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Autore: PikkolaGrandefan    19/01/2009    0 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

Angela è una diciasettenne che abita nel Quartiere dei Boschi, nel quale è cresciuta assieme ad un gruppo di amici. Tuttavia la sua vita verrà sconvolta dall'arrivo di uno sconosciuto, che la porterà nel suo mondo fatto di musica e sincerità. Tra canzoni, professoresse particolari, boschi e amori la vita nel quartiere più tranquillo del mondo non sarà più la stessa...
Aprì il cancelletto di casa e feci per entrare quando la vista di un ragazzo mi colpì.
Non l’avevo mai visto. Era molto alto, aveva delle belle spalle e un fisico forte e atletico. Due occhi scuri e i capelli arruffati.
Mi chiesi dove abitasse ma non ci pensai più di tanto. Dovevo chiamare Caterina.
Quelle parole cattive, disumane l’avevano colpita nel profondo. Deborah, che lo amava da cinque anni, nel bene o nel male, soffriva per lui, che non la degnava di uno sguardo.
Ero andata poche volte fuori da Sobo per fare compere o cose simili. Tutto il necessario lo trovavamo qui, nel Quartiere dei Boschi.
E mi guardò, con quei suoi occhi fusi, che mi laceravano l'anima ed entravano dentro di me.
"R-Roberto" tremai io.
"Si?" Sorrise.
"Mi stai facendo impazzire...".
Risi e guardai la professoressa più mitica del mondo.
"Comunque" disse lei con la sua voce penetrante e molto acuta, "Roberto ha detto che non stai più nella pelle per cantare al concerto. E' vero? Lui era così entusiasta!".
"Le ha detto questo?".
"Sisi". Rabbrividì.
"Lei è Roberto parlate molto di me, vedo...".
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutte sudate, sotto il sole di Ottobre, arrivammo in piazzetta dopo qualche minuto dall’uscita di scuola. Lo spiazzo si adattava comodamente al terreno irregolare, alternando e unendo parti alte con altre più basse. Le foglie colorate, ormai cadute per terra, riempivano il vialetto che conduceva in quell’apparente angolo di tregua. Il sole batteva forte quando noi stremate ci sedemmo in una panchina quasi all’ombra.
“Ma guardatevi!” disse Caterina con enfasi, “Sembra abbiate fatto una maratona, siete sudate come dei maiali che schifo!”.
”Ehi, modera i termini!” esclamò Bea, “Però non è mica colpa nostra se c’è un caldo boia! E poi mi sembra che anche tu ti stessi lamentando sino a qualche minuto fa!”.
”Già… comunque avete intenzione di fare qualcosa?” tagliai corto io.
”Si. Dobbiamo aspettare Deborah e Ele che si sono fermate a chiacchierare con quelle oche giulive di Carla e Marta” rispose Bea gesticolando imperterrita come suo solito.
” Non sono così antipatiche” disse Cate...”Ok, forse un po’” aggiunse dopo aver visto le nostre espressioni.
“Comunque dovrebbero essere già qui” esclamai io, “Ho detto ad Debby di essere puntuale per una volta, chissà cosa avrà di tanto importante da dire a Carla!”.
”Beh, starà parlando di Matteo Tiberi… Di com’è bello, simpatico e tutto. Ormai è il suo argomento preferito!” alitò Beatrice.
Le guardai. Caterina era assorta e guardava con i suoi grandi occhi a mandorla la strada che avevamo appena percorso. Era corrucciata, con un’aria quasi solenne. Sorrisi. Beatrice era invece nervosa e si tormentava i capelli biondi. ”Ehm…guardate chi arriva!” esclamò Cate.
Mi girai e vidi un gruppo di cinque ragazzi venire verso di noi. I gemelli Johnatan e Renato, uno più alto dell’altro, Enrico con il suo enorme porro in mezzo alla faccia e il suo migliore amico Mario; ed infine Gabriele, il mio migliore amico.
”Ciao Angy!” esclamò, sempre contento di rivedermi. Gli corsi in contro specchiandomi nei suoi sfavillanti occhi castani.
Ero consapevole che Gabriele provasse più di una semplice amicizia nei miei confronti, ma io non potevo farci niente: era come un fratello per me.
”Ciao Gabry. Siete venuti per giocare a calcio?”.
”Si. Ehi, Angy che ne dici di andare al cinema Sabato?” rispose John per me.
“Perché no? Venite anche voi?”. Non avevo molta voglia di stare sola con lui.
“Si, dai io mi aggrego!” esclamò Caterina. Anche tutti gli altri erano entusiasti.
“Hmhm…ok se per te va bene” disse Johnatan. Mi ritrovai a pensare di essermi comportata proprio male con lui, povero John.
In quel momento Deborah, la mia migliore amica, arrivò insieme ad una ragazza altissima che riconobbi essere Eleonora.
”Ciao Cicci!!” urlai io e come una bambina corsi verso Deborah che non vedevo da meno di venti minuti solo.
Cresciute praticamente insieme, eravamo vicine di casa, ci conoscevamo da una vita. Non ricordo di aver mai vissuto senza essere stata amica di Deborah. Abbracciai sia lei che Eleonora, tra noi ragazze eravamo sempre tutte affettuose.
Quando ci sedemmo a guardare i ragazzi che giocavano a calcio (e Eleonora cercava in tutti i modi di inserirsi nella partita), guardai affondo le mie amiche.
Deborah, ovviamente accanto a me, aveva un viso simpatico, pallido e cosparso di lentiggini, e due occhi verdi vivaci. Era abbastanza alta e un po’ pienotta ma comunque magra. Caterina era un gigante. Ma nel vero senso della parola… Superava me di due teste. Era robusta, due grandi occhi castani e sorrideva sempre. Piaceva molto ai ragazzi, benché non fosse una bellezza.
Bea, la superba Beatrice, era la più piccolina. Era minuta e magra, possedeva due grandi e espressivi occhi verde mela, non particolari comunque, e i capelli biondo paglia che teneva spesso legati.
Eleonora era molto atletica, amava correre e non si vergognava di niente. Era abbastanza magra, alta ma non come Caterina, portava i capelli castani sciolti e aveva due occhi ingenui, castano chiaro. La sua più grande qualità era il sorriso. Quando la vidi sorridere per la prima volta mi sembrò un angelo.
Sorridi. Erano le mie migliori amiche, anche d’infanzia. Sempre assieme, siamo cresciute e cambiate.

