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Autore: Classicboy    02/07/2015    5 recensioni
GerIta, Highschool!AU
Un italiano innamorato, un tedesco incapace nell'esprimere i propri sentimenti, un giapponese ed una ungherese che cercano di metterli insieme nel nome dello Yaoi. Insomma: una normale giornata di scuola alla W. W. World Highschool
Attenzione: trattasi della mia prima fic su questo fandom!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Giappone/Kiku Honda, Nord Italia/Feliciano Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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  LOVE ME 'CAUSE I LOVE YOU

 

 

“Proprio non riesco a capire!” esclamò Ludwig Beilschmidt.

Al suo fianco Kiku, uno dei suoi migliori amici, alzò un attimo lo sguardo dal suo pasto per osservare quell'armadio tedesco biondo con gli occhi azzurri. Kiku Honda era giapponese, coetaneo e compagno di classe di Ludwig, capelli neri e occhi castani ed una passione quasi maniacale per il modellismo e lo Yaoi.

L'orientale si guardò attorno. Non era sicuro di sapere che cosa l'altro non avesse capito, dato che durante la ricreazione alla W. W. World Highschool nulla si poteva ritenere nella norma. La scuola accoglieva studenti da tutto il mondo incorporando in sé la funzione di elementari, medie, superiori e università. Alcuni si trasferivano col passare del tempo, altri (la maggior parte) la frequentava per tutti i livelli.

Comunque durante la ricreazione quella scuola diventava un vero spettacolo di assurdità che eccentrico è dire poco. Kiku vide: il fratello di Ludwig, Gilbert, e i suoi due migliori amici che si preparavano a fare uno scherzo a qualcuno, probabilmente l'austriaco Roderich o la cotta segreta-ma-neanche-tanto di Gilbert, Elizabeta; vide l'americano Alfred mettersi in posa con un piede su di una panchina e una mano in avanti gridando “I AM THE HERO!”; dietro di lui l'inglese Arthur che si dava una pacca in testa mormorando su quanto fosse idiota; vide il polacco Feliks discorrere con l'amico lituano Toris mentre questo assumeva un'aria sconsolata, probabilmente perché l'altro aveva fatto un altro dei suoi commenti riguardanti su quanto fosse bello il rosa o i pony o i pony rosa; vide il fratello canadese di Alfred (com'è che si chiamava... a sì: Matthew) che lanciava occhiate imbarazzate all'altra parte del cortile in direzione dell'ucraina Katyusha, ricambiato.

“Proprio non riesco a capire!” ripetè Ludwig sempre più scocciato.

Stavolta Kiku seguì il suo sguardo e vide l'oggetto delle attenzioni del tedesco: un ragazzo dai capelli castano-rossicci che si dimenava a più non posso mentre chiacchierava con quella che pareva essere la sua fotocopia solo un po più alta e con i capelli di un castano più scuro. I fratelli italiani Feliciano e Lovino Vargas.

“Proprio non riesco a capire!” ripetè per la terza volta “Come fa Feliciano ad avere sempre così tante energie? È innaturale, anzi di più: è inumano!”

Kiku nascose un lieve sorrisetto: “Chi lo sa? Feliciano-kun è un mistero. Penso che l'unico che possa capirlo davvero sia suo fratello”

“Mah” disse Ludwig tornando a concentrarsi sul suo pasto spartano.

Proprio in quel momento il citato si avvicinò loro con il suo solito sorriso spensierato stampato in volto: “Veee, ciao Kiku, ciao Lud!”esclamò accompagnando le parole con due abbracci che lasciarono il giapponese mezzo sconvolto ed il tedesco rosso in volto e un po arrabbiato.

“I-Italia!” esclamò (i due avevano l'abitudine di chiamarsi con il nome delle nazioni da cui venivano, visto che per i primi tempi Feliciano non riusciva a ricordarsi il nome del tedesco) “Staccati subito! Cosa credi di fare?! Siamo in pubblico!”

“Oh, andiamo Doitsu” disse l'altro leggermente abbattuto “Che ti costa darmi solo un piccolo abbraccio?”

Nein, mi costa, e poi non sono il tipo” si volto imbarazzato “Ora scusatemi ma devo andare in classe” e li lasciò senza dare loro il tempo di replicare.

“Aspetta...!” provò a fermarlo l'italiano ma l'altro era già scomparso all'interno dell'edificio.

Kiku osservò un attimo Feliciano. Il ragazzo continuava a guardare verso la direzione in cui l'amico era scomparso, tenendo il viso leggermente corrucciato in un espressione che sembrava dire “ti prego, torna”.

