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Autore: Chemical Lady    02/07/2015    0 recensioni
Raccolta di Missing Moments di mia invenzione sulla coppia Loki/Freyja, ispirata da un mio Gdr.
Un connubio tra mitologia e Marvel.
Spero vi piaccia, se è così, fatemelo sapere!
****
In giovinezza, la Dea della Guerra e dell’Amore era assai differente da ciò che sarebbe poi divenuta e la causa di quell’indurimento era da ritrovarsi nell’uomo che, in quel frangente, sedeva distaccato al suo fianco.
Quella era solo la prima di una lunga serie di coltellate nel cuore che Loki le avrebbe inferto.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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His love will conquer all
~di Chemical Lady~
 
 
 

The future's open wide beyond believing.

 
~Parte Prima.
 
 
Un leggero venticello primaverile arrivò fino al giovane, sfiorando con una carezza le pagine del libro che stava con così poco interesse leggendo.
Aveva atteso di mettere le mani su quel tomo per anni, così tanti da averlo idealizzato. Si ritrovava quindi deluso, vedendo ogni sua aspettativa crollare. Non pensava che gli incantesimi degli Elfi di Luce fossero così semplici, o forse era diventato semplicemente troppo potente per quelle stupide filastrocche da lattante che tutto parevano, meno che riti magici.
Perché mai avrebbe voluto far nascere le orchidee fra le rocce? Erano ben altri i sortilegi che titillavano il suo interesse, la botanica l’avrebbe lasciata volentieri alle donne.
Con uno sbuffo pieno di rancoroso risentimento, Loki voltò la pagina, sentendo distrattamente la carta strapparsi appena nel punto in cui si congiungeva al dorso del manuale, rifiutandosi però di controllare il danno.
L’avrebbe probabilmente dato alle fiamme entro sera, perché sprecarsi per curarlo?
Un urlo in lontananza gli fece alzare gli occhi per un istante, prima di tornare a ficcarli con insistenza tra le parole scritte con eleganza nella lingua dialettale di Alfheim. Doveva esserci qualcosa di buono lì in mezzo. Doveva trovarlo per orgoglio personale, perché non era possibile che…
Un paio di mani morbide e profumate si posarono sul suo viso, coprendogli dolcemente gli occhi senza premere su di essi. Poiché aveva capito in partenza di chi si trattasse, Loki sorrise dolcemente, deciso però a stare al gioco come ogni volta.
«Chi disturba il mio studio?» cercò di dire con un tono serio e perentorio, come se stesse cercando di darsi un tono o apparire quasi seccato da quell’interruzione.
Una risata leggera si levò nell’aria pomeridiana e il Dio finalmente trovò un senso in quell’odiosa giornata. Le mani scivolarono via dagli occhi, accarezzandogli il collo in modo così delizioso che, per un istante, Loki chiuse gli occhi, godendosi così anche il piccolo bacio che quel gradito ospite stava lasciando tra i suoi capelli neri.
Dopo di che, trovò la medesima persona seduta al suo fianco. Non s’era quasi accorto del fatto che aveva scavalcato la panca di pietra appoggiandosi ad essa con le mani, tanto aggraziato era stato quel saltello.
Eppure ecco Freyja, con i suoi occhi gentili e il sorriso divertito.
Era ricoperta di polvere, così tanta che la casacca blu cobalto sotto alla cotta di maglia dell’armatura pareva ingrigita dal tempo. Un piccolo taglio faceva capolino sulla guancia, vermiglio di sangue ancora fresco, ma non parevano quella condizioni un po’ al limite della decenza inficiare il buon umore della Dea.
«Perché non sei venuto ad allenarti con noi?» chiese con tono squillante, sbirciando il libro che Loki ancora teneva in mano.
Per riflesso, il Dio chiuse il tono tenendo fra le pagine l’indice, così da non perdere il segno. «Sei cresciuta fra i  lupi, sorella? Nemmeno un buon giorno prima dell’interrogatorio?»
La bionda alzò un sopracciglio, prima di accomodarsi meglio, appoggiandosi con la spalla a quella di Loki. Iniziò ad allentare i lacci degli avambracci di cuoio, mentre lo sfotteva con tono amabilmente accondiscendente «Buongiorno, mio amatissimo e carissimo fratello» disse, prima di voltarsi a guardarlo «Perché non sei venuto ad allenarti con noi? Ne hai bisogno. Sei lento con quel pugnale e magari oggi era il giorno giusto per deciderti a scegliere un arma vera.»
