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Autore: Erule    14/07/2015    0 recensioni
Seguito di "Anchor".
Lydia si guardò intorno circospetta. Quel pomeriggio, Stiles era uscito con Scott ed Allison, mentre lei era rimasta a casa perché si era presa un bel raffreddore di stagione e con il naso che gocciolava, le ombre sotto gli occhi, le gambe tremolanti, non se l’era sentita proprio di uscire. Lydia Martin doveva essere sempre impeccabile, quindi tanto valeva non mettere nemmeno il naso fuori di casa. Ma poi, circa cinque minuti dopo che Stiles era uscito, nella sua camera l’aveva visto: un enorme ragno nero e peloso con otto zampe. Voi direte: che schifo! Invece, tutto quello che pensò Lydia fu: CHE ORRORE! La natura non aveva avuto il minimo gusto con quegli orribili animaletti. Così, aveva preso la mazza da baseball di Stiles e si era diretta a passo deciso nella stanza, convinta che sarebbe bastato un solo colpo per metterlo K.O.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Consiglio di ascoltare "Tattoo" di Hilary Duff :)

Capitolo 9
His last vow
 
Scott appoggiò la spalla destra allo stipite della porta ed osservò Allison preparare le valigie. L’aveva fatto altre volte prima di allora, ma ogni volta era sempre più dolorosa dell’altra. Non è che lei volesse partire o che Scott volesse tenerla al sicuro in quel modo, stavolta era solo che doveva andare, perché l’università le aveva dato solo una settimana di vacanza. Sarebbe partita quella domenica sera e Scott avrebbe dovuto salutarla per l’ennesima volta, baciarla e dirle che gli sarebbe mancata. Era un loro rituale, non che ci fosse niente di male nell’essere un po’ smielati in certi momenti, ma adesso gli sembrava inaudito pensare ad un momento così normale in mezzo a tutte le assurdità sovrannaturali che gli stavano succedendo intorno.
Allison si voltò e gli andò incontro, le mani che sprofondavano nelle tasche posteriori dei jeans. Gli sorrise, facendo risaltare le fossette ai lati della bocca che Scott amava tanto e pensò che forse era meglio così, dopotutto. Allison sarebbe stata al sicuro in Francia e così anche Isaac. Nessuno avrebbe potuto farle del male e sarebbe andato tutto bene.
<< Ehi. >> disse Allison, avvolgendogli le braccia al collo.
<< Ehi. >> ripeté Scott, sforzandosi di apparire tranquillo.
<< Vorrei starti accanto, ma se mi assento ancora, l’università… >>
<< Devi andare, Allison. Sapevamo che sarebbe andata così, ma abbiamo voluto provarci lo stesso. Starò bene. >>
Allison lo guardò per un attimo, poi scosse la testa.
<< So che sei preoccupato per tuo padre, non devi fingere con me. >>
<< Non possiamo consegnargli la pietra, Allison. Non posso permettere che qualcun altro muoia. Stiles sta per dire a Malia che suo padre è morto e non oso nemmeno immaginare come si potrà sentire. Ma devo farlo, capisci? Io devo salvare tutti, io… >>
Allison lo abbracciò e lo strinse forte a sé. Si ricordava com’erano i crolli di Scott e lui adesso era vicino a quel crollo. Perché doveva rischiare la vita di suo padre per salvare quella di molte altre persone? Perché sempre lui era costretto a veder morire le persone a lui più care davanti ai suoi occhi? Non era giusto, non era affatto giusto. Non doveva essere sempre l’eroe, non doveva essere quello il suo destino.
<< Scott, ascoltami, okay? >> disse Allison, prendendogli il viso fra le mani. << Lo salveremo, va bene? Salveremo tuo padre, ci inventeremo qualcosa. Non gli faranno niente. >>
Scott aveva gli occhi rossi e le sue pupille continuavano a cercare quelle di Allison e faceva paura tutta quella connessione che c’era fra di loro, ma Allison non riusciva più ad immaginarsi una vita senza di lui e si fa tutto per le persone che amiamo, quindi lei avrebbe salvato suo padre, in un modo o nell’altro. Avevano ancora un giorno.
<< Resta con me. >> fece Scott, a voce bassa. Allison sbatté le palpebre un paio di volte, sorpresa. << Resta con me, non partire. Resta a Beacon Hills. Per sempre. >>
<< Vieni tu con me. >> replicò Allison.
<< Non posso imparare il francese da un giorno all’altro, Allison. >> ribatté Scott, con un lieve sorriso.
<< Se rinuncio a quella scuola, rinuncio anche al mio futuro in Europa, Scott. Non voglio che quel mago da strapazzo ci faccia rinunciare ai nostri sogni. >>
Scott si slegò dalla sua stretta e fece un passo indietro.
<< Sai benissimo che io rinuncerei a tutto per te. >>
Allison sospirò.
<< La verità è che non voglio rimanere a Beacon Hills per sempre. Vorrei che tu venissi con me. Per sempre. >>
Quelle parole colpirono Scott allo stomaco come un pugno. Gli stava chiedendo di rinunciare alla sua vita, alla sua famiglia, gli amici, Stiles, la scuola per andare con lei in Francia e sparire per sempre dai radar americani?
