Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: CalumSlytherin    14/07/2015    2 recensioni
Il ragazzo alla sua sinistra, invece, combaciava fin troppo bene con l'idea che si era fatta di quel posto.
Era alto e magro, capelli neri arruffati e occhi di un verde strano, grandi e profondi.
Aveva le labbra piene, di un rosa per cui molte ragazze avrebbero dato qualsiasi cosa.
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Strangers

 
 
 
Mariaester irruppe nell'atrio illuminato al neon dell'istituto correzionale dieci minuti più tardi del dovuto.
Un custode dall'ampio torace, guance rosse e un blocco per appunti stretto sotto un bicipite di ferro stava impartendo ordini, quindi la ragazza era già rimasta indietro. 
'Allora ricordate: pillole, letti e spie' abbaiò il custode a tre studenti di cui Mariaester non riusciva a vedere il viso, perchè le davano le spalle.
'Ricordatevi le regole di base, e nessuno si farà male.' 

Mari si infilò rapida nel gruppetto. Stava ancora cercando di capire se aveva compilato nel modo giusto la gigantesca pila di documenti, se quella guida dalla testa rasata era un uomo o una donna e se qualcuno l'avrebbe salvata.
'Potrebbe, ehm, potrebbe ripetere?' domandò al custode 'Cos'era, pillole...?'
'Guarda un po' cosa ci porta il vento' ribattè la guida a voce alta. Poi proseguì, scandendo piano: 'Pillole. Se sei uno studente in terapia, qui è dove venire a prendere quello che ti serve per drogarti, restare sano di mente, respirare o quant'altro.' 
Donna, si disse Mariaester, studiandola.
Nessun uomo sarebe stato tanto malizioso da usare un tono così dolciastro.
'Capito.' le venne la nausea solo a pensarci 'Pillole.'
Scoccò un'occhiata furtiva agli altri ragazzi attorno a lei.
Due ragazzi e una ragazza.
La ragazza sembrava facile da inquadrare: bionda e carina come in una pubblicità, con unghie rosa pastello in tinta con la cartellina di plastica.
'Mi chiamo Gabbe' disse strascicando le parole, abbagliandola con un gran sorriso che svanì con la stessa rapidità con con cui era apparso, prima ancora che potesse presentarsi a sua volta. 
Più che la ragazza tipo che aspettava di trovarsi in un istituto del genere le sembrò una versione delle ragazze perfettine del Sud, ma non sapeva dire se fosse consolante o no, e nemmeno riuscì a immmaginare cosa che cosa ci facesse in un correzionale una ragazza del genere.
Alla destra di Mariaester c'era un ragazzo con i capelli corti castani, occhi scuri e una spuzzata di lentiggini sul naso. Dal modo in cui evitava di guardarla, limitandosi a tormentarsi una pellicina del pollice, la ragazza capì che probabilmente era stordito e imbarazzato quanto lei.
Il ragazzo alla sua sinistra, invece, combaciava fin troppo bene con l'idea che si era fatta di quel posto.
Era alto e magro, capelli neri arruffati e occhi di un verde strano, grandi e profondi.
Aveva le labbra piene, di un rosa per cui molte ragazze avrebbero dato qualsiasi cosa.
Dal bordo della manica della maglietta nera, spuntava un tatuaggio con una scritta che sulla pelle chiara pareva quasi risplendere.
Alla ragazza sarebbe piaciuto scoprire quali altri tatuaggi nascondeva, ma non era il momento adatto, forse l'avrebbe fatto dopo o forse no.
A differenza degli altri due, quando si voltò a guardarla, il ragazzo non distolse gli occhi. Il sorriso era forzato, ma lo sguardo era caldo e vivace.
