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Autore: Ciel Shieru Chan    03/07/2015    0 recensioni
I più famosi personaggi della Disney, e non solo, sono costretti ad uscire dal loro dorato mondo di sogni e desideri, per affrontare la dura realtà del regno delle favole.
Essere principi e principesse non comporta solo bellezza, eroismo, balli e abiti fantastici, cavalli bianchi e vero amore.
Il prezzo del potere esige di essere pagato.
Decisioni drastiche, guerre e priorità che rasentano il limite tra bene e male devono essere prese per la salvezza di vite e di reami e ben presto si renderanno conto che draghi sputafuoco, mele avvelenate, matrigne malvagie, streghe e stregoni erano solo l'inizio.
Perchè il vero nemico si nasconde in loro stessi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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In tutto il regno le bandiere a mezz'asta.
La Rosa Regale su sfondo purpureo veleggiava placida sulle altissime guglie e sui tetti del palazzo, a ridosso della capitale, in lutto.
Aurora sedeva su una sedia, accanto alla salma del padre, all'interno di una grande bara di granito, ricoperta di fiori, ai piedi. Rose, naturalmente.
Era semplice, bianca e spigolosa, non era una tomba grandiosa come lei avrebbe voluto.
Ma Frollo insisteva che la semplicità sta nel Paradiso, e compito degli uomini era di inneggiare ad una vita semplice e misericordiosa.
Ma il vero significato era che suo padre non era stato un gran re.
Non uno di quelli che si ricordano nei grandi tomi di storia, non uno di quelli che merita un immortale monumento per la memoria comune.
Era stato un sovrano come un altro, nessuno di particolarmente grandioso, potente, coraggioso o addirittura avvenente.
Era solo un uomo che governava un regno. Tutto qua.
Questo forse faceva più male della sua prematura dipartita.
La consapevolezza che suo padre non le aveva lasciato niente.
Nemmeno lo conosceva come avrebbe voluto o dovuto una figlia.
E ora, in qualità stessa di figlia, che ne sarebbe stato di lei? E di sua madre? Sarebbero morte anche loro?
I medici di corte lo avevano confermato: si trattava di veleno.
Improvvisamente un paggio entrò nella cripta.
Aurora si voltò e lo vide attraverso la veletta nera, legata alla complessa acconciatura da un fiocco, anch'esso nero.
Il giorno delle esequie tutto doveva essere nero, e i suoi capelli d'oro dovevano restare legati e acconciati in complessi intrecci attaccati alla nuca e coperti da un velo, per non apparire troppo sbarazzini, e quindi irrispettosi. 
Si alzò e osservò l'ometto correre giù per le scalette.
Sembrava alquanto imbarazzato di averla interrotta. Forse spaventato addirittura.
"P-perdonate Vostra Grazia...ma è arrivata una corrispondenza...si tratta di una lettera proveniente da Ambroise...Vostra Grazia" si affrettò ad aggiungere.
Aurora si incamminò allarmata verso le scale per tornare ai piani superiori.
Il pesante abito di seta nera strisciava per terra provocando una sorta di eco all'interno della vasta sala.
Arrivata in cima alle scale attraversò la sala del trono, tanto gremita di persone da farle venire la nausea.
Erano giunti all'incirca tutti coloro che le avevano giurato fedeltà quasi diciassette anni prima.
Ora erano lì per sapere chi sarebbe stato il loro prossimo sovrano, colmando la sala di un pesantissimo, insopportabile silenzio.
Solo il tacchettio delle sue scarpe contro la pietra fredda del pavimento spaccava brutalmente l'atmosfera cupa.
Tenne lo sguardo rivolto verso il basso.
Flora le aveva insegnato ad avere un portamento fiero, sicuro di sé, con il mento alto e lo sguardo nobile.
Ma in quel momento non voleva incrociare lo sguardo di nessuno, voleva solo sparire da quel luogo il più in fretta possibile.
Un portone laterale si aprì per lasciarla passare, sotto lo sguardo di tutti presenti, e si richiuse immediatamente una volta varcata la soglia.
La sala, di forma rettangolare, non era molto grande, e il fatto che fosse entrata dal salone principale la rendeva ancora più piccola, ai suoi occhi.
C'erano comunque due enormi camini alle due estremità e sulla parete opposta all'entrata vi erano degli archi a sesto acuto finemente decorati, con colonnine tortili, che davano su una lunga balconata.
Al centro un tavolo di palissandro.
Il piccolo trono a capotavola era vuoto, presumibilmente il posto di suo padre, alla sua destra era seduta la regina e a proseguire alcuni altri uomini.
Il capo opposto del tavolo non aveva seggio.
Riconobbe immediatamente il Ministro di giustizia Frollo, Lord Tremaine e il Capitano Jehan, che le accennò un sorriso gentile.
"Aurora..." la chiamò la madre "...vieni" con un gesto della mano le indicò la sedia di fronte alla sua, a sinistra del trono.
