Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Dalia_Storie31    12/07/2015    4 recensioni
Un grande amore, può nascere anche da un grande odio. Ce lo insegnano Romeo e Giulietta...e se nella vita reale succedesse lo stesso ai nostri protagonisti? Che farebbero Davide e Giulia? Buona lettura e ricordate di recensire!
Prima e unica fanfiction sulla coppia Giulia/Davide scritta a quattro mani!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 28-Ancora una volta (Davide)
Il suono del campanello arriva ovattato alle mie orecchie e non appena apro gli occhi sento la testa scoppiare.
Tiro il lenzuolo sulla testa per proteggermi dalla luce che entra dalla finestra.
Dovrebbero mettere una mia foto con un divieto in tutti i bar quando ho intenzione di bere.
Continuano a suonare ripetutamente. Ma chi è che mi cerca?
Mi alzo e mi trascino in condizioni pietose fino alla porta.
Quando la apro, trovo ad aspettarmi l'unica persona che non avrei mai immaginato.
"Idiota perché non mi rispondi al telefono? Cosa ti passa per la testa? Pensi di avere sedici anni? Ti odio Davide Merlini!" urla Giulia buttandosi letteralmente addosso a me e stringendomi con una forza che non conoscevo.
La stringo anche io e le do un bacio sulla testa.
"Il buongiorno più passionale che abbia mai sognato..." biascico appena mi lascia prendere aria.
"Non pensare di scherzare! Ieri notte eri ubriaco da far schifo, sei andato non so dove e stamattina non rispondevi al telefono, ho chiamato chiunque per sapere dove fossi e soprattutto se stessi bene ma nessuno sapeva dirmi nulla!" grida separandosi definitivamente da me e gettando la borsa sul divano dell'ingresso.
"Sei incazzata?" chiedo stupidamente, avvicinandomi.
Se gli sguardi avessero il potere di fulminare, sarei già carbonizzato.
"Oh no Davide...io non sono incazzata, io sono furiosa!" non strilla più ma la sua voce ora è talmente calma da far paura.
Va in cucina e io continuo a seguirla. Prende un bicchiere e beve dell'acqua prima di sedersi su uno sgabello.
"Ascoltami bene perché non lo ripeterò più: io ancora tengo a te e se ti dovesse succedere qualcosa starei malissimo, sia per me che per nostra figlia. Quindi stai attento a quello che fai e la prossima volta pensaci non dieci ma cento volte. Se hai qualche problema vieni da me e ne parliamo, dimmi quello che vuoi, mettiti a piangere, urla, rompi qualcosa ma non provare mai più a fare una cazzata del genere. Sei scappato via che a stento ti tenevi in piedi e non so come hai fatto a guidare fino a qua, non sono riuscita a dormire tutta la notte. Mi hai fatta stare in pensiero." ha gli occhi lucidi e le guance rosse.
Mi sta rimproverando come si fa con un bambino ma in realtà quello che mi dice mi fa piacere. Si preoccupa per me, mi vuole bene, ha bisogno di me come io ho bisogno di lei.
"Lo so scusa. Non riuscivo a sopportare tutta quella situazione, avevo bisogno di staccare, di non pensare...non erano quelle le mie intenzioni, volevo solo rilassarmi." mi siedo di fronte a lei che scuote la testa in segno di dissenso.
"Davide non mi interessano le tue intenzioni, di quelle non mi fido più, mi interessa quello che fai, hai capito? Sai che per quanto mi costi ammetterlo io..." si ferma come se si fosse pentita di cosa stava per dire "...insomma sei il padre della mia bambina e non voglio che tu scompaia dalla sua vita per qualsiasi motivo. Soprattutto solo perché abbiamo litigato io e te, lei non c'entra nulla con il nostro rapporto, lei ha bisogno di una mamma e di un papà. Basta."
Mi passo una mano sul viso e mi appoggio al gomito sul tavolo. Le sue urla comunque non aiutano il mio mal di testa.
