PAIRING:
SeKai, TaoChen, KyungMyun, KrisYeol, LayHan.
GENERE: Commedia, Demenziale (un
po’), Sentimentale.
AVVERTIMENTI: AU, Cross-over, (accenni di) Het,
Slash, Incest
e un po’ di OOC.
DISCLAIMER: Nessuno degli EXO mi appartiene
(anche se vorrei
adottarli in massa, ma vabbé); fyccina scritta assolutamente
non a scopo
di lucro: non guadagno nulla dalla mia attività di
fangirlamento compulsivo.
Tutti i personaggi sono maggiorenni.
NOTE: Chi è il genio cosmico
che decide di postare una
nuova storia alla vigilia di un esame? La sottoscritta, ovviamente.
Comunque. Gli
dèi sono tornati, benché mi fossi ripromessa di
non scrivere più su di loro.
Credevo di aver saldato il mio debito con le Muse, ma evidentemente mi
sbagliavo xD.
Avviso ai nuovi lettori: trattasi del seguito di una mia precedente
fanfiction,
La caduta degli dèi, che
è
indispensabile conoscere prima di procedere oltre. Questo è
il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2144811.
Buona lettura (si spera)!
Andò
all’incirca così.
Era dicembre, ma non un
giorno qualsiasi. Del resto, rifletté Sehun -noto alle
popolazioni antiche con
il nome di Eolo, dio dei venti- quando si decide di compiere il grande
passo è
moralmente d’obbligo optare per una data significativa. Lui
aveva deciso di
buttare il cuore oltre l’ostacolo il giorno del suo secondo
anniversario con
Jongin, all’anagrafe Ermes, messaggero divino e patrono di
ladri e viaggiatori.
Sperava che il compagno avrebbe apprezzato il tocco romantico.
Quello
che non farei pur di renderlo felice, pensò aprendosi in un
sorriso colmo di affetto.
Si tastò la tasca destra
dei
jeans, assicurandosi che la scatolina fosse al suo posto. Per
l’occasione aveva
chiesto consiglio a Joonmyun, e il padre aveva accettato di buon grado
di
aiutarlo. Era l’unico a conoscenza delle sue intenzioni,
giacché Sehun voleva
che restassero segrete fino al momento opportuno. E quel momento era
vicino.
Controllò il proprio
orologio
da polso e represse un fremito di impazienza. Aspettava che Jongin
tornasse
dall’ufficio postale, dove si era recato insieme al dio
marino per pagare una
bolletta, lasciando così a lui il tempo di allestire il
soggiorno. Petali di
rose sparsi sul tappeto, luci soffuse, qualche candela piazzata
strategicamente
sul tavolo da pranzo. Indossava il suo completo più
elegante, giacca e
pantaloni di sartoria, e aveva speso ben venti minuti davanti allo
specchio nel
tentativo di dare volume alla sua liscia chioma corvina.
Il cellulare vibrò per
segnalare l’arrivo di un sms da parte di Joonmyun. “Stiamo per prendere l’ascensore”.
Era il segnale convenuto. Sehun
tirò su col naso, si sistemò il colletto della
camicia e schioccò la lingua un
paio di volte, nervoso. Gli altri dèi, come concordato
quella stessa mattina,
attendevano nelle rispettive stanze di venire convocati in salotto.
Nessuno di
loro aveva la minima idea di cosa sarebbe accaduto nella mezzora
successiva, e
non vedevano l’ora di scoprirlo.
“Uscite pure, stanno
arrivando” Sehun annunciò ad alta voce.
Jongin notò i petali, le
candele e l’abbigliamento di Sehun ancor prima di togliersi
le scarpe. Per un
attimo sospettò che l’altro avesse organizzato una
romantica cenetta domestica
e si vergognò del proprio maglione con Rudolph la renna
(sebbene fosse un
regalo di Yifan e solitamente esibito con orgoglio). Poi il suo sguardo
vagò e
si accorse della presenza del resto della tribù.
Jongdae occupava una delle
poltrone, con Zitao precariamente appollaiato sul bracciolo. Lu Han
rimirava la
composizione floreale sul tappeto e ne commentava la resa artistica con
Yixing,
il quale annuiva entusiasta. Baekhyun, invece, sedeva sulla seconda
poltrona,
le gambe accavallate e l’aria spazientita di chi sta perdendo
del tempo prezioso.
