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Autore: FanficsAngels    17/08/2003    3 recensioni
Una foglia, abbandonata alla leggera brezza pomeridiana, si faceva trasportare appoggiandosi a terra dolcemente... Helena la osservò tristemente. Si sentiva abbandonata e smarrita... proprio come quella foglia...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sola.

Take Refuge in a Lonely Spot

#1°capitolo#

I feel empty

Era sola... e non si era mai sentita così sola...

Una foglia, abbandonata alla leggera brezza pomeridiana, si faceva trasportare appoggiandosi a terra dolcemente... Helena la osservò tristemente. Si sentiva abbandonata e smarrita... proprio come quella foglia... la ragazza osservò che ora però la foglia era a terra, assieme a molte... si confondeva fra tutte quelle foglie colorate... quella piccola fogliolina si confondeva in mezzo a tante altre, formando un bellissimo manto dorato... non era sola! Una lacrima argentata le rigò il viso silenziosamente...

-Scusa...-

Helena si asciugò il viso bagnato, prima di girarsi verso il proprietario della voce, risvegliata dai suoi pensieri.

-...-

-Sai dirmi dov'è il campo dove si allena l'Amburgo?- non ricevendo risposta, il ragazzo continuò: -La squadra di calcio...-

-Sono nuova di qui...- rispose con un tono inespressivo; gli occhi color ghiaccio che fissavano un punto indefinito.

-Ah bhe.. sì, scusa! Ciao.- e il ragazzo si allontanò, pensando di averla disturbata, o offesa in qualche modo...

Non li capiva proprio quei tedeschi... Però quella ragazza era nuova di lì... come lui! Ed era anche molto strana... Anche lui si sentiva strano in quel posto... si sentiva sempre osservato o giudicato... non che gli importasse qualcosa... lui era piuttosto impermeabile a tutto quello che gli capitava... o almeno lo sembrava...

Un altro fottutissimo giorno... un giorno come un altro... e la solita fottutissima sveglia che suona... "Un giorno o l'altro ti farò a pezzi!!!!" pensò il ragazzo, guardando la sveglia minaccioso, ancora intontito dal sonno. Pigramente si alzò dal letto. La casa era deserta... era sempre deserta... Freddie non c'era mai, e lui doveva cavarsela da solo...

Però, in fondo, quel giorno era diverso dagli altri... sarebbe stato il suo primo giorno alle superiori! Lui sapeva già che avrebbe fatto schifo a scuola... in Giappone se la cavava bene, ma i due cicli scolastici erano diversi, e adesso lui avrebbe dovuto essere ancora alle medie.... e poi parlava appena il tedesco.

Uscì di casa sopra pensiero, e si incamminò verso la scuola, sperando di non perdersi.

Driiiiin

La campanella squillava allegramente, mentre le matricole venivano chiamate a entrare in classe ordinatamente.

Bengi, fortunatamente, fu il primo a sedersi e scelse un posto nell'angolino più buio della classe, tanto sapeva che sarebbe stato in banco da solo. Fissò la sedia accanto alla sua... vuota.... I suoi compagni di classe entravano e prendevano posto, ma nessuno si era nemmeno sognato di mettersi vicino a lui.

La professoressa entrò nell'aula, e squadrò attentamente la classe, prima di andarsi a sedere alla cattedra. Aveva un'espressione arcigna, e la bocca perennemente incurvata, in una smorfia di disgusto. Un paio di occhiali, dalla forma allungata, la facevano apparire ancora più minacciosa, mentre gli occhi erano due piccole fessure, che fissavano attentamente ciò che gli stava davanti. I capelli erano biondo opaco, con la ricrescita grigia: chiaramente erano tinti.

La professoressa iniziò a parlare: - Mi presento: sono Delia Craughter, ma mi dovrete chiamare con il cognome! Guai a chi mi da del tu! Non accetto abbreviazioni come "prof" o simili, e inoltre....- ma la donna si interruppe bruscamente. La sua smorfia di disgusto divenne molto accentuata, mentre guardava qualcosa o qualcuno al di là della porta.