<< Non posso abbandonare i miei amici. >>
Allison aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì un suono. Incrociò le braccia e lasciò che il suo sguardo si andasse a perdere nel vuoto, senza accorgersi le unghie che le stavano rigando la pelle delle braccia.
<< Scott, io ti amo, ma non puoi chiedermi di rinunciare al mio futuro per i tuoi amici. >> disse Allison. << So che posso sembrarti egoista, ma io voglio davvero trovare un lavoro gratificante in una bella città e Beacon Hills mi ha uccisa. >>
Scott sbiancò di colpo ed Allison se ne accorse. Sussurro qualcosa come No, Scott, non intendevo…, ma Scott non aveva più voglia di sentire quelle stupidaggini, così si voltò, scese le scale e si diresse in salotto.
<< Li avete trovati? >> chiese.
<< Sì, sono tutti qui. >> rispose Isaac, indicando il divano dove stavano seduti Lydia, Persefone ed Ades.
<< Dov’è Stiles? >>
<< Fuori. È con Malia. >>
<< Allora cominceremo senza di lui. >>
 
Scott si mise di fronte a loro tre, mentre gli altri gli stavano alle spalle, come se fosse un interrogatorio. Lydia ogni tanto si girava nervosamente per vedere se Stiles fosse tornato, ma la porta continuava a rimanere serrata. Aveva bisogno di lui adesso più che mai e lui era con Malia, invece. Sapeva che non avrebbe dovuto essere gelosa, ma era comunque qualcosa che la infastidiva e non poco. Notò anche che Allison si era messa vicino ad Isaac e non a Scott. E figurati se quei due non avevano appena litigato, ovviamente. Guardò Persefone, che aveva le braccia posate sui braccioli, lo sguardo puntato su Scott e la solita gonna lunga che le copriva i piedi. Per un attimo le sembrò di sentire il suo potere o perlomeno di immaginarlo, una specie di nuvola d’oro di profumo attorno a lei che emanava scariche elettriche. Quel potere era troppo per una persona sola e si chiese come facesse a gestirlo. E poi riuscì a sentirlo, esattamente forte nel silenzio, il tacco della sua scarpa che sbatteva a ritmo contro la poltrona. Era così che lo controllava, al ritmo della musica. Ma lei la sentiva, quella musica. Era quella che stava ascoltando Ades alla sua sinistra, con le cuffiette nelle orecchie e gli occhi chiusi, mentre le dita picchettavano sui braccioli della poltrona. Assurdo. Erano coordinati anche se avevano litigato, anche se erano lontani. Si chiese se lei avesse un segno significativo, magari qualcosa di strano che faceva anche Stiles.
<< Persefone, comincia tu. >> disse Scott. << Dicci quello che ancora non sappiamo, dicci la parte mancante della storia. E riassumi tutto, abbiamo poco tempo. >>
Persefone deglutì.
<< Ho sposato Ades, perché ero innamorata di lui, ma anche perché eravamo predestinati. Sapevo che un giorno saremmo dovuti tornare nell’Ade, così lo dissi ad Ades. Gli dissi che sarebbe dovuto morire, prima o poi e che già da bambino sarebbe dovuto tornare di sotto, ma si era salvato miracolosamente. L’Ade vuole entrambi, ma lui è il re, quindi lo rivoleva per primo. Il potere viene distribuito equamente fra re e regina, ma entrambi devono accettare il dono e giurare sullo Stige, solo che io sono stata l’unica a farlo, quindi tutto il potere adesso è nelle mie mani e potrebbe esplodere. Deucalion in qualche modo deve averlo scoperto, perciò voleva usarmi come arma. >> spiegò. << Il punto è che lui non voleva morire, così ho inventato la profezia. >>
Scott strabuzzò gli occhi, così come tutti gli altri nella stanza.
<< Hai fatto… cosa? >>
<< Lasciatemi finire. >> disse Persefone. << Io non so chi morirà, so solo che tre persone con quelle caratteristiche sono destinate a morire. L’Ade dice sempre che vuole una vita per una vita, così com’è accaduto con Allison, ma Ades è il re e lui ne vale tre. >>
Lydia non avrebbe voluto dirlo, ma ormai ci era arrivata e la verità le stava bruciando nelle vene.
<< Ma Ades sarebbe dovuto morire comunque. >> replicò. << Quindi la profezia era inutile fin dall’inizio. E tu lo sapevi. >>
Ades si levò le cuffie dalle orecchie e si alzò piano dalla poltrona. I suoi occhi erano puntati su Persefone, ma lei non ricambiò il suo sguardo. La ragazza aveva le lacrime agli occhi, ma le labbra serrate e cercava di fare finta di niente.
<< Era tutto un inganno? Fin dall’inizio? >> chiese Allison, facendo un passo avanti. << Ci avete condannati a morire per salvare una persona che non poteva essere salvata?! >> urlò.
