu.- l'ultima persona ad averla chiamata in quel modo era stata anche la causa di tutti i loro problemi, l'artefice di tutti i mali che erano capitati alla sua famiglia. Non aveva più voluto essere chiamata così, e risentirlo dopo tanto tempo l'aveva scossa. Perché soltanto lui poteva chiamarla ancora così. Avvicinò il suo viso a quello di lei, talmente vicino che poteva sentirne il fiato caldo sul collo.- Non c'è che dire, si davvero diventata una bellissima donna Lu, come lo era tua madre.- ed allora reagì.

Menò un calcio per aria, che fu bloccato con facilità da colui che stava occupando il corpo del suo migliore amico. Come aveva potuto pensare che Gray potesse comportarsi in quel modo? Era stata davvero una stupida.

- T-Tu...-

- Fantastico, ti ricordi di me anche tu! Non vedo l'ora di potervi vedere tutti insieme, una bella riunione di famiglia!-

- B-Bastardo.... sta lontano.... d-da loro...-

- Ma come Lu? Non posso vederli? Dopotutto.... sono pur sempre il vostro carissimo padre.-

Non era un padre, ma soltanto un mostro senza cuore che aveva distrutto per sempre le loro vite. Ora che avevano ripreso a vivere, che avevano la possibilità di essere felici... evidentemente non era nel loro destino essere felici.

- Questo ragazzo ti vuole molto bene eh, Lu? E se ora lui ti facesse del male? Chissà cosa farebbe poi, forse impazzirà? Sarebbe grandioso non trovi?- le bloccò i polsi con una sola mano, mentre l'altra andò a stringergli la gola, sempre più forte.

- Au revoir Lu.-

Avrebbe potuto liberarsi facilmente, ma il corpo di Gray ne sarebbe rimasto coinvolto e non poteva rischiare di ferirlo. Era in fase di stallo, e non sapeva davvero come togliersi dai guai.

L'aria le mancava, annaspava e la vista si annebbiava sempre di più, aveva bisogno d'aria.

Natsu.

- Ghiacciolo bastardo, che stai facendo?!- Un pugno secco si abbatté su Gray, scaraventandolo a terra contro la parete opposta del corridoio e facendogli mollare la presa su Lucy, che una volta libera non riuscì a reggersi sulle proprie gambe. Le sentì molli all'improvviso, incapaci di reggere il peso dell'intero corpo, ma riuscì a non cadere in avanti, lasciandosi scivolare lungo a parete, fino a sedersi a terra con estrema delicatezza, più lentamente di quando non credesse. E ne capì il motivo quando la chioma rosa di Natsu fu visibile ai suoi occhi.

- Ehi Lucy! Lucy! Va tutto bene?!-

- N-Natsu...?- gli occhi erano vitrei, le lacrime le bagnavano le guance, e come un angelo, l'ultima persona a cui aveva pensato si era materializzata accanto a lei, pronto a salvarla e proteggerla.

- Tranquilla Lucy, va tutto bene ora.- la strinse a sé, ancora e con dolcezza, mentre fissava con rabbia il ragazzo a terra, poco lontano da loro.- Che diavolo credi di fare eh?! Razza di bastardo! È così che tratti una tua amica?!-

Una risata glaciale si levò dal ragazzo a terra, ora completamente avvolto da un aura nera e oscura, addirittura malvagia. Natsu digrignò i denti, intimorito. Bastò quell'orribile sensazione per far scattare Lucy,preoccupata per Gray quanto per il ragazzo accorso in suo soccorso, e d'istinto si parò davanti a lui, per proteggerlo dall'essere che aveva occupato il corpo del suo migliore amico.

- Toh guarda, un umano coraggioso. Cosa cerchi, umano? Forse Lu ti interessa?-

- Natsu sta indietro!-

Gray ghignò maligno, intuendo dallo sguardo combattivo che gli rivolse tutte le risposte che cercava.

- Dunque lui è il tuo Imprinting. Interessante.- un esplosione distrusse la porta alle loro spalle, riuscirono ad evitare le schegge soltanto grazie ai pronti riflessi della ragazza.

- Ma cosa diavolo?!-

- Non va bene... se restiamo qui potrebbe distruggere tutta la scuola.-

Se Lucy se ne fosse andata da sola, probabilmente l'avrebbe inseguita, non prima di aver ucciso Natsu pur di ferirla nel profondo, ergo doveva portarlo con se, e c'era soltanto un modo per lasciare quella classe abbastanza in fretta da salvare l'istituto e anche le loro vite.

- Ohi Natsu...-

- Mmm?-

- Ti fidi di me?-

- Che domande, ma certo!- Lucy sorrise, ma non era quello il momento per estasiarsi della fiducia che Natsu riponeva in lei.

