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Autore: Ledy Leggy    14/07/2015    3 recensioni
Una one shot piuttosto lunghetta scritta molto di getto:
"Racconto queste cose solo ai miei migliori amici." Osservo distrattamente mentre poso i gomiti sul bancone.
"Vuoi essere la mia migliore amica per una notte?" Anche lui deve essere piuttosto ubriaco.
Mi giro del tutto verso di lui e sorrido.
"Perché no?"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Migliori Amici Per Una Notte

 

 

 

Seduta al bancone del bar osservo il drink che mi sto rigirando tra le mani.

Non so nemmeno che cosa sia di preciso.

Senza pensare ne bevo un altro sorso.

Ora sono decisamente ubriaca.

Il tizio seduto a qualche sedia da me mi fa compagnia silenziosamente. Anche lui sta bevendo da parecchio tempo.

E così eccomi qui.

Io, Olyvia Flynn, super organizzata, previdente e responsabile sono ubriaca in un bar da sola.

Non pensavo che sarebbe mai successo.

Sono talmente tanto ansiosa che prima di riuscire ad ubriacarmi ho dovuto consegnare le chiavi della macchina al barista, che ora mi guarda preoccupato, e gli ho dovuto chiedere di mandarmi a casa quando fossi stata troppo ubriaca.

"Problemi d'amore?" Mi chiede il tizio seduto vicino a me, bevendo il suo drink tutto di un fiato.

Si avvicina al barista per farsi riempire il bicchiere e si siede sulla sedia più vicina.

"Anche tu?" Chiedo osservando il liquido nel mio bicchiere.

Alza le spalle e fa un mezzo sorriso.

"Vuoi raccontarmi?" Chiede poi.

Lo squadro per un po', dopotutto male non fa.

"Racconto queste cose solo ai miei migliori amici." Osservo distrattamente mentre poso i gomiti sul bancone.

"Vuoi essere la mia migliore amica per una notte?" Anche lui deve essere piuttosto ubriaco.

Mi giro del tutto verso di lui e sorrido.

"Perché no?"

 

 

Direi che inizia tutto un paio di anni fa.

Sto camminando rapidamente e nel frattempo sto parlando al telefono con mia sorella, Anne.

Quel giorno aveva litigato pesantemente con John, il suo fidanzato, nonché mio migliore amico.

"Dove sei andata? Ti avevo chiesto di non lasciarmi da sola!" Piange dall'altra parte del telefono.

"Sono solo al supermercato a prendere un po' di uova." Rispondo mentre accelero. Avevo calcolato il suo risveglio tra una decina di minuti, ma poco importa.

"E perché sento il rumore del treno?" Chiede sospettosa.

Maledico il treno.

"Sono passata dall'edicola per prendere una rivista." Invento notando un'edicola dall'altra parte della strada.

"In quella accanto alla Coop non c'era?" Chiede stupita.

"Già... torno tra circa un quarto d'ora. Tu fatti una doccia e riposati ok?" Chiedo nel telefono mentre ne approfitto per comprare davvero una rivista scientifica.

"D'accordo. A dopo." La sento rispondere prima di attaccare.

Giro l'angolo e mi avvicino rapidamente alla palazzina dove viveva Johnny.

Suono il campanello e aspetto che apra.

Non appena sento la porta scattare salgo rapidamente le scale fino al terzo piano, dove abita lui, e inizio a bussare alla porta.

"Che c'è?" Chiede aprendola appena.

Con ben poca grazia entro in casa.

"Olyvia? Che ci fai qui?" Chiede.

Lo squadro bene: non ha pianto, ma al posto dei soliti vestiti eleganti ha una maglietta sdrucita. Sotto agli occhi si notano delle profonde occhiaie e in terra ci sono un po' di cocci, probabilmente un bicchiere rotto.

Sbuffo frugando nella borsa.

"Ecco le chiavi di casa mia, facciamo un cambio." Decido mettendogli in mano le mie chiavi e sfilandogli le sue dalla tasca dei pantaloni. "Anne è a casa mia in lacrime. Ora tu muovi il tuo bel sederino e vai di corsa da lei."

Johnny mi guarda un po' stupito e fa qualche passo incerto verso la porta.

Lo spingo fuori del tutto e lo guardo camminare a passo svelto verso casa mia.

"Voglio essere la testimone al matrimonio!" Gli urlo dietro, mentre la nonnina che sale verso il quarto piano mi guarda sbigottita.

Rientro in casa con un sorriso e tiro fuori la t-shirt larga che ho portato per dormire e lo spazzolino da denti.

Sono una persona organizzata e mi piace esserlo.

Mi tolgo subito i pantaloni e la maglietta per cambiarmi e mettermi qualcosa di più comodo quando sento un rumore alle mie spalle.

Mi giro, la maglietta ancora in mano e io in biancheria intima e mi ritrovo a sperare che sia Zoe, la madre di Johnny.

Ovviamente non è lei.

Davanti a me c'è un ragazzo, che non ho mai visto prima, che mi sta fissando stupito e forse un po' spaventato.

"E tu chi diavolo sei?" Chiede squadrandomi.

Mi ricordo improvvisamente di essere in biancheria e mi affretto a mettermi la maglietta, imbarazzata come non mai.

Lui si avvia come se nulla fosse verso la cucina e alza il coperchio della padella per girare il sugo.

"Olyvia Flynn." Rispondo seguendolo. "Sono un'amica di Johnny. E la sorella della sua fidanzata."

Lui smette di girare il sugo e scola la pasta.

"Ah. La sorella di Anne?" Chiede poi mentre mescola la pasta col sugo.

Annuisco distrattamente e mi ritrovo ad annusare l'odore della pasta.

Devo sembrare una cocainomane pazza da quanto sniffo. Ma ehi! È proprio buono.

"Ti piace, vero?" Chiede versando la pasta nei piatti.

Devo averli interrotti precipitando in casa.

"Sì certo. Tu chi sei?" Chiedo sedendomi a tavola, come se fosse normale mangiare con un tizio appena incontrato.

"Matthew Chester. Sono un amico di John anche io. Mi stava raccontando adesso del litigio." Sorride sedendosi davanti a me e stringendomi la mano da sopra il tavolo.

In quel momento noto che è proprio un bel ragazzo.

Capelli castani che contrastano deliziosamente con gli occhi azzurri, un bel fisico e un sorriso stupendo.