<< Io non lo sapevo! >> esclamò Ades. << Avevo paura di morire, lo ammetto e fa ridere, perché sono il Re dei Morti, ma non l’avrei mai fatto a quel prezzo! >>
<< Solo perché adesso li conosci e ti sei affezionato a loro. >> ribatté Persefone, premendo le unghie nella poltrona.
<< Li hai mandati a morire per me, sapendo che sarebbe stato inutile. Perché? >> domandò Ades, avvicinandosi a Persefone. Lei non rispose e nemmeno si alzò.
Lydia capì che non avrebbe parlato, così ci pensò lei a toglierla dai guai. Non le doveva niente, è vero, ma in qualche modo, provava pena per lei.
<< So chi morirà. >> disse Lydia, alzandosi. Tutti la fissarono, sconvolti.
<< Troppe rivelazioni mi stanno uccidendo. >> commentò Isaac.
<< L’ho sempre saputo, ma avevo sbagliato i calcoli e credevo ci fosse una persona in più. In realtà quello a morire per potere è stato Peter e non Deucalion. Ci sono altre due persone che stanno per morire ed io so chi sono. >>
<< Non puoi farlo. >> replicò Persefone, alzandosi. Lo sguardo di Ades addosso la stava facendo infiammare da capo a piedi. << Nessuno può conoscere il suo destino o le Parche ti puniranno. >>
<< Io non credo nella mitologia greca, Persefone. >> ribatté Lydia.
<< Allora credi a me, quando ti dico che non puoi farne parola con nessuno o ti accadrà qualcosa di molto brutto. >>
Lydia si ritrovò faccia a faccia con lei e si erse in tutta la sua minuta altezza (Persefone era molto più alta di lei, in confronto).
<< E sarai tu a farmi del male? Forse userai qualche altra tua magia o profezia, eh? Ho superato l’inferno, Persefone. So cosa significa bruciare e camminare sui carboni ardenti, finché il tuo corpo non chiede pietà. >> sputò Lydia.
<< Credimi, Lydia: tu non sai neanche minimamente cosa sia l’inferno. >>
<< Ragazze, finitela. >> intervenne Scott. << Non ci serve litigare fra di noi. Quello che ci serve è un piano. >>
Lydia annuì.
<< E per quello ci serve Stiles. >>
 
<< I – io non capisco. Non riesco a capacitarmene. Perché non riesco a smettere di piangere? >> chiese Derek, le braccia incrociate al petto e gli occhi rossi, con il tono di chi sembra stia scherzando. << Peter è già morto una volta e non ho battuto ciglio! >>
Paige non rispose. Era ancora scossa per quello che era successo e non aveva proprio la forza di litigare con Derek riguardo a Peter, a chi stava più male o ad aiutarlo ad affrontare il lutto. Perché per quanto si potesse discutere sulle azioni orribili compiute da Peter, lui restava sempre suo zio ed in qualche modo, aveva sempre fatto parte della sua vita, nel bene o nel male. E lei, una volta, quando era più piccola e si chiudeva in camera piangendo al buio, avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere anche solo per poco tempo qualcuno della sua famiglia con cui passare la giornata.
Si alzò, mentre Derek ancora continuava a parlare. Non l’aveva mai visto così sconvolto, perso, quasi fuori di sé.
<< È perché gli volevi bene. >> disse Paige, a mezza voce.
Derek smise di camminare e si fermò di fronte a lei.
<< Cosa? >>
<< Il motivo per cui stai soffrendo. È perché stavolta gli volevi bene. È perché eravate complici. È perché ti manca. Puoi anche non ammetterlo con me, ma devi farlo con te stesso. Gli volevi bene, ti fidavi di lui ed ora lui non c’è più. >> rispose Paige.
Derek scosse la testa.
<< No, io non gli volevo bene. >> ribatté Derek. Paige strinse un pugno e sentì che stava per perdere le staffe. Forse era per colpa degli ormoni, forse era perché aveva dovuto mentire ad un moribondo, forse era perché si stava chiedendo se fosse andato nell’Ade anche se non credeva in alcuna religione, fatto sta che qualcosa in lei stava per scoppiare. << Ti stai sbagliando. >>
<< Gli volevi bene anche se ti ha ferito, era tutta la tua famiglia ed ora non c’è più! Non puoi mentire a me, so che ti dispiace! >>
<< Peter era una persona orribile e meritava quello che gli è successo! >>
<< Tu MENTI! >>
<< Non è vero! >> urlò Derek e Paige lo vide fare quasi un balzo verso di lei, prima di stringerle i polsi. << Io sto benissimo e Peter ha fatto del male a tante persone! Meritava di morire! >>
Paige chiuse gli occhi per un attimo, mugolando per il dolore.
<< Lasciami, mi stai facendo male. >>
Derek sbatté le palpebre un paio di volte, poi la lasciò e guardò i segni rossi sulle sue braccia. Indietreggiò, una mano fra i capelli e l’espressione di orrore dipinta sul volto. Ma che diavolo gli era preso? Aveva appena fatto del male alla persona che amava di più al mondo, solo per provare che non era vero che aveva voluto bene ad un pazzo assassino. In cosa si era trasformato?
