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Autore: workingclassheroine    07/07/2015    5 recensioni
"È quello che voglio, raccogliere i nostri cocci. Sempre."
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Buon compleanno, Richie.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non bisogna esagerare.
Noi eravamo una
piccola 
grande band.
E Ringo è un piccolo 
grande batterista."

Buon compleanno, Richie.

Gli occhi di John sono su di me, ancora lucidi e distanti a causa dell'ultimo spinello.
Mi guarda e sorride, accavallando le gambe sul tavolo. 
"A cosa pensi, Richie?".
Sussulto, cercando rapidamente con gli occhi Paul e George, seduti dall'altra parte della stanza, ben distanti.
È questo che siamo diventati.
Randagi che si girano attorno, diffidenti, pronti a soffiare se l'altro si avvicina troppo.
"Non pensavo a nulla" mormoro, tamburellando le dita sul tavolo, una
delle tante deformazioni professionali.
"La smetti? Dio, sto cercando di
concentrarmi" mi urla Paul, tappandosi furiosamente le orecchie
con le mani.
"Dovresti darti una calmata, lo sai, principessina?" attacca George, senza il reale intento di difendermi, ma solo per sfogare ancora una volta il rancore che prova verso di lui.
Paul spalanca gli occhi, all'uso di quel soprannome ormai dimenticato e messo lì apposta per ferirlo, e cerca John con gli occhi.
Una volta, John si sarebbe alzato e avrebbe detto a George di chiudere il becco, perché solo lui può permettersi di parlare a Paul in quel modo, ma adesso, in questa realtà che non ci appartiene più, John distoglie lo sguardo.
Gli occhi di John sono distanti, ancora, e stavolta non è colpa dell'erba.
Sono fissi su ciò che lo aspetta fuori da qui, su Yoko e le sue cosce chiare e i suoi capelli neri.
Sono fissi su un mondo che non è più il nostro, e non nota gli occhi di Paul riempirsi di lacrime di frustrazione.
"Oh, vaffanculo" ribatte debolmente, asciugando di nascosto l'unica lacrima che gli riga il viso. 
Noi però lo abbiamo visto, tutti.
George china la testa, tormentandosi il labbro inferiore fra i denti, e so che vorrebbe chiedere scusa.
Ma non lo fa.
"Pensavo a quando vi ho conosciuti" ammetto improvvisamente, attirando l'attenzione di tutti e tre.
John si sistema gli occhiali sul naso, nonostante siano già perfettamente dritti, e sembra nervoso.
Non parliamo di quei tempi, solitamente, o almeno non più.
Non ne parliamo più, da quando abbiamo scoperto che il paragone faceva davvero troppo male.
"Questa sì che è una sorpresa" mormora John, distrattamente, "Spero tu stia pensando al mio culo in quei pantaloni di pelle, almeno".
Sorrido, perché sembra piccolo e nervoso e sognatore e maledettamente insopportabile.
È di nuovo il nostro John.
"Mi siete sembrati tutti fuori di testa, a primo impatto. Mi ci è voluto il secondo per capire che avevo perfettamente ragione" confesso, e sento delle risate dietro di me, mentre Paul e George si avvicinano a noi per ascoltare.
"Mi siete piaciuti fin da subito, però. E quando mi avete offerto un posto nella band non ho neanche avuto bisogno di pensarci".
George si siede accanto a me, sul divano, e mi sorride.
Paul resta in piedi, indeciso.
"Mi dicevano che stavo facendo una stronzata, che ero già avviato verso il successo con i Rory Storm e sarei stato uno stupido a mandare tutto all'aria".
Paul si avvicina a John, timidamente, e si siede sul bracciolo della sua poltrona con così tanta discrezione che sembra quasi voler passare inosservato.
"Non ho bisogno di pensarci neanche ora. Se dovessi riscegliervi, lo farei altre mille volte". 
Ma per quante cose siano cambiate, non c'è ancora verso che Paul McCartney passi inosservato sotto gli occhi di John Lennon.
Il braccio destro di John va a cingergli la vita, e lo trascina gentilmente sulle sue ginocchia, avvolgendolo fra le sue braccia come non succedeva da troppo tempo.
George, al mio fianco, fa un breve occhiolino a Paul, che arrossisce ulteriormente prima di rivolgergli una smorfia dispettosa e rifugiare il viso contro il petto di John.