- Allora al mio tre, corri verso la finestra e salta.-

D'improvviso il sorriso fiducioso di Natsu scomparve, ed un incredula, e forse spaventata, espressione ne prese il posto. Non era più sicuro di fidarsi così tanto di lei, oltretutto se il suo piano era fuggire di fronte a quel ghiacciolo ammattito era ancor più contrario. Lui non fuggiva mai.- Non se ne parla! Io voglio affrontarlo e...-

- ORA!- Lucy non lo ascoltò. Semplicemente lo spinse fuori dalla finestra alle spalle del ghiacciolo, costringendolo a gettarsi dal terzo piano della scuola, dritto verso un fatale appuntamento con la nera signora. Sarebbe morto spiaccicato al terreno come una frittella.

Urlò, quando mancavano ormai pochi metri all'imminente morte, Natsu serrò gli occhi, senza però avvertire alcun contatto col terreno. Li aprì, lentamente, e con sorpresa si accorse che il suo corpo levitava a diversi metri da terra.- Ma che diavolo?!-

- Non agitarti troppo, un passeggero in queste condizioni è davvero pericoloso ed instabile, rischiamo di farci male sul serio, quindi sta buono per favore.-

Sentiva una voce sopra la sua testa, la voce di Lucy per essere precisi, e quando alzò gli occhi la vide, bellissima come sempre, con lo sguardo fiero e determinato di una leonessa, non sembrava esserci nulla di diverso in lei, salvo il gigantesco paio di ali che le era misteriosamente cresciuto sulla schiena.

Gigantesco paio di... gli occhi di Natsu risplendettero.

- WAAAAA LUCY HA LE ALI! CHE FORZA!!!-

Erano ali bellissime, di un candido bianco neve dalle sfumature dorate, simili quasi a quelle di un gigantesco pipistrello, ma più forti e spesse. Per quanto fosse felice della reazione più che positiva del ragazzo, ora Lucy aveva altro a cui pensare: salvare le loro vite. Quella persona, ancora insediata nel corpo di Gray li stava inseguendo ad una velocità Mach 5, ancora lontana dalla massima che poteva raggiungere. Doveva accelerare, ma con Natsu come passeggero, non era certa potesse sostenere una velocità troppo alta, e in quella forma ibrida non poteva certo proteggerlo.

- Ehi Lucy! Quel ghiacciolo ci sta alle costole!-

Fu distratta dalle parole di Natsu, e quando si girò per controllare, Gray era a poca distanza da loro. Digrignò i denti. Come salvare entrambi senza causare troppi danni? Allontanarsi dalla città era senz'altro un buon inizio, ma anche così combattere dovendo proteggere Natsu sarebbe stato complicato. Doveva almeno tentare.

- Tieniti forte Natsu, balleremo un po'.- aumentò discretamente la velocità, muovendosi elegantemente fra gli alberi della foresta cercando di seminare il loro inseguitore, sempre attenta a far si che il passeggero non si ferisse né venisse schiacciato dalla pressione dell'aria.

Quando atterrarono in una radura lontana dalla città, raggiunta in pochi secondi, Natsu studiò più a fondo il nuovo aspetto di Lucy, cosa che in volo non aveva potuto fare. Le pupille degli occhi si erano affilate, come affilate erano le unghie ed i canini più sporgenti del normale, per non parlare delle piccole corna che si diramavano verso l'alto poco sopra le orecchie. Natsu rimase affascinato dall'aspetto bestiale della ragazza, se era un sogno avrebbe preferito non svegliarsi.

- Cosa sei Lucy?-

E adesso? Doveva forse confessare tutto? Non aveva di certo altra scelta, considerando che ormai l'aveva vista per quello che era e che peggio di così non poteva andare.

- Io...- un boato vicino la interruppe, costringendola a fermarsi.- Te lo spiego dopo! Sta arrivando!-

Gray si materializzò poco dopo in tutta la sua potenza, avvolto dall'aura nera che l'aveva accompagnato sin dall'interno dell'edificio scolastico. Ora strani tatuaggi neri gli si ramificavano su tutto il corpo, rendendolo sempre meno umano, gettandolo inesorabilmente nell'oscurità.

- Arrenditi Lu, ormai non avete scampo.-

- Se pensi che mi arrenderò senza combattere ti sbagli di grosso! Non lascerò che tu faccia del male a qualcuno col corpo di Gray!- erano belle parole le sue, determinate, peccato che non avesse la minima idea di come fare per liberare il suo amico dal controllo di quel demone.

- E cosa vorresti fare tu, da sola, contro di me?-

- Provare a fermarti.- anche a costo della mia vita.

Gray rise.- Ammirevole davvero, bella e coraggiosa proprio come tua madre, ti ho già detto che le somigli molto?- il ghigno famelico si deformò, fino a trasformarsi in un espressione cupa e malvagia.- E la cosa mi da molto fastidio.- Prima che potesse agire in qualunque modo però, le speranze i Lucy in un aiuto provvidenziale vennero esaudite.