<< Paige, non volevo, mi dispiace… >>
<< Me ne vado. >> disse secca, senza neanche massaggiarsi i polsi, eppure bruciavano ed anche tanto. Non voleva che lui la vedesse fragile, non voleva fargli capire che il suo punto debole era proprio lui.
Derek sentì il cuore sprofondargli nello stomaco. Non aveva mai avvertito tanto una sensazione di vuoto nella sua vita. Lui e Paige stavano diventando all’improvviso due estranei. E mentre la pioggia scrosciava sulle finestre del suo loft, lui capì i danni che Peter aveva fatto alla sua mente. Forse quelle erano le cicatrici che l’amore di Peter, se così si poteva chiamare, aveva lasciato in lui. Non fidarti di nessuno. Scappa finché puoi. Evita di amare o sarai deluso. Ma lui non aveva mai avuto più paura in vita sua, eppure non voleva scappare. Lui era migliore di così, lui era migliore di Peter. E non voleva perdere Paige, questo l’aveva sempre saputo. Non ora che era incinta di suo figlio.
<< Peter mi ha amato in un modo che fa male ancora oggi, ma mi ha amato. È per questo che non riesco ad accettare che sia morto, perché le cicatrici che mi porto dietro sono tutto ciò che mi rimane di lui. E se c’è una cosa che ho imparato, è che tu mi scorri nelle vene, esattamente sotto la pelle e non posso lasciarti andare in questo modo. >> replicò Derek, poi deglutì e si guardò le mani intrecciate.
Paige si toccò istintivamente la pancia, forse per sentirsi in qualche modo più al sicuro, mentre il pianto le saliva su, dritto per la trachea e si sentiva morire. Forse lui non aveva ancora capito quanto anche lei stesse male, ma non le importava più a quel punto. Aveva appena detto che era nel sangue che gli scorreva nelle vene e per lei era la stessa cosa nei suoi confronti, dato che avrebbe dato alla luce suo figlio.
<< Voglio che questo bambino abbia tutto quello che è mancato a me. >> disse Paige, le labbra secche. Derek alzò lo sguardo. << Voglio che abbia due genitori a cui importi di lui e voglio che siano sempre presenti, voglio che gli stiano accanto per tutto il resto della sua vita. Voglio che suo padre gli insegni ad andare in bicicletta e che sua madre gli dia dei consigli in fatto di donne, voglio che suo padre gli racconti la favola della buonanotte prima di andare a dormire e che sua madre gli prepari la cena, che si sieda a tavola e che ringrazi ogni giorno per essere un bambino sano e con una bella famiglia. >> replicò Paige, una mano sulla pancia e le lacrime agli occhi. Derek aveva gli occhi umidi e la mascella serrata. << Voglio che sia amato. Voglio che si senta protetto. Voglio che stia bene. Se puoi promettermi questo, allora significa che farai di tutto per proteggerci. >>
Derek annuì e le andò incontro, mettendole piano una mano sulla pancia, accanto alla sua.
<< Lo prometto. >>
Paige sorrise e Derek l’abbracciò, stringendola forte a sé.
 
Stiles se ne stava seduto sullo scalino più basso di casa di Allison, mentre Malia stava su quello al di sopra di lui. Era strano parlare con lei adesso da solo, dopo tanto tempo, come rivivere i mesi in cui erano stati insieme e pensare che non era più così. Aveva studiato la sua specie e sapeva che per un coyote, il partner con cui passano la maggior parte del tempo è l’amore della loro vita. Insomma, probabilmente per Malia non era più così, ma gli piaceva pensare di avere lasciato un segno, di essere stato importante per una sua ex fidanzata. Era comunque un bel traguardo per un tipo come lui che era stato innamorato per anni di una ragazza che non lo ricambiava.
<< Stiles, smettila. >> disse Malia, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
<< Cosa? >>
<< Stai facendo ancora quella cosa che fa Lydia. >> replicò, accennando alle sue mani.
<< Io e Lydia non facciamo le stesse cose. >>
<< Stai battendo a ritmo le dita della mano destra sul palmo della sinistra. Lydia lo fa di continuo, quando sta pensando. Se ti stai annoiando… >>
<< No, ma ti pare? >> esclamò, poi scosse la testa ed abbassò il tono di voce. << No, Malia, non mi sto annoiando, figurati. Scoprire che tuo padre è morto… so cosa vuol dire, okay? Però io ero piccolo e non ci avevo pensato su poi così tanto. Non in quel momento, perlomeno. >>
Malia avvolse le braccia attorno alle gambe ed appoggiò il mento sulle ginocchia, osservando Stiles. Per qualche motivo, anche se la sua testa non voleva, qualcosa dentro di lei continuava a rimanere attaccata a lui. Il suo profumo sapeva di casa e contare i nei sulle sue guance la faceva stare meglio, le dava sicurezza. Sapeva che era una cosa stupida e da ragazzina, ma Stiles era stata la prima persona che aveva creduto in lui e la prima che lei aveva amato davvero. Non avrebbe potuto dimenticarlo anche volendo.