L'orientale non era uno che capiva molto bene i sentimenti degli occidentali (cosa che suo cugino Kuro ogni singola volta ci teneva a sottolineare amorevolmente con la frase “Hai la sensibilità di un cetriolo di mare”), però anche lui intuiva che il sentimento del castano per il tedesco andava oltre la pura e semplice amicizia.

“Ehm, Feliciano-kun” disse cercando di farsi forza per porre quella domanda così imbarazzante “Non voglio immischiarmi nei tuoi affari, ma non è che Ludwig-kun ti piace?”

L'italiano si voltò a fissarlo con gli occhi spalancati. L'orientale già si aspettava che l'altro cercasse di schermarsi in tutti i modi possibili, invece quello si limitò a fare un sorriso amaro.

“È così evidente?” chiese per poi sospirare “Sì, Ludwig mi piace non solo come amico”

“Ma perché non provi a farti avanti e a dichiararti?”

“Perché se lo faccio e poi scopro che non sono corrisposto c'è il rischio che tronchi i rapporti con colui che per me è tutto”

Il moro rimase un attimo interdetto nel sentire quella frase così intelligente e profonda da parte di uno che tutti nella scuola consideravano alla stregua di un cagnolino. Poi si riscosse e si ricordò di chi stava parlando: quello era Feliciano Vargas, l'artista ammirato da tutti, ovvio che conoscesse così bene i sentimenti visto che per tutta la sua breve vita non aveva fatto altro che riportarli su tela.

La campanella suonò. Feliciano si asciugò le lacrime che gli si erano formate agli angoli degli occhi per poi riprendere il suo solito sorriso: “Avanti Kiku, andiamo in classe che sennò rischiamo di essere sgridati da Lud!” e così detto si diresse all'interno dell'edificio tenendo le braccia aperte come ad intenzione di mimare un aeroplano. Ed era guardandolo mentre si dirigeva dentro l'edificio che Kiku prese la solenne decisione di aiutare a tutti i costi l'amico nella realizzazione del suo sogno d'amore.

 

Kiku corse su per le scale che portavano nella sua classe. Arrivò col fiatone, e quando entrò constatò che Ludwig era solo, Feliciano non era ancora arrivato.

<< Bene >> pensò prima di procedere col suo piano.

“Buondì, Ludwig-kun” disse avvicinandosi e chinando leggermente la testa.

“Mh” il biondo alzò la testa dal quaderno “Oh, ciao Kiku. Come va?” chiese distrattamente prima di tornare ai compiti.

“Bene, grazie. S-senti” disse il giapponese tirando fuori dallo zaino dei fogli “Ieri stavo navigando in rete e ho trovato questo. Si tratta di un test per capire in un lavoro di squadra che ruolo avresti”

Questa frase destò completamente l'interesse del tedesco il quale si affrettò per prendere i fascicoli dalle mani dell'altro.

“Ecco, visto che a te queste cose interessavano, ho pensato di portartele così che potessi vederle bene”

“Grazie mille Kiku” disse quello controllando .

“Di niente, ora vado” e andò a prendere posto alcuni banchi dietro.

“Ah, un'altra cosa” disse poi rivolgendosi sempre al biondo “Non è che mi faresti sapere anche che risultato ti viene fuori? Sono un po curioso”

“Certo, non c'è problema” replico quello con un leggero sorriso.

Arrivato al posto Kiku prese senza essere visto il cellulare e mandò il messaggio di conferma alla propria socia. Dopo pochi minuti gli arrivò la risposta che lei sarebbe entrata in azione ora.

<< Bene, la prima parte del piano è andata >> pensò l'orientale << Adesso mi affido a te, Elizabeta >>

 

“Ehi, Feliciano!” urlò qualcuno attirando l'attenzione dell'italiano.

Questo si voltò e vide che la voce proveniva da una ragazza castana con gli occhi verdi ed un fisico aggraziato ma deciso.

“Veeee, ciao Elizabeta!”esclamò felice il moro salutando l'amica ungherese.

Lo raggiunse: “Senti, ti va se facciamo la strada assieme?”

“Certo! Il fratellone Lovino è uscito prima per andare a scuola con il fratellone Antonio, quindi io sono tutto solo e un po di compagnia non può che farmi bene”

Elizabeta dovette fare ricorso a tutta la sua forza di volontà per rimanere concentrata e non entrare in modalità Yaoi a sentire quella notizia: “Ma che bello! Ah, parlando d'altro, ieri su di una rivista ho trovato un test che mi ha proprio fatto pensare a te”

“Davvero?”

