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Autore: Midori No Esupuri    07/07/2015    0 recensioni
[WARNING: MYSTRADE]
Per farsi strada nel vile mondo politico Mycroft Holmes è diventato una vera e propria "puttana di lusso". Ma cosa ne pensa il compagno di vita Gregory Lestrade? Di certo nulla di buono.
#prompt suggerito sul gruppo WhoLindtLock Drabble.
Dal testo:
Guardò Mycroft spogliarsi lentamente, con gli occhi semichiusi, e qualche linea rossa sulla sua schiena gli piacque ben poco: lui non aveva certe abitudini a letto, cercava di essere un amante dolce per quanto gli era possibile, al massimo lasciava sul collo di Mycroft qualche morso o qualche succhiotto violaceo, ma nulla più. Aveva un’apparenza da mantenere, gli ripeteva sempre il compagno, e per quel motivo lo yarder cercava di contenere spesso la propria passione. Quei segni, quindi, non potevano essere suoi.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Quanti segreti hai, nascosti dentro gli occhi?”
 
La villa era immersa nel silenzio, Gregory camminava avanti e indietro per il salotto in preda ad una furiosa preoccupazione, il cellulare attaccato all’orecchio che pareva squillare a vuoto. Il cellulare di Mycroft, del Governo Inglese, squillava a vuoto. Era impossibile, o perlomeno aveva sempre creduto che lo fosse, ma adesso non ne era più così sicuro.
-Oh andiamo, dove sei?!- sbottò in un sibilo innervosito, mentre la voce registrata lo avvisava, per l’ennesima volta, dell’esistenza della segreteria telefonica. Sospirò.
-Mycroft, lo so che ti ho già chiamato, ma… Sono preoccupato. Dove sei? Per favore, richiamami quando senti questo messaggio, o gli altri due che ti ho lasciato.
Riattaccò e sprofondò nel divano, guardando verso l’enorme sala da pranzo. Il tavolo scuro era stato apparecchiato con più cura possibile, Gregory ci teneva a fare bella figura con l’elegante compagno e aveva passato più di un’ora in cucina, alle prese con i fornelli e dei piatti presi da un pesante libro che aveva trovato in uno scaffale. Voleva fargli una sorpresa, così aveva deciso di tornare a casa prima dal lavoro e mettersi d’impegno per cucinargli una cena, magari accogliendolo a casa con un bacio e un abbraccio. Mycroft svolgeva un lavoro così impegnativo, certamente una serata di puro relax gli avrebbe fatto bene, e sarebbe stato carino anche per Gregory riuscire a sorprenderlo, una volta tanto. Però era preoccupato, il compagno era in ritardo e non lo aveva minimamente avvisato della cosa, lo yarder non sapeva nemmeno dove fosse, se stesse bene, se ci fossero stati magari dei problemi. Nulla, non sapeva nulla, solo che si stava preoccupando. Alla fine accese il televisore, per ingannare l’ulteriore attesa, il tempo che scorreva inesorabile e Mycroft che non richiamava. Gregory si alzò improvvisamente, la preoccupazione aveva lasciato spazio alla rabbia e con essa lo yarder iniziò a sparecchiare la tavola, conservando il cibo in frigorifero e prendendosi una lattina di birra. Dove diavolo era finito il suo compagno? Sprofondò ancora una volta nel divano, la collera e la preoccupazione che gli attanagliavano lo stomaco, ma quando finalmente sentì una macchina fermarsi nel vialetto esterno saltò in piedi. Mycroft aprì la porta pochi minuti dopo, Gregory gli corse incontro con la convinzione di fargli un bel discorsetto ma si fermò a pochi metri, fissando l’uomo davanti a sé. Evidentemente l’altro non si aspettava la sua presenza a casa a quell’ora, perché gli occhi grigi erano allargati dalla sorpresa e c’era traccia di una lieve paura, che inizialmente Greg non comprese. Poi lo guardò meglio, e le parole gli morirono in gola: aveva la cravatta sgualcita, un lembo della camicia fuori dai pantaloni del completo e la giacca slacciata, nessuna di quelle cose era mai successa prima. Mycroft era sempre curato, in ogni parte di sé, e Greg era abbastanza esperto di quelle situazioni per capire che c’era qualcosa che non andava. Si fissarono per un po’, in silenzio, e avvenne un’altra cosa particolarmente strana agli occhi dello yarder: Mycroft fuggì dal suo sguardo, posando per un attimo le iridi grigie sul pavimento, ma quando le rialzò lo yarder aveva già preso una decisione.
