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Autore: Fujiko_Matsui97    10/07/2015    6 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Starfire si sedette sul piccolo divano, abbandonandosi sui cuscini con un sospiro affranto, lo sguardo fisso sui candelabri e i quadri appesi alle pareti.

Robin, silenzioso e discreto per non farla agitare, chiuse la tenda per coprirli alla visione degli invitati, e subito l'oscurità avvolse la stanza. Avanzò verso di lei, preoccupato:

-Ti senti meglio..?-

La rossa annuì impercettibilmente, osservandosi contrita le mani sul grembo: un altro e lungo silenzio si impossessò di loro.

-Ascolta, Star...- cominciò il moro, tirandosi appena la stoffa dei pantaloni alle ginocchia per potersi sedere senza essere scomodo:

-... so che probabilmente non vuoi parlarne, ma perchè non mi racconti meglio questa storia di Slade?-

Attese i suoi tempi osservandola attentamente e, quando la vide muoversi appena sul posto, le palpebre chiuse che tremavano, comprese che stava per iniziare a raccontare: -Il mio vero problema non è Slade...- si voltò verso di lui, fulminandolo con i suoi occhi seri, che per la prima volta non lasciavano presagire alcuna dolcezza: -... ma mia sorella Blackfire.-

 

 

 

 

Beastboy si osservò intorno meravigliato, prima di ricominciare a camminare velocemente per non perdere il passo con la ragazza: non si aspettava che il panorama di notte potesse essere così suggestivo. I viali erano ricoperti di palme e la brezza notturna gli impediva di sudare per il caldo: ormai l'estate era alle porte, e si stupì di come potesse trovarsi una spiaggia così bella vicino ad una villa per ricevimenti.

-Wow...- commentò, rapito dalla visione di un chiosco sulla spiaggia, chiuso per la stagione non ancora favorevole ad accogliere i turisti: -Mai sentito parlare di Barceloneta?- domandò, stupendolo, la mora, voltandosi verso di lui, le mani poggiate sui fianchi.

Al suo scuotere il capo riprese a camminare: -È considerata la prima nonché migliore spiaggia di Barcellona. Mare pulito, aria frizzante, poca folla se non ci vieni in piena estate.-

Beastboy sollevò un sopracciglio, perplesso: -Ma se non vieni in piena estate non è chiusa?-

Raven sorrise, inconsapevolmente seducente, e il ragazzo avvertì una scossa elettrica all'altezza del petto che lo lasciò senza fiato. La vide sfilarsi i tacchi scomodi e osservare il cancello di ferro prima di appoggiarsi ad una delle sbarre, tirarsi su ed arrampicarsi svelta: si fermò una volta seduta sopra il punto più alto, un attimo prima di scivolare giù, sulla sabbia:

-Credi che questo costituisca un problema?-

Beastboy la ammirò mentre balzava giù e atterrava senza un graffio: -No, non particolarmente.- le rispose sornione scuotendo il capo. Raven gli sorrise divertita prima di voltarsi e iniziare a dirigersi verso la riva mentre il ragazzo imitava il suo stesso percorso, dopo essersi arrotolato le maniche della camicia fino ai gomiti ed aver lasciato anche lui le scomode scarpe fuori dall'area privata.

-Ti piace proprio questo posto, uh?- le domandò una volta che, raggiunta, la vide inspirare a pieni polmoni l'aria salmastra. Fece spallucce per poi accomodarsi seduta sulla sabbia, stringendo le ginocchia al petto con l'aiuto della braccia: -Vengo sempre qui quando sento il bisogno di pensare.-

-Pensare è noioso.- ribattè lui ridacchiando, seguendola e appoggiando i gomiti dietro di sé, semisteso sulla sabbia: -Fammi indovinare...- domandò sarcastica lei, guardando dritta davanti a sé ed ignorandolo:

-... è per questo che sei verde? Avrai combinato sicuramente un disastro dei tuoi, mi sembri proprio il tipo.-

-Veramente...- cominciò lui, smettendo per un istante di sorridere: -Non è stata esattamente colpa mia.-

 

 

 

 

 

Robin aveva ascoltato tutto senza un commento, esprimendo solo con lo sguardo il suo stupore.

Blackfire era la sorella maggiore di Star. Erano nate con due anni di differenza ma nello stesso peridodo, sotto un fresco sole di primavera ma, quello che era sembrato fino dall'inizio un legame tessuto dal destino, si era subito rivelato per quello che era: Blackfire era brillante ed egoista, invidiosa della sorella fin da bambina per quella dolcezza che le riusciva così facile mostrare e per l'ingenuità con cui si faceva amici ogni giorno.

