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Autore: mughetto nella neve    05/07/2015    1 recensioni
"« Mayuzumi »
L’ennesimo richiamo che arriva alle sue orecchie è così pacato ed educato che quasi stenta ad associarlo al suo capitano. Preferisce concedersi il beneficio del dubbio e rimanere ad osservare il pavimento. Con questo non c’è rischio che si arrivi a fare conversazione.
Se nel corso dell’anno poteva sperare di passare l’intervallo in completa solitudine, da quando la Winter Cup è terminata, Akashi non fa che raggiungerlo per disturbarlo con inutili domande. A quanto pare una recente discussione con Mibuchi lo ha portato a credere che la squadra necessiti di maggiore ‘compattezza’ e che lui, da bravo capitano, ha l’onere di ‘unire i propri compagni in un solido legame d’amicizia’.
Non che ci veda nulla di sbagliato ma … perché sta parlando con lui allora? Non ha senso. Tempo due mesi e finalmente abbandonerà il liceo in favore di qualche università con una retta scolastica decisamente bassa!"

[ post-canon | MayuAka | self acceptance ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Chihiro Mayuzumi, Reo Mibuchi, Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Non gli è mai piaciuto confrontarsi con gli altri.
Ricorda che, fin da bambino, ha avuto non poche difficoltà a farsi degli amici. Nonostante le insistenze della madre, preferiva passare i pomeriggi al parco in solitudine invece che fingersi ingegnere e costruire brillanti castelli di sabbia con i suoi coetanei. Perfino a scuola prediligeva un bel libro illustrato a qualche sconclusionato gioco in compagnia.
Non perché si ritenesse un bambino più furbo o intelligente ma perché ciò che desiderava era altro. Cosa questo fosse, però, di preciso, non si era mai saputo.
Tutt’ora non è riuscito ad identificarlo. Si tratta di un animale silenzioso e vigile stanziato nell’ombra che non mostra il suo corpo ma ringhia ogni qual volta si tenta di avvicinarsi.
Mayuzumi non è uno stupido. Sa che, se tentasse di identificare i suoi desideri, ne rimarrebbe scottato. Intuisce il futuro che gli si prospetterebbe nel palesarli e, in un guizzo di pavidità, sceglie di ignorarli. Gli conviene fingere che non ci siano. Preferisce mentire a se stesso e agli altri, guardando altrove, piuttosto che prendere le armi e partire per qualche crociata persa in partenza.
Tuttavia, nonostante ciò, ha sempre lasciato che la bestia che si aggira nel suo cervello continuasse a vagare senza meta senza mai confinarla in qualche angolo. Se non fosse stato per i recenti avvenimenti, non si sarebbe mai pentito di simile decisione. Sarebbe stato quasi orgoglioso della sua forza e maturità e avrebbe perfino accennato un sorriso nel guardarsi allo specchio … ma, ahimè!, il mondo in cui vive lo si può paragonare ad un oceano in perenne tempesta ed i cambiamenti sono costanti.
E se un tempo la fiera - che tanto ha sperato di dimenticare - non aveva corpo o sostanza, ora finalmente pare aver risolto questo problema. Mayuzumi vede con chiarezza l’origine della sua inquietudine esistenziale. Riconosce il suo corpo ancora acerbo, i suoi occhi scarlatti e i corti capelli. È tutto così chiaro e preciso ora.
Il suo problema ha un nome e un cognome.
 
