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Autore: didi_95    11/07/2015    2 recensioni
Dal testo: "La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita."
Questa storia parla di amore, coraggio e grandi azioni; ma anche dei piccoli passi avanti fatti giorno per giorno nella grande palestra della vita, dove ogni errore serve a migliorarsi.
Jari, il padre di Fili, ripercorrerà i momenti salienti della sua vita, fino al momento per lui più importante: l'incontro con Dìs, la madre dei suoi figli.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dammi la mano



-Dìs-


" Sbrigati... non c'è più molto tempo... se indugiate ancora, sarà tardi."

Sollevo la testa di scatto con il cuore in gola, soffocando un'imprecazione.
Un sogno... era solo un sogno.
Mi guardo intorno spaesata; Dana giace accanto a me, con la treccia bionda che spunta da sotto la sua coperta; è ancora immersa nel sonno.
I nostri pony brucano tranquillamente a qualche metro di distanza; è appena l'alba.
Mi sollevo a sedere soffocando un gemito; dormire sull'erba non è certo comodo nelle mie condizioni e la caratteristica umidità mattutina non mi aiuta.
Se solo potessi salire su quel pony e non fermarmi fino a Moria... e invece sono un'inutile nana incinta, impegnata in qualcosa di troppo grande per lei...
Strappo qualche filo d'erba e lo lancio lontano, presa dalla frustrazione.
Siamo in viaggio da quasi una settimana ormai, ma la nostra andatura, o meglio la mia, è troppo lenta; siamo ancora parecchio lontane da Moria.
"E se quando arrivate la battaglia è ancora in corso, che cosa farete? Ci hai pensato?"
Metto a tacere la voce nella mia testa con un gesto...
No che non ci abbiamo pensato, ma di questo passo non c'è pericolo che ci accada una cosa del genere.
Per Mahal, mi sento così goffa ed inutile!
"Calmati Dìs... non fa bene al bambino" continua la voce, questa volta terribilmente somigliante a quella di mio marito.
< D'accordo... > mi dico sottovoce, facendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi.
La cosa sembra funzionare, infatti, non appena li riapro, mi sento immediatamente più calma.
Dana dorme ancora... mi prende l'improvviso impulso di svegliarla, ma poi decido di aspettare il sorgere del sole e mi avvolgo nella mia coperta.
Il mio sguardo si fissa sulla linea dell'orizzonte, dalla quale di solito traggo gran parte della mia speranza; tuttavia rabbrividisco... oggi neanche la luce rosata dell'alba riesce a donarmi un po' di sollievo.

All'improvviso, con lo sguardo fisso sui contorni indefiniti e brillanti del sole che si alza nel cielo, il mio cuore sobbalza ricordando qualcosa che la mia mente aveva deciso di dimenticare: un'altra alba.
E' successo più o meno quattro anni fa, quando Fili aveva meno di un anno.
Stringo gli occhi per scacciare questo ricordo indesiderato, ma più tento di liberarmene, più esso si radica nella mia mente come fitta edera verde.
Avevamo dormito poco quella notte; Fili stava mettendo i denti ed era irrequieto; non faceva altro che strillare.
Jari lo aveva preso in braccio ed aveva cominciato a camminare per la casa, canticchiando una ninnananna...
Nonostante la mattina dopo avesse il primo turno alle fucine, il mio Jari era andato avanti e indietro per ore, senza mai lamentarsi e sempre con il sorriso sulle labbra.
Stavo scaldando del latte in cucina quando mi chiese di uscire a vedere l'alba.
Fili si era eddormentato tra le sue braccia, con la manina stretta attorno al ciondolo del padre.