-Gregory.
-Buonanotte.
Si ritirò in camera da letto, spogliandosi rapidamente per potersi infilare tra le coperte e chiudere gli occhi, sperando che così facendo i suoi pensieri peggiori non si sarebbero mai formati. Perché Mycroft era tornato a casa con ben quattro ore di ritardo, con gli abiti spiegazzati e in disordine? Perché il suo viso appariva sudato e colpevole? E soprattutto, perché non lo aveva informato del suo ritardo? Si morse le labbra, convincendosi a fingere almeno di dormire, perché i passi sulle scale annunciavano che Mycroft si stava avvicinando alla camera e non era il caso di farsi vedere sveglio. Avrebbero finito per discutere, e lo yarder non se lo augurava proprio, aveva avuto abbastanza liti in vita sua. Guardò Mycroft spogliarsi lentamente, con gli occhi semichiusi, e qualche linea rossa sulla sua schiena gli piacque ben poco: lui non aveva certe abitudini a letto, cercava di essere un amante dolce per quanto gli era possibile, al massimo lasciava sul collo di Mycroft qualche morso o qualche succhiotto violaceo, ma nulla più. Aveva un’apparenza da mantenere, gli ripeteva sempre il compagno, e per quel motivo lo yarder cercava di contenere spesso la propria passione. Quei segni, quindi, non potevano essere suoi. Mycroft scivolò nel letto e Greg lo ignorò continuando a fingere di dormire, e poco gli importava se l’altro avesse capito la sua finzione, perché se la meritava tutta.
-Sono desolato per la cena.- mormorò improvvisamente Mycroft, Greg represse l’istinto di voltarsi e prenderlo a parole poco gentili e lasciò andare un grugnito disinteressato. Passò altro tempo, lo yarder fissava il muro davanti a sé e il respiro di Mycroft si fece sempre più quieto, finchè voltandosi il moro non capì che si era addormentato. Uscì dalle coperte e scese le scale della villa, diretto in soggiorno, che poi oltrepassò dirigendosi nell’ingresso. Guardò il lungo cappotto del compagno, dal quale estrasse il cellulare e la piccola agendina nera degli impegni: dovevano esserci le risposte che cercava, nonostante si sentisse pessimo a ficcare il naso negli affari di Mycroft. Era tuttavia l’unico modo che possedeva per capire, perché certamente l’altro non avrebbe parlato, e Greg voleva capire ad ogni costo. Sfogliò rapido l’agenda, cercando la data di quel giorno, e lesse attentamente ogni impegno: riunione con il primo ministro bulgaro, rapido controllo dei documenti militari da consegnare alla CIA, un pranzo con sua madre da rinviare al più tardi possibile, un altro incontro con dei tipi sovietici e… Nient’altro. Accigliò lo sguardo, perché non c’era scritto niente di compromettente? Riflettè per un attimo, poi riformulò la domanda nella propria mente: perché avrebbe dovuto esserci qualcosa di compromettente? Insomma, il suo Mycroft era un uomo tutto d’un pezzo, non sopportava il contatto umano e persino lui aveva dovuto lottare per ottenere un bacio sulle labbra, aveva davvero pensato all’ipotesi di un… Tradimento? No, non lo avrebbe mai fatto, Mycroft lo amava. A suo modo, ma lo amava, e Gregory avrebbe dovuto saperlo. La nascita del suo senso di colpa venne tuttavia interrotta dallo squillare del telefono, un numero non salvato comparve sul display e lo yarder non si rese conto di essersi mosso finchè non premette il cellulare del compagno contro l’orecchio.
‘Volevo solo complimentarmi con lei per poco fa, signor Holmes.’