“Sì, eccolo qui!” gli porse un foglio di carta “Ho dovuto fotocopiarlo perché la rivista era una che mi aveva imprestato Lili, e quindi non potevo certo rovinarla”

Feliciano guardò un attimo le parole, poi gli si illuminarono gli occhi: “Quale tipo di pasta sei?” chiese contento.

“Sì, io l'ho già provato e mi sono venute fuori le farfalle. Casomai oggi pomeriggio provalo tu e poi fammi sapere”

“Veeee, d'accordo” disse tutto contento “Oh, siamo arrivati, sarà meglio se mi sbrighi, ieri non sono riuscito a fare matematica e ho bisogno di Lud. Ciao” e si affrettò verso la sua classe.

L'ungherese sorrise e prese il cellulare: 'Missione compiuta, pacco consegnato' dopodiché lo richiuse e si diresse anche lei in classe.

<< Chissà se quel cretino di Gilbert mi ha già combinato un qualche tipo di scherzo >> pensò.

 

“Allora, ti ha risposto?”

“Non ancora, e a te?”

“Certo, lo sai quanto è diligente su questo genere di cose. Probabilmente l'ha fatto subito dopo pranzo per poi tornare a concentrarsi sui compiti”

“E il risultato qual'è stato?”

“Quello che ci aspettavamo, ovviamente”

“Bene... oh, un messaggio!”

“Chi è?”

“È lui!”

“Presto, che cosa dice?!”
“Che ha fatto il test e che il risultato... è quello che ci aspettavamo!”

“Bene, allora direi di procedere con la fase tre”

“Bene, vado e che lo Yaoi sia con te Kiku”

“Altrettanto, Elizabeta-san”

 

Ludwig se ne stava fermo di fronte alla biblioteca. Ma quanto ci mettevano quei due ad arrivare? Il ragazzo aveva appuntamento con Kiku e Feliciano per studiare assieme per una verifica importante che si sarebbe tenuta di lì a pochi giorni, e quei due non si vedevano ancora. Capiva che per Feliciano, essendo lui italiano, il tempo era una cosa estremamente relativa, ma sperava che almeno il giapponese si salvasse.

“Luuuud!” lo raggiunse in quel momento una voce.

Lui si voltò e vide il castano venirgli incontro con quel suo sorriso spensierato, e come al solito il cuore perdere un battito nel vedere la sua figura.

Buon giorno, Lud. È da molto che aspetti?”

Guten tag, un po a dire il vero, ma fa nulla. Ormai ti conosco”

L'altro si guardò un attimo intorno, come se si fosse accorto solo in quel momento che c'era qualcosa che non andava: “Veee, e Kiku dov'è?”

“Non lo so, non è ancora arrivato” replicò l'altro frettoloso.

“Sono preoccupato, solitamente è un tipo molto puntuale. Doitsu, non è che gli è successo qualcosa?” chiese aggrappandosi al suo braccio e guardandolo con un'espressione da cucciolo bastonato.

“E-e io che ne so!” rispose rosso mentre si allontanava, cercando di nascondere con la rabbia il piacere che gli avevano dato quel contatto ed il fatto che lui lo chiamava ancora di tanto in tanto con quel nomignolo invece che col suo nome.

Era una cosa loro e di nessun altro, nata per gioco e finita per diventare il loro legame più stretto.

In quel momento il cellulare del tedesco squillò una marcia militare.

“Veee, certo che hai proprio delle strane suonerie, tu” disse Feliciano.

“Parla quello che quando gli arriva un messaggio il suo cellulare urla a tutto spiano “Paaastaaaaaaa!' ” replicò l'altro con un leggero sorriso, prima di tornare a concentrarsi sull'apparecchio. Dopo un paio di righe la sua espressione si fece corrucciata.

“È successo qualcosa? Brutte notizie?” chiese preoccupato l'italiano.

“Kiku non riesce a venire. Gli fa troppo male la schiena”

“Veeee, che problema da vecchio!”
“Concordo, comunque ci dice di continuare comunque noi due con lo studio” chiuse il cellulare “Beh, direi che è ora di entrare, su Feliciano”

“Agli ordini” disse quello mettendosi sull'attenti prima di seguirlo all'interno dell'edificio.

Passarono due ore buone sui libri, col tedesco che cercava in tutti i modi di far entrare le formule degli acidi e di altri composti nella testa dell'italiano.

Alla fine ci riuscì.

