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Autore: Fauna96    15/07/2015    2 recensioni
Sei sempre stato un bastardo aggrappato con le unghie e coi denti alla vita, fin da bambino.
[John Silver centric; pre/durante/post Black Sails]
[Lieve accenno a John/Max]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Spalle libere
 


Ho fatto del mio meglio, dall’inizio alla
  fine. Sono stato me stesso, quello che sono
diventato, e con ciò basta.
Avevo un cappio intorno al collo,
ma le spalle le ho sempre avute libere.
Se vi interessa saperlo.
 
Bjorn Larsson, La vera storia del pirata Long John Silver
 
 
 
Sei sempre stato un bastardo aggrappato con le unghie e coi denti alla vita, fin da bambino.
 
Prima muore tuo padre e non ti ricordi nemmeno come siano andate le cose (era solo un ubriacone che picchiava te e mamma e persino Gracie), ma la vita va avanti anche senza di lui, anzi va decisamente meglio, perché non c’è più nessuno che ti dia sberle così forti da farti cadere per essere un bugiardo (le tue storie divertono Gracie).
Poi, però, arriva un inverno rigido, freddo e crudele, e con lui arrivano le febbri e le tossi. E davvero, non capisci come sia possibile che tu, il più piccolo, il più fragile, tu che hai sguazzato nelle pozzanghere finché la tosse non ti ha squassato il petto... tu non muori. La mamma invece non ce la fa; e insieme a lei, deperisce anche Gracie, con la fronte ardente e gli occhi lucidi.        
 
(Gracie... ti prego, rispondimi! Sono io, Johnny! Ti prego...)
 
E’ tempo di imparare che siamo soli in questo mondo e che le preghiere bisbigliate con le lacrime agli occhi non servono a un bel nulla, né a far vivere Gracie né a impedire che ti sbattano in orfanotrofio insieme a una nidiata di altri ragazzini sporchi.
Sono i tre anni più importanti della tua misera vita, almeno finora, perché capisci cosa sia davvero sopravvivere e come sopravvivere con quel che hai a disposizione. All’inizio è poco, quasi niente: non sei né alto né imponente, non sai fare altro che parlare e parlare, e a nessuno piace la gente che parla. Però tu sai anche osservare e capire e allora inizi a dire la cosa giusta al momento giusto.
 
(Il segreto non è piacere agli altri)
 
E scopri di essere intelligente e furbo e qualcosa di più che a undici anni non riesci ancora a definire. Ed è sempre all’orfanotrofio che ti ritrovi (disperatamente) assetato, affamato di libertà, di fare quel che ti pare senza qualcuno che ti tiri ceffoni e senza la fame costante che ti rode la pancia.
E’ per quello che decidi di provare ad andare per mare, per una qualche infantile idea di libertà (oh come sei ingenuo, piccolo John! Credi di sapere tutto, non è così?) e diventi mozzo.
Ed è con delusione che scopri che non è poi così diverso dall’orfanotrofio, anzi forse è persino più semplice, perché c’è una sola persona a cui obbedire: il capitano (padre, padrone, dio).
 
(Noi non abbiamo re, qui)
 
E John, piccolo, furbo John, con i tuoi sorrisi luminosi e gli occhi azzurri, ti fai benvolere da tutti, pelando patate fino a spellarti le dita, rovinandoti le ginocchia sul ponte.
E continui a sopravvivere, ostinato come un mulo, a tempeste, risse di taverna, capitani crudeli, fino ad arrivare ai pirati più temuti, il capitano Flint e la sua ciurma, nientemeno. E, oh colpo da maestro, diventare il loro cuoco e contemporaneamente cercare di soffiare l’oro da sotto il loro naso.
Quell’oro... è il tuo biglietto di sola andata verso una vita senza padroni, una vita di cui solo John Silver è il padrone assoluto. Non ti importa di spenderlo in puttane (hai imparato a non sottovalutarle) o di bertelo; né t’importa dell’oro in sé: è solo un mezzo.
 
(Non mi interessa questa vita)
 
E nel frattempo, continui a sopravvivere, destreggiandoti tra Nassau, navi, imbrogli, doppi giochi; oh e non dimentichiamoci la gamba, la dannata gamba che hai venduto per... per... non lo sai con precisione. Ma la reputazione che ti sei guadagnato tra quegli uomini ( i tuoi uomini) vale molto di più di quell’oro, questo è sicuro. Sei il loro quartiermastro, dannazione, e questo vuol dire tutto.
 
Ed anche ora, una mano che regge la gruccia (quella di Randall. Oh, l’ironia della vita) e l’altra che trascina Max, la parola d’ordine è sopravvivere. Magari cercando di far sopravvivere anche Max con te (non che le serva il tuo aiuto).
E ti viene da ridere pensando che Ned Low, cazzo, Ned Low non è sopravvissuto a Nassau, persino Flint non ce l’ha fatta... e tu, un cuoco che sa cucinare da qualche settimana appena, su una gamba sola per giunta, e la madama del bordello siete sopravvissuti più che brillantemente. Gesù, potreste persino riuscire a raggiungere incolumi il continente e da lì... fare quel che vi pare. Liberi.
 


Di Silver non abbiamo più saputo niente. [...]
Io penso che abbia ritrovato la sua vecchia negra
e forse vive ancora comodamente con lei e con
il Capitano Flint.
 
Robert Louis Stevenson, L’Isola del Tesoro
 
 



E dopo una lunga pausa sono tornata. Devo ancora aggiornare un sacco di storie, ma sono stata investita da un’ondata di nostalgia per quest’uomo, quindi eccomi qui. Ho fatto un mix tra il John di Black Sails, quello di Stevenson e quello presentato nel libro La vera storia del pirata Long John Silver che. Dovete. Assolutamente. Leggere. La sorella di John, Gracie, appartiene alla sottoscritta; John, purtroppo, no.
  
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