Dalla porta sbucò una figura abbastanza alta e magra. La ragazza entrò in classe silenziosamente, sotto gli occhi indagatori dei compagni. Aveva dei pantaloni larghissimi con il cavallo basso, e una felpa altrettanto larga. Mentre muoveva qualche passo verso la cattedra, si sentì il tintinnare della catena che portava ai pantaloni. Le mani erano in tasca e i polsi erano ornati da file di braccialetti di ogni genere. Le orecchie erano piene di orecchini, tra cui anche una spilla da ballia. I capelli castano chiaro, illuminati da colpi di sole biondi, erano abbastanza lunghi, raccolti in una coda alta. La ragazza si fermò rivolta verso i nuovi compagni, mentre li fissava con due gelidi occhi color ghiaccio. Il tutto era completato dalla gomma da masticare che aveva in bocca.

Cercò con lo sguardo un posto vuoto, e vedendo quello vicino a Bengi, lo raggiunse. Prima di sedersi, squadrò attentamente il futuro compagno di banco. Sembrava abbastanza alto e aveva un fisico atletico, i capelli erano corti e spettinati, di un nero intenso. E i suoi occhi... ci si poteva perdere in quel nero penetrante!

Sentendo gli occhi della ragazza su di lui, Bengi si girò e la guardò stranito. Lei buttò a terra lo zaino molto poco delicatamente, e si sedette accanto al ragazzo.

La professoressa si schiarì la voce e continuò a parlare come se niente fosse, ignorandola...

Pochi minuti di lezione, e la ragazza era già immersa nella musica, che proveniva da un paio di auricolari che portava alle orecchie. Tamburellava le dita a tempo della musica che stava ascoltando.

La lezione sembrò non finire più.... All'intervallo ragazzi e ragazze parlavano allegri nei corridoi, girando in gruppetti.

Era solo la prima ora.... E Bengi aveva già il mal di testa... Quella professoressa non la sopportava già più! E poi era riuscito a mettersi in banco da solo, e quella lì si era seduto sulla SUA sedia vuota. Si diresse imbronciato verso il cortile della scuola, si appoggiò stancamente a un muretto, e vi passò il resto dell'intervallo. Quando rientrò in classe, notò che quella ragazza non si era mossa dal banco.... continuava ad ascoltare la musica, e a guardare qualcosa di indefinito... qualcosa che nessun altro riusciva a scorgere...

-Sono a casa!- nessuna risposta... Quella casa sembrava deserta....

Helena si guardò attorno come disorientata... quel posto non lo sentiva come una casa, ma come una prigione. Quella era la casa del marito di sua madre... non suo padre.... avrebbe preferito morire pur di non chiamarlo "papà"! Salì le scale sconsolata... certo che quella casa era molto più grande di quella che aveva in Italia... Arrivò alla porta della sua camera, e prima di entrare si soffermò a guardare la porta della stanza affianco alla sua... tutte le sue disgrazie avevano un nome: Markus!!!!! Era il figlio di quell'uomo, quel ragazzo odioso, che le rendeva la vita ancora più difficile di quanto già lo fosse....

-Ehi ciao sorellina! Com'è andato il primo giorno di scuola????- chiese il fratellastro salendo le scale, urlando a squarciagola. Sicuramente voleva far sentire al padre e alla matrigna, quanto ci teneva alla sua "sorellina". La ragazza avvertì una nota di sarcasmo nelle sue parole.

Lo guardò per qualche istante in modo truce, per poi aprire in uno scatto d'ira la porta della stanza, e chiuderla con violenza alle proprie spalle.

Il ragazzo scoppiò a ridere, ed entrò nella sua camera, ridendo a crepapelle: si divertiva troppo a farla arrabbiare!

-E' pronto!- gridò la domestica dalla cucina.

Un'altra cosa che non sopportava!!!! Prima che i suoi si separassero a cucinare era sua madre... adesso che vivevano in casa di gente come quella non succedeva più... "....cucinare è lavoro per schiavi...." affermava quell'uomo.

