Da quando avevo finito la scuola, la mia giornata si svolgeva in azioni davvero monotone; la mattina lavoravo in un odioso negozio per bambini, sommerso da giocattoli super colorati e rumorosi e tanti marmocchi che mi giravano intorno; a pranzo facevo un veloce salto a casa per mettere qualcosa sotto i denti e, nel pomeriggio, pianificavo cose assurde da fare la sera. 

Avevo degli amici, ma non ero molto legato o loro, non mostravo loro affetto e, quindi, non ero quasi mai in loro compagnia, solo in serate eccezionali, quando ci riunivamo tutti insieme per mangiare una pizza davanti ad una partita di calcio.

Ero un tipo solitario, ma non mi piaceva la solitudine. Semplicemente, non riuscivo ad instaurare un rapporto con i miei coetanei perché, a loro parere, era un tipo davvero 'strambo', solo perché mi imbattevo in avventure notturne e non amavo giocare ai videogiochi. 

Per questo motivo mi capitava di ospitare spesso mio fratello minore Harry; mia madre mi lasciava badare a lui nel weekend perché mi riteneva, nonostante tutto, un ragazzo abbastanza responsabile.

Inoltre, sapevo come far divertire il mio bimbo. 

Spesso lo avevo portato al Luna Park o nel bosco a raccogliere more, o ancora, nel negozio in cui lavoravo dove poteva provare ogni tipo di giocattolo per assicurare al cliente la massima qualità. Con lui m'improvvisavo sempre un vero e proprio pagliaccio, le mie battute squallide riuscivano a farlo ridere per ore intere, fino alle lacrime. E bastava una pizza al salame piccante per renderlo il bambino più felice del mondo.

Di tanto in tanto, lo portavo in garage dove conservavo gelosamente la mia Yamaha e suonavo qualche pezzo assordante con le mie bacchette, mentre lui si scatenava con la sua finta chitarra elettrica che non emetteva alcun rumore. 

Quando lo portavo in giro, molte persone mi guardavano con compassione pensando che lui fosse mio figlio e che la madre ci avesse abbandonati, e ciò mi faceva davvero ridere perché non mi sarei mai immaginato con un bambino al mio fianco che non fosse mio fratello.

Non vivevo la vita di un solito ragazzo della mia età, ma non potevo lamentarmi. Ero autonomo, avevo un lavoro che mi permetteva di mantenermi la casa e di togliermi qualche sfizio, ero in buoni rapporti con la mia famiglia e a scuola avevo ottenuto dei risultati abbastanza buoni, così da poter sperare di trovare un lavoro ancora migliore.

Ma da quella sera estiva di un caldo Luglio, tutto sarebbe cambiato.