- Chishikiryuu no Houko!!!!-

- Honōryuu no Houko!!!-

E Lucy vide in quei potenti attacchi, la luce della speranza.
 

***

 

Laxus passeggiava per Magnolia con Cana, cercando di trovare il modo giusto per parlarle e chiudere quella storia che per tre anni era stata per lui così importante, senza ferire troppo la ragazza, alla quale in ogni caso teneva molto.

- Cana senti, c'è una cosa di cui vorrei parlarti...-

Gli occhi della giovane donna erano lucidi e brilli per l'abbondante bicchiere di sake che aveva bevuto poco prima. Forse finalmente le avrebbe chiesto di sposarla e vivere insieme?- Dimmi?-

Si spostarono nel parco, in un luogo più appartato dove avrebbero avuto un po' di privacy per parlare con calma e tranquillità.- C'è una cosa che avrei dovuto dirti molto tempo fa...-

Sembrava triste e dispiaciuto, uno stato d'animo che confuse e spaventò Cana allo stesso tempo, ma come poteva essere infelice se stava per chiederle di sposarlo?- Vedi io...-

- Laxus-san?- si paralizzò. L'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento si materializzò di fronte a loro, con i grandi occhi azzurri spalancati e leggermente sorpresi, l'inseparabile macchina fotografica sempre stretta tra le mani.

- L-Lisanna? Che ci fai qui?-

- Ah ecco io scattavo un po' di foto, niente di più.- posò lo sguardo sulla bellissima ragazza di fianco a lui, ed un groppo insopportabile le legò lo stomaco.- Ehm.... vi ho disturbato per caso?-

- Laxus, chi è questa ragazzina.-

- Ah lei è Lisanna, una compagna di classe di Lucy e Levy.- si voltò verso la ragazzina, presentando a sua volta la fidanzata.- Lei invece è Cana, la mia ragazza.-

Il cuore di Lisanna si bloccò. Come aveva potuto pensare di interessarsi a quel ragazzo? E soltanto per una stupida sensazione che dal giorno del loro primo incontro l'aveva spinta ad avvicinarsi alle due compagne pur di avere più contatti col fratello maggiore. E adesso veniva a sapere che aveva una fidanzata, una bellissima fidanzata, e si sentiva così stupida, voleva soltanto sparire da lì e andarsene al più presto.- S-Scusate se vi ho disturbati, ora me ne vado...-

Inaspettatamente, la mano di Laxus le circondò il polso bloccandola ed impedendole di fuggire, sorprendendo entrambe le ragazze. Il cuore di Cana tremò, una forte e dolorosa fitta che non voleva svanire, mentre quello di Lisanna perse un battito dall'emozione.

- Laxus... che stai facendo?-

- C'è una cosa che devo dire... ad entrambe.- aveva deciso di raccontare tutto e pregare che lo capissero, che gli credessero, perché era il modo migliore per infliggere ferite meno dolorose a Cana ed avere una speranza di poter stare con Lisanna.- Io sono...-

- Caro Xus, da quanto tempo.-

In un secondo, le due ragazze di ritrovarono protette dalla grande schiena di Laxus, mentre quest'ultimo fronteggiava furioso un misterioso uomo comparso dal nulla, dai capelli neri raccolti dietro la nuca, gli occhiali e gli occhi vuoti, privi di qualsiasi luce. Un disegno tribale nero come la pece gli copriva una parte del viso, continuando probabilmente anche sotto i vestiti.

Lo aveva riconosciuto da quel nome, era stato lui a chiamarlo così la prima volta, ed era da quando li aveva traditi che nessuno si rivolgeva più a lui in quel modo.

- Bastardo... oh perchè mi chiamate tutti in quel modo appena mi vedete? Non ci si rivolge così al proprio padre sapete?-

Un lampo d'ira attraversò il corpo di Laxus, il suo corpo venne percosso da piccole scintille, via via sempre più grandi e sfrigolanti.- Se hai toccato con un solo dito la mia famiglia... ti distruggerò con le mie mani.-

- Ma come siete carini, tutti a preoccuparvi per la vostra famiglia.- sorrise, un sorriso che fece tremare le due ragazze dietro Laxus.- Ma che ne dite di preoccuparvi un po' più per voi stessi?-

Un potente ruggito oscuro si diresse a tutta velocità verso i tre, ma Laxus non avrebbe lasciato che quell'essere alzasse un solo dito sulle due ragazze, e in un istante contrattaccò con il suo potente ruggito.

- Rayryuu no Houko!!!!- riuscì a contrastarlo, ma da quell'attacco capì che non poteva affrontarlo, non da solo, non con Lisanna e Cana da proteggere.- VIA DI QUI!- ma erano troppo spaventate per muoversi.

