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Autore: Il_Genio_del_Male    06/07/2015    8 recensioni
In cui Sehun fa una proposta inaspettata, Jongin va nel pallone, tutti sono felici ma le dee non hanno nulla da mettersi.
[Sequel de 'La caduta degli dèi'.]
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incest
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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PAIRING: SeKai, TaoChen, KyungMyun, KrisYeol, LayHan.

GENERE: Commedia, Demenziale (un po’), Sentimentale.

AVVERTIMENTI: AU, Cross-over, (accenni di) Het, Slash, Incest e un po’ di OOC.

DISCLAIMER: Nessuno degli EXO mi appartiene (anche se vorrei adottarli in massa, ma vabbé); fyccina scritta assolutamente non a scopo di lucro: non guadagno nulla dalla mia attività di fangirlamento compulsivo. Tutti i personaggi sono maggiorenni.

NOTE: Chi è il genio cosmico che decide di postare una nuova storia alla vigilia di un esame? La sottoscritta, ovviamente. Comunque. Gli dèi sono tornati, benché mi fossi ripromessa di non scrivere più su di loro. Credevo di aver saldato il mio debito con le Muse, ma evidentemente mi sbagliavo xD.
Avviso ai nuovi lettori: trattasi del seguito di una mia precedente fanfiction, La caduta degli dèi, che è indispensabile conoscere prima di procedere oltre. Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2144811.

Buona lettura (si spera)!

 

 

 

 

 

Andò all’incirca così.

Era dicembre, ma non un giorno qualsiasi. Del resto, rifletté Sehun -noto alle popolazioni antiche con il nome di Eolo, dio dei venti- quando si decide di compiere il grande passo è moralmente d’obbligo optare per una data significativa. Lui aveva deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo il giorno del suo secondo anniversario con Jongin, all’anagrafe Ermes, messaggero divino e patrono di ladri e viaggiatori. Sperava che il compagno avrebbe apprezzato il tocco romantico.

Quello che non farei pur di renderlo felice, pensò aprendosi in un sorriso colmo di affetto.

Si tastò la tasca destra dei jeans, assicurandosi che la scatolina fosse al suo posto. Per l’occasione aveva chiesto consiglio a Joonmyun, e il padre aveva accettato di buon grado di aiutarlo. Era l’unico a conoscenza delle sue intenzioni, giacché Sehun voleva che restassero segrete fino al momento opportuno. E quel momento era vicino.

Controllò il proprio orologio da polso e represse un fremito di impazienza. Aspettava che Jongin tornasse dall’ufficio postale, dove si era recato insieme al dio marino per pagare una bolletta, lasciando così a lui il tempo di allestire il soggiorno. Petali di rose sparsi sul tappeto, luci soffuse, qualche candela piazzata strategicamente sul tavolo da pranzo. Indossava il suo completo più elegante, giacca e pantaloni di sartoria, e aveva speso ben venti minuti davanti allo specchio nel tentativo di dare volume alla sua liscia chioma corvina.

Il cellulare vibrò per segnalare l’arrivo di un sms da parte di Joonmyun. “Stiamo per prendere l’ascensore”. Era il segnale convenuto. Sehun tirò su col naso, si sistemò il colletto della camicia e schioccò la lingua un paio di volte, nervoso. Gli altri dèi, come concordato quella stessa mattina, attendevano nelle rispettive stanze di venire convocati in salotto. Nessuno di loro aveva la minima idea di cosa sarebbe accaduto nella mezzora successiva, e non vedevano l’ora di scoprirlo.

“Uscite pure, stanno arrivando” Sehun annunciò ad alta voce.

 

 

Jongin notò i petali, le candele e l’abbigliamento di Sehun ancor prima di togliersi le scarpe. Per un attimo sospettò che l’altro avesse organizzato una romantica cenetta domestica e si vergognò del proprio maglione con Rudolph la renna (sebbene fosse un regalo di Yifan e solitamente esibito con orgoglio). Poi il suo sguardo vagò e si accorse della presenza del resto della tribù.

