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Autore: WordsUnderTheRain    07/07/2015    1 recensioni
Lluvia è una cacciatrice di mostri; una delle migliori, perché ha imparato a cacciare insieme al ragazzo che amava. Ora, dopo essersi ripresa dal cuore spezzato, caccia insieme ad un nuovo, interessante ragazzo... ma un ritorno inaspettato e una caccia di qualcosa di potente e sconosciuto rimescoleranno le carte in tavola. Cosa sceglierà Lluvia: il perdono o il rischio?
Genere: Azione, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Introduzione: Perché Lluvia scrisse
 
Lluvia aveva un viso dolce, un sorriso incoraggiante e degli occhi veramente tristi.
Passò i primi tre secondi del nostro incontro per osservare il mio studio -annotai mentalmente questo suo meritevole istinto: valutava l’ambiente con efficienza.
Mi strinse la mano e si presentò, prima di accomodarsi, anche se sapeva già che conoscevo il suo nome. Educata, socievole, diplomatica: questo lo annotai sul primo foglio del mio blocco di appunti.
Stava seduta composta ma non in modo rigido, con i piedi ben piantati a terra e le mani tranquillamente poggiate sulle cosce.
- Puoi metterti come preferisci, Lluvia,- la invitai. - Non sei in servizio.-
- Oh, lo so,- rispose, sorridendo. - Sto comoda così, grazie,- aggiunse; però si sciolse i capelli, prima stretti in una coda di cavallo alta, e scosse la testa per restituire loro un po’ di volume. Era davvero graziosa -questo non lo scrissi negli appunti, però.
- Allora; da dove cominciamo?,- mi chiese.
- Tu da dove preferiresti cominciare?-
- Io non so nemmeno perché sono qui, a dire il vero,- ammise.
- La signora Susteren vuole essere sicura al cento percento che tu, Alex e Luke siate in grado di lavorare in squadra.-
Si accigliò per un momento.
- Non basta il lavoro che abbiamo fatto finora?-
- Sì, i ragazzi mi hanno parlato di quello che siete riusciti a fare di recente; veramente, complimenti. Ma, non avendo tecnicamente lavorato per l’organizzazione Susteren…-
Il suo viso esprimeva appieno il suo disappunto.
- Quella vuole solo una scusa per separarci.-
- Non ti piace la signora Susteren?-
- Non sono la sua fan numero uno, no,- confermò. - Ma io, Luke e Alex siamo una grande squadra, non importa per chi lavoriamo: siamo bravi per conto nostro. Noi tre, insieme… che… cosa hanno detto i ragazzi?,- incespicò.
- Non posso dirtelo io, mi dispiace.-
Si stava innervosendo, continuava ad appoggiare la schiena alla poltrona e a raddrizzarsi di scatto.
- Io non voglio che lei ci separi. Non voglio lavorare con altre persone, io sto bene con Alex e sto bene con Luke.-
Anche Alex e Luke avevano detto le stesse cose usando quasi le stesse parole -Luke aveva un modo molto elegante di esprimere i suoi sentimenti, a cui Alex non sapeva invece porre freni. Presi appunti al riguardo.
- Perché non posso vederli? È da una settimana che ci tenete separati.-
- Non dipende da me,- mi scusai. - Ci serve assicurarci che le vostre rispettive esperienze degli ultimi giorni non v’influenzino vicendevolmente.-
Le parole che usai la irritarono.
- Niente paroloni, con me,- mi avvisò. - Non è successo niente, questi giorni. Siamo solo stati chiusi in delle celle come dei maledetti criminali, quando avrebbero dovuto farci una dannata parata.-
