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Autore: myricaee    07/07/2015    3 recensioni
" È così che vanno le cose.
A volte si vince, a volte si perde.
A volte alzi le braccia al cielo esultando verso le nuvole, a volte le ginocchia cedono fino a farti crollare al suolo, con il naso schiacciato contro l'asfalto.
Jongin è un ballerino, sa bene, quindi, quando è il momento di alzare le braccia e quando è il momento di abbassare il volto.
"
[ SEKAI ]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Sehun, Sehun
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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« My dear, find what you love and let it kill you. »
Charles Bukowski.














 

È così che vanno le cose. 

A volte si vince, a volte si perde. 

A volte alzi le braccia al cielo esultando verso le nuvole, a volte le ginocchia cedono fino a farti crollare al suolo, con il naso schiacciato contro l'asfalto.

Jongin è un ballerino, sa bene, quindi, quando è il momento di alzare le braccia e quando è il momento di abbassare il volto. 

Lui balla, è fiero dei suoi movimenti. Jongin è privo di vanità, ma quando il suo corpo accarezza le note, è puro egocentrismo che muove la sua figura, perché è un ballerino ed è fin troppo bravo.

Sa bene anche questo.

La melodia è triste, chiusa in una cupa tonalità minore, dissonante al punto da essere fastidiosa, al punto da essere un brano privo di significato ma pieno di parole nascoste dalla base fatta solo di strumenti. È così che gli piace.

Lui ha sempre odiato le parole, ballare su una canzone che canta già ogni intenzione non ha senso. L'emozione vuole esprimerla tramite l'espressione del suo viso, sofferente nel rallentando, ghignante in un ritmo incalzante, e folle in una melodia non scandita; vuole esprimerla con la sua passione, con le parole della sua pelle, non con quelle della sua voce.

Lui ha sempre odiato le parole, nel ballo e al di fuori. Tirar fuori una sillaba dalle labbra carnose di Kim Jongin è un'ardua impresa, eppure come ascoltatore si mostra piuttosto abile.

La sua bravura, però, non sta nell'ascoltare le parole altrui, ma nel sopportarle e poi, al limite, nell'ignorarle.

Jongin è privo di vanità, ma non per questo ritiene interessanti le vite altrui. Non ritiene interessante neanche la propria di vita, in realtà.

Il ballo è interessante, quello sì. E anche Sehun lo è.

Jongin è pronto a giurare che quell'odioso ragazzino riesca ad entrare nella sua testa. Basta un suo pensiero, basta una distrazione e la schiena dolorante di Jongin cede lasciando che il corpo steso adesso al suolo della sala prove si perda tra i respiri che un ballerino non molto assennato merita dopo aver dato se stesso davanti a quello specchio.

Quell'odioso ragazzino conosce i suoi pensieri, perché proprio nel momento in cui la guancia di Jongin si adagia sul pavimento, lo specchio mostra il riflesso di una figura posata all stipide della porta, che con una fastidiosa ilarità applaude, appagato da quella scenetta comica e affascinante.

 

« Ma bravo, Jongin. Riesci a cadere sempre nello stesso punto. » e l'applauso si perde nella voce del cosiddetto ragazzino e con dei passi riesce poi ad accovacciarsi avanti al ballerino stremato, porgendogli la mano, un aiuto che mira a buttare ancor più giù l'orgoglio altrui.

Jongin rinuncia alla vanità, ma non al suo orgoglio, e quella mano viene bellamente ignorata, mentre cautamente si rimette in piedi avvicinandosi allo stereo per placare la musica e afferrare l'asciugamano che usa per asciugarsi il viso, il collo, le spalle ben delineate.

Un semplice grugnito, un brontolio incomprensibile, è tutto ciò che concede il ballerino come risposta, perché le sue parole sono state zittite nel momento in cui è caduto al suolo. 