Jongdae occupava una delle poltrone, con Zitao precariamente appollaiato sul bracciolo. Lu Han rimirava la composizione floreale sul tappeto e ne commentava la resa artistica con Yixing, il quale annuiva entusiasta. Baekhyun, invece, sedeva sulla seconda poltrona, le gambe accavallate e l’aria spazientita di chi sta perdendo del tempo prezioso. Sul divano stavano Kyungsoo -che fece cenno a Joonmyun di raggiungerlo- e Yifan, appolipato a Chanyeol, con Minseok a chiudere la fila.

Addio cenetta due, quindi. Che diavolo sta succedendo?, si domandò con un filo di apprensione Jongin, fermo sulla soglia e incapace di muovere un passo. Sehun, intuitane la confusione, si affrettò a prenderlo per mano e a condurlo al centro della stanza.

“Cosa-” Jongin non terminò la frase, poiché il figlio di Poseidone gli serrò la bocca con un bacio.

Zitao tossicchiò; se per imbarazzo o al fine di soffocare un certo divertimento, non è dato saperlo. Jongdae, nel dubbio, gli rifilò una gomitata nelle costole che il Titano subito ricambiò. Minseok li osservò di sottecchi, ridendo sotto i baffi. Quei due si amavano alla follia, ma non passava giorno senza che bisticciassero o si facessero i dispetti come bambini capricciosi. Tutto il contrario di Jongin e Sehun, ancora labbra contro labbra. Dopo i tragici avvenimenti che avevano minacciato di rovinare per sempre il loro rapporto, i due si erano solennemente ripromessi di andare sempre d’amore e d’accordo. A giudicare dalla foga con cui stavano pomiciando, considerò Eros divertito, pareva che ci stessero riuscendo.

Quando anche Lu Han simulò un attacco di tosse violenta, Sehun recepì il messaggio e si staccò dal compagno, che ne approfittò per recuperare un po’ di fiato. Ignorava che di lì a breve si sarebbe trovato nuovamente a boccheggiare per la sorpresa. Il dio dei venti, infatti, si inginocchiò davanti a lui nel silenzio generale e, con un gesto deliberatamente lento, gli offrì una scatolina azzurra in palmo di mano. La aprì.

Jongin trasecolò, gli occhi sgranati ed il cuore d’un tratto impazzito. Un cerchio in oro bianco, sobriamente puntellato di diamanti luminosi come stelle, ammiccava e splendeva nell’interno bianco del cofanetto. Non sapeva che dire. Sehun lo guardava con un amore che un cinico avrebbe definito stucchevole.

“Ermes… Jongin. Quale che sia la tua condizione, divina o umana, io ti amo e desidero trascorrere il resto dell’eternità come tuo marito” gli tremò la voce. “Vuoi sposarmi? [1]

L'emozione sopraffece il figlio di Zeus, ed egli proruppe in singhiozzi che ne scossero il corpo, tremante come una foglia d’autunno. Sehun, allarmato, si rimise in piedi e gli tese le braccia.

Ho sbagliato tutto, che io possa essere dannato. Adesso mi odierà e-   

Ma Jongin scosse la testa, tentò inutilmente di ricomporsi. Con le guance umide di lacrime avvinghiò il suo uomo, la sua anima gemella, il suo unico amore, e lo strinse a sé.

“Certo che ti sposo” esclamò, a metà tra il riso ed il pianto.

I presenti esplosero in un applauso selvaggio, ululante, che esprimeva esaltazione e sollievo.

“Un matrimonio, cazzo!” Lu Han agitò trionfante un pugno in aria. Yixing si unì a lui, sorvolando sul linguaggio colorito del dio dell’ebbrezza.

Jongdae era il ritratto della commozione personificata. “Mio figlio si sposa!” saltò al collo di Zitao e lo baciò. Poi corse incontro a Joonmyun, ugualmente estasiato, e lo stritolò con forza erculea. “I nostri bambini si sposano!” urlò.

“Zeus, fratello mio”, fu la risposta, “quale giorno gioiglorioso [2] è questo!”

Rimasero abbracciati a lungo, ma né Kyungsoo né Zitao ebbero da ridire sulle loro effusioni. Chanyeol scovò una bottiglia magnum di Dom Pérignon in dispensa e si incaricò di riempire i calici per un doveroso brindisi. Yifan e Minseok furono i primi a congratularsi con i promessi sposi; il signore dell’Ade baciò sulla fronte i due giovani e augurò loro la felicità che meritavano.