- Non devi trattenerti, con me, Lluvia: puoi usare le parolacce,- le concessi.
- Immagino che Alex l’abbia fatto un sacco.-
- Confermo.-
- Alex è un bravo ragazzo, anche se parla sempre come se avesse appena sbattuto il mignolino del piede contro uno spigolo.-
- Sì, mi ha dato quest’impressione.-
Mordicchiandosi il labbro inferiore, Lluvia fissava un angolo della mia scrivania, evitando il mio sguardo.
- Non voglio che ci separino,- mormorò.
- Spiegami perché lavorate così bene insieme,- la invitai.
- Lo facciamo, non basta?-
- A voi forse sì, ma la signora Susteren…-
- La signora Susteren ha rotto il cazzo.-
- Allora aiutami a darle fastidio.-
Queste parole attrassero la sua attenzione.
- Se mi spieghi perché voi tre siete una buona squadra… se mi dai gli elementi per dimostrarlo alla signora Susteren, lei non potrà più opporsi, e vi farà lavorare insieme. Però me lo devi dire: parla con me.-
- Mi ci vorrebbe un mese, per dire tutta la roba che ho in testa. Non sono brava a parlare, m’impappino come una scema e riesco a buttare fuori tipo un trentesimo delle cose che ho in testa.-
- Alex mi ha detto che scrivi molto bene, però.-
- Sì, perché quando scrivo ho il tempo di ragionare. Che… che altro le ha detto, Alex, di me?-
- Tante cose. Gli piace parlare di te.-
Arrossì leggermente, a queste parole.
- Comunque; se ti è d’aiuto, potresti scrivere per me quello che non riesci a dire.-
- Guardi che viene un’epopea, se mi metto a scrivere tutto quello che riguarda noi tre.-
- Amo leggere,- le dissi, allungandole il mio blocco per appunti -dopo aver strappato la prima pagina, naturalmente.
- Le do i capitoli a rate, alla Dickens?-
- Più tempo ci metterai, più tempo passerà prima che tu possa rivedere Alex e Luke.-
Mi guardò per un paio di secondi, soppesando l’affare.
- Da dove devo cominciare? Da quando ho conosciuto Alex?-
- Comincia da dove preferisci, non mi serve l’ordine cronologico. Voglio solo conoscere meglio le dinamiche tra di voi, cosa vi rende una buona squadra.-
- Non mi ha dato una penna.-
Gliene passai una, e lei si mise subito al lavoro, usando le gambe come sostegno. Scrisse per ore; ogni tanto mi chiese un sinonimo, e si rigirò nella poltrona diverse volte, cercando una posizione più confortevole. Io passai il tempo leggendo un romanzo, ma quando cominciò a fare buio decisi d’interromperla.
- Lluvia, credo che tu abbia scritto abbastanza, per oggi.-
- Posso continuare nella mia cella?-
- Non è una cella, Lluvia: è una stanza.-
- Se non ci stai di tua spontanea volontà anche una reggia è una cella. Uhm, credo che questa la scriverò da qualche parte.-
- Dammi quello che hai scritto finora, lo leggerò stasera. Tu scrivi pure quanto vuoi,- la incoraggiai. - Sai che puoi e devi essere perfettamente sincera, con me, vero? Non devi mentire per convincermi a farti riunire ai tuoi amici.-
- Alex e Luke non sono miei “amici”. C’è tanto di più, che nemmeno le parole riescono a dire. Spero di aver descritto il nostro rapporto almeno nel complesso del racconto… io non so… non esiste un modo per dire quanto tengo a loro.-
- Spero di cogliere tutto quello che hai cercato di dirmi, Lluvia.-
Aveva gli occhi lucidi. Lo sperava anche lei.