"E prendi qualcosa per l'amor del cielo!" si alza, cerca per qualche secondo in un cassetto e poi mi lancia una scatolina di compresse.
Ne prendo una bevendo dal suo bicchiere.
Restiamo per un po' di tempo in silenzio.
"Vai a fare una doccia e dopo parliamo." mi ordina spezzando il silenzio.
"Giulia non sei mia madre, non mi devi dire tutto quello che devo fare." va bene che tiene a me e tutto il resto ma non deve fare da mammina anche a me.
"E ringrazia per questo! Emma ti avrebbe già disintegrato."
"Lei è mia mamma, tu no."
"Questo lo so bene. Ma scusa se vorrei parlare con qualcuno che mi ascolta e mi capisce, invece tu sei ancora nella tua bolla fatta di alcool e cazzate."
Sbuffo e mi alzo per dirigermi in bagno.
Quando fa così non la sopporto. Capirla sarebbe un miracolo. Prima mi dice che di me non le importa nulla, due minuti dopo che tiene a me e che si preoccupa.
All'inizio mi abbraccia, dopo è furiosa.
Prima urla, un attimo dopo piange, poi di nuovo calma.
Dovrebbero fare un libro per capire le donne. Soprattutto dovrebbero scrivere un libro per capire la donna di cui mi sono innamorato. Un libro infinito su come è fatta Giulia.
Certe volte penso di conoscerla meglio di tutti gli altri, invece altre mi rendo conto che non è così.
In alcuni momenti la odio, per amarla ancora di più subito dopo.
Per colpa sua dovrei essere dallo psicologo per una vita intera. Mi manda fuori di testa.
Finisco di fare la doccia, lego un telo ai fianchi e torno in cucina dove Giulia mi aspetta con il telefono tra le mani.
Alza lo sguardo e mi sorride. Quanto lo amo quel sorriso!
"Non devi fare colpo su di me restando a torso nudo!" scoppia a ridere portando i capelli indietro.
"Chi ti ha detto che io voglio fare colpo su di te? Sento caldo..." rispondo ridendo a mia volta.
"Certo...meno male che sei un attore!" blocca il telefono e lo poggia sul tavolo rivolgendomi la sua attenzione.
Mi sa che tocca a me dire qualcosa. Quindi mi siedo di nuovo al mio posto mentre lei continua a fissarmi con quegli occhi che variano dal nocciola al verde, che brillano sempre, nei quali mi potrei perdere senza mai trovare un uscita. Occhi per i quali sarei pronto a fare qualsiasi cosa.
Ci guardiamo per un tempo che vorrei non finisse mai.
"Hai visto un fantasma Merlini?" chiede ironica distogliendo lo sguardo.
No...ho visto te, veramente, dopo mesi.
Scuoto la testa e rido.
"Sei irrimediabilmente simpatica la mattina eh?" dico invece.
"Già, non lo sapevi?" ride anche lei per tornare seria dopo due secondi.
Prendo un respiro profondo, bevo di un altro sorso di acqua e la guardo.
"Senti mi dispiace per ieri sera, non sarò stato un esempio di padre perfetto e di ragazzo che vuole riconquistare la donna che ama, ma vederti con quello, vedere come sorridevi, vedere Viola in braccio a lui...mi ha mandato in bestia. Tu sei mia, lei è mia. Fidati che nessuno sarebbe capace di amarvi come vi amo io." il clima nella stanza è cambiato improvvisamente.
"Non voglio sapere delle tue manie di possessione, né delle tue capacità di amare. Non mi servono. Voglio che tu mi prometta che non farai mai più una cosa del genere."
"Non hai capito niente allora, Giulia."
"No infatti non ho mai capito nulla, da quando ti ho conosciuto ad ora, io non ho mai capito. Hai ragione Davide." si alza ed esce dalla cucina dirigendosi all'ingresso.
