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Autore: Syra44    20/01/2009    6 recensioni
Quelle mani sporche di sangue, le vedi ancora. Le sogni, ripetutamente, e non sai come liberartene. Ogni notte, diventano la tua ossessione, e quel sangue innocente che hai versato resta lì, nei tuoi pensieri. Perché non riesci a liberarti di quel peso?
«Tenente… ti capita mai di ripensare ad Ishbar?»

Ripensando ad Ishbar, Roy ricorda i sentimenti che ha provato durante la guerra, e che ha condiviso con Riza. E si farà una promessa, per cambiare il futuro suo e del suo tenente.
[Roy/Riza]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quelle mani sporche di sangue, le vedi ancora

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono, ma sono proprietà di Hiromu Arakawa; questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro.

 

 

 

Ricordi indelebili e fortune intoccabili

RoyAi ~ 2784 parole

 

 

 

Quelle mani sporche di sangue, le vedi ancora. Le sogni, ripetutamente, e non sai come liberartene. Ogni notte, diventano la tua ossessione, e quel sangue innocente che hai versato resta lì, nei tuoi pensieri. Perché non riesci a liberarti di quel peso?

 

«Tenente… ti capita mai di ripensare ad Ishbar?»

 

 

È strano, perché non sei abituato a vederla fuori. Di solito, vi limitate al lavoro d’ufficio, o allo stare insieme durante un pattugliamento.

 

Ora che ci penso, in ufficio il capo sembra quasi lei: fa in modo che ognuno noi porti a termine il proprio (noioso) lavoro; ma poi, fuori, la situazione si rovescia.

Il che è buffo, a pensarci. Siamo… com’è che si dice… complementari?

 

Ma non è su questo che ti soffermi a pensare, ora. Quello a cui pensi, ossessivamente, è che è strano, semplicemente strano stare con lei fuori dall’ambito lavorativo.

Forse, non sei più abituato a frequentarla come un tempo, ecco perché ti sembra così strano.

Dopotutto, sono passati anni dal tuo apprendistato presso suo padre, durante il quale potevi affermare di essere suo amico, o da quando avete combattuto insieme a Ishbar.

 

Ishbar…

 

La tua mente si sofferma su quel nome, su quello stramaledetto nome. Perché anche dopo anni, quella parola, il solo sussurrare quella parola, ti riporta in mente orrori che non avresti mai voluto vedere.

Anche se il tuo viso appare sereno ogni giorno, in realtà è solo una maschera che hai imparato a portare. Una maschera con cui hai imparato a convivere. Perché non hai mai dimenticato quei corpi, quei volti, quegli occhi.

Occhi pieni di paura, di odio, di pietà, di sentimenti così contrastanti tra loro che a volte ti chiedi ancora come sia possibile che quelle persone siano morte a causa tua e non siano invece scoppiate prima per colpa di quell’enorme quantità di emozioni, di cui scorgevi solo una piccola parte in quegli occhi, in quelle pupille, in quelle pozze rosse senza fondo.

Giri intanto lo guardo verso di lei. Sembra abbastanza serena in questo momento. Ti chiedi se anche la sua è una maschera. Se anche lei, la notte, si risveglia sudata nel suo letto, tremante, cercando di cancellare dalla mente quelle immagini, quelle orribili immagini di morte.

 

Morte che abbiamo causato con le nostre stesse mani. Morte che abbiamo causato per compiacere esseri senza cuore, seduti su scranni d’oro, mentre si cibano di nettare ed ambrosia.

 

Vorresti chiederlo a lei. Vorresti sapere se anche a lei succede quel che accade a te, da alcune notti a questa parte. Ma prima che tu possa proferire parola, il tuo stesso istinto ti ferma.

 

No… non voglio cancellare proprio adesso dal suo volto quello… splendido sorriso.

 

«Colonnello… si sente bene? La vedo assorto… è forse stanco?»

La sua voce ti riscuote dai tuoi pensieri e, per fortuna, ti distrae da quelle riflessioni. Riflessioni, proprio il caso di dirlo, da incubo.