-Finalmente si mangia!!!!- urlò Markus scendendo le scale in fretta e furia.

-...Yuppi....- esultò la ragazza con scarso entusiasmo e inespressivamente. Doveva prepararsi a recitare la parte della famiglia felice...

Si sedette a tavola, ed ecco l'interrogatorio...

-Com'è andata a scuola?- chiese "quell'uomo".

-...come al solito...- rispose guardando il piatto.

-Che cosa avete fatto di bello?-

-...niente....- e simili domande di rito.

Era terribile il modo con cui quell'uomo cercava di farsi accettare da lei... e di come suo figlio gli leccava il culo, per qualche stramaledetto soldo, da spendere in birra e sigarette, all'insaputa dell'adorato "papino" che con gli amici si vantava di avere un figlio modello che gli raccontava tutto.

-Papà lasciala stare... sarà stanca...-

-Tu sì che sei comprensivo Markus... scusami piccola!-

Helena stava per vomitare nel piatto, e rovinare tutto il cibo che Linda, la domestica, aveva preparato con "tanto amore", come le ripeteva sempre sua madre.

-Che bravo figlio che hai, caro!- disse la madre.

-Oh tesoro, ma è anche tuo figlio!- rispose l'uomo come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Certo mamma!- affermò il ragazzo.

Quello era troppo! Quella era SUA mamma!!!! Come si permetteva quello lì di chiamarla mamma!!!!! Helena si alzò da tavola:

-Cara cos'hai?- chiese la madre.

-Non ho più fame!-

-Ma non hai toccato cibo...-

Per tutta risposta, la ragazza uscì dalla cucina, e salì in camera, sbattendo la porta.

-Scusatela.... è davvero maleducata!- disse la madre.

Come al solito aveva mangiato solo un panino e bevuto una coca-cola. Non aveva voglia di preparare da mangiare! Uscì di casa per dirigersi agli allenamenti della sua squadra.

Dire che era la sua squadra, era un po' azzardato... lo odiavano tutti.... Solo tra le riserve c'era chi lo sopportava... d'altronde lui era una riserva.... anzi ancora meno.... solo oggi si sarebbe scelto se poteva o no diventare riserva della famigerata Amburgo!

Arrivò al campo.

"Cazzo! Sono in ritardo!!!!" Prese fiato e si diresse a centrocampo dove, il capitano, stava parlando alle riserve.

Il capitano era il famosissimo Karl Heinz Schneider, che pur essendo nel campionato juniores, era molto conosciuto per la sua bravura.

-Ma bene... già in ritardo!!!!!- sbraitò addosso a Bengi, non appena gli fu abbastanza vicino.

-Ma mi avevano detto...-

-Non mi interessa!- lo aggredì nuovamente: -Sappi che sarà molto difficile che accetti in squadra uno come te!!!!-

-Tanto sceglie il mister....- borbottò il ragazzo.

-Cosa???? Non ho sentito bene!!! Se vuoi dire qualcosa, dillo ad alta voce, così che ti sentano tutti!-

-Ho detto che tanto sceglie il mister!!!!- disse scandendo bene le parole, come se stesse parlando ad un imbecille, e alzando lo sguardo verso il capitano con aria di sfida.

Schneider si avvicinò minaccioso, con un espressione gelida stampata in viso. Prese Bengi per la maglietta, e lo sollevò da terra di qualche centimetro.

-Abbassa la cresta ragazzino, o passerai dei guai!- lo lasciò andare bruscamente,e ricominciò a parlare.

Una ragazzina bassa e mingherlina, rise sommessamente, mentre guardava il ragazzo che si era appena fatto riprendere dal capitano. Due occhi birichini color verde acqua lo guardavano sorridenti, mentre cercava di trattenersi dallo scoppiare a ridere. Aveva un caschetto, scalato in modo strano. I capelli erano di un biondo chiarissimo, che faceva risaltare la carnagione altrettanto chiara.

Sicuramente quella era la persona che più lo odiava all'interno della squadra: era lei che gli aveva detto che gli allenamenti erano stati rimandati all'ora dopo. Lui pensava addirittura di essere in anticipo! Si era fidato perchè era la manager della squadra, e sicuramene ne sapeva più di lui che era appena arrivato.

