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Autore: The Price of Magic    02/07/2015    2 recensioni
Una mattina di normale amministrazione per Gold. Riscuotere gli affitti. Controllare i cittadini e...accompagnare la piccola figlia Rose a fare compere. Gold al supermercato? Che cosa accadrà? Con la piccola Rose sicuramente qualcosa, considerando che la figlia ha piccoli sprazzi di magia. E se di mezzo ci mettiamo suore che vendono candele e un sindaco isterico, allora la giornata non sarà più tanto normale
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leroy/Brontolo, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NORMALE AMMINISTRAZIONE MATTUTINA
 
Storybrooke, anni prima dell’arrivo di Emma…

I cittadini vivevano normalmente la loro vita. Ogni giorno la stessa routine quotidiana. Così  anche per Gold, il proprietario del negozio dei pegni, nonché l’uomo più ricco di tutta Storybrooke e proprietario della città.
L’orologio posto sul comodino segnava le sei e mezza. Gold si alzò e, dopo aver preso il bastone, si andò a vestire in bagno. Come ogni mattina, se ne andò in cucina a preparare il latte per sua figlia Rose di due anni. Prese un cartone dal frigorifero e poi lo versò nel biberon che aveva precedentemente portato giù dalla sua camera da letto. Riempì d'acqua un pentolino, lo mise sul fornello e accese la fiamma, non prima però di averci messo anche il biberon.
Aspettò qualche minuto. Poi spense la fiamma, tirò via il pentolino dal fornello e fece scolare parte dell’acqua nel lavandino. Prese il biberon agitandolo un po’ per poi versare una piccola goccia sul polso per sentirne la temperatura. Soddisfatto, se ne andò al piano superiore, entrando poi silenziosamente nella sua camera dove, accanto al letto, vi era il lettino con dentro Rose. Cercò di non calpestare i tanti giocattoli a terra. Fortunatamente arrivò alla culla senza toccarne nemmeno uno. Vide la figlia sveglia. Era come se sapesse a che ora sarebbe arrivato il padre.
“Vedo che sei già sveglia. Come ogni mattina a quest’ora. Sembra che tu sappia sempre quando sto per arrivare con la tua pappa. Anche questa volta bevilo tutto, perché il latte ti farà crescere sana e forte. Ricordatelo sempre” spiegò Gold e, abbassandosi, mise il biberon in bocca a Rose, la quale incominciò a bere il latte al suo interno. Appena lo ebbe finito tutto, le tolse il biberon dalla bocca. La bambina rise contenta e, in quello stesso momento, la giostrina sopra la sua culla si azionò da sola. Gold guardò l’oggetto muoversi, seppur di poco. Lui non l’aveva azionata e non capiva come faceva a muoversi da sola. Riguardò Rose che rideva contenta per poi smettere e guardare il padre. La prese tra le braccia, cullandola e dicendole: “Che ne dici se andiamo a fare colazione?” Ma appena uscì dalla camera, la giostrina smise di girare.
Una volta però in cucina e dopo aver messo Rose nel seggiolone, aprì il frigorifero e notò che al suo interno c'era poca roba da mangiare, solo qualche yogurt e dei pomodori lì da chissà quanto tempo. Lo richiuse e, andando dalla figlia, disse: “Oggi il papà ti porterà da Granny’s e poi andremo al supermercato a fare la spesa.”
“Bello. Bello” disse contenta Rose, battendo le mani.
Poco dopo, padre e figlia si trovarono da Granny’s per fare colazione. Rose si guardava intorno, soffermando lo sguardo sui vari clienti presenti. A prendere le loro ordinazioni fu proprio Granny, a causa della troppo pigra nipote Ruby che non voleva lavorare con la nonna.
“Signor Gold, oggi cosa le porto?” domandò Granny arrivando al suo tavolo. Gold e Rose la guardarono e la bambina disse: “Nonna. Nonna.”
“Non badi a lei. Da quando ha incominciato a parlare, identifica le persone a modo suo” disse Gold e guardarono la bambina che li guardava a sua volta ridendo. Gold riguardò Granny rispondendo alla domanda posta prima: “Per me porti del tè.”
“E da mangiare? Sempre il solito, vero?” chiese Granny.
“No. Vorrei…” iniziò col rispondere Gold. Ma fu interrotto da Rose che disse: “Quello. Quello.” Voltò lo sguardo in direzione di un altro tavolo. Rose stava guardando ciò che c’era rimasto sul piatto.