<< Come ti sei sentito? >>
Stiles sospirò.
<< All’inizio non lo avevo capito. All’inizio mi sembrava che lei se ne fosse andata o forse ero io che volevo crederci, poi i giorni sono passati ed io mi sono reso conto che lei non avrebbe più varcato la soglia di casa ed a quel punto ho capito che era finita. La malattia l’aveva portata via ed io non potevo farci niente. >> raccontò, con gli occhi lucidi.
Malia sentì l’improvviso impulso di abbracciarlo, ma non lo fece. Le dispiaceva per Stiles e le dispiaceva per Peter, ma la verità era che… lei non sentiva niente. Peter non era mai stato suo padre e lei non avrebbe pianto per la sua morte.
<< Secondo te dovrei piangere? >> chiese.
<< In che senso? >>
<< Peter non era mio padre. Lui non mi voleva bene, non mi ha cresciuta. Dici che sono una cattiva persona, se non piango? >>
Stiles abbassò le spalle, sorridendo teneramente. Gli sembrava una bambina. Una piccola bambina che aveva appena perso suo padre. Si sedette accanto a lei e l’abbracciò.
<< Fai quello che ti senti, Malia. È il miglior consiglio che mi abbia mai dato mio padre. >> replicò Stiles. << Però non dire che tuo padre non ti voleva bene, perché negli ultimi tempi ci ha provato. Ci ha provato davvero. >>
Malia lo guardò negli occhi e deglutì, cercando di frenare le lacrime. Avrebbe voluto dire che stava piangendo per suo padre, ma sarebbe stata una bugia. Peter non le mancava e lei apprezzava che lui avesse provato a starle accanto, ma non le pesava seppellirlo. A lei pesava di più dover abbandonare Stiles di nuovo, perché era chiaro come il sole che non poteva più rimanere a Beacon Hills, dove c’erano lui e Lydia.
<< Tu mi piaci davvero, Stiles. >> disse Malia e Stiles sorrise. << E ti ringrazio per quello che continui a fare per me, ma io non posso più rimanere. Vi aiuterò a finire questa storia con il Mago e poi partirò. >>
Malia si alzò e Stiles la imitò. Rimase ferma a guardarlo per un attimo, a pensare a quanto fosse cresciuto in quegli ultimi anni, a pensare se fosse giusto o sbagliato partire senza dirgli il motivo, ma se l’avesse fatto, Lydia l’avrebbe uccisa. La mano destra sprofondò nella tasca posteriore dei jeans, così che non potesse più muoversi, ma senza accorgersene stava continuando a mordersi le labbra e la mano sinistra era fin troppo libera. Stiles le fece un sorriso per salutarla, ma lei invece di indietreggiare si fece avanti di un passo e lui si immobilizzò a guardare il suo viso. Stiles deglutì, mentre il viso di Malia si faceva sempre più vicino al suo. E mentre la porta cigolava dietro di loro, Stiles si tirò indietro.
Lydia spostò lo sguardo dall’uno all’altro, la fronte corrucciata.
<< Stiles, abbiamo bisogno di te. >>
Stiles annuì.
<< Arrivo. >>
 
<< Non lo faremo. >> disse Stiles, le braccia incrociate.
<< Ma non possiamo fare altro o moriranno altre persone! >> esclamò Scott.
<< Scott, non possiamo fidarci della buona fede di questo tizio. Abbiamo già perso troppe persone in questi ultimi anni e non permetterò a questo damerino da quattro soldi di farmene perdere altre. >>
<< La mia priorità è sempre stata questa. >> replicò Scott, facendo un passo in avanti verso l’amico.
Stiles fece lo stesso verso di lui.
<< Ne sei sicuro? Perché negli ultimi tempi mi sembra che tu stia pensando ad altro. >>
Scott scosse la testa, confuso. Che cosa stava insinuando? E perché sembrava che fosse arrabbiato con lui, adesso? Forse aveva paura di perdere Lydia o forse era spaventato, perché il Nogitsune era riuscito ad impossessarsi di nuovo di lui e tutto questo lo aveva costretto a chiedersi quanto fosse semplice fare del male o morire senza riuscire a controllare l’unica cosa che si pensa possa essere controllata: se stessi.
<< Da che parte stai? >> chiese Scott e Stiles sembrò quasi rinsavire.
<< Dalla tua. Come sempre. >> ripose. << Però non voglio che qualcuno muoia per un nostro errore. Dobbiamo essere sicuri del piano. >>
<< Lo saremo. >>
Lydia si alzò dalla poltrona e si portò in mezzo alla stanza, con le dita della mano sinistra che battevano incessantemente sul palmo della destra. Stiles se ne accorse e non riuscì ad evitare di sorridere.
<< Ragazzi, dobbiamo stare attenti. C’è un’altra persona destinata a morire. >>
<< Chi? >> chiese Ades.