- Giochiamo un po', Xus, fai divertire il tuo vecchio padre.-

Laxus digrignò i denti, sperando, pregando che i suoi poteri potessero trattenere quel mostro il tempo necessario a trovare un modo per far fuggire le due ragazze.

- Tu non sei probabile, sei soltanto il mostro che ci ha portati alla distruzione. Il drago nero portatore di morte, Acnologia.- ed il mostro sorrise.

 

***

 

Correvano nella foresta sempre più veloci, sempre più impazienti, per un attimo dimentichi di essere chilometri e chilometri distanti dalla loro piccola città, e di portarsi dietro quattro fardelli umani che non potevano competere con la loro velocità.

- Riuscite a percepirlo?- Romeo affiancò le due sorelle per avere notizie su dove si trovasse Laxus in quel momento perché, ci scommetteva, il prossimo obbiettivo del bastardo sarebbe stato lui.

- Distintamente, sono nel parco di Magnolia!-

- Ma si stanno spostando, lo sta portando lontano dalla città!-

Lucy e Levy vedevano avanti, più lontano di chiunque, con l'unico obbiettivo di raggiungere il fratello il più alla svelta possibile. Qualcuno però fu capace di riportarli alla realtà.

- O-Ohi Lucy, rallenta!-

- Non vi stiamo dietro, gamberetto!-

Gajeel e Natsu erano dietro di loro, stanchi e provati da quella corsa troppo veloce perfino per loro, contando anche il fatto che stavano portando sulle spalle dei pesi extra.

Il giovane meccanico trasportava uno svenuto Gray, liberato dalla possessione con l'aiuto di Lucy e dei suoi così detti “incantesimi”, mentre Natsu trasportava Wendy, crollata dopo svariati chilometri di corsa insostenibili per una bambina della sua età.

Levy, Lucy e Romeo si fermarono di colpo, fissando combattuti gli umani arrancare faticosamente per seguirli. Presi dal panico com'erano avevano scordato la loro presenza.

Romeo era grato a Levy di essere andato a prendere lui e Wendy appena in tempo per proteggerli dall'apparizione di quel mostro, seguita a ruota dall'umano che era diventato il suo Imprinting, e nel contempo era grato non l'avesse lasciato indietro e gli avesse permesso di andare da Lucy-nee per aiutarla. L'unico inconveniente era stato doversi portare dietro gli umani, chissà perché poi anche Wendy, possibili vittime degli attacchi di Acnologia. Ed ora ci si erano aggiunti anche quei due amici di Lucy, come se già due umani non fosse una seccatura di per sé in quel determinato frangente.

- Scusate... è che noi siamo abituate a correre così...-

- Non possiamo rallentare! Laxus potrebbe essere nei guai!-

Lucy digrignava i denti, combattuta fra il rallentare e restare per proteggere Natsu e mollare tutti, spiccare i volo e raggiungere suo fratello per aiutarlo.

- Perché non ci trasformiamo e prendiamo il volo eh? Arriveremmo molto prima!- Romeo aveva ragione, trasformarsi completamente, come non facevano ormai da anni, equivaleva a poter portare sulle proprie schiene i loro passeggeri senza alcuna fatica, arrivando da Laxus in tempo per aiutarlo.

Ma trasformarsi... equivaleva ad abbandonare anni e anni di coperture, menzogne e segreti, anni di sotterfugi e rinunce ai loro veri io. Non c'era tempo per piangersi addosso però, la decisione da prendere era una sola.

- Facciamolo.- Lucy non aveva esitazioni sul da farsi, e Levy l'appoggiò con un sorriso.- Allontanatevi un bel po' per favore, vorremmo evitar di schiacciarvi.-

Dopo le cose incredibili a cui avevano assistito quel giorno, e su cui ancora non avevano avuto nessuna risposta, Gajeel e Natsu fecero come era stato loro ordinato, ed indietreggiarono parecchi metri per assistere a qualcosa di grandioso.

I corpi dei tre fratelli vennero avvolti da una luce particolare e bellissima, quella di Lucy era bianca come la luce, calda e luminosa, Levy era avvolta da un aura blu, più calma e che trasmetteva sapere e conoscenza soltanto guardandola, infine Romeo era avvolto da una dirompente aura viola, bruciante ed impetuosa come il fuoco.

La luce li avvolse completamente e brillò, costrinse i due ragazzi e la bambina a coprirsi gli occhi per non restarne accecati, e quando li riaprirono, qualcosa di incredibile si era materializzato davanti ai loro occhi.

 

***
 

Laxus era a terra, ferito e stanco, impotente di fronteggiare ulteriormente i due corpi che Acnologia gli aveva scagliato contro. Perché si, all'improvviso quel vile bastardo aveva deciso di complicargli ulteriormente la vita e scagliargli contro due corpi posseduti.

