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Autore: proudtobea_fangirl    09/07/2015    1 recensioni
[Sequel di Remembering the Past]
Le strade dei nostri eroi hanno preso direzioni differenti: Simon e Isabelle sono rimasti a New York, con l'incarico di dirigere l'Istituto; Clary, Jace e Lorianne e Magnus, Alec e la piccola Chrysta sono invece a Idris, con la speranza di trascorrere un futuro sereno e senza altre complicazioni.
Tutti, però, sanno che ciò non sarà possibile.
Lo scoppio di una – seppur piccola – centrale nucleare in Francia, a pochi metri dal confine con Idris, fa dilagare il panico. Ma esso non è l'unico a prendere piede: le radiazioni avranno effetti devastanti non solo sulla flora e la fauna locale, bensì anche su una quasi sconosciuta razza di demoni, che inizierà a moltiplicarsi a dismisura.
Toccherà ai nostri Shadowhunters fermarli.
Cercando di non farsi contagiare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadowhunters ~ Past, Present and Future'
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Clary ~ 26 Febbraio 2015, ore 16:50

Chiudo lo schermo del PC sorridendo e alzo lo sguardo, incontrando quello indagatore di Jace. «Novità?» mi chiede, prendendomi il computer dalle mani e poggiandolo a terra.
«Sì» rispondo, «il pancione di Iz è sempre più grande, e stanno litigando sui nomi. All’Istituto è arrivato un nuovo Shadowhunter, e Maryse ha deciso di ritirarsi nel loft di Magnus e Alec. Secondo Isabelle è imbarazzata.»
«Ma non l’avevano venduto? L’appartamento, intendo» dice corrugando le sopracciglia e sedendosi accanto a me.
«No, alla fine Magnus ha deciso di tenerlo. Evidentemente ci è troppo affezionato.»
«Come dargli torto, del resto ha trascorso lì più tempo che in qualsiasi altro luogo.»

Mi lascio ricadere su un fianco, posando la testa sulle gambe di Jace. Mi stiracchio allungandomi al massimo, e mi rendo conto che un po’ di yoga non mi farebbe male.
Sento il crac delle vertebre della schiena che tornano al loro posto con un leggero scatto. «Raziel, sto invecchiando!»
Jace ride di gusto. «Il tuo corpo rivendica il diritto di stancarsi. Negli ultimi mesi non ti ho vista riposare un attimo!»
Affondo la faccia nel tessuto morbido e profumato della sua camicia. «Tra matrimonio, viaggio di nozze, Lorianne, Cash e Chrysta, ci credo che non ho avuto il tempo di riposarmi. Però ora la casa è sistemata, Lori non ha più bisogno di costanti attenzioni, Chrysta è perlopiù autonoma e Cash ha imparato a non abbaiare ogni volta che mi vede, quindi credo che potrò concedermi qualche attimo di relax.»
«Non è vero. Cash non ti può ancora sopportare. Gli stai antipatica.» Mi fa la linguaccia, ottenendo come risposta un pugno nello stomaco.

Mi giro sull’altro fianco, dirigendo lo sguardo verso il tappeto, dove Chrysta e Lori sono impegnate in un acceso scambio di opinioni.
La Stregona – il cui Marchio è fortunatamente nascosto da una cespugliosa capigliatura afro – articola qualche parola incerta, gesticolando peggio di un direttore d’orchestra.
Dal canto suo, Lorianne non è da meno: mulina velocemente le braccia in aria, rischiando di sferrare una gomitata al povero Cash, e mugola per attirare la nostra attenzione.

Sorrido: il loro rapporto mi ricorda per molti versi quello fra due gemelle. Sono inseparabili, vogliono fare tutto insieme e ogni giorno imparano qualcosa dall’altra.
Ad esempio è stata Chrysta, imitando l’andatura di Cash, ad insegnare a Lorianne a gattonare. Quest’ultima è stata d’ispirazione alla Stregona per formulare il suo primo incantesimo, che ha riparato perfettamente il biberon caduto a terra.
Tra un po’ i suoi genitori verranno a prenderla. Sono andati a Parigi: Magnus è stato chiamato per un incarico molto importante. Non conosco i dettagli, ma so che, se lo Stregone viene importunato, è per qualcosa di fondamentale.