Iniziarono a fare qualche esercizio di allenamento. Come portiere doveva cercare di parare i tiri di tutti i giocatori titolari.

Herman Kaltz, fu il primo a tirare. Non era altissimo per essere un tedesco, ma era molto grosso di stazza: era più largo che lungo! Gli occhi erano due fessure, mentre i capelli erano biondo cenere, e a spazzola. La mascella era terribilmente sporgente, e gli dava un'aria minacciosa. Guardò il portiere con sufficienza, rigirando uno stuzzicadenti in bocca.

Benchè il tiro fosse potente, Bengi riuscì a respingerlo.

Poi fu la volta di un certo Gabriel Nauther. Era molto alto e di media stazza. Gli occhi erano color nocciola, e i capelli biondi erano lunghi, legati in una coda bassa. Aveva un viso dai tratti regolari, che lo facevano sembrare un angelo.

Questa volta il pallone entrò in rete.

Poi fu il turno di Markus Birghman. Era alto e magro. Aveva i capelli biondo scuro, imbalsamati in aria sfidando la forza di gravità. Gli occhi erano verdi e minacciosi.

Tirò e la palla andò tranquillamente in rete.

"Che stai facendo Bengi????? Questa potevi pararla!!!!" si disse. Dopo un'oretta di allenamento, il capitano gridò: -Pausa!!!!-

Tutti si fiondarono verso la panchina, dove la menager distribuiva asciugamani e da bere.

-Kat, a me!!!!-

-Herman! Aspetta il tuo turno!!!! Animale!-

Distribuì l'acqua secondo una sua logica: prima i più fighi, e poi se rimane, agli altri! Era una ragazza molto carina, e tutti pendevano dalle sue labbra, e facevano ciò che voleva. A lei non dispiaceva affatto... anzi era molto felice di questa sua "posizione sociale".

L'ultimo a ricevere da bere, manco a dirlo, fu Bengi. Katline, lo guardò negli occhi, e con nonchalance, rovesciò l'acqua rimanente per terra, per poi guardarlo con un sorriso da angioletto, che avrebbe abbindolato chiunque... così per dispetto.

A Helena la scena parve piuttosto buffa. Era stata costretta ad andare a quell'allenamento, perchè c'era il suo "adorato fratellino". Sua mamma aveva detto che era stufa di vederla sempre in casa, e di iniziare a integrarsi nella società di quel posto.

"Toh, l'allegra compagna di banco..." pensò Bengi.

-Ciao...- le rivolse la parola il portiere.

Lei lo guardò per un istante, mentre il poveretto si chiedeva: "Si può sapere cosa ho detto di male 'sta volta?????"

-Ciao...- si decise finalemente a rispondere.

La conversazione si chiuse lì.

Kat si intromise fra i due e iniziò a parlare con Helena: - Ciao! Che ci fai qui??? Com'è che ti chiami???.....- e iniziò a sparare domande a manetta, di cui la poveretta capì una parola su tre! Decise quindi di continuare ad annuire, mentre si infilava le sue inseparaili auricolari.

-Ragazzi, venite qui!- gridò il capitano, attirando la squadra attorno a sè: -Per decidere chi fra voi aspiranti riserve, entrerà a far parte della squadra, disputerete una partita contro i titolari.- a questa affermazione seguì un brusio, ammutolito da uno sguardo scocciato del capitano. -Non pretendo che voi vinciate, anzi sono certo del contrario, ma l'importante è come giocherà ognuno di voi! Con questo è tutto! In campo!-

All'ordine del capitano, tutti si precipitarono al proprio posto.

-Kaaaaatt!!!!!!!!!-

-Sì sì! Arrivo capo!!!- disse la ragazza correndo verso la metà campo. Lanciò in aria una monetina: -Testa!!!-

-Sì, certo tesoro! Peccato che nessuna delle due squadre aveva detto che teneva per testa!- le fece notare Herman.