<< Non posso dire chi, ma è un padre. Un padre morirà. >>
 
***
 
Erano tutti pronti. Sapevano quello che avrebbero dovuto fare e sapevano che sarebbe stato rischioso, ma dovevano farlo. Uno di loro aveva la pietra vera, uno di loro aveva quella falsa creata in fretta e furia da Chris Argent. Avrebbero fatto lo scambio e poi sarebbero scappati. Niente sarebbe andato storto. Non potevano permettersi altri errori.
<< Ci vediamo fra due mesi. >> disse Scott, dandole un bacio sulla guancia.
<< Sai che mi dispiace. >> replicò Allison, cercandod i sfiorargli la guancia per fargli una carezza, ma Scott si voltò.
<< Buon viaggio. >>
Allison lo guardò per un attimo, poi annuì e si sedette nel taxi. Scott mise le mani in tasca e finse di essere interessato alle chiome degli alberi più che a lei. Non era arrabbiato con Allison perché voleva un futuro migliore per loro, era amareggiato perché non volevano le stesse cose. Lui avrebbe preferito rimanere in America e non partire per la Francia, un posto che a malapena conosceva e senza sapere il francese.
<< Mi mancherai. >> disse Allison e poi fece segno all’autista di partire.
Le gomme fecero rumore contro l’asfalto e poi Scott osservò l’auto sparire nel tramonto, in quel rosso sangue ed in quel rosa pelle che Allison amava e si toccò il braccio sinistro all’altezza della spalla, dove c’era il tatuaggio che aveva fatto in onore di lei alle superiori.
<< Anche tu mi mancherai. >>
 
Erano tutti lì: Scott, Stiles, Malia, Isaac, Lydia e Derek. Durante il tragitto per arrivare davanti a scuola, Lydia aveva raccontato di Ades e Persefone a Stiles, così lui non aveva fatto altro che inveire contro di loro ed ora era infuriato. Sapevano che il Mago avrebbe saputo che loro volevano incontrarlo, quindi avevano tutti i sensi all’erta. Si guardarono intorno, ma niente: non c’era nessuno, solo la notte ch eli avvolgeva da capo a piedi.
Forse era il modo in cui la guardava, ma Lydia aveva capito Stiles sospettava che lei sapesse. E lei sapeva. Non le era di certo sfuggito. Prese un bel respiro e strinse fra le mani la mazza da baseball di Stiles. Fare pugilato ogni tanto come Malia o Allison non faceva per lei e dato che non aveva ancora scoperto esattamente quali fossero i suoi poteri, aveva preferito seguirli armata di quella stupida mazza, perché dove andava Stiles, andava anche lei (soprattutto se c’era Malia nei paraggi).
E fu in quel momento che lo sentirono: il fruscio inconfondibile delle foglie, proprio come nei film dell’orrore, che trasportava l’odore del sale marino e con esso anche il mantello blu del Mago.
<< Avete già la pietra, come vedo. Bene. >> disse, poi fece comparire una persona con un unico movimento del polso.
Scott spalancò gli occhi.
<< Papà! >> esclamò. << Credevo che fossi fuori città, no… >>
<< Voglio la pietra. >> affermò il Mago. << Datemi quella vera o giuro che lo ucciderò. Scommetto che la detiene il signor Stilinski. >>
Stiles deglutì, mentre la mano che aveva in tasca si stringeva intorno a qualcosa. Ed il Mago sorrise, perché ne era sicuro. Allora Stiles, molto lentamente, prese la pietra ed avanzò verso di lui. La posò a metà strada fra loro due. Il Mago si avvicinò alla pietra, allungò una mano per prenderla, ma si fermò un secondo dopo. L’aveva capito. E quindi, Scott diede il segnale.
<< ADESSO! >>
Isaac lo prese da sinistra, Malia da destra e Scott dal centro. Stiles e Lydia corsero verso Rafe e gli tolsero le manette che lo tenevano legato. Derek attaccò il Mago dopo che aveva gettato Isaac nei boschi. Malia lo azzannò alla gamba con un impeto mai visto prima. E poi boom, delle scariche elettriche risalirono sulle sue zanne e la paralizzarono in un altro mondo.
 
<< Come fa un essere così bello come te ad essere il discendente diretto di Ade e non di Apollo? >> chiese Lydia. Stiles arricciò il naso.
<< Perché gli angeli caduti vanno all’Inferno, non in Paradiso. >> rispose Ades, amaro.
Persefone schioccò la lingua, avvicinandosi al marito.
<< Dovresti smettere di flirtare con il mio uomo, carina. Tu ne hai già uno che nessuna vuole, dovresti considerarti fortunata. >>
Lydia aprì la bocca per risponderle a tono, ma Stiles mise un braccio in avanti, tirandola indietro.
<< Certo che tua moglie è davvero simpatica, Ades. >> commentò Peter. << Nemmeno io sono così acido. >> disse. Derek gli lanciò un’occhiata. << Lo sai anche tu. >>
<< Peter, sei simpatico come un morso avvelenato di un serpente a sonagli. >> disse Lydia.
<< Un serpente che ti morde in una giornata torrida. >> aggiunse Stiles.