Nonostante il grande affetto che la rossa nutriva per lei, nulla era cambiato nella mora nel corso del tempo: la casualità della data di nascita e anche della scelta dei nomi, data dai genitori perchè si ricordassero sempre del “fuoco” o “fire” che li aveva fatti incontrare (il loro padre aveva infatti salvato da giovane la mamma in un incendio e si erano innamorati col tempo), non aveva addolcito il cuore di Black, decisa a rovinare la vita alla sorella.

Aveva sedotto Slade, fidanzato storico di Starfire, e baciato davanti alla sorella durante la famosa festa da cui ella scappò, incontrando Robin, e se Star era pronta a cambiare pagina, la vista continua non tanto di Slade, che era sicura di non amare più, ma della sorella, la portava all'esaurimento.

-Fino a poco tempo fa avrei dato per scontato che fosse stato tutto un errore, che lei si fosse davvero innamorata di Slade...- concluse la rossa, osservandosi le mani sul grembo: -... ma ho visto Blackfire e so che ha smesso anche di sentirlo, quindi potrebbe darsi che l'abbia fatto solo per farmi soffrire. Io... non lo so, sono confusa e triste, l'unica cosa che so è che non me la sento di perdonarla.-

-Ma lei ti ha chiesto scusa..?- le chiese Robin, studiandone i tratti gentili e desiderando tanto di stringerla a sé per confortarla: -Si, ma... non erano sincere, ne sono sicura. Ormai riconosco quando mia sorella finge, ho imparato il suo modo d'essere. Sono stanca di vivere in questo modo... Robin.- asserì sospirando, voltandosi speranzosa verso di lui:

-Cosa posso fare? Ti prego, aiutami!-

Il moro rimase in silenzio, sfiorandosi con le dita il mento, pensieroso mentre studiave le sue iridi bisognose: raccogliendo i dati nel cervello, nessuna soluzione sembrava essere efficace per una ragazza che come Blackfire amava tormentare la sorella senza nessun altro scopo se non quello di umilarla. Improvvisamente, un'idea gli venne in mente e, con un sorriso divertito, si battè il pugno su un palmo divertito, voltandosi con un sorriso furbo:

-Mai sentito parlare di “occhio per occhio”?-

La rossa sollevò un sopracciglio perplessa, scuotendo il capo incuriosita: -Solitamente prevede una violenta vendetta fisica ma tutto quello di cui abbiamo bisogno è molto più innocente: si tratta di una semplice... rivincita psicologica.-

-Rivincita..?-

-Esatto.- Robin si spostò verso di lei, gesticolando appena: -Lei ti vuole fuori dal suo universo, tu non farai altro che entrarci e darle una lezione. Le toglierai tutte quelle cose a cui lei tiene davvero, o che semplicemente migliorano la sua ambizione... tutte quelle cose che fa per essere superiore a sua sorella... a te, Star.-

La ragazza si voltò davanti a sé, mordicchiandosi le labbra pensierosa: effettivamente non era una cattiva idea, lei stessa avave confidato a Robin che si trattava di un emergenza, di una soluzione estrema. Fino a quando non fosse stato nulla di esagerato, che problemi ci potevano essere?

Era l'ora che tutti scoprissero la vera natura di Blackfire!

-Mi hai convinta, Robin.- sussurrò, e le sue labbra si aprirono in un sorriso che rese felice il ragazzo. Posò le mani sulle sue, delicatamente: -Posso contare sul tuo aiuto, vero?-

-Ma cer...- non fece in tempo a concludere la frase, rassicurante, che, con sua enorme sorpresa, la luce li colpì in pieno viso, disabituandoli all'oscurità di quel posto, e una figura fece capolino da dietro la tenda, studiando quel gesto sul grembo di Starfire:

-Robin.- asserì Cyborg, facendo aggrottare la fronte all'amico per il tono serio e quasi freddo che stava usando: -Posso parlarti un secondo? In privato.- concluse, e Robin, compreso che si doveva trattare di qualcosa di importante, non potè fare a meno di preoccuparsi.

