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Autore: Respirandoparole    14/07/2015    0 recensioni
Tutte le notti alla stessa ora entrava quella che da tempo ormai era stata ribattezzata Regina. Incedeva con passo felpato su quei suoi piedini minuscoli facendo tintinnare gli strass di uno dei vestiti anni Venti che cambiava tutte le sere. Scrutava la sala con i suoi occhi malinconici che nascondevano un costante bagliore di speranza dietro al verde incredibilmente scuro che rifletteva l'arancio dorato delle lampade.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Musica.
In quel locale del centro suonavano fino a notte fonda tutti i giorni.
Musica bluse, spesso malinconica le cui note amare si sposavano con l'aroma di tabacco che impregnava la pareti. L'aria fumosa e densa, a tratti quasi caramellata, ovattava l'ambiente forse più di quanto non lo facesse l'arredamento di legno, scuro e vissuto. Le luci calde mandavano bagliori giallastri che si riflettevano sugli specchi della sala da ballo e sul cristallo dei tavolini. Al bancone sedevano uomini nostalgici i cui baffi, troppo spesso, erano più chiari del liquore che bevevano. Tutte le notti alla stessa ora entrava quella che da tempo ormai era stata ribattezzata Regina. Incedeva con passo felpato su quei suoi piedini minuscoli facendo tintinnare gli strass di uno dei vestiti anni Venti che cambiava tutte le sere. Scrutava la sala con i suoi occhi malinconici che nascondevano un costante bagliore di speranza dietro al verde incredibilmente scuro che rifletteva l'arancio dorato delle lampade. Fumava lentamente reggendo con le mani inguantate un bocchino d'avorio lungo tre volte la sottile sigaretta che ci infilava. Muoveva la testa con infinita eleganza da sopra il lungo collo morbido e chiaro carezzato dai capelli biondi e corti che teneva perfettamente pettinati sotto la cuffia di perle. Sfilava sinuosa tra le sedie stregando decine di uomini che non degnava mai d'uno sguardo e si avvicinava lentamente al tavolino nell'angolo della prima fila da cui si vedeva perfettamente il complesso suonare. Quella donna sembrava brillare e sempre, ogni sera, da quando metteva piede nel locale a quando ne usciva, gli occhi di tutti gli uomini erano costantemente puntati sulla sua ammaliante figura. In molti avevano provato ad offrirle qualcosa, ad avvicinare l'avvenente e singolare trentenne non riuscendo però ad ottenere nulla di più di un garbato rifiuto. Lei prendeva sempre un Martini che beveva a piccoli sorsi mentre guardava annoiata la cantante al lavoro. Finiva di bere due ore dopo e se ne andava com'era venuta lasciando sul bancone una banconota verdognola e schiudendo le labbra per dire "il resto di mancia". Passarono anni prima che quella situazione cambiasse e non cambiò per volontà della Regina ma bensì per colpa di un giornalista che, ammaliato da lei, decise di dedicarle un articolo sul giornale per il quale lavorava. Scrisse di una misteriosa madama che ogni sera alla stessa ora andava nel solito bar e prendeva un Martini fumando il medesimo bocchino. Scrisse che quella trentenne era diventata una leggenda stregando con il suo disinteresse sensuale e la malinconia celata dietro quei mistici occhi verdi. La storia affascinò a tal punto che i lettori si misero alla ricerca della donna fin quando, in uno degli ormai numerosi articoli sul suo conto, il giornalista rivelò il nome del pub che ospitava la donna nelle sue brevi serate. Quando la Regina fece il suo ingresso nella sala quella notte fu assalita da un'orda di fotografi e flash che l'abbagliarono e le lacerarono il vestito di seta. Arrivò al bancone spaventata e gridò al cameriere di mandarli via. Lui e il suo collega cercarono invano di spingere fuori i reporter capendo poi che l'unica cosa che poteva risultare essere minimamente efficace era il proteggere la donna. Lei continuava a gridare a scongiurare i fotografi di andarsene, a pregare il personale di cacciarli finché il barman non le disse:
-Signorina, se ne vada lei, noi non possiamo fare nulla se lei rimane qui.
-Mandateli via, mandateli via
-Signorina venga, l'accompagno alla porta
-No!
-Ma signorina...
-Non posso
-Ma come non può, si aggrappi, le do una mano
-Ho detto che non posso! Lei deve mandarli via, la prego- lei ormai stava sfiorando l'isteria e si accasciò sul bancone con le guance incipriate rigate dalle lacrime. E cercò di spiegarsi tra un singhiozzo e l'altro alzando la voce più che poteva per sovrastare il vociare dei giornalisti.
-Lei non capisce, io devo stare qui, non posso andarmene. Il mio fidanzato è partito per la guerra e mi ha promesso che quando sarebbe tornato mi avrebbe sposata, avremmo avuto una famiglia, dei figli, una bella casa. Mi aveva detto che quando sarebbe tornato ci saremmo ritrovati nel luogo dove ci siamo conosciuti la prima volta ed è qui che ci siamo conosciuti. Non posso andare a cercarlo altrove perché il suo condominio è stato bombardato e la sua famiglia uccisa. Se io saltassi una sera e lui dovesse venire in quella sera non avrei più speranze di trovarlo...
Nel locale nessuno parlava, si sentiva solo il ticchettio costante dell'orologio fissato sulla parete di legno lucido. I fotografi e giornalisti seguiti dai loro schiamazzi e dai loro flash abbandonarono lentamente la sala lasciandola piena solo dei clienti attoniti che, come sempre, fissavano la donna ma in modo diverso dal solito. Le carezzavano le guance con sguardi addolciti, contagiati dalla stessa malinconia che colmava gli occhi verdi della regina in lacrime. Passò del tempo prima che un uomo decidesse di muoversi, lo fece lentamente, cadenzando il passo pesante e andò ad appoggiare la mano sulla spalla nuda della giovane donna. Lei, per la prima volta dopo anni, non si ribellò al tocco estraneo ma anzi, ci strofinò il viso, come per trovare conforto. E disse piano, in un sussurro strozzato dal pianto interrotto:
-Sono passati dodici anni, Daniele, dodici anni.
 
*Angolo dell'autrice*
Se vi interessasse saperlo la storia mi è venuta in mente ascoltando "Keep on Walking" di Jem insieme ad una mia amica. Ci siamo messe a immaginare le scene più strane a cui questa canzone avrebbe potuto fare da sottofondo e quella che mi è piaciuta di più parlava di una giovane donna che camminava altezzosa in un locale poco illuminato. Ho deciso di ampliare la trama ed è venuto fuori questo. Spero vi piaccia. Arrivederci gente ;)
   
 
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