Jongdae alzò in aria il proprio bicchiere, imitato prontamente dagli altri. “A Ermes ed Eolo!”

“A noi due” sussurrò Sehun nell’orecchio di Jongin.

Bevvero. Lu Han confidò a Kyungsoo di preferire in realtà il San Crispino [3]; per sua fortuna non colse l’occhiata assassina che gli rifilò il fratello. Venne versato altro champagne. Al terzo o quarto brindisi, Baekhyun porse il fatale quesito.

“Chi organizza il matrimonio?”

Da lì cominciarono i guai.

 

 

Il primo a crollare, trascorse neanche ventiquattro ore dalla proposta, fu Jongin.

“Stiamo commettendo uno grosso errore” mugugnò verso le cinque di mattina, al termine di una notte insonne.

Sehun, steso accanto a lui e altrettanto sveglio, sospirò. Aveva previsto quell’eventualità.

“Al contrario” replicò, calmo e rassicurante. “Ci amiamo. La nostra situazione economica è florida. Non avremo nemmeno l’inconveniente della vecchiaia e del calo del desiderio. Niente problemi di prostata” ad entrambi sfuggì una risata. “Il vero sbaglio sarebbe non sposarci”.

“La fai facile, tu” sbuffò. “E se non fossimo tagliati per la vita matrimoniale? Se finissimo come Efesto e Afrodite, o mio padre ed Era?”

“Come puoi paragonarci a loro? Le nostre non saranno nozze combinate, e inoltre a me le donne non interessano. Né ho intenzione di giacere con altri uomini, mortali o meno” inarcò un sopracciglio.

“Nemmeno io, se è per questo” alzò gli occhi al cielo. “E va bene, ci amiamo. Ma se non fosse abbastanza? Se ci stancassimo?” si interruppe, folgorato da un pensiero quasi più angosciante. “Non possiamo nemmeno invitare le nostre madri! Siamo confinati sulla Terra!” si morsicò il labbro inferiore in preda all’ansia. “Non ce lo perdoneranno mai”.

“Non ti sembra di esagerare un po’?”

Jongin negò con il capo, testardo. “Maia e Arne [4] ci uccideranno” sussurrò con tono da tregenda.

“Siamo immortali, genio” l’altro ridacchiò.

“Sì sì, sfotti pure. Se mia madre non mi scorticherà vivo per averla esclusa dalla cerimonia, vedrai che lo farà non appena si renderà conto che non le possiamo dare dei nipotini! E dubito che Arne sarà più comprensiva: lo sai come sono fatte le mamme”.

“Niente nipotini, tu dici” Sehun si finse meditabondo, tuttavia il bagliore perverso che gli si accese nello sguardo ne tradì i reali pensieri. In un attimo fu sopra al fidanzato, le coperte sbalzate via da un colpo di vento. “E se provassimo comunque a metterne in cantiere uno o due? Siamo pur sempre divinità” sorrise lascivamente.

Jongin non provò nemmeno ad obiettare.

 

 

“Che problema c’è?” si stupì Jongdae quando, alcune ore dopo, i futuri sposi gli esposero la questione. “Avviseremo le dee, è chiaro. Mai negare ad una donna la possibilità di sfoggiare un abito nuovo. Era e le mie figlie mi odiano, ma se scoprissero di non essere state invitate mi odierebbero ancora di più” assunse un’aria tanto addolorata da spingere Jongin ad abbracciarlo d’impulso.

“Come faremo? A spedire gli inviti, intendo” domandò Sehun, che già mordeva il freno.

“Basterà chiedere a Iris [5] di riferire il messaggio”.

“Oh. Giusto” assentì ammirato. Suo suocero era davvero in gamba.

 

 

Archiviati che furono i timori di Ermes, si decise di procedere con i preparativi.