-Ehm... si, certo. Star, scusaci un secondo.-

Una volta usciti e rientrati alla festa, il moro seguì l'amico all'esterno della villa, dove una leggera brezza lo colpì e lo fece sospirare:

-Allora, Robin...- domandò Cyborg, voltandosi verso di lui con determinazione, cogliendolo di sorpresa: -... mi faresti l'onore di spiegarmi che sta succedendo qui?!-

 

 

 

 

 

Raven si voltò accigliata verso di lui, muovendo appena il profilo per non darlo a vedere: studiò la sua espressione persa nel vuoto e il suo sorrisetto amaro dipinto sul volto, sentendo una strana agitazione prendere possesso di sè: -Quando ero molto piccolo ero di salute cagionevole, mi risultava difficile fare qualunque cosa, persino giocare con gli altri bambini mi stancava. Avevo più o meno otto anni quando mia madre si rese conto che non ero normale.-

Si sollevò appena, grattandosi la nuca imbarazzato: -Fu il padre del mio migliore amico Cyborg a visitarmi: è un rinomato medico che si sposta di città in città per seguire i pazienti più in difficoltà e la mia famiglia si fidava molto di lui. Dopo alcune analisi lo trovò: qualcosa, che partiva proprio qui...- si indicò il cervello, picchiettando leggermente con l'indice: -... che si diramava in tutto il corpo per il contatto coi nervi principali. Insomma, un bel problema che mi impediva di svolgere i principali movimenti corporei e che a lungo andare mi avrebbe portato ad un coma irreversibile.-

Raven si sporse verso di lui involontariamente, sgranando gli occhi nell'aspettativa di quel racconto; per poter ascoltare meglio posò i palmi sulla sabbia: -E poi che è successo?-

-Beh...- il ragazzo la buttò lì, gesticolando un poco e volgendo altrove lo sguardo: -Il dottore ha lavorato giorno e notte per trovare l'unica speranza che avevo di salvarmi: assieme ai suoi collaboratori ha generato un antidoto che non alleviasse solo i sintomi, ma li eliminasse del tutto. Tuttavia erano possibili degli effetti collaterali molto stravaganti, e i miei non volevano assolutamente rischiare: continuarono così con la cura contro il malessere che già stavo mandando avanti da tempo, fino a quando, un giorno, iniziai ad avere difficoltà a respirare.-

Beastboy finalmente scese con lo sguardo verso di lei, scorgendo come un luccichio di partecipazione che lo fece sorridere involontariamente, dimenticando per qualche istante quei brutti ricordi:

-Il mio petto era come in fiamme, e il semplice attacco d'asma che avevo almeno una volta al mese si trasformò in un incubo: la mia vista non rispondeva, non riuscivano a farmi rivenire e quell'antidoto era l'unico modo per evitare che morissi. Quando mi sono svegliato...- si osservò i palmi delle mani con lo sguardo perso nel vuoto: -... la mia pelle era già di questo colore. Mi dissero che era un effetto collaterale non previsto ma che, per fortuna, la mia salute era diventata più forte che mai e che niente poteva più crearmi problemi. Beh...- alzò le spalle, quasi ridendo, anche se Raven comprese che era solo finzione: -... non che ce ne potessero essere altri più gravi, in ogni caso!-

Tirò un lungo sospiro ad occhi chiusi, godendosi il silenzio e il vento fresco sulla pelle, prima di riaprirli e trovare una Raven che ancora tentava di metabolizzare, colpita, l'accaduto:

-Oh. Beh, sapevo di fare quest'effetto alle ragazze...- indicò la sua espressione semi-imbambolata e lo sguardo fisso su di lui, ridacchiando divertito. Era tornato lo stesso di sempre: -... ma di certo non mi aspettavo valesse anche per te!-

La mora si riprese e, sbattendo un paio di volte le palpebre, con una smorfia volse altrove lo sguardo, imbarazzata: -Ah, ah. Molto divertente.- commentò seccata, le braccia conserte:

-Non immaginavo ci fosse dietro una simile storia, deve essere stato difficile per... si, insomma...- ammise, sentendosi un po' in imbarazzo per aver risvegliato certi ricordi.

Va bene l'odio trascendentale che provava per quel tipo e le minacce reciproche, ma era pur sempre un essere umano... un ragazzo di cuore e carne, proprio come lei.

-È tutto ok.- la rassicurò lui prima ancora che chiedesse scusa, allontanando il discorso con un gesto della mano, prima di sorridere a trentadue denti: -E poi, è anche grazie a questa mia particolarità se sono diventato il figo che sono.-

In seguito ad un borbottio simile ad un “si, come no..!” Beastboy sorrise divertito, studiandola poi senza che lei se ne accorgesse: si soffermò sul naso sottile, le ciglia lunghissime e i capelli corposi neri, ma comunque lisci e che seguivano la via del vento. La sentenza gli uscì spontanea quando notò la sua lingua rosea accarezzare il labbro superiore per puro caso, facendolo tremare:

