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Autore: Randa_Zero    06/07/2015    0 recensioni
Una mezza sirena.
Due licantropi.
Un mutaforme.
Un mezzo volatile.
E una ragazza senza un passato.
Sei ragazzi scappati da un Centro di Ricerca.
Braccati da scienziati che vogliono cancellare ogni prova sui loro esperimenti, dovranno scoprire l'obbiettivo di colui che li ha creati.
Riusciranno a scoprire la verità?
Genere: Generale, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“Anche se ora ti fai chiamare Alex, giusto?

Chiese la donna portando la mano destra alla guancia e assumendo un espressione assorta, mentre con la sinistra si cinse la vita.

Alex l’aveva riconosciuta: era la voce che aveva sentito vicino al laghetto.

Mettendosi in posizione di difesa, con voce dura chiese:

-“Chi sei? E chi è Morwen?”

La donna parve stupita da quelle parole, poi mettendosi una mano davanti alla bocca esclamò:

-“Oh cielo, allora quello che ci aveva raccontato Galathil era vero.”

Alex sembrò ancora più confusa.

-“ Chi è Galathil?!”

La donna sorrise intenerita e fece un passo in avanti, ma si arrestò quando vide che Alex era arretrata di due, un espressione di tristezza andò a tingerle il volto e l’acqua sul suo vestito prese a scorrere più veloce.

-“Mi dispiace così tanto…”

Disse con un tono velato dalla tristezza, poi posando lo sguardo sui suoi occhi continuò:

-“Abbiamo fatto di tutto per tirarti fuori di li…”

Lentamente abbassò gli occhi e ,portandosi una mano al petto, sussurrando aggiunse:

-“Spero solo non si troppo tardi”

A quelle parole un brivido percorse il corpo di Alex, subito sostituito da un’irritazione crescente.

Senza notare le fiammelle che si alzavano, sempre più rosse, dal suo abito, gridò:

-“Che cosa speri non sia troppo tardi?!”

La donna alzò lo sguardo e le sorrise dolcemente, la sua espressione però rimase sempre velata da un sottile strato di tristezza; piano, ma senza esitazione, iniziò ad incamminarsi verso Alex, lei provò ad arretrare ma qualcosa glie lo impedì; voltando di scatto la testa però non vide altro che quel bianco che dominava su tutto.

Quando volse di nuovo lo sguardo verso la donna, sussultò trovandosela a pochi centimetri dal viso, istintivamente cercò di spingersi più lontano possibile, anche se qualcosa dentro di lei le diceva di fare il contrario.

Dopo alcuni secondi qualcosa iniziò a colarle sul viso e si stupì quando toccandosi le guance, le sentì bagnate.

Notando le lacrime della ragazza, la donna sorrise ancora di più, e si avvicinò ancora di un passo.

Solo allora Alex riuscì a capire cos’era quel movimento nei suoi occhi: un oceano di acqua si specchiava nelle sue iridi, alte onde bianche si alzavano per poi crollare su altre più piccole, frizzanti spruzzi si alzavano quando l’acqua scrosciava contro gli scogli e mille sfumature di blu si sostituivano ad un ritmo acceso, dando all’acqua qualcosa di mistico. La nera senza accorgersene trattenne il respiro.

Lentamente la donna d’acqua alzò una mano e la poggiò sul suo viso, lei chiuse di scatto gli occhi aspettandosi una qualche sorta di dolore, ma non fu così: dal palmo premuto sulla sua guancia sentiva invece sprigionarsi uno strano calore, e lì riconobbe l’emozione che la spingeva a fidarsi di quella donna: nostalgia.

Il calore sulla sua pelle crebbe e un espressione di dubbio apparve sul viso della donna.

Quando posò il suo sguardo su i polsi di Alex, sembrò capire e una scintilla di dolore le passò negli occhi.

-“Devi toglierli”

Alex riaprì gli occhi, e la guardò senza capire.