“Va bene. Vorrei quel coso lì che sta indicando mia figlia” disse Gold.
“Quello si chiama bagel, Signor Gold” disse Granny.
“Va bene. Mi porti quello” disse Gold e Granny andò a prendere le ordinazioni per poi ritornare poco dopo reggendo un vassoio. Gold prese un pezzetto di bagel, assaggiandolo. Ma il sapore non gli piacque. Quindi guardò la figlia che stava guardando con curiosità quella strana pietanza dalla forma circolare a lei ancora sconosciuta. Ne prese un po’ sbriciolandoglielo in tanti piccoli pezzi. Poi ne prese uno in mano e lo allungò a Rose. La bambina guardò quei pezzetti nella mano del padre per poi prenderne un po’ e metterseli in bocca. Rose gioì: “Buono. Buono. Ancora. Ancora.” Gold sorrise e, dopo aver spezzettato altri pezzetti, li diede alla figlia che li mangiò entusiasta. Da quel momento, il bagel divenne una delle colazioni preferite di Rose.
Poco dopo Gold stava spingendo il carrello della spesa, con seduta Rose, verso l’entrata del supermercato. Non era da lui andare a fare la spesa in quel posto. Normalmente si fermava a prendere poche cose alla Dark Pharmacy. Ma considerando che il frigorifero era vuoto e Rose stava crescendo, e che quindi aveva bisogno di ogni cosa per crescere, era praticamente diventato obbligatorio fare rifornimento in un posto più grande.
Davanti al supermercato c'erano alcune suore del convento con una lunga tavola sopra alla quale erano poste delle candele.
“Un’offerta. Un’offerta per il Convento. Per favore” diceva una delle suore, la più giovane, mentre teneva in mano una candela e guardava i passanti entrare nel supermercato senza degnarla nemmeno di uno sguardo. La suora abbassò la testa.
“Abbi fede, sorella Gray. Vedrai che qualcuno ci aiuterà” disse un’altra suora. Entrambe voltarono lo sguardo quando una voce disse: “Buongiorno, sorelle.” E videro Gold che spingeva un carrello, dentro al quale era seduta una bambina.
“Buongiorno anche a lei, Signor Gold. Vedo che oggi è in buona compagnia” disse la suora e sorrise a Rose la quale, guardandole, disse: “Fate. Fate.”
“Vuole fare un’offerta, Signor Gold?” domandò Gray.
“Un’offerta per cosa?” chiese Gold.
“Per il convento. Farà una buona azione, acquistando una di queste candele profumate” rispose Gray, mostrandogli la candela che teneva in mano.
“Perché mai dovrei sprecare inutilmente i miei soldi per una stupida candela che durerà pochi giorni? Ci sono altre cose ben più importanti di una candela” replicò Gold. Rose, nel frattempo, si era soffermata proprio a guardare la candela in mano a Gray.
“Ma anche un semplice gesto può fare grandi cose. Proprio come questa candela. La sua luce può illuminare la strada di chi si è perso, riconducendolo dalle persone più care” spiegò Gray.
“Non riuscirà a convincermi con le sue parole sdolcinate e poetiche. Non lo sa che la cera di una candela può rovinare pregiati mobili? E, ovviamente, non voglio che ciò accada” disse Gold. Abbassò lo sguardo quando Rose, con le manine protese davanti a lei, disse: “Candela. Bella candela.” E cercò di prendere l’oggetto in questione.
“A quanto pare a sua figlia le candele piacciono. Ecco, tieni piccola” disse sorridendo Gray e allungò l’oggetto a Rose. Ma Gold replicò, prendendo delicatamente le manine della figlia e allontanandole dalla candela: “Non si permetta di dare quell’oggetto a mia figlia! Solo io decido per lei e nessun altro! Non si azzardi mai più!” E Gray allontanò subito la candela. Rose guardò il padre dicendo: “Cattivo. Papà cattivo.” Gold la guardò a sua volta, dicendole: “Non sono cattivo. Lo sai che voglio sempre il bene per te, mio piccolo fiore. E di certo non voglio buttar via soldi inutilmente invece di metterli via per i tuoi studi.”