Sentì distintamente il sangue congelarsi nelle vene, il cuore andare in frantumi e il cervello girare, come una giostra impazzita. Quella voce suadente, melliflua, disgustosa.
-Chi diavolo sta…
-Gregory!
La voce di Mycroft, improvvisamente comparso alle sue spalle, sembrava per la prima volta carica di terrore. Lo yarder si lasciò strappare il cellulare di mano, si voltò verso Mycroft senza dire una parola, in attesa.
-Chi è.- biascicò, trasecolato al punto che persino la sua voce gli giungeva lontana alle orecchie, ovattata, come se si trovasse dentro una bolla isolante.
-Gregory, sai che non approvo che tu metta mano alle mie…
-Chi. Cazzo. Era. Quello.- insistette, da un sussurro sconvolto la sua voce saliva di tono ad ogni parola, e gli occhi si incatenarono al viso pallido di Mycroft.
-Probabilmente un mio collega, ho avuto una riunione oggi, e sono certo che…
Scuse. Solo scuse. Gregory non ci vedeva dalla rabbia, interruppe il discorso di Mycroft alzando una mano e fendendo l’aria finchè non incontrò la sua guancia appuntita.
-I complimenti per poco fa, ti voleva fare quello stronzo!- sbottò, la rabbia usciva dalla sua bocca con la forza di un fiume in piena. -Voglio proprio sapere che cosa cazzo hai fatto di tanto eroico, oggi! Cos’è, hai evitato la guerra civile in Corea? O forse in Nigeria? Non riesco proprio a ricordarmi di cosa dovevi occuparti, ma forse è perché tu non mi dici mai un cazzo di quello che fai, Mycroft Holmes!
Capiva perfettamente la frustrazione di John con Sherlock, certe volte, ed era una sensazione orribile. Sentiva lo stomaco ribollire dalla rabbia, e il presentimento di essere stato tradito si fece nuovamente largo in lui, come se avesse bisogno di stare ancora peggio. Mycroft lo fissava in silenzio, tenendosi una mano sulla guancia arrossata per lo schiaffo ricevuto pochi minuti prima, ma non accennava a spiccicare una parola. Se possibile, questo faceva adirare maggiormente Gregory.
-Si può sapere perché diavolo non stai ancora spiegando niente?!- sbottò ancora una volta. Non gli piaceva essere cattivo con Mycroft, ma ogni giorno c’era un segreto tra loro, e non gli piaceva vivere un altro rapporto non sincero. Era già bastata sua moglie con quelle continue sveltine con i professori dei loro figli, da Mycroft non si sarebbe mai aspettato una cosa simile, soprattutto visto come lo trattava e quanto delicatamente lo sfiorasse, anche durante il sesso. E forse era uno dei motivi per cui si sentiva così male, così ferito, così… Distrutto.
-Gregory, si tratta di lavoro.
Si ritrovarono seduti al tavolo della cucina, dove poche ore prima c’era una cena preparata col cuore, uno in attesa di spiegazioni e l’altro quasi terrorizzato. Ci furono alcuni minuti di silenzio teso, poi Mycroft iniziò a raccontare di quanto era avvenuto quel giorno: durante la riunione avrebbe dovuto convincere il primo ministro bulgaro a fare dei favori militari all’Inghilterra, ma quell’uomo sembrava infischiarsene totalmente della questione finchè non avrebbe ricevuto in cambio qualcosa che valesse davvero la sua attenzione. Gregory guardava Mycroft con un misto di pena e disgusto che non avrebbe mai voluto provare in vita sua per il compagno, sembrava un uomo tanto perfetto e curato, tutto d’un pezzo, mentre invece era costretto a prestarsi sessualmente per mantenere il proprio potere e assicurare all’Inghilterra più vantaggi possibili. Si domandava se qualcuno lo sapesse, magari suo fratello, perché lui ne fosse stato tenuto all’oscuro per tutto quel tempo, come poteva Mycroft amarlo così incondizionatamente se poi si donava ad altre persone. Il politico parlò per molto, molto tempo, e alla fine del suo racconto Gregory non sapeva esattamente se fosse il caso di sentirsi più ferito, adirato, isolato dalla vita del compagno o desideroso di stringerlo a sé e promettergli che un giorno sarebbe tutto quanto finito. Sapeva avere a che fare con le persone, e Mycroft aveva assunto per tutto il tempo un tono timoroso e colpevole, raccontare quelle cose doveva essergli costato molto e lo yarder ebbe presto la certezza che nessuno al mondo sapeva quel segreto del più potente membro del Governo Inglese.