Loki la guardò, divertito a sua volta da tanta sfacciataggine «Al contrario tuo, Freyja, io ho imparato molto bene ciò che nostra Madre ci ha insegnato. Ergo, non necessito di arma alcuna, se non la magia che scaturisce direttamente da me.»
«Per questo ti sei dato alle magie degli Elfi?» domandò quindi lei, prima di sospirare «Non mi diverto, se non ho te da battere. Promettimi che verrai domani.»
«Mai, nemmeno se mi implori piangente.»
La Dea sbuffò, prima di soffiargli come solevano fare i gatti, che con tanto amore allevava. Lui rise, per niente offeso, riaprendo il tomo mentre la giovine si appoggiava col capo alla sua spalla, corrugando appena  le sopracciglia nel vano tentativo di leggere quelle frasi scritte con così tanta perizia, ma in una lingua così complessa.
Doveva ammetterlo a se stessa; per quanto si sforzasse, sapeva benissimo che Loki era un Maestro di Magia superiore a lei. Era giusto così, infondo, visto quante ore il Dio spendeva sui libri rispetto a lei, che alternava gli studi con una sana dose di scazzottate con l’altro fratello, il maggiore. Thor.
Per quanto fossero cresciuti tutti e tre insieme, tra lei e Loki vi era però un legame differente, sicuramente più solido, come se fossero nati insieme e insieme destinati a finire.
Era il suo maggior confidente e il sentimento che nutriva per lui metteva spesso a dura prova il suo raziocinio.
Non poteva saperlo, ma anche per Loki era lo stesso. Quasi non si accorgeva del modo in cui trattava Freyja, con più riguardo di chiunque altro.
Per diversi minuti, Freyja rimase in silenzio in quella posizione comoda, con gli occhi chiusi a godere del vento primaverile che le scompigliava le ciocche del colore del grano maturo, laddove esse sfuggivano alle trecce che ella stessa aveva acconciato per fermare indietro i ricci. Sarebbe stato molto compromettente, avere gli occhi oscurati da essi mentre Fandral o qualcun altro s’avventava contro di lei con una spada.
Dal canto suo, anche Loki parve più rilassato, forse dalla presenza della sorella. Continuò la sua lettura con meno acidità, anche se continuava a considerarla assai scarna e sterile, ai suoi fini educativi.
Fu la voce della giovine ad infrangere la bolla intima dentro a cui si erano rinchiusi e quando essa arrivò alle orecchie del Dio, parve piccola come quella di una bambina intimidita da qualcosa.
«Non m’hai ancora invitata alla festa di questa sera, pensi di farlo ora o di presentarti come l’anno scorso fuori dalla mia stanza a dieci minuti dall’inizio della musica?»
Va bene, probabilmente si era illuso e quel libro non avrebbe nemmeno visto il crepuscolo. Istintivamente, lo chiuse, per poi appoggiarlo accanto a sé, permeando però in un determinato mutismo. La sola cosa che fece, fu portare un braccio attorno alle spalle di Freyja, iniziando ad accarezzarle distrattamente il braccio.
Ella attese fino a che il buon senso non la invitò ad alzare il capo, per verificare cosa stesse passando per la testa del fratello. Loki pareva pensieroso, ma nulla più di questo. La fronte aggrottata e gli occhi fissi in un punto non ben determinato sulla pavimentazione del giardino, come se stesse cercando qualcosa da dire.
«Non mi dirai che vuoi andare al ballo senza un’accompagnatrice. Sicuramente Thor te lo farebbe pesare.» Lo punzecchiò la Dea, mettendosi seduta diritta al suo fianco, attendendo una risposta.
Sicuramente, quella che ricevette, era la meno aspettata possibile.
«In vero, ho già chi mi accompagna.»
Silenzio.
Freyja da primo impatto, azzardò una mezza risata, che però si infranse nel momento in cui si rese conto che Loki non stava scherzando. Poi si sentì semplicemente male, come se le avessero tirato un pugno nello stomaco. Cercò lo stesso di non darlo a vedere, poiché non era nella sua natura far scenate stupide o attirare su di sé la pena. Quello di solito era l’altro, che sbraitava con facilità ogni qualvolta Freyja faceva qualcosa che potesse ferirlo. Anche perché lei evitava accuratamente di farlo.