<< Tu stai zitto, scheletro d’ossa. >> lo rimbeccò Peter.
<< Ehi, non provare mai più a dire al mio fidanzato cosa deve o non deve fare. >> lo sgridò Lydia. Stiles le mise un braccio attorno alle spalle, un sorriso soddisfatto ad illuminargli il volto pallido. << Solo io posso farlo. >>
<< Esatto. >> replicò il ragazzo, convinto. Poi corrucciò la fronte. << Aspetta, cosa? >>
<< Siete vomitevoli. >> commentò Peter, le braccia incrociate e lo sguardo schifato.
Ades ridacchiò.
<< No, invece. Sono totalmente simili a noi. >>
<< Ades, forse non te ne sei accorto, ma Persefone non è come Lydia. >> sussurrò Stiles, mentre Persefone era lontana. << Non vorrei offenderla, ma, detto fra noi: lei è acida. >>
<< Se stessi un attimo in silenzio, forse potrei spiegare la mia affermazione. >> ribatté Ades, tagliente. << Quando ci incontrammo all’università, lei somigliava molto a Lydia. >>
<< E tu somigliavi a Stiles o sei sempre stato così spaccone? >> replicò Lydia, con un sorrisetto sarcastico. Stiles scoppiò a ridere.
<< Io sono sempre stato naturalmente perfetto. >> rispose Ades. Lydia sbuffò.<< Comunque, stavo dicendo che Persefone era davvero una ragazza brillante, affascinante, orgogliosa. Era bella come la luna di notte, un viso argenteo e dei capelli scuri… >>
<< Un viso argento? Ma è un robot? >>
<< Stiles, chiudi il becco. Sto citando gli scritti dei poeti lirici greci, significa che aveva il viso pallido. Veniva considerato un segno di beltà. >>
<< Senti Ades, non ci interessano gli scritti di Alcmane. >> replicò Lydia. << Vai avanti. >>
Tutti si voltarono a guardarla, stupiti. Lydia alzò le sopraciglia, scuotendo al testa.
<< Che c’è? Io leggo. Almeno qualcuno di noi deve pur farlo. >>
<< Voi rovinate tutta la poesia. >> si lamentò Ades, sbuffando. << Persefone cambiò dopo aver letto la profezia. Quell’arpia malefica di sua madre le aveva parlato del mondo dei morti e da quel momento lei non faceva altro che parlarne in modo ossessivo. >>
<< Uh, non so proprio chi mi ricorda. >> fece Lydia, lanciando un’occhiata a Stiles, che non se ne accorse.
<< È andata fuori di testa. Diceva di sentire le voci dei morti che la chiamavano al trono e le chiedevano di portare giù anche me, il re. E così, dopo avermi parlato delle sue paure, ci sposammo. Credeva che forse, facendo quello che gli spiriti ci avevano chiesto, sarei stato salvato dalla profezia. >>
<< Quindi, lei ha fatto tutto questo per amore, perché non voleva perderti. >> disse Allison. Ades annuì.
<< Cosa non si fa per amore, eh? >>
Scott alzò lo sguardo, ma non parlò.
<< Scusa Ades, ma quando hai detto che Persefone ti dovrebbe portare giù con lei… cosa intendevi? Giù dove? >> domandò Lydia.
Adese le rivolse un sorriso amaro.
<< Sei più intelligente di così, Lydia. Secondo te? Dove si trova il posto in cui Ade e Persefone hanno sempre regnato? >> chiese. Lydia impallidì. << Proprio lì, Lydia. Giù nell’Ade. Dobbiamo andare nel Regno dei Morti. >> 
 
<< Avete visto un mondo che sarebbe potuto esistere nel tempo se le cose fossero andate diversamente, non è vero? >> chiese il Mago con un ghigno, respingendo Derek e Scott. Isaac saltò fuori dal bosco e gli andò alle spalle, facendolo capitolare a terra. << Un mondo in cui siete tutti amici, nessuno è morto e Persefone sembra ancora la brava ragazza di sempre, che aveva solo cercato di proteggere il suo amato. Oh, se vostro zio non mi avesse ostacolato, adesso sarebbe ancora vivo! >>
Malia deglutì, rialzandosi e stringendo i pugni.
<< Malia, non ascoltarlo! Non esistono altri mondi, né altri tempi! Sta solo giocando con la tua mente! Non lasciarglielo fare! >> urlò Stiles.
E gli Oni apparvero. Ce n’erano troppi, più dell’altra volta. Era una trappola. Il Mago li avrebbe uccisi tutti e si sarebbe impossessato della pietra. Scott gli saltò addosso e gli morse un braccio. Il Mago cacciò un grido, poi se lo scrollò di dosso come se fosse stato un cane.
<< Non era mio zio. >> disse Malia, tirando fuori la pietra dalla tasca. << Era mio padre. >>
E così facendo, scaraventò la pietra dall’altra parte della strada e la distrusse. Si sentì un rumore stridulo, come di vetro che va in frantumi. Il Mago strabuzzò gli occhi e rimase per un attimo immobile, poi allargò le braccia e fece scaturire dalle sue dita tante piccole fiamme che sparse per tutto il campo di battaglia, così da intrappolarli tutti lì.