Scaccio via con un gesto della mano tutti i brutti pensieri che hanno iniziato a frullarmi in testa e mi concentro sullo studiare Lorianne.
Non sembra mostrare segni di poteri particolari, tantomeno è precoce rispetto agli altri bambini della sua età. Sì, è più intelligente, questo si capisce chiaramente, ma mi stupisco che non abbia ancora imparato a parlare o a camminare.
Abbiamo chiamato Tessa qualche giorno dopo il matrimonio per chiederle di effettuare gli incantesimi basilari di protezione su Lori, ma Jem – entrato di soppiatto nella conversazione – ci ha assicurato che non ne ha bisogno. Dopotutto, quel sangue angelico in eccesso è un’ottima barriera contro qualsiasi attacco demoniaco.

Jace mi riscuote dai miei crucci scrollandomi energicamente. «Ehi, sveglia! Hai già sonno?»
«No» bofonchio sbadigliando. «È noia, più che altro. A New York c’era sempre qualcosa da fare, qui invece è tutto tranquillo.» Torno a stendermi supina e alzo lo sguardo, incrociando i suoi meravigliosi occhi che, come sempre, brillano di luce propria. «Mi sa che ad avere sonno sei tu.» Gli stringo d’istinto una mano. «Hai ancora gli incubi?»
«Sì» ammette battendo velocemente le palpebre. «Anche più di prima. Sogno sempre Stephen. Stephen nel suo appartamento con del ghiaccio in mano, Stephen nella Fifth Avenue, Stephen di fronte a Raziel... Stephen che mi dice di distruggere il malum e si scusa per tutto prima di morire.» Trae un respiro tremolante e ricambia la mia stretta. «Simon ti ha aggiornato sulla questione diurni
«Negativo.» Scuoto la testa. «L’ultima notizia risale a una settimana fa. Ma li hanno acchiappati quasi tutti.»

Com’era da aspettarsi, il Sottomondo di New York è ancora in delirio dopo quanto successo ad Agosto. I Nascosti non ricordano nulla, ma succede che da un momento all’altro a un vampiro capiti di esporsi per sbaglio alla luce del sole, scoprendo di poter sopportare tranquillamente i raggi solari; oppure che un lupo mannaro capisca che l’argento non gli nuoce più di tanto.
Gli esperimenti di Stephen su tutti i suoi seguaci sono più duraturi di quanto ci si aspettasse, ma secondo i calcoli di Magnus gli effetti dovrebbero scomparire al massimo tra due mesi. Nel frattempo, è sempre meglio controllare le cavie da laboratorio, per così dire, prima che combinino qualche guaio e, citando Isabelle, “Decretino la loro morte per mezzo della roulotte che mi ritrovo al posto della pancia”.

Ora che ci penso, il pancione è decisamente troppo grande. Sicura che stia seguendo una dieta consona?
Simon mi ha raccontato – mentre Montgomery saltellava allegramente sulla tastiera del suo computer – che ha delle voglie molto strane. Ad esempio è frequente che salga nella serra e sieda vicino al mazzetto di bucaneve, senza curarsi delle proprie allergie.
«Dice che la fa sentire meglio» mi ha confidato cercando di calmare quella palla di pelo di un cane. «E ultimamente sta mangiando un po’ troppo. Come se non dovesse nutrirsi per due, ma per tre, a volte anche quattro persone.»
«Ginecologo no, eh?» ho risposto ridendo per la sua buffa espressione corrucciata.
«Considerando la tua esperienza? Pff, andiamo!» Finalmente è riuscito a far scendere Montgomery dalla scrivania. «Stiamo cercando un’ostetrica che abbia la Vista e se ne intenda almeno un po’ di queste situazioni. Iz vuole partorire in casa, non ha la minima intenzione di vedere un ospedale. Quindi niente ecografie. E se proprio dovesse farle, raccomanderemo al tecnico di zoomare!»