"Anch'io, vi risceglierei, maledetti idioti che non siete altro" borbotta George, con un sorriso luminoso, "Però, John, se permetti di nuovo a quella donna di sedersi sulle mie casse io le faccio esplodere la testa".
John ride, alzando le mani in segno di resa.
Paul, ancora disperatamente stretto a lui, sorride fra sé, "Questa band, voi, siete la cosa più importante che io abbia mai avuto" mormora, giocherellando con il proprio braccialetto.
"Io ho già perso tante cose importanti, forse troppe", la voce di John risulta spezzata e incerta per la prima volta da quando lo conosco, e la sua mano cerca rapidamente quella di Paul, che si affretta a stringerla fra le sue, "Non perderò anche voi. George ha ragione, sono un completo idiota e lo sarò ancora" ammette, sorridendo al breve fischio sorpreso dell'amico, "Ma questo posso giurarlo: sarete sempre la mia famiglia".
"Vi voglio bene" concludo, saggiando fra le labbra quelle parole che non rivolgevo ai miei amici da tanto tempo.
E in un attimo mi sono addosso, urlando come bambini, mentre cerco di liberarmi dal loro peso.
"Ragazzi, non è divertente, siete pesanti" sbotto, ridendo con loro e subendo volentieri quella piccola e dolce tortura.
George mi circonda le spalle con le braccia, scompigliandomi i capelli, "Gli abbiamo fatto perdere altri centimetri, ragazzi" mormora, fingendosi preoccupato.
Mi libero dalla sua stretta, indignato, "Almeno io non ho problemi con altri centimetri".
Paul fischia, beccandosi un'occhiataccia da parte di George, "Taci, McCartney, almeno io i centimetri li prendo davanti".
"Questo era un colpo basso" dichiara Paul, gravemente, con uno scappellotto affettuoso sulla nuca di George.
John mi guarda, e il suo volto è imperscrutabile.
***
Canticchio allegramente, infilandomi il cappotto e scivolando fuori dagli studi.
Fa freddo, e la notte è così scura da farmi rabbrividire.
Eppure, neanche questo riesce a spegnere il sorriso che quella bella serata mi ha lasciato in dote.
Mi incammino per la via deserta, cercando di ricordare dove abbia parcheggiato.
"Sul retro, qui non c'era spazio" mi ricorda una voce calma e strascicata.
Mi volto, sorridendo, e mi sbatto una mano sulla fronte, "Hai ragione, grazie".
John fa qualche passo avanti, lasciandosi illuminare dalla luce calda e ocra del lampione.
"Hai fatto un bel lavoro, stasera" commenta, gettando a terra un mozzicone di sigaretta.
"Credi?" accenno distrattamente, senza capire a cosa voglia arrivare.
"Non potrai raccogliere i nostri cocci per sempre, Ringo".
Gli sorrido, un sorriso triste e malinconico di cui non vale la pena parlare, "Lo so, siamo agli sgoccioli, vero?".
John annuisce, guardandomi con rinnovato interesse, "E allora perché lo fai?" chiede.
È una domanda innocente, la sua, totalmente priva di quelle velate provocazioni che solitamente affilano le parole che pronuncia.
"Perché è quello che voglio, raccogliere i nostri cocci. Sempre".
John mi sorride, dolcemente, e mi posa una mano sulla spalla, "Così grande, in un corpo così piccolo" scherza, spingendomi all'indietro.
Sorrido anch'io, "Andrà tutto bene, John".
Lui annuisce, "Finché ci sarai tu, andrà sicuramente tutto bene".


 Note.
Okay devo essere veloce.
AVETE IDEA DI QUANTO SIA ODIOSO PUBBLICARE DAL TELEFONO? NO DAVVERO È BRUTTISSIMO, STO LITIGANDO CON EFP DA UN'ORA.Ma non è questo l'importante.
Perché qui un nano non molto malefico compie gli anni ed è lui la star stavolta, non io o i miei problemi con l'aggiornare. ....o meglio, nella mia intenzione doveva essere così.
In ogni caso, un super ringraziamento a Martina che ha letto in anteprima e mi ha dato il coraggio per tentare questo suicid- questa impresa.
Non ho molte pretese, è una storiella scritta molto di fretta ma che mi piaciucchia, non so perché. Ho messo "Slash" fondamentalmente per John e Paul, che a quanto pare non posso fare a meno di rendere froci as the merda. E vabbe. E poi mi mancava Geo perché ora che è partito anche in Smoke ERO IN ASTINENZA.
Un bacio very inglese a tutti, mi mancate da morire e qua piove (che novità) e io mi sono abbuffata da morire e ora vomito..

PS: Aggiornerò anche Smoke appena potrò, ma purtroppo per quella ho bisogno di un pc cc.


 
  
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