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Autore: foxxy    20/01/2009    1 recensioni
non e un granchè, è solo una storiella così (tra l'altro non è finita!). Parla di una ragazza, Robin, trascinata dai genitori in vacanza, dove conoscerà Gil.....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, in questa macchina disastrata, stracarica di bagagli e tante altre cianfrusaglie, insieme alla mia famiglia. Mi vergogno già abbastanza ad uscire con mia madre, per comprare un paio di pantaloni, figuriamoci andare in giro con tutta la mia famiglia!
Mio padre, un uomo sulla 60ina, che ha ormai perso la sua chioma ricciola anni '70. Mia madre, una donna sulla 50ina, che non fa altro che occuparsi degli affari altrui. Mio fratello, 13 anni, e rompiscatole che di più non si può e non la finisce mai di farmi scherzi e cacciarsi nei guai. Non è per niente una situazione felice, la mia. Mi trovo qui solo per uno stupido equivoco, ovviamente creato apposta da mio fratello. Eh si, lui è un genio in queste cose.
Stamattina, a colazione, fantasticavo su come sarebbero state incantevoli quelle due settimane. I miei erano indaffarati nel caricare le valige e Matt faceva colazione con me.
-Andiamo Matt! E' tardi! Coraggio figliolo, non vedo l'ora di pescare!- la voce di papà rendeva l'aria piena di impazienza e felicità. Andavano al lago. Due lunghissime settimane da trascorrere da sola, con computer, tv, frigo e casa a disposizione! E magari avrei potuto organizzare una festa, o invitare le amiche a dormire e, chissà, magari anche Jimmy. Lui era il mio amore segreto da quando frequentavamo insieme la quarta elementare. Non mi aveva mai notata pur avendo passato insieme tutte le medie, e ora siamo perfino insieme al liceo! Questa era l'occasione buona, ma...
- Come dici, Robin? Vuoi venire anche tu? Allora corri a prendere la tua roba! Stiamo partendo!- Matt urlò apposta quella frase, sogghignò, poi corse a caricare la sua valigia.
Mamma si affacciò alla porta della cucina:
- Aaaah! Sapevo che non vedevi l'ora di partire con noi!-
- Non è vero! E' Matt che è uno sporco bugiardo!-
- Non devi inventare scuse per dire che sei felice!-
La mamma mi costrinse ad alzarmi e mi ritrovai in macchina con uno zaino in cui ero riuscita a mettere solo lo stretto necessario.
E ora sono in questa macchina comprata di terza mano, almeno vent'anni fa. Erano tre ore che stavamo viaggiando, e me ne stavo a fissare il vuoto, con la musica a tutto volume pompata nelle orecchie.
Erano tre ore che ascoltavo sempre lo stesso cd. Ovviamente si doveva per forza scaricare quando ai miei genitori venne in mente di cantare una di quelle canzoni che più vecchie non si può.
- Matt, prestami delle batterie le mie sono scariche. Matt! MATT!- faceva finta di non sentirmi. Decisi di ignorarlo anch'io. Mancava ancora mezz'ora e sentivo che sarebbe stata la più lunga della mia vita. Mi ricordai all'improvviso del quaderno. Lo presi dallo zaino un quaderno. Non avevo voglia di disegnare, e così mi venne l'idea di che in quel quaderno avrei scritto il resoconto di quella vacanza che si prospettava davvero orrenda.
Non sapevo da dove cominciare. Così scrissi solo, nella prima pagina:
***L' ESTATE PIU' ORRIBILE DELLA MIA VITA***
Arrivammo al lago che era mezzogiorno, e anche se ero davvero infuriata, la fame si faceva sentire. La mia colazione era rimasta praticamente tutta sul tavolo.
- Forza! Giovani pescatori! Mangiamo e poi andremo al nostro rifugio!- mi sforzai di sorridere. Mi vergognavo tremendamente dei miei genitori, anche se in quel momento vicino a noi non c'era proprio nessuno.
Più tardi ci dirigemmo verso un paesino. “Almeno non staremo in tenda” pensai, cercando di calmarmi.
Al bivio per il paese, papà prese l'altra strada. “Oddio! In tenda! Due settimane!” volevo sprofondare nell'abisso più profondo.
La macchina si fermò. Dovevo essermi addormentata. Scesi dalla macchina, controvoglia. Quello che c'era davanti a me mi fece ricredere sull'esito di quella vacanza: una casetta di campagna che come giardino aveva tutto il bosco circostante, e poco distante da lì, la superficie scintillante del lago, mossa da una brezza leggera.
-Sono arrivati!- la voce di un anziana signora mi distolse dai miei pensieri. Lei e suo marito erano comparsi sulla porta.
Ci invitarono a pranzo. Ma papà mamma e Matt andarono a fare una passeggiata e io andai in camera mia ( una camera tutta per me! Lontano da Matt!). Iniziai il mio diario.
Scrissi un paio di righe quando bussarono alla porta.
-Avanti-
-Sono io. Non ti ho visto uscire e pensavo stessi male- era la signora anziana.
-No grazie tutto a posto- sorrisi, veramente.
