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Autore: my words_ my freedom    09/07/2015    2 recensioni
-… un cosa?!- gridò sbalordito sperando di aver capito male.
-Uno scopa-amico.- Gli ripeté sottolineando la parola -hai presente, un amico con cui una ragazza può…- ma non ebbe il tempo di finire la frase che lui la azzittì dicendo -Sì, sì lo so cos’è. Ma io non capisco PERCHÉ vorresti un amico…simile.- le chiese evidentemente molto perplesso dalla notizia dell’amica.
-Perché ho sempre pensato che potesse essere divertente…- si giustificò lei scrollando le spalle. [...] -...vorrei che fossi tu...-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vetro
 
-… un cosa?!- gridò sbalordito sperando di aver capito male.
-Uno scopa-amico.- Gli ripeté sottolineando la parola -hai presente, un amico con cui una ragazza può…- ma non ebbe il tempo di finire la frase che lui la azzittì dicendo -Sì, sì lo so cos’è. Ma io non capisco PERCHÉ vorresti un amico…simile.- le chiese evidentemente molto perplesso dalla notizia dell’amica.
-Perché ho sempre pensato che potesse essere divertente…- si giustificò lei scrollando le spalle.
 -Aspetta ma tu non sei fidanzata?- chiese lui. A lei sembrò di sentire una nota di speranza nella sua voce, ma, credendo di sbagliare, la ignorò.
-Sì…- rispose dopo un po’ guardando per terra perché sapeva che non sarebbe riuscita a sostenere lo sguardo dell’amico.
-E allora perché?- il tono della voce di lui si addolcì mentre si avvicinava alla ragazza -ti ha fatto qualcosa di male? È per “vendetta”?- le chiese mettendole due dita sotto il mento per farle sollevare lo sguardo. Gli occhi di lei si persero in quel blu così profondo di quelli del ragazzo. “Ha lo sguardo di un fratello maggiore preoccupato per la sua sorellina.” Pensò lei “come faccio a mentirti se mi guardi così?” –Voglio solo vedere se fare sesso con un'altra persona è diverso…-
lui si scostò leggermente dall’amica. –E con chi hai intenzione di fare questo… “esperimento”?- disse facendo le virgolette con le dita.
-Beh… ho pensato che sarebbe meglio farlo con qualcuno che mi conosca bene e di cui mi fidi cecamente.- gli rispose incapace di smettere di fissarlo e sperando che capisse.
-Quindi…- non ebbe il coraggio di finire la frase per evitare la delusione. La ragazza prese un profondo respiro e la terminò al posto suo –quindi con te…- fece una breve pausa –vorrei che fossi tu.-
Gli occhi del ragazzo si spalancarono un attimo e si illuminarono prima di diventare freddi.     –No. Non posso farlo.- disse allontanando dalla ragazza a grandi passi in direzione della porta.
-Perché?- gli chiese quasi strillando. –Cioè posso capire che tu non voglia perché ci conosciamo da così tanto tempo che mi vedi quasi come una sorella…- proseguì – o semplicemente perché ti faccio schifo. Ma sembra che tu… ne abbia paura…- disse con la voce che le tremava come se stesse per mettersi a piangere.
-Io non ho paura.- rispose l’amico con tono secco mentre posava la mano sulla maniglia della porta.
“Allora è vero sono… io il problema.” Sentì gli angoli degli occhi pizzicarle per le lacrime che volevano uscire. –Scusa non credevo di essere un così grande problema per te.- le scappò dalla bocca, ma, con sua grande sorpresa, la sua voce non le uscì spezzata dal pianto che stava trattenendo ma dura e decisa sottolineando il dolore e la rabbia che le scorrevano dentro in quel momento. Nel sentire la frase dell’amica il ragazzo si pietrificò. La mano stretta sulla maniglia, la mandibola serrata tanto da fargli dolere i denti, indeciso tra ciò che doveva fare e quello che voleva.
Si girò di scatto. La ragazza colse la durezza del suo sguardo come uno schiaffo, ma anche qualcos’altro… amore? Come ogni volta che leggeva quel sentimento nello sguardo dell’amico, si convinse che stava sbagliando. “Lui non ti ama.” Si costrinse a pensare “se ti amasse a quest’ora avrebbe già accettato, senza pensarci troppo e senza aver fatto tutta questa scena.” Tentò di abbassare lo sguardo ma era immobilizzata, si sentiva come se una strana forza la obbligasse a guarda l’amico che ora… ora si stava avvicinando. Sì, camminava verso di lei, velocemente, negli occhi sempre quel misto di durezza e amore. La ragazza sentì la paura salire dalle gambe e fermarsi alla bocca dello stomaco con una morsa dolorosa, ma non si mosse. Rimase lì, immobile, anche quando l’amico le fu tanto vicino da poter sentire il suo respiro sulla pelle, non fece un passo.
Si osservarono a vicenda. Lui, man mano che si avvicinava, aveva perso quell’espressione fredda e suoi occhi avevano ripreso ad avere uno sguardo dolce, comprensivo e protettivo che aveva sempre avuto quando la guardava. Lei si rese conto che la morsa allo stomaco di paura sia era ammorbidita e che le era scesa qualche lacrima che ora le bruciava le guance.
Lui allungò una mano, per asciugarle le lacrime pensò lei, invece si stupì della forza ma anche della delicatezza con cui lui la avvicinò a se, così vicino da poter sentire i battiti dei propri cuori a vicenda. Le labbra del ragazzo si posarono su quelle di lei ferme ma morbide. La ragazza si sorprese del gesto dell’amico ma non provò ad allontanarlo, anzi le sue mani si posarono sui fianchi di lui. Con non poca incertezza le aprì le labbra con le sue ma non appena le loro lingue si toccarono la allontanò come se si fosse scottato. Lei lo guardò preoccupata di aver fatto qualcosa di male.
Lui le accarezzò teneramente la guancia con la mano che gli tremava –Non posso perché per me non sarà mai solo sesso…- le disse in un sussurro che la fece rimanere con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
Il ragazzo si stava allontanando nuovamente quando lei gli mise una mano dietro la nuca per travolgerlo in un bacio passionale ma allo stesso tempo dolce e delicato. Le loro lingue danzarono una attorno all’altra, ed entrambi ebbero la sensazione di librarsi in volo, senza paura, sicuri che nessuno dei due avrebbe rischiato di cadere perché l’altro lo avrebbe sorretto con tutta la forza che aveva.
Il ragazzo fece un passo avanti che costrinse lei ad arretrare… poi un altro e un altro ancora finchè non caddero entrambi distesi sul letto. Continuarono a baciarsi, instancabili e travolti dalla passione. Quando la mano di lui si insinuò sotto la maglietta della ragazza si staccò per osservarla. Lei vide un lampo di terrore attraversare gli occhi azzurri del ragazzo, voleva dirgli che andava tutto bene ma non riuscì a farsi uscire le parole di bocca, così si limitò ad accarezzarlo, una carezza leggera che gli solleticò la pelle del viso. La ragazza fece un debole sorriso all’amico chiedendogli con gli occhi di andare avanti, di non fermarsi. Lui le soffiò sulle labbra che lei si morse nervosamente. Mentre si abbassava, per poter tornare a baciare l’amica, strinse la mano attorno all’orlo della maglietta e iniziò a sollevarla. Un attimo prima che le loro labbra si toccarono lui gliela sfilò e la buttò a terra.
Mentre si baciavano e si spogliavano a vicenda la ragazza non poté fare a meno di notare tutte le differenze tra l’amico e il suo ragazzo. Quest’ultimo non l’aveva mai fatta sentire desiderata, eccetto quando stavano sdraiati a letto e le metteva la mano sul suo membro per farle sentire quanto fosse eccitato, cosa che lei aveva sempre odiato “l’amichetto è il tuo e ci giochi tu!” pensava ma non riusciva mai a dirglielo, con il suo ragazzo c’era sempre il problema che non riusciva a dire ciò che pensava veramente. Con l’amico, questo problema, non l’aveva mai avuto, anche perché lui era in grado di leggerle negli occhi ogni singolo pensiero, e non si era mai azzardato a toccarla o a obbligarla a toccarlo contro la sua volontà.
Si rese conto, tutto a un tratto, che con lui non sentiva quel continuo senso di “debito da pagare” che spesso aveva quando stava assieme al ragazzo, e che le imponeva di lasciargli fare tutto ciò che voleva anche se a lei non piaceva.
Anche nel modo in cui la baciavano erano differenti. Mentre i baci del suo ragazzo erano possessivi, feroci e a volte anche dolorosi (perché aveva l’abitudine di morderle le labbra con insistenza e forza, come se volesse bere il suo sangue), i baci del suo amico, invece, erano completamente diversi: dolci, delicati, premurosi e, da come si muoveva, poteva intuire anche una certa preoccupazione, come se avesse PAURA di farle del male.
 
