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Autore: ArgentSleeper    07/07/2015    3 recensioni
Arthur scopre presto di poter cambiare la legge, ma non il cuore.
Traduzione fatta con il permesso dell'autrice.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Titolo: Where the Mind is Without Fear
Autrice: ArgentSleeper
Traduttrice: niclue
Fandom: Merlin (BBC)
Personaggi: Merlin, Arthur Pendragon
Pairing: Merlin/Arthur
Disclaimers: La storia non mi appartiene, io sono solo l’umile traduttrice che raccoglie solo le mollichine. I personaggi non appartengono né a me né all’autrice, così come non mi appartiene la serie. Perché sennò mica finiva così, eh.
Note della traduttrice: E ora approdo nel fandom di Merlin! Anche se solo come traduttrice per ora.
Eh niente, godetevi questa chicchetta di one-shot moooolto carina di un’autrice fantastica (e di cui tradurrò molto altro. Mondo, preparati), che affronta un argomento molto dibattuto nel fandom ma in chiave un po’ diversa. Sì, tutto molto chiaro lo so. Ora leggete. Cià.
PS: ho lasciato i nomi originali perché sono meglio, punto.
 

Where the Mind is Without Fear

 
Arthur arrancò mestamente per il castello verso la torre di guardia settentrionale. Le cose erano così difficili quando suo padre era re? Ovviamente non c’era stato durante tutta la reggenza, ma non credeva che avrebbero potuto esserlo. Si penserebbe che permettere qualcosa sia molto meno problematico che proibirlo, tuttavia se non fosse per gli enormi benefici che era sicuro avrebbero acquisito, avrebbe pensato che la decisione iniziale di Uther di bandire la stregoneria fosse stata per il meglio.

Uno di quei benefici lo stava aspettando a destinazione. Appena uscito dalle camere del consiglio, temette di dover cercare per l’intero castello e forse anche i boschi vicini per trovare la sua preda, ma dopo pochi minuti una delle sue guardie, sforzandosi valorosamente per nascondere i suoi tremiti, lo aveva informato che un’oscura nube tempestosa si stava formando precisamente sopra a una delle torri.

Beh, almeno non tutto doveva essere così dannatamente difficile.

L’impossibile nuvola nera sarà stata la preoccupazione della guardia, ma quello che fece sobbalzare il cuore di Arthur fu la visione che la nube aveva nascosto, un giovane uomo seduto alla finestra, le gambe penzolanti oltre il bordo.

In un battito Arthur aveva attraversato la stanza, strattonandolo all’indietro facendolo distendere per terra prima ancora che l’altro si accorgesse che fosse lì.

“Che cosa pensi di fare? Ti farai ammazzare, idiota!”

Merlin non si preoccupò di rimettersi in piedi, invece strisciò fino a quando la sua schiena non si poggiò alla parete e poté portarsi le ginocchia al petto. Tenne gli occhi fissi al pavimento. “Sembra che vi farei un favore,” replicò cupamente.

Arthur voleva reagire in modo violento, voleva scuotere Merlin e far entrare nella sua testa dura che non c’era assolutamente nessuna circostanza in terra dove fosse vero e che se lo avesse anche solo pensato un’altra volta, lo avrebbe ucciso Arthur stesso. Invece sospirò e si lasciò cadere accanto a lui sul pavimento.

“Non lo pensano davvero. Hanno paura.”

Merlin sbuffò. “Lo so che ne hanno. Paura di me.”

“Hanno paura del cambiamento,” protestò Arthur. “È passata più di una generazione dalla creazione della legge. È successa la stessa cosa quando ho annunciato la mia intenzione di sposare Guinevere. Nessun servo ha mai sposato un nobile da… beh, credo mai. Pensa solo a quanto orribili sarebbero stati se avessi provato a nominarti mio consorte. E le nuove leggi, in particolare quelle di revoca, indicano sempre un periodo di instabilità in un regno. Le altre monarchie ci osserveranno e attenderanno il più lieve segno di debolezza…” Si fermò all’espressione impassibile in faccia a Merlin. “Bene. Ma puoi davvero biasimarli? Non ti viene esattamente voglia di fare amicizia con delle enormi nubi tempestose.”

“Sai qual era il gioco preferito di Will? Quando eravamo bambini?” Merlin non aspettò una risposta, non che Arthur ne potesse dare una. Come potrebbe saperlo? E cosa c’entrava? “Soldati e stregoni. Ogni giorno avrei dovuto fare la parte del malvagio stregone battuto e umiliato dal mio migliore amico.”