Vivendo al Quartiere dei Boschi, così si chiamava, tutti un po’ ci conoscevamo. Era un piccolo quartiere appartato, alla periferia di Sobo, un paesino del Veneto che noi chiamavamo quartiere ma che in realtà era l’insieme di alcune vie e case. Piccolo comunque. Era composto da tante villette tutte attaccate, dipinte con colori caldi, rosso, marrone, giallo.
E dietro alle abitazioni, c’era la foresta. Boschi, bellissimi e freschi che noi visitavamo di tanto in tanto, ma che conoscevamo ormai tutti.
In uno spiazzo c’era poi la mia scuola. La migliore del mondo.
E poi piazze giardini vari. Amavo il Quartiere dei Boschi. Era sereno e tutti i miei migliori amici vivevano lì.
In particolare, Piazzetta Liscia in cui passavo tutte le serate dopo scuola, era un luogo di riposo per tutti noi.

“Basta” disse Caterina, “Non ce la faccio più!”.
“Per cosa?” disse Bea secca.
“Secondo voi lo dovrei lasciare o meno?”.
”A chi?”.
”Ma come a chi, a Davide? Insomma è siciliano, viviamo a chilometri, regioni di distanza e secondo me lui mi tradisce!”.
”Si certo…ma se ti ama più della sua vita!” disse Debby, single infelice.
”Se mi amasse non mi avrebbe mai tradito!” ribattè lei furiosa.
”Ma chi ti ha detto che anche a lui piace Lea?” chiese Eleonora, “Ma l’hai vista, almeno? E’ un mostro!”.
”Basta ragazze!” esordì io, “Me ne torno a casa. Cate ti chiamo stasera e ne parliamo. Ciao a tutte!” e così dicendo uscì dalla Piazzetta dopo essermi accertata che John non avesse intenzione di riaccompagnarmi a casa.