"Non ho capito molto bene la dinamica dei fatti." Dico mentre inizio a mangiare. "Io mi limito a fargli fare pace."

"Non ho capito bene nemmeno io." Dichiara mangiando avidamente. "Ma mi piacciono come coppia." Aggiunge dopo poco.

"Lo dici solo perché sai che sono la sorella di Anne." Sghignazzo riempiendomi il bicchiere d'acqua.

"Non è vero. Lo dico perché è vero." Risponde serio. E sembra onesto.

"Complimenti per la pasta." Dico dopo qualche minuto di un silenzio che sta diventando imbarazzante.

Sorride contento mentre finiamo di mangiare.

"Come hai conosciuto John?" Chiede dopo un po'.

"Scuola. Andavamo in classe insieme al liceo." Rispondo brevemente. Sono troppo impegnata a pulire il sugo dal piatto per raccontare i dettagli.

"Tu?" Chiedo poi, per educazione.

"Ci siamo conosciuti ad un corso di fotografia." Risponde guardandomi con un sorriso stampato in faccia. "Sono contento che ti sia piaciuto." Ride indicando il mio piatto, che ormai è più pulito di prima.

Scrollo le spalle. Sono sempre stata una buona forchetta.

"Cucini bene." Rispondo sorridendo.

Apro il frigo per controllarne il contenuto.

Dopo un po' di indecisione prendo uno yogurt alla pesca.

Non credo che sia un caso il fatto che è il gusto preferito di Anne.

Matt mi guarda mangiare sorridendo.

"Sei abituata a piombare in casa degli altri così?" Mi chiede dopo un po'.

"No perché?" Rispondo mangiando.

"Sembri così a tuo agio. Hai portato un cambio e lo spazzolino da denti." Spiega indicando la mia roba ancora poggiata sul divano in salotto. "E di sicuro ti muovi come a casa tua."

"Non è certo la prima volta che vengo a casa di Johnny." Spiego ripulendo anche il barattolo dello yogurt. "Anche se da quando è fidanzato con Anne vengo molto meno. Sono troppo sdolcinati per i miei gusti. Perfino i nomi suonano troppo dolci. John e Anne. Troppe enne immagino." Dico alzandomi e mettendo i piatti da lavare nell'acquaio.

"No, sono così carini." Dice invece lui ridendo e alzandosi per aiutarmi.

"Conosci Anne?" Chiedo curiosa.

"L'ho vista un paio di volte." Spiega scrollando le spalle. "È piuttosto timida." Aggiunge poi.

Ci fermiamo entrambi quando finiamo di sparecchiare.

"Questo è il momento in cui tu te ne vai e mi lasci da lavare i piatti?" Chiedo divertita.

"Non ci penso nemmeno. A casa mia c'è zia Peggy. Io lì non ci entro fino alle dieci e mezza almeno." Dichiara subito convinto alzando le mani.

Sorrido divertita.

"È così antipatica?" Chiedo infilando le mani nell'acquaio e iniziando a lavare i piatti.

"Stressante direi. Tanto resta per tutto il fine settimana. La vedrò domani." Spiega lui mettendosi accanto a me con il cencio per asciugare i piatti che gli passo.

"Giuro che farò comprare a Johnny una lavastoviglie entro il mese prossimo." Sospiro.

"Non ti piace lavare i piatti a mano?" Chiede curioso.

"È una perdita di tempo." Spiego arricciando il naso. "Con la lavastoviglie si perde meno tempo."

Mi soffermo un attimo a strisciare la spugna contro la padella del sugo.

È sabato.

Ero talmente impegnata a consolare Anne, cercare John e sistemare i rimasugli del lavoro che non me ne sono nemmeno resa conto.

Sospiro stanca mentre passo anche la padella a Matt.

Lui la asciuga e la mette al suo posto.

Ha sempre quell'aria allegra e spensierata.

Non ho idea di come faccia. Io ho lavorato per una settimana come una matta, ho due occhiaie che arrivano a terra, i capelli stanno al loro posto per miracolo e ho rinunciato al trucco due giorni fa.

Lui si siede rilassato mentre io guardo l'orologio.

Sono a malapena le otto e mezza.

"Che facciamo per due ore?" Chiedo sedendomi sul divano e stiracchiandomi.

"Non saprei." Risponde sedendosi sulla poltrona davanti a me.

Così non va. Proprio no.

Sono seduta da due secondi e sto già per addormentarmi.

Mi alzo in fretta scrollando la testa.

"Ti va di guardare un film?" Chiedo avvicinandomi alla catasta di dvd nella libreria di John.

"D'accordo." Risponde lui sedendosi sul divano di fronte alla TV. "Quali sono le opzioni?" Chiede guardandomi scegliere.

Scorro in fretta tutti i film.

"Iron Man o Avengers?" Chiedo tirando fuori i due dischi dallo scaffale.

Lui mi guarda con sguardo disperato.

"Anche a te, come a John, piacciono i film di azione?" Chiede.

"Ci sarà un motivo per cui siamo molto amici." Sorrido rispondendo.

"Io li odio." Borbotta seccato.

Sventolo i due film davanti alla sua faccia.

"Allora?" Chiedo aspettando un po'.

Lui borbotta qualcosa che ignoro completamente.

"Hai ragione, meglio Avengers. Ci sono più fighi." Infilo il dvd nel lettore e mi siedo accanto a lui.

 

Due ore dopo, lasciata passare anche la scena finale, mi volto sorridendo verso Matt.

Mi rendo conto solo ora che si è addormentato, la testa inclinata appoggiata sullo schienale e l'espressione angelica.

Spengo la TV in fretta e gli metto un po' di cuscini sotto alla testa.

Dopotutto ha detto che a casa c'è la zia antipatica, non gli dispiacerà se non lo sveglio.

Mi lavo i denti in fretta e mi sistemo un po' in bagno.

Controllo il telefono e non trovo nessuna chiamata. Segno che tra Anne e John le cose stanno andando nel verso giusto.

Sorrido soddisfatta.

Ripassando accanto al divano mi accorgo che Matt si è steso del tutto sui cuscini.

A quel punto vado a letto anch'io.

Mi sdraio sul letto enorme di John e mi addormento all'istante.

 

 

"Quindi quella sera non è successo niente?" Chiede l'uomo seduto accanto a me.

Scuoto la testa mentre guardo il barista lavare i bicchieri.