La principessa prese posto e tornò a fissare verso il basso, le venature del legno. Le tremavano le mani.
Trovarsi tra così tanti uomini a discutere di questioni di cui non sapeva cosa dire la mise a disagio.
Il Lord si alzò in piedi e prese la parola.
"Questa mattina è arrivata una lettera da Re Umberto..."
Doveva essere quella che aveva sua madre tra le mani.
"...Egli porge le sue condolianze per la morte di Re Stefano e si affretta ad aggiungere che è pronto a far tornare suo figlio, il principe Filippo, a corte per sposare la nostra principessa e ridare stabilità a questa situazione di grave crisi"
Non appena sentì il nome di Filippo, Aurora alzò immediatamente lo sguardo. Alcuni dei presenti la osservarono.
Il nobile riprese il discorso.
"Forse sono l'unico, ma mi pare alquanto strano che questa lettera sia già giunta a noi, quando il nostro...amatissimo sovrano..." seguì uno sguardo salamelecco alla regina "...ci ha lasciato giusto ieri!"
"Che cosa vorreste insinuare??" si intromise un altro lord osservandolo di sbieco.
Era calvo e con una barbetta bianca, le guance rosse e la pancia abbondante.
Tremaine si voltò di scatto e ricambiò lo sguardo.
"È chiaro!" rispose con enfasi.
"Re Umberto ha fatto assassinare il nostro sovrano e ha subito inviato una lettera onde evitare di essere incolpato"
"Baggianate! Non può essere andata così! Re Stefano e Re Umberto sono sempre stati grandi amici! Fin dalla Guerra delle Uova d'oro!"
Aurora perse la sua già carente attenzione, pensando a quanto fosse ridicolo un nome del genere per una guerra.
"Eppure..." ribattè ancora Tremaine battendo il pugno sul tavolo e richiamando a sè tutti gli sguardi "Trovo estremamente sospetto l'arrivo così repentino di questa 'lettera di condolianze'..." disse storcendo il naso "...quando la notizia della morte di Re Stefano starà ancora viaggiando verso gli altri reami!"
Nella sala calò il silenzio.
Qualcuno sussurrò a voce bassa che Umberto non poteva essere così sciocco da commettere un errore del genere, ma nessuno ebbe il coraggio di opporsi alla tesi.
D'altronde come aveva fatto a sapere della morte di suo padre così presto? Che avesse delle spie a corte? O forse lui stesso era l'effettivo mandante?
Forse nemmeno il più sommo tra gli dei avrebbe saputo dire cosa sarebbe successo.

"Mio figlio! Egli ha l'età della principessa! È un giovane alto, forte e valoroso! Io propongo mio figlio!"
"No! Io avanzo mio nipote! Egli è ormai un uomo di vent'anni! È già saggio e grande come un re!"
"Io propongo me stesso! Signore dei fiumi del nord!"
"Mio signore, se voi lord dei fiumi salirete al trono, il nostro signore della costa ovest vi sarà subito ostile!"
"È una dichiarazione di guerra forse?!"
"Chi siete voi per minacciarmi, signorotto qualsiasi!"
"Non osate! Sono fratello e primo alfiere del lord dei colli verdi!"
"E si sa bene che hai colli verdi gli uomini s'accoppiano con le capre!"
Ci fu una sgraziata risata generale.
"Provate a ripetere! Voi dei fiumi nemmeno siete in grando di accoppiarvi!"
Signori, signorotti e grandi lord si urlavano l'un l'altro per tutta la grande sala, cercando di farsi avanti per la mano della principessa e litigando fra loro per ottenerla ad ogni costo.
Aurora osservava da dietro una porta socchiusa, insieme a Fauna e Serenella.
Se solo avessero saputo che era lì ad ascoltare, ogni uomo in quel salone si sarebbe inchinato cento e mille volte chiedendo perdono per la propria sfrontatezza e nessuno avrebbe osato chiederla in sposa. Ma lei questo non lo sapeva e decise di restare nascosta.
Il suo regno, la sua bella Neustria, sembrava sull'orlo del collasso.
Coloro che avevano le redini del potere, grandi e piccoli, si scontravano e si attaccavano, urlando come al mercato.
Era terrorizzata.
Filippo vieni a prendermi.
Questo e solo questo pensava.
Il cuore le batteva forte all'idea che uno di quei rozzi bruti sarebbe diventato il suo promesso.
Non sapeva che cosa fare.
Fauna le accarezzava dolcemente i capelli, Serenella, iraconda come sempre, criticava il comportamento dei nobili signori.
Aurora scoppiò in un nuovo pianto disperato, abbandonandosi contro al muro e lasciandosi scivolare per terra.
Il suo regno stava per cadere nel baratro della guerra civile.
Il suo amato era intrappolato chissà dove e non sarebbe venuto a salvarla. Non stavolta.
I lord si azzuffavano inferociti come cani rabbiosi all'idea di possederla.
Qualcuno, dietro tutto ciò, godeva e rideva, assaporando il dolce sapore del potere.

  
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