-Comeeee???????? Avete scommesso tutte due per croceeeeee?????????- chiese stupita.

-No gioia!!!! NON ABBIAMO SCOMMESSO NE' PER UNO, NE' PER L'ALTROO!!!!!!!!- perse la pazienza Franz Shester. Aveva un taglio mediamente lungo, a caschetto. I capelli erano biondi (tanto per cambiare....Ndautrice), e gli occhi erano azzurro opaco.

-Oh scusa!!!! E perchè ti scaldi tanto?! Bastava dirlo!!!!!!- e poi aggiunse: -Testa o croce?-

-Croce...- disse Schneider.

La monetina riprese il volo, ma mentre stava per atterrare, Kat la perse di vista, col risultato che la perse proprio del tutto!

-Ma sono sicura che era qui!!!!- esclamò mentre carponi la cercava nell'erba.

-Niente sorteggio! Palla alle riserve!!!!- esclamò il capitano fuori di sè.

Kat prese la palla, e la porse alla squadra scelta dal "capo", come lo chiamava lei.

Con un fischietto che portava appeso al collo, decretò l'inizio della partita.

Due delle riserve portarono avanti la palla per un po', ma quasi subito ne presero possesso i titolari, che fecero uno splendido contropiede, che si concluse con un goal di Herman: un difensore!!!!!

-Quella io l'avrei parata....- borbottò Bengi fra sè e sè. L'avevano lasciato fuori dalla formazione iniziale!!! Non si era mai sentito più umiliato! Valeva ancora meno della merda, in quel dannatissimo posto!!!! E tutto solo perchè era giapponese... erano solo dei razzisti!

Stava seduto a bordo campo insieme a pochi altri.

Il primo tempo si concluse per 8 a 1 in favore della formazione titolare, dopo pochissime azioni offensive da parte dell'altra squadra.

-Entra tu, Praise!- disse quello che era praticamente il capo della formazione delle riserve, e che aveva segnato l'unico goal.

L'arbitro, ovvero Kat, richiamò le due squadre fischiando e saltellando di qua e di là.

I "Titolari" entrarono in campo rilassati, ridendo e parlando tranquillamente fra loro. Le "Riserve", invece, erano molto più tese e insicure.

La palla era dei titolari, che passarono subito all'attacco. Il portiere notò, che Schneider se ne stava in difesa, comodamente appoggiato a un palo della porta: si ripromise che l'avrebbe fatto muovere da lì entro la fine della partita!

Markus sferrò un potentissimo tiro che andò in rete... 9-1

Un'altra splendida azione, conclusa con un goal di Franz... 10-1.

"Così non va..." pensò Henry, il capitano delle riserve, mentre cercava qualcuno smarcato a cui passare la sfera. Con un'abile finta, distrasse l'avversario, per poi passare assieme al pallone e dirigersi verso la porta. Quando fu abbastanza vicino al portiere, passò velocemente sulla destra, un ragazzo accorse e segnò il secondo goal.

-Sììììì!!!!!!!!- le riserve circondarono i due compagni facendoli festa.

Un'altra azione dei titolari... Herman, l'aveva passata a Ben, un centrocampista molto abile.

Era il più basso della squadra, ed era molto magro. I grandi occhi blu, guardavano gli avversari con attenzione, mentre i capelli corti e castani erano mossi dal vento.

Ben arrivò alla porta, ma prima che potesse tirare, Bengi si era già tuffato e gli aveva tolto il pallone dai piedi. Fece un lungo rinvio, ma la palla fu intercettata da un componente dell'altra squadra.

Un altro tentativo di goal, e un'altra splendida parata.

La partita si concluse con un goal di Schneider. Bengi, con le sue parate, era riuscito a farlo muovere dalla sua postazione... diciamo che era riuscito a farlo scendere tra i comuni mortali... ma a sue spese. Il tiro fu così forte, che il portiere non riuscì a trattenerla, anche se la bloccò per qualche istante.

11-3... risultato penoso, pensò il Price, abituato più a vincere che a perdere.

-Asciugamaniiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!- urlò Kat sventolandoli come bandiere, in aria. Helena si era fatta convincere dalla ragazzina, a dare una mano, e adesso distribuiva da bere.

"Almeno 'sta volta berrò!!!!" esclamò Bengi fuori di sè dalla gioia.

I ragazzi poi andarono a cambiarsi.

-Bella partita, eh Bengi?!- chiese Henry amichevole.

-Contento tu....-

-Su dai!!! Cosa pensavi di fare!!! Era logico che si sarebbe conclusa così...-

-...sarà....-

I due andarono a farsi la doccia... Henry era forse quello che lo sopportava meglio...

-Secondo me ti prendono!- esclamò Henry, rivolto al portiere.

-Dici? Bhe allora penso che prendano anche te!- rispose lui.

-Bhe se non avessi creduto di potercela fare, non sarei venuto!-

-Sei piuttosto orgoglioso...- commentò Bengi, mentre si metteva lo shampoo nei capelli.

-Guarda che lo so benissimo che anche tu sei sicuro di essere preso!!!!!-

-AHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!-

-Che ti succede???- Henry uscì di corsa dalla doccia con un asciugamano legato in vita, e si affacciò a quella di Bengi, per vedere cosa fosse successo.

-C... co.... COLLLLAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!- anche Bengi si precipitò fuori dalla doccia, con un asciugamano sistemato in modo trasandato. Andò a guardarsi nello specchio, sopra al lavandino.

-Qualcuno mi ha messo la colla nello shampoo!!!!!!-

-Vedo, vedo...- annuì Henry, cercando di rimanere serio, e assumendo un'aria diplomatica.

-Aiutami a staccare le mani dai capelli!!! Non stare lì impalato!!!!-

-Oh sì, subito!!!!-

Per il corridoio si sentì una risata cristallina, e qualcuno correre.

-... penso di sapere di chi è la colpa...- esclamò Bengi, mentre Henry cercava di aiutarlo.

Più tardi....

Il portiere non era ancora uscito dallo spogliatoio... si era vestito, e adesso stava fissando i suoi capelli pensieroso. Henry, al suo fianco, aveva le braccia conserte, e guardava serio l'immagine dell'amico che si rifletteva nello specchio.

-Che faccio ora?!- chiese sconsolato.

-.....- nessuna risposta dall'amico.

Rimasero qualche secondo in silenzio...

-AHHHHHH!!!!!!!!- gridò Henry.

-Che ti gridi??????-

-IDEA!!!!!-

-Potevi anche non urlare... mi hai fatto venire un colpo apoblettico!!!!-

Henry lo guardò con un ghigno maniacale.

-E... ehi.... per... perchè mi guardi così.....?????- lui non disse niente, ma continuò ad avanzare verso il poveretto, che ormai temeva il peggio.

-Che ne dici della mia opera d'arte????- chiese il ragazzo compiaciuto.

-......Sembro un pazzo.....-

-Nahhhhhhhh!!!!!!!!! Stai bene! Così sembrerà Gel!- Henry gli aveva sparato i capelli da tutte le parti, creando una pettinatura... come dire?.... originale!

-Ma non è che si sentirà l'odore di colla???-

-Uhm.... giusto...-

-Ma io mi chiedo: cosa ho fatto di maleeeeeeeeee??????????-

-Zitto, o ci beccano....-

I ragazzi si erano intrufolati nello spogliatoio dei titolari, mentre loro stavano facendo la doccia.

-Dovrebbe essere quella!- Henry si avvicinò a un borsone e lo aprì con cautela.

-Io non c'entro niente...- esclamò Bengi, appoggianosi al muro, con le braccia conserte.

Intanto il ragazzo stava rovistando nella borsa senza ritegno.

-Ta Daaaaaam!!!!! Trovato!!!- esclamò all'improvviso.

-SHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!-

-Obs...- i due uscirono con la refurtiva (un barattolo di gel, preso dalla sacca di Markus) dallo spogliatoio.

Bengi se ne mise un po', cosichè si sarebbe sentito l'odore di gel.

