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Autore: purpleblow    19/01/2009    1 recensioni
Una raccolta sul pairing Rufus\Reno.
Un tempo partecipava alla MEZZA TABELLA su Lj, poi ho abbandonato. Adesso è solamente una raccolta con qualche shot, chiaramente i prompt utilizzati sono copyright della community sopra citata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Reno
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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DIsclaimers: i personaggi non sono miei ma di Square Enix, la quale detiene tutti i diritti.

50 Themes for passion


Feelings of guilt [01. Addio]



Reno non avrebbe mai voluto pronunciare quella parola. O almeno, non in quel frangente.
Era venuto a conoscienza della morte del Presidente Rufus ShinRa poche ore prima, ma ancora non aveva realizzato la situazione.
Come poteva Rufus essere...? No. Impossibile.
Non aveva avuto neppure il tempo per dirgli addio.
Dov'era lui quando la ShinRa Tower stava crollando?
Avrebbe potuto aiutare Rufus, forse non tutto sarebbe stato perduto, se solo fosse stato lì.
Invece, dov'era?
Era al bar, come ogni sera.
Lui e Rude avevano fatto una capatina al bar a bere qualche bicchierino. Era ubriaco Reno quando aveva sentito l'esplosione, infatti nemmeno c'aveva fatto caso.
Troppo preso dalla sbronza, troppo occupato a crogliolarsi nella sua finta felicità da ubriaco.
Già, in quel momento non avrebbe avuto la minima idea di come si sarebbe sentito qualche ora dopo.
Adesso lo sapeva.
Adesso Reno era sobrio e capiva benissimo la situazione che si era creata.
Rufus era morto.
Da quando aveva avuto la triste notizia non aveva aperto bocca, era rimasto in silenzio a guardare il vuoto.
Elena piangeva, Tseng e Rude stavano fumando una sigaretta, nervosi.
L'aria lì dentro era diventata pesante.
Benchè non avesse mai avuto rapporti stretti col Presidente, Reno era attanagliato dai sensi di colpa.
Sensi di colpa verso se stesso, proprio per quel motivo.
Aveva sempre ammirato Rufus.
Quel suo essere così perfetto, il suo sguardo freddo e glaciale, il suo modo di dirigere l'azienda, l'avevano sempre colpito.
Già, Reno ne era attratto, fin da quando l'aveva visto la prima volta.
Si era sempre impegnato per portare a termine le missione nel migliore dei modi, non voleva assolutamente deludere le aspettative del capo.
Ma adesso che senso aveva?
Per chi avrebbe continuato a dare il meglio di sè?
Rufus era morto.
Non ci sarebbe più stato nessun compito da svolgere, ma soprattutto non avrebbe potuto guardare mai più quegli occhi.
Lentamente si lasciò cadere per terra, sfinito.
Le emozioni che circolavano dentro di lui lo stavano massacrando.
Tutto ciò che sentiva era il suo cuore che rimbombava nel silenzio, il suo respiro cominciò a farsi affannoso e improvvisamente sentì una sensazione fastidiosa agli occhi, come tanti spilli che lo stavano perforando.
No. Non avrebbe pianto, Rufus detestava i deboli, e lui di certo non lo era.
Però, continuava a sentirsi in colpa per quell'"addio" non pronunciato.
Se qualcuno gli avesse chiesto come si sentiva in quel momento, non avrebbe saputo cosa rispondere.
Odio. Tristezza. Sensi di colpa. Rabbia. Disperazione.
Troppi aggettivi per descrivere il suo stato d'animo, non avrebbe saputo quale scegliere.
Per un attimo pensò al suo futuro, senza du Rufus, senza qualcuno da seguire.
Cos'era lui adesso?
I Turks agivano sotto gli ordini di qualcuno, ma senza la loro colonna portante, cosa avrebbero fatto?
Niente avrebbe avuto più senso, o almeno per quanto riguardava lui.
Cercò di pensare ad altro, di riprendere il controllo della sua mente, ma più ci provava, più il volto di Rufus affiorava nella sua mente.
Adesso non aveva più niente intorno, c'era solo lui, immerso nella nebbia, non vedeva niente.
Che stesse diventando pazzo?
Non si rese conto quando due forti braccia lo sollevarono, posandolo poi su una sedia.
Non sentì la voce di Elena chiamarlo preoccupata, nè le imprecazioni che lanciava Tseng.
Non sapeva più neanche dove fosse, ma fondamentalmente non gli importava neppure.
Passarono all'incirca dieci minuti, i più lunghi della sua vita, poi tornò alla realtà, era confuso, spossato.
La mano fredda di Elena era posata sulla sua fronte e incredibilmente era quella freschezza che riusciva a dargli un po' di sollievo.
Non aveva mai visto la ragazza preoccupata per lui, avrebbe giurato che l'odiasse con tutta se stessa, ma in quel frangente era lei che cercava di dargli conforto.
O almeno, un minimo di conforto, perchè ormai l'unica cosa che lo faceva sentire vivo era scomparso.
La biondina si inginocchiò di fronte a lui.
"Beh, che ti è preso?" ecco, adesso tutto tornava, ora riconosceva il tono pungente con cui gli si rivolgeva sempre.
Lui la guardava in silenzio, non sapeva proprio cosa risponderle.
Il silenzio che si era creato era davvero opprimente, ma le parole non gli uscivano dalla bocca.
"Dovresti parlarne, se non con me, fallo con qualcuno. In momenti come questo non fa bene tenersi tutto dentro." e aveva ragione, ma come poteva dirle qualcosa se non riusciva ad esprimersi?
Il silenzio continuava a prolungarsi, così lei decise di andarsene, pensando volesse restare da solo.
Fu in quel momento che Reno inconsciamente.
"Non ho potuto dirgli addio." una frase asciutta ma che celava al suo interno tanta disperazione.
Elena allora si voltò verso di lui, comprensiva.
Adesso era lei a non saper cosa dire, aveva capito che per il ragazzo, Rufus non era solamente il capo, ma qualcosa di più.
Le donne hanno un elevato intuito, probabilmente nè Tseng, nè Rude con il quale passava più tempo, l'avrebbero capito.
Cosa poteva dire lei a quel proposito?
L'unica cosa che le venne spontaneo fare, fu abbracciarlo.
Fu strano per entrambi, da quando si conosceano non avevano fatto altro che punzecchiarsi, ma in situazioni come quella gli screzi vengono messi da parte.
Reno accettò di buon grado quella stretta amichevole che stava riuscendo a dargli un po' di sollievo, così, si lasciò andare contro al petto di lei, permettendo ad un'unica lacrima di uscire.
E di nuovo, la sua mente fu colta da un improvviso caos.
Quella maledetta parola aveva cominciato a rimbombargli in testa, come per ricordargli di non averla pronunciata per tempo.
La testa stava per scoppiargli.
Era esausto.
Lentamente chiuse gli occhi, finendo per addormentarsi, ponendo fine a quello strazio.


Note dell'autrice:
Questo è il primo capitolo dedicato a questa nuova raccolta, seguendo la tabella della
Writing Community MEZZA_TABELLA.

   
 
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