-In tutto questo, credo ci sia qualcosa che ci è sfuggito.- dinanzi alla sua espressione interrogativa, le tese la mano destra amichevolmente, ricordandosi che ancora non si erano presentati: -Io sono Garfield Mark Logan, ma GML non mi piace come soprannome, mi ricorda una marca di omogeneizzati. Se ti va, puoi chiamarmi Beastboy. E tu sei..?-

La mora si sforzò di non sorridere troppo a quella battuta così causale, scostandosi i capelli dal volto per lasciarli ricadere sulla schiena. Si zittì solo un istante, chiedendosi se fosse davvero il caso di rivelargli la sua identità... ma, dopotutto, quello non era il suo vero nome, solo un diminutivo: -Raven.-

-Raven...- ripetè lui quasi senza accorgersene, gustandone il sapore sulla lingua e catturando la sua attenzione. Sembrò comprendere che quello non era il vero nome della ragazza, e questa se ne accorse dall'espressione un po' interrogativa che le rivolse: -Il tuo nome è misterioso quanto te, mia cara ladra.-

Quest'ultimo riferimento avrebbe potuto essere offensivo da parte di chiunque, ma la ragazza si stupì di come non ci fosse alcuna ombra di malizia nella sua voce, così come di cattiveria. Sollevò un sopracciglio a quel pensiero: -Io? Misteriosa..?-

Beastboy annuì, sistemandosi più vicino a lei e facendola scostare di riflesso, agitata:

-Ti muovi come se fossi sempre sicura di ogni cosa, ma... c'è un fattore che tradisce la tua debolezza.-

 

 

 

 

 

Il tempo sembrò passare velocemente, troppo velocemente per Robin il quale, perplesso, osservava il suo migliore amico dopo la sentenza: inizialmente credeva lo stesse prendendo in giro ma, visti i suoi occhi che severi lo studiavano, come un padre deluso da un figlio prediletto, dovette ricredersi:

-Eh? Cosa intendi? Lo sai che non mi piacciono le frasi a metà, Cyborg!- reagì, a braccia conserte mentre sbuffava. L'altro non ebbe alcuna pietà:

-Non mi sembra il momento di fare il perfettino, Robin.- scosse il capo, avvicinandosi a lui a grosse falcate: -Data la tua precisione maniacale in tutto, non c'è bisogno di ricordarti che fra meno di due settimane hai un matrimonio, vero?! E che sei lo sposo, non quello che distribuirà i confetti a fine cerimonia... dico bene?-

-Ah. Ah. Molto... divertente.- asserì il moro dopo qualche attimo di esitazione involontaria che, però, non sfuggì a Cyborg: -Certo che me lo ricordo, Cyborg, è da anni che progetto di sposare Kitten e presto ritorneremo a casa... non capisco di cosa tu vada blaterando.-

-Oh, io penso tu lo sappia molto bene, invece!- avvertì, con un pizzico di dolore, il dito grosso dell'amico premere sul suo petto in segno di sfida: -Il nome “Starfire” ti dice nulla?!-

Robin tremò, realizzando quanto fosse stato stupido a pensare che i suoi amici, insieme a lui da anni, non si sarebbero accorti del tornado che stava scuotendo il suo cuore in quei giorni. Per un istante, in puro panico, desiderò che ci fosse lì BB a distrarre con una delle sue battute stupide Cyborg, in modo da indurlo a cambiare discorso, ma purtroppo non era così... e Robin non era capace di abbandonare a metà una discussione: -Cyborg, come già ti ho detto, non ti seguo.-

L'amico rise esasperato, trascinandosi la mano fino al volto, scuotendo il capo con un sorriso amaro:

-Scommetto che nemmeno le hai detto che ti stai per sposare!-

-In realtà... il discorso non è mai uscito fuori, e così...-

-Non è mai uscito fuori, ma sentitelo!- allargò le braccia a voce alta, e un paio di passanti si voltarono a fissarli, incuriositi. Robin avvertiva la tensione aumentare, ma non riuscì a ribattere in tempo prima che Cyborg si voltasse minaccioso verso di lui:

-Questi non sono discorsi che “devono uscire fuori” per poterli affrontare, Robin. Non mi piace il gioco a cui stai giocando, non mi piace affatto, quindi sappi questo...- strinse gli occhi un'ultima volta in collera, osservando lo sguardo seccato dell'amico senza fare una piega:

-... o tu riveli tutto a Starfire e ci dai un taglio con queste sciocchezze, oppure glielo dirò io.-

Si allontanò con un'ultima occhiata delusa, cammiando lontano da quel posto e Robin, appena svoltò l'angolo, si prese la testa fra le mani, agitato: cosa poteva fare? Adesso ci mancava solo Cyborg con i suoi colpi di testa a peggiorare la situazione!