Jace mi scrolla di nuovo. «Basta! Quando fai così sembri in coma. A cosa pensi?»
«A Iz e al suo pancione esagerato» rispondo sospirando. «Sai, quasi la invidio. Lei si sta godendo la gravidanza, mentre io ho avuto solo qualche settimana per metabolizzare il fatto che ci fosse un pargolo dentro di me.»
«Vogliamo parlare del sottoscritto?» ribatte alzando le mani. «La sera mi hai detto di essere incinta – e io ho dato di matto –, e la mattina dopo è nata Lorianne!»
«Sì, vabbe’, ma non è la stessa cosa» borbotto infilando nell’asola un bottone ribelle.
Questa camicia è bella e cara, ma si slaccia continuamente.
E Jace gode.

«Te l’ho detto che staremo senza energia elettrica per qualche giorno?» domanda a bruciapelo facendo scorrere la mano su e giù per la mia coscia.
«COSA?» esclamo, mettendomi a sedere di scatto. «E come faremo?»
«Alla vecchia maniera» risponde ridacchiando. «Candele.» Schiocca le dita. «Abbiamo voluto la bicicletta? E allora pedaliamo!»
«In che senso? Scusa, non credo di aver afferrato il concetto.»
«Sai che qui qualsiasi cosa funzionante con l’elettricità e/o un motore a gas – in altre parole, ogni cosa inventata dopo la metà dell’Ottocento – non funziona, giusto? Però, tre o quattro anni fa, se non erro di brutto, un gruppo di Stregoni, Shadowhunters e Fratelli Silenti si è messo all’opera e ha donato a Idris tutte le comodità della vita moderna. Ma c’è sempre un prezzo. Ogni tre mesi circa le linee elettriche e telefoniche, la fibra ottica e bla bla bla vanno sostituite.»
«E quando avevi intenzione di dirmelo, Herondale?»
«Più o meno in questo preciso istante. In realtà, inizialmente pensavo di lasciartelo scoprire da sola.» Si china in avanti per baciarmi. Schiudo le labbra, in attesa.

Il campanello squilla, rimbombando nell’atrio.
Meraviglioso... tempismo perfetto!

Mi alzo a malincuore e vado ad aprire.
Magnus mi fa l’occhiolino ed entra di corsa, fiondandosi nel salotto. Lo sento esclamare: «Ciaaaooo, tesoro!»
Un suono simile a dei popcorn che scoppiano mi giunge alle orecchie. Lanciando un’occhiata dietro di me, noto che lo Stregone ha creato dei veri e propri fuochi d’artificio in miniatura, che scaturiscono dalle sue mani e salgono fino a toccare il lampadario di cristallo prima di esplodere in una miriade di scintille.
Alec oltrepassa la soglia alzando gli occhi al cielo e mi saluta con un cenno della mano.
«È incorreggibile, eh?» Scoppio a ridere di fronte alla sua espressione esasperata.
«Incredibile» sospira scuotendo la testa. «Ma è per questo che lo amo.»

Mi segue fino al salotto, dove pizzica tra due dita il naso di Lorianne. «Ehi, papera.»
Jace scatta in piedi. «Quante volte ti ho detto che non devi chiamare mia figlia in quel modo?» tuona infuriato alzando l’indice.
«Mmm... tre volte solo oggi?» tenta Alec sogghignando. «Quattro con questa.»
«Ecco. Non rifarlo mai più. Mai. Più.»

Con uno spintone lo faccio risedere sul divano e mi lascio cadere accanto a lui. «Tutto bene a Parigi?»
«Malaccio» risponde Magnus incrociando le gambe sul tappeto. «In realtà siamo andati a Barr, in Alsazia. Ci hanno chiamati dalla capitale perché è lì che risiede il proprietario della centrale nucleare che ho dovuto... stabilizzare, diciamo. Sarà perché non esercito i miei poteri da un po’, ma mi sembra che il mio lavoro non servirà a molto.»
«Le barre di controllo erano vecchie e consumate» spiega Alec accasciandosi di fianco allo Stregone. «La fissione era troppo veloce e il trasformatore era lì lì per esplodere. Mag ha spiegato al proprietario che un incantesimo non era abbastanza e che avrebbe dovuto sostituire le barre di grafite al più presto, ma il tipo ha dato in escandescenze e ha cominciato a blaterare che aveva già sganciato parecchi soldi e non voleva sprecare altro denaro, quindi abbiamo intascato la paga e siamo letteralmente scappati.»
«In altre parole oggi ho avuto la possibilità di evitare una catastrofe nucleare, ma sono stato ostacolato da una palla di lardo in un orrendo completo color grigio topo» conclude Magnus passandosi una mano sul volto. «Pregando perché non succeda nulla, non mi dispiacerebbe affatto se quel tizio si beccasse una bella pallottola d’uranio radioattivo in fronte.»