“Era ora!” esclamò il biondo esasperato poggiando sfinito la testa tra le braccia. Senza essere visto Feliciano sorrise leggermente. A dire la verità aveva capito i il trucco per memorizzarli dopo un quarto d'ora, ma aveva preferito fingere di non sapere perché gli piaceva quando Ludwig gli spiegava le cose: assumeva un'aria corrucciata e gli occhi diventavano leggermente più gentili. Lui non l'avrebbe mai ammesso, ma secondo il castano all'amico piaceva assumere il ruolo da insegnante e il fatto che gli altri dipendessero da lui, ecco perché non lo aveva ancora mandato al diavolo.

I suoi pensieri furono interrotti dal cellulare che si mise a strillare “Paaastaaaaaaa!” attirando le occhiate di biasimo da parte di tutta la biblioteca e facendo arrossire Ludwig completamente.

“Mi pareva di averti detto di spegnerlo” sussurrò mentre si affrettava a nascondere la testa dietro ad un libro per la vergogna.

“Eh eh, scusa. Me ne ero dimenticato” disse l'altro sorridendo spensieratamente, mentre si portava una mano dietro la testa.

Aprì il cellulare, e dopo un paio di righe sussultò.

“Che c'è? Brutte notizie?” chiese preoccupato il tedesco dopo aver visto il viso dell'amico scurirsi.

“No no, tutto ok” mentì Feliciano per poi fissarlo dritto negli occhi e farlo arrossire leggermente “Senti Doitsu, visto che qui abbiamo finito e che non è ancora ora di cena che ne dici se andiamo a prenderci un gelato per merenda?”

“Beh, ecco non saprei...” mormorò il biondo. Mangiando a quell'ora c'era il rischio che quella sera non avesse più appetito per cenare, la cosa avrebbe scombussolato i suoi bioritmi e la cosa avrebbe potuto mandarlo in crisi. Inoltre andare a prendere un gelato da solo con quell'italiano così petulante e tenero lo imbarazzava un po. Lo guardò e vide che il castano lo guardava con un'espressione implorante che avrebbe fatto a gara con lo sguardo languido di un cocker.

“Dai Doitsu, ti preeeego” chiese mordendosi il labbro in quella maniera a che lui trovava adorabile.

“O-ok” disse alla fine mentre pensava << Quanto è carino! >>.

Dopo aver messo a posto le loro cose ed essere usciti Feliciano lo prese per mano e lo condusse in una gelateria nella quale, a detta sua, facevano un gelato squisito.

Dopo essere arrivati ed aver preso il tedesco un cono al fior di latte e l'italiano uno alla cioccolata (“Ma perché non si decidono a fare un gelato alla pasta?”) andarono a sedersi sulla panchina di un parco lì vicino.

Dopo alcuni minuti di silenzio fu il castano a rompere il ghiaccio: “Allora, Doitsu? È o non è buono?”

“Avevi ragione Italia, ha un buon sapore” ammise l'altro.

“Sai” continuò Feliciano “Da bambino venivo spesso in questo parco assieme a Lovino e al nonno, ci prendevamo un gelato e ci mettevamo a sedere su di una panchina. Lì Nonno Romolo incominciava a raccontare a me e a mio fratello storie di coraggiosi guerrieri e legionari, che combattevano con orgoglio per difendere la loro patria, ed io e il fratellone eravamo rapiti. Penso che entrambi saremmo rimasti anche tutto il giorno lì pur di sentirlo raccontare”

Il ragazzo aveva uno sguardo triste e nostalgico, un sorriso leggermente amaro era stampato sulle labbra solitamente allegre. Il biondo sapeva che l'amico era molto affezionato al nonno, per questo alcuni anni prima quando gli era stato riferito della sua scomparsa, lui era stato preso dallo sconforto, e ancora oggi non riusciva a parlare di lui senza intristirsi. Ludwig sentì una morsa al petto nel vederlo così abbattuto, e provò l'irrazionale desiderio di far sparire quella tristezza dal suo volto e dalle sue labbra perfette con un semplice bacio.

“I guerrieri di cui ci raccontava il nonno erano tutti diversi tra di loro” continuò l'italiano “Ma c'era una cosa che gli univa, una cosa che lui continuava a sottolineare perché ci diceva che quella era la forza che muoveva il mondo: l'amore”

Feliciano disse l'ultima parole con sussurro, ma questa colpì Ludwig come se glielo avesse appena urlato in un orecchio.

“Lud, quello che sto provando a dirti è difficile, ma... Ecco, ciò che sto provando a farti capire è che...”