Sul divano stavano Kyungsoo -che fece cenno a Joonmyun di raggiungerlo-
e
Yifan, appolipato a Chanyeol, con Minseok a chiudere la fila.
Addio cenetta due, quindi. Che diavolo sta succedendo?, si
domandò
con un filo di apprensione Jongin, fermo sulla soglia e incapace di
muovere un
passo. Sehun, intuitane la confusione, si affrettò a
prenderlo per mano e a
condurlo al centro della stanza.
“Cosa-” Jongin
non terminò
la frase, poiché il figlio di Poseidone gli serrò
la bocca con un bacio.
Zitao tossicchiò; se per
imbarazzo o al fine di soffocare un certo divertimento, non
è dato saperlo.
Jongdae, nel dubbio, gli rifilò una gomitata nelle costole
che il Titano subito
ricambiò. Minseok li osservò di sottecchi,
ridendo sotto i baffi. Quei due si
amavano alla follia, ma non passava giorno senza che bisticciassero o
si
facessero i dispetti come bambini capricciosi. Tutto il contrario di
Jongin e
Sehun, ancora labbra contro labbra. Dopo i tragici avvenimenti che
avevano
minacciato di rovinare per sempre il loro rapporto, i due si erano
solennemente
ripromessi di andare sempre d’amore e d’accordo. A
giudicare dalla foga con cui
stavano pomiciando, considerò Eros divertito, pareva che ci
stessero riuscendo.
Quando anche Lu Han
simulò
un attacco di tosse violenta, Sehun recepì il messaggio e si
staccò dal
compagno, che ne approfittò per recuperare un po’
di fiato. Ignorava che di lì
a breve si sarebbe trovato nuovamente a boccheggiare per la sorpresa.
Il dio
dei venti, infatti, si inginocchiò davanti a lui nel
silenzio generale e, con
un gesto deliberatamente lento, gli offrì una scatolina
azzurra in palmo di
mano. La aprì.
Jongin trasecolò, gli
occhi
sgranati ed il cuore d’un tratto impazzito. Un cerchio in oro
bianco,
sobriamente puntellato di diamanti luminosi come stelle, ammiccava e
splendeva
nell’interno bianco del cofanetto. Non sapeva che dire. Sehun
lo guardava con
un amore che un cinico avrebbe definito stucchevole.
“Ermes…
Jongin. Quale che
sia la tua condizione, divina o umana, io ti amo e desidero trascorrere
il
resto dell’eternità come tuo marito” gli
tremò la voce. “Vuoi sposarmi? [1]”
L'emozione sopraffece il
figlio di Zeus, ed egli proruppe in singhiozzi che ne scossero il
corpo,
tremante come una foglia d’autunno. Sehun, allarmato, si
rimise in piedi e gli
tese le braccia.
Ho
sbagliato tutto, che io possa essere dannato.
Adesso mi odierà e-
Ma Jongin scosse la testa,
tentò inutilmente di ricomporsi. Con le guance umide di
lacrime avvinghiò il
suo uomo, la sua anima gemella, il suo unico amore, e lo strinse a
sé.
“Certo che ti
sposo” esclamò,
a metà tra il riso ed il pianto.
I presenti esplosero in un
applauso selvaggio, ululante, che esprimeva esaltazione e sollievo.
“Un matrimonio,
cazzo!” Lu
Han agitò trionfante un pugno in aria. Yixing si
unì a lui, sorvolando sul
linguaggio colorito del dio dell’ebbrezza.
Jongdae era il ritratto
della commozione personificata. “Mio figlio si
sposa!” saltò al collo di Zitao
e lo baciò. Poi corse incontro a Joonmyun, ugualmente
estasiato, e lo stritolò
con forza erculea. “I nostri bambini si sposano!”
urlò.
“Zeus, fratello
mio”, fu la
risposta, “quale giorno gioiglorioso [2] è questo!”
Rimasero abbracciati a
lungo, ma né Kyungsoo né Zitao ebbero da ridire
sulle loro effusioni. Chanyeol
scovò una bottiglia magnum di Dom Pérignon in
dispensa e si incaricò di
riempire i calici per un doveroso brindisi. Yifan e Minseok furono i
primi a
congratularsi con i promessi sposi; il signore dell’Ade
baciò sulla fronte i
due giovani e augurò loro la felicità che
meritavano.