-“Le manette, trova un modo, ma devi toglierle”

Anche se sul viso della nera rimaneva quell’espressione interrogativa, la donna non disse nient’altro, sapendo che in un modo o nell’altro avrebbe capito da sola, e anzi sorrise serena.

Tutto d’un tratto il calore del palmo sulla guancia divenne insostenibile, e Alex si ritrovò ad urlare.

Prima di chiudere per una seconda volta gli occhi vide il suo vestito andare a fuoco e le fiamme lambirgli la pelle.

Prima di ricadere nell’incoscienza sentì per l’ultima volta la voce della donna:

-“ Ci  vedremo presto … Alex”

 

Erano pochi minuti che Alex era scomparsa, ma ad Ethan sembravano un’infinità di tempo.

Era concentrato a scrutare sotto il delicato velo che costituiva la superfice dell’acqua, e fu forse per questo che non si accorse del leggero strato di vapore che piano iniziò ad alzarsi dall’acqua; al contrario però Silvia se accorse, e anche molto in fretta.

-“ Ethan!”

Il ragazzo alato si voltò di scatto verso la voce con una nuova speranza nel cuore, ma quando vide che Silvia non sorreggeva nessuna ragazza dagli occhi rossi, quella speranza si trasformò presto in frustrazione.

-“Che c’è?

Le chiese avvicinandosi con un paio di colpi d’ala, lei con il volto sofferente rispose:

-“L’acqua! è troppo calda, brucia!”

Solo allora l’albino notò il fitto strato di vapore che si alzava dal fiume, senza esitare prese Silvia sotto le ascelle, e quando immerse le mani per afferrarla un acuto dolore gli si diffuse per tutte le braccia, stringendo i denti, sbatté le ali più volte fino a quando non riuscii a prendere di nuovo quota.

Lo spettacolo dall’alto aveva quasi dell’assurdo: dal centro del lago, per un raggio di 6 metri, l’acqua aveva iniziato ad evaporare, e nel centro stava perfino bollendo.

Quello che successe dopo lo stupì ancora di più: dal centro, l’acqua, iniziò ad evaporare sempre più velocemente, venendo presto sostituita da alte fiamme scarlatte.

Per evitare il calore, Ethan salì ancora più in alto.

Le fiamme procedevano facendo evaporare sempre più acqua, e man mano che avanzavano si riusciva a distinguere con maggiore chiarezza il fondale del fiume, e ad un certo punto finalmente, Ethan, la vide.

Giaceva rannicchiata al centro di tutto, con la testa stretta fra le braccia e le gambe piegate verso lo sterno.

In pochi secondi il ragazzo reagì: volò verso la riva, appoggiò delicatamente a terra Silvia, e come un razzo si lanciò in picchiata al centro delle fiamme.

Atterrando sulla dura pietra, si abbassò verso la ragazza e, vedendo che teneva gli occhi chiusi, un terrore lo prese allo stomaco, ma quando percepì il movimento ritmico del petto tirò un sospiro i sollievo: se respirava allora era ancora viva.

Non provò neanche a svegliarla: se la caricò in braccio, e facendo leva sulle gambe si rialzò.

Senza aspettare un secondo di più spiccò il volo verso l’alto tendendo stretta Alex sempre più forte, per paura potesse scivolargli.

Abbassando lo sguardo verso il suo corpo trattenne di colpo il respiro: da profondi graffi sulla schiena colava lentamente del sangue, stessa cosa da un morso sulla gamba.

Era completamente asciutta, e la punta dei capelli era lievemente bruciacchiata, così come buona parte della tunica: mancava completamente una manica, la scollatura era stata abbondantemente rimossa e uno squarcio si apriva sul fianco destro.

Ma una cosa colpì maggiormente il ragazzo: dagli occhi chiusi della ragazza scorrevano lentamente calde lacrime salate.

   
 
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