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Autore: Midori No Esupuri    07/07/2015    1 recensioni
[WARNING: JOHNLOCK // JOHNSTRADE]
Cosa potrebbe mai succedere se, per caso, un Detective Ispettore di Scotland Yard ed un egocentrico Consulting Detective si ritrovassero ad essere interessati alla stessa persona?
#prompt suggerito sul gruppo WhoLindtLock Drabble.
Dal testo:
Sherlock girò sui tacchi in maniera alquanto teatrale, sprofondando sul divano in pelle nera e distendendo le lunghe gambe fino a far dondolare i piedi magri sul bracciolo.
-Non c’è alcuna prova che John nutra un qualche tipo di attrazione per te. Non ti è sufficiente essere incapace nel lavoro, per esserlo anche nella vita privata?

[...]
-E sentiamo, le prove che abbia un’attrazione per te?
[...]
-Io le ho.- annunciò alla fine, capriccioso come un bambino.
-Ma davvero? E sarebbero, quindi?
-Non sono affari tuoi.
-Ho capito, non le hai. Pazienza.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Conflitto di interessi”
 
Da quello che ricordava, l’aria al 221B non era mai stata così tesa. Sherlock lo fissava, con i suoi soliti occhi saccenti e penetranti, l’aria di sufficienza che caratterizzava gli Holmes non accennava ad andarsene e non sapeva se fosse più fastidiosa quella, o la voce del consulente investigativo che aveva appena finito un altro discorso offensivo diretto a lui. Greg sospirò, scuotendo poco dopo il capo.
-Senza contare quanto tu sia incapace nel tuo lavoro, richiedi sempre il mio intervento e John non può non averlo notato. Deludente, da parte tua.
-Per tua informazione, John è contento di vedermi quando ti affido un caso! E anzi, a differenza tua mi saluta persino.
-Oh, allora se ti saluta è un chiaro segno di un’attrazione… Inesistente, Gavin!
-Greg. Il mio nome è Greg, almeno fai lo sforzo di ricordartelo!
-Completamente irrilevante.
Sherlock girò sui tacchi in maniera alquanto teatrale, sprofondando sul divano in pelle nera e distendendo le lunghe gambe fino a far dondolare i piedi magri sul bracciolo.
-Non c’è alcuna prova che John nutra un qualche tipo di attrazione per te. Non ti è sufficiente essere incapace nel lavoro, per esserlo anche nella vita privata?
Lo yarder lo fissò, comprendeva al gelosia dell’uomo steso vicino a lui, ma quello era decisamente troppo. Aveva passato quasi mezz’ora ad offenderlo e pareva non averne ancora abbastanza, mentre Greg si era stufato già da un pezzo.
-E sentiamo, le prove che abbia un’attrazione per te?
Portò le mani sui fianchi, aprendo la giacca e guardando il detective con cipiglio sarcastico. Certo, c’erano innumerevoli prove a favore dell’attrazione di John per Sherlock, ma era sicuro che il moro non le avesse notate minimamente e voleva sentirglielo dire. Probabilmente l’altro avrebbe inventato qualcosa, ma Greg non si sarebbe fatto ingannare dalle sue bugie. Sorrise, senza preoccuparsi di nascondere la propria vittoria, quando Sherlock aprì più volte la bocca per parlare, non trovando però nulla da dire.
-Io le ho.- annunciò alla fine, capriccioso come un bambino.
-Ma davvero? E sarebbero, quindi?
-Non sono affari tuoi.
-Ho capito, non le hai. Pazienza.
Il battibecco stava per cominciare, ma vennero interrotti dall’arrivo di John con due buste della spesa. Il medico fissò con cipiglio perplesso i due uomini, in piedi al centro del salotto, intenti a fissarsi ad una distanza alquanto irrisoria.
-Mi sono perso qualcosa?- domandò con un filo di voce, perché doveva sempre trovare Sherlock in situazioni strane? Persino quando lo aveva conosciuto era incappato in una situazione particolare, in cui quello strano ragazzo riccioluto aveva detto di aver dimenticato il frustino all’obitorio. Ovviamente non ricevette risposta, ma pochi minuti dopo si ritrovò con un invito da parte di Greg per una birra nel solito pub e uno Sherlock particolarmente irritabile ed irritante, che si era lasciato cadere capriccioso sul divano. Consapevole che farlo parlare sarebbe stato inutile, o avrebbe portato solo ad una futile discussione, John si dedicò a mettere apposto la spesa e poi si fece un bagno rigenerante, preparandosi per uscire con il poliziotto: era un buon amico, ci parlava volentieri e toccavano anche svariati argomenti, senza limitarsi solo al lavoro che svolgevano insieme. Insomma, John si trovava bene in compagnia dello yarder ed era contento di passare con lui la serata, piuttosto che discutere con Sherlock.