"Allora la mattina dopo?" Chiede curioso.

"Niente ancora." Rispondo scrollando le spalle.

 

 

Vengo svegliata da un telefono che squilla.

Sbuffo contro il cuscino e mi alzo in piedi.

Uscendo dalla camera resto accecata dalla luce del sole che filtra attraverso le finestre.

Prima che riesca a raggiungere la mia borsa per controllare il cellulare qualcuno ha già risposto.

Con uno sbadiglio mi stropiccio gli occhi e cerco di capire cosa sta succedendo intorno a me.

Solo dopo qualche secondo mi viene in mente che Matt è ancora in casa.

Mi giro e lo vedo che mi viene in contro.

"Buongiorno!" Esclama allegramente.

Rispondo con un "Giorno" altamente biascicato.

Come diamine fa ad essere così sveglio di prima mattina?

"Ti ho lasciato la colazione in cucina." Spiega mentre controlla il contenuto delle tasche.

Mi affretto ad entrare in cucina e sorrido alla vista del pane e della marmellata disposti sul tavolo.

Mi siedo e inizio subito a mangiare, mentre Matt mi guarda con un sorriso da sotto lo stipite della porta.

"Perché non mi hai svegliato ieri sera?" Chiede poi.

Scrollo le spalle mentre ingurgito un morso di panino più grande di me.

"Dormivi troppo bene." Rispondo. "E non volevo che ti addormentassi in macchina mentre guidavi. Ti avrei avuto sulla coscienza." Aggiungo poi bevendo del succo.

Ride guardandomi e io sorrido a mia volta.

"Devo andare." Dice dopo un po', dispiaciuto.

"Tua zia ti aspetta?" Chiedo sorridendo.

"Già." Sbuffa con trasporto. "E mia sorella minaccia di suicidarsi se resta sola ancora a lungo." Aggiunge poi.

Rido divertita.

"Allora è meglio se vai."

Mi alzo in piedi e lo accompagno alla porta.

"Quando ci rivedremo?" Chiede lui sorridendo.

Scrollo le spalle pensando.

"Probabilmente al matrimonio di John e Anne." Affermo dopo un po'.

"Ma passerà un sacco di tempo." Si lamenta lui con una smorfia.

Sorrido divertita.

"Non importa." Rispondo. "Di sicuro ci rivedremo, no? Fattelo bastare."

Sorride anche lui.

"Beh ciao." Dice uscendo sul pianerottolo.

"Ciao." Rispondo io.

In quel momento siamo entrambi imbarazzati.

Non so mai se salutare le persone e come.

Voglio dire, ci eravamo conosciuti solo la sera prima. Era abbastanza per abbbracciarci? O bastava una stretta di mano?

Matt risolve i miei dubbi stringendomi in un abbraccio.

Io lo stringo a mia volta e, dopo averlo guardato scendere qualche gradino, chiudo la porta e torno alla mia colazione.

Solo allora mi viene in mente che avrei dovuto chiedergli almeno il numero di telefono.

Ma non sono il tipo da lamentarsi troppo, né che si fa illusioni.

Perciò mi limito a credere che non lo rivedrò mai più e torno alla mia vita.

 

 

"E? Non l'hai più rivisto fino al matrimonio?" Mi chiede l'uomo accanto a me, curioso.

Abbiamo smesso entrambi di bere, sotto allo sguardo soddisfatto del barista.

Chissà quanti migliori amici per una notte vede lui.

Gli chiedo una bottiglietta d'acqua perché tutto quel parlare mi sta mettendo sete e asciugando la bocca.

"Nei mesi seguenti ne parlo un po' con John. Ogni tanto lo distinguo nei suoi discorsi, nei racconti delle sue serate. Ma non lo vedo più fino al matrimonio."

Sospiro al ricordo.

"Racconta." Dice semplicemente il mio migliore amico per una notte.

Bevo un sorso d'acqua e continuo a parlare.

 

 

Al matrimonio sono la testimone.

Mi sono vestita con un abito viola chiaro.

Non so come lo chiamerebbero le altre donne presenti. Per me è viola chiaro.

Un colore pastello, non troppo appariscente.

Anne è vestita di bianco, sorride continuamente e sembra una regina.

È stata acconciata alla perfezione, tra parrucchiere, abito, scarpe e organizzazione mi ha assillata tutti gli scorsi mesi.

Sono passati ormai sei mesi dall'incontro con Matt.

Mi sono quasi dimenticata del tutto di lui, è rimasto un mio piacevole ricordo di una serata particolare.

Un ragazzo carino di quelli che se ne incontrano pochi nella vita.

Quando manca mezz'ora al matrimonio e gli invitati sono già tutti seduti mi ritrovo a tenere tranquilla Anne.

In realtà sono quasi più agitata di lei.

So che in teoria sono la testimone dello sposo e devo aiutare lui, quindi mi ritrovo a correre da una parte all'altra per tenere calmi entrambi.

Sono nervosi all'inverosimile.

Ma li posso capire.

Mentre cammino traballante sui tacchi, a cui non sono decisamente abituata, ma che mia sorella mi ha costretta a mettere, saluto i parenti che passano sorridendo e che prendono posto.

Gente di cui non ricordo il nome e che non vedo da anni.

Alla fine quando tutti hanno preso posto, mi ritrovo di fianco a Johnny ad aspettare che Anne entri, accompagnata da mio zio.

Nostro padre è morto anni fa.

Niente di particolare, un incidente in macchina, ormai ci siamo abituate all'idea.

La vita va avanti.

E non si ferma ad aspettare se resti indietro.

Poso una mano sulla spalla di John.

"So che dovrei essere carina e gentile perché è il tuo matrimonio e mi hai davvero chiesto di essere la testimone." Gli sussurro nell'orecchio. "Ma giuro che se non ti dai una calmata mi metto a ballare la samba." Dichiaro seria.

Coglie il riferimento ad una serata in cui ci siamo ubriacati insieme qualche anno prima e sorride.

Smette di tamburellare con la mano contro la coscia.

Poi attacca la musica.

Lo vedo irrigidirsi di colpo e gli tiro un leggero calcio per ricordargli di respirare. Faccio qualche passo indietro e osservo Anne entrare a passo lento.

La osservo bisbigliare nell'orecchio di zio Henry. Se la conosco bene lo sta ringraziando.

Raggiunge John e gli prende la mano.