°
 
« Sei molto nervoso in quest’ultimo periodo »
Seijuro Akashi possiede il misterioso dono di apparire nel momento sempre meno opportuno. Probabilmente fa pratica nel tempo libero perché altrimenti Mayuzumi non riesce a spiegarsi come riesca a paventarsi nell’esatto momento in cui Re Elrond  spiega alla Compagnia come distruggere l’Unico Anello.
Chiude il volume fermando il dito sul capitolo che è intento a rileggere e, con un leggero sbuffo, dirige il suo sguardo verso quella figura conosciuta. Akashi gli sembra misteriosamente a suo agio: lo vede passare lo sguardo sul suo libro e alzare leggermente un sopracciglio nel notare la copertina raffigurante un nero figuro sopra un drago in armatura. Probabilmente vorrebbe saperne di più ma, sforzandosi di mostrare quanta più discrezione, preferisce non indagare in merito.
« È successo qualcosa? » domanda il primino. Nonostante l’aula che li ospita sia vuota, la sua voce non risuona contro le pareti; il suo tono di voce è misteriosamente basso e rilassato, sembra quasi che si stia approcciando ad un bambino. Akashi lo osserva con quei giganteschi occhi da cerbiatto: di un rosso perfetto, identici uno all’altro e ripieni di una innocenza che mai ha visto prima. Vorrebbe potersene dire attratto, ma la sola idea di ammetterlo lo disgusta a tal punto da farlo rimanere in silenzio. Fissa il pavimento implorando che questo si apra ed inghiotta Akashi al suo interno.
« Mayuzumi »
L’ennesimo richiamo che arriva alle sue orecchie è così pacato ed educato che quasi stenta ad associarlo al suo capitano. Preferisce concedersi il beneficio del dubbio e rimanere ad osservare il pavimento. Con questo non c’è rischio che si arrivi a fare conversazione.
Se nel corso dell’anno poteva sperare di passare l’intervallo in completa solitudine, da quando la Winter Cup è terminata, Akashi non fa che raggiungerlo per disturbarlo con inutili domande. A quanto pare una recente discussione con Mibuchi lo ha portato a credere che la squadra necessiti di maggiore ‘compattezza’ e che lui, da bravo capitano, ha l’onere di ‘unire i propri compagni in un solido legame d’amicizia’.
Non che ci veda nulla di sbagliato ma … perché sta parlando con lui allora? Non ha senso. Tempo due mesi e finalmente abbandonerà il liceo in favore di qualche università con una retta scolastica decisamente bassa!
Mayuzumi si scopre incredibilmente irritato da quel desiderio di Akashi di voler “stringere amicizia” con lui. Lo ritiene così privo di ragione che quasi immagina sia tutto un diabolico piano per metterlo in ridicolo. Quel ragazzino, ai suoi occhi, è ancora l’Anti-Cristo fatto persona: è un serpente velenoso che si è insinuato nella sua vita per morderlo a morte. Non può fidarsi di lui - tanto meno della gente che continua ad assicurargli che ‘sta bene’, ‘ora è tornato normale’, ‘è un così bravo ragazzo’.
Akashi sta continuando a parlare con quella sua voce pacata e serena: « So che l’allenatore ha disposto che tutti i giocatori partecipino agli allenamenti prima delle vacanze invernale; ma, se ciò ti crea dei problemi, devi sentirti in dovere di parlarmene. Se è per causa mia che accumuli così tanto stress durante gli allenamenti, non devi che - »
« Non crederti così importante, capitano. » Mayuzumi, tempo di afferrare l’oggetto del monologo, ha deciso che preferisce ad esso la spiegazione di Re Elrond. Questa conversazione deve finire quanto prima. « Contrariamente a quanto potrebbe arrivare a sostenere il tuo inaffondabile ego, il mondo non gira attorno a te. La mia vita, in particolar modo. Se non ho piacere di partecipare agli allenamenti lo si deve ad un mio stato d’animo non certo per la tua presenza »
Akashi è decisamente punto sul vivo dopo una simile risposta e, tuttavia, si sforza ancora una volta di non darlo a vedere. Prende un lungo e lento respiro e Mayuzumi osserva la sua cravatta avvicinarsi al pomo d’Adamo appena accennato; distoglie ancora una volta lo sguardo, imbarazzato anche solo dall’averlo notato.
« Se hai bisogno di parlare, io posso - »
« No » scuote velocemente la testa per poi far scorrere indietro la sedia ed alzarsi in piedi. La loro differenza d’altezza si palesa improvvisamente, spingendo Akashi ad alzare di poco il capo per osservarlo negli occhi. Mayuzumi vi legge dentro una certa quantità di confusione e di irritazione, ma cosa stia pensando al momento proprio non riesce ad afferrarlo. « Con te non voglio averci proprio nulla a che fare »
 
