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Autore: Barbara Baumgarten    05/07/2015    4 recensioni
Questa è una Flashfic che partecipa al contest "Who we are" indetto da Stareem sul forum. Nello scrivere questa breve introspezione di Eowyn ho dato importanza ad alcune frasi e alcune parole che lei stessa pronuncia nell’arco della saga. La gabbia, l’idea di essere trattenuta nel fare ciò che veramente vorrebbe fare, l’essere relegata al ruolo di donna quando vorrebbe partecipare in prima linea alla guerra, perfino l’essere rifiutata da Aragorn solo per scoprire, in seguito, di essere destinata dal Fato a Faramir. Sono tutte cose che mi hanno fatto amare questo personaggio, questa donna moderna, così forte eppure tanto fragile, e che mi hanno spinta a intraprendere questo breve viaggio nella sua mente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eowyn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Éowyn
Liberi pensieri di una Dama in gabbia

~~« Splendido il suo volto, ed i lunghi capelli pari a un fiume d'oro. Era bianca ed esile nella bianca veste cinta d'argento; ma pareva forte e severa come acciaio, una figlia di re. Così Aragorn mirò per la prima volta alla luce del giorno Éowyn, Dama di Rohan, e la trovò bella, bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna. »

J. R. R. Tolkien, Le due torri

~~Perché Aragorn, mio signore e guida di speranza, non guarda nei miei occhi come io guardo nei suoi?
Non sono forse abbastanza?
Eppure, mi affanno nello sforzo di imporre la mia presenza nei suoi pensieri, cerco quell’intimità che, certo, in molti non mi negherebbero.
Invano.
 Il suo cuore desidera il tocco di un’altra, i suoi occhi uno sguardo diverso dal mio.

Perché indulgo nella speranza? Perché persevero nel cercare una felicità che non mi appartiene?

Oh, vita! Esistenza decisa dal Fato senza chiedere permesso! Ho mai avuto scelta? Ho mai veramente potuto prendere, per mia, una strada che altri non avessero già posto sul mio cammino?
Anche ora, che vorrei allungare la mano e conquistare ciò che il mio cuore brama, il Fato ha deciso per me diversa sorte e un’altra donna merita quel che io a lungo ho sognato.

Forse, coglie nei miei occhi il dolore perverso ch’attanaglia i miei pensieri e s’allontana come si fugge un morbo. Chiedo amore e ricevo pietà. Sono così degna di commiserazione?
Ah, come diverse sono le nature che ognuno osserva della propria persona, da quelle che le altre ci disegnano addosso. Così forte, così impavida, eppure così incompresa da quell’unica anima di cui cerco la vicinanza.
Sono ammorbata, sono una vittima costretta a vedere sfumare le proprie speranze, prigioniera di una gabbia che temo più della morte. L’abitudine all’isolamento, l’assuefazione al rifiuto. Questa è la gabbia che mi trattiene senza via d’uscita.
Ciò che mi rimane è l’orgoglio di un drago ferito che tenta di nascondere il suo cuore spezzato. La corazza si farà più spessa, più dura da scalfire.
Non voglio pietà.
Per tutti gli dei, non la merito!



NdA: ~~Ho cercato di mantenere, il più possibile, una certa continuità stilistica con l’opera originale. Spero di essere riuscita nell’intento, di aver mostrato la sofferenza che lei prova, non tanto dall’amore non corrisposto, quanto dall’impossibilità di avere ciò che vuole. Avrei voluto scrivere di più, avrei voluto darle più spazio, ma avrei rischiato di perdere me stessa nel farlo. Vogliate scusarmi se non ho reso giustizia al personaggio.

 

 

   
 
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