«Non preoccuparti, tenente. Sto bene. Tu, piuttosto, finisci il tuo tè. Si sta raffreddando»

Le rispondi così, dissimulando quello che ti passava davvero per la testa qualche secondo prima che lei interrompesse il flusso dei tuoi pensieri.

La donna ti fissa per qualche minuto, come se volesse scorgere dentro di te, fin nei recessi della tua anima; sai che lo farebbe sul serio, pur di assicurarsi che tu stia bene. Ma poi rinuncia, sposta il suo sguardo sulla tazza che ha in mano e la porta alle labbra.

Il vederla così preoccupata per te, e solo per te, ti riscalda il cuore. È sempre ligia al dovere, ma non può fare a meno di anteporre te a qualsiasi altro impegno, qualsiasi altro obbligo, qualsiasi altro uomo. E tu sai bene che per te è lo stesso. Ma probabilmente non lo ammetterai mai.

«Colonnello… ne è davvero sicuro?»

La sua voce, di nuovo. Adori il suono di quella voce quando si rivolge a te. Ti volti di nuovo verso di lei, ma lentamente, stavolta. Adesso i suoi occhi ti fissano con più preoccupazione di prima.

«Ma certo, Tenente. Ti posso assicurare che è tutto a posto»

Cerchi di nuovo di dissimulare i tuoi pensieri, ma nella tua voce c’è una nota di insicurezza che non riesci a cancellare.

«Spiacente, Colonnello, ma devo dissentire. Lei ha sicuramente qualcosa che non va» ribatte il tuo Tenente con tono duro, posando la tazza sul bancone e distogliendo lo sguardo dai tuoi occhi, fingendo interessamento per quello che fanno gli altri militari seduti al bancone.

Sorridi, chiudendo gli occhi e chinando la testa. Inutile provare a mentirle. Lei riesce a vederti dentro, come se usasse un microscopio.

«Tenente… è inutile che io provi a nasconderti qualcosa… vero?»

Lei abbassa lo sguardo sulla tazza ormai vuota. Poi, inaspettatamente, chiude gli occhi e sorride di nuovo, come qualche minuto fa, e mormora:

«Già…»

Sospiri. Distogli lo sguardo, fai in modo di non pensare a lei mentre la tua bocca pronuncia quella frase, dato che non hai il coraggio di guardarla in faccia mentre pronunci quelle otto parole, normali in qualsiasi contesto tranne che quello:

«Tenente… ti capita mai di ripensare ad Ishbar?»

La senti irrigidirsi al tuo fianco. Ecco. Ora puoi darti mentalmente dello stupido.

«Ah… quindi si tratta di questo…»

La sua voce si è affievolita. E tu intanto ti senti un verme, perché sai bene, anche troppo, che quella parola è come un tabù che va rotto solo in caso di estrema necessità. Perché sai bene, fin troppo bene che lei si è sporcata le mani di sangue solo perché ti ha dato retta, quel giorno, credendo davvero nella realizzazione del tuo impossibile castello in aria.

«Certo che mi capita di ripensarci, Colonnello. Ishbar… l’accaduto… è un fatto impossibile da dimenticare. È qualcosa che ti segna per tutta la vita. Lei dovrebbe saperlo meglio di me» risponde all’improvviso lei, con un tono molto più duro, e capisci che dentro di lei si agitano sentimenti diversi: rabbia, senso di colpa, rimorso, orrore, paura, dolore… Sentimenti che però non esprimerà mai a voce. O perlomeno, non davanti a te. Ha smesso di sfogarsi con te da quando siete solo superiore e subordinato.

«Già…»

Riesci a mormorare solo questo, e nella tua mente suona estremamente patetico. State parlando di qualcosa che altri, in quella base, non hanno sognato nemmeno nei loro peggiori incubi. Entrambi sapete bene che quella non era una semplice guerra: quello era l’Inferno, e molti si sono persi tra i suoi gironi e non sono più tornati, inghiottiti dalle profondità di quell’abisso.

«Colonnello…» avverti la sua voce, ma non è squillante e sicura come al solito, né dura come prima. Sembra quasi titubante, ma immagini che sia solo una tua impressione. Riza Hawkeye è forte. Non si lascerà buttar giù da vecchi ricordi, come te.

