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Autore: anaire_98    14/07/2015    7 recensioni
Dal testo:
Sposto lo sguardo sul letto e lancio un'occhiata di sfida alla bambola seduta tra i miei cuscini.
"Esisterà un girone all'Inferno anche per tutti i parenti che fanno questo genere di regalo a delle adolescenti. Mi libererò di te, prima o poi. Sei alquanto inquietante con quegli occhi sbarrati, lo sai?"
[...]
Mi rigiro, intenta a continuare la lettura, ma subito dopo sento un fastidioso spiffero direttamente sul collo. Irrigidisco le spalle e tiro su anche l'altra gamba sulla sedia, cercando di concentrarmi sul libro.
Di nuovo quel dannato spiffero.
Genere: Horror, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: sto provando a cimentarmi in più generi di scrittura, spero di aver fatto un lavoro perlomeno accettabile.
Questa è una rivisitazione di uno dei miei ultimi temi narrativi da liceale. Il professore mi aveva dato un buon giudizio, ma vorrei sapere cosa ne pensano altre persone, mi farebbe molto piacere ricevere delle recensioni.
Detto questo, buona lettura!




E' un ventoso e cupo pomeriggio di novembre.
Una di quelle giornate banali e noiose passate in camera alla sola luce della lampada da scrivania.
Uno di quei giorni in cui ci si sente totalmente esclusi dal mondo esterno, abbandonati da tutto e da tutti.
In effetti sono veramente a casa da sola; i miei genitori sono entrambi a lavoro e non torneranno prima di stasera.
Fuori c'è molto vento: i rami del melograno nel mio giardino vengono bruscamente sbattuti contro la finestra del mio salotto.
Sono in mansarda nella mia camera, ma sento ugualmente quei rumori sinistri... Forse perché in casa regna sovrano il silenzio, tanto che riesco anche a distinguere gli scricchiolii improvvisi dei mobili in legno presenti in tutte le stanze.
Sono seduta sulla sedia della mia camera con una gamba a penzoloni e l'altra piegata e premuta contro il petto, usando il ginocchio come appoggio.
Probabilmente, a lungo andare, la mia schiena mi manderà a quel paese.
Cerco di tirarmi su il morale leggendo un buon libro, ma quest'assenza di suoni e rumori è quasi angosciante e penso che potrei impazzire.
Do' un colpo di tosse per rassicurarmi e per spezzare quel silenzio tagliente.
Tenendo il segno del libro con l'indice e il medio tra le pagine mi giro lentamente e, alzando lo sguardo, mi fermo a fissare per qualche secondo la finestra sul tetto.
La camera non è illuminata se non dalla lampada e dalla flebile luce dei lampioni in strada che penetra, supera il vetro e si riflette sul pavimento in legno.
Sposto lo sguardo sul letto e lancio un'occhiata di sfida alla bambola seduta tra i miei cuscini.
"Esisterà un girone all'Inferno anche per tutti i parenti che fanno questo genere di regalo a delle adolescenti. Mi libererò di te, prima o poi. Sei alquanto inquietante con quegli occhi sbarrati, lo sai?"
Probabilmente sembro pazza a parlare da sola, ma ormai credo di averci fatto l'abitudine.
Mi rigiro, intenta a continuare la lettura, ma subito dopo sento un fastidioso spiffero direttamente sul collo. Irrigidisco le spalle e tiro su anche l'altra gamba sulla sedia, cercando di concentrarmi sul libro.
Di nuovo quel dannato spiffero.
Mi volto quasi di scatto e il mio sguardo si posa involontariamente sulla bambola di porcellana dalle lunghe ciglia e dalla bocca rosso scuro.
Ha i capelli rossicci raccolti in due trecce che le ricadono sulle spalle. Veste un abito bianco tutto pizzo e merletti e delle scarpette basse anch'esse bianche e... Un momento, ma un minuto fa non era al centro del letto!
Impossibile, devo aver visto male prima. Come potrebbe mai spostarsi da solo un oggetto inanimato?
Mi immergo di nuovo nella lettura, ma poco dopo mi accorgo che sto continuando a leggere la stessa riga da circa dieci minuti.
Ora nella mia testa c'è troppa confusione per finire il capitolo.
Mi alzo e, ruotando il busto e la testa, mi ritrovo di nuovo a fissare quella bambola.
"Cosa diavolo sta succedendo qui? Non è divertente!" esclamo con una punta di agitazione nel tono di voce.
Quegli occhietti neri, freddi e spalancati stanno ricambiando lo sguardo a poca distanza da me, ormai.
Sto impazzendo sul serio. Ora la bambola è seduta sul fondo del letto.
Com'è possibile?
Mi volto verso la scrivania, stringo i pugni così forte da far diventare le nocche bianche e intanto chiudo gli occhi.
Calma.
Questa è stata una settimana davvero molto pesante. Ora ho le allucinazioni, segno che dovrei dormire un po'. Meglio farlo sul divano in salotto, però.
Mi giro appena in tempo per vedere la bambola che si sta lanciando su di me.
Le sue trecce svolazzanti e le piccole braccia protese verso di me.
Un millesimo di secondo più tardi la ritrovo sul mio viso, le manine gelide e perfide tra i miei capelli, i piedini puntati sulla mia gola.
Sento la schiena inarcarsi all'indietro e sbattere violentemente sulla scrivania.
Le mie mani cercano un appiglio per non perdere l'equilibrio, ma così facendo finisco col gettare a terra libri, fogli e portapenne.
Non riesco a respirare, mi sembra di avere costantemente l'acqua di traverso e le tempie mi pulsano nervosamente.