<< Morirete qui, adesso. Morirete tutti qui. >> disse il Mago e Scott sentì l’odio nella sua voce, anzi, il rancore. Ma non verso di loro, verso qualcosa che non poteva controllare, come se si stesse rassegnando.
<< Stiles, cerca un passaggio e scappa con mio padre e Lydia. Corri! >> ordinò Scott.
<< Non ti lascio qui! >> replicò Stiles.
<< Nemmeno io! >> urlò Rafe, caricando la pistola.
<< SCOTT, DIETRO DI TE! >>
Ma la voce di Derek arrivò troppo tardi. Scott spalancò gli occhi e sentì il freddo della lama trapassargli lo stomaco, ancora prima che arrivasse. Nelle orecchie, solo il ronzio di una voce che urlava ed il crepitio del fuoco che divampava.
<< ABBASSATI! >>
Scott abbassò la testa, la spada gli colpì i capelli ed una freccia dalla punta d’argento si conficcava nel petto dell’Oni con una precisione magistrale. Scott buttò fuori l’aria, rialzandosi. Allison gli corse incontro e gli mise le mani sulle spalle, squadrandolo.
<< Stai bene? >>
Scott era ancora incredulo. Aveva appena oltrepassato il fuoco per lui? Si era appena bruciata una gamba per lui?
<< Perché sei tornata? >> chiese Scott.
<< Perché ti amo. >> rispose Allison, ancora con la paura negli occhi.
Scott scosse la testa con le lacrime agli occhi, poi la baciò. C’era il caos attorno a loro e c’erano le fiamme, ma quella donna era tutta la sua vita ed era tornata per lui, aveva appena rinunciato a tutto per lui, quindi sì, per una volta aveva voluto fare l’eroe dei fumetti.
<< DEREK, NO! >> urlò Stiles a pieni polmoni e Scott si voltò per vedere, ma non sarebbe mai stato abbastanza veloce per fare qualcosa.
Il Mago sparò una palla d’energia che avrebbe colpito Derek in pieno petto, se non fosse stato per Rafe, che si era parato di fronte a lui, lasciando a terra la pistola scarica. Gli occhi di Scott videro tutto a rallentatore e lui capì che quell’aria elettrica non avrebbe fatto niente a Derek, ma a suo padre sì. E lui morì dentro.
<< PAPÀ! >>
Lydia sentì l’eco del suo urlo mille volte nelle sue orecchie e le fece sanguinare il cuore, come quando lei stessa aveva urlato per la morte di Allison. Il Mago sparì e con lui gli Oni. L’aria primaverile intorno a loro si fermò e tutta la foresta in compenso apparve una landa desolata. Stiles prese la pietra e se la mise in tasca, mentre Isaac e Malia si alzavano da terra. Scott se ne stava ancora lì, in piedi, con Allison che lo sosteneva, gli occhi spalancati, lucidi e persi oltre il cielo scuro. Non riuscì a pensare a niente per un paio di minuti, poi lasciò la mano di Allison e si diresse barcollando verso il padre disteso a terra, gli occhi aperti. Gli si inginocchiò di fianco e gli abbassò le palpebre lentamente. Deglutì, sforzandosi di non piangere, ma fu più forte di lui. Appoggiò la testa fra le braccia, sul petto del padre e gli vennero in mente le parole di Derek: “Tu non sei più un umano, Scott. Gli umani si spezzano facilmente, noi lupi mannari no. È questo ciò che ci distingue dagli altri”. Lo odiò, in quel momento. Odiò Derek, perché non gli aveva detto che avrebbe dovuto cercare di proteggerli comunque, gli umani. E lo odiò, perché aveva lasciato che il padre morisse al posto suo.
Ma la verità era che non era colpa di nessuno, se suo padre era una brava persona. La verità era che lui non era stato un bravo figlio.
Non abbastanza.











Writer's corner:
Happy Moonday a tutti! (sì, so che lunedì era ieri, ma la puntata noi possiamo vederla solo il giorno dopo se non facciamo le quattro di notte per la diretta, quindi happy Moonday)
Questo è un capitolo di passaggio/sconvolgente in cui succedono molte cose fra cui la rivelazione di Persefone, la morte del padre di Scott, i Daige, Allison che ritorna a sorpresa, ecc. Ancora non si è capito effettivamente cosa voglia fare il Mago con quella dannata pietra, ma per il momento un sacco dei nostri stanno morendo, perciò è tipo l'ultimo dei problemi xD Coomunque, il prossimo è probabilmente uno dei capitoli più cruciali, preparatevi u.u
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e sappiate che è uno degli ultimi, quindi se volete recensire la storia e lasciare un vostro parere, fatelo adesso o mai più :D
Grazie a tutti quelli che inseriscono la storia fra le preferite/seguite/ricordate, chi legge e basta.
Alla prossima e buone vacanze! :)
Erule



 
  
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