-ti va di aiutarmi in giardino e magari anche con una torta-
-Volentieri-
E passai il resto del pomeriggio con Nonna.
-puoi chiamarmi così se vuoi-
-D'accordo Nonna!- e ci mettemmo a ridere.
Iniziava a calare il sole e Nonna decise che era meglio rientrare.
Spargemmo farina per tutta la cucina. Nonna mi prestò uno dei suoi grembiuli. Doveva averlo cucito proprio lei.
Mentre versavo l'impasto nella teglia e il forno si riscaldava, Nonna rientrò in cucina (non mi ero neanche accorta che non c'era):
-Come va con la torta?- non era la voce della Nonna, infatti lei era seduta al tavolo. Chi era entrato? Mi voltai.
-Piacere, Gil- un ragazzo mi tese la mano.
-Lui è mio nipote- la Nonna sorrise.
Io non sapevo che fare, tutta sporca di farina e con la il mestolo in mano. Dovevo avere un'espressione da scema.
-Robin- mi voltai subito a infornare la torta.
Appena messa in forno scomparivi in camera mia, soffocata dalla vergona.
-A CENA!- mamma chiamava e io non potei far altro che scendere.
Mi ero fatta una doccia e cambiata. A cena c'erano tutti. Mi sedetti tra Nonna e mio fratello e accanto a lui, Gil. Non sapevo che fare.
Appena finito di cenare, con uno stupidissimo motivo fuggii dal tavolo e mi sedetti nella veranda.
Poco dopo arrivò anche Nonna. -Che hai? Eri così allegra!-
-Niente, tranquilla- abbozzai un sorriso.
-Non ti devi vergognare, di Gil intendo. E' un bravo ragazzo e anche lui mi aiuta in cucina-
-Davvero?- non sapevo se lo stava dicendo per tranquillizzarmi o se era vero, ma quelle parole mi fecero stare un pò meglio.
-Ora per me è tardi, buonanotte Robin-
-Vado a letto anch'io- e andai in camera, pur non avendo sonno.
-Robin! Vieni a fare il bagno!-
-Ti affogo Matt!-
-Robin! Non dire così a tuo fratello!-
-Uffa, va bene mamma...-
Il sole era caldo e decisi di entrare in acqua. La sabbia era dorata, in certi punti ciottolosa. L'acqua scintillava come il giorno prima, anzi di più. Poggiai il cappello di paglia che mi aveva prestato la Nonna e raggiunsi mio fratello.
Il vento mi scompigliava i capelli. Mi tuffai nell'acqua gelata e cristallina. Uscii poco dopo, raccolsi la mia roba e mi avviai verso casa, passando tra i pini, alla cui ombra faceva freddo.
-Ciao Nonna-
-Ben tornata! Mi faresti un favore?-
-Ma certo! Mi asciugo e arrivo-
Accettai quel favore, e forse avrei fatto meglio a dire di no. Ma andai a fare la spesa con Gil.
-Se non ti va posso andare da solo-
Scossi la testa. Ormai eravamo a metà strada e non mi andava di tornare a casa. E poi, era l'occasione per riscattarsi dalla sera prima.
Però, nessuno parlò fino a quando non stavamo per arrivare a casa.
-Se vuoi, questo pomeriggio, magari anche sul tardi, possiamo andare al lago, a passeggiare o non so...-
Compresi che non avevo fatto per niente una brutta figura.
-Ci sto- gli sorrisi -Potremmo andare stasera, al tramonto, è più...romantico- come avevo fatto a pronuciare quelle parole?!
-Ok, anche perchè non voglio farmi beccare dai tuoi genitori-
Quant'era carino quando rideva. Lo conoscevo da un giorno e mi faceva già battere il cuore. Eravamo arrivati.
-A stasera allora- e andai in camera mia a scrivere sul mio diario l'unica parola che avrebbe riempito le mie giornate e quelle pagine: GIL.
Quella maledetta giornata non trascorreva più, era come se il tempo si fosse bloccato. Dopo pranzo mi sedetti nella veranda e disegnai: un ragazzo e una ragazza per mano, un bacio, Gil...
-Che fai?- Nonna mi fece saltare, strinsi il quaderno al petto
-Posso dare un'occhiata?-
-Ehm, è...un pò personale!- chiusi il quaderno e lo nascosi sotto le coscie.
-come va con Gil?-
-Tutto bene, sembra...- “estremamente bello da svenire?” pensai
-...simpatico!-
-Sono contenta per voi-
-Nonna, se posso chiederlo..Gil ha già la ragazza?-
-No, almeno non credo- rise -Come mai ti è venuto in mente?-
-Scusa, non volevo sembrare sfacciata-
-Non lo sei stata-
“Non voglio essere il giocattolo di Gil, perchè se ha già la ragazza mi sentirei proprio così” pensavo e nel mentre lo aspettavo fuori dalla porta. Era quasi il tramonto.
Ero in piedi sulla veranda a scrutare la superficie dell'acqua che diventava di fuoco.
Mi mise una mano sulla spalla. -Andiamo-
  
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