Io e Jace restiamo senza parole. Non riusciamo a mettere insieme qualche termine per rispondere. Tra l’altro, cosa dovremmo dire? Magnus ha fatto il possibile, ora sta a quel tipo decidere se ha più a cuore il suo portafogli o la salvezza di migliaia di persone.
«La situazione era così grave?» esordisco dopo qualche minuto. «E non puoi tornare per rimediare?»
«Sì, era gravissima e no, non posso.» Lo Stregone tira un respiro profondo. «Tra l’aprire i Portali e operare l’incantesimo sulle barre di grafite – la quale riesce a controllare la fissione nucleare, figuriamoci la magia – sono allo stremo delle forze; resterò in queste condizioni per almeno due giorni. E credo che per allora non ci sarà più nessuna centrale da riparare.»
«Speriamo in bene» sussurra Jace, terrorizzato. «L’Alsazia confina con Idris, no?»
«Sì» conferma Alec. «Ma non ci saranno ripercussioni sulle difese, tranquillo.»

«Okay, ragazzi» sbotto alzandomi in piedi di scatto. «La conversazione ha preso una brutta piega. Una piega molto brutta. Sentite?» Sfarfallo le braccia in aria. «L’atmosfera è diventata pesante. Quindi parliamo d’altro. A chi va un caffè?»
«Io preferirei una cioccolata calda, in realtà» dice Magnus facendosi sedere Chrysta sulle ginocchia. «Sembra che Marzo sarà più freddo di Gennaio. È assurdo. E poi parlano tutti di riscaldamento globale, pff.»
«Cioccolata anche per me.» Alec alza la mano come uno scolaretto diligente.
«Idem» aggiunge Jace. «C’è ancora un po’ di quella torta che ci ha portato Liza ieri?»
«Quella con le mele? Credo di sì, a meno che tu non l’abbia mangiata tutta stamattina per colazione!» esclamo andando in cucina.

Nonostante la distanza, riesco a sentire chiaramente le possenti voci maschili dei ragazzi che discutono nell’altra stanza.
«È vero Jace, sei ingrassato» ride Alec, contagiando anche Magnus. «Quanti chili hai messo? Quattro, cinque?»
«Tre» precisa lui. «Secondo me è stata colpa del viaggio di nozze. Adoro il cibo indiano» sospira estasiato. Me lo figuro alzare gli occhi al cielo, in contemplazione di qualcosa esistente solo nella sua mente.
Ridacchio sotto i baffi a questo pensiero, ma torno immediatamente seria: ormai lo conosco così bene da immaginare tutte le sue reazioni, ogni sua espressione, qualsiasi tono di voce.

E ritorna il timore che tra qualche anno possa stancarsi di me.
Davvero diventerò una di quelle Desperate Housewives che Simon adorava ma io odiavo con tutto il cuore?
Sul serio mi trasformerò in una donnaccia sempre con i nervi tesi, le unghie mangiucchiate – okay, quelle le ho già –, i capelli in disordine – no, ho anche quelli – e la voce stridula?
Accamperò scuse come “Ho mal di testa” per non fare l’amore?
No, quello è impossibile con Jace. In un modo o nell’altro, riesce sempre a convincerti.