La raggiungo e la fermo per un braccio.
"Perché fai sempre così? Perché per una volta non mi affronti? Scappi sempre, lo fai da quella sera all'Arena. Dimmelo, dimmi che tu non provi nulla per me, che ogni volta che ti dico "Ti amo" non senti niente, dimmi che la mia vicinanza non ti fa nessun effetto. Dimmi che tieni a me come un amico e perché sono padre di Viola. Dimmelo, voglio sentirmelo dire. Non voglio vederti andare via sbattendo la porta e facendomi sentire in colpa. Io ci provo, io metto da parte il mio orgoglio per te, ma tu non lo fai mai. Mi fai tanti discorsi sulla mia infantilità, ma sei tu quella che non ha il coraggio di dirmi in faccia ciò che pensa." ora urlo anche io e come ogni volta me ne pento subito. Vedo i suoi occhi diventare sempre più lucidi e la sua mano legata alla mia inizia a tremare.
Si allontana e io la lascio andare.
"Davide tu mi hai stravolto la vita..." dice cercando la maniglia della porta.
"Non è questa la risposta." sono duro lo so ma non voglio essere sicuro dei suoi sentimenti e ho bisogno che me lo dica lei.
"Sì, io non provo nulla per te." è come una coltellata dritta nello stomaco. Un camion che mi passa sopra avanti e indietro farebbe meno male.
"Non è vero..." la mia voce trema quasi quanto le sue mani che ho bloccato per non farla scappare.
"Sì...basta ti prego, fammi andare via." mi supplica ma questa volta voglio vincere io.
"Perché? Perché dobbiamo continuare a farci del male? Ti prego Giulia torna da me, tornate da me."
Lei mi rivolge un sorriso intenerito, libera una mano e mi da una carezza sulla guancia.
"Non fare così...rendi le cose più difficili. Vuoi sentirmelo dire? Bene...sì ti amo ancora, ma non riesco a dimenticare quello che è successo. Non immagini nemmeno cosa ho provato...ti avevo detto che avevo un ritardo, non ti ho nascosto nulla, ma tu non mi hai detto niente. Ero delusa, umiliata, ferita, spaventata. Ora non posso fare finta che tutto questo non sia successo. Lo devo a me stessa perché non sono una bambola usa e getta, lo devo a mia figlia perché non deve vivere in una bugia. Quindi per favore non mi incasinare di più. Sappi che il mio amore per te rimarrà per sempre, anche se un giorno avrò un altro uomo, tu sarai sempre quello più importante." mi lascia un leggero bacio a fior di labbra. Più che altro le accarezza con le sue.
È come se ci fossero scintille, elettricità.
Prende la borsa ed esce. E questa volta è lei che mi lascia davanti alla porta, solo, stordito.
Come ho fatto io con lei. Mi ha detto la verità, mi ha fatto male ma incredibilmente bene allo stesso tempo.
Ora la luce del giorno è troppo buia.
Questo caldo è troppo freddo.
Questo silenzio che la lasciato troppo rumoroso.
La sua è stata una rassicurazione che mette ansia.
Tutto quando c'è di mezzo lei diventa una contraddizione.
Il nostro rapporto è una contraddizione, ogni cosa che ci diciamo lo è.
Ci amiamo tanto quanto ci odiamo. È passione mischiata a rancore.
Fisso ancora la porta come se lei potesse comparire da un momento all'altro.
"Sappi che il mio amore per te rimarrà per sempre, anche se un giorno avrò un altro uomo, tu sarai sempre quello più importante."
Queste parole mi rimbombano in testa stordendomi più dell'alcool di ieri sera. Più di qualsiasi altra cosa potrebbe mai fare.

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Mi alzo stranamente tardi questa mattina. Sono passati tre giorni dal mio ultimo incontro con Giulia e da allora ci siamo sentiti solo per faccende riguardanti Viola. Non una parola su quello che ci siamo detti, né su quello che è successo. Non una parola su di Noi.