La fissò, immobile come una statua, e anche Mariaester si sentì inchiodata al suolo.
Trattenne il respiro.Quegli occhi erano intensi, seducenti e be', disarmanti.
Schiarendosi rumorosamente la gola, la custode strappò il ragazzo al suo sguardo trasognato.
Mariaester arrossì e finse di essere molto occupata a grattarsi la testa.
'Quelli di voi che sanno già tutto sono liberi di andare dopo aver buttato via gli oggetti vietati' disse la guida indicando una grossa scatola di cartone sotto un cartello che diceva a grandi lettere nere 'OGGETTI PROIBITI'.
'E quando dico liberi, Todd' calò una mano sulla spalla del ragazzo con le lentiggini, facendolo sussultare 'intendo obbligati ad incontrare le vostre guide.' 
Puntò il dito contro Mariaester. 
'Tu, via la roba vietata e rimani con me.'
I quattro si avvicinarono alla scatola e Mari vide, sconcertata, che i ragazzi cominciavano a svuotarsi le tasche.
La ragazza bionda estrasse un coltellino svizzero rosa da dieci centimetri. Il tipo dagli occhi verdi si separò con una certa riluttanza da una bomboletta di vernice spray e un taglierino. Perfino il povero Todd lasciò cadere nello scatolone parecchie confezioni di fiammiferi e una piccola bomboletta di gas per accendini.
Mariaester si sentì quasi stupida a non avere niente di pericoloso con sè, ma quando vide gli altri frugare nelle tasche e buttare i cellulari nella scatola, rimase a bocca aperta. 
Chinandosi in avanti per leggere più da vicino la scritta, notò che anche i cellulari, cercapersone e ogni altro apparecchio di trasmissione e ricezione erano severamente proibiti. 
Strinse con la mano sudata il telefono che teneva in tasca, il suo unico collegamento con il mondo esterno.
La custode colse il suo sguardo, e la schiaffeggiò leggermente sulla guancia. 
'Non svenirmi addosso, piccola, non mi pagano abbastanza per resuscitarti. E poi, ti spetta una telefonata alla settimana nell'atrio principale'
Une telefonata... alla settimana?
'Manca ancora qualcuno...' cantilenò la donna. 'Chissà chi è.'
La ragazza riportò di scatto l'attenzione sullo scatolone, ora pieno fino all'orlo di oggetti che non riusciva nemmeno a riconoscere.
Sentiva su di sè gli occhi verdi del ragazzo dai capelli scuri, ma poi si accorse che la stavano fissando tutti. Toccava a lei.
Chiuse gli occhi e aprì lentamente la mano: il cellulare cadde sul mucchio con un tonfo triste.
Il rumore della solitudine.
Todd e la bambola di plastica Gabbe si avviarono verso la porta riservando a Mariaester appena un'occhiata, ma il terzo ragazzo si voltò verso la guida.
'Posso informarla io' disse, indicando Mariaester con un cenno. 
'Non fa parte degli accordi Michael' rispose automaticamente la donna, come se si fosse aspettata quello scambio di battute. 'Sei uno nuovo, adesso: vuol dire che hai le stesse restrizioni dei nuovi. Sei tornato al via. Se non ti piace, avresti dovuto pensarci due volte prima di infrangere la tua promessa.' 
Il ragazzo rimase immobile, inespressivo, mentre la custode spingeva la ragazza, che si era irrigidita alla parola 'promessa', verso un atrio ingiallito.
'Muoversi' aggiunse, come se nulla fosse.
'Letti.' Indicò la finestra esposta a ovest di un edificio di color cenere.
Gabbe e Todd iniziarono a camminare strascicando i piedi in quella direzione, e il terzo ragazzo li seguì lentamete, come se raggiungerli fosse l'ultima delle cose che aveva in programma di fare.