Con un sospiro affranto rientrò nella villa, ben consapevole che l'amico non gli avrebbe rivolto la parola fino a quando non avrebbe agito da persona matura: ma quanto gli sarebbe costato esserlo?

Superò decine di invitati e, scostata la tenda, la rossa era lì che lo aspettava con un sorriso incuriosito, facendogli spalancare il cuore ancora una volta. Per un istante si era quasi dimenticato quanto fosse bella quella sera:

-Tutto bene, Robin?- le domandò con una vena di preoccupazione che lo fece annuire controvoglia:

-Allora? Sei convinta di quello che stai per fare?-

-Mai stata più sicura di qualcosa in vita mia.-

La ragazza sorrise maliziosa per la prima volta mentre, a braccia conserte, si alzava per andare verso di lui: -E tu?-

Pensando a quante cose divertenti avrebbe potuto portare avanti, la soddisfazione la avvolse quasi involontariamente: che la vendetta avesse inzio, finalmente.

-Pronto a divertirti stanotte?-

 

 

 

 

[CONSIGLIO: ascoltate questa canzone durante questa scena, potreste impazzire ;D la metto assolutamente come BBRae's song di questa storia ! https://www.youtube.com/watch?v=VKQo9aYF22E ]

 

 

 

-Giochiamo allo psicologo, divertente...- commentò Raven, sollevando al cielo le iridi con sarcasmo mentre tentava di imporsi la calma: cosa intendeva dire quel ragazzo con quella frase?

Era forse impazzito? Nessuno si permetteva mai di parlarle in quel modo, come se la conoscesse da sempre... probabilmente anche a causa del suo carattere freddo e sarcastico, nessuno poteva affermare di conoscerla per davvero.

Era stato sempre anche questo ad attirare i ragazzi come api sul miele, durante tutta la sua vita.

-Credo sia colpa dei tuoi occhi.- affermò convinto senza alcun segnale di volersi arrendere, sfiorando senza successo la sua tempia e i contorni delle ciglia; ritirandosi come una tararuga nel guscio, Raven era scappata ancora dalle sue dita, toccandosi confusa le palpebre. Beastboy ridacchiò a quell'azione così improvvisa, dando sempre più adito alla sua tesi:

-Celano una tristezza che non ho mai visto in nessuna. E che, stranamente, non riesco a comprendere...-

Sfiorò di nuovo la guancia di Raven, stavolta riuscendoci e godendosi la pelle fresca sotto quel tocco, a cui lei non si sottrasse.

La mora lo studiò attentamente mentre il suo cervello lavorava febbrile per tutte quelle notizie acquisite: quel ragazzo era davvero folle e senza pudore e sicuramente altro non voleva che divertirsi un po' con lei.

Probabilmente era anche il tipo di persona che si sarebbe allontanata una volta ottenuto ciò che voleva da lei; allo stesso tempo, lui l'aveva anche in pugno... allora cosa fare?

Gli nascose un sorrisetto, colta da un improvviso colpo di genio mentre si sistemava meglio nella sua direzione; la situazione era assolutamente in suo favore: avrebbe sfruttato l'attrazione di Beastboy per lei per liberarsene.

Si ricordava benissimo tutti quei soldi nel borsellino di quel Richard suo amico, così come identificò subito la giacca di Armani che stava indossando: senza dubbio era anche lui un riccone e, passando la notte con lui, avrebbe aspettato che si addormentasse per fuggire. Magari, anche sfilandogli quel borsellino così invitante che aveva nella tasca dei pantaloni, giusto per farsi odiare un po' in più.

Finchè quel tale non sapeva nulla di lei tutto sarebbe proceduto secondo i piani... e, per quanto riguardava la denuncia, avrebbe trovato un modo per cavarsela, come aveva sempre fatto fino a quel momento.

Non era minimamente agitata al pensiero di sedurlo, non era la prima volta che ricorreva a mezzi del genere per confondere le sue vittime.

-Che, ci stai provando?- sorrise divertita Raven, subito cambiando atteggiamento per dare una svolta a quella nuova situazione. Lo vide ridacchiare e abbassare per qualche istante il capo, non togliendo la mano dalla sua guancia; mosse anzi il pollice con delicatezza per aumentare la dolcezza di quei gesti: le sue mani erano ruvide e sicure, quasi stonavano con la tenerezza di quel momento.