« Ci vuole talento anche per sbagliare così tante volte, non demoralizzarti. » continua allora il ragazzino, tirandosi su e restando al centro della stanza.

Sehun è sempre stato così: spavaldo, sicuro di sé, brillante, ironico e soprattutto odioso. Jongin lo avrebbe ripetuto all'infinito nella sua mente. Oh Sehun è un odioso ragazzino.

Jongin vale molto di più come ballerino e trovare qualcosa in cui non riesce, per Sehun è il più irresistibile dei veleni, specialmente se la sua vittima mostra così poca felicità ad ogni provocazione.

E Jongin sa che il suo silenzio lo ha sempre divertito, proprio come la sua faccia chiusa dietro un velo di apatia e rabbia verso il più minimo oggetto.

Lo conoce troppo bene.

Si guarda allo specchio riprendendosi dalla fatica che una semplice coreografia ha portato al suo corpo, e gli occhi sono fermi ai suoi capelli e al suo viso imperlato da un velo elegante e attraente di sudore. Ma ancora più attraente, quanto irritante, è la figura di Sehun che dietro a dei lineamenti delicati e innocenti mostra senza discrezione un sorriso sghembo, carico di ogni risata silenziosa che aveva donato e avrebbe ancora donato al ballerino imbronciato.

Quel sorriso non sparisce, al contrario della distanza che v'è tra i due corpi. Con dei minimi passi, Sehun arriva dietro le sue spalle e lontano da ogni imbarazzo afferra tra le sottili dita l'asciugamano usata dal ragazzo, prendendo il suo posto.

Come se avesse paura di spaventarlo e farlo scappare, Sehun si muove lentamente fino a fermare i piedi davanti a lui. Con una delicatezza in netto contrasto con quel ghigno che ancora indossa, accarezza il volto del ballerino con il tessuto ruvido. Arriva al suo collo, al suo petto, ed è lì che si ferma, decidendo di toccarlo con le mani e non con quell'affare.

Jongin percepisce le sue mani fredde sul petto, ed è probabilmente per questo motivo che porta lo sguardo altrove, lontano da ogni intenzione di quella figura che adesso gli stava davvero troppo vicina. 

« Guardami. » perché a Sehun non è mai piaciuto quando non lo guardava. Sehun odia non catturare gli sguardi della gente, e ancor di più odia non catturare il suo sguardo. Il ballerino non gli dà retta e semplicemente continua a vedere quella ragnatela incastrata nell'angolo della sala prove, un'attenzione che dura poco perché il gelo delle sue mani sale dal petto al collo, dal collo alla guancia, e pressando riesce a voltargli il volto, vincendo il suo sguardo. « Puoi evitare i miei occhi per tutta la vita, ma non riuscirai mai a scapparmi, Nini. » ed è un semplice sussurro che con infamia Sehun soffia contro quelle labbra carnose e capaci di far svenire anche la persona più rigida del mondo.

 

« Non chiamarmi in quel modo, stronzo. » 

Lui ha sempre odiato le parole, ma Sehun è bravo e sa come far parlare quel ragazzo così taciturno. Non era felicità quella della sua voce, non era un abbraccio quello che Jongin voleva donargli.

Lo scatto è così forte che lo specchio trema e non poco ma al minore non dispiace ritrovarsi schiacciato tra la parete e il corpo di Jongin che preme con l'intento di fargli mancare l'aria, di recargli davvero dolore.

In fondo il suo corpo è così piccolo e minuto, non ci vuole molto per fargli male.

Lo chiama sempre con quell'odioso vezzeggiativo e per quanto sia facile fargli male, a nulla serve.

« Altrimenti che fai, Nini? »

Jongin lo ha spinto contro il vetro perché quel nomignolo non gli piace e vuole fargliela pagare.

Cazzate.

Jongin lo ha spinto contro il vetro perché quelle labbra sono bastarde quanto il padrone e vuole fargliela pagare.

