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Autore: Dreality    13/07/2015    0 recensioni
Dipinge nel silenzio di un giovedì pomeriggio e pensa, ricorda, colora il suo silenzio nel bianco di una tela vuota.
[K]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SILENZI CROMATICI





Rosa, per i sorrisi. Rosa come lo zucchero filato che si appiccica alla pelle. Rosa è quel colore troppo da bambolina, delicato, che ad Emma non piace, ma lei ce lo mette lo stesso... un po' per ripicca.

Stanno insieme da quasi un anno, mancano pochi giorni al loro primo anniversario, e ad Andrea sembra sia passato solo un istante da quella notte di metà luglio che le aveva scoperte a baciarsi, la musica ad avvolgerle come un manto ricoperto di punti serici. Dipinge nel silenzio di un giovedì pomeriggio e pensa, ricorda, colora il suo silenzio nel bianco di una tela vuota.

Viola, il colore del vino quando macchia un tessuto. Viola è quel bacio che se dato con troppo ardore lascia addosso, sulla pelle, il suo sapore. Viola è un livido, un segno di passaggio, un colore possessivo di labbra alcoliche che sanno come ubriacare.

«Un solo bacio, uno solo, e giuro sulla mia vita che sarai per sempre mia».
Andrea allora, i capelli bruni raccolti in una lunga coda e un sorriso di sfida sulle labbra, l'aveva guardata alzando un sopracciglio senza riuscire a capire appieno le sue parole.
«È una scommessa o che cosa?» le aveva chiesto, supplicando tacitamente il proprio cuore di smettere di battere così forte. Emma non aveva aggiunto niente, senza mai batter nemmeno un ciglio per non spezzare l'incantesimo.
Si era fatta più vicina però. Incredibilmente vicina.

Giallo per l'estate, la stagione in cui tutto è iniziato. Giallo come la luna piena nei disegni dei bambini, così gialla da sembrare un sole, così facile confondere il giorno con la notte.
Giallo è il grano, i campi sconfinati, quattro braccia ad intrecciarsi. Giallo come il biondo di quei capelli sottili che solo a sfiorarli sembrano spezzarsi.

«Quindi ora che si fa?» domandò Andrea ad Emma, con malizia, il respiro corto ben incastrato nella gola. Non voleva dargliela vinta. L'altra ragazza fece spallucce e parve arrendersi ma le balenò una strana luce negli occhi prima che parlasse.
«Ora niente, sarai tu a cercarmi» disse, e fece per andarsene.

Nero come il buio, l'ombra acquattata che osserva e spia. Nero come un grembo che protegge e dà vita, il silenzio di sentimenti taciuti che a dar loro voce non ci è mai riuscita.

Con una mano Andrea le afferrò un polso costringendola a fermarsi.
«Non penso proprio» disse con sicurezza e «Perché ne sei così sicura?» replico l'altra.
«Sei bionda e a me non piacciono le sciacquette».
Un buffo broncio apparve sul volto di Emma e Andrea ne rise ma ritornò subito seria giusto in tempo per ascoltare le parole dell'altra ragazza.
«Ma ora siamo al buio, fingi che io sia mora».
Perché il nero annienta ogni colore.

Blu per la follia provata in quel preciso momento. Blu come le tempeste al centro dell'universo, per tutte quelle notti senza stella nel cielo. Blu come una luce in fondo ad un angolo, come bugie nascoste all'ombra di un campo di grano.
Quel giallo lontano.

Le bocche si incontrarono a metà strada, un dolce collidere di consistenze e intenzioni. Le mani di Emma si strinsero forti sui suoi fianchi, sentiva i polpastrelli colorare di rosso la pelle scoperta ma per nulla al mondo si sarebbe ritratta.
Andrea, mentre dipinge e ricorda, lascia che la sua mente si getta nelle braccia di un altro ricordo, più vivido perché recente. La notte scorsa erano a letto, la camera era buia se non per un tenue bagliore.
La luce blu carezzava i corpi di entrambe, le braccia e le gambe intrecciate, occhi negli occhi e sogni lontani. Ansimavano ancora, l'una nella bocca dell'altra, le mani a rincorrersi così come i loro respiri e tra i corpi sudati neppure un solo centimetro di vuoto, mentre cercavano entrambe di realizzare ciò che avevano appena donato ciascuna all'altra.
«È mezzanotte, sai cosa significa?» domandò Emma senza lasciarle il tempo di rispondere.
«Oggi è un anno che stiamo insieme e non mi hai mai detto che mi ami». Sul suo volto c'era un dolce sorriso che, tuttavia, provava a nascondere la malinconia nelle rughe assenti intorno ai suoi occhi.
Andrea la osservò, gli occhi appena più grandi, si costrinse a non irrigidirsi tra le braccia della sua amata, così come sperò che Emma riuscisse a non avvertire il suo cuore che aveva iniziato a battere di nuovo più forte.
«So che mi ami e che non sei brava con le parole ma a volte ho così paura che tu non abbia capito quanto io sia legata ai sentimenti che provo per te».
Gli occhi di Andrea, solo a quel punto, si richiusero, e ciò a cui riuscì a pensare fu a quanto invece avesse voluto urlare tutto l'amore che nutriva per lei. Ciò che invece fece fu lasciare andare via una lacrima e ingoiare l'ennesimo boccone amaro che non si seppe spiegare, voltandosi dall'altra parte e lasciando al nero dei sogni di inghiottirla il prima possibile.
Ad avvolgerla vi era un calore di un corpo che a volte credeva di non meritare.

Bianco è il non colore, quella sfumatura che dà solo luce e splendore. Bianco è il vuoto cromatico nel bel mezzo della tela che rappresenta tutto o niente. Bianco per tutte le volte che non ha risposto a quei "ti amo" mormorati a mezza voce e che dentro di lei, tuttavia, han sempre trovato un posto.

«E quello per che cos'è?» domanda Emma alzandosi dalla sua scrivania dove lavora, indicando con gli occhi e un enorme sorriso ciò che Andrea stringe tra le braccia. In pochi passi le è vicina abbastanza da sfiorarle il volto con un dito. Ha smesso di dipingere e di ricordare, ora è il momento che l'altra sappia.

«Per i silenzi, per i vuoti, per dimostrarti quanto importanza hanno per me i colori».

Emma non ha parole, per la prima volta da quando si sono conosciute. Osserva la tela e permette alla luce di colmare le sue iridi castane. Guarda quelle pennellate che sono come carezze e graffi, guarda quei colori che sono i loro colori, quelli della loro storia insieme.

«Credo di averti sempre amata» mormora Emma, sospirando appena.
Andrea non risponde. Tace come tutte le volte, neppure si sforza di trovare le giuste parole. Annuisce solo e si lascia abbracciare, perché la sua amata sa comprendere ogni suo tormentato silenzio.

E in quell'abbraccio che sa di incondizionato amore non le importa di chi pensa che sia una persona priva di emozioni, perché chi la ama davvero sa che in realtà ha un'anima che gronda di colore.
   
 
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