Sorridono entrambi come bambini e la loro visione fa sorridere anche me.

Ascolto distrattamente il prete che parla e mi diletto ad osservare le espressioni dei volti di mia sorella e del mio amico.

Quando cala il silenzio e si voltano tutti verso di me, prendo le fedi dalla borsa e gliele porgo.

Abbiamo deciso - io, gli sposi e il testimone della sposa, un certo Carl - che sono la persona migliore per portare gli anelli.

Forse perché sono ansiosa fino all'inverosimile e non rischio di dimenticarli.

Mentre sorrido vedendoli mettersi gli anelli e ascoltare il prete che parla ripenso a quando li ho fatti conoscere.

Per sbaglio in realtà.

Anne era venuta a prendermi a casa di Johnny dopo che ci eravamo ubriacati insieme.

Aveva finito per prepararci un caffè a tutti e due.

Poi avevano iniziato a frequentarsi anche senza di me, erano diventati amici e poi fidanzati, lasciando me estremamente stupefatta.

All'inizio avevo paura di ritrovarmi in mezzo a due fuochi, in casi di litigio.

Avevo paura che un litigio tra di loro mi avrebbe costretta a prendere una posizione e rinunciare a uno dei due.

Invece avevo finito per dover consolare entrambi ogni volta che litigavano.

Insomma facevo il doppio del lavoro.

Gli sposi si baciano e mia madre fa partire gli applausi, mentre si asciuga le lacrime.

Accanto a lei, Zoe, la madre di Johnny, la sta abbracciando e ride e piange contemporaneamente.

Cavoli piangono tutti qui dentro.

Io sorrido come ho fatto poche volte nella mia vita.

Finita la cerimonia ci spostiamo tutti verso un ristorante dove ci aspetta il pranzo, con taglio della torta e - gulp - il discorso dei testimoni.

Mentre entriamo cercando ognuno i suoi posti un sacco di gente mi viene incontro per presentarmi il cugino tal dei tali, la nonna della nipote della cognata dello sposo ecc. perché sono la testimone dello sposo.

Sorrido cordiale a tutti i visi che mi passano davanti e di cui non ricorderò il nome a partire da tre secondi dopo averlo sentito.

Alla fine sento qualcuno - salvezza mia - che mi afferra per un braccio e mi trascina verso il tavolino tondo di Johnny e Anne.

Non ho idea di come siano messi i posti. Ho aiutato Anne fino al vestito da sposa, l'organizzazione dei posti a tavola l'ho lasciata a lei. È decisamente più esperta di me nel ricordarsi chi si sta simpatico, chi odia chi e chi ha litigato di recente ma se lo metti accanto fa pace.

Sorrido grata a Johnny che mi fa sedere accanto ad Anne e rilasso i piedi sotto al tavolo.

Dannati tacchi dodici.

Oltre a saperci appena camminare e a spaccarmi i piedi, sono talmente alti che non mi sento più me stessa.

Li sfilo con disinvoltura sotto al tavolo, ringraziando il cielo che qualche anima pia ha deciso di usare tovaglie bianche che arrivano a terra.

Abbraccio Anne accanto a me e la faccio ridere con una battuta, non ricordo più su cosa.

Accanto a lei si siede, dopo pochissimo, Johnny.

La sedia di fronte a me si sposta e riconosco con stupore il volto che si siede di fronte a me.

"Matt?" Chiedo incerta.

Lui si gira stupito e mi sorride.

Già tanto che si ricordi di me dopo sei mesi.

"Ciao Olyvia!" Mi saluta.

Il posto accanto a me viene subito occupato da una ragazza bionda con gli occhi azzurri che sorride a Matt.

"Lei è mia sorella Cecily." Dice Matt indicandomela.

Le stringo la mano e non faccio in tempo a parlare che Carl, il testimone di Anne, si siede tra Matt e la sorella, occupando l'ultimo posto del tavolo.

"Pronta al discorso?" Mi chiede con un sorriso.

Sorrido a mia volta, un po' nervosa e annuisco.

"Una persona come te se lo sarà scritto." Osserva Matt sorridendomi.

Mi sorprende che si ricordi di quanto sono organizzata, ma mi limito ad annuire.

"Almeno cinque volte. Ma adesso mi sembrano tutti troppo scontati." Dico guardandomi intorno.

Il discorso si fa prima dell'inizio del pranzo no?

Matt ride e mi distraggo per un secondo ad ascoltare la sua risata.

"Tranquilla inizio io." Mi sussurra Carl comprensivo.

Si alza in piedi e Anne attira l'attenzione degli altri facendo tintinnare il cucchiaino contro il calice.

Mi viene in mente che tra pochi minuti mi dovrò alzare in piedi anche io e mi affretto a rimettere i tacchi.

"Sono molto contento che Anne abbia finalmente incontrato la persona giusta." Sta dicendo Carl quando torno a prestare attenzione a ciò che succede sopra al tavolo.

"Da quando ha incontrato Johnny è più felice e questo rende più felice anche me. Spero che la loro unione sia sempre allegra e che duri per sempre. Ma so che grazie alla vostra tenacia riuscirete sempre ad andare avanti." Mia madre si sta asciugando una piccola lacrima mentre io ascolto indifferente.

"Vorrei fare tanti auguri agli sposi. E ora lascio la parola a Lyv, sperando che riesca a dire qualcosa di più interessante, come le donne sanno sempre fare." Conclude.

Qualcuno ride sommessamente e io mi alzo in piedi sorridendo.

Perché stanno tutti fissando me? È snervante.

Prendo un bel respiro e do un ultimo sguardo intorno.

John e Anne mi sorridono con aspettativa, faccio scorrere lo sguardo e trovo mia madre poco distante che si stringe a Zoe.

Scorro su parenti e parenti e mi fermo su Matt, che mi fa l'occhiolino e un cenno con la mano per invogliarmi a parlare.

Mi schiarisco la gola e inizio a parlare. Al diavolo tutti i discorsi provati la sera prima. Andrò a braccio.

"Quando Anne è venuta a riprendermi a casa di Johnny e ci ha trovato ubriachi..." inizio lentamente, qualcuno ridacchia piano "non mi aspettavo di certo che si fossero piaciuti."

"Quando poi Johnny mi ha chiesto di dargli il numero di telefono di Anne, di sicuro non pensavo che due settimane dopo si sarebbero messi insieme."