È un ringhio quello che abbandona le sue labbra mentre la bocca aggredisce quella altrui, mangiando ogni parola che essa ha sputato, divorando la sua anima con un semplice bacio.

Sehun ama la violenza, Sehun ama quando Jongin lo bacia in quel modo. Lo ha sempre saputo.

Il minore non esita ad afferrare i suoi capelli tirando le ciocche, ed ogni buon proposito di calma da parte di Jongin viene perso nel momento in cui l'altro spinge il corpo verso il suo. 

Jongin è privo di vanità, e di calma. Ancor di più quando si tratta di quell'odioso ragazzino dal corpo più sensuale che abbia mai visto. Le mani accarezzano inevitabilmente quelle curve che scrivono i suoi sogni, i suoi incubi. Le natiche sono morbide, fatte per le sue dita. Le labbra sottili, rosee, schiacciate contro le proprie doppie e bisognose di tutta l'aria che soltanto Oh Sehun avrebbe potuto dare.

Jongin decide di non respirare, però. Quando il ragazzino porta le mani sulla sua maglia e la alza, Jongin rinuncia ad ogni incubo spingendolo via con un ulteriore ringhio, e strofinandosi le labbra con il dorso della mano, cercando di portar via ogni traccia di droga alla quale non poteva resistere ancora. Ma doveva.

« Vattene. » 

« Fai l'amore con me. » 

Jongin lo caccia, Sehun lo cerca. Jongin lo spinge via, Sehun lo ama.

Jongin lo odia, e Sehun sa che in realtà lo ama anche lui.

Scuote la testa come un forsennato, Jongin, stringe il capo tra le dita sperando di pressare al punto di rottura, placare tutta la confusione che lo investiva in quel momento.

« No, vaffanculo. Sehun, ti odio. Vattene, ho detto. » e la voce del duro non sembra più essere così tanto decisa. Un tremolio di tono fa capire al minore che gli scherzi sono davvero finiti, e che non può più giocare con l'uomo che ama.

L'ha fatta grossa, lo riconosce.

« Non me ne vado, Jongin. Ti amo. E lo stesso vale per te, smettila di fare il cretino. » si avvicina ancora al ballerino che in una danza doppia si scosta, indietreggiando quasi in tondo nella stanza che attorno a lui girava, lo schiacciava.

« Non è vero, io non ti amo. Io ti odio. Ti odio come non ho mai odiato nessuno. » come un pazzo continua a ripeterlo. Jongin non conosce vanità, ma conosce la follia. La stessa follia che muove le sue mani, la stessa follia e picchia il suo capo sperando di scappare così da quella confusione, da quei pensieri, da quel ragazzino che continua ad avvicinarsi e che adesso ha posato un braccio sulla spalla.

Si scosta velocemente, Jongin, scappando ancora.

« Ripeterlo non lo renderà vero, e lo sai. »

« Neanche tu sei vero, Sehun. Sei nella mia testa. » e colpisce ancora la sua testa così tanto forte da dover chiuere gli occhi. Le tempie cominciano a dolere, la stanza non smette più di girare e Jongin si inginocchia, muove il busto in un dondolio snervante che tira la sua voce adesso vicina al pianto. Anzi, già persa in esso.

« Non dire sciocchezze, razza di idiota. » Sehun non riesce a vederlo in quello stato. Non gli è concesso piangere, e sa bene che Jongin non desidera un suo abbraccio. Si limita a restare in piedi davanti a lui che pateticamente continua a dondolarsi perso nella pazzia.

« Vattene. Cazzo, Sehun. Tu sei morto. Sei morto. L'auto ti ha preso in pieno. Sei morto in un attimo. Come puoi essere qui se sei morto? » 

E non sono le lacrime di Jongin che fermano il mondo. Sehun si zittisce a quelle parole, abbassa lo sguardo e si morde ancor di più le labbra. Quella parola risuona nella sua testa come una cantilena maledette che avrebbe esorcizzato in qualsiasi modo possibile.