Ma Rose mise il broncio e, quando lo faceva, nulla poteva farle cambiare idea. Poi ripeté: “Papà cattivo. Cattivo come Regina.” Gold guardò le suore, replicando: “E’ tutta colpa vostra. Come vi è venuto in mente di fare una colletta proprio davanti al supermercato e in pieno inverno?! Non potevate farla altrove?!”
“Signor Gold, di certo non è colpa nostra se lei ha deciso di venire a fare la spesa proprio in questo supermercato e se a sua figlia piacciono le nostre candele. Non è colpa nostra se questa dolce e piccola creatura ha un padre crudele e senza cuore, che non vuole spendere soldi per farle un regalo. E, se proprio vuole saperlo, è colpa sua se noi ci troviamo qua” spiegò la suora accanto a Gray.
“Be', il vostro convento appartiene a me e l’ultima rata che ho ricevuto non era completa” disse Gold.
“Non avevamo tutti i soldi da darle” disse la suora.
“Siamo quasi sotto Natale e di certo Babbo Natale non scenderà nel vostro camino per portarvi dei regali. Quindi un regalo ve lo farò io in anticipo. Se andrete via da qua prima che io abbia terminato le spese, non vi caccerò dalla vostra sacra casa. E credetemi. Neanche i vostri potenti aiuti dall’alto vi possono aiutare” disse Gold ed entrò nel supermercato, proprio nel momento in cui uscì Leroy.
“Che ci fa lui da queste parti?! Non ha sempre detto che la bassa plebe non gli piace?! Allora non dovrebbe gironzolare altrove?!” replicò Leroy guardando le suore.
“Forse dovremmo andarcene. Intanto non abbiamo guadagnato molto” disse Gray.
“E darla vinta a quella bestia?! Scusatemi, sorelle, ma io non ci sto! Mi dispiace molto per quella dolce bambina che si ritrova, ma lui non può vincere così facilmente solo perché ha tanti soldi, mentre noi no!” replicò Leroy.
“Ma quando uscirà dal supermercato e ci vedrà ancora qua, ci caccerà dal convento” disse Gray.
“Ma noi non glielo permetteremo. Leroy ha ragione. Lui non può vincere solo perché ha tanti soldi. Noi abbiamo la fede dalla nostra parte e la volontà di non mollare. Dobbiamo tenere duro. Magari accadrà un miracolo. Chi lo sa” spiegò la suora mettendo una mano sulla spalla di Gray.
“E io vi aiuterò. Non permetterò a quello zoppo di mettervi il bastone tra le ruote!” replicò Leroy e le suore lo guardarono stranamente.
Intanto, all’interno del supermercato, Gold aveva già fatto un po’ di spesa. Ma Rose teneva ancora il broncio. “Rose, ti prego, smettila. Lo so che sei arrabbiata perché il papà non ti ha preso quella candela. Ma si tratta di una candela. Non te ne farai nulla. Non è un giocattolo” spiegò Gold. Ma la bambina non voleva sentire ragioni. Quindi replicò: “Papà cattivo. Papà non vuole bene a Rose.”
Gold smise di spingere il carrello e, guardando la figlia, disse: “Rose, il papà ti vuole molto bene. Ma non puoi dire così solamente perché non ti ho preso quella candela. Ti ho sempre preso tutto ciò che volevi. Non ti ho mai fatto mancare nulla. Voglio il meglio per te, mio piccolo fiore. Coraggio, ora fammi un bel sorriso.” Ma gli occhi della bambina, che guardarono il padre, incominciarono a riempirsi di lacrime e, proprio in quel momento, alcuni pupazzi (visto che si trovavano nel reparto “Giocattoli”) andarono addosso a Gold. Quest’ultimo cercava di proteggersi con le braccia. Poi vide un trenino arrivare verso di lui. Gold si abbassò e il trenino andò a sbattere contro uno scaffale. I giocattoli non si mossero più. Gold guardò Rose e la vide abbassare le labbra.
“No. Non farlo” disse Gold. Ma Rose scoppiò a piangere. Chi era lì vicino voltò lo sguardo verso di loro e, nello stesso momento, o era solo coincidenza, le luci del supermercato si accesero e spensero per più volte.