Il mio caffè è pronto e spengo la macchinetta. Penso a Giulia che prepara il caffè con la sua vecchia caffettiera.
Metto lo zucchero e aspetto che si raffreddi.
Fuori dalla finestra il tempo non è dei migliori...speriamo non rovini tutto. Ho organizzato una sorpresa per Giulia...nonostante sia lei quella con l'umore diciamo...mutevole,devo farmi perdonare delle mie scenate. E poi non posso più andare avanti così, come se fossimo due sconosciuti che hanno in comune solo una figlia.
Guardo l'orologio. Sono le dodici e mezza. Queste vacanze mi fanno perdere il senso del tempo.
Devo chiamare Luca.
"Davide! Che sorpresa sentirti! Dimmi tutto!" mi risponde la sua voce squillante dopo pochi secondi.
"Mi servirebbe un favore enorme, amico mio! E solo tu puoi aiutarmi adesso." rispondo. Se conosco bene Luca, non si farà pregare troppo.
"Serve una mano con la nostra Giulietta?" mi chiede con voce maliziosa.
"Luca!" lo richiamo "Comunque sì. Devi portarmela in un posto stasera...inventa una scusa, non lo so...dille che volete prendere un gelato o che so io!"
"Okay..e dove la dovrei portare? E soprattutto cos'hai in mente?"
"Ti spiego tutto...allora..."

Chiudo la telefonata. Luca era più entusiasta di me alla notizia e mi ha detto che avrebbe subito chiamato Giulia.
Inizio a prepararmi un'insalata per pranzo che il mio telefono squilla. È Luca.
"Tutto fatto👍" mi ha scritto "...ci vediamo lì alle sette e mezza🕢!"
Sorrido leggendo il messaggio.
Sarà tutto perfetto!

Sono le sei e mezza e sono appena uscito dalla doccia. Sono in ritardo! Corro al mio armadio e tiro fuori i vestiti, che fortunatamente avevo già scelto, per indossarli: pantaloni e giacca blu e una camicia bianca di lino. Lascio i capelli ricci così come piacciono a lei. Spruzzo un po' di profumo ed esco di casa.
Arrivo al luogo dell'appuntamento che sono le sette in punto.
Tiro un sospiro di sollievo. Giulia non c'è. Temevo fosse già arrivata..
Parcheggio l'auto e mi avvicino al pilota che mi aspetta difronte il suo bellissimo elicottero.

Sono le otto meno un quarto e vedo la macchina di Luca parcheggiare a qualche metro dalla mia. Sono stranamente in ritardo...non me lo aspettavo da Giulia.
Luca scende e sorride facendo l'occhiolino indicandomi Giulia con un cenno della testa. Va ad aprire la portiera a lei che scende e si guarda intorno stranita.
Luca le sorride e la accompagna verso di me.
È stupenda. Indossa un vestito blu scuro corto scampanato con un colletto di brillantini dorati. I capelli sono raccolti in una coda spettinata e il suo viso illuminato da poco trucco. Cammina verso di me su delle décolleté dorate come il colletto del vestito.
Incrocia il mio sguardo e sgrana gli occhi. Sorrido ma la sua espressione di stupore non cambia. Per un momento temo che possa prendermi a schiaffi.
Siamo ormai vicinissimi e Luca si allontana augurandoci una buona serata.
Restiamo soli a pochi centimetri di distanza. Ci guardiamo negli occhi e nessuno dice nulla. Provo a sorridere ancora e lo sguardo di Giulia si sposta sull'elicottero alle mie spalle. Sorride. Il mio cuore fa un tonfo nel petto.
"Tu sei pazzo." dice poi. Le porgo la mia mano e lei la prende. Saliamo dietro il conducente che ci rivolge un sorriso rassicurante. Giulia non mi lascia la mano e noto un velo di preoccupazione sul suo volto.