Sehun ha sempre odiato il caldo, l'estate. Spesso non abbracciava Jongin perché il suo corpo era troppo caldo, il suo petto gli avrebbe tirato via ogni briciolo di sopportazione.

Ha sempre odiato il caldo, eppure il calore gli manca così tanto.

Morto.

Le cose capitano per caso. Per caso un mese fa. Un attimo prima erano insieme, mano nella mano, e l'attimo dopo Sehun aveva spinto Jongin che era caduto a terra, almeno due passi più avanti.

Jongin si era voltato pronto a mostrare tutta la sua rabbia al suo ragazzo, perché lui odiava i giochi ma Sehun amava scherzare, e spesso esagerava al punto da infastidire seriamente il maggiore. Bisogna ammetterlo, però, Jongin si incazzava ogni attimo con lui, ma un semplice sorriso ed un bacio bastavano per il perdono, e per una notte di amore.

Si sarebbe girato, avrebbe mandato Sehun a quel paese, lui lo avrebbe preso in giro e poi gli sarebbe saltato al collo strappandogli ogni bacio celato dalle sue labbra. Impaziente, allora, Jongin lo avrebbe portato nella casa che condividevano da quasi un anno, e avrebbero fatto l'amore come soltanto loro sapevano fare.

Si era girato, Jongin, ma non vide Sehun che rideva. Tutto ciò che vide fu un ragazzo che alla vita aveva scelto l'amore. 

Sehun lo aveva spinto, Sehun era stato investito, Sehun era morto.

Sehun lo aveva salvato. 

E da quel giorno non lo aveva più lasciato.

 

« Hai detto che avremmo passato la vita insieme. Sei uno stronzo bugiardo. Lo avevi promesso. » il silenzio viene rotto dai singhiozzi di Jongin e dalle sue parole che colpiscono il minore come un colpo di pistola.

Sente di morire ancora una volta, ma Sehun lo ama e mantiene sempre le sue promesse.

Quando si inginocchia e stringe il suo viso tra le mani, asciugandogli le lacrime con i pollici, Jongin lo sorprende e non si oppone minimamente. Gli bacia le labbra ma questa volta con calma, con dolcezza, e Jongin vorrebbe ricambiare ma sa che non può. 

È da solo in quella stanza, lui non è lì.

Sehun non esiste più, nessuno può vederlo, soltanto lui.

Eppure Jongin non si ribella agli scherzi della sua mente, gli stringe la mano e si lascia alzare, segue i passi che il suo amore compie senza alcun ritmo, camminando semplicemente.

« Non infrangerò la mia promessa. Passiamo la vita insieme. Vieni con me. » e si ferma davanti alla finestra adesso spalancata, lasciando spazio al ballerino.

Jongin fissa la notte che incombe su Seoul, inspira il vento che raggiunge la stanza, trema davanti all'altezza del sesto piano sul quale si trova.

Non sembra tanto sicuro, e a Sehun quella paura non sta tanto bene, ma comprende. « ti prometto che non farà male. »

Titubante, Jongin gli stringe la mano ancora di più. « E mi amerai per sempre? »

Un sorriso, Sehun lo bacia ancora, poi gli lascia la mano e muove un passo indietro. « e ti amerò per sempre. »

 

È così che vanno le cose. 

A volte si vince, a volte si perde. 

A volte alzi le braccia al cielo esultando verso le nuvole, a volte le ginocchia cedono fino a farti crollare al suolo, con il naso schiacciato contro l'asfalto.

E Jongin ha deciso di crollare al suolo.







Myricaee's : okay, noia e caldo non giovano alla mia mente già malata di suo. Ho partorito questa roba senza neanche pensarci, spero vi piaccia! ( e soprattutto spero che non mi insultiate come ha fatto la mia dolce migliore amica. chu. )

Au revoir !

   
 
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