Mi rianimo, afferro il bricco pieno di cioccolata bollente con una mano e la torta con l’altra e torno in salotto. «Jace, vai a prendere tazze e piattini, per favore?»
Lui annuisce e si precipita in cucina, non senza rubare uno spicchio di mela dalla superficie del dolce.
«Attenzione, sono di porcellana!» lo avverto, vedendolo camminare con una pila di stoviglie in bilico tra le braccia.
«Tranquilla, sono un equilibrista nato. Ecco qui.» Mi aiuta a versare la cioccolata e a porzionare la torta. Taglia per sé una fetta più spessa.
«Dovrò metterti a dieta ferrea.» Agito l’indice di fronte al suo viso come una maestrina severa.
«Un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle» sospira lui cacciandosi in bocca un pezzo di dolce spolverato di zucchero.
«Ammirate le massime di Jace Herondale!» sghignazza Alec alzando gli occhi al cielo in un’espressione esasperata. «Dovresti stare a sentire tua moglie, fratello.»
«Ho i miei modi per bruciare i grassi in eccesso.» Fa su e giù con le sopracciglia nella mia direzione, insinuante. Divento rossa come un pomodoro. «Ovviamente parlavo di portare Cash a fare agility. Quel cane ha un razzo al posto della coda.»
«Sì, sì, intendevi proprio quello» dice Magnus scoppiando a ridere. Si ricompone poco dopo e si alza scrollandosi le briciole da dosso. «Okay ragazzi, credo sia ora che ci ritiriamo. Grazie per aver fatto da zii-sitter a Chrysta. Ci vediamo domani, ciao ciao!»

Alec prende per mano la piccola Stregona – è buffissimo, deve piegarsi fin quasi a toccare terra con le ginocchia per farlo – e ci saluta agitando la mano.
Accompagniamo il trio alla porta e li guardiamo rabbrividire per il freddo e affrettare il passo per riscaldarsi.
«Sai benissimo di cosa parlavo prima, vero?» sussurra Jace accostando le labbra al mio orecchio.
«Ovviamente.» Mi abbandono all’indietro e sento la parete di pietra dei suoi muscoli contro la schiena.
«Quindi è un sì o un no? Lori sta tranquillamente giocando con Cash, e il divano di fronte al caminetto acceso al piano di sopra è troppo invitante.»
«Sì.»


***

Le Figaro, edition de le 27 Février 2015

Éclatée centrale nucléaire en Alsace.

Terreur des déchets radioactifs.


Ma salve! Ciao a tutti, e bentornati a curiosare tra le pagine di uno dei miei lavori.

Ve l’avevo detto che prima della metà di Luglio avrei pubblicato il primo capitolo di Living the Present, no? Stranamente sono riuscita a mantenere la promessa, e quindi eccomi qui.
Ho deciso di iniziare con un POV di Clary (avete notato che ho rimosso la scritta POV, vero? Non so... senza mi sembra più pulito) per scaramanzia. Cioè, avrei potuto iniziare con un POV di un personaggio qualsiasi, ma RtP è iniziata con Clary (ed è continuata molto bene, giusto?), quindi, da brava napoletana d’adozione, superstiziosa fino al midollo, ho deciso di fare altrettanto in LtP.

Per il banner, grazie a... me!

Anticipo che non ci sarà un solo antagonista, né due, né tre. Gli antagonisti saranno molti, ma davvero molti. (Tanto avete letto la trama, sapete già tutto).
Introdurrò quattro nuovi personaggi, due ragazze e due ragazzi. La Liza che ho nominato prima NON è fra quelli, è solo una “comparsa”, per così dire; è una dei vicini di casa dei Clace e dei Malec. E ovviamente ci sono Cash e il buffo Montgomery.

Vi invito a leggere le due Shot extra da RtP (A mio padre Stephen e Déjà-vu), se non l’avete già fatto, perché potrei fare dei riferimenti ad esse (anzi, già in questo capitolo ce n'è uno; regalo un biscottino a chiunque scopri qual è) e non capireste il contesto della situazione.

Ho in mente qualcosa di veramente diabolico. Però stavolta lascerò in pace Simon.
È implicito che prenderò di mira qualcun altro. *risata malvagia* *molto malvagia*

Non credo ci sia da dire altro, a parte, come al solito, RECENSITE E VOTATE!
Al prossimo capitolo, byeee!
  
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