 


***

 
Mari aveva un foglietto con l'orario, un quaderno mezzo vuoto, due matite numero due e la sua gomma da cancellare preferita.
L'insegnante doveva ancora materializzarsi, i banchi sgangherati erano disposti a casaccio, e l'armadietto della cancelleria era bloccato da pile e pile di scatole impolverate. Ma la cosa peggiore era che nessuno degli altri ragazzi sembrava fare caso al disordine. In effetti, nessuno sembrava essersi accorto di essere in un'aula.
Erano tutti riuniti vicino alle finestre, chi a tirare l'ultima boccata di sigaretta, chi a sistemarsi le spille da balia extralarge sulla maglietta
Solo Todd era seduto al banco, su cui incideva qualcosa di complicato con la penna,
I nuovi arrivati sembravano aver già trovato il proprio posto: Mike era circondato da altri ragazzi.
Gabbe stringeva la mano della ragazza con il piercing alla lingua che fino a poco prima aveva pomiciato con il ragazzo con il piercing alla lingua.
Mariaester si sentì stupidamente invidiosa.
Non riuscì a trovar di meglio che sedersi accanto all'inoffensivo Todd.
Michael si voltò verso di lei, con gli occhi smeraldini che scintillavano.
La ragazza si irrigidì.
Lui le sorrise e si avvicinò.
Mari sedeva composta, le caviglie incrociate sotto la sedia, le mani intrecciate sopra il banco, quasi tutto ricoperto di graffiti.
'Noi novellini dobbiamo restare uniti' disse.
'Ma io avevo capito che tu eri già stato qui.' 
'Non devi credere a tutto quello che senti.' Si voltò per scoccare un'occhiata in giro.
'Ricordo quando ero un novellino... la prima volta' Rise tra sè. 'La band in cui suonavo si era appena sciolta e mi sentivo perso. Non conoscevo nessuno. Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno a farmi da guida zenza secondi fini.' Scoccò un'altra occhiata attorno.
'Davvero? E tu non hai secondi fini?' ribattè Mariaester, sorpresa lei per prima del tocco di malizia che venava la sua voce.
Sul viso di Michael si allargò un ampio sorriso.
Alzò un sopracciglio e rispose: 'E pensare che non volevo tornare qui.' 
Lei arrossì.
In genere i tipi rock non le interessavano, ma in effetti nessuno di loro aveva mai spostato il banco così vicino al suo, nè si era mai seduto accanto a lei, guardandola con occhi così verdi.
Il ragazzo si frugò in tasca e ne recuperò un plettro verde con impresso sopra il numero 44.
'E' il numerop della mia stanza. Passa quando vuoi.' 
Il verde del plettro non era tanto diverso da quello dei suoi occhi, e Mariaester si domandò come e quando l'avesse fatto fare, ma prima che potesse rispondersi suonò la campanella e il gruppetto di amici di fronte al suo banco si sciolse.
Gli altri ragazzi occuparono i banchi attorno al suo .
Seduta composta al proprio posto, sbirciava la porta.
Con la coda dell'occhio vide che Mike la guardava furtivo. Era lusingata. 
Lo guardò e lui le strizzò l'occhio passandosi una mano tra i capelli scuri. 
A parte la bellezza sconcertante, sembrava davvero un tipo utile da conoscere.
Come lei, doveva ambientarsi, ma aveva già frequentato quell'istituto in passato. Ed era gentile.
Mari ripensò al plettro verde con il numero della stanza, sperando che non lo distribuisse allegramente a tutti.
Forse potevano diventare... amici.
Forse non aveva bisogno d'altro.
Forse con accanto un tipo come lui avrebbe smesso di sentirsi così fuori posto lì dentro.
Forse sarebbe riuscita a sorvolare sul fatto che l'unica finestra dell'aula era grande come una busta formato A4, impastata di calce.
Forse sarebbe riuscita a dimenticare il pungente odore di acqua ossigenata che proveniva dai capelli della ragazza punk seduta davanti a lei.
Forse sarebbe riuscita a prestare attenzione al rigido insegnante con i baffi che entrò nell'aula, ordinò alla classe di sedersi composti e chiuse bene la porta. 
Guardò l'orario per controllare quanto sarebbe mancato.
In quel momento, un aeroplanino di carta planò sotto i suoi occhi, superò il banco e atterrò sul pavimento accanto al suo zaino.
Controllò se qualcuno se ne fosse accorto, ma l'insegnate era occupato a maciullare un gessetto scrivendo sulla lavagna. 
Si girò nervosa verso la sua sinistra. Michael le strizzò l'occhio e fece un gesto malizioso che la fece irrigidire.
Si chinò per raccogliere il pezzetto di carta e vide il suo nome scritto in piccolo sull'ala.
'Dopo la lezione c'è una festicciola nella mia stanza. Ci terrei che venissi. E' per me, Mariaester. Verrai?'
La ragazza si girò di nuovo verso sinistra e annuì guardando il ragazzo dai capelli scuri.