Baekhyun telefonò al municipio di Seoul per prenotare la sala adibita alle cerimonie. La prima data disponibile, gli comunicò una gentile segretaria, cadeva il mese successivo. Il dio, che nel corso della sua millenaria esistenza non aveva mai organizzato un matrimonio, ritenne che tre settimane fossero un intervallo di tempo sufficiente e accettò. Infine, dopo aver navigato su internet alla ricerca di preziosi consigli e suggerimenti, si offrì di gestire la faccenda coadiuvato da Yifan, incaricato di sganciare i verdoni.

Tuttavia, realizzando di non poter organizzare tutto da soli, sprezzanti del pericolo a cui andavano incontro delegarono diversi compiti ai famigliari. Joonmyun e Kyungsoo si sarebbero occupati del rinfresco, Chanyeol e Yixing degli addobbi floreali, Minseok delle fedi, Zitao e Jongdae degli abiti e, infine, Lu Han dei beveraggi.

A Jongin e Sehun venne ingiunto di trasferirsi, almeno fino al grande giorno, nell’appartamento al secondo piano, rimasto vuoto da quando Baekhyun aveva fatto ritorno, con la coda tra le gambe, all’ovile [6].

“Godetevi l’intimità e dateci dentro come conigli” li esortò inaspettatamente Zitao, con tanto di occhiolino malizioso.

Era la soluzione ottimale: così i futuri sposi non si sarebbero dovuti preoccupare di nulla e i novelli wedding planner avrebbero potuto agire indisturbati senza il timore di rovinare loro la sorpresa anticipando inavvertitamente qualcosa.

 

 

In quegli stessi giorni, sulle vette dell’Olimpo, andava consumandosi un dramma di proporzioni -è il caso di dirlo- epiche. Le dee, infatti, avevano scoperto con sommo raccapriccio di non avere nulla da mettersi per il matrimonio. Orrore. Tragedia. Ecatombe. Se l’invito recapitato da Iris le aveva altresì rallegrate (Ermes ed Eolo erano dei cari fanciulli, benché figli e fratelli di individui non altrettanto amabili), la prospettiva di scegliere un look adatto all’occasione le aveva gettate nello sconforto più nero.

Era scoprì di aver smarrito la sua tunica preferita. Afrodite, la bella delle belle, si convinse di avere un’unghia incarnita e un principio di acne e piagnucolò per una settimana intera. Persefone rischiò di perdere il senno tentando di decidere quale delle sue vesti la ingrassasse di meno. Demetra devastò il proprio giardino alla ricerca dei fiori più belli da intrecciare nelle lunghe chiome. Artemide toelettò personalmente i suoi cani, salvo rendersi conto in seguito che probabilmente, nel mondo mortale, non era ammessa la presenza di animali ad una cerimonia. Persino Atena andò in crisi quando una delle sue ancelle rovinò in modo irreparabile un chitone che ella le aveva chiesto di tingere di azzurro ceruleo affinché si abbinasse ai suoi occhi.

Paradossalmente, però, le madri degli sposi non ebbero problemi a decidere cosa indossare; furono le uniche a dormire sonni tranquilli fino al grande giorno.

 

 

A cinque giorni dalle nozze, il disastro era incombente.

“Dove troviamo l’ambrosia o un montone da sgozzare?” Kyungsoo espresse il proprio sconforto durante l’ennesima riunione quotidiana tra wedding planner. “Noi possiamo pure cavarcela con patatine e salatini, ma le signore no! Loro vorranno del nettare, o mal che vada il profumino di una coscia arrostita. Però non ho trovato nessuno disposto a vendermi un animale da macello, dannazione!”

“Non prenderla male, amore. Dubito che in Comune ci avrebbero concesso di immolare un’offerta alle divinità” lo confortò Joonmyun.

“Almeno a bevande siamo messi bene, sì?” Baekhyun si rivolse a Lu Han.

“Splendidamente” sorrise quegli soddisfatto. “Il Tavernello che ho ordinato non farà rimpiangere l’ambrosia, parola mia”.

“Vedremo di accontentarci. Le fedi?”

“Le ho ritirate ieri dal gioielliere” Minseok le mostrò agli altri. Erano piuttosto semplici, simili all’anello che Sehun aveva regalato a Jongin, ma con un unico, discreto diamante incastonato al centro.