“Rose, ti prego, smetti di piangere” disse Gold. Ma, per tutta risposta, Rose pianse ancora più forte. Le luci continuavano a accendersi e spegnersi ininterrottamente. Gold si guardò da tutte le parti, cercando qualcosa che potesse calmare la figlia. Finalmente vide ciò che poteva fare al caso suo. Lo prese e lo mostrò davanti a Rose, dicendole: “Guarda cos’ha il papà per te. Se smetterai di piangere, il papà te lo prenderà” e la bambina smise di piangere. Non del tutto, visto che qualche lacrima ancora rigava il suo viso. Gold le diede in mano quel peluche di Topolino e Rose, mentre lo stringeva forte a se, disse: “Papà buono. Grazie papà.”
“E questo va a aggiungersi ai suoi altri gemelli a casa” disse Gold e riprese a spingere il carrello, mentre la luce era ritornata normale.
Comprò altre cose. Quindi arrivarono nel reparto “Cereali”. Gold sapeva benissimo che i cereali preferiti di Rose erano i Cheerios al miele. Buffa cosa che, sul davanti della scatola, ci fosse un’ape. Che fantasia, pensò ironicamente Gold. Vide lo scaffale con le varie scatole dei cerali. Di quello che cercava, ne era rimasta solo una scatola. Si avvicinò ma, proprio in quel momento, una signora, anche lei con una bambina sul carrello, la prese prima di lui. Guardò Gold con sorriso beffardo e vincente e poi, dopo aver messo la scatola nel carrello, si allontanò. Gold la guardò andarsene. Ma poi abbassò lo sguardo quando sentì la dolce voce della figlia: “No Cheerios. No pappa.” E guardò il padre con quegli occhi tristi ma così uguali ai suoi. Non voleva vedere sua figlia triste. Non poteva permetterlo. Lui era la persona più temuta di tutta la città. Lui otteneva sempre ciò che voleva. Accarezzò Rose su una guancia, dicendole: “Non ti preoccupare, piccola mia. Avrai la tua pappa e papà te la prenderà.” E spinse il carrello.
Riuscì a raggiungere quella signora di mezza età. Con i capelli corti e biondi e di certo alta solamente perché portava dei tacchi a spillo.
“Mi scusi, ma lei ha preso qualcosa di mio” disse Gold. La signora si fermò e, quasi ridendo, disse: “Non mi sembra che ci sia scritto su il suo nome, Signor Gold.”
“Quella scatola di Cheerios l’avevo vista prima io. Quindi spetta a me” disse Gold.
“Non mi dispiace affatto che lei sia zoppo, perché così mi ha dato il vantaggio necessario per prendere l’ultima scatola disponibile” disse la signora sorridendo.
“Se fossi in lei non sorriderei così tanto. Visto che mi conosce, non le consiglio di giocare troppo con il fuoco. E ora gradirei che mi desse quella scatola. Vede, quei cereali sono i preferiti di mia figlia” spiegò Gold.
“Be', mi dispiace molto per sua figlia ma dovrà accontentarsi di altri cereali. Non può avere sempre tutto lei” disse la signora e, voltandosi, riprese a spingere il carrello. Sembrava proprio che questa volta Gold non avrebbe ottenuto ciò che voleva. Ma proprio in quell’istante, la bambina nel carrello della signora incominciò a strillare. Gold guardò in quella direzione, per vedere la scatola dei Cheerios uscire dal carrello e fluttuare a mezz’aria. La signora cercava di calmare la figlia e contemporaneamente anche prendere la scatola ma con scarsi risultati per entrambe le cose. Gold non poteva credere a ciò che vedeva. Abbassò lo sguardo, vedendo Rose guardare la signora alle prese con quella situazione e ridere. Che c'entrasse lei? Gold scosse negativamente la testa. Per quanto la sua adorata figlia fosse testarda, volendo ottenere quasi sempre ciò che desiderava, non poteva usare la magia. Anche perché la magia non esisteva.
La scatola fluttuò ancora più in aria. Gold allora voltò lo sguardo e, prendendo un’altra scatola di cereali, la mostrò a Rose, dicendole: “Be', visto che non ci sono più i Cheerios, che cosa ne dici dei Nesquik?” La bambina voltò lo sguardo e, contenta disse: “Buoni. Buono coniglio cioccolato.” E Gold, sorridendo, mise la scatola nel carrello. Nello stesso momento, la scatola di Cheerios smise di fluttuare per aria e tutti i cereali caddero addosso alla madre. Gold sorrise soddisfatto e compiaciuto mentre passava accanto a lei. Ma la donna lo guardò invece furente e, a passo veloce, lo raggiunse chiamandolo. Gold, sentendosi chiamare, si fermò e, appena si voltò, la donna lo schiaffeggiò. Poi replicò: “Scommetto che si è divertito nel prendersi gioco di me e farmi deridere da tutti! Sarà contento, ora nemmeno la mia bambina potrà mangiare quei cereali.”