Lisanna e Cana se ne stavano più indietro, spaventate e ammutolite, completamente paralizzate ed incapaci di muoversi e reagire. Cana voleva andarsene, dimenticare tutto ciò che aveva visto e semplicemente lasciarsi alle spalle la storia con quell'uomo che in realtà non aveva mai conosciuto veramente, con quell'uomo che in realtà uomo non era.

Al contrario suo, Lisanna aveva paura per Laxus, aveva paura che quell'essere gli facesse del male, o peggio, che lo portasse via da lei ancora una volta. Ma perché avesse pensato “ancora” non lo sapeva nemmeno lei, era così e basta.

Sputando sangue a terra e pulendosi il viso dal suo stesso liquido rosso, Laxus fissò rabbioso i nemici, lanciò una fugace occhiata alle ragazze e ancora puntò il suo sguardo sui posseduti. Ferito oppure no, stanco da morire o pieno di energia, non avrebbe permesso che capitasse nulla a Lisanna e Cana, ma era consapevole che con un altro ruggito da parte di Acnologia non avrebbe retto ulteriormente, inoltre se ne avesse sparati due nelle stesso istante la sua vita sarebbe finita in quello stesso istante.

Nell'istante in cui aveva ritrovato la sua Mirajane.

- Addio Xus.- il colpo partì, Laxus si preparò a riceverlo, ma nell'istante in cui credette di essere finito, qualcosa si frappose fra lui e l'attacco nemico.

- Kōseiryuu no Houko!- con la vista annebbiata riuscì a scorgere altri due potenti attacchi, abbattersi sui due uomini controllati da Acnologia.

- Chishikiryuu no Houko!!!!-

- Honōryuu no Houko!!!-

Un enorme nuvola di fumo e polvere si alza su di loro, appannando la vista dei presenti e confondendo lo stesso Laxus, troppo stanco e vicino all'esplosione per ragionare con lucidità.

- Muovetevi! Dobbiamo andarcene!- sentì la voce di Lucy, più profonda e cavernosa di quanto la ricordasse, ed in un attimo fu più calmo.

- Lu-chan muoviti! Non lo fermerà per molto!- c'era anche Levy, e da qualche parte l'odore di Romeo gli suggerì che c'era anche lui.

Seguirono suoni confusi e sempre più ovattati, i sensi l'abbandonavano e alla fine svenne, con il volto di Lisanna contratto in una smorfia preoccupata come ultima immagine prima di chiudere gli occhi. Poi seguì soltanto un lungo silenzio.
 

***
 

Cana e Gray erano sul pavimento di villa Heartphilia, svenuti e provati dall'esperienza sconvolgente subita, ma nel complesso stavano bene. Lucy avrebbe provvisto a cancellare loro ogni ricordo di quella sconvolgente giornata e forse, soltanto se fosse sopravvissuta a quell'avventura, anche tutto ciò che riguardava la sua famiglia. L'avrebbe fatto con ogni abitante di Magnolia, proprio come se loro non fossero mai stati lì negli ultimi tre anni, in modo da potersene andare e rendere la vita di tutti quelli che conoscevano più sicura e normale.

- Cancellerete anche i nostri?- Lisanna si chiese come mai anche lei, Natsu, Wendy e quel tipo spaventoso di nome Gajeel non fossero stati addormentati come gli altri due. In fondo erano umani anche loro no? Non era tipo proibito agli umani conoscere i segreti dei... qualunque cosa fossero?

Lucy scosse il capo, sorridendo dolcemente alla ragazza.- Soltanto se vorrete, altrimenti potrete tenerli. Voi siete un caso particolare.- riprese a medicare la ferita di Levy con cura e premura, come soltanto una sorella sapeva fare. Stringendo i denti per il bruciore, Levy le sorrise grata una volta che ebbe finito.- Grazie Lu-chan, sono a posto.-

Con lei era stato semplice, Laxus era tutt'altra storia. Le sue ferite erano molteplici e gravi, non sarebbe bastata un po' di pomata fatta da Polyushika a curarlo. Solitamente, come draghi avevano una guarigione più rapida e repentina degli umani, poche cose potevano ferirli, ancor meno ucciderli, ma questo valeva quando le armi in questione erano umane. Quelle inferte da altri draghi erano un'altra storia. La pomata di Polyushika permetteva alle cellule draconiche di curare a velocità maggiore anche le ferite inferte dalle magie e dagli attacchi dei draghi, ma c'era un limite anche a quello che poteva fare quella speciale crema. E di certo non ve ne era a sufficienza per curare tutto il corpo del fratello.

- Si riprenderà?- Lisanna non si era staccata un attimo dal fratello, e gli stringeva la mano come ad infondergli speranza e coraggio.