 
***

 
Un'ora dopo, Mariaester premeva l'occhio contro lo spioncino della porta color bronzo della stanza di Mike.
Quando la porta si aprì la accolsero un fiotto di fumo di sigaretta, musica a tutto volume e le braccia spalancate del ragazzo per cui era venuta.
'Ce l'hai fatta' disse sorridendo. 
Perfino nella penombra le sue labbra avevano la lucentezza delle bacche colorate.
Michael l'abbracciò e Mariaester si sentì piccola e al sicuro.
Alle sue spalle, la piccola stanza scura era piena di gente.
Era tornato da poco all'istituto correzionale, ma sembrava già sapere come si faceva a rimediare tutto l'occorrente per mettere in piedi una serata dionisiaca a cui invitare l'intera scuola.
La ragazza dovette battere per un po' le palpebre perchè gli occhi si abituassero alla penombra.
Michael chiuse la porta alle sue spalle e la prese per mano, così lei rimase indietro, lontana dal centro della festa.
'Sono davvero felice che sei venuta' disse lui, posandole una mano sulla schiena e avvicinando la testa per farsi sentire nel chiasso.
Le sue labbra sembravano quasi appetitose, soprattutto mentre diceva: 'Saltavo su ogni volta che sentivo bussare, sperando che fossi tu.' 
Qualunque fosse la cosa che l'aveva conquistato così in fretta, Mari non aveva intenzione di rovinarla.
Mike era popolare, inaspettatamente premuroso, e le sue attenzioni la facevano sentire molto più che adulata.
La facevano sentire più a suo agio in quel posto nuovo e strano.
Mariaester sapeva che se avesse provato a rispondere al complimento avrebbe inciampato nelle parole.
Quindi scoppiò a ridere, cosa che fece ridere anche lui, che poi la attirò a sè in un altro abbraccio.
E all'improvviso non ci fu altro posto dove tenere le mani se non attorno al collo di lui. 
Il moro la strinse, sollevandola appena da terra, e lei sentì un lieve capogiro.

Forse le seriva più di un amico. 
Forse voleva davvero qualcosa di più.
Forse lo voleva anche Michael.
Forse sarebbe diventato lui la sua salvezza.
Forse si sarebbero salvati a vicenda.
Forse era destino.
Forse grazie a lui si sarebbe sentita al suo posto.
'Resterai con me?' domandò spontaneamente.
La sua voce era un lieve sussurro.
Il ragazzo la strinse ancora più forte, finchè lei respirò nel suo respiro, e sentì l'odore della sua pelle sulla propria.
'Per sempre.' sussurrò lui.
Mariaester si colmò con il dolce suono della sua voce.
Dimenticò qualsiasi cosa li circondava in quel momento, quando Mike le accarezzò una guancia e attirò a sè il suo viso.
Lei piegò indietro la testa e si senti sciogliere.
Finalmente, finalmente le labbra di Michael si avvicinarono alle sue con un trasporto che le tolse il respiro.
La baciò come se gli appartenesse, come se fosse una parte di lui perduta da tanto tempo, che alla fine riusciva a riavere.
Poi il ragazzo le prese di nuovo per mano e la portò verso una porticina.
Era una stanza con delle pareti bianche.
A destra si trovava un letto e appena sopra una piccola finestra.




 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: CalumSlytherin