Come poteva rispondere Arthur? Aveva la stessa colpa, anche se lui giocava ai cavalieri invece che ai soldati. Non era raro, nemmeno in quel periodo. Fino a poco tempo prima, Arthur sarebbe stato una di quelle persone che incoraggiava i bambini che incontrava nella città bassa, uno che agitava un ramoscello e l’altro che ondeggiava le dita mentre gridava parole senza senso. Per lui era stato un gioco innocente, solo un divertimento per passare il tempo. Per Merlin deve essere stata una tortura. I suoi sforzi per sopravvivere trasformati in uno svago.

“Quando vennero a reclutare uomini per l’esercito di Cenred, come il padre di Will, mi rifiutai di lasciare il fianco di mia madre per un mese. Ero sicuro che sarebbero tornati per me. La prima cosa che vidi quando arrivai a Camelot fu un uomo venire decapitato per stregoneria. Sono stato accusato e arrestato per magia più volte di cui possa aver voglia di contare, e una volta sono stato così vicino alla mia stessa pira che sono sicuro di aver visto la mia vita passarmi davanti agli occhi. Lo so che hanno paura, Arthur. Ma ne ho anche io.”

Arthur avvolse le braccia attorno a Merlin e lo attirò vicino, lasciandogli seppellire il viso nel suo collo. “Non permetterò mai che ti accada qualcosa, lo sai questo, vero?” Mormorò mentre passava gentilmente le dita tra i capelli di Merlin. “Sei al sicuro ora. E se qualcuno di quei vecchi parrucconi ha qualcosa da dire a riguardo, se la possono prendere con me.”

Merlin sbuffò una risata nella spalla di Arthur. “Parrucconi? Davvero?”

“Cosa, sei l’unico che può usare parole ridicole? È una cosa per soli stregoni di cui non ero a conoscenza?”

“Lo è,” concordò Merlin con una tirata di naso che Arthur scelse candidamente di ignorare. “Abbiamo un privilegio su tutte le parole farsesche o assurde.”

Arthur annuì con falsa solennità. “Informerò il regno. Da ora in poi tu sarai ufficialmente lo Stregone della Stupidità di Corte.”

Merlin tirò su col naso e si allontanò per quanto potesse permettere la stretta di Arthur. “Non voglio essere lo Stregone di Corte. Voglio essere il tuo servitore.”

“Merlin, tu dovresti essere il più grande mago che sia mai esistito. Perché dovrei dare quel compito a qualcun altro quando so di potermi implicitamente fidare di te?”

“Ma- ma chi ti vestirà e ti porterà la colazione e spalerà le stalle e pulirà la tua stanza e luciderà la tua spada e–”

Merlin,” Arthur posò gentilmente una mano sulla sua bocca. “Abbiamo altri servi nel castello, e anche molto competenti. Sono sicuro che almeno uno di loro sarebbe felice di prendersi cura del loro re.”
 
Merlin scacciò via la mano. “Ma io ero felice di prendermi cura del mio re.”

Arthur non si poté trattenere; attirò Merlin per un bacio profondo. Merlin si rilassò all’istante contro di lui, i tremori della paura che finalmente svanivano, nonostante rimanesse il gusto di salato sulle sue labbra. Erano passati tre anni dall’ultima volta in cui si erano permessi di cedere e ammettere quanto tenessero l’uno all’altro, ma sentirlo dalle labbra incessantemente derisorie di Merlin rubava sempre il cuore di Arthur.

“Potresti essere molto di più,” sussurrò Arthur allontanandosi.

“Sono sempre stato di più. È solo che ora lo sai.” Il sorriso post-bacio di Merlin scomparì di nuovo. “E anche loro. Le persone mi guarderanno per tutto il tempo per vedere se sto usando la mia magia per- per conquistare il mondo o qualsiasi piano stiano immaginando contro di me.” Alzò una mano per fermare la protesta di Arthur. “Non sarebbe meglio avere qualcun altro che possano indicare come avente il potere per regnarmi? Forse Morgana. Il popolo già la conosce e la ama. Ed è abituata a questa cosa della nobiltà. Io sono solo un servo.”

“Non per me,” promise Arthur con un altro bacio. “Puoi tenere il tuo lavoro se insisti, ma solo se giuri di ricordartelo. Che questo,” gesticolò verso il rimasuglio della nuvola temporalesca fuori dalla finestra, “finisce oggi. Ho perso dieci anni di vita vedendoti su quella finestra.”

“Mi dispiace.” Merlin chinò la testa in vergogna. “Mai più, lo prometto.”

“Bene.” Arthur si permise un ultimo bacio sulla fronte. “Ora andiamo a dire ai parrucconi che hanno una prospettiva molto più terrificante di te di cui preoccuparsi… Gli sembrerai come un gattino dopo tre giorni sotto la volontà di Morgana.”

 
   
 
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