Sorrido mentre vedo mia madre che piange mentre Zoe le porge dei fazzoletti.

"Tranquilla mamma va tutto bene." Le sorrido.

Tutti si girano verso di lei e pian piano anche qualcun altro inizia a piangere.

Okay, è l'effetto opposto a quello che volevo ottenere.

Mi schiarisco ancora la voce e proseguo.

"Da allora avete litigato più volte e avete imparato a conoscervi meglio." Sorrido girandomi a metà verso gli sposi e parlando a loro. "Ma avete capito che siete adatti l'uno all'altro. E io non potevo desiderare di meglio." Anne mi sorride raggiante.

"Spero che la vostra felicità ci possa sempre contagiare tutti, perché ne abbiamo bisogno." Adesso sorrido più convinta.

"All'inizio, quando vi siete messi insieme, avevo paura che avreste litigato subito. Pensavo che foste troppo diversi." Oops forse era meglio non dirlo.

"Invece voi mi avete dimostrato che la diversità e ogni difficoltà non vi avrebbero impedito di stare insieme." Sorrido verso Johnny.

"Anche tu hai aiutato. Chiudendoci insieme in camera quando litigavamo." Interviene lui facendomi ridere.

"Colpa vostra. State troppo bene insieme." Sorrido e sento gli occhi che si inumidiscono.

I parenti sorridono e qualcuno piange ancora.

"Sto perdendo il filo del discorso." Ammetto dopo un po' con la voce incrinata.

"Beh se avessi saputo che farvi conoscere avrebbe portato a questo vi avrei presentati prima." Sorrido infine.

"Spero che zia Zoe continui a farmi i biscotti e che la vita continui così com'è, perché in questo momento è perfetta.

Perciò facciamo un bel brindisi per gli sposi e pensiamo a divertirci." Concludo prendendo in mano il calice con lo spumante e alzandolo in aria.

Gli invitati mi imitano e mormorano tutti 'agli sposi'.

Io mi siedo riprendendo il fiato e sorridendo.

Sbaglio o metà degli invitati sta piangendo?

Anne mi abbraccia di slancio e io la stringo ridendo.

"Bel discorso." Si complimenta Cecily.

Sorrido soddisfatta e rilassata.

"Quasi meglio di quelli che avevo preparato ieri." Sorrido verso di lei.

I piatti iniziano a passare e in quel gruppo di persone mi sento come a casa.

"Mi spiegate bene una volta per tutte come vi siete conosciuti voi?" Chiede Cecily curiosa spostando lo sguardo da me a Matt.

Sorrido e lascio che lui prenda la parola, mentre mi butto sugli antipasti.

"Sei mesi fa ero andato da Johnny per consolarlo perché aveva litigato con Anne." Inizia lui.

"E Annie era a casa mia perché aveva litigato con Joh." Aggiungo io.

"Ad un certo punto qualcuno ha suonato al campanello e poi ha bussato quasi sfondando la porta." Ride Matt portando avanti la storia.

"Già! Mi avevi detto che andavi a comprare le uova!" Ride Anne ricordando all'improvviso.

"E quando le ho aperto mi ha gentilmente imposto di andare da Anne." Ride John, sottolineando con ironia il gentilmente.

"E io l'ho trovata in biancheria intima che si cambiava nell'ingresso di casa tua." Ride Matt.

Appoggio la testa sulle mani.

"Non me lo ricordare." Mugugno.

"Cosa?!" Esclamano in coppia John e Anne.

"Perché non me l'hai detto?" Chiedono ancora insieme, ma John rivolto verso Matt e Anne verso di me.

"Non pensavo ci fosse qualcun altro in casa!" Mi giustifico grattandomi il naso imbarazzata.

"Non era mica una brutta visione." Commenta Matt bevendo dal suo calice.

Arrossisco fino alla punta dei capelli e lo guardo truce.

"Ti sei già vendicata." Mi fa notare lui. "Mi hai costretto a vedere quel film d'azione che mi ha fatto addormentare."

"Esagerato." Sbuffo verso di lui.

Cecily ha seguito stupita lo scambio di battute e ora sta ridendo con le mani sulla pancia.

"Siete bellissimi!" Esclama ridendo.

"E non vi sentite da allora?" Chiede Johnny stupito.

Alzo le spalle e faccio segno di no con la testa.

Anne mi guarda male.

Con lei avrò tempo di discutere più tardi.

"Com'è andata con vostra zia?" Chiedo ricordando che doveva vederla e che era disperato all'idea.

"Zia Peggy? È qui. Se vuoi dopo te la presento." Ride Matt.

"Mh. No grazie, da come l'hai descritta sembra tremenda." Rispondo.

"Vedo che ti piace ancora mangiare." Osserva mentre riempio il piatto di una bella porzione di pasta. "E io che pensavo che fosse merito del mio sugo." Ride divertito.

"Non era male quello." Ammetto iniziando a mangiare.

"Lyv, hai fatto un discorso bellissimo. Oh Annie stai d'incanto." Mia madre si è avvicinata al tavolo e sta stritolando me ed Annie in un abbraccio.

Brontolo un po' mentre mi allungo verso il piatto per continuare a mangiare e mia madre mi lascia. Mi conosce troppo bene.

"Ora che la minore si è sposata puoi pensare anche te a trovarti qualcuno." Osserva poi con tono innocente.

Forse in effetti non mi conosce così bene.

Rischio di strozzarmi con gli spaghetti mentre tutti intorno al tavolo ridono.

Io tossisco e evito di rispondere incenerendo mia madre con lo sguardo.

Cecily la distrae presentando se stessa e Matt e io ne approfitto per tornare a mangiare.

Alla fine del pranzo, saranno state quasi le sei del pomeriggio, gli sposini decidono che per loro è arrivato il momento di partire per il viaggio di nozze.

Ho già sbadigliato circa cinque volte nell'ultimo minuto e non vedo l'ora di andare a casa a dormire.

Lo so che è presto, ma sono stanca morta.

Tra l'altro gran parte degli invitati se ne è già andata.

Saluto Anne e John quando salgono sulla loro macchina, tutta allegramente addobbata e le ordino di chiamarmi presto, anche se so che non lo farà.

Quando partono Matt mi offre un passaggio verso casa e dopo pochi minuti sono a dormire.

 

 

"Vi siete scambiati i numeri quella volta?" Chiede il mio pseudo migliore amico.