Lo schianto di una porta che si chiudeva la riportò alla realtà con uno schiaffo in pieno volto. Il ragazzo se ne era andato. Si era girato a guardarla prima di farlo, ma non l’aveva mai baciata, non l’aveva mai stretta e non l’aveva mai accarezzata.
Si accasciò a terra. Un singhiozzo le percosse tutto il corpo e le lacrime cominciarono a cadere: grosse, pesanti che le rigavano le guance e le bruciavano la gola. Ascoltò i passi dell’amico scendere le scale. Un passo veloce, pesante per la fretta, nonostante cercasse di renderlo leggero e silenzioso.
Avevano immaginato entrambi di fare l’amore, e lo desideravano tutt’ora con insistenza ma la forza di quel sentimento li aveva spaventati e costretti a non fare nulla. Come avevano sempre fatto, si obbligarono a nascondere nuovamente l’amore che provavano l’uno per l’altro. Eramo sempre stati sinceri su ogni cosa, uniti come nessun’altro ma per quanto riguardasse quel sentimento avevano eretto come un muro di vetro destinato ad andare in frantumi, che li sfidava con la sua trasparenza ma poi li derideva e li faceva soffrire con la sua resistenza.
Quando sentì il portoncino del palazzo chiudersi, sotto di lei, si alzò e si andò a sdraiare sul letto. Abbracciata al cuscino provò ad asciugarsi le lacrime che continuavano a scendere imperterrite.
Un attimo prima di addormentarsi sussurrò –la vita non è un film. Se questa decide che dovrai soffrire, in quel preciso momento, non esistono lacrime, tormenti, parole che la potranno commuovere e le faranno cambiare idea. La vita premia i coraggiosi, quelli che non temono di fare ciò che vogliono con tutto il cuore, e se ne frega di chi soffre a causa di un sentimento più grande di lui.
  
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