-Bhe.... già che ci sono....- e così anche Henry se ne mise un bel po'.

-Ma sei un ladro!!!-

-Perchè, scusa? Bisogna approfittarne... ora il problema è riportarlo...- I due fissarono il barattolo, senza dire una parola... stavano pensando tutte due "'sta volta ci beccano".

I ragazzi furono nuovamente fuori in corridoio. Henry spalancò la porta dello spogliatoio, ormai conosciuto fin troppo bene...

Erano usciti tutti dalla doccia, e al loro arrivo si erano voltati all'unisono.

-Ehm....- fece il ragazzo imbarazzato, passando da dietro la schiena, il barattolo di gel a Bengi.

-Desiderate????- fece Marcus avvicinandosi minaccioso.

Bengi, non sapendo come sbarazzarsene, se lo infilò nella maglietta.

-N... niente...-

-Cos'hai lì???- chiese il ragazzo vedendo una protuberanza al livello del petto del ragazzo.

Henry si girò verso Bengi... quando lo vide spalancò la bocca, in una sorta di urlo silenzioso.

-Ehm... ecco... vedi .... il fatto è che...- Bengi stava cercando disperatamente una scusa nella sua banca dati.

-Oh!!!!! E' terrribbbileeeeeee!!!!!- disse Henry prendendo Bengi sotto braccio, e assumendo un'aria drammatica: - Ti è cresciuta una tetta!!!!!!!-

Nello spogliatoio calò un silenzio attonito...

-Dunque vedi... è un lungo processo tortuoso che lo porterà a cambiare sesso!- disse, cercando di dare una spiegazione scientifica.

Bengi rabbrividì.... quello era pazzo!!!

Non sapendo più che dire, Henry, fece il sorriso più idiota che poteva fare ed esclamò: -Bhe... noi togliamo il disturbo..- i due uscirono, e non appena furono fuori, e abbastanza lontani per non essere uditi, Bengi esplose:

-Ma tu sei un rincoglionitooooo!!!!!!!!!!!! Come hai potuto dire una cosa simile?????- disse scrollandolo violentemente.

-Non sapevo cosa dire....- cercò di spiegare.

-Non sapevi cosa dire????? E allora te ne stavi zitto!!!!!-

-Ehi ragazzi!-

Henry e Bengi si girarono verso la proprietaria della voce, con aria stranita. Era Kat. Bengi fu tentato dal forte impulso di prendere a sberle quel bel visino, che attirava tanti ragazzi! Era tutta colpa sua... e adesso l'avrebbero sfottuto a vita!

-Gli altri sono pronti?- fece con quell'aria da angioletto, che la contraddistingueva.

-Adesso arrivano, bella!- disse Henry, avvicinandosi alla ragazzina, a facendo l'espressione più sexy che riusciva a fare, risultando solo parecchio patetico.

"Oh no anche lui! Non c'è più speranza... pare che io sia l'unico individuo dotato di intelligenza qui!" pensò il portiere rassegnato.

-Sapete, volevamo andare tutti in pizzeria, per festeggiare la nuova formazione delle riserve...-

-Ma se non gli hanno ancora comunicati i nomi delle "fortunate" riserve!- fece Bengi sarcasticamente.

-Oh che palle che sei! Basta avere qualcosa da festeggiare!!!- disse scocciata alzando le spalle, poi il suo viso si illuminò, mentre guardava qualcosa alle spalle dei due giocatori: -Oh Karl! Sai ho pensato che potevamo andare da qualche parte per festeggiare!- ed eccola che saltellava attorno al capitano della squadra.

-Festeggiare che?- rispose glaciale come al solito.

-Oh bhe.... così per stare un po' insieme....- Bengi notò che quell'odiosa creatura, perdeva tutta la sua sfrontatezza davanti al Kaiser...

-Sciocchezze... e poi oggi non ho voglia!-

-Su Karluccio caro... come puoi dire di no a un visino come questo!!!!- disse Ben, il solito matto, con voce mielosa e prendendo il mento della ragazzina tra indice e pollice, avvicinandolo al capitano.