«Davvero?» Si informò, cercando di dare colore ad un tono spento. «Mi fa piacere saperlo. Posso chiederti chi accompagnerai?»
Lui la guardò attentamente, come se temesse una reazione, ma fu solo una frazione di secondo. Poi semplicemente riprese il libro, con fare quasi nevrotico. Aprì le pagine, sfogliandole freneticamente, per sembrarle occupato. Poi, con cadenza estremamente secca, lo disse «Rinda. Stamane mi ha chiesto se avevo già qualcuno con cui danzare e io le ho detto la verità. Spero che la cosa non ti turbi, sorella.»
Turbarla?
Era al di là del semplice turbamento.
Poiché non la stava guardando, Freyja si permise di far saettare gli occhi lontano da lui, verso le frasche dell’albero sulle loro testa, al fine di sviare la possibilità che potesse vedere in essi la benché minima traccia di delusione.
Ogni qualvolta si teneva un ballo, una festa, uno dei numerosi banchetti che Thor teneva per celebrare le sue vittorie-dalle più piccole alle più gloriose- andavano insieme. Danzavano e ridevano tutto il tempo, bevendo vino e coinvolgendo anche Frigga, la Madre, in quel divertimento che pareva solo loro.
Ogni volta, Freyja rifiutava qualsivoglia invito, per rimanere col fratello.
Eppure, Loki pareva essersi stancato di quella che agli occhi di tutti poteva sembrare un abitudine fanciullesca. Per lei era molto di più, però. Il fatto che poi andasse con Rinda, che di tutte era colei che Freyja vedeva meno di buon occhio, le fece salire un po’ di nervoso. Che però ricacciò nelle profondità del suo essere.
In giovinezza, la Dea della Guerra e dell’Amore era assai differente da ciò che sarebbe poi divenuta e la causa di quell’indurimento era da ritrovarsi nell’uomo che, in quel frangente, sedeva distaccato al suo fianco.
Quella era solo la prima di una lunga serie di coltellate nel cuore che Loki le avrebbe inferto.
«Sono contenta per te, Rinda è assai mirabile come ballerina.» fu la sola risposta che diede, prima di alzarsi, raccogliendo gli avambracci di cuoio che aveva appoggiato accanto a sé. «Ci vediamo al banchetto, allora. Quest’anno la primavera si prospetta ancor più mite del solito. Nostra Madre sarà celebrata con le odi che merita, per questo.»
Girò semplicemente sui tacchi, dirigendosi spedita verso le scale che riconducevano al cortile di sabbia e polvere nel quale gli uomini, a giudicare dalle urla, si stavano ancora allenando.
Non disse nient’altro a Loki, né di con quanta cura aveva scelto l’abito adatto che potesse sposarsi bene con la casacca che lui amava indossare durante quelle ricorrenze, né di quanto avesse atteso la bella stagione per avere una scusa per stringersi a lui di fronte a tutti senza destare sospetto alcuno.
Non era nella sua indole piangersi addosso, avrebbe sorriso e, se la fortuna avesse giocato la sua carta a favore della Dea, forse Baldr era ancora libero di accompagnarla.
Stava scendendo i primi gradini, quando Loki, spinto da un senso di colpa che lo stava divorando, la chiamò per nome, fermandola. Per quanto avesse finto disinteresse, non occorreva che spiasse il volto della sorella per capire che c’era rimasta male; lei lo conosceva assai bene, come se fossero nati gemelli e lo stesso valeva per lui.
Freyja arrestò la marcia, speranzosa che magari il Dio le volesse rivelare che si stava burlando di lei. Non era così, purtroppo «Scommetto che ti avranno invitata in molti, devi solo confermare al primo che incontri sul tuo sentiero.»
Lei sorrise, alzando le sopracciglia e ritrovando l’ironia di poco prima, nonostante questa volta fosse finta «Io? Chi vuoi che mi inviti? Mi rotolo nella polvere con i guerrieri di nostro fratello. Rimarrò seduta al tavolo delle Anziane con Sif. Torno a coltivare la mia arte, mentre tu ti concentri sulla tua… Ci vediamo dopo.»
Con questo concluse il colloquio, scendendo rapida e a saltelli decisi quelle scale.
Non avrebbe mai ammesso ad alta voce la cosa, ma aveva reclinato per sette inviti in attesa di ricevere il solo che valeva davvero qualcosa.
  
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