- Non lo so davvero, la pomata non funzionerà su quelle bruciature, sono troppo profonde e numerose per poterle curare tutte, e noi non sappiamo come fare.-

- Ma non sapete fare magie... insomma, vi abbiamo viste prima, siete diventate dei... dei...- servì Romeo per completare la frase di Wendy, che sembrava intimorita dal solo pronunciarla.

- Draghi Wendy, siamo draghi.- fremette, infuriato. Non erano mostri dannazione, gli avevano anche salvato la vita!

- Romeo-kun...-

- Dacci un taglio Romeo, non è il momento.- Lucy tagliò corto, ma il fratellino non si arrese.

- Non invece! Gli abbiamo salvato la vita! Laxus-nii si è ridotto in quel modo per salvarli, e quella stupida di una Cana non ha fatto che stillare e dargli del mostro bugiardo fino a quando non l'hai addormentata! Erano secoli che non ci trasformavamo, e sapete? È stata la sensazione migliore della mia vita! Non ho più intenzione di rinunciarci per gli umani!- Levy gli mise una mano sulla spalla, cercando di calmarlo.

- Capiamo come ti senti Romeo, ma adesso non è proprio il momento per questo. Anche noi siamo state felici di poterci trasformare di nuovo, ma questo ora non è importante ciò che conta è salvare Laxus e fermare Acnologia.- strinse i pugni, ma capì che la sorella aveva ragione, e con un cenno d'assenso andò a sedersi in un angolo, ancora frustrato e infastidito.

- Chiedo scusa, non volevo offendere nessuno...- Levy passò una mano sulla testa della ragazzina, sorridendole per confortarla. La sua natura calma e gentile era contagiosa, ed era in grado di calmare chiunque e in qualunque momento.

- Non è colpa tua, è soltanto sconvolto dagli eventi, non pensarci.-

- Ohi gamberetto, vi dispiacerebbe spiegarci che succede perché io ancora non ho capito.- brontolò Gajeel, sostenuto subito da Natsu.

- L'ammasso di ferraglia ha ragione! Chi diamine è quel tipo?!- il soprannome probabilmente in riferimento ai molteplici pircing presenti sulla faccia di Gajeel non piacque all'interessato, ma si trattenne in nome di una sensata spiegazione.

Lucy e Levy si scambiarono uno sguardo d'intesa, e allora la prima iniziò a raccontare.

- Prima le cose più ovvie. L'avete visto, noi siamo draghi, abbiamo più di cinquemila anni, Laxus forse qualcuno di più, Romeo qualcuno in meno, e da quando abbiamo raggiunto l'età della maturità abbiamo smesso di crescere.- poi passò al mostro che li aveva attaccati.- Vedete, i draghi sono collegati alla natura, e quando questa propone qualcosa di nuovo al mondo, nasce un drago associato ad esse. In principio, assieme all'universo stesso, furono tre i draghi che nacque, quello della luce, dell'equilibrio e del controllo. Nostra madre discendeva dai draghi della luce e dell'equilibrio, mentre nostro padre direttamente dal drago del controllo. Acnologia, l'essere che ci ha attaccato, il drago nero della morte, è il discendete diretto del drago del controllo, e sfortunatamente è anche nostro padre.- un attimo di silenzio avvolse la stanza tra lo sgomento e la sorpresa dei presenti.

- Padre?! Quel mostro è vostro padre?!- Lucy non poteva discendere da una creatura tanto malvagia, di questo Natsu era più che certo.

- Sfortunatamente è così.- proseguì Levy, sempre più triste e cupa.- Vedete, al giorno d'oggi esistono soltanto quattro draghi, ovvero noi. Acnologia, tanto tempo fa, ci tradì, diede armi potenti agli uomini per sterminarci tutti, da quella tragedia ci salvammo soltanto noi quattro.-

- Non dimentichi qualcuno? Mocciosa?!- tutti, nessuno escluso, sobbalzarono quando la figura di Polyushika si presentò loro davanti, accigliata come sempre. Nessuno più delle due sorelle e del piccolo Romeo furono sorpresi di vederla lì.

- P-Polyushika-san?! Che ci fai qui?!-

- Credevo che la Baa-chan odiasse le persone!-

- Infatti è così!- avrebbe ucciso più avanti i giovane drago per essersi rivolto a lei in quella maniera, ma in un altro momento.- Ma vista la situazione critica, ho pensato di venire a darvi una mano.-

Scostò tutti i presenti da Laxus, mettendosi al lavoro nel minor tempo possibile per rimetterlo in piedi al più presto. Senza di lui non avevano speranze.