Annuisco sorridendo.

"Ma prima che mi chiami passa un'altra settimana."

"Come siete lenti." Osserva. "Io e Jane ci siamo messi insieme quasi subito."

"Com'è successo? Mi sento egocentrica se parlo solo io." Chiedo sorridendo.

"Niente di così strano. Ci siamo conosciuti ad una festa e siamo usciti un po' insieme. Poi oggi l'ho vista pomiciare con un altro."

Rinizia a bere dal suo drink ancora avviato e io mi affretto a continuare con la mia storia per cercare di distrarlo.

 

 

Un giovedì mi chiama mentre sono a lavoro - lavoro per una ditta di sistemi di sicurezza - e mi chiede se voglio uscire a cena con lui quella sera.

All'inizio sono un po' incerta se accettare o no. Odio andare a cena fuori quando il giorno dopo devo lavorare, ma alla fine decido che ne vale la pena.

Mi porta in un ristorante sul mare e parliamo un sacco.

Parliamo di tutto ciò che ancora non sappiamo l'uno dell'altro, il lavoro, le amicizie, le vacanze...

Mi racconta qualche episodio della sua infanzia e io contraccambio.

 

 

"Accorcia un po' se vuoi finire prima di domani mattina." Mi suggerisce il mio compagno di bevute.

"Non è colpa mia se siamo andati con calma." Sbuffo.

"Arriva almeno al primo bacio. O alla prima volta che siete andati a letto insieme." Suggerisce lui.

"Il primo bacio è stato quella sera." Spiego saltando una parte della serata in cui avevamo passeggiato e riso sulla spiaggia al tramonto.

"Fammi indovinare. Ti ha baciata sulla spiaggia?" Chiede il tizio sorridendo.

"No, davanti a casa dopo che mi aveva accompagnata." Ammetto con un sorriso. "Ma è stato comunque dolcissimo."

"E l'hai invitato a salire da te?" Chiede con un sorriso malizioso.

Gli tiro una pacca sul braccio.

"No, stupido. Siamo andati a letto insieme solo cinque appuntamenti dopo." Rido mentre parlo.

"Così tanto?" Chiede stupito.

"Non siamo tutti così veloci in amore." Sbuffo divertita davanti alla sua faccia.

"Allora siete andati a letto insieme e vi siete fidanzati, immagino. Cosa è successo poi?" Chiede curioso.

Faccio una smorfia.

Ecco la parte della storia che mi piace meno.

 

 

Dopo un anno dal primo incontro, ormai quasi sei mesi che stavamo insieme, vivevamo ancora in due appartamenti diversi.

Ma stavamo quasi sempre insieme.

Come al solito torno da lavoro poco prima delle sette ed entro in casa sua con le chiavi che mi aveva lasciato da qualche settimana.

Entro tranquillamente come al solito e cerco di non fare troppo chiasso chiudendo la porta.

Sento un rumore strano e mi avvio verso il salotto.

Sul divano ci sono Matt e una ragazza, o meglio una stangona bionda che si baciano.

Non si accorgono nemmeno della mia presenza da quanto sono impegnati. Soltanto dopo che ho fatto cadere la borsa in terra dallo stupore si girano vero di me.

Dio sa quanto ho odiato lo sguardo sulla faccia di Matt in quel momento.

Vi si leggevano commiserazione e pena. E forse anche un po' di senso di colpa.

Ma ero troppo impegnata per notarlo.

 

 

Il mio nuovo amico mi posa una mano sulla spalla, vedendo la rabbia nei miei occhi.

Ma io non mi faccio scrupoli e vado avanti con la narrazione, perché tutto ciò mi sta facendo bene.

Raccontare tutta la storia dall'inizio alla fine. Senza interruzioni.

 

 

Corro via.

Corro più veloce che posso.

Non lo sento nemmeno chiamarmi.

Corro a casa e mi ci chiudo, sperando che nessuno venga a cercarmi.

So che prima o poi arriveranno, ma adesso voglio stare da sola.

Non bevo.

Ho troppa paura di ubriacarmi.

E non voglio ubriacarmi per colpa di qualcuno che mi ha tradita.

Fin'ora mi sono ubriacata solo alle feste con John, per divertimento. Mai per dimenticare qualcosa.

E non voglio che la bottiglia diventi la mia ancora di salvataggio.

Perciò prendo appuntamento sul divano con un film e una ciotola di pop corn.

Spengo il cellulare e stacco la spina del fisso, così sono sicura di non essere disturbata.

Il mio campanello non funziona più da circa una settimana, perciò anche lui non mi disturberà.

Resto a casa per tutta la sera e solo alle undici qualcosa mi distrae dal film che sto guardando.

Chissà perché sono andata a scegliere un film strappalacrime poi.

E tra tutti i film strappalacrime proprio Titanic...

Ho intervallato la visione dei film con la musica, perciò nonostante siano passate da poco le undici non ho ancora finito di vederlo.

In quel momento sento bussare alla porta.

Sembra che qualcuno la voglia sfondare da quanto bussa.

Non ho lo spioncino.

Perciò mi ritrovo ad accostare l'orecchio alla porta per cercare di capire chi è.

Quando riconosco la voce apro sollevata e Anne mi abbraccia subito.

Parla di qualcosa, ma non ascolto. So già che sta dicendo che mi ha cercata ovunque e che non dovevo spegnere il telefono.

Quando si accorge che non la sto ascoltando si siede accanto a me per continuare a guardare il film insieme.

Alla fine piangiamo tutte e due come sceme.

Lei per il film, l'ha sempre fatta piangere un sacco.

Io per Matt.

E ci addormentiamo così.

 

La mattina dopo è sabato e restiamo tutte e due a casa.

"Ieri sera ci ha chiamati Matt mentre stavamo per cenare." Sta raccontando ora, mentre io, gli occhi rossi e gonfi, mangio come se non ci fosse un domani. "Era distrutto. Non mi ha spiegato la situazione, ha detto solo di venire a cercarti perché non avresti voluto vederlo." Spiega.

"Che perspicace." Borbotto mentre mangio una bella fetta di pane e burro.

"Che è successo di preciso?" Chiede sospirando.

Ora mi sento anche in colpa perché le sto rovinando un fine settimana con Johnny.

"Sputa il rospo." Aggiunge poi minacciosa.