-Allora io vado.- disse una volta sceso nel soggiorno, il suo migliore amico era ancora steso sul divano e non aveva fatto la minima mossa. John sospirò internamente, era probabile che l’altro fosse immerso nella propria mente al punto da non sentire la sua voce e salutarlo era stato – di nuovo – del tutto inutile, ma purtroppo era educato e non riusciva ad andarsene senza una parola. A meno che Sherlock non lo avesse fatto arrabbiare.
-No. Non puoi andare.
Si voltò a guardarlo, ormai prossimo alla porta, e notò con stupore che Sherlock si era alzato dal divano e lo aveva fissando severo. Come se volesse dedurlo, e non era una sensazione che gli piaceva, se proprio doveva essere sincero.
-Sherlock…
-Noi abbiamo… Abbiamo un caso.
-Che? Ma lo abbiamo risolto tre giorni fa, quello delle tre ragazze, e non abbiamo avuto altri clienti!
Sherlock lo fissò, aprendo la bocca e richiudendola dopo pochi istanti. Un comportamento strano.
-Mycroft. Mycroft me ne ha dato uno.
-Tuo fratello non passa dall’appartamento da due settimane e mezzo.
Insomma, che diavolo aveva il suo amico? Non si era mai comportato così.
-John, non ci puoi andare. Non ci devi andare.
-Sherlock, per l’amor del cielo, stai diventando ridicolo. Esco ogni settimana con Greg, possibile che devi fare i capricci ogni volta?!- sbottò, davanti a quell’espressione corrucciata era un po’ difficile usare un tono duro, John finì per scuotere il capo.
-Starò via due ore e mezzo come sempre, ci vediamo più tardi.
Si liberò della presa di Sherlock contro il proprio braccio e scosse il capo, facendosi poi strada verso l’uscita dell’appartamento e, successivamente, verso il pub. La serata con Greg passò serena come sempre, anche se il cellulare di John continuava a squillare per gli sms inviati da Sherlock e quella situazione, a parere del medico, stava diventando sempre più tragicomica. Insomma, che cosa gli passava per la testa? Poi ci fu l’ennesima vibrazione, ma stavolta il biondo sorrise appena, attirando l’attenzione dell’amico.
-E’ ancora Sherlock?- chiese Gregory, posando il boccale di birra sul tavolo e guardandolo. Sembrava un po’ nervoso, ma John lo capiva. Non c’era stato quasi verso di finire un discorso senza che il suo cellulare emettesse un suono squillante… Si sarebbe scusato, a fine serata.
-Oh, nono. E’ Karen.
-Karen?
Greg, se possibile, sembrava ancora più teso di prima.
-Sì, hai ragione… Non te l’ho detto perché è successo da poco. E’ una tirocinante della clinica, ci siamo scambiati il numero ieri.- rise John, imbarazzato. -Le avevo chiesto di dirmi quando sarebbe stata libera, le avevo offerto una cena stasera ma aveva impegni.
Il biondo sospirò, poi scosse il capo.
-Il dramma sarà dirlo a Sherlock… Forse l’avrà già capito, che ne pensi? Greg...?
Lo yarder sembrava un po’ trasecolato, come se fosse rimasto indietro nei loro discorsi, ma per fortuna sembrò riprendersi in fretta.
-Oh, no, io credo che… Devi dirglielo, John.
-Sì, forse hai ragione.
-Oh, non mi vorrei perdere quasi la sua faccia.- sorrise il poliziotto.
-Per cosa?
-Oh, niente di importante. Direi che possiamo andare a pagare, no? E’ stata una bella serata, davvero molto.
John fissò l’amico sorridere quasi a trentadue denti, nonostante non capisse il motivo di quell’improvviso entusiasmo si lasciò trascinare. Infondo, il giorno successivo sarebbe uscito a cena con Karen, che Sherlock lo volesse o meno.
  
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