Mi siedo sull'erba del nostro giardino, immerso nel chiaro buio del mattino e Jari si siede accanto a me, stando attento a non svegliare Fili.
Appoggio la testa sulla sua spalla, godendomi la pace e la sicurezza che emanano da lui.
Restiamo in silenzio per un po', guardando il primo spicchio di sole fare capolino dai nostri monti; poi sento Jari sospirare.
Lo guardo immediatemente e vedo, non senza stupore, un po' di tristezza nei suoi occhi.
< A cosa pensi? > sussurro.
< A com'era l'alba nella nostra Erebor... >
Abbasso lo sguardo.
So benissimo che anche Jari, come Thorin, sente tanto la mancanza della nostra antica casa e di ciò che rappresentava per noi; tuttavia vorrei che a volte entrambi ricordassero quanto siamo fortunati ad essere qui ora...
Jari percepisce la mia leggera irritazione e mi sorride.
< Lo sai che ti amo, mio angelo... > mi sussurra, eliminando all'istante ogni mio risentimento; tuttavia riesco ancora a vedere nei suoi occhi quella strana tristezza.
< Dimmi cosa ti turba... >
Jari si irrigidisce e scuote la testa, come per scacciare un pensiero fastidioso.
< Non è nulla di importante, davvero. Godiamoci questa magnifica alba. >
Gli appoggio delicatamente una mano sul braccio.
< Sono tua moglie... voglio sapere che cosa ti turba. >
Mio marito sospira di nuovo, come rimproverandosi di essere ricaduto in un ricordo da tempo dimenticato.
Quando inizia a parlare, desidero per un secondo di non avergli chiesto nulla.
< Ti ho raccontato di quando entrai a Bosco Atro con Frerin e Dwalin... >
Annuisco, sorridendo.
< Quando Dwalin ha sputato sul mantello di Thranduil. >
Jari non ricambia il mio sorriso.
< Quella era la parte divertente, sì... ma c'è dell'altro: alcune cose che non ti ho detto. - la sua voce diventa un sussurro - La Foresta non fu clemente con me quel giorno. Mi fece vedere alcune cose. >
Raddrizzo la schiena e rimango in silenzio, aspettando che continui.
< Vidi cose terribili sui miei genitori, ma non è questo che adesso mi tormenta. >
< E cosa allora? >
< Vidi Thorin... molto più vecchio di come era allora, e anche di come è ora; c'erano fili bianchi nei suoi capelli ed i suoi occhi erano... diversi, non so bene come spiegarti. Parlava di Erebor, diceva che era arrivato il momento di riprendersela. >
< Thorin non fa altro da quando siamo arrivati qui... > lo interrompo.
Jari mi ignora, continuando a parlare; sembra del tutto preso dal suo ricordo, il suo sguardo intenso quasi mi fa paura.
< C'erano altri nani con lui, Dìs. Nani che non conoscevo. >
< E quale sarebbe il problema? Frerin mi ha detto che Bosco Atro... >
< Uno di quei nani era Bofur... insieme ai suoi fratelli, Bifur e Bombur.>
Sbianco.
< Ma... non è possibile... tu non li conoscevi ancora. >
Jari annuisce.
< E non è tutto... >
< Cosa può esserci ancora? >
Le mani di mio marito si stringono protettive intorno a nostro figlio, sempre addormentato.
< Ho visto due nani molto giovani... e credo che uno di loro fosse Fili. >
Resto senza parole per un momento, ma gli occhi di Jari sono sinceri; lo sono sempre quando mi guarda.
< Sappi che se tu e Thorin oserete trascinare Fili in una missione suicida contro un drago, dovrete passare sul mio corpo! > sbotto con irritazione.
Jari abbassa lo sguardo.
< Io non c'ero... >
Ci metto qualche secondo per assimilare le sue parole e poi sento uno strano gelo impadronirsi di me.
Un presagio di morte? E' possibile una cosa del genere?
Scuoto la testa.
No. Assolutamente no... non lo accetto.
Volto il viso di mio marito verso di me e lo guardo con decisione.
< Non dirlo nemmeno... non dirlo! Anche se tutto ciò che hai visto fosse vero, il fatto che tu non abbia visto te stesso non significa assolutamente nulla, mi hai capito? Voglio che dimentichi questa storia... eri ferito e nel mezzo di una Foresta maledettamente stregata! Ci siamo capiti marito mio? >
Il mio intervento sembra funzionare e vedo con sollievo l'inquietudine sparire dai suoi occhi.
Jari mi bacia sul naso, mormorando: < La mia testarda... >
< A proposito... - aggiungo - hai detto "due nani molto giovani". >
Jari alza un sopracciglio, divertito.
< Sì, perché? >
< E' una velata proposta di fare un secondo figlio? >
Gli occhi di mio marito si accendono.
< Non sarò certo io a tirarmi indietro... > dice, prendendomi per mano.
Seguendolo in casa, scoppio a ridere, dimenticando qualcosa che, più di tutto, avrebbe bisogno di essere ricordato.