Jongdae alzò in aria il
proprio bicchiere, imitato prontamente dagli altri. “A Ermes
ed Eolo!”
“A noi due”
sussurrò Sehun
nell’orecchio di Jongin.
Bevvero. Lu Han confidò
a
Kyungsoo di preferire in realtà il San Crispino [3]; per sua fortuna non colse
l’occhiata assassina che
gli rifilò il fratello. Venne versato altro champagne. Al
terzo o quarto
brindisi, Baekhyun porse il fatale quesito.
“Chi organizza il
matrimonio?”
Da lì cominciarono i
guai.
Il primo a crollare, trascorse
neanche ventiquattro ore dalla proposta, fu Jongin.
“Stiamo commettendo uno
grosso
errore” mugugnò verso le cinque di mattina, al
termine di una notte insonne.
Sehun, steso accanto a lui e
altrettanto sveglio, sospirò. Aveva previsto
quell’eventualità.
“Al contrario”
replicò,
calmo e rassicurante. “Ci amiamo. La nostra situazione
economica è florida. Non
avremo nemmeno l’inconveniente della vecchiaia e del calo del
desiderio. Niente
problemi di prostata” ad entrambi sfuggì una
risata. “Il vero sbaglio sarebbe non
sposarci”.
“La fai facile,
tu” sbuffò.
“E se non fossimo tagliati per la vita matrimoniale? Se
finissimo come Efesto e
Afrodite, o mio padre ed Era?”
“Come puoi paragonarci a
loro? Le nostre non saranno nozze combinate, e inoltre a me le donne
non
interessano. Né ho intenzione di giacere con altri uomini,
mortali o meno”
inarcò un sopracciglio.
“Nemmeno io, se
è per
questo” alzò gli occhi al cielo. “E va
bene, ci amiamo. Ma se non fosse
abbastanza? Se ci stancassimo?” si interruppe, folgorato da
un pensiero quasi più
angosciante. “Non possiamo nemmeno invitare le nostre madri!
Siamo confinati
sulla Terra!” si morsicò il labbro inferiore in
preda all’ansia. “Non ce lo
perdoneranno mai”.
“Non ti sembra di
esagerare
un po’?”
Jongin negò con il capo,
testardo. “Maia e Arne [4] ci uccideranno”
sussurrò con tono da tregenda.
“Siamo immortali,
genio”
l’altro ridacchiò.
“Sì
sì, sfotti pure. Se mia
madre non mi scorticherà vivo per averla esclusa dalla
cerimonia, vedrai che lo
farà non appena si renderà conto che non le
possiamo dare dei nipotini! E
dubito che Arne sarà più comprensiva: lo sai come
sono fatte le mamme”.
“Niente nipotini, tu
dici”
Sehun si finse meditabondo, tuttavia il bagliore perverso che gli si
accese
nello sguardo ne tradì i reali pensieri. In un attimo fu
sopra al fidanzato, le
coperte sbalzate via da un colpo di vento. “E se provassimo
comunque a metterne
in cantiere uno o due? Siamo pur sempre divinità”
sorrise lascivamente.
Jongin non provò nemmeno
ad
obiettare.
“Che problema
c’è?” si stupì
Jongdae quando, alcune ore dopo, i futuri sposi gli esposero la
questione.
“Avviseremo le dee, è chiaro. Mai negare ad una
donna la possibilità di
sfoggiare un abito nuovo. Era e le mie figlie mi odiano, ma se
scoprissero di
non essere state invitate mi odierebbero ancora di
più” assunse un’aria tanto
addolorata da spingere Jongin ad abbracciarlo d’impulso.
“Come faremo? A spedire
gli
inviti, intendo” domandò Sehun, che già
mordeva il freno.
“Basterà
chiedere a Iris [5] di riferire il messaggio”.
“Oh. Giusto”
assentì
ammirato. Suo suocero era davvero in gamba.
Archiviati che furono i
timori di Ermes, si decise di procedere con i preparativi.
Baekhyun telefonò al
municipio di Seoul per prenotare la sala adibita alle cerimonie. La
prima data
disponibile, gli comunicò una gentile segretaria, cadeva il
mese successivo. Il
dio, che nel corso della sua millenaria esistenza non aveva mai
organizzato un
matrimonio, ritenne che tre settimane fossero un intervallo di tempo
sufficiente e accettò. Infine, dopo aver navigato su
internet alla ricerca di
preziosi consigli e suggerimenti, si offrì di gestire la
faccenda coadiuvato da
Yifan, incaricato di sganciare i verdoni.