Non vuole parlare con Akashi. Non lo vuole proprio attorno.
Il piccolo hobbit deve andarsene. Deve far perdere le sue tracce e sparire in qualche paese lontano assieme a quegli occhi da cerbiatto e quei corti capelli rosso sangue.
Cosa vuole, poi, da lui? Non gli è bastato l’anno di tortura psicologica che gli ha inferto? Vuole dilettarsi ancora a punzecchiarlo ed umiliarlo di fronte alla squadra intera?
Probabilmente ha capito tutto.
Dopotutto si racconta per i corridoi che è una specie di genio. ( O semplicemente un demonio ).
Per lui non sarà certo difficile capire cosa la gente pensa e vuole. Gli sarà bastato osservarlo per qualche minuto per arrivare a decifrare il suo comportamento e il suo modo di parlargli. Sicuramente avrà trovato il tutto così divertente e singolare che avrà deciso di farne il suo giocattolo. ( Per la seconda volta ).
Già si vede marionetta nelle sue mani. Rivede subito i fili che lo hanno tenuto legato per un anno intero -solo che, questa volta, non è sul campo da basket ma in camera da letto. Lo immagina sorridergli, farsi vicino e stuzzicarlo con quel sorriso da folle che aveva quando vincevano le partite e poi allontanarsi e fingere che tutto quello che ha fatto non sia mai successo. ( Non sarebbe la prima volta nemmeno per questo, comunque).
È una visione così chiara quella alla quale Mayuzumi sta assistendo. Gli sa di profezia delfica e già intuisce che non potrà porre rimedio: se Akashi si comportasse in quel modo, lui glielo lascerebbe fare. Alla fine si piegherebbe e diverrebbe il suo giocattolino da lanciare via quando si è annoiati.
Mayuzumi è nervoso. Sente la sua bestia scalpitare nel suo cervello e ciò lo fa andare su tutte le furie.
Non lo vuole quell’amore. Non l’ha chiesto.
Che se ne vada via assieme ad Akashi e non torni mai più!
 