Quando rialzò il capo per guardarla negli occhi smise di ridere, limitandosi ad un sorriso determinato che ebbe il potere di farla rabbrividire, ma si convinse fosse per il freddo.

-Puoi forse biasimarmi..?- le rispose in un mormorio, ma quel gioco intrigante di domande senza risposta svanì quando lo vide leccarsi appena il labbro superiore nell'aspettativa, le iridi verdi che erano fisse sulle sue labbra.

Lo avvertì sempre più vicino al suo viso, lento ma deciso, sicuro eppure delicato, come stesse trattando con un tesoro di cristallo: la sistemò meglio fra le sue braccia, permettendole di avvertire il suo calore e lei non oppose resistenza, tutto andava come previsto... a parte quella agitazione perenne in lei.

Doveva assolutamente smetterla o avrebbe buttato tutta quella situazione all'aria prima ancora di poterla sfruttare a suo favore!

Quando riconobbe il suo respiro calmo lambirle le labbra, però, decise di agire un'ultima volta: l'unico modo per metterla a suo agio e aumentare la posta in palio era intrigarlo così tanto da essere sfacciata.

-Tu non hai caldo?- domandò all'improvviso eppure con nonchalance ma, appena vide il ragazzo frenare il suo avvicinamento per sbattere confuso le palpebre, si abbandonò ad un sorrisetto malizioso prima che potesse impedirselo. Sotto il suo sguardo meravigliato si alzò in piedi e, mantenendo le iridi blu fisse nelle sue, avvicinò le dita alla zip laterale del vestito e, con una lentezza estenuante per far arrivare a mille la sua eccitazione, la tirò giù in un rumore delicato.

Abbassata del tutto, il vestito aderente le scivolò dal corpo per atterrare con delicatezza sulla sabbia fine e tiepida per l'aria notturna: sollevando appena il mento soddisfatta, si inginocchiò appena, giusto il necessario per avvicinarsi a Beastboy, desideroso come non mai di averla tutta per sé, e, avvicinandosi alle sue labbra impazienti fino a notare che aveva persino chiuso gli occhi per baciarla, cambiare con un sorrisetto traiettoria fino ad arrivare alla sua guancia.

Il ragazzo avvertì le sue labbra tiepide posarsi languide e fugaci sulla sua pelle e aprì di nuovo gli occhi per incontrarne lo sguardo: avrebbe potuto essere nervoso, seccato e innervosito per quell'atteggiamento di sfida che altro non faceva che umiliarlo, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era quella ragazza che, con la sua pelle così chiara come la luna che quella notte mancava in cielo e i suoi capelli d'ebano che gli accarezzavano il viso, lo stava provocando in una maniera tale che non sarebbe resistito ancora a lungo.

Ragiona, Beastboy!” si impose nella sua mente, tentando di riacquisire un po' di lucidità, invano: “A stento la conosci, ha derubato il tuo migliore amico e quasi rovinato la serata.”

La vide sorridere compiaciuta per il suo respiro affannoso e, sollevandosi in piedi, si diresse ancheggiante verso l'acqua marina, dopo avergli rivolto un'ultima occhiata seducente, le stelle che accarezzavano la sua pelle nuda.

Devi seguire il tuo buon senso, amico... il tuo...

Le onde si infransero delicatamente sulle sue gambe mentre procedeva il suo cammino e, quando ne fu avvolta fino in vita, si tuffò in un unico e fluido movimento, riemergendo appena un metro più avanti: le palpebre chiuse e rilassate e le labbra semi-aperte per riacquisire il ritmo del respiro, migliaia di gocce scendevano dalla sua pelle e dai suoi capelli ancora più scuri da bagnati, come in un percorso ad ostacoli, e nel seguirle con lo sguardo Beastboy avvertì che qualcosa si era spezzato nel suo cervello, quella ragazza l'aveva completamente annientato, era in suo potere e l'aveva lasciato solo con un sospiro, in estasi.

-Beh, che fai?- gli domandò Raven che, di spalle, voltò appena il profilo con un sorriso seducente, le dita che si accarezzavano i capelli lunghi, le spalle e poi il corpo dalle curve perfette, raccogliendone le gocce con le dita: -Non dirmi che sei troppo perfettino per un bagno di mezzanotte...-

-'Fanculo il buon senso..!- asserì infine Beastboy in un mormorio e, sorridendo sornione e felice, spense il cervello definitivamente, almeno per quella notte.