Riapro gli occhi, restando per un momento abbagliata dalla luce del sole, ormai più in alto sull'orizzonte.
Avevo dimenticato.
Un'improvvisa paura si impadronisce di me... paura che sia troppo tardi, paura di restare sola.
D'istinto, stringo con forza il ciondolo di Jari e mi calmo.
L'unica cosa che posso fare è continuare a sperare.
Cercando di scacciare dalla mia testa gli oscuri presentimenti, apro uno dei miei zaini e prendo un pezzetto di crostata ai mirtilli... anche se non ho molto appetito, devo comunque mangiare per due.
Iniziando a sbocconcellarla, sorrido mentre mi vengono in mente gli strani abitanti del paese che abbiamo attraversato prima di ritrovarci qui, sul Verdecammino.

Dana si alza di scatto, il respiro corto.
Le metto una mano sulla spalla.
< Frerin... > geme.
< Era un sogno, cara... calmati. >
Dana annuisce e poi guarda la crostata.
< E' buona? >
< Mmh sì... direi che fa tranquillamente concorrenza ai dolci di Bombur. > ribatto, prima di considerare che Dana non può sapere chi sia; poi cambio discorso.
< Come hai detto che si chiamano? >
< Chi? >
< Gli abitanti della Contea, dove ci siamo rifornite... sono così buffi, con quei piedi pelosi! E non hanno nemmeno un po' di barba... >
Dana sorride.
< Ah! Sono Hobbit... E' gente semplice e molto attaccata alla tranquillità. Di solito sono molto schivi con gli stranieri, specialmente se di altre razze. >
< Bhè... una cosa è certa. Cucinano benissimo. > aggiungo, mettendo in bocca l'ultimo pezzo di crostata.

< Credo sia ora di rimetterci in cammino... come ti senti? > mi chiede Dana, osservando la mia pancia.
< Nulla che non possa essere superato, mia cara. Stai tranquilla, ripartiamo subito. >

Qualche minuto dopo, siamo di nuovo in strada.
Il mio sguardo è fisso davanti a noi, sul lungo rettilineo che stiamo seguendo.
Nessuno ha incrociato la nostra strada per ora, a parte qualche solitario viandante che, dopo averci guardate, ha continuato tranquillo per la sua strada.
Il silenzio è rotto solo dai numerosi suoni della natura.
< Ti penti mai di averlo lasciato partire? Non pensi a volte che avresti potuto convincerlo a restare? > sussurra Dana.
Sospiro, spostando lo sguardo su di lei.
< Ti illudi mai di poter fermare la marea? O di impedire al sole di tramontare?
Non avremmo mai potuto fare nulla per fermarli. E, se anche ci fossimo riuscite, non ce lo avrebbero perdonato. >

Prima che possa dire altro, uno strano brusìo raggiunge le mie orecchie.
< Lo senti? > sussurro, tendendo l'orecchio.
La nana annuisce.
< Sembra come... >
Il mio cuore perde un battito.
< Sono loro... stanno tornando a casa! > sussurro, senza più voce.
Come mi aspettavo, dall'ampia curva davanti a noi, spunta una piccola carovana di nani.
< Sia ringraziato Mahal... > sospira Dana, appoggiandosi a me.
L'immenso sollievo che mi ha invasa si trasforma velocemente in angoscia, non appena riesco a fare una stima veloce dei presenti.
< Così pochi... > mormoro, osservando i sopravvissuti trascinarsi stancamente sulla strada di terra battuta.
Anche Dana alza la testa per contarli, emettendo subito dopo un gemito soffocato.
Il mio respiro si fa ansimante, mentre la distanza tra noi e loro diminuisce.
Quando i primi nani ci oltrepassano senza nemmeno alzare lo sguardo, mi rendo conto di avere le gambe pietrificate.
< Ho paura, Dìs... > sussurra Dana al mio orecchio con voce flebile.
< Ora che ci siamo, ho paura di sapere. >
Osservo i reduci di quella che avrebbe dovuto essere la grande e gloriosa riconquista di Moria, ne sono usciti vincitori, è vero; ma dov'è la gloria?
Le uniche cose che riesco a vedere sono: ferite, sguardi vuoti e sangue.
< Non c'è tempo per avere paura. > le rispondo, mettendomi improvvisamente a correre.