°
 
Non sa nemmeno quando ha dato il suo numero di telefono a quel primino del Seirin. Probabilmente quel giorno alla Fiera Annuale del Libro o nel mentre aspettavano alla cassa. Lui e Kuroko si vedono spesso. Mayuzumi passa quasi tutti i fine-settimana a Tokyo dato che i suoi nonni paterni abitano lì e gli capita spesso di incrociare Kuroko durante la sua solitaria passeggiata per le vie periferiche della capitale. Il ragazzino è quasi sempre di ritorno da qualche commissione affidatagli da sua nonna e, con espressione serena, è solito invitarlo a fare la strada assieme.
Pensa di stargli simpatico.
Ciò spiegherebbe il perché Kuroko è solito approcciarsi a lui con chiara disinvoltura e telefonargli verso sera per discutere assieme di libri letti nell’ultimo periodo. Nonostante i loro gusti siano differenti, Mayuzumi ha accettato di buon grado di cimentarsi nella lettura dei volumi a lui consigliati. A ben guardare, ci sono diversi autori occidentali che hanno destato la sua meraviglia e stupore: dopo la trilogia di ‘Queste Oscure Materie’ anche quella de ‘Il Signore degli Anelli’ si sta rivelando interessante.
Questa sera, tuttavia, Kuroko non è in vena di parlare dell’approfondimento psicologico che l’autore è riuscito a dare nel secondo volume della trilogia. Sebbene abbia tentato di affrontare il tutto con quanta più pacatezza possibile, alla fine ha prediletto un approccio diretto: vuole sapere se ha una cotta per Akashi oppure no - sue testuali parole.
Mayuzumi non sa come abbia fatto a capirlo.
Durante le loro uscite hanno parlato raramente di lui. Le domande circa la sua persona a cui era riuscito a rispondere riguardavano, per lo più, le sue condizioni di salute. Per il resto - il suo vedersi con uno psicologo, le (ormai non più rare) discussioni con il padre e perfino il rapporto con la Generazione dei Miracoli - erano notizie che gli erano arrivate da Kuroko stesso. Aveva creduto fossero confidenze e non dei test per confermare o meno un suo possibile interessamento al ragazzo.
Che fare dunque? Confermare o negare con forza la propria cotta per il ragazzo più giovane come un certo personaggio di un certo lungometraggio Disney ambientato in un certo mito greco?
Mayuzumi preferisce senza alcun dubbio smentire.
Gli è stato da sempre ripetuto che la sua dignità viene prima di ogni altra cosa ed è personalmente convinto che convalidare la sua attrazione per Akashi Seijuro sia il modo più veloce per buttarla alle ortiche. Poco importa se Kuroko ride divertito nel sentirlo così ostinato, lui non gli darà certo modo per parlare alle sue spalle. Già lo immagina - con quella faccia di bronzo e lo sguardo sveglio - andare in giro per gli spogliatoi a raccontare di quanto Mayuzumi peni nel vedere Akashi a torso nudo durante gli allenamenti …
« Il senpai è così teneramente scorbutico quando si parla Akashi-kun. Ciò fa supporre che la questione sia più importante di quel che vuole fare apparire. »
« Fa silenzio, Kuroko. Non hai diritto di parola. » ruggisce con voce grossa digrignando un poco i denti per quel commento non richiesto. Seduto alla sua scrivania, ha abbandonato definitivamente lo studio sulla prima guerra mondiale in favore di quella discussione che ancora stenta a credere. Aveva più volte giurato a se stesso che mai avrebbe rivelato questa sua debolezza: il solo accettare il suo sentimento e conviverci si stava rivelando più doloroso e duro di quanto aveva pensato.
Scoprirsi ad osservare Akashi era quanto di più imbarazzante pensava ci fosse. Poco importava se durante gli allenamenti o gli intervalli, il suo sguardo finiva sempre con il cercare quella testa rossa; lo vedeva parlare con qualche suo compagno, palleggiare in solitudine o leggere qualche libro portato da casa. Era un ragazzo tranquillo, non troppo socievole o riservato. Mayuzumi intuiva lo sforzo al quale si sottoponeva nel confrontarsi con gli altri: sembrava quasi intimidito dal prossimo, cercava di mostrarsi quanto più educato e disponibile ma, non appena rimaneva solo, appariva rattristato.
« Suvvia, Senpai. Io non mi lascerei andare a simili picchi di drammaticità. »
Kuroko gli sta implicitamente dando dell’attore di Teatro Nō. Il sotto-testo di quella frase si palesa fin troppo chiaramente. Mayuzumi ne è davvero irritato, ma non riesce a spiegarsi il perché: « Speravo in un poco di maturità da parte tua, Kuroko. A sentirti parlare così ricordi tanto una ragazzina che si diverte a leggere giornaletti di gossip »
Kuroko ride ancora. La sua è una risata bassa che, anche se filtrata dall’apparato telefonico, appare limpida e perfetta; non c’è cattiveria o desiderio di divertirsi in essa, Mayuzumi la ascolta esaurirsi senza trovare le forze per lamentarsene: « Gli uomini rimuginano troppo su ciò che pensano di non poter ottenere. Senpai, se desideri qualcosa non dovresti fermarti troppo a pensare. Protendi le tue mani verso di essa, tenta l’impossibile e combatti. Tutti noi abbiamo diritto alla felicità »
 