Tuttavia, realizzando di non
poter organizzare tutto da soli, sprezzanti del pericolo a cui andavano
incontro
delegarono diversi compiti ai famigliari. Joonmyun e Kyungsoo si
sarebbero
occupati del rinfresco, Chanyeol e Yixing degli addobbi floreali,
Minseok delle
fedi, Zitao e Jongdae degli abiti e, infine, Lu Han dei beveraggi.
A Jongin e Sehun venne ingiunto
di trasferirsi, almeno fino al grande giorno,
nell’appartamento al secondo
piano, rimasto vuoto da quando Baekhyun aveva fatto ritorno, con la
coda tra le
gambe, all’ovile [6].
“Godetevi
l’intimità e
dateci dentro come conigli” li esortò
inaspettatamente Zitao, con tanto di
occhiolino malizioso.
Era la soluzione ottimale:
così i futuri sposi non si sarebbero dovuti preoccupare di
nulla e i novelli
wedding planner avrebbero potuto agire indisturbati senza il timore di
rovinare
loro la sorpresa anticipando inavvertitamente qualcosa.
In quegli stessi giorni,
sulle vette dell’Olimpo, andava consumandosi un dramma di
proporzioni -è il
caso di dirlo- epiche. Le dee, infatti, avevano scoperto con sommo
raccapriccio
di non avere nulla da mettersi per
il
matrimonio. Orrore. Tragedia.
Ecatombe. Se l’invito recapitato da Iris le aveva
altresì rallegrate (Ermes ed
Eolo erano dei cari fanciulli, benché figli e fratelli di
individui non
altrettanto amabili), la prospettiva di scegliere un look adatto
all’occasione le
aveva gettate nello sconforto più nero.
Era scoprì di aver
smarrito
la sua tunica preferita. Afrodite, la bella delle belle, si convinse di
avere
un’unghia incarnita e un principio di acne e
piagnucolò per una settimana
intera. Persefone rischiò di perdere il senno tentando di
decidere quale delle
sue vesti la ingrassasse di meno. Demetra devastò il proprio
giardino alla
ricerca dei fiori più belli da intrecciare nelle lunghe
chiome. Artemide
toelettò personalmente i suoi cani, salvo rendersi conto in
seguito che
probabilmente, nel mondo mortale, non era ammessa la presenza di
animali ad una
cerimonia. Persino Atena andò in crisi quando una delle sue
ancelle rovinò in
modo irreparabile un chitone che ella le aveva chiesto di tingere di
azzurro
ceruleo affinché si abbinasse ai suoi occhi.
Paradossalmente, però,
le
madri degli sposi non ebbero problemi a decidere cosa indossare; furono
le
uniche a dormire sonni tranquilli fino al grande giorno.
A cinque giorni dalle nozze,
il disastro era incombente.
“Dove troviamo
l’ambrosia o
un montone da sgozzare?” Kyungsoo espresse il proprio
sconforto durante
l’ennesima riunione quotidiana tra wedding planner.
“Noi possiamo pure
cavarcela con patatine e salatini, ma le signore no! Loro vorranno del
nettare,
o mal che vada il profumino di una coscia arrostita. Però
non ho trovato
nessuno disposto a vendermi un animale da macello,
dannazione!”
“Non prenderla male,
amore.
Dubito che in Comune ci avrebbero concesso di immolare
un’offerta alle
divinità” lo confortò Joonmyun.
“Almeno a bevande siamo
messi bene, sì?” Baekhyun si rivolse a Lu Han.
“Splendidamente”
sorrise
quegli soddisfatto. “Il Tavernello che ho ordinato non
farà rimpiangere
l’ambrosia, parola mia”.
“Vedremo di
accontentarci.
Le fedi?”
“Le ho ritirate ieri dal
gioielliere” Minseok le mostrò agli altri. Erano
piuttosto semplici, simili
all’anello che Sehun aveva regalato a Jongin, ma con un
unico, discreto
diamante incastonato al centro.
“Eccellente, figlio
mio”
Kyungsoo gli batté una mano sulla spalla.
