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Autore: rotondum    13/07/2015    1 recensioni
[Itoshi no Nekokke - My Darling Kitten Hair]
C'è tanta gente, a Tokyo, ma è come se non ci fosse nessuno.
[Misaburou!centric | Oturo Hen's arc]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mio caro Dicembre (don't let me go)

 

La neve di Tokyo è sporca. Misaburou osserva perplesso l'impronta che il suo piede ha lasciato affondandoci– irregolare. Ha prodotto anche un suono acquoso, umido, appena la suola si è appoggiata a terra, come se fosse fango. Pensa alla neve di Hokkaido in cui solo poche ore prima stava camminando, soffice e bianca, come se le nuvole avessero deciso di fondersi col terreno.

«Non posso vivere da solo. Sarebbe...»
«A te sta bene?»
«...non ne sarei capace.»
«Mi-kun, ti sta bene così?»
Non risponde. Ma punta lo sguardo sul pavimento.

C'è tanta gente, a Tokyo, ma è come se non ci fosse nessuno. Le persone camminano spedite, lo spintonano e poi lo superano come se non fosse mai esistito, come se fosse un intruso. Forse è così. Lui non c'entra niente, là dentro. In tutti questi anni ha imparato la calma, il silenzio e la bellezza che esso cela. Questo è caos, è confusione, con cui non ha mai avuto a che fare. Corrono tutti, a Tokyo, e Misaburou pensa al quartiere in cui abitava, alle vecchiette dal viso cordiale che lo salutavano pur non avendolo mai visto prima.

«Perché non dici niente? Non lo detesti?»
Sta piangendo, adesso, e Misaburou ha notato che per la prima volta sono i propri occhi e non i suoi, a rimanere asciutti.
«Perché io lo odio. Essere separato da Mi-kun. Lo odio.»

Non si è portato dietro tutto quella roba che ci si aspetterebbe da chi ha appena deciso di cambiare città per il resto della propria vita, con sè ha una sola valigia. Le dita si stringono intorno al manico come se potesse scivolargli da un momento all'altro, come se minacciasse di volare via. Fa meno freddo, a Tokyo, ma è un freddo che punge, fa male, che gli penetra nelle ossa e le gela. Pensa al vento che lo avvolgeva nell'Hokkaido, che lo rassicurava, gli accarezzava la pelle. Questo vento minaccia di portargli via la sciarpa, i guanti, l'anima.

«Non è giusto. Pensavo... finalmente pensavo di aver imparato ad amarti... ed adesso...»
Misaburou si accorge troppo tardi che non lo sta guardando negli occhi, proprio come fa lui quando vuole scappare.
«Adesso... non è giusto...»

Sua nonna non abita lontana dalla stazione. Dieci minuti ed è arrivato. Si costringe ad alzare lo sguardo che è rimasto basso per tutto il tragitto e nota che si trova davanti ad un palazzo, e si augura che ci sia un ascensore perché non ha voglia di farsi le scale a piedi. Il pensiero di imbrattarle con la neve sporca che ha calpestato fino ad adesso lo turba. Mentre cerca il suo cognome sul citofono pensa a casa sua rimasta abbandonata, al delizioso salotto che tutti coloro che sua madre portava a casa apprezzavano, a camera sua che è stata suo rifugio così tante volte.

Siamo dei codardi, rifette Misaburou mentre lo guarda singhiozzare. Non sono riuscito a...

Suo papà gli diceva sempre che non riuscirai mai ad incrociare lo sguardo di qualcuno che cammina per strada in inverno, perché sono tutti troppo impegnati a guardare in basso per evitare di scivolare. A Tokyo non è così. A Tokyo guardano tutti davanti, quando camminano, ma non riuscirai comunque ad incrociare i loro sguardi perché sembrano vedere solo quello che vogliono vedere. Ognuno segue la propria strada, e forse è meglio così.

«Non farlo, Kei-chan.»

Respira a bocca aperta e l'alito si condensa in nuvolette di fumo che gli escono dalle labbra. Sente la voce fredda di sua nonna chiamare il suo nome mentre il portone si apre e lo invita a salire al sesto piano. Pensa, chissà come mai, a Kiyomi-san, a cui aveva augurato il meglio perché quell'uomo che lo aveva accudito così gentilmente se lo meritava davvero.

«Quello che voglio da te non è compassione.»

Misaburou pensa a Kei-chan, non fa altro, e chissà se con i piedi sepolti nella neve morbida dell'Hokkaido anche lui sta facendo lo stesso.

  
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