“Be', ne prenda degli altri come ho fatto io” disse semplicemente Gold, cercando di trattenere la rabbia. Per un po' riprese a spingere il carrello. Poi si fermò. Voltò lo sguardo e aggiunse: “E se proprio vuole saperlo, non sono stato io a metterla in ridicolo davanti a
tutti.” E, riportando lo sguardo avanti, continuò per la propria strada mentre la signora lo guardava malamente.
Poco dopo, Gold stava aspettando in fila alle casse. Rose guardò il padre. Vide che era triste o, almeno, lo percepì. Quindi disse: “Papà triste.” Gold abbassò lo sguardo e, accarezzandole una guancia con il dorso della mano, disse: “No piccola. Il papà non è triste.” Rose allungò le manine. Allora Gold avvicinò il viso e la figlia gli mise le manine a entrambi i lati della sua bocca, tirandone gli angoli come per fargli fare un sorriso. La bambina rise contenta per poi dire: “Ora papà contento. Anche Rose è contenta.” E rise ancora, togliendo le manine. Ma stavolta il sorriso di Gold fu spontaneo. Prese le manine della figlia tra le sue e, mentre gliele baciava, disse: “Il papà ti vuole tanto bene. Ci sarà sempre per te. Non dimenticarlo mai.” Rose sorrise.
Intanto, fuori dal supermercato, gli affari per le suore non andavano molto bene.
“Allora, quanto è stato guadagnato?” domandò Leroy.
“Poco” rispose Gray.
“E quante candele sono state vendute?” chiese Leroy.
“Se abbiamo guadagnato poco, ne sono state vendute poche” rispose Gray.
“Scusami, chiedevo solo. Era solo per vedere quanto tempo quello spilorcio zoppo ci metterà a buttarvi fuori” disse Leroy. Le due suore lo guardarono e una delle due disse: “Così non ci sei affatto d’aiuto.”
Proprio in quel momento, Gold, insieme ovviamente alla figlia che teneva tra le braccia il peluche di Topolino, uscì dal supermercato per poi fermarsi accanto alla bancarella.
“Signor Gold, ha già finito con la spesa? Noi stavamo giusto per andarcene” disse Gray, impaurita. Gold abbassò lo sguardo e domandò: “Quanto volete per le candele?”
“E’ a offerta libera” rispose Gray rimanendo un po’ spiazzata dalla domanda. Gold tirò fuori qualcosa dalla tasca della giacca. Erano soldi e li mise sulla tavola. Mentre Gray li prendeva in mano, l’altra suora e Leroy la guardarono senza parole. Poi Gray li aprì per bene, mostrando dieci dollari. Tutti e tre riguardarono Gold sbalorditi.
“Ho pagato. Quindi voglio una candela” disse Gold. Gray, allora, dopo aver messo i soldi sulla tavola, prese la candela e la porse a Gold. Ma questi disse: “Non a me. Ma a mia figlia. La candela la vuole lei. Non io.” La suora, allora, diede delicatamente la candela a Rose, la quale, dopo aver messo il peluche di Topolino sottobraccio, la prese in mano, dicendo: “Bella. Bella candela”. Guardò il padre aggiungendo: “Grazie, papà.”
“Signor Gold, non so proprio cosa dire se non…. grazie” disse Gray.
“Non mi ringrazi. Intanto so già che avrete sparlato alle mie spalle quando ero dentro al supermercato” disse Gold e guardò di sfuggita Leroy che, però, se ne stette muto. Poi riguardò le suore, aggiungendo: “E visto che sembrate simpatiche a mia figlia, vi diminuirò l’ultima rata d’affitto. Per questa volta chiuderò un occhio. Ma la prossima non sarò così tanto gentile.” E se ne andò.
“L’ho sempre detto che è un tipo strano. Chi se lo sarebbe mai aspettato che si abbassasse così tanto per comprare una candela per quella peste di sua figlia. Perché è una peste. Un giorno mi aveva incollato la barba soffiandoci su delle piume bianche. Suo padre si è anche preso gioco di me, dicendomi che le galline dovevano stare nel pollaio” spiegò Leroy.