- Ho visto il futuro.- proferì.- E per voi non c'era nessun futuro sappiatelo. Se affronterete questa battaglia, nemmeno io posso sapere cosa accadrà.- conoscevano già i rischi di quel che sarebbe potuto accadere, non c'era bisogno che la vecchia rincarasse la dose a quella brusca maniera.- Dite loro tutto ciò che provate ora, potreste non avere più occasione di farlo.-

- C-Che significa?- Gajeel fissava spaventato il gamberetto, sorridergli seriamente, e per la prima volta in vita sua ebbe paura. Paura di perdere qualcuno.

- Sapete perché non vi abbiamo cancellato la memoria?- negarono tutti, e allora Levy continuò.- Perché voi siete in nostro Imprinting, l'anima gemella senza la quale non potremmo mai vivere.-

Si avvicinò a Gajeel, lentamente, posandogli un bacio a fior di labbra che sapeva di sale, lacrime e di addio.- Basta uno sguardo per riconoscere il nostro Imprinting, e così è stato. Nell'esatto momento in cui ti ho visto, io già sapevo di amarti con tutto il cuore Gajeel.- lo disse con le lacrime agli occhi, causando un sussulto nel giovane meccanico.

- Anche io Natsu.- intervenne Lucy, avvicinandosi al ragazzo.- Le prime volte, quando i nostri sguardi non si sono mai incrociati, ti ho trovato un po' fastidioso e stupido, ma anche interessante e divertente, mi interessavi già, in qualche modo. E quando ti ho visto negli occhi, ho capito perché.- lo baciò, per la prima volta baciò il suo Imprinting, e fu un bacio bellissimo, ricco di amore e parole non dette, ma come quello di Levy, sapeva di lacrime ed addii.- Ti amo Natsu.-

Lisanna rimase incantata a guardare quella scena commovente, mentre sentiva i battiti dei quattro armonizzarsi perfettamente all'unisono l'uno con l'altro. Poteva sentire il calore dell'amore che provavano l'uno per l'altro bruciarle la pelle, e desiderò che Laxus fosse sveglio per potergli chiedere se anche lui, magari in qualche modo ignoto, aveva avuto questo famoso Imprinting con lei.

- L-Lisanna...- le sue preghiere furono esaudite.

Polyushika lo aveva rimesso in piedi, le bruciature meno gravi e quasi cicatrizzate, ma probabilmente ancora brucianti e dolorose sulla pelle, ma per lo meno era vivo e stava in piedi.

- Prima di conoscerti, avevo già avuto l'Imprinting, molti, moltissimi anni fa, ma l'ho persa. A causa della mia debolezza, Mirajane è morta, lasciandomi solo per tanto tempo con la speranza che un giorno l'avrei rivista. Prima di incontrarti avevo perso ogni speranza di rivederla, finché davanti al io sguardo ecco comparire un altro angelo dagli occhi azzurri ed i capelli candidi come la neve, a salvarmi da me stesso come la prima volta.- le prese il viso tra le mani e la baciò, un bacio passionale e nostalgico, che racchiudeva in sé tutti i sentimenti che negli anni Laxus non aveva mai dimenticato.- Stavolta sarò io a proteggerti, grazie per avermi ridato l'amore.-

Romeo assisteva alla scena, e non capiva tutti quegli addii, quelle lacrime e quelle smancerie. Avrebbero vinto la battaglia e sarebbero tornati presto, quindi non vi era alcun motivo per fare una scenata tanto tragica.

- Vogliamo andare? Il tempo stringe e abbiamo un cattivone da fermare.- Romeo aveva ragione, ma su una cosa si sbagliava.

I tre draghi maggiori si staccarono dal loro Imprinting, rivolgendosi al minore che all'improvviso si sentì messo in soggezione dagli sguardi dei fratelli.

- Tu resterai qui Romeo.- proferì Lucy, e quasi il ragazzino cadde dal divano.

- Che?! Ma che stai... non se ne parla! Io vengo con voi!-

- No invece, l'avevamo già deciso prima, tu resti al sicuro.-

- Anche tu Levy-nee?! Ma perché?-

- Perchè sei l'unica speranza per i draghi.- proferì allora Laxus, serio come non mai.- Sei della famiglia reale, tu puoi trasformare gli umani in draghi una volta raggiunta la maturità, l'ultimo di noi che può ripopolare il mondo con la nostra specie.-

Romeo era sconvolto, incapace di credere che volessero davvero lasciarlo indietro per un motivo tanto futile. Avrebbero ripopolato insieme la terra, perché sarebbero tornati tutti e quattro vivi, restare lì con gli umani e lasciar andare i suoi fratelli gli sembrava come aver già rinunciato a non poterli vedere mai più.- Non farmi questo, Laxus-nii.- gli occhi gli si bagnarono di lacrime.

- Non preoccuparti Romeo, noi torneremo da te.- gli promise allora Lucy.

- Non siamo così deboli, non sottovalutarci.- aggiunse Laxus.