Si sfilò rapido la camicia e i pantaloni e li lanciò nella sabbia senza cura, correndo verso di lei e bagnandosi tutti i boxer: dagli scogli di lato fuoriusciva acqua marina come in una fontana e, sollevandosi i capelli verdi bagnati dopo l'immersione, afferrò il volto di Raven senza poter più aspettare, abbandonandosi ad un sospiro appagato quando catturò con desiderio le sue labbra salate; le dita che le stringevano i capelli sulla nuca e la mano sinistra a carezzarle la schiena per percorrere i tratti di quel tatuaggio che era stato l'inizio di tutto, Beastboy si godette le braccia di lei allacciate al suo collo e quello scorrere d'acqua fredda che sembrava andare a ritmo con la sua lingua esperta.

Ebbe modo di avvertire i suoi tremiti ancora e ancora mentre con le labbra mascoline indugiava sulla sua pelle olivastra, desiderando soltanto che la notte durasse abbastanza... almeno il necessario per farla sua fino all'alba.

 

 

 

 

 

Cyborg avanzava furibondo per le strade deserte, lasciando che fosse la fatica a farlo calmare: in tanti anni che conosceva Robin, mai aveva agito in modo così irresponsabile... non solo per Kitten, ma anche per quella povera ragazza che, forse, riponeva in lui delle speranze.

Non ce l'aveva con Starfire, era Robin quello con delle responsabilità da rispettare, non certo lei!

-Ma tu guarda che rompipalle che mi tocca essere...- mormorò a denti stretti, allentandosi il nodo di quel papillon che lo stava facendo impazzire:

-E ora che? Mi sono perso?- aggiunse perplesso, notando la strada scura e mai vista, di sicuro un postaccio, con la spazzatura in un vicolo poco distante e macchine inesistenti: che fosse davvero così tardi?

Osservò il display del suo telefono tentando di chiamare Beastboy per farsi venire a prendere ma, ovviamente, il segnale era inesistente:

-Fantastico, ci mancava giusto questa.-

Nel sollevare gli occhi al cielo sarcastico per quella barra sul telefonino scorse l'unica sottile luce in lontananza, seguita da risate e chiacchiere in spagnolo: si sporse con lo sguardo dentro al vicolo, notando una struttura banale eppure abbastanza curata, come nascosta nell'ombra:

-”Divas Club”...- lesse, quasi senza accorgersene, ad alta voce sull'insegna e, alzando le spalle, si diresse verso l'entrata, sentendo la musica e le voci sempre più vicine a lui man mano che arrivava all'ingresso: avrebbe chiesto un drink per dimenticare la brutta faccenda con Robin e poi avrebbe usufruito di una cabina telefonica.

Afferrata con decisione la maniglia della porta in acciaio, la tirò verso di sé, e quello che vide lo lasciò enormemente stupito: decine e decine di clienti sedevano su comodi divanetti in pelle e l'atmosfera gotica alla Moulin Rouge di certo dava all'ambiente un tocco antico, eppure diverso da qualunque cosa Cyborg avesse mai visto: si diresse titubante verso il bar curato nei minimi dettagli e, accomodatosi sul divanetto, attese che arrivasse la sua ordinazione.

Bevve il Martini tutto d'un fiato, guardandosi intorno ma, soprattutto, osservando davanti a sé il pesante tendaggio che, probabilmente, copriva un'area riservata agli occhi dei clienti: come se lo avessero letto nel pensiero, un uomo dal forte accento spagnolo prese il microfono poggiato sulle scale in legno, agitando in aria la sua bottiglia di Vodka:

-Buenos tardes, signori miei! Penso che tutti voi sappiate che ore sono, dico bene?!-

-L'ORA DELLO SHOW! DELLO SHOW! DELLO SHOW!-

L'intera sala si riempì di urla emozionate e concitate, sotto lo sguardo stupito di Cyborg che, compreso tutto, alzò gli occhi al cielo: oh, bene, adesso era tutto chiaro... doveva essere finito in uno di quei localucci notturni che avevano tanto successo fra i ragazzi bisognosi di divertirsi... probabilmente, pensò con ironia, a BB sarebbe piaciuto essere lì con lui.

Si preparò ad una serata noiosa e, giocando col proprio bicchiere, tentò di riflettere sull'accaduto di poco prima, tentando di giustificare in qualche modo le azioni di Robin. Tuttavia, quando l'uomo riprese a parlare, non potè evitare di rivolgere di nuovo su di lui il suo sguardo:

-Iniziamo bene la serata, vi va?! Per una notte coi fiocchi e senza fine, ecco a voi la mitica, enigmatica...-

Le tende si spalancarono e Cyborg, socchiudendo gli occhi per la forte luce rosa che gli impediva di scorgere i tratti della figura, intravide solo una zip che scendeva fino a far cadere il lungo vestito che portava:

-Jinx..!-

Il pubblico applaudì in delirio, lasciando che la figura emergesse da tutta quella luce, un corsetto nero allacciato al corpo. Cyborg rimase senza fiato quando si voltò, rivelando due occhi dalle sfumature rosee, misteriosi come quelli di un serpente, e un sorrisetto sicuro di sé sulle labbra piene di rossetto mentre, afferratasi al palo al centro del palco, iniziava ad arrampicarcisi.