“E’ solo una bambina di due anni. Voleva solo giocare” disse Gray.
“Giocare?! Anche alcuni dei miei fratelli hanno la barba eppure perché a loro non gliela ha incollata per poi soffiarci delle piume?! A lei devo stare antipatico. No, sai cosa? Deve essere stato quello scorbutico di suo padre a dirle di farmi una cosa del genere! Mi ci gioco il piccone!” replicò Leroy e incrociò le braccia. Poi aggiunse: “Forse non piaccio ai bambini.”
“Tu piaci ai bambini e anche alla figlia del Signor Gold e vedrai che, con il passare del tempo, ti abituerai anche ai suoi scherzi” disse l’altra suora.
Venne sera. Gold si trovava nella cameretta della figlia. Se ne stava accanto al suo lettino, dopo aver acceso la candela appena presa, posta accanto a esso. La bambina si era appena addormentata quando squillò il cellulare. Gold maledì la persona che avrebbe trovato dall’altra parte. Se Rose si fosse svegliata, avrebbe chiamato questa persona per farla riaddormentare. Gli ci erano volute due storie quasi complete per farla addormentare. Non avrebbe permesso che si svegliasse reclamando un’altra storia.
Prese il cellulare. Roteò gli occhi quando vide il nome sul display. Di certo, almeno per quella volta, avrebbe fatto un’eccezione, anche perché meno quella persona varcava la porta di casa sua e meglio era per se stesso e sua figlia. Accettò la chiamata mettendosi l’apparecchio all’orecchio.
“Buona sera, Vostra altezza. Vedo che ama molto disturbarmi a qualsiasi ora” disse Gold.
“Ho un buon motivo per disturbarti e riguarda il nostro accordo” disse Regina, che poi era la persona dall’altra parte.
“Quale accordo? Noi non abbiamo stipulato nessun accordo di recente” disse Gold, porgendo lo sguardo sulla figlia che, fortunatamente, stava ancora dormendo.
“Non fare finta di niente. Ti avevo chiesto se potevi liberarti di quelle arpie. Invece vengo a scoprire che non solo non le hai cacciate dal loro convento, ma hai anche abbassato l’ultima rata. Questo non era ciò che avevamo concordato!” replicò Regina.
“Ha per caso firmato qualcosa? Lo sa che i miei accordi sono sempre legali e firmati. Nessuna firma. Nessun accordo. E poi non le avevo promesso nulla. Non faccio promesse al vento e soprattutto non mi sporco le mani con delle suore” spiegò Gold.
“Non finisce qua, Gold!” replicò, ormai arrabbiata, Regina.
“Buona notte, vostra altezza” disse semplicemente Gold e, prima che Regina potesse aggiungere altro, le chiuse la chiamata. Si rimise il cellulare in tasca e, guardando la figlia, disse: “Non temere, mio piccolo fiore. Il papà sarà sempre accanto a te per proteggerti. Se il Sindaco proverà a farti qualcosa, vedrà quanto io possa diventare molto cattivo.”


Note dell'autrice: Buona sera miei cari Oncers ed eccoci nuovamente qua con un'altra one shot incentrata su Gold e la piccola Rose di due anni. Prima la guida e ora al supermercato. La piccolina ha gran potere dentro di se. Potere che scomparirà con il passare del tempo e man mano che cresce (lentamente a causa sia della maledizione che dell'incatesimo fatto da suo padre prima della maledizione). La bambina, come avrete capito, ottiene sempre ciò che vuole e Gold nn riesce quasi mai a dirle di no. Del resto come si fa a nn intenerirsi davanti agli occhi della figlia, così uguali a quelli del padre? Tendo a precisare che questa one shot si colloca nella seconda parte del sesto capitolo (Nascosta) della mia fanfict The Rose of True Love ( link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2992371 )

Passiamo ai ringraziamenti. Volevo ringraziare tutti/e coloro che passeranno per la nostra pagina e leggeranno (anche solo in silenzio) le noste prime due one shot; a chi recensirà o leggerà solamente. Ringrazio la mia fedele amica Lucia, che senza di lei gli errori grammaticali sarebbero alle stelle

Con questo ci sentiamo alla prossima, perchè a The Price of Magic trovate tutto per ogni occassione....si spera
   
 
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