Questo è ciò che Lluvia scrisse.


Mio padre mi ha insegnato solo tre cose:
  1. Ringrazia e manda a fanculo con criterio
  2. Non avrai mai il culo che vuoi stando seduta su quello che hai
  3. Non mentire mai al tuo medico
Quindi eccola qua. Tutta la verità, anche i dettagli imbarazzanti, anche le cose che a dirle non sembrano vere, anche quelle che potrebbero mettermi nei guai e impedirmi di rivedere Alex e Luke.
Merda.
Ecco, visto, anche questa è una sincerità totale, anche se mi dà fastidio: metterò sempre il nome di Alex prima di quello di Luke. Spero sia più per l’ordine alfabetico, che per motivi più reconditi. Ma questo me lo dirà lei, doc.
 
Luke è semplicemente il ragazzo più bello che io abbia mai visto. Il suo fisico, il suo viso, i suoi capelli… è come quei ragazzi che pensi si vedano solo nei film, e invece eccolo lì, e quando te lo trovi tra le braccia quasi non ci puoi credere.
Ha certi occhi che ci vorresti rifugiare dentro, uno di quei sorrisi che vorresti non svanissero mai, e ogni suo movimento ti fa sentire al sicuro. È elegante, preciso, non spreca una goccia di respiro.
Naturalmente non è perfetto, se non avesse qualche difetto non sopporterei di averlo intorno.
Odio le frasi fatte, spero di non usarle troppe, ma a volte è semplicemente impossibile descrivere la mia vita senza ricorrere a parole già usate, assemblate da gente più in gamba di me… ma Luke era tutto quello di cui avevo bisogno, nel momento in cui ne avevo più bisogno.
Luke è ordine, è simmetria, è puntualità, e la mia vita è sempre stata (e in particolar modo lo è diventata dopo la partenza di Alex) caos, irregolarità, inaffidabilità. La mia vita è sempre stata il gradino in cui credevi salendo le scale al buio, e che alla fine non c’è: se ti va bene non cadi in avanti sbattendo la faccia, ma in certe occasioni…
Non mi lamento della mia vita. Se avessi avuto una vita normale, non avrei mai avuto Alex, né Luke, né Mama. Prima o poi ti parlerò anche di Mama, ma adesso non c’entra niente: adesso è il turno di Luke.
Luke ha rimesso in pista i miei piedi, che avevano preso una strada sterrata e sbagliata, che non stava facendo altro che affaticarmi e portarmi lontano da dove volevo andare; e dire che volevo solo andare dove potevo stare tranquilla, nessun posto straordinario, mi pare.
Luke mi fa sentire al sicuro. Luke riflette, programma, ordina; è la controparte del mio istinto, della mia fiducia, del mio coraggio sconsiderato.
Luke è il tipo di cacciatore che sta alla perfezione davanti a me: è un maestro delle trappole.
È così che l’ho conosciuto: finendo in una sua trappola.
Appesa a testa in giù, per le caviglie, al tetto di una chiesa sconsacrata, stavo cercando di tagliare la corda che m’intrappolava (maledicendo il giorno in cui avevo smesso di lavorare sugli addominali) quando arrivò Luke.
- Non sei il mostro che cercavo,- commentò, sgomento.
- Nemmeno tu sei quello che stavo cercando io,- ribattei.
- Ti libero subito.-
La bestia a cui stavamo dando la caccia entrambi arrivò mentre Luke stava armeggiando con la corda che mi teneva appesa; lo centrai in mezzo agli occhi col coltello con cui stavo cercando di liberarmi. Dire che Luke rimase sorpreso è ben poco.
- Hai una mira incredibile,- si congratulò. - A testa ingiù, persino.-
- L’importante è farcela,- minimizzai, imbarazzata dal suo interesse.
- Cacci da molto?-
- Quasi dieci anni… tu?-
- Molto meno: neanche tre.-
- Beh, se quel mostro fosse arrivato prima di me, la tua trappola avrebbe fatto il suo dovere.-
- Poco ma sicuro.-
Ed eccolo. Quel sorriso. Il sorriso più bello che avessi mai visto. Non solo a livello visivo, labbra denti e fossette, ma proprio a livello emotivo, era il sorriso di una persona a suo agio, disinvolta, gentile.
Sentii l’Emozione pizzicarmi la pancia come non mi succedeva da anni, da quando Alex mi aveva detto quelle poche, maledette parole che mi avevano cambiato la vita.
Luke mi chiese se cacciavo tutte le notti.
Gli dissi di sì.
E cominciammo a cacciare insieme.
 
A dire il vero avevo già visto Luke; da lontano, ne avevo apprezzato la bellezza fisica ma, sarò sincera, mi stava sulle balle.
Frequentava la caffetteria dell’università nelle stesse ore in cui ci andavo io, quindi l’avevo visto più volte rimandare indietro il suo ordine finché non glielo portavano perfettamente come l’aveva chiesto: mezza goccia di essenza di vaniglia in più, e lui si rifiutava di bere il caffè che gli preparavano.
Arrogante, perfezionista, pretenzioso: questo pensavo di lui, il Belloccio Rompicoglioni che mi faceva sempre apprezzare un pelino di più la mia colazione.
Chi l’avrebbe mai detto che sarei finita a cacciare con lui tutte le notti?
Di certo io davo per scontato che un tizio che andava in giro con la camicia perfettamente stirata e i capelli dannatamente in ordine non cacciasse; e invece era davvero bravo. Non era né particolarmente veloce, o forte, o spietato, ma tendeva le trappole più perfette che avessi mai visto, e uccideva i mostri con una precisione chirurgica.
Suo padre era il suo maestro: era una tradizione di famiglia.
Fu parlando di questo che concordammo il nostro primo, vero appuntamento.
Commentai questa tradizione dicendo:- Ah, come le Silk Spectre!-
Il suo sguardo mi fece capire che non aveva idea di cosa stessi parlando.
- Non hai mai letto Watchmen?-
Fece di no con la testa, sorridendo imbarazzato.
- Nemmeno visto il film?-
Di nuovo no, ridendo imbarazzato.
- Domani ce lo vediamo, poche storie.-
Disse di sì. E in quel momento mi resi conto di avere una cotta per lui. Se uno che non leggeva fumetti mi faceva rimbalzare lo stomaco a quel modo, non poteva che essere una sciocca cotta.
Speravo non fosse nulla di più. Non ero pronta, per qualcosa di più, ma ero così felice che ci fosse quella piccola, nuova cosa, dopo tutto il dolore che avevo sofferto l’anno prima.
Di nuovo, immagine fatta: un capitolo che si chiude, per permettere a quello nuovo di cominciare.
E proprio quando cominciai a credere di poter cominciare una vita completamente nuova, senza tracce del mio passato se non la mia famiglia e la caccia (le mie uniche latitanti costanze), senza la presenza né il fantasma di Alex…
Alex tornò.
E da quel momento non mi lasciò più andare.
  
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