"Quando sono tornata a casa era sul divano che si divertiva con una spilungona bionda." Mi limito a dire io.

Cerco di non piangere.

Ci provo con tutta me stessa.

Ma il risultato deve essere penoso dallo sguardo di Anne.

"Forza Livvy, vedrai che si sistemerà tutto." Cerca di rassicurarmi. "Oh sono una frana a consolare dalle delusioni amorose. Ma è colpa tua, hai avuto troppi pochi fidanzati." Sbotta infine.

Sto per sorridere, me lo sento.

La bocca si incurva verso l'alto.

Ma si blocca quando qualcuno bussa delicatamente alla porta.

Perché diamine non ho uno spioncino?

Anne va ad aprire mentre io mi chiudo in camera.

Dopo pochi secondi mia sorella si affaccia alla porta dispiaciuta.

"Ti va di vedere Cecily?" Chiede sussurrando.

Scuoto la testa in fretta e lei richiude la porta.

Ma evidentemente non riesce a mandare via la sorella del mio fidanzato. Ex-fidanzato.

Perché Cecily inizia a parlare poco dopo, attraverso la porta.

Mi racconta di quella ragazza bionda, Lilian.

A quanto pare era la ex di Matt. Non si vedevano da qualche anno.

Adesso è tornata ed è andato a trovarlo.

E l'ha baciato pensando di poter tornare con lui.

 

Non regge.

Non riesco a pensare ad altro da tre ore, anche se ormai sia Cecily che Anne se ne sono andati.

Anche io ho un ex, ma se mi venisse a baciare lo respingerei di sicuro.

Anche perché è uno stronzo antipatico.

Ma Matt stava rispondendo diamine.

 

Ed è così che passo tutta la giornata.

 

 

"Ed è per questo che sei qui?" Mi chiede il mio amico per una notte.

Scuoto la testa.

"No questo è successo circa un anno fa." Spiego io.

"Se non ti sei ubriacata per quello cosa è che ti ha fatto venire qui oggi?" Chiede incuriosito.

Sospiro.

"Andiamo con ordine, vuoi?" Chiedo cercando il punto della storia in cui ero rimasta.

"Aspetta, siete tornati insieme dopo?"

"Dopo sei mesi." Rispondo contrariata dal salto di trama.

"Allora salta a quei sei mesi meno un giorno e riassumi le pippe mentali." Chiede interessato.

 

 

Non l'ho più visto per quei sei mesi.

Ho eliminato il suo numero dal cellulare, non ho risposto quando mi chiamava l'ho evitato in tutti i modi possibili.

Continuavo a vedermi con Cecily ogni tanto, ma le avevo proibito di parlare di lui.

Così anche a Johnny e Anne.

Sapevo che John passava un sacco di tempo con lui, ma mi bastava che non fosse nei paraggi quando c'ero io.

Evitavo i posti che gli piacevano e quelli che sapeva che piacevano a me.

Avevo capito che non voleva forzarmi a parlargli, ma non volevo comunque vederlo.

Per riuscire a farmi parlare con lui, John e Anne mi hanno chiuso in una stanza con lui.

 

"John? Sei tu?" Mi chiede una voce mentre la porta si chiude alle mie spalle.

E lì capisco la fregatura.

Anne non è entrata.

Trattengo il fiato sperando che non si giri. Perché la sua voce mi è già mancata troppo.

Il tono dolce con cui mi chiamava al telefono, con cui mi salutava la mattina e mi accoglieva la sera.

Mi giro velocemente e cerco di uscire.

Inutile.

"Johnny?"

Lo sento girarsi e sento le lacrime che iniziano a colare lungo le mie guance.

In quel momento giuro più volte che ammazzerò Anne.

Il suo tono però è strascicato.

Lievemente diverso da come me lo ricordavo.

Per quello, e per niente altro mi giro.

Resta a guardarmi come se fossi un miraggio. Poi sospira e si siede di nuovo sulla poltrona, dandomi le spalle

Resto a bocca aperta.

Nella penombra della stanza non sono riuscita a vederlo bene.

E ora lo voglio rivedere.

Mi avvicino in punta di piedi e resto in piedi davanti a lui.

Ha un occhio viola.

È l'unica cosa a cui riesco a pensare in quel momento.

Deve aver preso un bel pugno.

Sarà stata una rissa in un bar?

Gli sfioro la faccia, mentre lui chiude gli occhi.

In quel momento vedo una lacrima che scende da sola lungo la sua guancia.

La asciugo, perché sento di non poter fare altro.

Mi avvicino al suo viso e sento puzzo d'alcool. È ubriaco.

L'ho davvero scosso così tanto? Anne mi aveva accennato che aveva dei problemi, ma non credevo di quel genere.

Ai suoi piedi c'è una bottiglia di vino.

Mi affretto a prenderla e a buttarla via.

Noto con sollievo che non ce ne sono altre in giro, né vuote né piene.

Lui resta seduto sulla poltrona.

Io mi siedo per un po' sul divano, incerta sul da farsi.

Resto lì a pensare per quelle che mi sembrano ore, ma forse sono solo pochi minuti.

Poi mi riscuoto.

Prendo del ghiaccio e glielo metto sull'occhio.

E lui mi bacia.

Dio, se mi era mancato.

Il ghiaccio finisce in terra.

Rispondo al bacio e quella notte dormiamo abbracciati.

Restiamo abbracciati anche il giorno dopo, fino a quando lui mi chiede scusa.

Mi racconta di quella sua ex, Lilian, e mi spiega che quando ero arrivata lei l'aveva appena baciato.

E lui non sapeva come reagire.

Non riusciva a capire cosa fare.

Ma mi dice anche che mi ama.

E io mi fido.

Perché fin'ora, nonostante tutto, sembra che sia sempre stato sincero con me.

Perciò gli credo.

 

 

Respiro con un lieve sorriso e guardo verso il mio amico.

"Insomma tutto bene." Dice lui un po' incerto.

"Siamo tornati insieme." Sorrido annuendo.

"E sei felice giusto?" Chiede poi.

Io annuisco ancora una volta.

"Allora mi puoi spiegare che ci fai qui?" Chiede stupito. "Insomma sono passati sei mesi, se non mi sbaglio, da quando vi siete messi insieme. Che ci fai qui? Una crisi a scoppio ritardato?"

Rido divertita.

"No tutt'altro." Lo correggo.