“Eccellente, figlio mio” Kyungsoo gli batté una mano sulla spalla.

“I completi a che punto sono?” chiese Yifan.

“Il mio e quello di Zitao sono da rifinire, domani mattina presto andiamo in atelier” Jongdae era visibilmente soddisfatto del proprio operato. “Rimarrete a bocca aperta” promise.

“Speriamo non per il motivo sbagliato” borbottò il dio arciere [7], il quale non si fidava del senso estetico del padre e del nonno (a ragione).

“E i fiori?” Yifan guardò Chanyeol e Yixing.

“Sono belli e colorati” affermarono entrambi, annuendo convinti.

Tutto in ordine.

O forse no.

 

 

A Cho Jonghyun, impiegato comunale con trent’anni di servizio alle spalle, era capitato di unire in matrimonio un mucchio di coppie, alcune anche piuttosto bizzarre –ma mai come quella che gli stava davanti in trepidante attesa. Il fatto che si trattasse di due maschi molto attraenti e forse un pochino giovani per le nozze era un dettaglio insignificante.

Le dolenti note, infatti, riguardavano i tight che gli sposi indossavano: neri, sì, ma ricoperti di lustrini, calzature e papillon compresi. Quanto agli invitati… Le donne avevano carnagioni troppo distese e splendenti perché, nel gruppo, fossero presenti le madri dei ragazzi, ed erano tutte di eccezionale bellezza nonostante sfoggiassero lunghe vesti drappeggiate senza maniche, di foggia antica, sconsideratamente leggere per il rigido clima di gennaio. Gli uomini, dal canto loro, stupivano non tanto per l’avvenenza quanto perché li si sarebbe potuti scambiare per un arcobaleno vivente. Ognuno di essi sfoggiava un completo di tonalità diversa: il più alto era vestito di rosso (e teneva in braccio una pecora di peluche?!), quello accanto a lui di arancione, e così via fino ad arrivare ai due più minuti di statura ai quali, poverini, erano toccati colori come il fucsia e il rosa.

Il signor Cho, poco prima che la sala si riempisse, aveva osservato il tizio vestito di azzurro occhieggiare velenosamente uno dei più alti, in giallo semaforo, ed il suo accompagnatore.

“Non posso credere di essere imparentato con dei disastri ambulanti come voi” li aveva apostrofati.

“Ci è sembrata una bella idea” il piccoletto in fucsia aveva fatto spallucce. “In fondo la bandiera arcobaleno è l’emblema della comunità LGBT”.

Molto strano, aveva concluso tra sé e sé l’ignaro mortale, e aveva distolto lo sguardo dai componenti di quella combriccola così originale. Ma i colpi di scena, per il povero signor Cho, non erano terminati. Rivolta l’attenzione alle decorazioni floreali che a mo’ di ghirlande adornavano le sedie, la moquette rossa e la porta d’ingresso, si era accorto che non si trattavano di fiori. Né rose, fresie, né orchidee o peonie, bensì funghi. Graziosi, con le cappelle rosse a pois multicolori, ma indubbiamente inappropriati per un matrimonio. Dei funghi, per l’amor di Dio!

“Chanyeol, cosa diamine-” Yifan, appena varcata la soglia, si era voltato in direzione del compagno in cerca di una risposta sensata alla sua domanda troncata sul nascere.

“Ti piacciono? Sono funghi speciali” aveva spiegato il dio fabbro, esibendo con orgoglio una chioma in pendant con l’arancione del proprio completo. “Il tipo che ce li ha venduti li chiamava funghetti arcobaleno: più in tema di così!”

Yifan aveva emesso un muggito di puro sconforto e si era lasciato cadere sulla sedia assegnatagli, stringendosi Alfa Alfa in grembo.

 

Il signor Cho si schiarì la voce. Mancava qualche minuto all’inizio della cerimonia, ma di parenti sufficientemente attempati ancora nessuna traccia. Che assurdità era mai quella?

“Scusate, figlioli” si chinò verso i due giovani con fare benevolo, confidenziale. “Perdonate l’indiscrezione, ma dove sono i vostri famigliari? Non avete genitori, degli zii, dei nonni?”