- E prenditi cura di Wendy, è il tuo Imprinting dopotutto.- gli sorrise Levy.

Lo sapevano dal momento in cui Romeo l'aveva conosciuta, tre anni prima, quando aveva iniziato ad andare a scuola. “È simpatica, e ha un buon profumo” ed era bastata quella frase per capirlo, per ricordare le lezioni di Kinana su come i bambini non avessero un Imprinting immediato, ma come si trovavano attraverso l'odore.

Ancora saluti, ancora lacrime e baci, abbracci ricchi di sentimento, dolorosi e soffocanti, alla fine i tre uscirono dalla porta di casa, la pozione in mano e la consapevolezza di non varcare più quell'ingresso nel cuore.

 

***

 

- Svelti non lo tratterremo a lungo!-

La fossa di Acnologia, in cui il suo corpo era ancora bloccato era proprio lì, davanti a loro, ed erano pronti a gettarsi nelle fauci dell'inferno pur di fermare quell'essere.

Insieme, Lucy era la luce, con il suo potere di drago delle stelle e degli astri, Levy, come drago della conoscenza, era l'equilibrio, mentre Laxus, colui che aveva il potere sui fulmini e l'elettricità, era il controllo. I loro poteri non erano forti come quelli del padre, ma riunendo le fonte dei tre poteri primordiali, erano riusciti a bloccarlo per qualche essenziale minuto.

- Siete ancora tutti sicuri di volerlo fare?- era una domanda inutile, perché non erano mai stati più determinati come in quel momento.

- Prima di andare, sappiate che vi voglio bene, siete le persone più importanti della mia vita.- con le lacrime agli occhi Levy non perdeva il sorriso, mentre stingeva le mani ai suoi fratelli.

- Anche io.-

- Idem.-

Con le mani strette e in cerchio, i tre fratelli si buttarono, concentrando i loro poteri sulla pozione, che volteggiò levitando al centro del loro cerchio di legami.

- Ryuu no Hakai.- sussurrarono all'unisono.

L'ampolla si ruppe, il liquido si spanse per tutto l'enorme cratere, e con una luce abbagliate tutto finì. La pioggia cadde dal cielo, in un ultimo pianto disperato.

 

***
 

A villa Heartphilia, Romeo si strinse il cuore in una fitta dolorosa, una morsa che gli divorava il cuore e l'anima. La pioggia gli bagnava il viso, piangendo con lui e tuonando al mondo il suo dolore.

Wendy lo guardava da dentro la casa e piangeva, piangevano tutti, non potevano credere che i tre draghi fossero morti, che si fossero sacrificati per loro.

Un grido, un ruggito più forte del tuono riecheggiò nell'aria, e per tutta la notte riecheggiò nel cielo.

Il giorno dopo, Magnolia si svegliò con un cielo sereno e tranquillo, senza ricordi di alcun tipo riguardanti strane creature volanti nella loro cittadina, nessun ricordo della famiglia Heartphilia. Come se non fosse mai stata lì prima di allora.














 

*Note Autrice*

A voi coraggiosi che siete arrivati sin qui, congratulazioni!
Perchè congratulazioni? be, perchè avete vinto un premio!
Non so quanto allettante possa essere, ma per chi è riuscito a leggere sto papiro enorme la sottoscritta scriverà una one-short (moooolto più breve di questa) su una coppia-prompt-genere a scelta vostra!
Cosa bisogna fare? Niente di più semplice!
Leggete, lasciate un commento in cui dite quanto la storia vi ha fatto schifo (o se magari vi è piaciuta) ma che almeno mi faccia capire che avete letto, e una volta che riceverete la mia risposta potrete dirmi la shot che volete io crei come premio per voi!
Regole? poche:
- dovete lasciare una recensione in cui ci siano accenni alla fic, in modo da farmi capire che almeno l'avete letta (non cose come "carina! io voglio questa coppia con questo prompt e con questo genere!" no, così non avrete nulla da me) e dirmi se vi è piaciuta o no, se ci sono stati errori e se vi piacerebbe approfondire qualche scena, se un prequel o un seguito potrebbero piacervi. vi sconsiglio di venire a leggere le note solo per il premio e poi recensire immediatamente mettendo citazioni di scene lette a casa, perchè non crederò mai nella vita che leggerete questa fic in pochi minuti (l'unica è la mia editor Vale che ha letto la storia in anteprima u.u);
- seconda fase, aspettare una mia risposta;
- terza fase, dopo la mia risposta, scegliere una coppia, un prompt e un genere a vostra scelta ed io mi metterò al lavoro per crearla (ovviamente del fandom di Fairy Tail chiaro)
Bene, non credo di aver nient'altro da dire, grazie a chiunque avrà il coraggio di legge, buona notte a tutti!
Jeo 95 =3

   
 
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