Ma non funziona così. Non per lui, almeno.
L’amore che nutre per il ragazzo non è certo una felice favoletta riportata nella raccolta dei Fratelli Grimm. Non intende minimamente combattere per ‘il suo diritto alla felicità’ - tanto più se considera il piccolo hobbit più una piaga che una parte di essa.
Perché combattere per qualcuno che sicuramente non ricambierebbe i suoi sentimenti o che arriverebbe persino ad utilizzarli per i suoi scopi?
Perché Akashi lo farebbe, eh. Mayuzumi ne è fermamente convinto e lo sarà anche a distanza di tempo. Non importa quanto appaia ‘principesco’ ai suoi occhi - così orgoglioso e fragile assieme - si sta pur sempre parlando di un ragazzino che gli ha rovinato un intero ano scolastico con la scusa del basket. Lui non ha dimenticato le umiliazioni che ha subito, la vergogna e la rabbia che è stato costretto a tenere per sé.
Akashi non può essere perdonato.
Ed è per questo che non riesce a spiegarsi la natura di questi sentimenti: perché si è innamorato di Akashi? Lui lo odia. Lo odia con tutto se stesso per quello che gli ha fatto eppure, allo stesso tempo, adora il modo con cui picchietta la penna sul foglio, il modo con cui tiene ordinata la propria divisa, il suo sorridere leggermente nel dare il buongiorno e il suo non capire le battute a doppio-senso di qualche loro compagno di squadra.
Quel che prova per Akashi è pura malattia, ormai lo ha capito.
 È un istinto masochista che non riesce a sedare e che lo sta lentamente uccidendo. Non ne sa la ragione e, tutt’ora, nonostante i propositi ad accettarlo.
Come può Kuroko anche solo pensare che si dichiarerà ad Akashi dopo tutto quello che gli ha fatto passare?