< JARI! THORIN! FRERIN! >
Comicio a gridare come una pazza, nel tentativo di scorgere almeno un volto conosciuto in questo insieme di nani sconfitti, nel tentativo di riscuoterli da questa oscura disperazione che trascina la mia anima in un vuoto sempre più arido e nero...
Dana mi viene dietro con il viso solcato da lacrime silenziose.
Mi metto davanti ad una nano che non conosco; una profonda ferita gli solca la coscia, circondata da una benda sudicia ed intrisa di sangue.
Lo guardo zoppicare penosamente, lo sguardo perso in un vuoto che sa di polvere e sangue.
Incurante di tutto, lo afferro per ciò che rimane della sua armatura.
< Sono la principessa Dìs! Dammi notizie... ti prego. >
Il nano alza lo sguardo su di me ed i suoi occhi si fissano nei miei, tuttavia rimane in silenzio.
< Per Mahal! C'è qualcuno che mi sente? Jari! Frerin! Thorin! > urlo esasperata, convinta che questo incubo non debba mai finire.
Poi vedo un altro nano voltarsi all'improvviso verso di me con un lampo di riconoscimento negli occhi.
Il volto è segnato da un lunghissimo taglio trasversale, la ferita è slabbrata in molti punti ed una sudicia benda gli avvolge il possente torace.
Nonostante tutto questo, sulla sua testa spicca una folta cresta di capelli scuri impastati di sangue; non potrei non riconoscerlo.
< Dwalin! > urlo, correndogli incontro.
Il nano sembra sorpreso di vedermi.
< Principessa! Voi qui? Cosa... perché? >
< Dwalin, ti prego... dimmi che stanno tutti bene. >
Le lacrime cominciano a scendere anche sulle mie guance, ma me le asciugo con rabbia.
Lo sguardo del nano indugia per un secondo su di me, ansioso e pieno di dolore, poi si sposta fugacemente e senza volerlo in fondo alla carovana, dove vedo avanzare lentamente un piccolo carro di legno.
< No... - mormoro - non può essere. >
La stretta di Dana sul mio braccio si fa di ferro.
Mi volto e mi dirigo il più velocemente possibile verso il carro, ignorando la voce spezzata di Dwalin che mi richiama indietro.
Come in sogno, sento me stessa ripetere: < Non è vero, non è possibile. >
Improvvisamente vedo un nano piuttosto familiare scendere dal carro come una furia.
< Cos'è tutto questo fracasso? > ruggisce con una voce che conosco benissimo.
Una parte del mio cuore si risolleva.
< Thorin! > gemo, buttandomi tra le sue braccia e scoppiando in lacrime.

Mio fratello resta per un secondo rigido come una pietra, poi lo sento animarsi e circondarmi la schiena con gli avambracci.
< Sia ringraziato Mahal... stai bene. Dov'è Jari? E Frerin? >
Thorin non risponde, ma continua a tenermi stretta al suo petto.
< Oh sorellina... io... non so come dirtelo. >
La voce di mio fratello si rompe, insieme ad ogni mia speranza.
< DIMMI DOV'E'! Adesso! > urlo, perdendo il controllo della mia voce.
< E' morto? > sussurro.
< Frerin è morto. >
La voce di Thorin è piatta e dura, come la roccia.
A qualche passo da me, Dana si accascia a terra con un lamento straziante.
Impedisco alla mia mente di assimilare questa informazione... non adesso.
" Fratello mio... "
No! Non adesso!
Guardo Thorin dritto negli occhi.
< Mio marito... > sussurro, cercando di ignorare il pianto disperato di mia cognata.
< E' vivo. > sospira Thorin, voltandosi impercettibilmente verso il carro.
Scatto immediatamente in quella direzione, incurante di ogni altra cosa; ma, prima che riesca a salire, Thorin mi afferra saldamente per le spalle.
< Fammi andare da lui! > gemo, vergognandomi del tono lamentoso della mia voce.

< Devi starmi a sentire sorellina... Jari sta morendo. >
Le mie lacrime cessano improvvisamente, sostituite da un progressivo dolore.
< Va' da lui... perché è soltanto te che sta aspettando, da più di una settimana. Tuttavia sii forte, perché lo perderai. >
Barcollo, sentendo le forti braccia di mio fratello tenermi in piedi.
< Dìs! Il bambino... forse non... >
Un'improvvisa calma si impadronisce della mia mente.
Devo essere forte adesso, per lui... arriverà il momento in cui potrò cedere, ma non è adesso.
Prendo un profondo respiro, prima di decidermi a parlare.
< Sto bene Thorin, lasciami andare da mio marito adesso. >
Mio fratello mi lascia andare e sposta il suo sguardo su Dana, ancora a terra.
Controllando il dolore, lo informo:
< Chiama qualcuno che possa aiutarla... è Dana, tua cognata. Ha sposato Frerin. >
Thorin sbianca e, per la prima volta nella sua vita senza fare alcuna domanda, si china sulla nana bionda, facendola alzare con delicatezza.

