L'Adze
Pietro si passò la mano
tra i capelli tinti di bianco e alzò
il capo, guardando il cielo sopra di sé.
Sbadigliò e alzò le spalle.
“Fa troppo caldo. Non sono
abituata a queste temperature” si
lamentò Wanda, seguendo il gemello. Pietro sorrise e
superò un idrante,
accelerando il passo.
“Meglio così.
Non voglio rovinarmi il look per un capriccio
del tempo” ribatté. Incrociò le braccia
sulla maglietta grigio-azzurra che
indossava, sotto cui risaltavano gli addominali.
Raggiunsero un capannone abbandonato.
Wanda aprì la porta
metallica ed entrò seguita dal gemello. Il sole filtrava tra
gli spiragli delle
assi inchiodate alle finestre, le pareti erano scrostate, la puzza di
umidità
punse le narici dei Maximoff e si sentivano squittii di topi e
gocciolii.
“Questo posto è
una topaia. Di certo il mio salvatore, a patto
che sia vero, non ha gusto” si lamentò il ragazzo.
Scattò a destra e a
sinistra, cercando di togliere le assi inchiodate dalle finestre. Wanda
chiuse
la porta metallica alle sue spalle, creando un cigolio. Il gemello la
raggiunse, facendole sollevare i lunghi capelli castani e chiuse del
tutto
l’entrata.
“Ce la facevo” si
lamentò la giovane, mentre le sue mani
veniva avvolte da un bagliore vermiglio.
“Ricordati, sono dodici
minuti più grande di te” ribatté
Pietro. Si voltò e nei suoi occhi si riflette la luce
candida di una lucciola.
La sfiorò con la mano, sentendola calda sotto le dita. Wanda
prese la mano del
fratello e lo strattonò indietro. La lucciola si
trasformò in una figura umana,
totalmente fatta di luce candida.
“Incredibile”
sussurrò Pietro. Wanda inarcò un sopracciglio.
“Siamo stati mutati dallo
scettro di una divinità, abbiamo
preso ordini da un robot assassino e tu ti fai ancora impressionare con
così
poco?” lo derise. La luce si attenuò, lasciando
vedere Clint.
“Dovete ringraziare che
Loki mi abbia preso tra le sue fila
di servi in veste di divinità questa volta, o non avrei
potuto avere così tanto
da un patto. Anche se giocarsi l’anima non è da
poco, soprattutto per due
ragazzini petulanti” si lamentò Barton. Si
portò una ciotola fatta con metà
guscio di noce di cocco alla bocca, sorseggiandone il contenuto.
“Perciò
è vero che devo ringraziare te, vecchiaccio, per
essere vivo?” domandò Pietro. Occhi di Falco si
leccò le labbra sporche di
sangue. Wanda gli camminò intorno, le sue iridi brillarono
di rosso.
“Cosa stavi bevendo? Sembra
interessante” mormorò.
“Olio di palma, latte di
cocco e sangue. Mangio solo questo.
Però non credere al fatto che mangio i bambini. Sono solo
l’ennesimo uomo
“Prima mi resusciti e poi
mi ignori? O sono così avanti che
non mi vedi neanche quando sono fermo?”. Lo
stuzzicò Pietro. Clint lo raggiunse
e si chinò in avanti, sorrise mostrando i canini lattei.
“Attento, ora sono un Adze.
Ho venduto la mia anima alla
divinità dell’inganno, per farne il suo spettro
luminoso da guardia” sibilò.
Pietro si alzò sulle punte, gonfiando gli addominali pompati.
“Vuole usarti contro i
chitauri, quello stregone da
strapazzo?” chiese la Maximoff. Osservò i glutei
di Clint e ghignò.
- O è l’ennesima
trappola per gli Avengers? Perché capire
anche solo se fosse interessato al corpo del suo nuovo servo
– pensò.
“Cos’è
un Adze?” chiese roco Pietro.
“La tribù di
Wakanda: gli Ewe, mi considerano peggiore di
come noi Occidentali consideriamo i nostri di vampiri. Potrei renderti
mio
schiavo” mormorò roco. Lo afferrò per
la nuca, lo trasse a sé e lo baciò.
Pietro ricambiò con foga e la sorella sospirò.
“Sì, decisamente
vuole che lo aiutiamo a servire Loki”
borbottò.
- Almeno finché gli
Avengers non troveranno un modo per
farlo tornare normale – pensò.
“Poco male, fate unire
anche me alle danze”. S’intromise,
togliendosi la maglia e rimanendo in reggiseno.