Il biondo si chinò in avanti e lo baciò lasciandolo piacevolmente sorpreso. Anche il tedesco era stupito della sua azione. La sua parte razionale continuava a dirgli di staccarsi, che non si doveva comportare così, che Feliciano era solo un amico, ma lui l'aveva mandata a farsi fottere e aveva lasciato che fosse l'istinto a prendere il sopravvento.

Si staccarono. Entrambi erano rossi in volto, un po per la felicità un po per l'imbarazzo.

“Ti amo Feliciano” disse Ludwig in un sussurrò.

L'italiano gli sorrise dolcemente: “Ti amo anch'io, Ludwig” e si accoccolarono uno vicino all'altro, il castano contro il petto muscoloso dell'altro. E mentre era intento ad annusare il suo profumo di deodorante misto a birra (che alla fin fine era anche piacevole) ripensò al messaggio che gli era arrivato da Elizabeta: “È la tua occasione! Io e Kiku vi abbiamo lasciati soli perché tu possa finalmente dichiararti a quell'armadio biondo. Non temere, lascia da parte le tue paure e buttati. Ce la puoi fare, Feli!

<< Grazie Elizabeta, grazie Kiku >> pensò l'italiano << Ovunque voi siate, grazie di cuore >>

 

Poco distante da lì, in mezzo a dei cespugli...

 

“Allora? Allora? Che fanno?” sussurrò l'ungherese stritolando il braccio di Kiku affianco a sé, mentre questo stava guardando i suoi due migliori amici attraverso il binocolo.

“Sono accoccolati uno affianco all'altro. Feliciano-kun ha la testa appoggiata sul petto di Ludwig-kun. Sembrano entrambi felici e...”

“Che cosa?! Ha la testa appoggiata sul suo petto?! Presto fa vedere!” e lo buttò di lato mentre si impossessava prepotentemente dello strumento.

“Ehm, senti Elizabeta-san” disse leggermente imbarazzato l'orientale “Ma non ti senti un po' una guardona a spiarli in un momento di intimità?”

“Per niente!” sbottò decisa l'europea distogliendo lo sguardo per fissarlo sul moro “Del resto ti ricordo che è merito nostro se quei due ora sono lì e non a crogiolarsi nel loro presunto amore non corrisposto. Siamo stati noi a dargli quei test truccati sullo scoprire chi è la propria anima gemella per avere la conferma che erano fatti l'uno per l'altro. Siamo stati noi a far sì che si incontrassero da soli nella biblioteca. E siamo sempre stati noi a far in modo che quel codardo di Feliciano prendesse il coraggio a due mani per dichiararsi!”

“Beh, sì ma...”

“E allora mi pare più che giusto starcene a guardare il risultato del nostro esperimento. E ora svelto, prendi appunti che sento che mi sta arrivando l'ispirazione per la prossima storia!”

E nel frattempo, ignari di tutto questo, Feliciano e Ludwig se ne stavano uno accanto all'altro intenti a godersi quel loro momento di magia e di pace.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Bene, innanzitutto salve. Questa è la mia prima storia su questo fandom, pertanto direi che è bene specificare un paio di cose prima di passare all'angolo del autore vero e proprio:

1) Sono un ragazzo (lo so, incredibile, eh?);

2) Sono etero (non so perché l'ho messo come punto ma ci tenevo particolarmente a specificarlo);

3) No, non è strano che un ragazzo scriva su EFP;

4) No, non è strano che ad un ragazzo piaccia Hetalia;

5) No, non è strano che un ragazzo scriva su EFP di Hetalia.

Bene, e dopo aver precisato ciò direi che possiamo tornare alla storia.

Ripeto che è il mio primo esperimento Hetaliano, pertanto non so se sia riuscito bene o male. Chiedo scusa se i personaggi, specialmente Ungheria, mi sono usciti fuori un po OOC. Scusate eventuali errori di grammatica, se li trovate e me li fate notare mi fate un piacere. Un paio di personaggi citati: Lili è il Liechtenstein, mentre il Kuro cugino citato da Giappone altri non è che il suo 2p. Chiedo scusa se alcuni nomi sono inesatti. Lo so che Giappone chiama Germania col suffisso -san invece che -kun, ma volevo adoperare quest'ultimo perché non sono in un contesto in cui nutre un rispetto sconfinato per Germania, bensì in cui sono semplicemente amici, invece gli ho fatto chiamare Elizabeta col suffisso -san perché è più grande di lui. Nella storia i tre dell'Asse hanno tutti la stessa età.

Beh, che dire? Spero che vi sia piaciuto, accetto tutto, anche critiche, basta che siano costruttive (e se non lo sono troverete comunque pane per i vostri denti, yattah! u.O)

Byeeee!!!!!!!!!!

   
 
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