-Potremo andare domani... domani è sabato... il sabato sera mi sembra più adatto per un'uscita!- esordì Gabriel.

-Fate un po' come vi pare...- fece Schneider poco partecipe.

-Sì, però manca la materia prima...-

-E cioè?! Su Markus, illuminaci!!- disse Gabriel scettico.

-Le donne! E' ovvio!!!- lo spalleggiò Rif, quello che Helena preferiva chiamare "Il lecchino di fiducia del mio adorato fratellone". Era alto e magro, con penetranti occhi scuri, e capelli impregnati di gel e tutti scompigliati, color biondo topo (altra osservazione di Helena).

-Mi hai tolto le parole di bocca Rif!-

-Oh bhe... ne abbiamo già due...- constatò Herman, indicando Kat e Helena.

-Ehi, faccia da scimmia, chi ti ha detto che verrò anch'io!- sentenziò l'"adorata sorellina".

-Come osi!!!- il ragazzo si avvicinò pericolosamente a Helena.

-Ehi!- Markus si intromise: -La sua mammina si arrabbia se torna a casa con un occhietto nero, povera piccola!- disse scompigliandole i capelli, molto poco delicatamente.

La ragazza l'avrebbe volentieri ucciso...

-Comunque se sono donne che cerchiamo... rivolgiamoci a qualcun'altro. Mia sorella non appartiene a questa categoria...-

-Poveretta! A me sembra anche carina!- commentò Franz.

-Sì come no... tu ci proveresti anche con mia nonna!!!- esclamò Rif, provocando le risate dei presenti.

-Parliamo di cose più serie!- li interruppe il capitano, con tono imperioso: -Abbiamo deciso chi diventerà riserva dell'Amburgo. Non ce ne servono molti, quindi solo due di quelli che si sono presentati, entreranno in squadra.-

Calò il silenzio... Ormai tutti erano usciti dagli spogliatoi, e gli aspiranti giocatori, erano in attesa dei due nomi.

-Letzly e Praise... anche se penso che Praise non giocherà a lungo con noi... sapete ha una grave malattia e presto diventerà donna!!! Le donne non possono giocare a pallone!- lo schernì provocando nuovamente le risate degli astanti.

Helena pensò:"Sei un maschilista di merda, Karl Hein Schneider!!!"

Bengi si girò lentamente verso Henry, fulminandolo col peggiore dei suoi sguardi. Henry si fece piccolo piccolo, cosa piuttosto buffa, visto che era molto alto e ben piantato. Gli occhi verdi imploravano pietà, coperti da qualche rossa ciocca sbarazzina.

-Peccato che non ti abbiano preso...- commentò Bengi più tardi, dopo essersi calmato, mentre si avviava verso casa a fianco di Henry.

-Certo che mi hanno preso... Letzly è il mio cognome!-

-....-

-Così alla fine hanno preso solo noi due...-

-....-

-Perchè sei così silenzioso???-

-.... come hai potuto...-

Evidentemente stava ripensando alla sciocca scusa che l'amico si era inventato. Henry, intuendo i suoi pensieri, e cercando di evitare la propria morte, esclamò: -Oh bhe... io ti lascio qui... vado per di là! Ciao ciao!!!- e corse via, più veloce che poteva.

Bengi proseguì da solo. Arrivò a casa... suonò il campanello più volte, ma nessuno rispose. Dopo, rassegnato, frugò nel borsone, in cerca della chiave del cancelletto.

-Merda! Non la trovo!!!-

Si guardò attorno... non passava nessuno. Scavalcò il cancello, con un balzo saltò per terra, e cominciò a correre verso la porta di casa. Come al solito la chiave era sotto lo zerbino, la girò più volte nella serratura.

Entrò in casa, distinguendo a mala pena i contorni dei mobili, oscurati dal buio. Accese la luce e stette qualche secondo sulla soglia della porta... come al solito la casa era vuota... si preparò ad affrontare la solitudine che regnava in quella villetta, troppo grande per un solo ospite... Come il suo cuore... pieno di un vuoto incolmabile...

Continua...

  
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