Osservò i suoi capelli rosa, lunghi fino alle spalle, tirati in parte su da mollette scure, e le palpebre ricoperte di nero, che stonavano con la sua pelle così bianca. Lo scomodo costume non sembrava impedirle di muoversi con agilità eppure femminilità e, quando arrivò dove desiderato, si godette il calore del pubblico, muovendosi fluida e mettendo in mostra il suo fisico magro eppure provocante:

-Jinx...- si ritrovò a sussurrare Cyborg, come ipnotizzato dai suoi movimenti.

 

 

One, one 
"Would you be mine, would you be my baby tonight 
could be kissing my fruit punch lips in the bright sunshine 
cause I like you quite a lot, everything you got don't you know 
it's you that I adore, though I make the boys fall like dominoes!" 

 

 

Dinanzi a quella voce così cristallina Cyborg sospirò in estasi, non riuscendo a staccare gli occhi da quella figura che batteva i tacchi, allungava le mani verso il pubblico e rideva dinanzi al calore dell'alcool, sorridendo come mai in vita sua... ma era un sorriso finto e provato, e Cyborg ne riconobbe l'ipocrisia per gli occhi gonfi di angoscia.

 

 

"I could be yours, I could be your baby tonight
topple you down from your sky forty stories high 
shining like a god, cant believe I got you inside 
look at what I bought, not a second thought, oh romeo!"

 

 

Scese con agilità dal palo e, le mani sui fianchi, indicò ad uno ad uno i volti noti del bar notturno, ammiccando ai suoi clienti fissi, provocando in Cyborg non solo meraviglia ma una sensazione forte e disturbante in petto, mai provata prima: si voltò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono con la potenza di una collisione fra stelle. Il ragazzo dischiuse le labbra e tremò appena, vedendola sorridere e avviarsi verso di lui con decisione, non sapendo cosa aspettarsi da una ragazza così.

Giunta alla sua altezza, gli carezzò il volto con le dita fredde e, spingendolo con delicatezza all'indietro, gli si sedette a cavalcioni, afferrandogli la mano per portarla ad accarezzarle le gambe ormai piegate, lasciandolo godere della loro morbidezza.

 

 

"I want my cake and I want to eat it too 
I want to have fun and be in love with you 
I know that I'm a mess with my long hair and my suntan, short dress, bare feet 
I don't care what they say about me, what they say about me 
because I know that it's L.O.V.E. 
you make me happy, you make me happy 
and I never listen to anyone..." 

 

Concluse con un sospiro e, dopo aver fatto scoppiare una bubblegum con malizia, si sporse in avanti veloce come il vento, le braccia deitro la sua nuca, catturando le labbra incredule e secche di Cyborg in un improvviso bacio.

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Tan tan taaaann! Wow wow Jinx, che audiacia! *^*

Jinx: non mi piace questo ruolo -.- perchè devo essere sempre sfruttata per i tuoi subdoli piani?!

Perchè non mi paghi abbastanza u.ù ti ricordo che hai ancora l'affitto arretrato signorina, sofrza sgobba!

Jinx: Non recensite questo capitolo o porto sfiga a tutti! °^^°

Seh seh... dicevamo cari lettori, la canzone utilizzata nell'ultima parte è “Lolita” di Lana del Rey, per chiunque voglia saperlo! Inoltre, questo è il vestito di Jinx nell'ultima scena: http://www.ebay.it/itm/Burlesque-Moulin-Rouge-gotico-nero-del-corsetto-gonna-Vampire-Fancy-dress-abito-/370844866541?pt=LH_DefaultDomain_101&var=&hash=item56581397ed sexy, neh? **

Per rispondere alle domande delle recensioni, Raven ha i capelli lunghi come in quella puntata dove lotta contro Trigon ed è vestita di bianco, ricordate? Ho voluto farli assomigliare il più possibile al fumetto e spero che l'idea piaccia u.ù Sono costretta a chiudere qui e risponderò in privato ad altre domande perchè ora devo scappare, un saluto a tutti, vi voglio bene e grazie sempre del supporto!<3

 

 

 

-FM.

 

 

   
 
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