“I completi a che punto
sono?” chiese Yifan.
“Il mio e quello di Zitao
sono da rifinire, domani mattina presto andiamo in atelier”
Jongdae era
visibilmente soddisfatto del proprio operato. “Rimarrete a
bocca aperta”
promise.
“Speriamo non per il
motivo
sbagliato” borbottò il dio arciere [7], il quale non si fidava del senso
estetico del padre e del nonno (a
ragione).
“E i fiori?”
Yifan guardò
Chanyeol e Yixing.
“Sono belli e
colorati”
affermarono entrambi, annuendo convinti.
Tutto in ordine.
O forse no.
A Cho Jonghyun, impiegato
comunale con trent’anni di servizio alle spalle, era capitato
di unire in
matrimonio un mucchio di coppie, alcune anche piuttosto bizzarre
–ma mai come
quella che gli stava davanti in trepidante attesa. Il fatto che si
trattasse di
due maschi molto attraenti e forse un pochino giovani per le nozze era
un
dettaglio insignificante.
Le dolenti note, infatti,
riguardavano i tight che gli sposi indossavano: neri, sì, ma
ricoperti di
lustrini, calzature e papillon compresi. Quanto agli
invitati… Le donne avevano
carnagioni troppo distese e splendenti perché, nel gruppo,
fossero presenti le
madri dei ragazzi, ed erano tutte di eccezionale bellezza nonostante
sfoggiassero lunghe vesti drappeggiate senza maniche, di foggia antica,
sconsideratamente
leggere per il rigido clima di gennaio. Gli uomini, dal canto loro,
stupivano
non tanto per l’avvenenza quanto perché li si
sarebbe potuti scambiare per un
arcobaleno vivente. Ognuno di essi sfoggiava un completo di
tonalità diversa:
il più alto era vestito di rosso (e teneva in braccio una
pecora di peluche?!),
quello accanto a lui di arancione, e così via fino ad
arrivare ai due più
minuti di statura ai quali, poverini, erano toccati colori come il
fucsia e il
rosa.
Il signor Cho, poco prima
che la sala si riempisse, aveva osservato il tizio vestito di azzurro
occhieggiare velenosamente uno dei più alti, in giallo
semaforo, ed il suo
accompagnatore.
“Non posso credere di
essere
imparentato con dei disastri ambulanti come voi” li aveva
apostrofati.
“Ci è sembrata
una bella
idea” il piccoletto in fucsia aveva fatto spallucce.
“In fondo la bandiera
arcobaleno è l’emblema della comunità
LGBT”.
Molto
strano,
aveva concluso tra sé e sé l’ignaro
mortale, e
aveva distolto lo sguardo dai componenti di quella combriccola
così originale. Ma
i colpi di scena, per il povero signor Cho, non erano terminati.
Rivolta
l’attenzione alle decorazioni floreali che a mo’ di
ghirlande adornavano le
sedie, la moquette rossa e la porta d’ingresso, si era
accorto che non si
trattavano di fiori. Né rose, fresie, né orchidee
o peonie, bensì funghi. Graziosi,
con le cappelle rosse
a pois multicolori, ma indubbiamente inappropriati per un matrimonio.
Dei
funghi, per l’amor di Dio!
“Chanyeol, cosa
diamine-” Yifan,
appena varcata la soglia, si era voltato in direzione del compagno in
cerca di
una risposta sensata alla sua domanda troncata sul nascere.
“Ti piacciono? Sono
funghi
speciali” aveva spiegato il dio fabbro, esibendo con orgoglio
una chioma in
pendant con l’arancione del proprio completo. “Il
tipo che ce li ha venduti li
chiamava funghetti arcobaleno: più in tema di
così!”
Yifan aveva emesso un
muggito di puro sconforto e si era lasciato cadere sulla sedia
assegnatagli,
stringendosi Alfa Alfa in grembo.
Il signor Cho si schiarì
la
voce. Mancava qualche minuto all’inizio della cerimonia, ma
di parenti
sufficientemente attempati ancora nessuna traccia. Che
assurdità era mai
quella?
“Scusate,
figlioli” si chinò
verso i due giovani con fare benevolo, confidenziale.
“Perdonate
l’indiscrezione, ma dove sono i vostri famigliari? Non avete
genitori, degli
zii, dei nonni?”