Non so cosa stia accadendo, ma devo reagire e fare qualcosa. Qualunque cosa.
Prendo la bambola dai fianchi e cerco di allontanarla da me.
Per un attimo sembra mollare la presa ed io riesco a scaraventarla contro la libreria poco distante, scheggiandole il viso.
Mi massaggio il collo, senza distogliere lo sguardo da quel demone.
Ora ho gli occhi sbarrati come lei, ma a causa dell'adrenalina pura e dal terrore che scorrono nelle mie vene.
La bambola sembra di nuovo immobile e inanimata, sdraiata con il viso rivolto verso il pavimento.
Faccio un passo avanti e lei striscia improvvisamente e inquietantemente sotto al letto, come se fosse un serpente.
Temo che il cuore mi possa balzare fuori dal petto.
Sono così spaventata che non riesco nemmeno a gridare per chiedere aiuto. Infatti apro la bocca ma tutto ciò che riesco a produrre è un urlo strozzato che mi muore in gola, uscendo come una sorta di cigolio o squittio.
Non importa se è iniziato a piovere, il ticchettio della pioggia bussa insistentemente sulla finestra sul tetto. Io andrò di sotto, aprirò la porta e correrò fuori in ogni caso. Potrei andare dai miei vicini, magari.
Mentre penso ciò, sono già per le scale a chiocciola, tentando di non ruzzolare giù.
Mi lancio verso la porta e abbasso freneticamente la maniglia.
Il mio cuore smette di battere per un attimo: la porta è chiusa a chiave.
Alzo disperatamente lo sguardo verso le scale, con le lacrime agli occhi.
Lei è lì... sullo scalino più alto che mi sorride.
Intanto si diffonde per la casa una musica da brividi: assomiglia tanto a quella di un carillon, ma a me fa accapponare la pelle e inizio a tremare come una foglia.
Sono in trappola.
Mi giro alla mia sinistra: se solo riuscissi a raggiungere il mobile con sopra il mio mazzo di chiavi, potrei scappare.
Cerco con lo sguardo la bambola, ma lei è scomparsa.
Un senso di panico e terrore mi pervade, il battito cardiaco, se possibile, accelera ancora di più.
Inizio a tremare, gli occhi guizzano da tutte le parti, le orecchie tese pronte a captare qualsiasi rumore sospetto.
Come ultima mossa disperata, provo ad avvicinarmi al mobile, l'unica mia speranza per poter fuggire.
Ho appena preso le chiavi quando mi sento agguantare il polpaccio. Abbasso lo sguardo e vedo con orrore che quell'essere indemoniato sta cercando di arrampicarsi sulla mia gamba.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa: tutto questo deve essere per forza un sogno!
Quando li riapro però, quegli occhietti malefici assetati di sangue mi fissano ancora.
Non sapendo cos'altro fare, inizio a sbattere la gamba contro il termosifone lì vicino, nella speranza di scalfirla ulteriormente.
Ho paura, paura che non funzioni. Paura che i miei sforzi risultino vani.
Le mie preghiere però sembrano esaudirsi: la bambola di porcellana inizia a scheggiarsi e a frantumarsi.
Prima la testa, poi il corpo.
Osservo con orrore i cocci sul pavimento, infine stacco le manine della bambola dal polpaccio, che sono rimaste arpionate alla mia pelle, bucando i jeans.
Non perdo altro tempo: raccolgo tutti i frammenti e li chiudo dentro un sacco della pattumiera.
Raccolgo le chiavi che precedentemente mi erano cadute a terra, dopodiché corro in cucina e, aperto un cassetto, recupero un accendino che mia madre tiene sempre in caso di necessità.
Infine apro la porta, esco sotto la pioggia e corro a perdifiato il più lontano possibile da casa mia.
Le strade sono completamente deserte, la pioggia ora cade più violentemente, lampi e tuoni mi fanno sussultare.
Arrivata in prossimità di un parco, mi fermo e mi metto al riparo sotto un enorme tiglio.
Ho i capelli appiccicati sulla fronte e sulle guance, decine di goccioline mi scorrono sul viso, alcune sono rimaste impigliate fra le ciglia.
Poso il sacco per terra e solo ora mi accorgo che sto tremando.
Non so a cosa possa servire, ma decido di dargli fuoco, per essere certa di non avere mai più a che fare con quella bambola.
Dopodiché butto ciò che resta dentro un bidone e torno a casa, fradicia, probabilmente ammalata, ma salva.
Non racconterò mai a nessuno di quanto successo oggi, né ai miei genitori, né ai miei amici.
Nessuno sarebbe in grado di credere ad una storia simile.
 

Ormai sono trascorse alcune settimane da quel terribile pomeriggio e, come avevo previsto, la bambola non aveva più fatto ritorno, anche se mamma ha chiesto un paio di volte che fine avesse fatto.
Oh, una telefonata. E' la mia migliore amica.
"Ehy, non sai cosa è successo, una vera fortuna! Sai che oggi è il compleanno di mia sorella e non sapevo cosa comprarle, no? Beh, sono appena tornata a casa ed ho trovato sullo zerbino una bambola di porcellana. E' abbastanza inquietante con quei suoi occhietti sbarrati, ma forse andrà bene lo stesso come regalo. Ora mia sorella non è in casa, è con i miei genitori a sbrigare delle commissioni, ma appena torna gliela faccio vedere. Dici che potrebbe piacerle?"
"Oh mio Dio... Una bambola... di porcellana?"
"Sì, mi ascolti quando parlo?"
"..."
"Pronto? Ci sei? Sei ancora lì?"
"...Ancora per poco. Sto arrivando da te."

   
 
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