Mi guarda aspettando una spiegazione.

Sospiro.

"Mi ha chiesto di sposarlo."

 

"Non ti sei ubriacata quando ti ha tradito - sempre che così si possa dire - e ti ubriachi quando ti chiede di sposarlo?" Sembra che il mio migliore amico mi voglia strozzare.

Il barista ci guarda con aria interessata per qualche secondo, poi scuote la testa.

Mi stringo nelle spalle e sospiro, mentre avvicino il drink alle mie labbra.

Il mio amico me lo strappa di mano e lo posa fuori dalla mia portata.

"Qual'è il tuo problema?" Chiede divertito.

"Non lo so." Ammetto.

"Quindi questo Matt sta aspettando da qualche ora la tua risposta?" Chiede stupito.

"Cinque ore." Le ho contate.

"Cinque..." il mio amico per poco non si strozza con la sua stessa saliva.

"E che aspetti a dirgli di sì?" Chiede non appena si riprende.

Mi stringo nelle spalle.

"Forse aspettavo di incontrare un migliore amico per una notte che mi facesse ragionare." Osservo.

"Robert."

"Cosa?"

"Mi chiamo Robert. E sono felice di essere stato il tuo migliore amico per una notte. Ma adesso vai a rispondere di sì a quel pover'uomo." Sorride.

"Prima devo risolvere una questione qui." Osservo girandomi del tutto verso Robert.

Lui mi guarda sconcertato.

"Riguardo?" Chiede curioso.

"La tua fidanzata." Rispondo guardando verso di lui. Ignoro il suo sospiro e continuo a parlargli. "Sei sicuro che fosse lei a baciare lui e non il contrario?"

Lui mi guarda alzando un sopracciglio.

"Intendi che lei non voleva baciarlo?" Chiede indeciso.

Annuisco.

"Non è detto. Però magari è così. Ascolta le sue spiegazioni, decidi cosa fare e fallo. L'importante è essere sicuri. Ho sprecato sei mesi a evitare Matt e mi sono accorta solo dopo che stava quasi peggio di me. Ed era solo un fraintendimento. Non farti rovinare da un dubbio, chi vivrà vedrà. Il futuro è nelle tue mani." Gli sorrido.

Lui si distrae un po', poi si gira e mi sorride a sua volta.

"Grazie per avermi raccontato la tua storia. Mi ha aiutato molto."

Sorrido ancora mentre mi giro per osservare il resto del bar.

"Oh oh. Alle tue ore sette c'è una tipa che sembra cercare te." Dico vedendo una donna entrare.

"E alle tua ore nove c'è una che cerca te. Credo sia tua sorella." Ribatte lui.

Mentre si fermano a parlare tra di loro prendo un tovagliolo sul bancone e ci segno in fretta il mio numero.

Lui fa lo stesso su un altro foglietto e me lo porge.

"Risolvi la questione con la tua fidanzata." Sussurro infine sorridendo verso la ragazza - presumo Jane - con i capelli rossi e la faccia dispiaciuta.

"Mi inviterai al tuo matrimonio?" Chiede lui sorridendo.

"Contaci." Ci giriamo in contemporanea e sorridiamo ad Anne e alla ragazza.

"Siete ubriachi." Commenta Anne storcendo il naso

"Sì. Decisamente." Do una pacca sulla spalla a Robert. "Ti presento Robert. Stasera siamo stati migliori amici."

Anne gli sorride distrattamente.

"Lei è Jane, la mia ragazza. Credo." Dice invece Robert.

Il barista mi porge le chiavi della macchina, che io porgo direttamente a Anne.

"Noi andiamo. I due piccioncini hanno da risolvere una questione." Spingo Anne fuori dal locale. "Ci vediamo al matrimonio." Aggiungo uscendo.

"Lyv, stai veramente male. Ora ti porto a casa e dormi." Mi dice Anne gentilmente facendomi salire in macchina.

"No portami da Matt." Ordino.

Lei esita, incerta se darmi retta.

"Annie dico sul serio. Portami da Matt."

Anne guida lentamente per la città e mi lascia davanti a casa del mio fidanzato.

La saluto scendendo dall'auto e suono il suo campanello.

Quando mi apre salgo lentamente le scale.

"Che succede?" Mi chiede vedendomi.

Ha delle profonde occhiaie. Forse non ha dormito per colpa mia.

Mi si stringe il cuore al pensiero.

"Sei ubriaca?" Chiede stupito facendomi entrare.

"Sì, ma non importa." Rispondo fermandomi davanti a lui.

"Lyv, vai a letto." Mi dice passandosi una mano tra i capelli.

"No, adesso mi ascolti."

Mi piazzo di fronte a lui e lo abbraccio.

"Dai Lyv, non importa se non vuoi sposarmi. Posso aspettare." Dice lui.

Perché deve essere sempre così dannatamente gentile?

"Sarò pure ubriaca, ma ho fatto una chiacchierata con un tipo stasera." Inizio incerta.

"Per quasi sei ore?" Chiede lui stupito.

"Zitto e ascolta." Gli sbuffo in faccia facendolo ridere. "Ho capito che ti voglio sposare. E che sono innamorata di te. Quindi sì." Mi sporgo in avanti e lo bacio, mentre lui mi guarda stupito, poi sorpreso, ricambia il bacio e io lo stringo contro di me.

"Non mi lasciare mai." Sussurro piano.

Non so se mi ha sentito, ma mi stringe ancora più forte e io mi abbandono tra le sue braccia.

 

 

 

 

Caro MAPUN (migliore amico per una notte)

Robert,

Te e Jane siete invitati ufficialmente al mio matrimonio il giorno 3 Marzo.

Vedete di non mancare.

P.S. te e Jane state ancora insieme vero?

 

 

 

 

Cara MAPUN,

Olyvia,

Non mancheremo te lo garantisco.

E sì, stiamo ancora insieme.

E se te lo stessi chiedendo, il tipo che baciava Jane è all'ospedale con il naso rotto.







 

Angolo dell'autrice:
Questa storia è nata molto in fretta (ideata e scritta in una sola giornata) ed è stata frutto di un'improvvisa ispirazione.
Inizialmente doveva essere suddivisa in qualche capitolo, ma ho deciso che era meglio lasciare tutto insieme.
Non ho idea di come sia venuto il risultato finale, ma aspetto i vostri commenti.
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui.
Ledy Leggy

  
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