L’uomo era mortificato;
non
era affatto sua intenzione ficcare il naso nelle vicende altrui. Ma che
ad un
matrimonio non fosse presente una madre che si asciugava le lacrime con
un
fazzoletto di batista o se non altro un padre con l’aria
spaesata… Gli dispiaceva
per quei ragazzi.
Jongin e Sehun si rivolsero
uno sguardo d’intesa. Avvertivano la particolarità
della situazione, anche se
vestiti e addobbi erano le ultime delle loro preoccupazioni. Ad
impensierirli
era il non sapere come si sarebbe svolto il ricevimento; se Era ed
Atena
avrebbero accettato di parlare civilmente con Zeus, se Afrodite avrebbe
avuto
parole di astio e disprezzo per Ares, reo di averle preferito
Poseidone.
Artemide avrebbe fatto storie per la mancanza di carne arrostita e
ambrosia? Persefone
si sarebbe scagliata contro Ade ed Efesto, con Demetra a darle man
forte? E Apollo
avrebbe mai smesso di fissare in cagnesco gli artefici della disfatta
di quelle
che, a suo dire, sarebbero dovute essere le nozze più
grandiose di tutti i
tempi?
Lo ignoravano; il futuro non
era ancora stato deciso. L’avrebbero semplicemente vissuto.
Insieme e per
sempre. Si sorrisero.
“Sono loro”
Jongin disse
infine. “Loro… sono la nostra famiglia”.
[1]
Fingiamo che in
Corea i matrimoni omosessuali siano
legittimi, ok?
[2]
Citazione da Alice
in Wonderland, di Tim
Burton.
[3] Potevo non
menzionarlo? Potevo?
[4] Cioè
le madri di Ermes ed Eolo. Maia è la maggiore
nonché la più bella delle sette
Pleiadi (visibili nella costellazione del Toro, che peraltro
è il mio segno
zodiacale –so che non vi interessa ma beccatevi lo stesso
l’informazione). Di
Arne si sa solo che ha concepito Eolo con Poseidone, ma del resto sulla
paternità del dio dei venti esistono diverse versioni.
[5] Iris era stata
incaricata da Era di
tenere d’occhio gli dèi a Seoul.
[6] Riferimento
all’esilio di Apollo narrato
ne La Caduta.
[7] Vi ricordo che
Apollo non è il dio
del sole (ovvero Elios) bensì delle arti, della musica,
della profezia e delle
pestilenze: suo emblema è l’arco con cui,
nell’Iliade, scaglia
nell’accampamento greco “il feral morbo”
che sicuramente
ricorderete nella traduzione di Vincenzo Monti.
Chi aveva
sentito la mancanza delle note a margine?
Per
l’assegnazione dei colori mi sono fatta aiutare da
Clò, e insieme abbiamo
stilato la classifica dal più spilungone al più
nanerottolo. Quindi,
nell’ordine: Yifan è vestito di rosso, Chanyeol di
arancione, Zitao è la
signora in giallo, Lu Han è in verde chiaro e Yixing in
verde scuro; Baekhyun è
vestito di azzurro, Joonmyun di blu, a SatanSoo è toccato il
viola cardinalizio
(ironia della sorte), a Jongdae il fucsia e a Minseok il rosa. Lo so
che tutto
ciò è incredibilmente trash, ma è
degli EXO che stiamo parlando.
Quanto al
futuro coniugale di Ermes ed Eolo… beh, mi conoscete. Me li
immagino già
circondati da una nidiata di divini pargoletti nella loro bella villa
sull’Olimpo; dopotutto, se Zeus ha portato a termine la
gestazione di Dioniso
cucendoselo dentro una coscia e Atena ed Efesto hanno avuto un figlio
usando
Gea come madre surrogata, non vedo perché Ermes non potrebbe
affrontare almeno
un paio di gravidanze. O sbaglio?
DITEMI SE NON
SEMBRANO DUE DEMENTI BELLISSIMI E
FELICISSIMI IN PROCINTO DI SPOSARSI: https://33.media.tumblr.com/22f7c09b140d1e19f09611bb938b7c30/tumblr_ni4m4wDXQ91qzh5sno1_500.gif.
Vi lascio il
link della mia pagina Facebook, in
caso vi incuriosisse seguire
in diretta
i miei scleri e le anticipazioni sulle mie prossime fyccine (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Hasta la
vista!