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Autore: ladypopular_01    10/07/2015    0 recensioni
beh, riassumendo, Grantaire si sveglia in un posto strano dopo una sbronza e si ritrova davanti un dio scalzo e molto, molto maldestro.
ExR
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
perchè ho lasciato la musica accesa?
 
Questo fu la prima cosa che attraversò la mente di Grantaire quella mattina.
Scoprì, immediatamente dopo, che il pompare ritmico che sentiva all’interno del suo cervello non era nulla più di un fortissimo mal di testa, una sbornia, precisamente, non uno delle sue peggiori, in realtà, ora era piuttosto abituato, diciamo che il suo comportamento era quello di un essere umano che poteva non mettersi in ridicolo.
 
Respirando pesantemente dalla bocca e il suo cuore che batteva più veloce, realizzò che si trovava in un posto singolare nel quale svegliarsi.
Un armadio.
Un grande, enorme armadio di legno, con alla parte opposta, un ammasso di quelli che sembravano vestiti e…una parrucca bionda.
 
era troppo buio per capirlo, con solo un sottile strato di luce penetrante dalle ante semi-aperte del guardaroba.
Quando il cumulo cominciò a muoversi leggermente, il suo istinto gli disse che, forse, era tempo di uscire da quel posto così scomodo.
 
Aprendo le ante, qualcosa come 5 o 6 bottiglie di birra rotolarono fuori, sul tappeto, insieme a uno strano odore di acido e alcol e una calura incredibile.
Dando uno sguardo all’appartamento, riconobbe quello di Courfeyrac
 (Grantaire non aveva mai visto così tanta roba hipster in un solo posto),
 e tutte i ricordi della sera precedente cominciarono a raccogliersi sfocati, e in ordine mischiato nella sua testa: la festa, l’alcol, strano zucchero sul tavolo, ragazze che lo approcciavano, una testa più leggera, e senza problemi.
 All’improvviso erano quasi le due del mattino ed era troppo ubriaco per guidare, e il genio che si nascondeva dentro di lui, pensò fosse na buona idea addormentarsi in un armadio.
 
Anche se i ricordi erano sfocati, annacquati e confusi, poteva ricordare chiaramente Apollo entrare nell’armadio e accoccolarsi nell’angolo con un’ espressione che era un misto fra paura, orgoglio, e indignazione, stava sicuramente evitando qualcuno, era ovviamente sobrio.
Beh, Grantaire non sapeva il suo nome, ma lo denominò Apollo,
 solo questo nome poteva calzare così perfettamente la persona che è riuscita a fa sembrare stoico e solenne l’atto di nascondersi in un fottuto armadio.
E la sua faccia angelica e i suoi riccioli biondi lo facevano veramente somigliare a un dio greco
 
Grantaire si congelò sul posto
 
Cosa? Ricci biondi?
 
Ricci…ricci…la parrucca!
 
L’ammasso nel guardaroba era apollo, e cominciava a muoversi.
Sarebbe stato fuori di lì molto presto… .
Non sapeva perché, aveva la sensazione che dovesse andare via prima di Apollo. Forse non voleva inquinare l’immagine del dio greco che vide nella sua ubriachezza perche, tutti lo sappiamo, quando sei ubriaco, la ragazza che ti può sembrare la cosa più sexy che tu abbia mai visto, alla mattina, potrebbe essere niente meno di un bidone della spazzatura.
Grantaire ci è passato molte volte, con le sue molte avventure di una notte, uomini e donne che siano.
Dallla luce che penetrava dalle finestre, doveva essere mattino presto, qualcosa come le 5, o massimo le 6.
Cominciò ad ammirare gli effetti del sorgere del sole su un salotto devastato, e sui divani pieni di corpi sudaticci di persone che evidentemente avevano bevuto decisamente troppo, e sl vetro colorato di bottiglie di birra, vodka, e rum che erano sparse un po dappertutto, mentre si sentiva abituare al suo mal di testa.
 
Sentiva anche un grido di dolore soffocato.
 
La scena a cui si troco di fronte era una di quelle che non avrebbe potuto dimenticare.
C’era Apollo, accovacciato a un tavolino in cucina, senza le sue scarpe, e con una mano sulla bocca, mentre canticchiava soffocatamente… la marsigliese.
Aveva un’espressione di pura sofferenza e dolore, Grantaire pensava che stesse per vomitare. Preoccupandosi di non svegliare nessuno (nonostante fossero veramente addormentati, quasi in coma), si avvicinò al dio greco.
Beh, dimenticatevi la Questione Del Giorno Dopo. Apollo non era meno perfetto di quando Grantaire lo aveva visto, con il suo sguardo annebbiato dall’alcol, osava pensare, appariva anche meglio. Nonostante la sua espressione dolorante, il suo viso pallido era comunque regale, con il suo profilo greco, le labbra sottili, e la massa di capelli soffici, ricci biondi, che la luce faceva sembrare costituiti da sottili fili d’oro.
 
-prima sbornia?- chiese, con qualcosa nella voce che somigliava a…riverenza?
Si ricordava ancora i suoi primi postumi, qualcosa di tragico per lui. Aveva 15 anni. Suppose fosse anche per questo ricordo che si fermò ad aiutare uno sconosciuto, invece di precipitarsi fuori dalla porta prima possibile.
Non lo fece perché voleva osservare da vicino quel capolavoro umano, no!
 
Il biondo scosse la sua testa, ipnotizzando Grantaire con il movimento fluido dei suoi capelli.
 
-almeno…stai bene?-
 
-il mio…il mio…- disse apollo, ancora parlando piano e a bassa voce, evitando di svegliare qualcuno.
 
-sei ferito…?-
 
-no…il mio mignolo…_
 
 
-huh??- ora Grantaire era davvero sorpreso.
 
-io…ho sbattuto il mignolo contro la gamba del tavolo…stavo recuperando le mie scarpe…-disse dolorosamente mentre…arrossiva?
Grantaire non avrebbe mai pensato che gli dei potessero arrossire.
 
Beh, non avrebbe mai pensato di dover reprimere la risata più forte dellla sua vita, assistendo un Apollo che aveva sbattuto il mignolo su una gamba del tavolo, alle 5 del mattino, in un appartamento pieno di persone ubriache dormienti.
 
Ma si stava lamentando?
   
 
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