 
°
 
« Ho proposto a Sei-chan di uscire assieme! » esclama d’improvviso Mibuchi con voce zuccherosa. Sta piegando sapientemente la propria maglia lillà per sistemarla poi nella propria borsa e, con un sorriso incredibilmente luminoso, gli ha rivolto una veloce occhiata. Mayuzumi vorrebbe poter sperare che questi non stia parlando con lui ma - a parte Hayama sotto la doccia (intento a canticchiare “Voglio diventar presto un Re!”) - non c’è nessun altro negli spogliatoi.
È raro che Mibuchi gli rivolga la parola: solitamente è troppo preso dall’urlare contro Nebuya e avvolgere fra le sue braccia Hayama e Akashi per badare a lui. Lo ha sempre visto così tremendamente ‘materno’ come tipo. I suoi modi di parlare, il suo gesticolare, sorridere e muoversi ricordano quello di una fatina che va saltellando di fiori in fiori. Reo Mibuchi è quanto di più aggraziato e femminile Mayuzumi abbia mai visto e, la cosa assurda, è che è bastato un mese per considerare il tutto un qualcosa di “perfettamente normale”.
« E perché lo racconti a me? » domanda con scarso interesse mentre finisce di rivestirsi. Quelle che si stanno consumando sono le ultime giornate prima delle vacanze invernali e, nonostante ciò, l’allenatore non da segni di voler ridurre il faticoso allenamento quotidiano o di esentare gli studenti dell’ultimo anno da esso.
« Dovresti venire anche tu! Ho invitato anche Kotaro ed Eikichi!» propone sempre più raggiante l’altro. Probabilmente il silenzio che si è susseguito subito dopo la prima esclamazione gli ha fatto credere che Mayuzumi fosse propenso ad ignorarlo e perciò, scoprirsi ricambiato di attenzioni, ha risollevato il suo umore. « Andremo al cinema a vedere quel nuovo film sui dinosauri! Jurassic qualcosa, se non mi sbaglio. Kotaro ci tiene particolarmente a vederlo e penso che a Sei-chan faccia davvero bene distrarsi un po’! »
« Ho un impegno »
« Ma non ti ho nemmeno detto quando! » borbotta Mibuchi incrociando le braccia al petto come se fosse una madre alle prese con un capriccioso bambino. Sbuffa risentito e, osservandolo con quei seducenti occhi viola, pare quasi volersi scavare dentro l’animo. Mayuzumi può avvertire, senza fatica, la pericolosità di quella materna figura che è Reo Mibuchi; è quanto di più simile ad una leonessa che coccola amabilmente i cuccioli e sbrana gnu in meno di dieci minuti. « Non avrai ancora paura di Sei-chan, spero! »
Mayuzumi storce il viso in un’espressione quasi disgustata. Il pensiero che qualcuno possa pensarlo soggetto ancora all’autorità di Akashi getta il suo animo in uno stato di pura ira: « Perché mai dovrei avere paura di lui? »
« Due mesi fa ne eri completamente terrorizzato » ribadisce Mibuchi, rincarando la dose con un sorriso decisamente divertito per poi scoppiare in una risata. Sembra davvero che stia avendo a che fare con un bambino particolarmente testardo che, tuttavia, con i suoi capricci, lo stia divertendo davvero molto: « Non guardarmi in quel modo! Ti vedevo, sai? Ne avevi l’orrore. Non appena passava il suo sguardo su di te, chinavi il capo a terra come un cagnolino maltrattato dal proprio padrone! »
Mayuzumi non ha mai creduto veramente che qualcuno potesse dirgli un qualcosa del genere. Certo, da quando Akashi aveva preso ad umiliarlo davanti alla squadra aveva preso l’abitudine di tenere lo sguardo basso; ma questo non era altro che un disperato tentativo di non trattenere la rabbia e di non arrivare alle mani. Non ha mai lontanamente pensato che il suo silenzio fosse tradotto come cieca e pura paura nei confronti di Akashi.
« Magari mi faceva semplicemente rabbia » rivela accennando un sorriso sbieco sperando che Mibuchi stia ancora ad osservarlo. Questi, però, ha ripreso a sistemare con incredibile cura la propria borsa; lo vede scuotere il capo con rassegnazione e poi, tirando fuori il proprio asciugamano tornare a piegarlo per ottenere maggiore spazio.
« Voi maschi siete tutti così! » sospira con teatralità passando una mano sulla propria guancia, quasi questa conversazione lo stia stressando. « Meglio fingersi arrabbiati che ammettere di aver paura. E dire che non c’è poi così tanta differenza! Un animale ridotto in un angolo ringhia e trema assieme. Qualcosa dovrà pur dire, no? »
Ora, Mayuzumi vorrebbe davvero essere puntiglioso e correggerlo dicendo che - per quanto assurdo possa essere - anche Mibuchi è un uomo quindi è inutile che va a parlare del genere maschile con tanta spregiudicatezza. Tuttavia, preferisce dirigere il discorso verso altro, spaventato da quello che potrebbe accadere qual’ora esprimesse simile parere: « La violenza sugli animali è sbagliata, Mibuchi »
« Personalmente ritengo maggiormente condannabile la violenza che si fa su se stessi » racconta  l’altro. La sua voce - da zuccherosa a teatralmente drammatica - va improvvisamente a trasformarsi: si fa incredibilmente seria e anche se, sul suo viso, c’è ancora qualche sfumatura di gentilezza. Mayuzumi alza un sopracciglio non capendo a cosa si deve simile cambiamento: improvvisamente, davanti a lui, il ragazzo gli appare improvvisamente serio e accorto. Mibuchi sembra davvero un adulto maturo e responsabile al quale ci si può confidare. « Nascondersi, odiarsi, piangersi addosso … è così sbagliato. Bisognerebbe volersi bene per ciò che si è e - non dico esserne orgoglioso - ma almeno non andare girando con la maglietta “non avvicinatevi, potrei essere contagioso” »
Mayuzumi si sente improvvisamente colpito in pieno. È come se Mibuchi gli avesse sparato un dardo in petto e, con quell’espressione ineffabile, si divertisse a cacciarlo ancora più nel profondo con il puro intento di farlo soffrire maggiormente.
Le pupille di Mayuzumi sono due puntini minuscoli, segno di quanto lo stupore sia riuscito a penetrare sul suo viso. Dischiude la bocca per parlare ma la avverte secca e fredda come una chiesa rimasta chiusa per anni. Muove la lingua su e giù per il palato tentando di pronunciare qualcosa ma ciò che ne viene fuori non sono che suoni sconnessi: « Tu come - »
Reo Mibuchi sorride intenerito piegano il capo su di un lato. I suoi capelli corvini allisciano la sua pelle perfetta che, illuminata dalla luce delle lampade, pare quasi risplendere. Agli occhi di Mayuzumi è improvvisamente la divinità greca dell’amore, scesa sulla Terra, per fargli confessare i suoi reali sentimenti - o come minimo, far capire che non sono poi così segreti come lui ha sperato.
« Certe cose le capisco prima degli altri » dice in un respiro. Il sorriso non abbandona il suo volto a tal punto da fargli sospettare che sia rivolto a lui con il puro intento di rassicurarlo. Non teme che Mayuzumi possa negare ciò che ha appena insinuato, sa che è la verità e non teme che questi possa scappare o arrabbiarsi. « Tranquillo: non sembrerebbe, ma i segreti li so mantenere piuttosto bene ».
Vorrebbe aggiungere altro. Mayuzumi lo sa ma, appena lo vede aprire la bocca per continuare, ecco che spunta Hayama dalle docce con un turbante a tenergli al caldo quei suoi corti capelli color delle pannocchie.
« E allora? Vieni si o no? »  trilla con voce incredibilmente alta rivolgendosi a Mayuzumi. Si dondola un poco sulla destra e sulla sinistra per poi sorridergli allegro. « Guarda che mi devi dare la conferma entro stasera! Devo prenotare i biglietti! »
 