L’uomo era mortificato; non era affatto sua intenzione ficcare il naso nelle vicende altrui. Ma che ad un matrimonio non fosse presente una madre che si asciugava le lacrime con un fazzoletto di batista o se non altro un padre con l’aria spaesata… Gli dispiaceva per quei ragazzi.

Jongin e Sehun si rivolsero uno sguardo d’intesa. Avvertivano la particolarità della situazione, anche se vestiti e addobbi erano le ultime delle loro preoccupazioni. Ad impensierirli era il non sapere come si sarebbe svolto il ricevimento; se Era ed Atena avrebbero accettato di parlare civilmente con Zeus, se Afrodite avrebbe avuto parole di astio e disprezzo per Ares, reo di averle preferito Poseidone. Artemide avrebbe fatto storie per la mancanza di carne arrostita e ambrosia? Persefone si sarebbe scagliata contro Ade ed Efesto, con Demetra a darle man forte? E Apollo avrebbe mai smesso di fissare in cagnesco gli artefici della disfatta di quelle che, a suo dire, sarebbero dovute essere le nozze più grandiose di tutti i tempi?

Lo ignoravano; il futuro non era ancora stato deciso. L’avrebbero semplicemente vissuto. Insieme e per sempre. Si sorrisero.

“Sono loro” Jongin disse infine. “Loro… sono la nostra famiglia”.

 

 

 

 

[1] Fingiamo che in Corea i matrimoni omosessuali siano legittimi, ok?

[2] Citazione da Alice in Wonderland, di Tim Burton.

[3] Potevo non menzionarlo? Potevo?

[4] Cioè le madri di Ermes ed Eolo. Maia è la maggiore nonché la più bella delle sette Pleiadi (visibili nella costellazione del Toro, che peraltro è il mio segno zodiacale –so che non vi interessa ma beccatevi lo stesso l’informazione). Di Arne si sa solo che ha concepito Eolo con Poseidone, ma del resto sulla paternità del dio dei venti esistono diverse versioni.

[5] Iris era stata incaricata da Era di tenere d’occhio gli dèi a Seoul.

[6] Riferimento all’esilio di Apollo narrato ne La Caduta.

[7] Vi ricordo che Apollo non è il dio del sole (ovvero Elios) bensì delle arti, della musica, della profezia e delle pestilenze: suo emblema è l’arco con cui, nell’Iliade, scaglia nell’accampamento greco “il feral morbo” che sicuramente ricorderete nella traduzione di Vincenzo Monti.

 

Chi aveva sentito la mancanza delle note a margine?

Per l’assegnazione dei colori mi sono fatta aiutare da Clò, e insieme abbiamo stilato la classifica dal più spilungone al più nanerottolo. Quindi, nell’ordine: Yifan è vestito di rosso, Chanyeol di arancione, Zitao è la signora in giallo, Lu Han è in verde chiaro e Yixing in verde scuro; Baekhyun è vestito di azzurro, Joonmyun di blu, a SatanSoo è toccato il viola cardinalizio (ironia della sorte), a Jongdae il fucsia e a Minseok il rosa. Lo so che tutto ciò è incredibilmente trash, ma è degli EXO che stiamo parlando.

Quanto al futuro coniugale di Ermes ed Eolo… beh, mi conoscete. Me li immagino già circondati da una nidiata di divini pargoletti nella loro bella villa sull’Olimpo; dopotutto, se Zeus ha portato a termine la gestazione di Dioniso cucendoselo dentro una coscia e Atena ed Efesto hanno avuto un figlio usando Gea come madre surrogata, non vedo perché Ermes non potrebbe affrontare almeno un paio di gravidanze. O sbaglio?

DITEMI SE NON SEMBRANO DUE DEMENTI BELLISSIMI E FELICISSIMI IN PROCINTO DI SPOSARSI: https://33.media.tumblr.com/22f7c09b140d1e19f09611bb938b7c30/tumblr_ni4m4wDXQ91qzh5sno1_500.gif.

Vi lascio il link della mia pagina Facebook, in caso vi incuriosisse  seguire in diretta i miei scleri e le anticipazioni sulle mie prossime fyccine (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Hasta la vista!

   
 
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