Metto una mano sul bordo ruvido del carro di legno e lo stringo forte.
Qualche piccola scheggia mi si conficca nella pelle, senza che me ne renda conto.
" Mahal, dammi la forza per salutare mio marito... "
Ma non c'è aiuto divino che tenga... non in questo momento.
Stringendo i pugni, salgo sul carro coperto.
L'odore di medicinali è forte, tuttavia non riesce a coprire quello metallico del sangue.
Mi porto una mano alla bocca, trattenendo un gemito.
Jari è lì, esattamente davanti a me.
Mi avvicino lentamente, mettendomi a sedere accanto a lui.
Il suo busto è interamente ricoperto da bende di fortuna, del tutto inzuppate di sangue; anche la fronte scompare sotto due o tre strati di stoffa un tempo bianca.
Vedo il suo torace alzarsi ed abbassarsi a scatti.
All'improvviso, l'esperessione di sofferenza sul suo volto si rompe; i suoi occhi si socchiudono e le labbra riarse si tendono in un lieve sorriso.
Ricomincio a piangere, mentre poso le mie mani sulle sue.
< Mi sembrava di aver sentito la tua dolce voce là fuori... > dice Jari in un sussurro.
Sembra che parlare gli costi uno sforzo immane.
< Mia Dìs... il mio angelo... ringrazio Mahal di avermi permesso di rivederti, un'ultima volta. >
< Non parlare amore mio... vedrai, ti farò guarire! Ti porteremo a casa e ti rimetterai... Fili non vede l'ora di rivederti, potrete giocare insieme e potrai anche insegnargli a combattere se vorrai...  Questo bambino vuole conoscerti! Non lasciarmi... >
Una lacrima solitaria scende sulla guancia di Jari, perdendosi subito nella sua folta barba bionda.
< Azyungel*... > sussurra il mio Uno, con il dolore nella voce.
Smetto di parlare di colpo, reprimendo un singhiozzo.
< Perdonami... >
Poso un bacio bagnato di lacrime sulle sue labbra.
< Non c'è nulla da perdonare, hai mantenuto la tua promessa... Ti amerò sempre. >
Sul suo viso appare subito quel sorriso sghembo e malandrino che mi ha fatto innamorare.
Poi lo guardo con orrore mentre la sofferenza si impadronisce di nuovo dei tratti del suo volto, portandomelo via per qualche secondo.
< Fili ti manda questo... > sussurro, abbandonandogli nella mano destra il suo vecchio ciondolo.
Jari stringe il pugno, portandoselo al petto.
< Inùdoy*... > lo sento sussurrare.
Altre lacrime cominciano a solcargli le guance.
< Adesso è il tuo turno di fare promesse... > mi sussurra con voce fioca.
Annuisco con fervore.
< Promettimi che sarai forte dopo che me ne sarò andato... e ricordati che non sarò mai troppo lontano da te... Mai. >
< P-prometto. > dico singhiozzando.
< Chiamami Thorin adesso, per favore. >

Sto per radunare le forze necessarie per alzarmi, quando Thorin sale sul carro, come richiamato da una forza invisibile.
< Vuole parlare con te. > gli sussurro, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi; in questo momento non potrei sopportarlo.
Vedo Thorin inginocchiarsi accanto a Jari.
< Sono qui amico mio... > dice con voce profonda.
Gli occhi di mio marito si fissano su di lui intensi ed ardenti di febbre.
< Te li affido Thorin... i miei figli. Avranno bisogno di qualcuno che faccia loro da padre. >
Vedo le spalle di mio fratello tremare convulsamente, ma la sua voce rimane ferma.
< Cresceranno amati... te lo prometto, amico mio. >
Il viso di Jari si rilassa, come appena liberato da un pesante fardello.
Poi mi accorgo che il ritmo del suo respiro è diminuito notevolmente...
Per un'ultima volta Jari posa i suoi occhi su di me.
< Dammi la mano, Azyungel... >
Non appena la mia mano stringe la sua, lo vedo sorridere di nuovo.
< Ti aspetterò mia Dìs... fino alla fine dei tempi. >

Ed è così che se ne va il mio Jari... sorridendo.



*Amore di tutti gli amori
* Figlio
   
 
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