Mi strinsi nella mia felpa azzurra e, con la borsa di scuola, percorsi tutta la poca strada che prima, con tanto e troppo sudore, avevamo percorso. Il sole ormai tramontava. Era già le sei e mezza.
Abitavo in una villetta bianca e rosso cremisi. In Via della Pineta. Affianco a me, Debby stava in un’abitazione marrone. La mia scuola era vicino a casa, ovviamente. Ero andata poche volte fuori da Sobo per fare compere o cose simili. Tutto il necessario lo trovavamo qui, nel Quartiere dei Boschi.
Solo d’Estate abbandonavo quel perenne angolo di paradiso, per andare in vacanza al mare.
In quel momento passai davanti a Scuola, un grande edificio verde e color panna, chiuso da delle mura e contornato da alberi.
Girato l’angolo, trovai le persone che proprio non dovevo incontrare: Matteo Tiberi e la sua banda di cretini. Ma dico, come faceva Debby ad essere innamorata di un tappo dai capelli biondi? “Ehi, ciao Angelina…” disse Matteo ghignando.
”Per tua informazione mi chiamo Angela. Angy per gli amici…anche se tu non lo sei…” dissi io tagliente.
“Oh, sei arrabbiata Angy? Ti ho fatto proprio incavolare vero?” disse lui.
”Sparisci” sibilai io accelerando il passo.
“Ok va bene. Ma la prossima volta non la passerai così liscia Angelina…E dì alla tua amichetta che non mi interessa minimamente, che di ammiratrici come lei ne ho troppe!”.
A quel punto mi fermai. Il mio cuore iniziò a battere forte, colmo di odio nei confronti di un ragazzo così cattivo. Povera Debby, lei che già si faceva i castelli in aria su quell’essere.
”Stronzo!” dissi con foga.
“Angelina non dire così. Non è colpa della tua amica se a me interessa un’altra…” rispose lui mellifluo.
”Ciao” dissi io secca. E iniziai a correre.
Una lacrima mi solcava il viso.

”Dì alla tua amichetta che non mi interessa minimamente…!”.
Quelle parole cattive, disumane l’avevano colpita nel profondo. Deborah, che lo amava da cinque anni, nel bene o nel male, soffriva per lui, che non la degnava di uno sguardo.
Arrivai in Via della Pianeta affranta, pensando a Deborah che avrebbe attraversato la sua stessa strada per tornare a casa e avrebbe incontrato Tiberi. Chissà la sua contentezza nel vederlo…senza sapere cosa davvero lui pensava di lei.
Quanta pena provava…

Aprì il cancelletto di casa e feci per entrare quando la vista di un ragazzo mi colpì.
Non l’avevo mai visto. Era molto alto, aveva delle belle spalle e un fisico forte e atletico. Due occhi scuri e i capelli arruffati.
Mi chiesi dove abitasse ma non ci pensai più di tanto. Dovevo chiamare Caterina.

Ciau a tutti! Ebbene, ho scritto questa storia apposta per voi. Spero vi piaccia davvero, perché è tratta da una storia realmente vissuta e accaduta.
Se mi seguirete, guardate un po’ l’anteprima del secondo capitolo:

Chi è quel tipo?” chiese con interesse, dopo essermi ricordata di averlo già visto.
”E’ nuovo. Si chiama Roberto ed è in terza. E’ appena arrivato, si dice sia straniero. E’ un musicista, credo suonerai con lui ma non so cosa suoni. Ma perché ti piace?”.
“NO…solo che credo che abiti davanti a casa mia”.

E poi???...Grazie a tutti i lettori. Recensite x favore, accetto anche critiche… ma ho bisogni di supporti…baci, Elisa
  
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