"Stai tranquilla..." le sussurro sorridendo. Lei chiude la portiera e allaccia le cinture e lo stesso faccio io.
Pochi secondi dopo sento il rumore delle eliche e il pilota ci invita a indossare le cuffie.
"Tranquilli non sentirò quello che vi dite!" aggiunge poi in tono malizioso facendo aggrottare la fronte a Giulia.
Decolliamo lentamente e la sua mano stringe di nuovo la mia con forza.

Saranno passati due minuti dal nostro decollo. Sotto di noi le luci di Roma al tramonto. È spettacolare. Vedo che Giulia non ha nemmeno avvicinato lo sguardo al finestrino.
"Guarda, è stupendo..." le dico "...non ti capiterà tanto spesso di vedere la città così."
Lei mi guarda e si avvicina lentamente al finestrino mentre la presa sulla mia mano si fa più forte.
Sento un mugolio di stupore nelle cuffie e Giulia mi lascia lentamente la mano per appoggiarla al vetro.
"È bellissimo!" esclama "Guarda Davide!!"
Mi avvicino a lei e guardo dal suo finestrino. È davvero stupendo. Dal suo lato c'è il mare ed è il tramonto. È uno spettacolo di colori mozzafiato. L'azzurro del cielo che si mescola con il rosso del sole a contrasto con il blu intenso del mare.
"Grazie..." mi dice Giulia appoggiandosi alla mia spalla mentre entrambi continuiamo a guardare quella meraviglia della natura.

Quando il pilota ci avverte che stiamo tornando alla pista di atterraggio è già buio.
Ho gustato lo spettacolo del tramonto mano nella mano con la mia principessa e adesso siamo sotto un manto di stelle, che nonostante le luci della città sotto di noi, brillano come diamanti del cielo scuro.
Giulia si volta verso di me e non distoglie lo sguardo. Vorrei non ricambiarlo per vedere che fa...ma cedo ai suoi occhi. Si avvicina alle mie labbra come se volesse dire qualcosa o...fare qualcosa, ma sembra pentirsene perché si allontana e torna a guardare giù la città.
Il pilota ci comunica che stiamo iniziando l'atterraggio e la mano di Giulia si stringe di nuovo alla mia con forza.
Sorrido.
È tornata la mia Giulia.

Scendo dall'auto e corro ad aprirle la portiera prima che possa farlo lei.
"Ma che gentiluomo!" dice quasi ironica con un sorriso scendendo dell'automobile.
L'ho riaccompagnata a casa e adesso siamo difronte al suo portone.
Sta per girare la chiave nella serratura quando si ferma e si gira a guardarmi.
"Grazie Davide..." dice sorridendo "...non mi sarei aspettata mai una sorpresa del genere. Mi hai reso veramente felice stasera! Grazie..."
Sono le parole più belle che avessi potuto sentirmi dire. Semplici e vere parole dette da lei.
"Grazie per esserti lasciata rendere felice da me..." rispondo sorridendo.
Mi guarda un secondo negli occhi prima di avvicinarsi velocemente posandomi una mano sulla guancia. Quasi istintivamente la prendo per la vita avvicinando i nostri corpi fino a sentirla contro di me.
Ci guardiamo fisso negli occhi le nostre labbra vicinissime. Voglio baciarla, adesso.
Lei sbatte le palpebre e mi da un leggerissimo bacio a fior di labbra prima di allontanarsi di nuovo.
Un bacio innocente che non avrei potuto ricambiare, un bacio di ringraziamento, quasi finto, irreale che però mi ha lasciato con un sorriso sul volto.
Mi rivolge un ultimo sguardo prima di sparire dietro il portone. Resto pochi secondi a fissarlo sperando che il suo sapore non sparisca dalle mie labbra. Ma niente resta per sempre. Non se non si lotta per averlo.
E io devo lottare. Ancora una volta.
   
 
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