«Dimmi, Tenente»

«Non deve tormentarsi con questi pensieri. Non le fa bene. Non fa bene a nessuno. Così si fa soltanto del male» stavolta la sua voce è più decisa. Hai udito il cambiamento di tono, c’è decisione e imperiosità in quella frase, e anche una velata, nascosta preoccupazione.

Non sai cosa risponderle. La tua mente è insolitamente sgombra per qualche secondo. Ma poi il peso della realtà crolla di nuovo sulle tua spalle: Ishbar, le morti che hai causato, i sentimenti che hai provato, e lei… lei, che non avrebbe dovuto nemmeno essere lì. Lei, che ha ucciso solo per colpa tua. Lei, che ha distrutto la sua innocenza e si è catapultata in un mondo crudele e spietato, solo per seguire le belle parole di un folle, frutto del sogno di un’utopia. Lei, a cui hai bruciato la schiena perché non voleva che ci fosse un altro Flame Alchemist, e lo hai fatto così, senza ripensamenti, senza pensarci, logorato da una guerra dove le speranze erano morte. Lei, che hai invitato a prendere un tè alla caffetteria della base e a cui stai rovinando la giornata riportando alla luce memorie indissolubili, che vorreste entrambi cancellare. Lei. Nient’altro.

E tutto questo ti assale con prepotenza, e non ti lascia libero di pensare, di riflettere, di concentrarti.

«Colonnello, la smetta di tormentarsi. Su, andiamo. La pausa tra un po’ finirà e abbiamo ancora un sacco di lavoro da sbrigare» la sua voce è tornata normale, come se quella conversazione non avesse mai avuto luogo, e tu non sai come reagire. Non ti basterà cercare di dimenticare qualcosa che ha così vividamente intaccato il tuo animo, mettere tutto da parte per quel maledetto lavoro d’ufficio.

 

Fosse così semplice… vorrei non averlo mai ricordato…

 

Il flusso dei tuoi pensieri è interrotto per l’ennesima volta dalle parole del tuo Tenente:

«Colonnello, mi ascolti, davvero, è inutile che lei continui a incriminarsi. In quella guerra, siamo stati tutti colpevoli. Le alte cariche, i soldati sopravvissuti, gli Ishbaeliani… e anch’io»

È l’ultima parola a colpirti come una spada di ghiaccio in mezzo alle costole. L’ultima cosa che avresti voluto era deprimere anche lei, coinvolgerla nel tuo dolore, nella tua inutile autocommiserazione, e farle provare gli stessi sentimenti verso sè stessa. Senza contare che la colpa è tua, sempre tua. Sei tu il maggior responsabile della rovina della sua vita.

Lei, intanto, si è alzata e si è allontanata di qualche passo. Si gira verso di te:

«Colonnello…?»

Ti costringi a mormorare un:

«Arrivo» e la segui, mogio.

Sembra tornata la solita Riza, ma svoltato l’angolo, dove non può più vedervi nessuno, si gira verso di te, gli occhi decisi, tesa come un fuso, e ti fissa dritto negli occhi mentre si trattiene a stento dall’urlare: 

«Ishbar è stato un passo della mia vita che rimarrà indelebile nel mio animo. Ma essere un soldato è stata una scelta che ho preso consapevolmente. Una scelta che ha segnato il mio cammino da allora. Io non rinnegherò quello che è successo. Non si può cambiare il passato. Non si deve mai dimenticare. Perché non bisogna ripetere gli stessi errori. Mai…»

Adesso il suo tono è stranamente… diverso. Ha quasi sussurrato le ultime parole, soffermandosi sul quel mai.

 

Riza, come può il solo ricordo di Ishbar farti questo? È stato terribile per me… ma tu… ma tu… innocente com’eri, come hai fatto a sopravvivere a quello scempio, quando l’hai visto la prima volta? Ma soprattutto… come hai potuto farlo solo perché ti avevo incantata con le mie parole? Come hai potuto continuare a credere a quelle frasi costruite come case senza fondamenta, immagini speculari di uno sciocco desiderio?