Ma certo, fingiamo che vada tutto bene!
Infondo, la Winter Cup è terminata ormai da tempo e Akashi non ha fatto segnali di volerlo utilizzare come giocattolo sessuale. Probabilmente non ha capito cosa tiene sveglio la notte Mayuzumi e, forse, non gli importa neanche. Quell’innocente interessamento che ha nei suoi confronti è - con tutte le probabilità - comune a tutti i giocatori con cui è solito relazionarsi.
Akashi non lo considera.
Akashi non lo vede.
Per Akashi lui non è nulla. Nemmeno lo strumento da usare durante la partita. Adesso che ‘sta bene’, Mayuzumi non è altro che un compagno di squadra vagamente problematico di cui però non saprà più nulla dopo la primavera.
E la cosa peggiore qual è? È che a lui non sta bene. Non sta bene, per niente.
Era convinto che, riuscire a celare i suoi sentimenti ad Akashi, lo avrebbe reso felice. Fingere insofferenza nei suoi riguardi e ignorare quella bestia che si aggira nella sua testa gli era apparsa l’unica soluzione ai suoi problemi. Ed invece se ne scopre ancora più intossicato.
Quell’amore che ha considerato impossibile e che ha allontanato con tutte le sue forze, ora lo sta soffocando ancora di più proprio perché inespresso.
Akashi non può comportarsi in quella maniera. Non può sedurlo con quei occhi da cerbiatto e l’espressione pensierosa e poi non tentare nemmeno di decifrare il suo comportamento.
Non può lasciarlo morire in questa maniera.