-Mycroft, io… Ho bisogno di riflettere su questa cosa.- annunciò con tono grave, non aveva davvero idea di come comportarsi e forse gli avrebbe fatto bene prendersi del tempo.
-Tu… Fai queste cose da anni, e io l’ho saputo soltanto adesso. Capisco le tue ragioni, ma… Insomma, sono tanti tradimenti, e da parte tua io… Scusami, ma non ce la faccio.
Ringraziò di essere un uomo, quando uscì dalla villa e prese a passeggiare per la città, immersa ormai nelle prime luci dell’alba. Guardandosi intorno, realizzò che Mycroft lo aveva portato a cena o a pranzo in ogni locale di lusso della città, che lo aveva guardato con occhi innamorati ma comunque pieni di segreti, e per tutto quel tempo lui non aveva saputo nulla. Lo aveva aspettato a casa, lo aveva lasciato andare alle riunioni senza mandargli alcun messaggio o senza mai chiamarlo, e chissà quante volte Mycroft aveva… Scosse con forza la testa, accendendosi una sigaretta e fermandosi ad osservare il sole che sorgeva su una panchina del parco in cui si era ritrovato quasi per caso.
Non era pronto per accettare una cosa del genere dal compagno. Non lo era per niente, e decidere di tornare per qualche giorno nel proprio vecchio appartamento gli era sembrata la decisione più giusta. Mycroft lo aveva cercato, aveva provato a contattarlo tramite sms e telefonate, ma Gregory si sentiva troppo a disagio per rispondere. Quando riceveva un messaggio con scritto un orario e un luogo d’incontro, spesso vi si recava e rimaneva nascosto ad osservare il politico che lo attendeva, al sicuro nella propria macchina nera, oppure fumando una sigaretta dietro l’altra. Era difficile reprimere l’intenzione di avvicinarsi, e tre giorni dopo la loro discussione Gregory comprese che era il momento di smetterla. Mycroft sapeva.
“Smetti di osservarmi e raggiungimi. MH”
E Gregory, dopo aver fissato per alcuni minuti quell’sms, decise di fare la cosa più giusta e raggiungere quello che ancora era il suo compagno. Tutto sommato non si erano lasciati, sapeva di amarlo ancora nonostante quella profonda ferita, e vedere Mycroft col volto seriamente infelice lo aveva fatto sentire davvero malissimo. Entrò nel cafè in cui il politico lo attendeva e prese posto davanti a lui, teso.
-Gregory.
-Mycroft.
Silenzio, il politico posò una mano sul tavolo e Gregory la guardò, avvicinandosi lentamente per intrecciare le loro dita.
-Spero tu non abbia dimenticato i sentimenti che provo nei tuoi confronti.
-No, non l’ho fatto.
-Non li ho provati per nessuno dei viscidi uomini con cui ho avuto a che fare. E ci sei sempre stato tu, nella mia mente, soprattutto in quei momenti.
Lo yarder sentì il cuore ridursi alle dimensioni di una moneta, ma cercò di non darlo a vedere.
-Svolgo un lavoro pericoloso, frustrante, ma soprattutto disgustoso. E non avrei mai voluto che tu venissi a sapere cosa sono costretto a fare. E’ per questo che… Ho assunto qualcuno che faccia certe cose al mio posto. Non oserò tradirti mai più.
-Mycroft…
-Sei l’unico uomo che conta, Gregory.
Lo yarder sorrise, adesso negli occhi del suo politico non c’erano più segreti, ma solo amore sincero. Per lui, e per lui soltanto.
  
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