 

All’improvviso ti rendi conto che Riza è quasi sull’orlo delle lacrime. Tiene la testa bassa per non mostrare a te i suoi occhi lucidi, che considera sintomi di debolezza, e stringe i pugni per contenersi. Colpa tua, dato che hai riaperto vecchie ferite che non riusciranno mai a rimarginare. Sei davvero un verme, Roy Mustang. Lei cerca di tirarti su con qualsiasi mezzo, di starti affianco, di non farti rattristare… e tu cosa fai? Peggiori la situazione. Come diavolo fai a non accorgerti che forse, tra voi due, è lei la più fragile? Che dovresti essere tu a sostenerla, a proteggerla dai ricordi, dalle azione passate che ha commesso per salvare voi (te)?

 

Sono ufficialmente un grandissimo bastardo. Specialmente per quello che sto per fare adesso.

 

Fulmineo, cogliendola di sorpresa, e sorprendendo anche te stesso per la tua rapidità, le cingi la vita con un braccio, e appoggi l’altra mano sulle sua nuca, spingendo la sua testa contro il tuo petto. E per quanto lei si muova, cerchi di ritrarsi, provi a mormorare:

«Colonnello… la fraternizzazione… se ci vedessero…» tu non hai la minima intenzione di lasciarla andare.

Non te ne frega niente se rischiate di essere visti. Se vi butteranno fuori. Se faranno di peggio. Le uniche cose importanti, in questo momento, sono il tuo cuore che va più veloce di un treno impazzito, e lei, stretta contro il tuo corpo, lei, che ha smesso di dibattersi e adesso si stringe a te con tutta la forza che ha, come per cercare conforto, protezione…

Non pensi a niente. Non vedi niente. C’è solo lei, adesso.

Poi, quell’istante fuori dal tempo e dallo spazio finisce improvvisamente e vi ritrovate l’uno di fronte all’altro, catapultati in un corridoio vuoto. A parte,  ovviamente, te e Riza. Che, per la cronaca, hai appena stretto tra le braccia. Il sogno di tutta una vita trascorsa al suo fianco che diventa realtà.

 

Ma… ora…? E ora?

 

Lei ti fissa con quegli splendidi occhi ambrati, che per una volta, sembrano esprimere solo un’umana confusione. Tu vorresti solo sparire, in questo momento. Hai appena commesso un errore gravissimo: ti sei lasciato andare. Sei un soldato, però. E non puoi farlo.

«Perdonami. Andiamo, Tenente» commenti, dandole le spalle e allontanandoti da lei di qualche passo, sperando che non voglia ucciderti. Ma non puoi fare a meno di stringere i pugni.

Sei un mostro, Roy Mustang. Un assassino che a costretto una ragazza innocente a seguirlo e che non ha possibilità di redenzione. Un vile che non ha il coraggio di guardare la donna che ama con tutto sè stesso e dirle qualcosa, darle una spiegazione, dopo averla stretta tra le braccia.

Senti all’improvviso il suo tocco leggero sul braccio. Non appena ti volti, lei ritrae la mano, come se si fosse scottata.

 

Ironia della sorte, sono il Flame Alchemist. Sono proprio come il fuoco: brucio senza distinzioni tutto quello che incontro sul mio cammino, partendo dai miei nemici e terminando con… lei.

 

«Colonnello… cosa significa tutto questo? Cosa…»

Non puoi risponderle. Non sinceramente, almeno. Non puoi, non devi rovinarle di nuovo la vita con una risposta che ti riempirebbe il cuore di felicità ma che non farebbe altro che peggiorare la situazione. Non ti resta che mentire, Roy Mustang. Puntare tutto sull’istinto da fratello maggiore, e sperare che lei ti creda.

 

… … …

 

No, non ti crederebbe. Meglio non dare spiegazioni. Spezzarle il cuore, ancora una volta. Alla lista delle tue qualità, ora potrai aggiungere anche l’insensibilità.

«Niente, tenente. Io… scusami. Mettiamoci una pietra sopra. Andiamo in ufficio, ora»

«Colonnello…» mormora di nuovo lei, quando ormai tu ti sei allontanato.

Non c’è bisogno che tu le risponda: lei ti comprende al volo, sa che la stai ascoltando. Lei ti capisce. Sempre.