 
°
 
« Tu mi stai evitando »
« Può essere »
Mayuzumi vorrebbe quasi sorridere a se stesso e a quella faccia di bronzo che ha il coraggio di proporre ad Akashi ogni volta questi tenti di parlargli. Si sente così profondamente ridicolo in quel preciso istante: nasconde tutta la sua rabbia e disperazione dietro un volto impassibile che osserva stanco il panorama appena oltre la finestra di scuola.
« So che dipende per quello che è successo durante l’anno.
E so che tu non mi hai ancora perdonato per questo »
« Dovrei? »
« So che non lo farai, ma io intendo almeno provare a farti cambiare idea »
Il bello è che lo ha fatto. Lo ha davvero perdonato nonostante le umiliazioni, la rabbia e la vergogna che è stato spinto a provare nei suoi confronti.  Gli sono bastati poco più di due settimane per innamorarsi follemente di Akashi: lo ha odiato ancor di più per questo ma ha scoperto troppo tardi come, in realtà, fosse proprio il suo odio ad alimentare l’attrazione nei suoi confronti. Più  lo odiava e più se ne scopriva innamorato. Più si sforzava di ignorarlo e più coglieva sfumature comportamentali che mai aveva notato. Più tentava di tenerlo lontano più avvertiva il suo cuore legato all’altro.
« Perché? »
« So di aver sbagliato. E voglio rimediare. »
Akashi non può rimediare. Non può salvarlo dal suo dolore perché non sa quale sia la vera origine di esso. Pensa che sia semplicemente dovuto alla mancanza di rispetto che è stato costretto a subire per un anno intero; è convinto che basteranno delle scuse e una chiacchierata a cuore aperto, infarcita di inutili spiegazioni, per rimediare. Ma non è così. Il dolore che prova non conoscerà mai pace: non servirà la gentilezza e l’educazione di un semplice capitano di una squadra di basket.
« Perché? »
« Non voglio che tu mi odi »
Quello di cui Mayuzumi ha bisogno per guarire dal suo dolore è altro. Si parla di una cosa astratta e diversa da tutto ciò che normalmente desiderano i suoi coetanei. Ciò che Mayuzumi domanda è un qualcosa che si aggira nel suo cervello fin da bambino sotto l’aspetto di una bestia feroce che lui non ha mai avuto il coraggio di affrontare: l’amore.
« Perché? »
« Perché mi piaci, Mayuzumi »

 
°
 
It's too cliché
I won't say I'm in love
 
 
 
 
~Il Mughetto dice~
Torno su questo fandom per fare gli auguri di un buon compleanno e per scusarmi con lei perché … beh, io volevo farle dono di una bella AoKise; ma alla fine mi sono resa conto che questa coppia non fa proprio per me ed ho ripiegato su un qualcosa che io spero possa apprezzare per ciò che è. Un tentativo di farla felice. *alza i ponpon*
La MayuAka mi piace come coppia ma so che, in questa shot, Mayuzumi è decisamente OOC. Probabilmente ci ho davvero messo troppo di mio e non so davvero perché ho deciso di inserire così tanti riferimenti a ciò che si prova quando si scopre essere omosessuali. Nelle mie storie, di solito, I personaggi sono felici e sereni della loro sessualità. Questa è la prima volta che parlo di questo argomento in maniera quanto più realistica possibile e non so davvero perché l’ho fatto.
Spero che a
NeuPreussen piaccia perché la storia è decisamente dedicata a lei per farle gli auguri di buon compleanno!
E se qualcuno non l’ha capito: sì, Hayama è un fan di Jurassic World. Se lo è andato a vedere ed ora è convinto di poter addestrare una squadra di raptor perché Mibuchi ha sostenuto che lui è anche più carino di Chriss Pratt.
Grazie per aver letto questa storia e passate per le storie di Neu che sono infinitamente migliori e meglio strutturate rispetto a questa! ~
  
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