 

A parte pochi secondi fa.

 

«Signore… io… no, nulla. Solo che…»

Non è da lei essere così insicura. Cosa le hai fatto, Roy? L’hai sconvolta a tal punto che non riesce più a parlare?

 

Diavolo, che razza di situazione…

 

«Colonnello… grazie… di esserci… sempre» sussurra lei con voce bassa, quasi un sospiro.

 

L’ha detto davvero o me lo sono sognato?

 

Non hai il coraggio di voltarti. Hai troppa paura, in questo momento. Paura di non riuscire a frenare i tuoi istinti, paura di vedere i suoi occhi, di leggere qualcosa che ricorderai per tutta la vita. Paura di non sapere cosa fare, paura… semplice e pura paura.

Non sai cosa fare, adesso. Ti ha ringraziato. Tu le hai rovinato la vita e lei ti ha ringraziato. Tu l’hai spinta a sporcarsi le mani di sangue e lei ti ha ringraziato. Tu sei uno dei due uomini per cui lei abbia mai pianto e ti ha ringraziato. È proprio il caso di dirlo, Roy Mustang: sei davvero un uomo fortunato.

 

E sfortunato allo stesso tempo, dato che non posso nemmeno sfiorare la meravigliosa fortuna che mi è toccata…

 

«Di nulla, Tenente. Ma non ringraziarmi… Grazie a te, piuttosto» non puoi fare nient’altro che mormorare questo, e allontanarti velocemente, lasciandola lì, sola, nel corridoio, a disperarsi per un idiota come te.

 

Diavolo, diavolo, diavolo!

 

Non puoi farci nulla. Riza è così vicina, ma tu non puoi averla. Perché? Ah, giusto, perché la ami, molto più di quanto Romeo abbia potuto amare Giulietta, o Paolo Francesca, o Tristano Isotta. È  la pura verità. E sai anche che vuoi nasconderle ciò che provi solo per tenerla lontano dai guai. È meglio così, dopotutto. Lei potrà avere una vita serena senza il peso dei tuoi sentimenti. Dovresti essere felice per lei.

 

E allora…perché fa così male?

 

Come ti senti vuoto, in questo momento. Quello che vorresti fare è correre da lei, stringerla ancora una volta, dirle che l’ami… ma non puoi. Non puoi farlo. Devi trattenerti. Per lei. E continuare a tacere, forse per tutta una vita, per il suo bene.

 

O forse no… Verrà un giorno in cui sarò a capo di questo maledetto esercito. E allora, Riza, te lo giuro, abolirò quella stupida legge che non ci permette di stare insieme, e potrò finalmente venire da te e dirti tutto. E mi farò perdonare tutto quello che ti è successo per colpa mia, tutto quello che ti ho causato, tutto quello che ti ho fatto passare. Perché è stata colpa mia, mia, mia, solo mia. Tu non devi scontare niente. Ti renderò felice, trascorreremo la vita fianco a fianco, anche se non me lo merito.

 

È una promessa, Riza.

 

***

 

Salve! Rieccomi a rompere! XD Prima fic su Fullmetal Alchemist: fatemi sapere cosa ne pensate. Ho pensato al conflitto interiore di Roy, che sommato ai ricordi di Ishbar, mi hanno offerto lo spunto per questa fanfic.

Ringrazio chiunque commenterà.

Sayonara!

 


 

Swwtcicia: Mille grazie dei complimenti ^_^ Sono felice che ti sia piaciuta.

 

Shatzy: *O* Mi inchino alla tua recensione *__* Splendida, addirittura? Arigatou ^///^ Per le fic sull’altro fandom, vedremo xD Ciao, alla prossima.

 

elyxyz: Grazie, mi fa molto piacere che ti sia piaciuta la caratterizzazione, ero molto dubbiosa al riguardo ^_^ Alla prossima.

 

Rinalamisteriosa: Nessun problema, almeno hai lasciato una recensione, per me conta molto ^_^ Grazie e bye!

 

Lely1441: Come ho già detto a Katia, per il ritardo nessun problema, figurati ^_^ Mille grazie per i complimenti anche a te. Ci si sente, ciao!

  
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